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Autore: _Misaki_    11/02/2022    3 recensioni
Come si diventa agenti segreti? E come si diventa invece criminali nella moderna metropoli di Seoul?
Forse è un percorso più ordinario di quanto uno potrebbe immaginare, eppure è l'inizio di un'entusiasmante avventura!
Le origini dei protagonisti della mia ultima long "Dangerous" raccontate in tre extra sul loro passato.
Genere: Azione, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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DANGEROUS
- Extra 3 -
 
Blooming
 
 
 
 
Seoul. Venerdì.
Il giorno prima della festa di inaugurazione della casa e del trasferimento definitivo.
 
La casa era stata arredata e tutto il necessario era stato traslocato dai vecchi appartamenti delle ragazze a quelli nuovi. Per Iris e Wendy non sarebbe cambiato molto visto che erano state compagne di stanza al dormitorio e poi anche coinquiline durante i primi due anni di servizio. Per May sarebbe stata la prima esperienza in un appartamento condiviso con la nuova squadra dopo due durissimi anni passati negli a dir poco minimalisti dormitori dell’associazione. Per Lizzy sarebbe stato un bel salto di qualità passare da una mezza catapecchia a un palazzo nuovo di zecca, per non parlare delle libertà che avrebbe potuto prendersi in quanto leader dopo tre anni passati ad essere la più piccola del gruppo.
Quel pomeriggio Iris aveva deciso di portare al nuovo appartamento ancora un paio di cose, tra cui la valigia con cui sarebbe partita in missione il lunedì successivo. Una volta arrivata aveva preso il velocissimo ascensore di ultima generazione e, arrivata al pianerottolo, aveva inserito il codice sul display[1], pronta a entrare in quell’appartamento nuovo di zecca e ad assaporare l’aria di una nuova avventura.
La serratura scattò emettendo un breve segnale acustico digitale. Iris aprì la porta e lasciò le scarpe nell’atrio, sollevò la valigia per non rovinare il parquet in legno ed entrò nel salotto. Neanche un secondo dopo posò di nuovo a terra la valigia e osservò con un certo fastidio una bottiglia di vino rosso aperta sul tavolino del soggiorno, due bicchieri mezzi vuoti e un piattino pieno di briciole.
«Ma che…» si lasciò sfuggire. Chi poteva essere stato a fare festa per inaugurare casa quando non si erano ancora definitivamente trasferite lì? Andò verso le camere di destra. Non c’era nulla fuori posto. In cucina c’erano un paio di piatti sporchi, ma nulla di più. L’ultima stanza da controllare era quella di Lizzy.
Si avvicinò un po’ titubante e trovò la porta socchiusa.
«È permesso?» chiese, spingendola appena.
Un urlo le perforò i timpani.
«Oddio, scusa Lizzy.» esclamò confusa. Aveva appena visto qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere. La mossa più sensata sarebbe stata chiudere la porta e andarsene, ma stupidamente rimase ferma sull’uscio ed esclamò «Che ci fai qui?» con aria palesemente sconvolta.
«È camera mia!»
«Intendevo, nuda a letto con un tizio nel nostro appartamento!»
«Ehm, ciao» salutò l’uomo da sotto le lenzuola.
«Vuoi unirti a noi?» chiese Lizzy con nonchalance.
«Che? No! Voglio dire…» imbarazzata come non mai, Iris si impappinò sulle sue stesse parole e richiuse la porta. «Torno un’altra volta a portare le mie cose.» disse a voce alta, in modo che Lizzy capisse che se ne stava andando. Senza nemmeno più ricordarsi di portare in camera la valigia, si infilò le scarpe e lasciò l’appartamento.
 
Rientrata nella sua vecchia casa, Iris ritrovò Wendy nello stesso punto in cui l’aveva lasciata: seduta sul divano con una vaschetta di gelato in mano e la TV accesa su un film della Marvel a cercare di consolarsi dal suo appuntamento fallito col ragazzo di Starbuck.
«Rieccomi. Va meglio?»
«No che non va meglio!» sbraitò Wendy.
«Uff, ma si può sapere che ti ha fatto?»
«Sembrava andato tutto bene! Invece ieri sera mi ha scritto che ero troppo diversa da come mi aveva immaginata su Tinder e che non sono il suo tipo e che non mi vuole più vedere! Ti sembra che abbia senso una cosa del genere!?»
«Ok, ok, non alzare la voce. No che non ha senso, ma sono sicura che troverai presto un ragazzo migliore. Questo mi sembra uno scemo.» tentò di consolarla.
«Che cazzo ne sai tu? L’unica persona di cui tu ti sia mai innamorata era gay!»
«Va bene, allora resta a piangerti addosso. Bel modo di merda di cominciare a lavorare con una nuova squadra.» Iris se ne tornò da dove era venuta e uscì di nuovo di casa.
Questa volta Wendy aveva davvero esagerato. Anni prima, quando erano appena diventate compagne di squadra e la convivenza forzata le aveva costrette alla cooperazione, si erano pian piano conosciute meglio e una sera si erano scambiate alcuni segreti. In quell’occasione, Iris le aveva confessato che durante gli anni di training si era presa una bella cotta per Kibeom, un ragazzo di un paio d’anni più grande di lei, che fin dall’inizio era stato molto gentile nei suoi confronti. Peccato che un anno dopo Kibeom le avesse confessato di aver appena iniziato una relazione semi segreta col suo compagno di squadra Haru. A quel punto Iris da un lato aveva tirato un sospiro di sollievo nel pensare che non aveva mai avuto il coraggio di dichiararglisi, almeno in questo modo aveva evitato di rovinare la splendida amicizia che li legava. Dall’altro, però, le era stato praticamente impossibile trovare un ragazzo che superasse il suo standard. Non aveva più avuto occhi per nessun’altro, nemmeno per lo splendido, affascinante, seducente, integerrimo Minho che tutte adoravano. Wendy sapeva la fatica che aveva fatto Iris a sopprimere i propri sentimenti in nome dell’amicizia e della riconoscenza nei confronti di Kibeom e per questo Iris mal tollerava le battute della collega sul fatto che non mostrasse il ben che minimo interesse nei confronti del sesso opposto.
 
 
 
***
 
 
Quello stesso pomeriggio May era alla festa di fine corso organizzata da Jenny, l’insegnante che per due anni l’aveva allenata con fatica e passione fino a farla diplomare come agente, la stessa che aveva allenato anche Iris e Wendy due anni prima. Tra tutte le insegnanti che avesse mai avuto era decisamente quella che le aveva lasciato di più, non solo a livello di abilità e conoscenze, ma anche umanamente. Era stata prima di tutto un’insegnante di vita, che, con pazienza e dedizione, giorno dopo giorno le aveva mostrato il significato della fatica, del duro lavoro e di quanto fosse bello lottare per ciò in cui si crede e veder ricompensati i propri sforzi.
Per dare finalmente un taglio a quei duri anni di diete e privazioni, Jenny aveva organizzato un party di addio con le sue allieve in una pizzeria della zona e avrebbe offerto loro tutto quello che riuscivano a mangiare, a patto che si sarebbero rimesse in carreggiata a partire dal giorno successivo.
«Allora, ragazze, come vi sentite? Alcune di voi già da lunedì cominceranno una nuova vita!» esclamo Jenny, al tavolo con le sue allieve.
«Già.» rispose May «Lunedì parto per la mia prima vera missione! Sono emozionata, però sapere che ci sarà anche Iris mi tranquillizza.»
«L ci teneva molto che fossi in squadra con lei, dice che da sole avete potenziale, ma in coppia ancora di più.»
«Davvero?»
«Sì, è normale quando c’è un legame stretto tra due persone. Si viene a creare un’intesa molto forte, a volte non c’è nemmeno bisogno di parole per intendersi e capisci che contro un ipotetico avversario questo è un gran vantaggio.»
Le allieve guardarono stupite Jenny per l’ennesima lezione che aveva appena impartito loro.
«È sempre per lo stesso motivo che le squadre spesso vivono nello stesso appartamento almeno in fase iniziale. Condividere gli stessi spazi serve a conoscersi meglio e a creare questa intesa. Si capisce subito chi è la leader e chi invece preferisce seguire una guida. A volte capita anche che delle personalità toppo forti si scontrino tra loro e in quel caso il gruppo è da rifare.»
«Ah…» annuì May. A dire il vero ancora si chiedeva come facesse a stare in piedi la collaborazione tra Iris e Wendy. Era un continuo roller-coaster di emozioni. Per una settimana c’era un’intesa pazzesca, poi il giorno dopo Wendy si metteva a punzecchiare e fare i dispetti, oppure si chiudeva nel silenzio e Iris ci restava male. Iris si era sempre lamentata di questo aspetto della collega, però sembrava far parte del suo carattere e non c’era modo di cambiarla. Col tempo aveva iniziato a farci il callo e a sentirsi meno coinvolta emotivamente. Quando erano ancora delle allieve c’erano giorni in cui se la prendeva molto più sul personale.
«Jenny, per caso sa nulla di Lizzy? È stata anche lei sua allieva?» provò a chiederle May. Era proprio curiosa di saperne di più sulla sua futura compagna di squadra.
Jenny ci pensò per un attimo, ma non le venne in mente nulla.
«Lizzy è la ragazza bionda che era in squadra con le tre agenti leggendarie che si sono ritirate quest’anno, giusto?»
«Erano leggendarie?» chiese una delle altre ex allieve.
«Sì, una di loro era la donna più ambita dell’associazione quando ho iniziato a lavorare qui. E anche le altre due ragazze erano molto belle. Tre anni fa la loro leader è andata in pensione e hanno accolto nella loro squadra Lizzy. Anche lei ha una bella fila di spasimanti!»
«Incredibile! Erano praticamente la squadra di Shion al femminile![2]»
«Sì, ed erano anche molto brave. Le chiamavano la squadra “occhi di gatto”, come l’anime giapponese. Poi hanno raggiunto la loro età, una si è ritirata definitivamente, l’altra ho sentito che per un po’ insegnerà, mentre la più giovane si è sposata e vuole mettere su famiglia.»
«E Lizzy?»
«Di Lizzy purtroppo non so quasi nulla. Non è stata mia allieva.»
«Capisco, sarà tutto una novità da domani.»
«Vedrai, lavorerai duramente, ma ti divertirai anche.»
 
 
Seoul. Sabato.
Giorno del trasferimento e della festa di inaugurazione.
 
Quel pomeriggio, le ragazze avevano portato nel nuovo appartamento le ultime cose. Appena varcata la soglia, Iris si era guardata intorno con aria circospetta, ma della bravata di Lizzy non era rimata traccia in salotto e lei sembrava essere tornata di nuovo quella donna indipendente e soddisfatta del proprio status di single. Anche Wendy sembrava essersi ripresa dal suo appuntamento finito male e canticchiava felice, appendendo qua e là palloncini per gli ospiti che sarebbero venuti a far visita loro quella sera, nello specifico un paio di amiche di Lizzy, una ex compagna di allenamenti di Iris e Wendy; più Shion e Kibeom.
«Ragazze, chi ha bevuto del vino?» chiese tutto a un tratto May, che era stata incaricata di pulire la cucina.
Wendy corse a vedere.
«Qualcuno ha già festeggiato senza di noi? Sei stata tu, Iris?»
«No, perché avrei dovuto?»
«Non lo so, in effetti non ha senso.»
«Sono stata io.» intervenne Lizzy con nonchalance.
«Ah.» Wendy non poté obiettare nulla non essendo in confidenza con la nuova compagna di squadra «E con chi, se posso?» i due bicchieri sporchi di vino avevano attivato il suo radar investigativo e sapeva che la bionda le stava nascondendo qualcosa riguardo alla propria situazione sentimentale.
«Con un amico.»
«Vino rosso… con un amico? Sicura?»
Iris sapeva tutta la verità, ma si stava sforzando di mantenere il segreto.
«Scopamico.» rispose decisa Lizzy, attirando su di sé gli sguardi confusi di Wendy e May «Ok, che c’è di male? Pensavo che Iris ve l’avesse già detto visto che ci ha visti ieri pomeriggio.»
Iris tossicchiò nervosamente, rimanendo a fissare il pavimento. Sperava che non l’avrebbero interpellata.
«Beh, ma non eri single?» ricominciò Wendy.
«Lo sono, è solo un amico. Uno dei tanti.»
«Ok, ok, quindi a te piacciono queste relazioni moderne. No, io sono per le relazioni tradizionali, cerco qualcuno di serio. Per questo sono ancora single, non perché non trovi nessuno, sia chiaro.» si giustificò Wendy.
«Va bene.» Lizzy fece spallucce «Non ti giudicherò per questo.»
«Mi stai prendendo in giro?» Wendy aveva sviluppato un grande complesso di inferiorità a causa della sua amica Jimin, felicemente fidanzata con lo stesso ragazzo da più di due anni e che già sognava il matrimonio.
«Niente affatto, non vedo proprio perché tu debba essere così ossessionata dal trovare un fidanzato, goditi la vita…»
«Ok, però hai festeggiato senza chiederci il permesso e hai portato qui uno sconosciuto!»
«Nulla vi vieta di fare lo stesso se volete…»
Wendy rimase a bocca aperta. Non sapeva più come ribattere.
«Dai ragazze, fra un po’ arrivano gli ospiti, rimettiamoci al lavoro.» provò a cambiare discorso Iris.
«Tu!» la additò Wendy «Tu sapevi tutto e non l’hai fermata!»
«Che avrei dovuto fare per fermarla, scusa?» Iris guardò la collega con aria confusa.
«E in tutto questo io ero l’unica a soffrire per amore! Fatevela da sole questa festa!» Wendy corse in camera propria e si chiuse dentro.
«Ma che ha?» chiese May.
«L’ha lasciata il tipo di Starbuck.» rispose Iris.
«Ahhh…» esclamarono all’unisono May e Lizzy.
 
Per l’ora di cena arrivarono gli ospiti, entusiasti di accedere a uno di questi nuovi appartamenti la cui costruzione aveva da tempo incuriosito un po’ tutto il vicinato vista l’estetica particolarmente ricercata.
«Che panorama meraviglioso da quassù!» esclamò Kibeom, affacciandosi alla finestra della cucina.
«È bellissimo, vero?» disse Iris, compiaciuta del fatto di poter vivere in un posto così. Le era sempre piaciuto il paesaggio notturno della città visto dall’alto.
Nel frattempo, Shion conversava con May sul divano.
«Allora lunedì partirai per la tua prima missione da agente a tutti gli effetti.»
«Già! Sono a dir poco emozionata!»
«Vedrai che andrà tutto bene.» Shion si guardò intorno per un attimo. «Ma non dovreste avere una quarta componente? Dov’è?»
«Wendy? Ehm… non stava molto bene, è rimasta in camera.»
«Oh, mi dispiace.»
«Ragazze! E ragazzi, è pronto da mangiare!» Iris arrivò in salotto con due vassoi pieni di stuzzichini.
«E da bere!» Lizzy era pronta a stappare una costosa bottiglia di spumante comprata appositamente per festeggiare.
«Io voglio le pizzette!» come nulla fosse, Wendy riemerse dalla stanza e afferrò un piatto di carta pronta a riempirlo di leccornie.
«Ma tu non stavi soffrendo?» la punzecchiò Lizzy.
«No, mi stavo solo truccando per stasera.» sviò Wendy.
«Ho idea che sarà una dura collaborazione…» sussurrò Shion nell’orecchio a May.
«Giuro che non è sempre così.» rispose lei.
Lizzy stappò lo spumante e fece volare il tappo dritto, dritto contro il lampadario.
«Ops…»
«No, no, no!!!» Iris e Kibeom, che avevano lasciato gli stuzzichini sul tavolo, corsero con le presine a cercare di non far bagnare il parquet con lo spumante che fuoriusciva schiumante dalla bottiglia. Con la solita nonchalance, Lizzy afferrò uno dei bicchieri e cominciò a riempirlo.
«Vedi di distruggere la casa!» sbraitò Wendy.
«Ma che vuoi? Il lampadario è intatto.»
«Altrimenti tu non saresti viva!»
Sarebbe stata una convivenza difficile, molto difficile.
 
 
***
 
 
Phuket, Thailandia. Martedì.
Terzo giorno di missione.
 
Per la loro prima missione con la nuova squadra, le ragazze erano state inviate a Phuket, in Thailandia, ad acciuffare un latitante coreano che dopo aver guadagnato attraverso frodi e fondi illeciti stava facendo la bella vita tra i locali più loschi dello splendido paese tropicale. E per l’appunto le ragazze si trovavano nei camerini di uno di quei locali, pronte a entrare in azione.
«Dai Iris, vuoi uscire da quel bagno?» insistette Wendy, tirando la porta per la maniglia nel tentativo di aprirla, ma la ragazza la tratteneva dall’altro lato.
«Mi vergogno!»
«Smettila, dobbiamo andare!»
«Non voglio!»
«Aspetta, ci penso io…» Lizzy si avvicinò con fare diplomatico e materno per risolvere la questione «Iris, cara, apri la porta, vediamo che si può fare.»
Iris aprì timidamente la porta, rivelando l’imbarazzante outfit di quella sera.
«Tesoro, ma sei divina! Qual è il problema?»
«È tutto un problema!» si lamentò Iris, indicando il proprio costume, se così si poteva definire: un succinto top bianco e un paio di pantaloncini a culotte dello stesso colore, il tutto accompagnato da autoreggenti e tacchi vertiginosi con tanto di plateau. Colpo di grazia? Delle imbarazzanti alucce da angelo indossate come fossero uno zainetto.
«Se intendi che a me sta meglio ti do ragione, ma siamo state estratte noi due come lap-dancer stasera, quindi fai la brava e andiamo che di sicuro quel mascalzone verrà a infilarci i soldi nelle mutandine e le nostre colleghe lo cattureranno e lo stecchiranno al suolo.»
Era incredibile come Lizzy si trovasse a proprio agio nel ruolo. Era come se l’avesse sempre fatto.
Riluttante come non mai, Iris si convinse a uscire dal bagno. In due anni di servizio le era capitato qualche volta di indossare abiti provocanti, ma mai di ridursi a una mezza spogliarellista e decisamente non ce l’aveva nel sangue come vocazione.
«E va bene, eccomi.»
«Via quel faccino imbronciato! Devi sembrare almeno un po’ sexy, andiamo!»
Lizzy e Iris si confusero tra le altre spogliarelliste e uscirono sul palco, mentre Wendy e May raggiunsero l’interno del locale in abiti da normali civili in villeggiatura. Per sembrare più credibili, Iris e Lizzy avevano riprovato la coreografia per tutto il pomeriggio, ma se c’era una cosa che a Lizzy stava uscendo alla perfezione era aggiungere un tocco sexy in più del tutto personale. Era davvero incredibile nel ricreare l’atmosfera. Neanche a dirlo, le bastarono pochi minuti per attrarre una folla di uomini, tra i quali proprio il loro soggetto.
«Ehi, bambolina? Che ne dici di proseguire la serata nel mio privé?» disse l’uomo, infilandole delle banconote nei pantaloncini.
«Perché no, tesoro.» Lizzy si calò verso di lui, mettendo bene in mostra il suo prosperoso decolleté e facendolo cadere definitivamente nella trappola. Vecchio bavoso brizzolato, non hai scampo. Pensò dentro di sé. Scese dal palco, si avvinghiò al suo braccio e lo seguì nel privé. Le altre ragazze intercettarono il tutto: May e Wendy lasciarono la propria postazione ai tavoli per seguire la collega e lo stesso fece Iris, scendendo dal palco.
«Scusate, scusate…» diceva, facendosi largo tra gli spettatori perplessi. Uno di quelli più bassi si beccò anche un’alata in faccia e sputò una piuma, facendo un’espressione contrariata.
Giusto il tempo di permettere al soggetto di accomodarsi e abbassare la guardia che le tre complici di Lizzy fecero irruzione nel privé.
«Ciao ragazze.» le salutò Lizzy, gettando per terra le ali e afferrando la pistola che le lanciò Wendy.
«Ehi, che sta succedendo?» chiese perplesso l’uomo.
«Succede che sei in arresto, tesoro, cosa credevi?»
L’uomo si alzò di scatto dal divanetto e impugnò la sua pistola, ma da dietro Wendy fece partire un colpo che gli sfiorò la mano, disarmandolo.
«Ah, ah, ah… non si gioca con le armi. Sono pericolose.»
«Puttane!» in un ultimo tentativo disperato, l’uomo tentò la fuga spintonando Lizzy, ma le altre tre ragazze gli si pararono davanti. Provò a colpire con un pugno Iris, che si trovava al centro, ma il colpo fu schivato senza problemi e restituito proprio sul naso, che l’uomo fu costretto a tenersi tra le mani per il dolore.
Senza aspettare che il criminale si riprendesse, Iris si portò alle sue spalle e gli tirò un calcio dietro alle ginocchia, facendolo cadere rovinosamente a terra. A quel punto intervenne May, che lo ammanettò senza pietà.
«Lasciatemi! Lasciatemi!» continuava a dimenarsi l’uomo.
«Rumorosetto il tipo…» commentò Lizzy, avvicinandosi alle colleghe. «May.» ordinò poi, facendo un cenno con la testa. La ragazza più piccola annuì e lo colpì dietro alla nuca con il manico della pistola, facendogli perdere i sensi.
«Così va meglio.»
Nel frattempo, il proprietario del locale aveva sentito lo sparo di poco prima si era affacciato alla stanza del privé.
«Non si preoccupi.» gli disse Wendy in inglese, sperando che il proprietario capisse. «Siamo agenti. A breve la polizia verrà a incarcerarlo e lo faremo rimpatriare.»
Sentendo la parola polizia, il proprietario del locale annuì sommessamente e tornò ai propri affari, probabilmente anche quel posto non era poi così a norma.
 
Dopo aver consegnato il malvivente a chi di dovere, le ragazze erano tornate in hotel e si stavano godendo l’ultima cena in Thailandia prima di rientrare a Seoul il giorno successivo.
«Allora, May, come ti senti? Hai completato la tua prima missione.» le chiese Lizzy.
«È tutto così… davvero come l’avevo immaginato! Insomma, abbiamo appena consegnato alla giustizia un malvivente e stasera ci faremo un giro per le strade di Phuket. È incredibile. Voglio dire, è incredibilmente figo!»
Le altre ragazze risero con affetto all’affermazione della più piccola.
«Sai vero che non sarà sempre così?» le fece notare Wendy «Ci sono anche volte in cui ci si fa male.»
«Lo sa, lo sa, ma non distruggerle l’entusiasmo.» disse Iris.
«Comunque, Lizzy» ricominciò May «Sei davvero un genio della seduzione! Quanto ci hai messo ad attirarlo nella trappola? Dieci minuti?»
«Sì, diciamo che questo è in po’ il mio talento. Sai, in questo lavoro certamente la seduzione non è tutto, ma, se posso permettermi, spesso è un’arma potentissima. Voglio dire, ti risparmia un sacco di tempo e fatica. Immagina ad aver fatto inutilmente irruzione: sarebbe fuggito e lo avremmo dovuto rincorrere tra i civili. Sarebbe stato un disastro! Creare l’illusione di un po’ di intimità ha i suoi bei vantaggi… e poi sono tutte prede così facili.» Lizzy si lasciò sfuggire una risata divertita.
«In effetti…»
«Allora, ragazze, chi prende il dolce?» interruppe Wendy.
«Tutte! Però poi usciamo a camminare.»
«Come vuoi, Iris. Sei sempre la solita.»
 
 
***
 
 
Seoul, 19:30
Sette anni dopo.
 
«Uff, ma quanto traffico c’è oggi?» si lamentò Wendy, seduta tra Iris e May sul sedile posteriore di un taxi. Lo avevano preso all’aeroporto di Incheon per tornare a casa dall’ennesima missione.
«Non lo so, oggi si muore di caldo.» le rispose Lizzy.
«Ma stai zitta. Sei nel posto del passeggero con l’aria condizionata e ti lamenti anche? Che dovremmo dire noi qua dietro?» si sporse in avanti.
«Ragazze…» le ammonì Iris «dai, non mettetevi a litigare, sono stanca, voglio dormire.»
Wendy le lanciò uno sguardo contrariato e sbuffò, tornando con la schiena appoggiata allo schienale.
Dopo almeno un quarto d’ora, l’edificio in cui si trovava il loro appartamento diventò finalmente visibile qualche metro più avanti, dall’altra parte della strada.
«Scendiamo qui.» disse Lizzy, facendo accostare il tassista e pagandogli la somma dovuta.
Le ragazze scesero dal taxi, recuperarono gli zaini dal baule e si incamminarono verso il primo semaforo munito di strisce pedonali. Quando scattò il verde, attraversarono l’ampio viale alberato, ma dovettero improvvisamente fermarsi prima del marciapiede per non farsi investire da due biciclette che sfrecciavano a tutta velocità.
«Questa volta è stata davvero tosta.» disse May, riferendosi alla missione.
Le ragazze erano state spedite in fretta e furia a New York, dove avevano affiancato gli agenti locali nella ricerca di una banda di criminali internazionali. Erano andate in soccorso degli americani a missione già avviata ed era stato problematico fare il proprio lavoro con dei colleghi così supponenti e poco collaborativi. Le informazioni lacunose ricevute le avevano costrette a mandare avanti in privato una buona parte delle indagini, cosa che aveva implicato il rinunciare a dormire la notte pur di poter indagare decentemente e recuperare le informazioni omesse dagli americani. Di giorno, infatti, toccava seguire inutilmente i colleghi nei loro raid impulsivi nei posti più disparai e nei loro inseguimenti senza successo per la metropoli. Una vera scocciatura.
Quando la banda era stata finalmente fermata, gli americani avevano deciso di trattenerla per una serie di controlli anziché rispedire in patria il coreano del gruppo scortato dalle agenti di L come era stato pattuito inizialmente. Così, il giorno stesso dell’arresto, Lizzy, Wendy, Iris e May erano state imbarcate sul primo aereo disponibile e avevano fatto ritorno a casa. Stravolte e insoddisfatte.
«Gli americani sono davvero tra i meno collaborativi…» si lamentò Iris.
«Che vorresti dire?» intervenne Wendy, di fatto nata da genitori americani.
«Niente, parlavo nello specifico degli agenti della missione.»
«Così va meglio.»
Dopo il ritorno da New York, L aveva promesso alle agenti, da tempo impegnate senza sosta in missioni sul suolo coreano e all’estero, una vacanza di una settimana.
Tuttavia, era bastato giusto il tempo mettere piede in casa e sedersi sul divano che il capo le aveva fatte richiamare dalla sua segretaria per chiedere loro di sopperire alla mancanza di agenti disponibili per una missione improvvisa.
«E così stasera si va a Gangnam…» disse tra sé e sé Iris, guardandosi allo specchio nel vestito da sera lilla che aveva appena indossato. «Uff, che faccia stravolta.» Applicò un po’ di trucco sugli occhi, si guardò di nuovo allo specchio e uscì dalla stanza. Se non altro sarebbe stata una cosa veloce, giusto una serata e nulla più.
«Ragazze, ci sono. Voi siete pronte?»
Lizzy aveva già un piede fuori dalla porta e stava intimando a Wendy di lasciar perdere il cibo e spicciarsi. Salutarono May, che invece sarebbe andata all’associazione a compilare il report dell’ultimo incarico, e partirono per quella che, ancora non sapevano, sarebbe stata la missione che avrebbe cambiato loro la vita per sempre.




Fine
 
[1] In Corea del Sud la maggior parte delle case e degli appartamenti moderni non ha una serratura classica con chiave ma un display sul quale digitare il codice di accesso all’abitazione.
[2] Nella storia principale si racconta che la squadra composta da Shion, Kibeom, Minho, Haru e Jinki è composta dai ragazzi più belli e più ambiti dell’intera associazione. In particolare, Minho è il più famoso tra le ragazze, alla stregua di una celebrità, mentre la maggior parte dei dipendenti di L e L stessa non sanno dell’orientamento sessuale di Kibeom e Haru.



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Ed eccoci giunti alla fine anche del terzo e ultimo extra. :' 
Finalmente ho potuto raccontare per bene il passato dei nostri protagonisti, rivelare chi sono, le loro ferite emotive e le loro motivazioni che li spingono a fare ciò che fanno nella serie principale.
Che dire... questa volta potrebbe davvero essere la fine e un po' già mi mancano!
Però non escludo che torneranno a farmi visita a mi chiederanno di raccontare ancora un pezzo delle loro vite! Dopotutto un po' sono curiosa di sapere perché Lizzy ha deciso di darsi alle relazioni occasionali XD 
O magari potrebbe anche essere qualcosa sul loro futuro dopo la serie principale!
Insomma, la mia fantasia non smette mai di lavorare, quindi credo proprio che ci rivedremo!

Grazie a tutti voi che siete arrivati fin qui <3
A presto!

Misa

 
  
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