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Autore: SheHadTroubleWithHerself    11/02/2022    1 recensioni
Elisabetta è in perenne lotta con se stessa.
Mentre si lamenta della sua vita monotona, trema al solo pensiero di un cambiamento che possa stravolgerla.
Nella sua testa non può fidarsi di nessuno, e questo l'ha portata a chiudere diverse amicizie, ma ciò che brama di più è poter cadere sapendo che qualcuno l'afferri in tempo.
“Che cosa pensi potrebbe aiutarti a farti sentire meglio?”
“Una persona che riesca a farmi pensare che valga la pena svegliarsi ogni mattina e vivere un'altra giornata.”
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DODICI

E' il ventitré dicembre ma soprattutto è il quarto giorno di fila che Elisabetta non esce dalla sua camera d'albergo se non per sfamarsi. Sono stati quattro giorni silenziosi, totalmente passati sotto le coperte e a controllare ossessivamente lo schermo del cellulare. Anche un insulto sarebbe stato gradito. Invece Claudio non si è fatto sentire in nessun modo ed è forse il trattamento peggiore che le potesse riservare.
Sono passate almeno due settimane dall'ultima seduta con la psicologa e anche se avrebbe molto da sfogare, parlare in quel momento diventa un'azione difficile da compiere. Lo sa che una situazione si risolve affrontandola, ma il calore del piumone è l'unica cosa che la fa stare bene senza che lei debba dare qualcosa in cambio. A parte il pagamento della camera.
Un'altra cosa che sembra preoccuparla ma che comunque scende in secondo piano rispetto a Claudio è il suo stesso sostentamento. Vorrebbe essere in grado di guardare il suo conto in banca, stilare una serie di calcoli per sapere fino a quando potrà permettersi quella sistemazione ora che non ha più un lavoro e non è intenzionata ad iniziarne la ricerca.
Si sta quasi convincendo ad alzarsi ed abbandonare quel meraviglioso tepore quando una vibrazione insistente la distoglie dai suoi pensieri. Sembra un sogno, non ricorda di essersi addormentata però. Ma il suo nome è lì, è inequivocabile che la stia cercando ed è stupita che il telefono abbia ancora lo schermo illuminato.
“Pronto?” la voce fatica ad uscire, non più abituata ad essere usata e raschia lungo la trachea in uno strascico doloroso.
“Ciao.” non usa il suo solito tono affettuoso ed Elisabetta vorrebbe avere la sfacciataggine di riavere indietro quel loro strano rapporto. “Sarò breve, domani sera ci sarai?”
Non percepisce particolare speranza in una sua risposta positiva, sembra quasi forzato a chiederglielo.
“Non pensavo che l'invito fosse ancora valido...” riesce a chiedere senza far tremare troppo le labbra. La tensione della telefonata si fa spazio nel suo stomaco facendola muovere nervosamente sulle gambe incrociate.
“Per i miei genitori sì.” risponde con un tono gelido che fa in modo che quel tremolio si interrompa all'istante.
Gli occhi di Elisabetta si chiudono facendo da barriera a quelle lacrime che si impongono di voler uscire, li strizza provocando lampi di dolore alle tempie ma tutta quella sua tenacia non può niente. Non si preoccupa di far sentire quel silenzio interrotto da respiri pesanti, né si fa scrupoli a nascondere un rantolo di dolore mentre cerca di ricomporsi.
“Ascolta, non mi va di affrontare questo discorso con loro adesso. Quindi se ti va puoi venire e faremo finta che tutto vada bene in modo tale che possa parlargliene con più calma tra qualche giorno.” spiega Claudio con sorprendente tranquillità, sembra realmente arreso.
Non lo riconosce ed ha quasi l'impressione che quello sia uno scherzo e che prima o poi qualcuno in sottofondo scoppierà a ridere. Ma pur essendo passati minuti interi nessuno fiata.
Il groppo in gola le impedisce di dare una risposta e forse quella è una fortuna, perché non ha la minima idea di quale sia la scelta giusta.
Non riesce ad immaginare Claudio fingere, ma forse quella sarebbe l'ultima opportunità per godere delle sue attenzioni e anche se suona tremendamente egoista Elisabetta comincia a pensare di poter accettare, anche se sicuramente ne pagherà le conseguenze.
“Va bene” sono le ultime parole che pronuncia e l'unica risposta che riceve è l'orario a cui presentarsi, poi il nulla.

 

E' veramente difficile prepararsi per un evento se la cosa più difficile è non sapere cosa aspettarsi. Conosce bene la prassi del dover fingere davanti a tutti, ma diventa un mondo nuovo se dalla propria parte manca la voglia e se alla persona in questione si tiene più di quanto si riesca ad ammettere. Si concentra quindi sulle poche cose che può controllare e rimane sorpresa di riuscire a rispolverare un vecchio vestito bordeaux abbastanza elegante ma senza farla sentire a disagio: a quello ci penserà Claudio. Compie numerosi giri intorno alla stanza per potersi riabituare all'utilizzo dei tacchi e nel frattempo la sua testa sta progettando tutti gli scenari possibili che potrebbero accadere, ma in nessuno di questi Claudio è intenzionato ad abbandonare la maschera di ferro.
L'appuntamento è stato fissato piuttosto presto, forse perché i genitori di Claudio credevano che si sarebbe apprezzata qualche ora in più di compagnia, così alle sei del pomeriggio Elisabetta è già nel vagone della metropolitana e cadenza il tempo picchiettando la punta della scarpa sul pavimento liscio rincuorata che non ci siano molte persone che possano testimoniare il suo stato d'ansia.
La situazione peggiora quando si ritrova davanti al solito palazzo, Elisabetta sente il rimbombo dei battiti cardiaci in tutto il suo corpo, sopratutto alla bocca dello stomaco e non riesce minimamente a stabilizzare il suo respiro.
La temperatura è quella che ci si aspetta a fine dicembre in una città quasi ai piedi delle montagne, eppure risulta più confortevole il gelido freddo rispetto al calore che la casa di Claudio è pronta ad offrire. Suona il citofono solo per non alimentare troppo il voluto ritardo e sceglie di utilizzare le scale perché non sa ancora come dovrà salutare ogni membro della famiglia presente quella sera.
Elisabetta spalanca la porta accostata e con voce sommessa chiede il permesso di entrare ma tutti sono occupati negli ultimi preparativi e si prende qualche istante per analizzare ciò che le si presenta. Le ricorda un po' le scene iniziali di Mamma ho perso l'aereo e in qualche modo non le dispiacerebbe se si dimenticassero permanentemente della sua presenza, rimanere sull'uscio della porta offre una fuga veloce e senza intralci.
E' indecisa se schiarirsi la voce, ma ci pensa Claudio a notarla e a sgranare leggermente gli occhi come se non si aspettasse la sua presenza.
“Eccoti! Che maleducati, scusa per la pessima accoglienza.” esclama Veronica vendendole incontro e abbracciandola con affetto. “Claudio che fai lì impalato? Sistema la sua giacca e offrile qualcosa.” la madre non si trattiene molto, lascia ai due ragazzi il tempo e lo spazio per salutarsi e torna alle sue faccende rientrando nella cucina.
Elisabetta fa scorrere impacciata la zip del giubbotto evitando con tutte le sue forze il contatto visivo anche se il suo essere nervosa ed impacciata la porta ad un tocco fugace con le mani di Claudio che in silenzio sistema le sue cose e la porta implicitamente verso il soggiorno.
Il tavolo della cucina è stato spostato e imbandito di piccole scodelle con stuzzichini di vario genere che farebbero gola a chiunque ma Elisabetta sceglie comunque di bagnarsi la bocca con dell'acqua nella speranza di tranquillizzarsi del tutto.
Incastrato tra le dita c'è il sacchetto con la bottiglia del miglior vino che è riuscita a farsi consigliare insieme ad un biglietto d'auguri e nonostante la situazione, non ha potuto fare a meno di regalare qualcosa anche a Claudio seppur lui possa decidere di disintegrarlo, o peggio, rimanere indifferente davanti a quel gesto.
Riesce ad osservarlo per qualche istante, il tempo in cui lui comincia ad assaggiare salatini e tutto ciò che è stato preparato meticolosamente. Addosso ha un classico maglione di Natale tinto di un blu scuro e una camicia bianca di cui si può notare solo il colletto ed infine un pantalone chiaro e sicuramente il più elegante che gli abbia mai visto indossare.

Nel momento in cui finalmente si decide a parlare Elisabetta viene fermata dal suono del campanello e Claudio non ci pensa due volte a lasciarla sola nella stanza pur di levarsi di dosso quel pesante silenzio.
La cena procede con lentezza estenuante, e nonostante la piacevolezza delle persone sedute a tavola, Elisabetta non riesce ad entrare in alcun discorso perché perennemente impegnata ad osservare segretamente l'unica persona che non le mostra attenzioni e come sospettava, si sono seduti l'uno di fianco all'altra e si è trovata costretta a sorridere più del dovuto avendo davanti a lei Veronica e Franco.
“Propongo un brindisi.” esclama improvvisamente quella che ha capito essere la zia di Claudio. Ha l'aspetto piuttosto giovanile ed ha notato all'istante la somiglianza con Franco nonostante la differenza dei tratti somatici. “Al Natale, a questa famiglia ma soprattutto a questa adorabile coppietta che ristabilisce l'età media del tavolo!” conclude con una risata alzando definitivamente il calice di vino rosso.
La seguono tutti all'unisono e mentre Elisabetta porta il bicchiere alla bocca, la sua gamba provoca un costante tremolio che porta Claudio ha sbuffare leggermente portando una mano calda al suo ginocchio in modo tale da fermare quel piccolo terremoto.
Lei sgrana gli occhi portandoli immediatamente al piatto così che nessuno possa accorgersene e in men che non si dica la stessa zona da lui toccata ritorna fredda.
“A proposito, programmi per Capodanno?” chiede Veronica incuriosita e portando la totale attenzione sul figlio.
“Riccardo mi ha invitato ad un locale, penso andrò lì.” liquida in fretta Claudio occupando la bocca con un boccone abbastanza sostanzioso da evitargli altre domande imminenti.
“Immagino non ci andrai solo.” commenta con un filo di malizia lo zio di cui Elisabetta non riesce a ricordare il nome.
Claudio annuisce in maniera distratta giocherellando con gli ultimi avanzi del suo piatto.
“Scusatemi.” borbotta in maniera poco comprensibile Elisabetta alzandosi dalla sedia.
Sente le gambe instabili nel suo percorso verso il bagno e solo quando riesce a chiudersi dentro sospira sollevata. Si appoggia delicatamente al mobile del lavello e incastra ermeticamente le dita tra i suoi capelli immaginando di sfogare con un forte urlo tutto lo stress che quella cena le sta causando. Si vorrebbe schiaffeggiare, vorrebbe piangere e distruggere tutto quello che le capita sottomano, invece l'unica cosa che che riesce a fare è fissarsi allo specchio solo per riuscire a notare lo sguardo spento.
Si domanda se davanti agli altri sia così brava a fingere o se siano gli ospiti ad ignorare l'evidenza, se il suo silenzio riesca a farla passare inosservata.
Saltella sul posto sentendo un forte bussare alla porta, per un attimo dimentica dove si trova e il battito cardiaco accelerato le fa quasi pensare di essere in pericolo.
“Va tutto bene?” sente domandare e anche se la porta spessa attutisce la voce, riconosce comunque Veronica preoccupata.
“Sì, arrivo subito.” non è sicura di aver usato il giusto tono di voce, soprattutto perché non appena gira la chiave per poter uscire la porta viene aperta dall'esterno e subito dopo richiusa. Elisabetta è attonita, lo sguardo della madre di Claudio smentisce ogni sua ipotesi fatta prima, sembra che riesca a leggere ogni pensiero.
“Non penso di poterti credere.” sbotta incrociando le braccia al petto e piazzandosi con tutto il penso sull'unica via d'uscita. “Mi sta bene se non vuoi parlarne, ma in questa casa non si mente.” chiarisce l'istante dopo, sicura che la ragazza non avrebbe avuto alcuna risposta.
“Scusa, hai ragione. E' semplicemente difficile ricordare cosa sia l'armonia quando si è abituati a continue discussioni.” un sorriso amaro condisce il tutto, sperando di non impietosirla troppo.
Dire che si senta in colpa è un eufemismo, riesce a sentire le viscere marcire dentro al suo corpo. Sta cercando di aggiustare una bugia con un'altra ancora più grossa seppur non del tutto falsa. Ma si sente ancora peggio quando Veronica abbandona i tratti duri sul viso e accoglie Elisabetta in un abbraccio che non merita ma che come per tante altre cose vuole possedere. Veronica si sta anche scusando mettendo in dubbio la sua sensibilità e anche se inopportuno, Elisabetta immagina di essere diventata la versione contemporanea di Dorian Gray. Ma quando si guarda allo specchio non vede alcun segno del suo decadimento interiore.

La serata continua il suo proseguimento, si susseguono vecchi aneddoti, portate di cibo e brevi partite a giochi da tavolo. Elisabetta sta immaginando la versione romantica e Hollywoodiana di quella sera. Cancella tutte le occhiate gelide tra lei e Claudio contrastandole con sguardi fugaci e imbarazzati, immagina la loro coppia sempre vincente a tutte le competizioni e anche le dita intrecciate sotto al tavolo accarezzate dalla tovaglia rossa.
Arriva la mezzanotte e con sé anche tutti i regali di Natale. La bottiglia di vino sembra essere piuttosto apprezzata ed Elisabetta sorride con sincerità quando lo zio di Claudio che registra con il nome Sergio, riconosce la buona annata. I restanti sono regali semplici arricchiti da auguri sinceri e abbracci che scaldano l'intera stanza.
“E voi due non vi scambiate niente?” chiede con ingenuità Luisa, la zia di Claudio. Ha capito essere quel tipo di persona che non riesce a contenere le domande e per questo motivo non riesce a prendersela per tutta la curiosità che ha avuto nei loro confronti.
“Sei la solita impicciona, Luisa! Lascia loro dello spazio.” commenta Franco dopo aver notato le guance rosso vermiglio di entrambi i ragazzi che hanno evitato con ogni sforzo di incrociare gli sguardi. Il resto non sono altro che chiacchiere di circostanza e una manciata di ricordi portati a galla finché non sono quasi le due di notte e due dei tre ospiti decidono di levare le tende.
“Resti a dormire qui?” chiede Franco aiutando a sparecchiare i bicchieri utilizzati per l'amaro.
“No!” esclama velocemente, forse troppo. “Ho un impegno domani, ma grazie per l'invito. E grazie anche per questa sera.” Franco appare confuso dalla risposta, ma evita di indagare oltre portando un intero vassoio verso la cucina.
“Ti porto in hotel, sei pronta?” chiede Claudio terminando con uno sbadiglio scappato dalla sua bocca.
“Sei stanco, posso chiamare un taxi.” risponde Elisabetta, la sua preoccupazione nel fare il viaggio di ritorno in hotel non è legato solo alla stanchezza del ragazzo.
“Andiamo.” ripete abbastanza duramente da non ammettere alcuna replica. Elisabetta lo segue pur non avendo propriamente indossato il giubbotto.
Il tragitto fino alla macchina è prevedibilmente silenzioso e la situazione non cambia nemmeno quando Claudio sfreccia nelle strade vuote della città. Elisabetta non riesce ad impedirsi di osservarlo ogni tanto ed è certa ormai di poter registrare nel Guinnes dei primati la faccia seria più duratura del mondo. I tratti duri ed immobili di Claudio sono un pugno allo stomaco ed in questo momento pensa di avere un'emorragia interna che la pervade.
“Buonanotte.” dice al solo scopo di liquidarla, Elisabetta prova a rispondere ma sembra che la sua voce si stia ribellando decidendo di non uscire dalla sua bocca.
Nella tasca del giubbotto continua a far roteare il suo regalo e non sa più se sia una buona idea consegnarlo, se poi pensa che poteva essere un incentivo ad aggiustare le cose tra loro si sente un po' patetica. L'unica cosa che riesce a fare e uscire dalla macchina e lasciare nell'angolino del sedile la piccola scatolina bianca e chiudere la portiera con poca convinzione.
Non riesce a soffermarsi alla ripartenza della macchina, una volta toccato l'asfalto la stanchezza sembra essersi moltiplicata e il dolore ai piedi la spinge a camminare a passo svelto risuonando rumorosamente sul pavimento lucido dell'hotel. In quella sala sembra una serata come tante se non si considerano gli scarsi addobbi.
Lo sapeva che sarebbe stato così, non si aspettava che Claudio dimenticasse tutto né che la sorreggesse come al solito, ma i suoi occhi sentono comunque il bisogno di rinfrescarsi di lacrime spurgando il poco trucco utilizzato.

 

Anche se la maggior parte delle famiglie in questi giorni approfitta dei giorni di festa come giustificazione alla nullafacenza, Claudio si aggrappa alla poca concentrazione rimasta impegnandola nello studio. No, il prossimo esame non è un incentivo né tanto meno la borsa di studio a cui aveva pensato di rinunciare.
Piuttosto trova fastidiose le occhiate che suo padre gli riserva e l'unico modo che ha per evitarle è chiudersi in camera, seppellire la faccia tra le pagine di economia e relegare il telefono in un cassetto della scrivania che non è mai stata così disordinata. Ma per la prima volta la cosa non lo turba.
Quella calma apparente dura poco, o almeno è quello che pensa Claudio, e viene interrotta dal bussare di sua madre che non aspetta un invito per fare il suo ingresso.
“Mamma!” rimprovera con poco impeto il ragazzo senza nemmeno girarsi verso di lei.
“Cosa, poteva esserci qualcuno? Questa camera ha dimenticato il significato di ospite.” non è arrabbiata, non ci vuole così poco, ma riesce a sentire nelle sue parole la stessa preoccupazione che legge negli occhi di suo padre.
“Mi spieghi come fai a studiare con quel tornado di fogli che hai davanti?” chiede interessata rimanendo qualche passo dietro di lui.
“Beh devo riuscirci io, no?” chiede retorico toccando senza alcuna logica tutti gli oggetti davanti a lui, l'immediata urgenza di sistemare tutto quel caos non riesce a farlo pensare.
“Vorrà dire che riporterò in cucina le fette di pane e Nutella che avrei voluto appoggiare in quella che una volta era la tua scrivania.” Veronica ridacchia quando suo figlio si gira in meno di un paio di secondi per sottrarle il vassoio e appoggiarselo sulle gambe.
Consumano la merenda con chiacchiere di poco conto, la donna davanti a lui lo intrattiene con domande inerenti a ciò che sta studiando e aspetta che Claudio faccia rifornimento di zuccheri prima di chiedergli ciò per cui è realmente in camera sua.
“Si è divertita Elisabetta a Natale?” chiede sperando di riuscire a carpire informazioni utili.
La mascella di Claudio si irrigidisce immediatamente, sapeva di dover affrontare quel argomento prima o poi ma c'è qualcosa che lo frena forse perché darebbe ragione ai suoi genitori quando pensavano che non fosse una buona ragione legarsi a lei.
“Credo di sì.” risponde cercando di ammorbidire il tono di voce ma non è convinto di esserci riuscito, in generale pensava sarebbe stato più bravo a fingere che nulla fosse successo.
“Non ti è sembrata un po' diversa dal solito? Come se fosse tesa.” Claudio sbuffa una piccola risata quando sua madre termina la frase. Come se si fosse mai lasciata andare pensa subito dopo.
“E' una novità?” Veronica sente chiaramente l'agitarsi di Claudio e vorrebbe con tutta se stessa chiudere quel discorso e fare finta di non averlo mai affrontato. Ma l'amore di una madre a volte si spinge oltre per il bene di un figlio.
“Con te non lo era da un po'” la voce è dolce e intenerita dal ricordo di un Claudio determinato e infatuato. “Ho parlato con papà.” confessa poco dopo.
Se possibile, Claudio diventa un blocco di marmo, non la guarda più in faccia e invece di cercare una via di fuga decide di rimanere completamente immobile e lo sguardo rivolto verso il libro aperto davanti a lui.
“Lo sai che con noi puoi parlare, che succede?” Veronica non vorrebbe risultare così disperata, ma il vuoto che prende possesso del corpo di Claudio la spaventa più di quanto dovrebbe.
“Che cosa dovrei dire? Avevate ragione.” sbotta di colpo alzando la voce più del necessario. “Mi avevate avvertito e io ho voluto sbattere la testa lo stesso. Non dovevo farmi trascinare, avrei dovuto concentrarmi più su me stesso e non l'ho fatto perché pensavo fosse più importante farmi carico dei suoi problemi. E' stata solo una perdita di tempo!” Claudio libera la scrivania lanciandone tutto il contenuto sul pavimento davanti agli occhi sbarrati di sua madre senza alcuna esitazione.
Esce dal suo attimo d'ira solo per dire “ho bisogno di aria” e abbandonare la stanza.
Veronica si rende conto di star fissando gli oggetti caduti a terra solo quando Franco la ridesta, ha lo sguardo stupito e le chiede più volte che cosa sia successo e se stia bene.
“Ho esagerato con le domande, credo.” è l'unica cosa che riesce a dire per poi cominciare a sistemare tutto il trambusto.
Non è sicura di star riordinando al meglio tutte quelle pagine di appunti, ma si sente relativamente meglio quando sul pavimento rimane solo qualche penna. Almeno finché non urta involontariamente la pila di fogli appena fatta. Si piega nuovamente in avanti cadenzando i movimenti con numerosi sbuffi finché qualcosa non cattura la sua attenzione, qualcosa che prima non aveva notato.
E' un semplice post-it e non ci sarebbe niente di sconvolgente se non facesse caso alle parole scritte sopra.

Hai imparato la differenza tra una pietra preziosa e un sasso?

Mi dispiace.

 

Non ha bisogno di alcuna spiegazione per capire da dove provenga quella piccola nota e si sente un po' infantile quando si accorge di avere gli occhi lucidi anche se non è convinta di capirne a pieno il significato, ma la domanda che ora le vortica in testa è se la reazione furiosa di suo figlio fosse legata a quel piccolo pezzo di carta.
Successivamente si chiede da che parte debba schierarsi e soprattutto se sia necessario farlo, perché se Claudio l'avesse lasciata parlare avrebbe assistito ad un piccolo Mea Culpa, ammettendo di aver esagerato con tutte quelle raccomandazioni e che lei insieme a suo padre l'avrebbero supportato facendosi carico di ogni problema.
Perché anche se distratto suo figlio non è mai stato così felice.

Veronica sobbalza al suono della porta di casa che viene richiusa, sembra muoversi anche il post-it spiegazzato nella sua tasca e subito nella testa si affollano paure a cui non riesce a stare dietro.
Sembra riuscire a far tacere tutta quella confusione solo l'abbraccio di Claudio e successivamente le sue scuse.
“Ho forzato un po' la mano, volevo solo ricordarti che sono qui.” spiega in un sussurro accarezzando la schiena del figlio che sospira rilassando leggermente i muscoli.
“Va bene, ma non ora.” sono le ultime parole che pronuncia prima di chiudersi nuovamente nella sua camera.
La stessa domanda spinge per essere pronunciata dalle labbra di Veronica, vuole solo assicurarsi che Claudio lo sappia, che sia a conoscenza di tutto prima di chiudere un capitolo così importante; ma d'altra parte non sembra essersi tranquillizzato abbastanza per affrontare l'argomento.

 

 

 




Sempre la stessa storia, millenni per aggiornare.
Ho realizzato, tra le tante cose, che potremmo essere in dirittura d'arrivo ma come per tante cose della mia vita: non ne sono così sicura.
Non che ci sia da disperarsi, ma è difficile non affezionarsi a ogni personaggio anche se petulante come la protagonista. Ma vogliamo parlare di Claudio? Esiste una pena per chi si inventa persone tanto belle che difficilmente esistono nella vita reale?
Però questo capitolo è la dimostrazione che anche con tutta la pazienza del mondo ogni tanto impazziamo, e come si può biasimarlo?
Piccola postilla a tema del capitolo(e non più della vita reale) GRAZIE A DIO E' FINITO DICEMBRE.

 

   
 
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