Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Pol1709    12/02/2022    2 recensioni
Bentrovati a tutti.
Questa storia è la continuazione de "Il Cavaliere e la Strega", ma si svolge nell'epoca di Oscar. Quest'ultima, dopo aver detto addio alla Guardia Reale, a Conte Fersen ed aver litigato con André (il famoso episodio della camicia strappata...) passa un periodo di riposo in Normandia prima di prendere il comando delle Guardie Francesi di Parigi. Lì viene coinvolta, a causa di una vecchia avversaria, nella caccia a una antica e potentissima arma, inseguita dagli agenti inglesi e affiancata da una antica nemica/amica.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Versailles – Regno di Francia (anno 1787)
Oscar mise un ginocchio a terra e chinò il capo. La Regina Maria Antonietta sorrise gentilmente – Mademoiselle Oscar! E’ un piacere rivedervi. E’ da quando avete lasciato la Guardia Reale che non venite qui –
Oscar alzò lo sguardo e si permise di sorridere – Vostra Maestà, vi prego di perdonare la mia assenza, ma ho approfittato di questo periodo di tempo per visitare le proprietà della mia famiglia in Normandia – disse e pensò ancora al suo libretto nero, scritto di suo pugno, ma contenente frasi e disegni sconnessi e privi di senso; come fatti da una persona che stava perdendo la memoria e si aggrappava a tutto per ricordare. Ricordare cosa? Ecco, quello era il problema. E proprio per quello aveva deciso di lasciare il taccuino nella scrivania della villa, in un cassetto segreto; con la promessa che, una volta sistematasi al comando delle Guardie Francesi, avrebbe fatto di tutto per risolvere il mistero.
Lei e la Regina si trovavano nella grande Sala delle Guardie della Regina, al primo piano dell’imponente reggia dei Re di Francia. Maria Antonietta socchiuse gli occhi – Indossate la vostra nuova divisa…Devo dire che vi dona il blu delle Guardie Francesi, ma a quanto ne so dovrete prendere servizio solo tra qualche giorno –
Oscar annuì – Vostra Maestà, lo so, ma voglio rendermi conto fin da subito del mio nuovo incarico – disse “E soprattutto non ho niente da fare in casa, visto che mio padre è impegnato nel suo nuovo incarico di responsabile degli armamenti dell’esercito e André…André non si trova e nemmeno sua nonna sa dov’è quel…Quel…” pensò ricordando bene quella sera maledetta e il rumore della sua camicia strappata. Ma, del resto, lui non aveva fatto nulla, si era scusato dicendo che era innamorato, come se l’esserlo scusasse ogni nefandezza, anche strappare i vestiti della sua amica. Lo aveva cercato non per rinfacciargli quell’episodio, ma per cercare di trovare una pacificazione tra loro, se mai era possibile. Guardò di nuovo la Regina – E poi volevo parlare con voi, Vostra Maestà. E’ per questo che ho approfittato della nostra amicizia e vi ho chiesto udienza –
 
Poco dopo Maria Antonietta e Oscar passarono davanti alla fontana del Bassin de la Pyramide e alla vasca del Bain des Nymphes e iniziarono a percorrere l’Allée d’Eau, il bel viale che separava il Bosquet des Trois Fontaines e il Bosquet del l’Arc de Triomphe e che le avrebbe condotte alla fontana del Bassin du Dragon e a quella immensa del Bassin de Neptune. Oscar alzò la testa, fortunatamente il cielo era leggermente velato e si poteva passeggiare tranquillamente nel grande parco della reggia, ovviamente sotto lo sguardo discreto e lontano di un drappello di Guardie Reali.
La Regina strinse le labbra – Siete andata in Inghilterra! Avete fatto male! Molto male! I rapporti tra i nostri due paesi sono sempre tesi! E a quanto ne so quel…Quel Re Giorgio III non fa nulla per migliorarli –
Oscar aggrottò la fronte: “Abbiamo contribuito a togliergli una buona fetta di Impero! Io al suo posto sarei come minimo inviperito” pensò e si schiarì la voce – Vostra Maestà…Mi sono recata a vedere di persona i luoghi descritti nelle opere letterarie che mi piace leggere. Sono stata a Tintagel e a Glastonbury e poi a un cerchio di antiche pietre nella campagna inglese. E’ stato molto bello…E molto tranquillo. A quanto sembra la vostra amicizia è un ottimo scudo, anche contro le ire di Giorgio III –
Maria Antonietta sorrise come una ragazzina e provocò un’immensa tenerezza in Oscar. La Regina fece un gesto con la mano – E il viaggio è collegato a…Quegli strani sogni che facevate…O che fate anche adesso? –
Oscar sospirò – Da quando sono tornata non sogno più antichi castelli o vecchi monumenti, se è questo che volete dire, Vostra Maestà. Come non sogno più spade o…O streghe dalla pelle pallida…Devo dire che ho provato sollievo a confidarmi con voi, Maestà –
La Regina si fermò – Streghe pallide…Donne dai capelli di fuoco…Spade…Cavalieri…Antiche tombe…Ricordo che mi avete detto di aver sognato tutto questo in un insieme di immagini confuse e senza senso…Prive di una qualsiasi logica, secondo le vostre parole. Ma sono lieta che ora siate più serena. Dovevate parlarmi di altro, comandante? –
Oscar inspirò profondamente – Si, Vostra Maestà. Mi duole informarvi che ho avuto delle informazioni sulla condotta disdicevole di una unità della nostra marina militare, che si è macchiata di un grave crimine anni fa, durante l’assedio di Yorktown, nelle colonie americane: la nave da battaglia Esperance ha aperto deliberatamente il fuoco su una nave di civili inglesi che stavano fuggendo –
Maria Antonietta strinse le labbra – E’ un’accusa grave, comandante. Molto grave. Abbiamo festeggiato quella vittoria come una delle più grandi della storia francese –
Oscar annuì – Vostra Maestà…Me ne rendo conto. Quello che vi chiedo, come ufficiale di Francia e…E vostra amica personale…Di far presente questo al Re e al comando della marina, sono sicura che l’ammiraglio De Grasse, che ha guidato vittoriosamente la nostra flotta all’epoca, sarà di certo desideroso di trovare e punire degli eventuali colpevoli – disse e sospirò: detestava chiedere favori personali alla Regina. Uno l’aveva richiesto quando aveva voluto abbandonare la Guardia Reale per un nuovo incarico e quello era già il secondo, sebbene, si disse, per una giusta causa.
La Regina annuì a sua volta – Informerò il Re quanto prima. Non sia mai che una nave della nostra marina si macchi di un crimine come questo. Vi assicuro che farò il possibile affinché chi di dovere se ne occupi –
Oscar sorrise, mise un ginocchio a terra e chinò la testa – Vi ringrazio, Vostra Maestà. Chiedo umilmente di congedarmi e di prendere il comando dei miei soldati –
Maria Antonietta mosse languidamente la mano verso di lei – Andate, comandante Oscar, rendete fiera me, il Re e la Francia di voi e ricordate: io vi sono amica, come spero che anche voi lo siate sempre con me –
Oscar prese la mano della Regina e ne baciò il dorso, poi la guardò negli occhi – Così sarà, Vostra Maestà –
 
Dopo aver lasciato la Regina Oscar si diresse verso la terrazza che portava al piano terreno della reggia e da lì sarebbe uscita sulla Court de Marbre, il meraviglioso ingresso principale del palazzo; avrebbe recuperato il suo cavallo e sarebbe andata di volata a presentarsi alle sue truppe. Si infilò un guanto quando, sulla porta che dava sulla terrazza, vide una figura in piedi, con accanto altri due uomini con vesti scure. Sembrava che quell’uomo la stesse aspettando, scrollò le spalle e avanzò. La figura si mosse, si mise di fronte a lei e fece un profondo inchino – Mademoiselle Oscar, è un piacere vedervi di nuovo a Versailles –
Oscar aggrottò la fronte; l’uomo di fronte a lui indossava abiti francesi, ma la sua parlata aveva un profondo accento straniero: inglese. Lui si raddrizzò e sorrise – Perdonatemi. Sono qui con la delegazione inglese e posso mostrarvi tutte le credenziali necessarie, se me lo richiedete…Il mio nome non ha molta importanza, non certo per una persona come voi. Ma ho ricevuto un incarico da Sua Maestà Giorgio III in persona –
Oscar lo fissò incuriosita – E cosa posso fare io per il Re d’Inghilterra? –
L’uomo si avvicinò ancora a lei – Sua Maestà ha saputo che voi vi siete recentemente recata nel suo regno, più precisamente in alcune zone del sud –
Lei sospirò – Lo credo bene! Sono stata ospite di uno dei suoi comandi militari, a Lapford, guidato dal generale Lord Walsingham. Anzi, a dire il vero sono stata costretta a seguire i soldati di Lord Walsingham –
L’uomo annuì – Sua Maestà ne è al corrente…E anche del duello che ne è seguito e si scusa profondamente con voi per quello che è successo. Ecco…Alla vostra…Visita sono seguite delle vicende…Diciamo…Deplorevoli per la politica inglese. Sua Maestà Re Giorgio chiede pertanto il vostro aiuto e vi domanda: sapete dove si trova un autorevole membro del Parlamento che risulta scomparso proprio in concomitanza con…Con la vostra visita…Lord Baxter? –
Oscar sbatté le palpebre: del viaggio, piuttosto piacevole, per lei, si ricordava le rovine di Tintagel con la loro storia oscura, Glastonbury e l’amorevole padre Philby e il vecchio cerchio di pietre. Oltre, naturalmente, il breve soggiorno nel comando di Lord Walsingham e del duello con il capitano Travers, risolto in maniera splendida, a suo avviso. E poi c’era, ovviamente, il viaggio di ritorno sulle coste della Normandia, allietato dalle storie di avventure marinare del capitano Nelson; – Mi dispiace, ma non ho mai incontrato o visto una persona con questo nome -
L’uomo strinse le mascelle e fece quella che sembrava una smorfia di furore, ma poi sorrise – Bene! Era l’unica domanda che Sua Maestà voleva porvi e…Poi…Ho un messaggio personale del Re, per voi soltanto – disse e si avvicinò a lei fino quasi a sfiorarla; piegò la testa e le parlò all’orecchio – Se vi farete vedere ancora una volta oltre il Canale verrete fatta a pezzi e data in pasto ai maiali! E poi, queste sono le testuali parole del Re: che vengano pure Luigi e Maria Antonietta a chiedere “Sapete dove è finita Oscar de Jarjayes?” –
Oscar deglutì e guardò l’uomo negli occhi, sorrise debolmente e chinò il capo – Sua Maestà Re Giorgio è stato…Oltremodo chiaro! Dite pure a Sua Maestà che i suoi ordini saranno eseguiti, senza alcuno sforzo –
L’uomo sorrise a sua volta e si inchinò – Mademoiselle…I migliori auguri per il vostro nuovo incarico –
 
Oscar montò in sella, ringraziò con un cenno del capo lo stalliere che aveva accudito il suo cavallo e uscì dal cancello principale della reggia. Sospirò: “Quindi, Oscar, per un semplice viaggio di piacere hai tra i tuoi nemici, oltre al Duca d’Orleans e ai suoi intrighi di potere, alla Contessa di Polignac e alla sua fame di denaro…Il Re d’Inghilterra che, a quanto ho capito, si è perso un membro del suo Parlamento, come se fosse colpa mia!” pensò e scrollò le spalle. In fondo, si disse, il Re inglese era di fatto nemico di ogni soldato e suddito francese e quindi poco importava.
Arrivò alla caserma delle Guardie Francesi e fu salutata con un impeccabile presentat arm delle sentinelle al portone. Lasciò di nuovo il suo cavallo e raggiunse il suo nuovo ufficio. Poco dopo entrò un ufficiale, un colonnello, colui che era il suo secondo in comando. L’uomo, piuttosto anziano, ma dal corpo snello e vigoroso, si mise sull’attenti facendo il saluto: - Ben arrivato comandante. Vogliate perdonarmi, credevamo che arrivaste solo tra tre giorni, altrimenti avremmo predisposto una parata di benvenuto –
Oscar sorrise benevolmente e si portò la mano alla fronte – Riposo! La parata di benvenuto verrà effettuata lo stesso tra qualche giorno, per oggi sono qui solo in via informale, per rendermi conto dell’ambiente e dei soldati che avrò al mio comando. Vi prego, colonnello, fatemi vedere le camerate –
L’uomo aggrottò la fronte, di solito i comandanti che arrivavano direttamente dal servizio di Versailles si sedevano dietro la scrivania e lì restavano, delegando a lui e agli ufficiali di rango subalterno tutto quanto. Sospirò – Seguitemi pure, signore –
Oscar seguì il colonnello e sospirò. Avrebbe finalmente conosciuto i suoi nuovi soldati, gente del popolo. In quel momento pensò ad André, si ripromise che lo avrebbe trovato; forse era disperso in qualche bettola della periferia di Parigi e lo avrebbe costretto a dire a sua nonna che stava bene. E lo avrebbe costretto a parlare con lei, a costo di minacciarlo con la spada.
Dall’esterno della camerata sentì il rumore delle suole di molti stivali che sbattevano sul pavimento; il colonnello si mise di fianco alla porta e batté i tacchi – Il colonnello Oscar François de Jarjayes, nuovo comandante del reggimento delle Guardie Francesi di Parigi –
Oscar aspettò un istante, raddrizzò la postura, incrociò le mani dietro la schiena ed entrò sulla soglia. Un uomo, alto e dai capelli scuri batté i tacchi – Signore, Sergente Maggiore Alain de Soison, cinquanta presenti nella camerata A, porgiamo il benvenuto al nuovo comandante – disse e alzò la mano nel saluto, imitato dagli altri.
Oscar avanzò, osservò i volti dei soldati, così diversi da quelli dei giovani rampolli che conosceva, così veri e sinceri, si disse. Poi, improvvisamente, si bloccò, come se una forza invisibile l’avesse colpita. Le sembrò che le fresche minacce di Re Giorgio III fossero state eseguite; si sentì come fatta a pezzi perché, di fronte a lei, a pochi passi, stretto nell’uniforme delle Guardie Francesi, c’era il suo attendente, il suo amico, il suo confidente: André Grandier.
La ciocca di capelli che gli copriva la parte sinistra del volto non lasciava alcun dubbio e quell’occhio malinconico che la osservava scrutandola e vedendo ogni più intima cosa del suo essere la costrinse a distogliere lo sguardo. Per un attimo, per una microscopica frazione di secondo, le sembrò che l’uniforme di André si trasformasse in una sorta di corazza e che sulle spalle avesse drappeggiato un mantello scarlatto. Lo fissò di nuovo in silenzio, per lunghi istanti, tanto che gli altri soldati avevano iniziato a guardarsi l’un l’altro senza sapere cosa fare. Oscar digrignò i denti, avrebbe voluto dire qualcosa, onorare i suoi nuovi uomini, onorare il Re e la Patria. Ma l’unica cosa che gli salì alle labbra fu una sola frase; un’imprecazione antica che probabilmente si era persa nella sua memoria ed era riaffiorata, chissà poi perché, proprio in quel momento: - Dei dell’Annwn! – disse quasi gridando.
 
Francia – Strada tra Versailles e Parigi (12 Luglio 1789)
Oscar piegò il collo a destra e a sinistra. André, al suo fianco sorrise – La terra è dura, vero? –
Lei si massaggiò la nuca – Lo è…Anche se…Sinceramente: non pensavo al terreno poco fa –
Lui sorrise, l’abbracciò e si alzò appoggiandosi al braccio. La guardò e sorrise di nuovo – E’ stato meraviglioso –
Lei lo guardò e sorrise a sua volta a labbra strette; alzò la mano e gli accarezzò la guancia – Si! Ti amo –
Lui strinse le labbra – Lo so! –
Lei rise e lo colpì al petto con un pugno. Per un attimo risero insieme e poi si guardarono di nuovo. Lei sospirò – Tra poco sarà l’alba! L’alba di una nuova Francia, speriamo –
Lui annuì e l’aiutò a rialzarsi – L’alba di un nuovo mondo – disse solo.
L’ordine tanto temuto era arrivato. Oscar avrebbe dovuto condurre i suoi soldati a Parigi e fronteggiare la popolazione che da mesi e mesi protestava per le ormai necessarie ed improrogabili riforme di cui la Francia aveva bisogno. Di fronte alla risolutezza delle forze che componevano l’Assemblea Nazionale il Re e i suoi ministri non avevano trovato nulla di meglio da fare che far intervenire l’esercito. L’armata francese avrebbe dovuto combattere contro il suo stesso popolo; lei stessa avrebbe dovuto combattere contro la Francia.
Aveva giurato di difendere il Re e la Patria, ma nemmeno suo padre, che pure aveva fondato tutta la sua esistenza su quel principio, avrebbe potuto prevedere una cosa del genere: cosa fare quando un Re combatte la sua stessa Patria? Con chi schierarsi? Per la nobiltà, si era detta, era stato semplice: con il Re, ovviamente, che garantiva il loro potere ed i loro privilegi.
Per lei, invece, non era stato così facile. Il suo senso del dovere, il suo amore per la Francia, uniti alla scoperta di un sentimento forte ed intenso verso André, l’avevano spinta dove era ora: all’ordine di mettersi alla testa delle sue truppe, era partita con André, aveva lasciato una lettera di commiato alla sua famiglia e si sarebbe unita alla rivolta. Strinse le labbra: non era una rivolta, si disse, era una vera e propria rivoluzione. E, una volta compiuto il suo dovere, una volta fatto della Francia un paese migliore, avrebbe dedicato ogni fibra del suo essere al suo compagno di vita.
Ad ogni modo, si era anche detta che non era iniziata nel migliore dei modi: lei e André erano partiti di sera e avevano dovuto fare un giro molto lungo per evitare gruppi di ribelli armati che imperversavano sulla strada tra Versailles e la capitale. Oscar e André si erano poi fermati in un bosco e avevano parlato. Avevano chiarito i loro sentimenti reciproci alla luce delle lucciole e…Si erano giurati eterno amore spogliandosi e amandosi proprio lì.
Oscar si rimise la fascia che le comprimeva il seno e poi la camicia. Poteva finire bene per loro? Poteva il destino, come alcune volte concedeva agli eroi, lasciarli vivere in pace per il resto dei loro giorni? Non lo poteva nemmeno immaginare, ma quello che di certo sapeva era che lei era malata di tisi e lui stava perdendo la vista dell’unico occhio che gli era rimasto.
Oscar alzò il viso abbottonandosi la giacca dell’uniforme. la luna piena si poteva intravedere tra i rami e lei la trovò, per qualche ragione, bellissima. André si sistemò il cinturone, poi la guardò e sorrise, si avvicinò, ma, invece di abbracciarla, mise un ginocchio a terra e abbassò il capo – Posso essere il vostro cavaliere, Mia Signora? –
A quelle parole Oscar barcollò e fu solo grazie alla prontezza di riflessi di André che non cadde. Quelle parole, così semplici, l’avevano colpita. Guardò l’occhio di lui che sorrise a bocca aperta e annuì – Oh! Sta tornando anche a me…Sta tornando la memoria…La Normandia…Il nostro viaggio di tanti anni fa…La tempesta…La nebbia –
Oscar sorrise con le lacrime che gli rigavano le guance – Il castello della strega nera! Morgana…E Avalon…L’Isola Sacra –
Lui annuì di nuovo – E la dea della guerra…E la tomba del Re… -
Oscar annuì – E Morgause! – disse dandogli un altro pugno sul petto. Lui tossì leggermente – E Morgause… -
Rimasero per lunghi istanti in silenzio e poi lei si strinse a lui e lo guardò negli occhi – Perché ora, André, perché ricordiamo tutto ora? –
Lui si strinse nelle spalle – Io…Non lo so! Mi viene in mente, come disse qualcuno, molto e molto tempo fa…Che la magia non è una scienza esatta –
Oscar ricordò anche il suo viaggio di qualche anno prima: Tintagel, Glastonbury con la cupa visita alla collina del Tor e l’apparizione di Morgana, fino alla scoperta della tomba di Boudicca e della lancia degli esseri venuti dal cielo presso il cerchio di pietra, come pure della morte di Baxter e del suo gruppo. Fissò lui e gli prese il volto tra le mani – Sono andata in Inghilterra, due anni fa, prima di prendere il comando delle Guardie Francesi e quando…Beh! Quando tu non eri con me. Ti racconterò poi i dettagli, ma ho rivisto Morgana. Ha scoperto come viaggiare nelle nebbie, nel tempo e nello spazio. E so che lei è là…E’ là con le sue sorelle che veglia sul corpo addormentato del Re –
André aggrottò la fronte – Là dove? –
Lei digrignò i denti – Ad Avalon! Dove sennò? – disse quasi gridando.
Lui le prese le mani dolcemente – Oscar…Avalon…Qualunque cosa sia…E’…Il passato! –
Lei aprì la bocca, ma non disse nulla – Come…E’ il passato, ma un passato glorioso: un Re che ha fatto il bene della sua terra e del suo popolo e di cui anche tu sei un suo cavaliere! –
Lui sorrise debolmente – Oh! Lo ricordo bene! E ricordo anche che ne fui orgoglioso. Ma credo che tu abbia anche bene in mente quali erano le convinzioni di Morgana sulla gestione del potere e sui rapporti con il popolo. Lei, come le sue sorelle e, probabilmente, come lo stesso Re, erano…O sono…Il prodotto di un’altra epoca. Se loro fossero qui, Oscar, sarebbero sicuramente in prima linea per difendere la tirannia che uccide il popolo. Io posso comprendere il loro orgoglio di casta, quella a cui, peraltro, anche tu appartieni, ma quello che sta nascendo in Francia, Oscar, va ben oltre. Questa non è solo una rivoluzione per la Francia, ma per il mondo intero. Finché i principi di libertà, uguaglianza e fraternità erano confinati nelle Americhe non importava a nessuno qui nel Vecchio Continente, ma ora…Ora che tutto sta cambiando in uno dei più potenti paesi d’Europa, nella Francia sede di una monarchia millenaria…Non possiamo pensare che il futuro sia la strega nera e il buon Re Artù –
Oscar deglutì e abbassò la testa, non poteva fare a meno di concordare con tutto quello che André aveva detto. Strinse le labbra e lo guardò di nuovo – Si…Andiamo… - disse solo.
 
Montarono in sella; uscirono al passo dal bosco e Oscar vide che il sole, all’orizzonte, lentamente, ma inesorabilmente, stava sorgendo. Perché avevano ricordato tutto proprio in quel momento? Perché le loro anime si erano finalmente trovate e avevano attivato qualche strano meccanismo mentale? Oppure perché André si era inginocchiato davanti a lei come aveva fatto ad Avalon? Inspirò a fondo; del resto lo sapeva, lo aveva sempre saputo: in Inghilterra, quando aveva rivisto Morgana, ai piedi della collina del Tor di Glastonbury, lei gli aveva detto che sarebbe morta combattendo per la sua Patria. Era forse quello che stavano vivendo in quell’occasione? E se era così, avrebbero dovuto scappare e lasciare la Francia e il popolo francese in balia degli eventi? Guardò André che sorrise di nuovo e lei gli rispose con un altro sorriso. No, pensò, non era stata la magia di Morgana che era scomparsa; era convinta che fosse stata proprio l’Isola Sacra, Avalon, a permettere questa scelta: dopotutto lei era il suo ultimo campione e André il suo ultimo cavaliere. L’isola, dopo più di mille anni, esisteva ancora, pulsava ancora di energia, ne era certa; indipendentemente dal fatto che Viviana, Morgause e Morgana fossero lì, vive o no. L’Isola Sacra aveva sbloccato i loro ricordi per permettergli di scegliere di cambiare il loro destino.
Chiuse gli occhi e vide la riva pietrosa, sentì nella sua mano il peso di Excalibur e l’energia che era fluita nel suo braccio quando l’aveva estratta dal terreno; rivide la Fonte del Sangue, la casa delle sacerdotesse e la tomba del Re, dove egli riposava vegliato dalla Sacra Coppa che Giuseppe di Arimatea aveva portato da Gerusalemme. Desiderò di essere là e non in una Parigi pronta per la guerra. Ma ricordò anche lei e Morgana nella tomba di Boudicca, vicino al cerchio di pietre. Quando la Duchessa di Cornovaglia, sconsolata, voleva abbandonare tutto e tutti, fu lei, Oscar, a dargli nuovo vigore e nuova sicurezza: “Si, Oscar de Jarjayes, tu combatterai! Quando verrà il momento combatterai per il tuo Paese, per il tuo popolo, per il tuo amore…E non importa anche se sapessi che sicuramente morirai, perché tu lo farai lo stesso, certa del contrario!” pensò.
Sentì le lacrime rigargli le guance, ma sorrise lo stesso. André, al suo fianco aggrottò la fronte – Cosa…Cosa ti succede? –
Lei lo guardò e sorrise di nuovo, poi tirò su con il naso: - Nulla! Ero persa nei miei pensieri…Promettimi una cosa –
Lui annuì e lei sospirò – Quando…Quando tutto questo sarà finito…Quando la Francia sarà un posto migliore…Noi cercheremo di tornare ad Avalon…Promettimelo! –
Lui strinse le labbra si portò il pugno destro al cuore – Sul mio onore di cavaliere…Te lo prometto –
Lei si asciugò velocemente gli occhi con la manica dell’uniforme e guardò il sole che ormai stava sorgendo: - Andiamo…Andiamo amico mio, mio compagno d’armi, mio cavaliere…Mio amore…Andiamo a costruire un mondo migliore! – disse e piantò i talloni sui fianchi del cavallo.
 
Francia – Parigi (14 Luglio 1789)
Era morta! Di quello ne era certa. Nei limiti, ovviamente, in cui una persona morta ne poteva esserne certa.
E quali erano quei limiti? Aveva assistito straziata e impotente alla morte di André, ferito al petto da una sentinella mentre tentavano di attraversare un ponte sorvegliato. Aveva urlato di dolore e aveva lasciato i suoi soldati soli nel momento del bisogno. Aveva girovagato senza meta per la città invocando Dio, persino la magia di Morgana e aveva anche pensato di portare il corpo del suo amato ad Avalon per farlo risanare dai poteri della Sacra Coppa, come Artù. Ma il Re era stato ferito mortalmente, non era defunto e André, invece, non c’era più. Le sue mani non l’avrebbero più toccata, le sue labbra non l’avrebbero più baciata, il battito del suo cuore non l’avrebbe più cullata e il calore del suo corpo non le avrebbe più dato la forza di vivere.
Ma c’era ancora qualcosa che doveva fare. Lo aveva giurato ad André e a sé stessa: doveva creare un mondo migliore. Vinta dalla stanchezza si era addormentata in un vicolo ed era stata trovata dal sergente de Soison che l’aveva esortata ad unirsi alla lotta e a prendere la Bastiglia. Si era alzata e si era messa di fronte a lui, voleva piangere, ma un soldato, così le era stato insegnato, non piange mai. Le venne in mente ancora una volta Morgana e il suo indomabile orgoglio di appartenere alla nobiltà; a una casta superiore per nascita e per condizione e alla sua granitica volontà che la faceva apparire d’acciaio, come la sua spada. La Duchessa di Cornovaglia non avrebbe perso tempo a piangere, ma si sarebbe gettata anima e corpo nella battaglia; ad ali spiegate, come il maestoso corvo nero della sua dea della guerra. Ma lei non era la strega nera e aveva solo voglia di piangere. Alain si avvicinò e piegò la testa verso di lei – I soldati attendono il loro comandante. Piangete…Piangete quanto volete – disse piano.
Lei sentì le lacrime agli occhi, si appoggiò al suo petto con il volto e pianse, pianse come non mai in vita sua.
 
Oscar ricordò di aver pensato: “Perché la Bastiglia?”. Era una vecchissima fortezza presso la Porte Saint-Antoine, costruita nel lontano XIV secolo e adibita, da sempre, a prigione per chi, a torto o a ragione, veniva considerato nemico della Corona e quindi dello Stato. Quella costruzione, più per la sua imponenza che per la sua funzionalità, era il simbolo del dispotismo e della tirannia, certo, era vero, ma prenderla militarmente era tutta un’altra faccenda. I muri, alti ventiquattro metri, avevano lo spessore di un metro in cima e di quasi cinque alla base e nessuno ne era mai scappato. Il suo fossato, alimentato dalla Senna, la separava dal resto della città con solo un ingresso ed un anacronistico ponte levatoio. Il suo comandante e governatore reale, il Marchese Bernard-René Jourdan de Launay, aveva fatto posizionare l’artiglieria sulle mura e, da quella angolazione, aveva giudicato Oscar, la guarnigione poteva tranquillamente demolire a cannonate l’intero Marais (n.d.a.: quartiere francese).
Il popolo si era quindi radunato sotto la sinistra ed immensa costruzione ed aveva cominciato ad assediarla. Qualcuno aveva iniziato a sparare delle fucilate a cui l’esiguo numero di soldati (circa trenta uomini per sette prigionieri) della fortezza aveva risposto con proiettili di calibro ben più grosso. Anche il popolo aveva dei cannoni, presi dal complesso Des Invalides. Ma, purtroppo, per usare quelle armi era necessario un addestramento militare che il la gente comune di Parigi non possedeva. Quello lo avevano, però, le Guardie Francesi al comando di Oscar de Jarjayes che si erano unite ai rivoluzionari.
Oscar diede gli ordini necessari e poi si mise davanti alle batterie. Come aveva visto nei quadri che immortalavano gli eroi francesi: con i capelli al vento e la spada sguainata contro il nemico. E così anche i cannoni del popolo avevano cominciato a sparare. I primi colpi, anche se andati a segno, erano stati come palle di neve contro una montagna, ma con l’andare del tempo si cominciarono a vedere delle vistose crepe nelle alte mura e nelle torri.
Oscar era lì, ferma ed impassibile davanti ai cannoni del popolo e alle mura della fortezza. Sapeva bene che i suoi capelli dorati erano un invito troppo ghiotto per i fucilieri della Bastiglia e, da quella distanza, non sarebbe servito nemmeno un tiratore scelto. E alla fine, mentre i suoi soldati stavano ricaricando, il colpo mortale arrivò.
Ricordò di essere caduta all’indietro. Di aver sentito la voce di Alain de Soison, di Rosalie la Morielle, la sua vecchia protetta, e di suo marito Bernard Chatelet, colui che era stato il Cavaliere Nero, amico degli oppressi, mentre la portavano via dalla prima linea. Ricordò di aver persino detto “Adieu” e poi più nulla.
 
Fino a quel momento.
 
Cercò di muoversi e si mise seduta. Aprì gli occhi e vide solo il bianco. Si tolse un lenzuolo dal viso e dal busto e si guardò attorno. Si trovava a terra, in un vicolo della città, ma la cosa più spaventosa era il silenzio che la circondava. Poco prima, anche mentre i suoi soldati ricaricavano i cannoni, si potevano udire urla, imprecazioni e colpi di fucile. E non c’era nessuno con lei. Né altri morti stesi al suo fianco e nemmeno vivi o feriti. Si mise una mano sul petto e toccò il tessuto dell’uniforme bucato e sporco di sangue. Si mise pollice e indice sul collo, ma non sentì alcun battito. Si. Era decisamente morta.
E quello, quindi, cos’era? Il paradiso degli eroi? Davvero era così squallido? Pensò subito ad André e si alzò. Se davvero era morta e quello era una sorta di limbo, forse anche lui era lì. Andò verso la fortezza e la trovò ancora in piedi. C’erano i cannoni dei suoi uomini e sopra si vedevano le canne dell’artiglieria reale, ma non c’era nessuno. Si avvicinò lentamente al ponte levatoio ed alzò lo sguardo verso la sommità delle mura. In quel momento sentì gracchiare ed un maestoso corvo nero; l’animale planò lentamente, si appollaiò sulla ruota di un cannone e rimase fermo a fissarla.
Oscar sorrise debolmente – Almeno ci sei tu qui con me – disse piano.
Improvvisamente il ponte levatoio si abbassò cadendo con un tonfo secco. Oscar socchiuse gli occhi e vide una nera figura sulla porta della Bastiglia. Era alta, o almeno così sembrava. Mano a mano che si avvicinava poteva vedere che non era solo alta, ma era gigantesca; almeno il doppio di lei.
Era una donna, ne era certa, indossava un lungo e lugubre abito nero che si allargava in basso coprendole i piedi. Aveva i capelli arruffati e dello stesso colore della sua veste, la sua pelle era pallida, spettrale con decorazioni blu sulle guance e nella mano destra impugnava una lunga lancia nera.
Oscar allargò le braccia – L’angelo della morte! Sono pronta! Ho dato la vita per il popolo di Francia! Permettimi di ricongiungermi con il mio amore eterno! –
L’altra strinse le labbra – Ma smettila! – disse seccamente con una voce metallica. Allungò il braccio sinistro e il corvo aprì le ali e andò subito da lei.
Oscar aggrottò la fronte – Ma come…Io…Io non sono morta? –
La donna in nero annuì – No…Per essere morta, lo sei…Oppure no…E queste sono solo visioni della tua mente che si sta spegnendo lentamente ed inesorabilmente –
Oscar socchiuse gli occhi – Chi…Chi sei tu? –
L’altra avvicinò il corvo al volto accarezzandolo con la guancia e l’animale piegò la testa apprezzando il gesto. Poi guardò di nuovo Oscar: - Mi hai già conosciuto tempo fa. O meglio, hai conosciuto il mio animale sacro che impersonava una delle mie molte personalità e identità. Puoi chiamarmi Morrigan e sono o, meglio, ero la dea della guerra dell’antica religione –
Oscar rimase a bocca aperta – Morrigan…Ma allora…Dio…Cristo…Io… -
Morrigan sospirò – Oh! Per gli dei dell’Annwn! Non è che la mia esistenza neghi quella di Dio! Semplicemente…Siamo su un altro piano! Ogni volta è la stessa storia con voialtri! Di sicuro, in un’altra occasione, avresti avuto la visita del tuo angelo della morte, ma sono io che ho dovuto venire qui…In questo mondo…Interessante! Specialmente con queste nuove armi – disse indicando i cannoni – Voi umani trovate sempre nuovi metodi per uccidervi a vicenda…Ma questi… - disse provando un fremito e il corvo gracchiò come divertito.
Oscar piegò la testa di lato – E…Quindi? Dove devo andare? Posso rivedere André? –
Morrigan si avvicinò a lei – Mmmm…Come il tuo André…Ho visto anche lui…E anche lui ha pensato subito a te! “Fatemi vedere Oscar! Fatemi vedere Oscar!” gridava… - disse e si piegò in avanti – E’ un bell’uomo, ma un po' insistente –
L’altra si avvicinò – Hai…Hai visto André…Ti prego, portami da lui –
Morrigan sospirò – La vera richiesta che dovresti farmi è un’altra, Lady Oscar. Dovresti chiedermi come mai la dea di un’antica religione è qui con te ora, nel momento della tua morte –
Dopo un lungo silenzio Oscar strinse le labbra – E allora…Perché sei qui con me ora? –
La dea si raddrizzò e sorrise – Ecco! Il problema non sei nemmeno tu, ma quel guazzabuglio con le linee temporali che una strega ha combinato secoli e secoli fa –
A Oscar caddero le braccia – Morgana…Cosa…Cosa ha fatto stavolta –
Morrigan tentennò – Quando ti ha portato nella sua epoca ha fatto una cosa che non doveva fare! Sovvertire le leggi naturali è troppo, anche per una persona con poteri come i suoi…E non può sperare che tutto possa tornare come prima, anche se vi ha cancellato la memoria. Un avvenimento, Lady Oscar, è come un sasso lanciato in uno stagno: provoca una serie di cerchi concentrici…Reazioni ed altre reazioni e più si cerca di tornare alla condizione di partenza e più si modifica qualcosa nei cerci più grandi e più esterni che rappresentano il futuro –
Oscar aggrottò la fronte – Abbiamo riacquistato la memoria solo due giorni fa…E se il mio destino era morire qui…Beh! Mi sembra di aver adempiuto al dovere! E ora voglio vedere André –
Morrigan si avvicinò ancora torreggiando su di lei – Troppo comodo, Lady Oscar! Portandoti nella sua epoca Morgana ha aperto una frattura nello spazio e nel tempo…E che ha cercato malamente di rimediare cancellando la memoria a te e ad André. Ne è la riprova che Avalon, l’Isola delle Mele, l’Isola Sacra, dove si incontrano correnti di energia dalla forza incommensurabile, ha dovuto scegliere il suo campione dopo che Artù e Lancillotto erano morti…E ha scelto te in un’epoca in cui non avresti dovuto esistere! E ovviamente tale sei rimasta fino alla tua morte, cioè adesso…Ma quello che tu e la strega nera non avete considerato è che altri uomini hanno chiuso l’accesso per Avalon limitandone i poteri –
Oscar aggrottò la fronte e poi capì – La torre sul Tor…I poteri di Morgana non funzionavano a Glastonbury –
Morrigan sorrise con l’angolo della bocca – Esatto! Quei piccoli omuncoli hanno eretto quella torre in un punto particolare del Tor e hanno chiuso tutti gli accessi ad Avalon, tranne uno, proprio alla base di quella costruzione…Non ne hanno solamente limitato i poteri in questo mondo, ma hanno provocato una sorta di…Malfunzionamento…Avalon è rimasta legata a te e a te soltanto. E ad André, che è stato consacrato cavaliere nell’Isola Sacra. Quando hai tolto Excalibur dalle mani morte di Lancillotto sei diventata il nuovo campione; hai fatto una scelta in quell’occasione, quella di estrarre la spada dalla riva e di combattere Mohrag, il grande corvo che banchetta con i cadaveri dei nemici uccisi –
Oscar sorrise debolmente – La spada nella roccia… - disse piano.
Morrigan annuì – Ma tu hai intuito anche il seguito: Avalon ti ha messo ancora una volta alla prova: quando ti ha fatto ricordare tutto quello che era successo –
L’altra rimase a bocca aperta – Io…Io e André abbiamo scelto di combattere con il popolo, ma questo non ha nulla a che vedere con Avalon –
La dea sospirò – Tra le tante scelte che potevi fare…Avresti potuto scappare con lui e vivere una vita in pace, forse saresti morta di tisi e lui sarebbe diventato un povero cieco…O forse tu saresti guarita e lui no…O il contrario…O avreste avuto dei figli…Oppure no…In ogni caso e qualunque fosse stato il vostro destino, vi sareste maledetti reciprocamente per quell’istante in cui non avete voluto combattere per il vostro Paese e avreste sognato di barattare tutto per tornare indietro e lottare al fianco dei vostri amici, anche se foste stati certi di morire, come in effetti è avvenuto. Oh, si, Lady Oscar, tu, con quella decisione, hai di nuovo estratto la spada dalla roccia e tu e André siete ancora il campione di Avalon e il suo cavaliere perché avete fatto la scelta giusta. La scelta che solo un grande eroe poteva fare –
Oscar sentì le lacrime agli occhi – Ma siamo morti! E ora siamo liberi da ogni vincolo…Sia con la Francia che con Avalon…Che almeno nell’aldilà ci sia permesso di stare insieme! –
Morrigan socchiuse gli occhi e strinse le labbra, sembrando sinceramente dispiaciuta – Avalon esaurirà il suo compito, prima o poi e quando ciò avverrà, avrà bisogno di nuovo del suo campione e del suo cavaliere…Non capisci? L’Isola Sacra e il Destino che tutto vuole e tutto può…O Dio, se preferisci, vi stanno dando un’altra occasione –
Oscar cadde in ginocchio – Io…Io…Voglio solo stare con André…Perché…Perché mi fai questo? –
L’altra sospirò – Perché è il tuo destino…O forse è solo l’ultima immagine della tua mente che sta morendo…Ma tu, Lady Oscar, tornerai; tornerai senza insegne e senza titoli, per il tuo André, per Avalon e per salvare un popolo…E ora chiudi gli occhi, amica mia, cedi le forze all’oblio e dormi…Dormi di un sonno senza sogni – disse e alzò il braccio sinistro. Il corvo spalancò le ali e volò in alto nel cielo.
 
Normandia (Agosto 1943)
L’ufficiale abbassò il binocolo: la costruzione delle linee si difesa stava procedendo molto bene e gli operai, anche sferzati dalle guardie, lavoravano con lena. Si passò una mano sulle mostrine del colletto dell’uniforme, due antichi simboli germanici, due rune, il sieg, che significava “vittoria”. La doppia runa, oltre che ad essere benaugurante, richiamava anche il nome del corpo al quale lui apparteneva: SchutzStaffel o SS, come era conosciuto in tutta Europa.
L’uomo si girò verso il sottufficiale e sbuffò – Fa caldo! Come procede la sistemazione di quella casa? –
Il sottufficiale batté i tacchi – Il personale è lì da soli due giorni, ma sembra che i francesi l’abbiano lasciata abbandonata per decenni –
Salirono sull’automobile militare e raggiunsero la località di La Madeleine, a ridosso delle spiagge, nel piccolo Comune di Sainte Marie Du Mont. Parcheggiarono di fronte a una costruzione a forma di ferro di cavallo ad un piano solo ed entrarono. I soldati che stavano sistemando il fabbricato si fermarono, si misero sull’attenti e alzarono il braccio destro nel saluto. L’ufficiale si diresse subito allo studio, seguito dal suo attendente e si fermò guardando due uomini che stavano spostando una grande scrivania.
I soldati misero a terra il tavolo e si misero sull’attenti. Il sottufficiale entrò e sorrise – E questa è la scrivania usata da Oscar de Jarjayes più di un secolo fa –
L’ufficiale strinse le labbra, personalmente non sapeva chi fosse Oscar de Jarjayes e nemmeno gli interessavano gli eroi francesi: - Continuate – disse solo.
I soldati rialzarono la scrivania e lui si guardò attorno; vide due librerie e, su una mensola, degli animali impagliati. La sua attenzione fu attirata per un attimo da un grande corvo nero, ma poi distolse lo sguardo e indicò un punto – Mettetela lì. E poi appendete alla parete di dietro il quadro del Fuhrer –
Gli uomini si spostarono e poi, improvvisamente, la scrivania cadde di lato e andò in pezzi. L’ufficiale fece una smorfia – idioti! – ruggì.
I soldati si piegarono per raccogliere i pezzi e uno di loro aggrottò la fronte. Allungò la mano e afferrò un oggetto scuro. Lo esaminò e poi si alzò rivolgendosi all’ufficiale – Signore – disse porgendo un piccolo libretto nero.
L’altro prese in mano l’oggetto e lo rigirò – E questo cos’è? –
Il soldato tentennò – Signore…Abbiamo svuotato tutti i cassetti di quella scrivania, forse c’era uno scompartimento segreto –
L’ufficiale guardò per un attimo il suo sottoposto e poi aprì il libretto, piegò la testa di lato e aggrottò la fronte.
 
CONCLUSIONI
 
Ho approfittato di questa storia per far incontrare, anche se solo idealmente, Oscar con uno dei personaggi più affascinanti della storia: la Regina Boudicca degli Iceni. Boudicca può vantarsi di essere stata tra i pochi veri nemici di Roma antica. Nella sua millenaria storia, Roma non ha mai avuto degli avversari degni, nel senso che la sua superiorità miliare era talmente schiacciante che nessuno poteva tenergli testa (la caduta dell’Impero ci fu solo quando la potenza delle legioni venne meno). Tra gli unici che, però, seppero tenere testa alle legioni ci sono ovviamente il Cartaginese Annibale, che costrinse addirittura Roma sulla difensiva e, per l’appunto, Boudicca, una donna che solo con il suo carisma e la sua presenza aveva saputo radunare un esercito imponente, distruggere una legione (la Nona) e tre città.
Dopo la conquista i romani decisero di agire come fece Cesare in Gallia e cioè colpire l’unico elemento di unione che avevano le tribù britanniche: la religione. Il console Paolino mosse metà del suo esercito verso ovest, due legioni, per cacciare e uccidere i druidi e le sacerdotesse della religione celtica. A Roma, intanto, il nuovo Imperatore, Nerone, su consiglio di Seneca e della madre Agrippina, per ingraziarsi il popolo, aveva inaugurato una serie di festeggiamenti e di banchetti gratuiti che, ovviamente, pesavano sulle casse dello Stato. Da qui l’aumento delle imposte sulle provincie. Che sia vera la fustigazione di Boudicca e lo stupro delle sue figlie o che sia stato solo un abile pretesto per incanalare la rabbia delle tribù britanniche non è molto chiaro. Vero è che in quella zona era di stanza la Nona Legione Hispana e che questa fu distrutta nel primo scontro con la Regina degli Iceni.
Non si sa che fine abbia fatto Boudicca e nemmeno il destino delle sue figlie dopo la sconfitta. Secondo la leggenda maledì la Nona Legione che, dopo la vittoria del console Paolino, venne ricostruita. Ad un certo punto della storia romana, quell’unità scompare dai registri, come se non fosse mai esistita. Verosimilmente fu annientata in Oriente, in una campagna contro i Parti, ma, secondo alcuni, fu mandata in esplorazione a nord, oltre il cosiddetto Vallo di Adriano, che segnava il confine tra l’attuale Scozia e la Britannia romana e scomparve, probabilmente attaccata dai Pitti, antenati degli odierni scozzesi (ipotesi ripresa nei film “Centurion” e “The Eagle”). Quello che avviene nel villaggio scozzese di Dunblane e cioè che ogni tanto, di notte, si ode il rumore di un esercito in marcia, è riportato, a quanto ho potuto verificare, solo in un testo di C. Berlitz (non proprio una fonte considerata attendibile) viene identificato come i fantasmi dei legionari della Nona, maledetti da Boudicca e costretti a marciare per l’eternità. Mi sembrava un peccato non inserirlo.
Nella sua trasferta inglese ho voluto far incontrare a Oscar, anche solo di sfuggita, due dei più grandi personaggi della storia di quel paese come il futuro Duca di Wellington, tenente a quell’epoca e il futuro ammiraglio Lord Horatio Nelson, in quegli anni capitano e che tanto diedero filo da torcere alle truppe francesi di Napoleone Bonaparte.
La famosa collana del “Caso della collana” non aveva, a quanto sembra, alcuna pietra rossa. La gioielleria Bohmer e Bassenge, degli artigiani che materialmente costruirono il gioiello, è tutt’ora in attività con tanto di sito internet.
E, come sempre, un grazie a Wikipedia per i nomi, le date, i luoghi e i fatti storici.
 
GRAZIE
 
A tutti coloro che hanno avuto la voglia e la pazienza di leggere questo racconto e spero che, almeno per un pochino, vi sia piaciuto leggerlo come a me è piaciuto scriverlo.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Pol1709