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Autore: sallythecountess    12/02/2022    1 recensioni
Julie è una ragazza madre di vent'anni, ingenua e piena di sogni, che un giorno per caso ha notato un ragazzo bellissimo che abita di fronte a casa sua. Riuscirà a far innamorare di lei lo schivo e tenebroso 4ld3r4n, hacker nemico numero uno delle maggiori potenze mondiali?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo: Lauren
“Julie amore…” provò a dirle a telefono, spaventato a morte da mille scenari. Aveva il terrore che fosse accaduto qualcosa a lei o peggio a Lory. Si sentì morire letteralmente per un istante, al pensiero che quel piccolo sorriso così dolce potesse avere qualche problema. Julie tremava e singhiozzava, era per strada, ma non era riuscita a restare in piedi per il dolore, così si era accasciata accanto alla vetrina di un negozio.
“E’ Lory amore? Sei tu? Ti prego dimmi che succede perché sto morendo…” le intimò spaventatissimo, e Julie sussurrò “è nonna Lauren, è in sala operatoria. Se ne sta andando via…” rassicurandolo enormemente. Per un attimo pensò di urlarle “non puoi farmi prendere questi spaventi!” ma poi realizzò che era piuttosto insensibile da parte sua sentirsi sollevato, mentre lei piangeva tutte le sue lacrime per la nonna, che aveva sempre significato così tanto per lei.
“Dove sei? Vengo a prenderti” le sussurrò dolce, realizzando quanto a pezzi lei fosse. Julie non riusciva quasi a respirare per i singhiozzi, e quando gli disse “non lo so, non riesco a pensare e neanche a muovermi…” gli fece immensamente tenerezza.
“Ti trovo io, resta dove sei, ok? E cerca per favore di fare lunghi respiri…” concluse serio, pagando il conto del ristorante e ripetendole mille volte “inspira ed ora espira…”
“Ma io come faccio Rami? Come vivo senza di lei?” sussurrò, in preda a migliaia di lacrime e lui doveva riattaccare per cercare la sua posizione, ma si sentiva troppo in colpa per farlo e le disse molto piano “…aspettiamo Julie. Andiamo da lei, vediamo come sta e poi capiremo cosa fare.”
Per la prima volta nella sua vita Rami doveva tranquillizzare qualcuno in preda al panico e al terrore, e incredibilmente fu molto lucido e capace. Dopo qualche minuto di esitazione capì che Julie doveva arrivare da nord, e quindi provò a ripercorrere la strada che lei avrebbe dovuto fare, andando verso la metro. Lei non era mai in ritardo, quindi doveva essere da quelle parti, e per aver risposto al telefono, Rami ipotizzò che fosse all’esterno della metropolitana. Non c’era nessuna certezza in quella strada, era solo un’ipotesi, ma l’alternativa era provare o dirle “ti richiamo dopo” e lasciarla sola in strada in quelle condizioni. Così Rami iniziò a camminare, e continuò a parlare con lei, cercando di essere rassicurante. Julie gli aveva parlato tante volte di quella nonna, e Rami l’aveva anche conosciuta, in una simpatica videochiamata, perché per lei significava troppo l’opinione di quella vecchietta. Avevano riso tanto di lei, che aveva preso in giro dolcemente Rami e poi gli aveva detto che era davvero troppo magro e che Julie doveva cucinargli qualcosa di decente.
Rami sapeva esattamente quello che lei stava provando. Non il dolore, quello non lo aveva mai conosciuto, ma l’angoscia e il panico che ti accecano e ti impediscono di riflettere, azzerando le tue funzioni vitali. Conosceva molto bene quelle sensazioni, perché ci combatteva da tutta la vita, e non sempre vinceva. Cercò di usare una strategia che a volte usava su di sé, e su Thalia anche. Provò a farle vedere uno spiraglio di luce in quel dolore immenso che sembrava stesse per sovrastarla. Le disse che se era in sala operatoria, evidentemente i medici pensavano ci fosse qualche possibilità, anche una sola, altrimenti non avrebbero mai tentato.
“Dicono che ce ne sono pochissime…” rispose lei, che non considerava positiva quella frase dei medici, a ragion veduta.
“Pochissime è meglio di zero, amore. Finché ce n’è anche una sola, non è il caso di gettare la spugna…” provò a dirle, sperando di vederla voltando l’angolo, e invece non era neanche lì. Ormai era arrivato alla fermata della metro, ma non riusciva a trovarla ed era a un passo dal perdere la calma anche lui. Ma fortunatamente non lo fece.
“Non ce la faccio Rami, non posso accettarlo…” continuava a ripetere lei, seduta per strada senza fiato. Iniziava a iperventilare, e le sembrava letteralmente di stare per morire, soffocata dal peso di quel dolore, che sembrava immenso.
 “Julie continua a respirare…” provò a dirle, piuttosto spaventato, perché i singhiozzi di lei sembravano spezzarle il fiato e lei piangeva davvero forte. Rami odiava l’ansia, e più di una volta aveva perso i sensi a seguito di una crisi d’ansia. Era finito in ospedale tantissime volte, pensando di stare per morire, con il cuore impazzito che gli veniva fuori dal petto, quindi temeva che lei avesse una reazione troppo forte a un sentimento che non conosceva. Doveva parlarle piano, essere sicuro e rassicurante, ma non era sicuro di riuscirci.
 “E lo so che lei è sempre stata il tuo unico punto di riferimento, che è stata la persona più importante della tua vita, l’unica che ti ha realmente fatto sentire amata e protetta…” aggiunse, sorridendo, finalmente, perché forse l’aveva trovata.
“…e che probabilmente fa male da morire. Lo capisco, e se potessi ti salverei da questo dolore, in ogni modo. Però amore mio, adesso dobbiamo reagire e lo faremo insieme…” le sussurrò porgendole la mano e Julie alzò lo sguardo e se lo trovò davanti.
Rami si abbassò soltanto per accarezzarla, ma provò una pena immensa per lei. Aveva indossato un bel vestito e probabilmente si era anche truccata, perché aveva mille righe nere che le attraversavano le guance. I suoi bellissimi boccoli biondi, erano totalmente sottosopra, e lei sembrava l’immagine stessa del dolore.
Rami la prese per il braccio e la sostenne per farla alzare. Lei non disse nulla, continuò soltanto a piangere, mentre lui le chiudeva il cappotto e le puliva le guance con un fazzoletto, perché gli faceva davvero male vederla in quello stato.
“Andiamo amore mio…” le sussurrò pianissimo, cercando di farla camminare, e Julie lo seguì, come una specie di bambola di pezza senza volontà.
Rami camminò al suo fianco, in silenzio, stringendo forte la sua piccola manina gelata. Lei era totalmente immersa nel suo dolore, e lui non voleva dire qualcosa di stupido, così rimase soltanto in silenzio. Solo dopo qualche tempo Julie sussurrò piano
“Non so neanche esattamente cosa sia successo. Non ho capito quello che ha detto mio padre. Ha iniziato dicendo che era grave e in ospedale e allora non ho capito più nulla…” confessò, anche un po’ in imbarazzo per la sua solita stupidità, che le impediva di ascoltare o leggere le cose con attenzione prima di reagire.
“Andiamo da lei a scoprirlo, allora?” le disse piano, per convincerla a salire in auto e i suoi occhi si riempirono ancora di lacrime, e disse sconvolta che non poteva.
“Certo che dobbiamo andare amore…” concluse serio, mentre riusciva a farle fare qualche passo e Julie sconvolta disse piano “Thèo non può vedere Lory, altrimenti ne nasce un casino tremendo. Potrebbe anche accettare la sua esistenza, ma sapere che il padre mi ha abbandonato con lei lo renderebbe furioso e pericoloso, soprattutto in un periodo così difficile della sua vita.  Rischiamo davvero che vada a uccidere Alan…”
Rami si chiese soltanto come diavolo avesse fatto a pensare a suo fratello in quel momento, dato che non era riuscita neanche a restare in piedi. Eppure davvero tutta la sua famiglia girava intorno a quel ragazzo, se lei si voleva anche privare dell’ultimo saluto a una persona così importante solo per lui.
“Non mi sembra un grosso problema, Julie. Non saprà che è figlia di Alan, né che sei da sola. Se vuoi, per Théo, Lory sarà la mia bambina…” provò a dire, con l’anima in subbuglio, perché era davvero una cosa importante da chiedere e solo allora, per la prima volta in quella serata Julie lo guardò, e capì davvero chi fosse la persona che aveva davanti: Rami era spaventato, incasinato e probabilmente anche infreddolito, ma restava in piedi solo per lei. Stava cercando di darle forza e sicurezza, proprio lui che aveva letteralmente paura di ogni cosa, e non potè fare a meno di sorridergli e sussurrare piano che sarebbe stato molto bello da parte sua.
“…non è una cosa impossibile da credere, anche se lei è bellissima e bionda e io asiatico. Però so occuparmi di lei, giochiamo insieme, le do da mangiare, la rimprovero anche qualche volta… insomma ci vogliamo bene. Credo, no?” chiese, un tantino in imbarazzo e lei annuì e sussurrò piano “lei stravede per te e anche tu le sei molto affezionato, pare…”
“Posso sembrare suo padre, allora?” concluse, con il cuore in subbuglio e Julie annuì e gli baciò piano la mano.
 “…magari fosse davvero così…” concluse qualche minuto dopo, fissando fuori dal finestrino e prendendogli la mano.
“Non è detto che non possa esserlo…” rispose lui, totalmente a soqquadro, sconvolgendo anche lei.
Note:
Eccomi qua, scusate per l'assenza ma è stata una settimana letteralmente assurda ed estenuante. Voi come state? Spero bene. Ecco l'ennesimo capitolo che non doveva esistere, ma è venuto fuori in corso d'opera. Che ve ne pare di questa situazione? Siete pronti a conoscere la famiglia di Julie? Vi aspetto!
   
 
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