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Autore: CatherineC94    13/02/2022    5 recensioni
«Ricordami come sono riusciti a convincermi a fare parte di questa immensa stupidaggine» borbotta rauco Aberforth in direzione di Milly.
La capra si limita a fissarlo, senza una risposta chiara.
«Questo Silente è fulminato, parla con le capre» esclama con voce impastata Alphard Black, con gli rossi ed i capelli ormai più simili ad un groviglio di Folletti della Cornovaglia.
Aberforth gli lancia un’occhiata maligna, mentre il babbeo di Hagrid ride e quel lestofante di Mundungus Fletcher quasi soffoca dalle risate.
l Immaginate Aberforth Silente, Alphard Black, Hagrid e Mundugus Flectcher che hanno organizzato una bisca clandestina alla Testa di Porco.
l Prequel di "Sherry Liscio".
lQuesta storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum Ferisce la penna
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Alphard Black, Augusta Paciock, Mundungus Fletcher, Rubeus Hagrid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie '#Aberforth'
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Cervelli tarmati
«Ricordami come sono riusciti a convincermi a fare parte di questa immensa stupidaggine» borbotta rauco Aberforth in direzione di Milly.
La capra si limita a fissarlo, senza una risposta chiara.
«Questo Silente è fulminato, parla con le capre» esclama con voce impastata Alphard Black, con gli rossi ed i capelli ormai più simili ad un groviglio di Folletti della Cornovaglia.
Aberforth gli lancia un’occhiata maligna, mentre il babbeo di Hagrid ride e quel lestofante di Mundungus Fletcher quasi soffoca dalle risate.
Quel dannato pomeriggio ha subito fatto presagire che le cose sarebbero andate male per il barista; ha visto i tre mentecatti varcare la soglia del suo infimo Pub con una convinzione tale che va al di là della semplice bevuta.
«Black, ancora mi chiedo cosa ti spinga a fare lo spiritoso visto che ti sono rimaste solo le braghe puzzolenti di tua madre da giocare» ribatte Aberforth tutto sorridente.
Il Black sovversivo di turno alza le spalle, mentre gli occhi color grigio si accendono di entusiasmo.
«Mi giocherei anche lei, ma poi te la dovresti sorbire vecchio e ti assicuro che una banshee ha più presenza di spirito!» esclama ridendo.
«Una madre…» singhiozza Hagrid con lo sguardo perso a causa del tazzone di Brandy.
Aberforth alza gli occhi disgustato.
«Sei una vera e propria femminuccia che frigna!» lo redarguisce.
«Te la posso procurare io, qualsiasi cosa basta che mantieni il silenzio e una certa discrezione!» ciarla Mundungus con intrinseca voglia di guadagnare qualche Galeone con le disgrazie altrui.
«AH! Ma questa mano è terribile, terribile! Ammettilo Silente rozzo, hai truccato le carte!» urla Black in preda a qualche delirio personale.
Aberforth ride quando vede che ha perso anche quella mano.
«Adesso cosa mi dai? Visto che hai perso un bel po’ di oro e tutta la tua dignità» esclama Aberforth con il petto gonfio tipico di chi vince perché quella è una delle giornate fortunate senza senso.
Alphard Black sbuffa, con quei capelli corvini che si alzano e si riabbassano ritmici, mentre poggia malamente la schiena, alla ricerca di qualche bene da poter mettere in palio.
«I Black hanno un tesoro immenso, vero?» chiede con vocetta avida Mundungus.
Il rampollo Black fa una smorfia disgustata annuendo.
«Tu si che sei un tipo a posto però, mai visto fare cose sceme!» mugugna l’allocco di Hagrid che quando alza il gomito ama perdersi nel viale dei ricordi.
«Hagrid, nella loro testa c’è più succo di zucca che cervello» gli risponde Alphard con la voce arrocchita da chissà quale tristezza.
«Sentite se volete fare le allegre comari andate da quella donna che ha avuto l’insana idea di aprire quella banale sala da tè all’angolo» ringhia Aberforth che non solo non ha tempo e voglia di provare pietà per gli altri, ma ancora sente come un affronto personale l’apparsa di Madama Piediburro ad Hogmsmeade.
«Va bene va bene, lo sappiamo che adori sguazzare nelle tue pallide amarezze. Ecco, siccome io non sopporto avere debiti con te adesso chiudiamo questa faccenda. Altrimenti chi lo sa, potrei ritrovarmi quella capra sul letto qualche mattina…» blatera Black, gettando uno sguardo a Milly la capra che punta gli zoccoli in modo minaccioso.
Fletcher la guarda desideroso.
Hagrid ha invece gli occhi dolci e sussurra:«Dovresti farla passare dalle mie parti, c’ho qualcosa per lei nella mia capanna».
«Sì, sì tutto molto dolce ma finiamola!» esclama Aberforth con la vena nella tempia che pulsa.
Alphard muove la bacchetta sapiente, per poi far apparire un enorme cappello al centro del tavolo.
«Mi prendi in giro, idiota» sputa Aberforth, quando capisce che il copricapo ha degli assurdi avvoltoi impagliati e che senza alcun dubbio è femminile.
«Ti starebbe bene, ma se non lo vuoi lo prendo e lo rivendo io» dice stridulo quel raccattatore di Dung.
«Sembrano degli avvoltoi a penna corta dell’Essex» esclama contento quel fissato con le bestie di Hagrid.
Aberforth quasi sputa una rispostaccia sui volatili e fulmina con lo sguardo Alphard.
«A tuo fratello starebbe divino» lo cantilena.
Aberforth afferra la bacchetta e con uno scatto fulmineo la punta al collo dell’uomo, mentre il suo kilt svolazza leggero.
«Attento a quello che dici, pezzo di idiota che ti faccio saltare in aria ciò che nascondi dove non batte il sole!» lo minaccia.
La stanza crolla nel silenzio più totale, per poi riempirsi di risate sguaiate.
«Ah, amico mio se non ti conoscessi! Sai, questo delizioso copricapo l’ha sgraffignato il mio nipotino, Sirius. Un tipo niente male, da grande darà soddisfazioni» dichiara orgoglioso Alphard, mentre asciuga le lacrime provocate dalle risate.
«Sirius? Non fa parte dunque della setta di psicopatici?» chiede Aberforth.
«No, per niente. L’ha preso a Walburga, a quest’ora starà urlando come un’ossessa in quel tugurio di casa!» ribatte Black.
Aberforth sorride sporco, immaginando quella detestabile donna che urla isterica.
«Va bene, va bene chiudiamola qua la faccenda. Adesso sloggiate, ho le pluffe piene» esclama Aberforth sgarbato.
 
 
«Che puzza di canaglia, Mundugnus Fletcher è passato da queste parti?».
Aberforth alza gli occhi spazientito, quella voce riempie la sua testa e rende chiara l’idea che quella giornata sarà più lunga del previsto.
«Hai dimenticato quel babbeo di Hagrid e poi il virgulto di casa Black» risponde Aberforth.
Augusta sorride stiracchiata, per poi immaginare la scena.
«Avresti potuto fare un fischio, li avrei lasciati in mutande» dice lei con gli occhi lucidi.
Aberforth sente qualcosa che perde un battito, per poi tossire di botto.
«Non ho bisogno di nessuno, ho fatto molto meglio» blatera, girandosi per distogliere lo sguardo dagli occhi della donna.
«Non credo proprio, l’ultima volta abbiamo lasciato tuo fratello e Minerva a terra. Comunque, versami da bere che oggi è stata davvero lunga la giornata» dice.
Aberforth esegue senza proteste, per poi notare che Augusta sembra davvero stanca. Da poco tempo ha scoperto che suo marito è morto, per poi notare la sua assidua presenza solo che non ha mai capito se lo fa per incontrarlo o per scolarsi le riserve di Whisky che tiene in cantina.
«Il ragazzino, Frank, oggi mi ha preparato una sorta di festicciola. Ho il voltastomaco, ma ho dovuto far finta di niente» dice ad un certo punto.
Aberforth si blocca gelato.
«Oggi è diciassette?» chiede.
Augusta svuota il bicchiere.
«Non ti ci mettere anche tu» lo minaccia.
«Certo che sei una dannata rompiscatole, alla fine sei venuta tu qua con i grandi discorsi e poi te la prendi con me?» sbotta Aberforth innervosito.
Augusta l’osserva bene, i grandi occhi umidi ed una risata bassa.
«Sei così maleducato, mi sorprenderei se invece sotto al kilt si nascondesse una brava persona» mormora.
Aberforth rimane come sempre senza parole, non sa che pesci prendere. Affila lo sguardo per poi vedere quel terribile cappello con gli uccelli tarmati e gli spunta in testa un’idea becera.
«Quello è per te» le dice.
«Che vuoi?» borbotta Augusta.
«Quel coso, sì prenditelo. L’ho vinto a carte, così te ne vai senza maciullarmi ciò che rimane delle mie pluffe» sghignazza Aberforth.
Augusta osserva quel terribile oggetto per poi osservarlo interrogativa.
«Era della dolce e cara Walburga, ma credo che quel fedifrago del figlio maggiore l’abbia rubato. Così quanto ti invitano a quelle feste da malati di cervello lo puoi sfoggiare» afferma con un briciolo di malsana curiosità per la scena.
«Perché sei sicuro che io lo prenderò?» lo sfida.
«Perché anche tu vuoi vedere quell’orribile faccia morire di rabbia» sghignazza Aberforth scomparendo nel retrobottega.
«Tanti auguri» pensa.
Ma non lo dice ad alta voce, anche perché la porta del Pub si chiude ed Augusta col cappello in testa è già andata via.
 

 
Note.
Avevo promesso di scrivere questa storia, ed eccomi. Tempo fa h pubblicato Sherry Liscio, si può dire che questo è il suo prequel…non so magar scriverò qualche altra cosa su Augusta ed Aberforth. Spero vi piaccia.

 
           
 
   
 
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