Per dormire affittarono una stanza in un albergo a ore. Non era né grande né attrezzata per tutti loro, ma non importava a nessuno, e dovevano fare economia col poco denaro ancora in loro possesso. Dentro c’erano soltanto un paio di letti e un divano malmesso; una porta si apriva sul piccolissimo bagno, in cui si trovavano una doccia ed un lavandino. Drake decise che avrebbe dormito nel sacco a pelo sul pavimento di moquette stinta, mentre loro potevano sistemarsi dove e come volevano. Anche Leon, in uno slancio di generosità che sorprese persino lei stessa, decise che avrebbe lasciato i letti ai ragazzi. Dormirono solo qualche ora, poi uscirono presto, quando ancora l’aria era piena del freddo notturno e il resto del motel non si era ancora svegliato.
- Destinazione?- chiese Marie.
- Qualsiasi posto sia adatto a condurre affari poco puliti.- rispose lo Stratega - Vado a parlare un attimo col portiere, magari può esserci d’aiuto.-
Andò a bussare alla porta del suo ufficio, che si aprì poco dopo; Drake entrò nella stanza, e non tornò prima di qualche minuto.
- Dice di cercare un certo Orfeo.- disse subito, quando fu di nuovo da loro - Non credo che sia il suo vero nome, ma sembra essere uno che sa sempre tutto, qui nel quartiere. Chiunque cerca qualcosa deve chiedere a lui.-
- E sai dove si trova?- domandò Gareth.
- Gira per locali, quando non si rintana nella sua topaia.- rispose alzando le spalle.
Si avviarono lungo la strada, entrarono nella prima bettola che incrociarono, a quell’ora quasi vuota, e si sedettero davanti al sudicio bancone. Leon passò rapidamente in rassegna l’ambiente male illuminato con lo sguardo, adocchiando i pochi ubriaconi nullafacenti che, già a quell’ora, si erano infilati nel locale per cominciare a bere, cercando di ignorare l’odore di quel posto e l’aspetto poco pulito. Onestamente avrebbe di gran lunga preferito non trovarsi là dentro, ma considerato che non aveva idea di come fare a trovare la Clumnite doveva davvero lasciare che fosse Drake a occuparsi di tutto e affidarsi alle sue decisioni.
Lo Stratega, nel frattempo, fece un gesto veloce verso il tarchiato barman, in quel momento intento a sciacquare sommariamente alcuni bicchieri.
- ‘Giorno.- grugnì l’uomo, avvicinandosi e grattandosi il molle pancione da sopra il grembiule malconcio che indossava - Che volete?-
- Per ora ci accontentiamo di qualche bottiglia di succo.- rispose Drake - E di qualche dritta. Vorrei incontrare un certo Orfeo.-
L’uomo si accigliò.
- Chi lo cerca?- chiese.
- Uno che ha un affare da proporgli. Puoi aiutarmi?-
Lui scosse la testa.
- No, amico. Non lo vedo da tre giorni, ma se si fa vivo gli parlo di te.- rispose, voltandosi per afferrare quattro bottiglie da un frigorifero.
Drake non rispose e attese che l’uomo finisse di servirli, ma nessuno di loro toccò un solo sorso delle bevande: il colore era troppo scuro, e qualcosa che di certo non somigliava a polpa di frutta galleggiava nel collo delle bottiglie.
Uscirono poco dopo, con Marie che ostentava un’espressione disgustata.
- Un buco nell’acqua.- disse Gareth con un sospiro.
- Normale, non è possibile trovare gente così, al primo colpo.- disse Drake - Tranquillo, più chiediamo in giro e più sarà possibile scovarlo. La voce di quattro stranieri che lo cercano giungerà certamente alle sue orecchie, e se riterrà che non siamo pericolosi allora ci cercherà di persona. E considerando che due di noi sono ragazzini, è altamente probabile che succeda.-
Marie sbuffò.
- Mi sa che sarà una cosa lunga.-
- Un po’.- ammise lo Stratega.
Entrarono in altri locali, altrettanto malmessi quanto il primo, e in tutti quanti ricevettero le stesse risposte, ovvero che non c’era, che non lo vedevano da giorni o che non l’avevano mai sentito prima. Più si facevano vedere, tuttavia, e più Leon si rendeva conto che la gente attorno a loro gettava occhiate a tutto il gruppo, e in un paio di occasioni ebbe modo di riconoscere qualche faccia: c’era qualcuno che li seguiva.
A metà della giornata, quando era ormai passata l’ora di pranzo e stavano cominciando a pensare di cercare un posto dove mangiare, finalmente ebbero successo: entrati nell’ennesimo bar non riuscirono a fare più d’un passo dalla porta che un grosso energumeno calvo dalla pelle pallida si parò davanti a Drake, squadrandolo da capo a piedi.
- Sei tu che cerchi Orfeo?- chiese con voce bassa e di gola.
Drake annuì lentamente.
- Sai dov’è?-
- Forse.- rispose lui - Che vuoi da lui?-
- Ho bisogno di informazioni, e lui può darmene in quantità.-
- Certo che può, se tu puoi pagare.-
Lo Stratega annuì di nuovo.
- Portaci da lui.- disse.
- Solo uno.- grugnì l’uomo - Solo tu. Gli altri aspettano lì.- e fece un cenno verso un punto qualsiasi del locale.
Drake sospirò.
- D’accordo.- si voltò verso Leon, al suo fianco - Resta con loro due, mi raccomando.- disse.
Lei annuì.
- Tranquillo.-
Lo Stratega si allontanò con il grosso gorilla, mentre Leon portava Gareth e Marie a un tavolo libero e si sedeva con loro. Molti li guardavano di sottecchi.
- Non mi piace questo posto.- disse Gareth a bassa voce - E nemmeno gli altri in cui siamo stati fino ad ora.-
- Non piacciono a nessuno, se proprio vuoi saperlo…- brontolò Marie - Ma non c’è troppa scelta, mi sembra.-
- No, non c’è.- annuì cupamente Leon - Ora statevene buoni, appena torna Drake mangiamo qualcosa.-
Rimasero in silenzio qualche minuto, finché qualcuno non si avvicinò. Erano tre persone, tutti uomini, abbastanza grossi e dall’aspetto sciatto. Uno ostentava una brutta cicatrice sulla guancia, e tutti puzzavano in modo osceno di birra scadente. Probabilmente erano strapieni d’alcool.
- Ehi…- grugnì quello più vicino, il più basso del gruppo, rivolgendosi a Leon. Sulla testa aveva pochi fili scuri e unti a coprirgli la fronte, e indossava una tuta da meccanico macchiata di olio - Ti stavo osservando. Perché non mi offri da bere?-
Leon aggrottò la fronte.
- No.- rispose seccamente.
Lui sogghignò, e Marie fece per afferrare le sue armi, che portava nascoste sotto una felpa che si era legata alla vita. Gareth osservava la scena intimorito.
- Oooh, fa la difficile, la signorina…- borbottò l’uomo, mentre i suoi compagni ridacchiavano - Non c’è bisogno di essere sgarbati, sai… siamo solo tre amiconi che cercano di divertirsi un poco, dopotutto.-
Leon gli lanciò uno sguardo scocciato: iniziava davvero ad averne piene le scatole. Tra Crepuscolo che le dava la caccia, il suo vecchio professore che cercava di ucciderla e lo stress di trovarsi in una città dove chiunque le avrebbe fatto la festa se avessero scoperto chi era davvero i suoi livelli di sopportazione erano ai minimi storici. E quell’idiota non aiutava affatto.
- Mi sorprendi.- disse - Sai contare fino a tre. Complimenti.-
I suoi due compagni scoppiarono a ridere sul serio, mentre lui s’incupiva.
- Questa te la potevi risparmiare.- disse, mettendo una mano sul tavolo - Mi sono offeso. Devi farti perdonare.-
- Bene.- disse Leon, distogliendo lo sguardo - Mi farò perdonare non tagliandoti via quella mano, sempre che tu la tolga di lì.-
- Leon…- gemette Gareth in tono d’allarme.
Lo sconosciuto cominciò ad irritarsi davvero, anche se i suoi amici parevano divertirsi come mai, attirando così l’attenzione di qualche persona.
- Hai voglia di fare la dura, ragazzina?- sbottò - Ti avverto, cambia tono o…-
- Sono io che avverto te.- ribatté quietamente Leon, tornando a guardarlo negli occhi - Sparisci.-
Si fissarono per alcuni istanti stracolmi di tensione. Marie serrò ancor di più le mani sui manici delle armi, e Gareth si guardò attorno, forse alla ricerca di qualcosa da usare anche lui o forse di una via di fuga.
- Mi stai stancando.- disse lui.
Leon si alzò in piedi con un sospiro stanco, cercando di non gridare per la frustrazione.
- Sì, anche tu.- rispose - Sono qui per motivi che non riguardano certamente te, e non mi interessa né averti attorno né avere attorno nessun altro. Specie quando puzza così.-
Appena finita la frase, lui alzò la mano come per tirarle uno schiaffo. Marie e Gareth gridarono, e forse anche il barista, ma Leon lo lasciò fare, e quando l’uomo colpì quasi non se ne accorse, anche se voltò la testa. Riportò lentamente lo sguardo su di lui, aggrottando la fronte e serrando i pugni.
- Vedo che non ci siamo capiti…-
Serrò il destro e immise tutto il proprio peso in un potente montante che gli sferrò proprio al mento, spedendolo a ridosso di un tavolo alle sue spalle, mentre i suoi due amici smettevano di ridere e facevano un balzo indietro per la sorpresa. Qualcuno al bancone scoppiò a ridere per l’umiliazione subita dall’uomo, ma generalmente non ci furono altre reazioni degne di nota: probabilmente scene del genere non erano così strane da quelle parti.
Mentre i due uomini aiutavano il loro amico a rialzarsi e lo portavano via quasi di peso, Leon sentì qualcuno tossire alle sue spalle. Voltandosi, vide Drake che la fissava rassegnato.
- Beh?- sbuffò.
- Meno male che non dovevate dare nell’occhio.- commentò lui con un sospiro - Venite.- disse, facendo cenno di seguirlo.
Leon si avviò senza degnare d’uno sguardo nessuno, e Marie e Gareth non poterono che seguirla. Quando furono oltre la porta, in un piccolo corridoio buio, Drake si rivolse alla Figlia del Sole.
- Sto per portarvi da Orfeo. Dice che forse può aiutarci, ma non ha promesso niente.-
- Beh, meglio che essere sbattuti fuori, no?- chiese Gareth.
- O su un tavolo…- aggiunse Marie.
Nessuno replicò, e Drake si diresse alla porta in fondo al corridoio, scrostata e malandata come tutto il resto del locale. Sopra, una targa sbiadita diceva “privato”. Si ritrovarono in un piccolo retrobottega pieno di stracci, scaffali di metallo e vecchi flaconi semivuoti; alcuni uomini se ne stavano raccolti in un angolo, e giocavano a dadi; un altro si era appartato dietro diversi scaffali, e stava armeggiando con un ago; una ragazza dormiva per terra, seminuda e pallida.
L’ambiente era ancor più cupo e sudicio del resto del locale, e l’umidità, lì dietro, penetrava fin dentro le ossa, rendendo appiccicosa la pelle, filtrando dai muri e dalle prese d’aria rotte, o dai tubi vecchi e corrosi sul soffitto.
Drake non stette a guardare niente di tutto ciò e si diresse subito verso una destinazione ben nota, in un piccolo sgabuzzino all’angolo, dentro il quale quattro ubriaconi giocavano a poker. Un solo uomo stava lì a guardarli, appoggiato ad una mensola con le braccia incrociate. Era sottile e muscoloso, ben alto, dalla pelle nera e la testa perfettamente rasata. Quando entrarono gettò loro un’occhiata e si alzò in piedi per raggiungerli.
- Sono Orfeo.- disse subito a Leon. Aveva due piccoli occhi chiari ed una voce giovane ed acuta, che si confaceva al suo aspetto - Tu sei quella che vuole la Clumnite, invece?-
Lei annuì.
- Beh, come ho detto al tuo amico, non ti prometto niente, ma forse posso darti una dritta. Solo, non sarà gratis.-
- Non posso pagare molto.- disse lei.
- Non voglio soldi.- rispose Orfeo - Ho bisogno di un favore.-
- Sì, lo avevi accennato.- disse Drake - Di che favore si tratta?-
- Di uno che non posso farmi da solo, ovvio.- sogghignò lui - Venite con me.- disse, avviandosi verso una porta in fondo.