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Autore: _Layel_    15/02/2022    2 recensioni
Aveva imparato che esistevano le anime gemelle guardando le soap opere che davano in TV. Sapeva che ogni tanto, a seconda di quanto vicini si fosse, si ricevevano delle visioni che mostravano la vita della propria anima gemella. Per ora gli era successo solo tre volte. La prima volta era stata quando la sua anima gemella aveva manifestato il suo Quirk. Keigo aveva solo visto una forte luce e i sorrisi di quelli che dovevano essere i suoi genitori. Le visioni successive erano state meno allegre.
[Soulmates!AU | DabiHawks]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Hawks
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Nove: Colazione a Letto


Keigo non ricordava l'ultima volta che era stato così ansioso di tornare a casa.


La notte prima Dabi si era presentato alla porta del suo appartamento, come avesse fatto ad attraversare tutta la sua agenzia senza essere notato, era un mistero che Keigo non ci teneva a risolvere. Tempo due minuti e stava dormendo. Non si era neanche scomodato a salutare: aveva buttato la borsa che conteneva le sue cose in un angolo ed era praticamente svenuto sul divano. Keigo non ebbe neanche mezza possibilitá di iniziare il discorso che si era preparato e si pentí di essersi preoccupato tanto su quello che si sarebbero detti la prima volta che si fossero rivisti. Scribacchió una nota e la lasciò sul tavolo del soggiorno. Ovviamente a Dabi non interessava parlare, lui aveva accettato solo per levarsi di torno la polizia. E forse anche per la jacuzzi.


Alle cinque del mattino venne svegliato da una chiamata d'emergenza. Un terremoto aveva quasi interamente distrutto un villaggio a un'ora di auto dalla sua agenzia. Hawks doveva aiutare a soccorrere i civili bloccati dalle macerie e trovare eventuali dispersi. Uscì direttamente dalla terrazza nella sua camera da letto, lasciando a casa chiavi e cellulare. Non controllò se Dabi fosse ancora nel salotto e una volta arrivato al villaggio ebbe troppo da fare per pensare al criminale che ospitava in casa.


Keigo era ansioso di tornare a casa, sempre che il suo appartamento fosse ancora in piedi. Dabi aveva un eccellente controllo sul suo quirk ma quello sulle sue emozioni era al massimo passabile. Sperava che non si fosse sentito insultato dal tappeto e che non avesse deciso di dargli una lezione. Se il suo appartamento fosse andato a fuoco la Commissione gli avrebbe inviato almeno venti pagine di minuziose domande sull'accaduto, metà delle quali si sarebbe concentrata sul chi piuttosto che sul come. 


Arrivò in vista del suo edificio, i piani inferiori occupati dall'agenzia, i due superiori dal suo appartamento, e sospirò di sollievo nel vedere che non c'erano nuvole di fumo che uscivano dalle finestre. Però il sentimento di ansia mista a eccitazione che aveva provato fin dal giorno precedente continuò a nuotare nel suo stomaco. Non era l'appartamento che gli importava. Stasera avrebbe rivisto Dabi per la prima volta in tre anni -e sette mesi, aggiunse una vocina petulante nella sua testa- e non aveva la più pallida idea di come comportarsi. Durante i pochi minuti di chiamata parlavano solo di lavoro. Occasionalmente Keigo faceva una battuta e Dabi rispondeva con un commento sarcastico. Raramente degenerava nei battibecchi che facevano da ragazzi. E mai parlavano veramente.


Rallentò il volo, per atterrare in terrazza. Stiracchiò le braccia per alleviare la tensione che sentiva sulle spalle. Spinse la porta finestra ma la trovò chiusa. Vero, aveva dimenticato le chiavi. Si sfregò gli occhi e con due delle sue piume più piccole iniziò a scassinare la serratura. Era quasi riuscito a sbloccare il lucchetto quando la porta venne spalancata. Dabi lo guardava con un sopracciglio alzato e l'ombra di un sorriso.


"Ti sei chiuso fuori?" 


"Zitto." Lo spinse via dall'entrata con una gomitata. Si tolse cuffie e visore e li gettò sul letto.


"Pronto, polizia?" Dabi alzò la mano all'orecchio per fingere di telefonare e continuò in tono canzonatorio, "Sono abbastanza sicuro di aver visto un tizio sospetto cercare di scassinare la porta."


"Non hai niente di meglio da fare?"


"L'avrei, ma qualcuno mi ha vivamente sconsigliato di uscire di casa." Sventolò la nota della sera prima, guardandola come se l'avesse offeso personalmente.


"E pensavo di essere io quello impaziente." Rispose Keigo mentre entrava in cucina per prepararsi un caffè. "Prendila come una vacanza."


"Noiosa come vacanza." Nel suo tono di voce non c'era cattiveria. Keigo gettò un'occhiata al soggiorno e trovò Dabi che lo osservava attentamente.


"Ho un'intera sezione dell'archivio da alfabetizzare se vuoi fare qualcosa."


"Emozionante." Disse con uno sbadiglio. "Torni sempre a quest'ora?"


"Dipende, questa era una chiamata d’emergenza. Posso inviarti i turni, se vuoi." Si ricordò del reperto archeologico che era il cellulare di Dabi. "Magari li stampo. Perché, ti sono mancato?"


 “Così so a che ora prendere l’aspirina.” Accese la tv, l’ombra di un sorriso sulle labbra. Keigo si ritrovò a sorridere a sua volta mentre si lasciava cadere sul divano, rilassandosi finalmente dopo due giorni. 


Sedettero in un tranquillo silenzio mentre le voci degli ospiti di un talk show riempivano la stanza. Dani alzava gli occhi al cielo o sbuffava quando questi dicevano qualcosa che lui riteneva incredibilmente stupido. Il che era quasi sempre. A Keigo ricordava quando da bambini si nascondevano sotto le coperte per leggere fumetti, pronti a fingere di dormire se avessero sentito dei passi in corridoio. Dabi era il più veloce a finire le pagine e sbuffava in continuazione mentre aspettava che Keigo lo raggiungesse. Lui in risposta lo prendeva a gomitate.  


“Sai, pensavo che sarebbe stato diverso." 


L'affermazione rimase sospesa nell'aria per qualche minuto e Keigo si chiese se Dabi l'avesse sentito.


"In meglio o in peggio?"


"Solo diverso. Credevo che col tempo…" Si interruppe quando vide la luce azzurra della tv riflettere sui piercing di Dabi. Distolse lo sguardo quando l'altro notò che lo stava fissando. "A quanto pare non è cambiato niente."


"Beh, ora sei un eroe professionista, hai un'agenzia fin troppo efficiente, vivi per conto tuo-"


"Do rifugio a criminali."


"Criminali? Credevo fossi l'unico."


"Lo sei."


Dabi si schiarì la gola e si alzò dal divano. "Vado a dormire." Si fermò sulla soglia della sua camera. "Dovresti farlo anche tu."


Keigo gli rispose con un cenno distratto. Appena la porta si chiuse affondò il viso in un cuscino soffocando un urlo. Per uno che era stato eletto come "scapolo più desiderabile del Giappone" per due anni di seguito e aveva squadroni di fan che gli sbavano dietro ad ogni passo che faceva non sarebbe dovuto essere così difficile. Non che Dabi gli stesse dando una mano. Forse è perché non vuole.


Quando Keigo lasciò andare il cuscino si accorse di aver bucato la federa con gli artigli. Perfetto. Grazie tante pensieri intrusivi.


Nascose la parte rovinata e si convinse che la serata sarebbe migliorata con una doccia e un meritato pisolino.


+


Un pisolino lungo, ma pur sempre un pisolino. Si addormentò verso l'alba e venne svegliato due ore dopo per iniziare il suo turno. Questa volta prese le chiavi, bevve un caffè e lasciò una tazza di tè sul tavolo. Mentre entrava nell'ufficio si ricordò che aveva aperto il file con i suoi orari ma non l'aveva stampato. Beh, Dabi avrebbe fatto senza ancora per un giorno.


Quando tornò a casa trovò un piatto fumante di pollo teriyaki sul bancone della cucina. Di Dabi neanche l'ombra ma Keigo era sicuro che il pollo non si fosse materializzato magicamente. Mangiò in silenzio, dibattendo su come ringraziare Dabi del disturbo. Alla fine decise di lasciargli un biglietto sotto la porta. 


Buonissimo, grazie! Se ti servono altri ingredienti puoi lasciare la lista sul tavolino vicino alla porta, la signora Tanaka passa il martedì e il giovedì.

-Keigo


Leggi troppi shōjo manga. Basta bussare.

-L'unica altra persona che vive in questa casa


P.S. Signora Tanaka? Sfrutti una vecchietta per fare la spesa?


+


Scivolarono in una sorta di routine, per quanto il lavoro di Keigo lo permettesse. Alla mattina Keigo preparava un caffè per se e un tè per Dabi, si scambiavano un saluto assonnato e lui scendeva di sotto con uno stupido sorriso. I suoi aiutanti lo avevano adocchiato con curiosità ma, avendo deciso che se il loro capo era di buon umore per loro era solo un beneficio, non si erano intromessi. Quando tornava dal lavoro si sedevano sul divano e guardavano tv spazzatura mentre cenavano. Era da quando si era trasferito che Keigo non mangiava tanto bene. E, prima di andare a dormire, aveva ancora quello stupidissimo sorriso.


Dopo due settimane, Dabi riprese a uscire, nascosto da occhiali scuri e felpe con cappuccio. Keigo aveva una mezza idea di cosa stesse facendo, anche perché non era tanto accorto quanto pensava. Sapeva che era riuscito ad accedere al suo portatile - in sua difesa la password 1801 non era così difficile da indovinare, specialmente per lui - e che aveva copiato alcuni dei documenti sui quali stava lavorando da quando i suoi oggetti elettronici non erano più controllato dalla CEPS. 


Dabi probabilmente non aveva cattive intenzioni. Anzi no, aveva quasi sicuramente cattive intenzioni, ma era per una buona causa. E Keigo era bloccato in un dilemma: in questo caso, il fine giustifica i mezzi?


+


Il festival sportivo dell'accademia UA arrivò e passò. Keigo non ebbe tempo di prestarci molta attenzione, con la ricomparsa dello Stermina Eroi e l'aumento della circolazione di sostanze volte ad aumentare le prestazioni dei quirk. Dabi si rifiutò di guardarlo, cambiando canale con tanta veemenza che Keigo non riusciva a trattenersi dal ridere.


Una mattina Keigo. stava tamburellando nervosamente le dita sul tavolo. Dabi si risvegliò dalla trance in cui cadeva appena sveglio e lo guardò con un sopracciglio alzato. 


"Che hai?"


"Uhm? Niente, è solo… Di solito non accetto tirocinanti e non so bene come dovrei comportarmi. Cosa gli faccio fare? Non riuscirà mai a starmi dietro."


"E perché l'hai preso? Poi è solo un adolescente, gli fai compilare scartoffie o robe simili."


"Ero curioso: è della classe che è stata attaccata da quel nuovo gruppo di villain. La prima A, ti dice niente?"


Dabi scrollò le spalle e giocherellò nervosamente con un dei piercing sui suoi polsi.


"È la classe di Todoroki Shouto. Avrei voluto parlare direttamente con lui ma ha preferito fare il tirocinio con suo padre. Comunque anche Tokoyami dovrebbe sapere abbastanza." Sia su Shouto Todoroki che su ciò che era successo all'USJ.


"Fai quello che ti pare." Dabi prese un lungo e rumoroso sorso di tè.


+


Keigo lavorava ininterrottamente da due giorni e i suoi aiutanti lo avevano praticamente costretto a prendersi il pomeriggio libero. Si trascinò stancamente sulle scale: aveva usato la maggior parte delle sue piume e le sue ali erano piccole e inutili. Probabilmente un altro motivo per cui avrebbe dovuto fare una pausa. Sul pianerottolo si scontrò con una persona dall'odore familiare, che imprecò in un tono ancora più familiare.


"Che ci fai qui?" Dabi lo stava sicuramente guardando male da dietro gli occhiali da sole. 


"Vado a dormire. Tu?"


"Faccio un giro." Lo aggirò e riprese a scendere le scale.


"Meglio che ti sbrighi o perderai il treno."


"Cosa?" Dabi si voltò incredulo prima di ricomporsi. "Sto qui intorno."


"Non definirei Hosu come 'qui intorno'."


Keigo aveva notato che, dal festival sportivo, il gironzolare di Dabi corrispondeva ai turni di pattuglia di Endeavor, che Keigo teneva catalogati nel suo portatile insieme a quelli degli altri eroi nella top 10. Inoltre, aveva rintracciato l'acquisto di qualcosa che lo preoccupava molto di più.


"Come sai... Da quant'è che mi segui?"


"Non ti seguo, non ho tutto quel tempo libero. La signora Tanaka ha trovato i biglietti mentre faceva il bucato e li ha dati a me. Aspettavo che fossi tu a parlarmene."


Dabi sembrò contrariato e Keigo volle illudersi che si sentisse in colpa per averglielo tenuto nascosto.


"Sapevo che avresti provato a fermarmi. Cosa che stai facendo."


Keigo scosse la testa. "Sono solo preoccupato per te. So cosa vuoi fare e se ti va bene ti arresta. Se ti va male... È uno scontro che non puoi vincere."


"Quanta fiducia nelle mie capacità." Dabi sbuffò una risata ma Keigo colse comunque la punta di amarezza che stava cercando di nascondere.


"Sai che è vero. Il fuoco è la tua più grande debolezza e indovina chi ha un quirk di fuoco?"


"Ho preso le dovute precauzioni. Conto di finirla in fretta." Si voltò e riprese a scendere le scale. Keigo lo trattenne per un braccio, la preoccupazione palese sul suo viso.


"É la droga, giusto? Quella per aumentare le prestazioni dei quirk?"


Il silenzio pesava come mattoni e non poteva essere conferma più palese.


"Dabi, quella roba è pericolosa! La lista delle controindicazioni è tanto lunga che-"


"Non mi interessa." Fece una lunga pausa, poi aggiunse sottovoce, "Non pianificavo di uscirne."


"Smettila di dire cazzate! Tu sei..." Il cuore gli batteva tanto forte nel petto che Keigo faceva fatica a sentire le proprie parole. "Vuoi veramente morire per lui? Dopo quello che ti ha fatto vuoi sacrificarti per una persona che ti crede già morto?"


"Saprà chi sono. Saprà chi sono e si pentirá di tutto. Morirò con lui se devo." 


"Ci sono altri modi. Non deve per forza finire così, ci sono altri modi! Vuoi rovinargli la carriera? Perfetto, possiamo farlo. È tutto qui." Prese una chiavetta USB dalla tasca interna della giacca. Per sicurezza la portava sempre con sé. Allo sguardo dubbioso di Dabi spiegò: "Alcune informazioni che ho raccolto alla CEPS. Abbastanza per distruggere più di un paio di vite."


"Da quanto tempo ci lavori?"


"Tre anni circa. Ascolta, perché non la dai a Shouto?"


"Cosa?" Dabi si liberò dalla sua stretta e scese un altro scalino.


"Fa il tirocinio da Endeavor e sta sera sarà in pattuglia con lui. Potresti lasciarla lui."


"Nulla di quello che hai detto ha senso."


"Forse la decisione spetta a chi ancora ha a che fare con lui. Non sto dicendo che non debba essere punito ma... Gli sconvolgeresti la vita. E i tuoi fratelli non se lo meritano."


Gli porse la chiavetta USB. Alla fine quello che ne avrebbe fatto sarebbe stata una sua scelta. Dabi se la rigiró tra dita tremanti. Quando vide che Keigo non aveva ritirato la mano lo guardò confuso.


"Preferirei non doverti far evadere di prigione."


Dabi gli consegnò silenziosamente una boccetta di vetro contenente un liquido biancastro, all'apparenza innocuo. Keigo sospirò sollevato. Il prodotto coincideva con la descrizione fornita dal reparto investigazioni. Ora che la stringeva in mano era estremamente più rilassato all'idea di lasciare che Dabi andasse alla ricerca della sua vendetta.


"Beh, sono decisamente in ritardo." Disse Dabi mentre si toglieva gli occhiali. "E anche abbastanza confuso. Spero che tu sia soddisfatto."


Il cambio di tono prese Keigo in contropiede ma riuscì comunque a piantarsi in faccia un piccolo sorriso. "Molto."


Dabi si avvicinò a lui e gli diede un veloce bacio sulle labbra. "Non fare niente di stupido." 


Keigo non abbe il tempo di realizzare cosa fosse successo che Dabi era già scomparso dietro l'angolo. I rumori di passi frettolosi risuonavano nella tromba delle scale.


"Questo dovrei dirlo io a te." Sussurrò, la testa leggere e le labbra tirate in un sorriso.


Fu solo quando entrò nell'appartamento e fece per togliersi la giacca che si accorse che la boccetta era sparita. 




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Note: Il penultimo capitolo! Cosa ne pensate? 


Un abbraccio al mio tesoro che mi ispira a continuare a scrivere <3<3















   
 
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