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Autore: crazyfred    16/02/2022    3 recensioni
Ritroviamo Alex e Maya dove li avevamo lasciati, all'inizio della loro avventura come coppia, impegnati a rispettare il loro piano di scoprirsi e lavorare giorno dopo giorno a far funzionare la loro storia. Ma una storia d'amore deve fare spesso i conti con la realtà e con le persone che ci ruotano attorno.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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Salve a tutti! Oggi, eccezionalmente, il mio saluto lo faccio prima del capitolo per darvi qualche piccola indicazione. In due punti del testo ci saranno delle parole sottolineate. Se vi va, da lì potete andare ad ascoltare due canzoni che ho associato a questo capitolo e alla storia e mi faceva piacere condividere con voi. Spero il capitolo possa piacervi perché è uno di quelli che mi sta più a cuore. Non vi dò appuntamento alla prossima settimana, perché credo che sarò costretta a prendermi una pausa, quindi vi dico a presto e vi lascio alla lettura! Fred ^_^

 


 

Capitolo 7
 

Io me ne sono accorto a Santa Marinella
Io e te siamo un pianeta e una stella

"Santa Marinella" - Fulminacci

 


Alex, da buon motociclista, aveva escluso dal suo percorso le strade a pedaggi e quelle più affollate. Avevano quattro giorni a loro disposizione e nessuno alle calcagna. Usciti da Roma, verso Nord, si diressero in direzione Bracciano per la prima notte vista lago; poi con calma, il giorno dopo, dopo un giro dei paesini attorno al lago, dolcemente scesero tra i boschi prima e le campagne poi, verso la loro meta finale, il mare, in tempo per il tramonto.
Alla fine, con un po’ di sforzo, Alessandro era riuscito nel suo intento: staccare, per qualche giorno, da tutto e da tutti. In quei giorni trascorsi in un piccolo B&B senza pretese in riva al mare, a Santa Marinella, esistevano solo lui, Maya e il rumore delle onde che si infrangevano schiumose sugli scogli e sulla spiaggia.
Era fine aprile, la stagione turistica era appena incominciata e gli alberghi stavano aprendo poco alla volta le loro porte agli sparuti villeggianti del weekend festivo. Per Maya ed Alessandro era un dettaglio di trascurabile: che fossero stati soli o meno, non faceva alcuna differenza, nemmeno ci facevano caso. Erano nella loro bolla perfetta e felice e avrebbero fatto di tutto per non farla scoppiare.
Quei giorni di lontananza avevano fatto bene anche ad Edoardo, che si era dimostrato quantomeno conciliante nella videochiamata di auguri al padre la mattina di Pasqua.
“Papi ho trovato un sacco di uova” la piccola Giulia aveva interrotto la conversazione tra suo fratello e il padre per dare la grande notizia, mostrando orgogliosa il cestino pieno di uova colorate. Claudia – come ogni anno - aveva raggiunto dei cugini che, nella loro villa di campagna, organizzavano la caccia alle uova colorate.
“Bravissima!!!”
“E tu che fai?”
Alessandro, seduto su un lettino in spiaggia, le mostrò il mare, leggermente increspato, e la spiaggia quasi deserta. “Sto prendendo un po’ il sole”
“Uffa pure io voglio venire al mare!!!”
“No amore è ancora un po’ freddino per te … guarda!”
Mise addosso, come una copertina, il telo mare, per convincerla che non fosse così caldo come poteva sembrare. In realtà si stava veramente bene: lui era solo in camicia e pantalone lungo che aveva piegato per poter camminare in mezzo all’acqua, ma qualcosa doveva pure inventarsi per tenerla buona.
“Però … però mi dispiace che sei da solo papà!” esclamò Giulia, il tono così dolce e intristito che ad Alex si strinse il cuore “Non è bello!”
“Non ti preoccupare piccola, non sono da solo” le spiegò, tagliando corto “anzi, mi stanno chiamando. Devo andare.”
“Ciao papà!!!” “Ciao amore mio!”

Gli dispiaceva deludere la sua bambina, lasciandola sola nei giorni di festa. E che lei fosse triste per lui, credendolo solo, peggiorava ulteriormente la situazione. Forse, pensò Alex, era arrivato il momento di parlarle di Maya: non c’era bisogno di chissà quale spiegazione, ma dirle che il suo papà non era solo ed era felice gli sembrava un buon punto di partenza.
Mentre chiudeva la telefonata, Maya gli veniva incontro, tornando dal bar dello stabilimento con due bottigliette d’acqua. Forse era colpa del sole e della luce che il mare rifletteva più brillante, ma con quel semplice vestitino blu che aveva addosso – poco più di un prendisole - e i capelli scompigliati dal vento, le sembrava più bella del solito, luminosa e totalmente libera.
“Com’è andata?” gli domandò, sedendo sul lettino, dietro di lui, poggiando il mento sopra la sua spalla.
Con la scusa della sete, gli aveva lasciato la privacy necessaria per poter parlare con i figli; quando Alessandro gli aveva raccontato di quello che era successo con Edoardo si era mostrata serena, sicura che tutto si sarebbe risolto, ma in realtà nascondeva il timore che i problemi fossero solo all’inizio: se il ragazzo si comportava così senza conoscerla, come avrebbe potuto anche solo avvicinarsi o tendergli la mano per presentarsi?! Non pretendeva nulla da lui, né che le volesse bene, né tantomeno prendere un posto stabile nella sua vita: solo che accettasse la sua relazione con il padre.

“Non male dai, mi ha fatto gli auguri e non mi ha mandato al diavolo” rispose Alex, sorridendo amaramente.
Dopo la litigata si aspettava di essere costretto lui a chiamare suo figlio ed era preparato a vedersi il telefono chiuso in faccia. Forse era stato costretto da sua madre ha chiamare, ma intanto lo aveva fatto: ormai, con suo figlio, Alessandro prendeva tutto quello che veniva.

“Bene dai!!!” si congratulò Maya, battendo una mano ritmicamente sulla coscia dell’uomo “questo piccolo miglioramento merita un festeggiamento, no?! E lascia questo telefono … so che hai resistito già troppo, ma oggi è festa!”
Si alzò e, portandosi di fronte a lui, gli tese una mano.
“Sì, un attimo … è un’email di auguri dal direttore di Downtown Mag”
“Addirittura” lo canzonò.
“Guarda che stai con una persona importante, che credevi?!”
“Uuuh e da quando sei così vanitoso?!”
“Mmmm simpatica” scherzò, con una linguaccia, alzandosi per mostrarle l’email “leggi un po' qua”

Maya prese il telefono dalle mani dell’uomo: il direttore del magazine newyorkese si congratulava per il reportage sul turismo kosher che Roma Glam aveva pubblicato di recente.
“Se mi avessi dato retta a quest’ora queste congratulazioni le avresti ricevute tu, donna di poca fede” esclamò Alex, sornione, abbracciandola teneramente in vita e poggiandole un lungo bacio dolce sulla guancia.

Maya rimase interdetta, nemmeno le carezze dell’uomo riuscivano a ridestarla. Non sapeva come la cosa la facesse sentire: da un lato la sua testa le diceva che il giornalista si era congratulato con il suo collega perché erano dei pari grado, perché Alex era un nome rispettato e stimato nell’editoria internazionale, ma dall’altro il cuore le faceva pressione affinché ammettesse che anche lei avrebbe potuto, volendo, provare a fare qualcosa di diverso e migliorarsi.
“Se solo me lo permettessi …” insistette lui.
“Anche oggi? Quante volte ancora dobbiamo farlo questo discorso? Sono stati dei buoni articoli perché ci hai messo tu lo zampino, anzi, qualcosa di più di uno zampino.”
“Va beh, come non detto … ma un giorno o l’altro ti frego…”
“Non oggi” gli disse, alzando le sopracciglia, provocante “intanto prova a prendermi”

Maya iniziò ad indietreggiare lentamente sulla sabbia dapprima polverosa e asciutta, poi via via sempre più fredda, umida e compatta sulla battigia, invitandolo maliziosamente a raggiungerla, allontanandosi sempre più velocemente, finché Alex non iniziò a rincorrerla e lei fu costretta a scappare, ridendo come una ragazzina, a gambe levate. Quando si era spinta così in là che l’acqua che le arrivava fino alle ginocchia si fermò, le mani che sollevavano leggermente il vestito, ed Alex frenò a poco meno di un metro di distanza.
“Che c’è?” lo sfidò, schizzandogli l’acqua con i piedi “hai paura di poche gocce?”
“No Maya basta dai … no … NO!”

Alex provò, avvicinandosi, a braccare la giovane, ma l’unico risultato fu che, lottando scherzosamente, tra le risate, Maya si buttò di peso, facendo finire entrambi nell’acqua gelata.
“Dio è freddissima!” gridò la ragazza, togliendo i capelli bagnati dagli occhi.
“Che ti avevo detto? Sei completamente pazza!”
In quel momento, ad Alex venne in mente
 una poesia di Bukowski che aveva letto, e lei era proprio come la donna della poesia: tutta matta.

 

Ogni giorno era una donna diversa
Una volta intraprendente, l’altra impacciata.
Una volta esuberante, l’altra timida. Insicura e decisa.
Dolce e arrogante.
Era mille donne lei, ma il profumo era sempre lo stesso.*

 

Alex la strinse a sé, rialzandosi. I loro vestiti, fradici, erano attaccati ai loro corpi: il prendisole di Maya, da camicione largo, si era trasformato in una seconda pelle, aderendo perfettamente alle sue forme scultoree ma generose, che chiedevano solo di essere accarezzate. E quello fece Alex, non sapeva fare altro. Risalì con la mano il suo profilo, dalla coscia fino al seno mentre Maya, con le mani ben ancorate al suo torace, gli sussurrava sulle labbra le parole di una canzone che, in lontananza, lo stabilimento balneare stava mandando con gli altoparlanti.
Con le onde che ritmicamente tornavano a bagnarli e l’imponente castello medievale che si stagliava sulla riva, in fondo alla spiaggia, a fare loro da cornice, Maya e Alessandro continuavano a ballare, improvvisando, quel lento che il deejay aveva trasformato in un pezzo da discoteca. Non importava che ci fosse o meno sulla riva gente che li guardava e storceva il naso perché due adulti si stavano comportando come due ragazzini, perché in quel momento era così che tutti e due si sentivano e andava benissimo.
“Mi hai già fregato Bonelli” dichiarò Maya, prendendogli il volto imperlato tra le mani e baciandolo: il suo sapore così distintivo, caldo ed opulento, misto all’acqua del mare, creava un mix micidiale.
Che la brezza marina, soffiando sulle loro pelli bagnate, li stesse facendo congelare era cosa di poco conto in confronto all’essere l’uno tra le braccia dell’altro senza dover rendere conto a nessuno.

“Ti amo” rispose lui, poggiando la sua fronte su quella della donna.
Non aveva più dubbi, e non aveva paura di ammetterlo, nemmeno il minimo timore che potesse essere troppo presto o che lei avrebbe potuto avere una reazione negativa. In quel momento sentiva il suo centro di gravità spostarsi completamente verso di lei: lui era un pianeta, lei la sua stella. A chi avrebbe dovuto dirlo se non a lei?

Maya a quelle parole sentì il suo cuore spalancarsi completamente, come se fosse aumentato di due taglie, o giù di lì. Lei non era in grado di rispondere a quelle parole come avrebbero meritato e sperava che i fatti potessero parlare per lei. Tuttavia Alex non pretendeva nulla in cambio e le parole che lei aveva pronunciato poco prima non erano passate inascoltate e valevano molto di più di una dichiarazione romantica e mille ti amo sprecati senza convinzione. Quelle parole, così specifiche, erano la conferma che non ci stavano più solo provando, non era più un vedere come va. Erano una coppia, funzionavano, era … amore.


Tornati a casa, il pomeriggio successivo, Alex smontò dalla moto la valigetta con i cambi di Maya, tornando subito in sella dopo aver messo a posto il casco.
“Non sali?” gli fece allora lei, stupita di vederlo pronto per andar via; non ne avevano parlato, ma aveva dato per scontato che sarebbe rimasto con lei “mandiamo a prendere una pizza o un sushi su Glovo”
“Non posso. Ho promesso a Giulia che sarei passata da lei. Voleva a tutti costi recitarmi la poesia di Pasqua dal vivo ... e poi c'è Edoardo ...”
“È giusto” disse, comprensiva.
Del resto, anche se non si sarebbe mai staccata da lui, non era nemmeno giusto detenerne il monopolio a discapito dei suoi figli.
“Non fare quella faccina, però, che mi fai sentire in colpa…”
“Io non faccio nessuna faccina” obiettò, sorridendogli scherzosa con una smorfia “non devi sentirti in colpa perché vedi i tuoi figli”

Se c’era una cosa che non avrebbe mai ostacolato, era proprio il suo rapporto con Giulia ed Edoardo: aveva visto con quanto impegno si era rimboccato le maniche per compensare l’assenza della madre, il pentimento sincero per non essere stato presente nelle loro vite come avrebbero meritato prima che le cose precipitassero.
“Anzi” aggiunse lui “vorrei parlare a Giulia di noi”
“Davvero?”
Maya era sorpresa: non dalla notizia in sé, ma piuttosto che non si sentisse spaventata da quella prospettiva; si erano detti di andare con calma, che non c’era bisogno di mettere in piazza la loro relazione ma di seguire solo l’evolversi naturale degli eventi, eppure dopo solo due mesi sembrava già la decisione giusta.
“Senza forzare la mano … poco alla volta.”
E poi Alex aveva avuto la sensazione che, fin dal primo incontro, ci fosse già un certo feeling tra di loro, il che avrebbe dovuto rendere tutto più facile.
“Non hai paura che sia troppo presto? Che dobbiamo ancora rodarci un po’ …”

Maya voleva bene a Giulia: era la nipotina che avrebbe voluto avere, e forse anche qualcosa di più, e con lei ci stava bene, ma bruciare le tappe solo per stare insieme anche in sua presenza e così rosicchiare qualche ora in più era un rischio troppo grande. Era una bambina intelligente, capace di cogliere sfumature che a volte sfuggono anche agli adulti, e bisognava essere realistici: una nuova separazione l’avrebbe fatta soffrire inutilmente.
“Non so tu” le disse lui allora, accarezzandole il volto con una nocca fino a scendere sul mento, per attirare a sé il suo sguardo “ma io non ho intenzione di andare da nessuna parte”.
Maya si lasciò andare ad un piccolo sospiro furbo e divertito. Nonostante il casco, si avvicinò per posargli un bacio veloce sulle labbra e abbassargli, per dispetto, la visiera del casco.
“Che scemo!”

Rientrando a casa, dopo quei giorni trascorsi insieme, Maya sentì un profondo senso di freddo e di vuoto, ma la casa vecchia con le mura alte e spesse non c’entrava niente. Per la prima volta aveva provato sulla sua pelle cosa significava essere una coppia vera e le era piaciuto da morire, illudendosi che sarebbe durato per sempre. Tornare a Roma, alla loro vita, sapendo di doversi nascondere a lavoro, dividersi per il bene dei figli e talvolta restare separati l’aveva riportata con i piedi per terra, alla promessa di prendere tutto come veniva, senza nomi, senza definizioni e senza proclami. Era proprio vero: Alex l’aveva fregata.


*"L'hai amata, vero?" di Charles Bukowski

   
 
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