ECCOMI!
Prima di tutto: ho risolto tre quarti dei miei problemi (questo vuol
dire che
avrò tre quarti in meno del tempo per scrivere, ma non
importa, possiamo
farcela).
Questo capitolo come l’ultimo (e metà del
prossimo) è stato scritto sotto il
flusso della febbre, ma ho avuto modo di sistemarlo un po’
per dargli un po’
più di coerenza. Non ci sono riuscita, a metà
c’è un enorme, anzi gigantesco,
nodo gordiano che è stato riscritto dodici volte senza
successo.
Bene, riguardo al titolo, per scriverlo sono state prese in causa
diverse
persone, cioè ho tormentato tutte le mie amiche lol, il
titolo originale, ve lo
lascio, perché mi piaceva troppo: La
Cat(fish)fight Divina.
Detto questo sempre un enorme grazie di cuore a Farkas per le
recensioni e a
chiunque segua/preferisca o anche solo legga.
Oltre questo, finalmente la povera Jarnsaxa ha anche il suo disegno e
ne ho
anche un altro, che metterò al fondo.
Comunque, ecco, la nostra ‘Saxa nella Sauna:
https://www.deviantart.com/rlandh/art/Jarnsaxa-the-rival-of-Sif-907217284
Baci
RLandH
Hai presente
tutti quei miti sul non fare
infuriare le divinità marine? Ecco, sì, forse
andavano letti meglio
Jason era nel
Valhalla. Aveva
riconosciuto la camera da letto spaziosa di Kráka,
aveva riconosciuto anche la valchiria. Era seduta al suo tavolo da
pranzo che
osservava con incredibile attenzione le rune di Astrid. La donna aveva
al suo
fianco una serie di fogli su cui stava scrivendo fittamente in
linguaggio
runico. “Quindi hai creato tutti quei casini ai piani dei Re
solo per non ammettere
che non avevi idea di cosa dicesse il futuro?” aveva chiesto
un’altra voce,
Jason aveva potuto vedere un’altra valchiria raggiungere
Kráka e posando una
tazza di te freddo con ghiaccio alla sua con-sorella. Era
alta, quasi quanto Boedicca,ma più snella
della cuoca valchiria. La donna esibiva una folta capigliatura bruna,
discinta,
che scendeva sulla schiena dritta come una spada e le spalle ampie.
C’era
qualcosa di profondamente ruggente in lei. La stessa
imperiosità di Reyna.
“Lagherta
come sei mal
pensante!” aveva risposto Kráka fintamente
indignata.
Lagherta aveva sollevato un sopracciglio nero, con uno sguardo
piuttosto
critico, “Va bene, è successo qualcosa. Il mio
dono è oscurato, devo farlo alla
vecchia maniera e la vecchia maniera prevede un’attenta
analisi di tutti i
significati” aveva raccontato Kráka,
“Devo valutare l’ordine, la distanza, il
modo in cui sono cadute, le inclinature” aveva riportato,
sembrava stanca.
Lagherta le aveva posato una mano sulla spalla, gentile, “Va
bene, ma dovrai
rispondere tu alle domande del bel cherusco” aveva dichiarato
con estremo
divertimento l’altra. “Laghertaaaa!”
si era lamentata Kráka voltandosi sconvolta verso
l’altra
valchiria, che di rimando aveva aperto la porta, aveva lasciato entrare
Mel,
prima di scivolare fuori.
Mel indossava la maglietta dell’hotel, i suoi capelli erano
lasciati sciolti,
invece che nella treccia severa, ed indossava un paio di pantaloni di
pelle del
colore del cuoio. “Belle le tue braghe nuove”
aveva commentato Kráka,
“Quando le aveva Richard erano pelose, ma appena le ho messe
sono diventate
così” aveva risposto scanzonato il suo amico,
“Le rivuoi?” aveva chiesto. “No,
serviranno più a voi che a me” aveva dichiarato
con nonchalance Kráka, con un
sorriso mesto. “Sai? Prima che andasse verso la sua morte, ho
cucito per il mio
Ragnar una tunica resistente a qualsiasi arma – ora
è con lui a Nilfheim”
nel pronunciare il nome del regno dei morti, Kráka aveva
assunto un tono
lugubre; suo marito era stato un grande guerriero e, forse lei non
doveva
accettare che non stesse lì, nella Sala dei Caduti[1];
“E be, allora lui ha dato i pantaloni resistenti a qualsiasi
veleno al piccolo
Ubba” aveva commentato, con voce spenta, “Alla fine
è stato ucciso a causa dei
morsi di centinaia di serpenti, divertente no?” aveva
scherzato forzatamente
lei, gli occhi pregni di dolore. Mel si era fatto colmo di disagio,
abbassando
gli occhi sui suoi nuovi pantaloni di pelle. “Ti stanno
meglio che ad Ubba”
aveva recuperato calore Kráka.
Mel aveva annuito, poi con tranquillità, recuperando
lucentezza, aveva chiesto:
“Quindi mi serviranno un paio di pantaloni a prova di
veleno?” desideroso forse
di cambiare argomento.
“Può darsi. Devo farti una confessione, vecchio
amico, non sta andando
benissimo. È chiaramente successo qualcosa. Però
di una cosa sono certa; guarda
qui” aveva considerato Kráka, indicando una Runa.
Mel l’aveva guardata, anche
Jason si era sporto per osservarla. Il simbolo inciso sulla tessera
somigliava
ad una F con le stanghette laterali oltre ad essere fra loro parallele,
e della
medesima lunghezza, non erano perpendicolari a quella verticale, ma
obblique.
“Fehu” aveva letto Mel,
“Fehu. La runa di Frey” aveva ripetuto
Kráka,
“Tra i suoi infiniti significati: la ricchezza”
aveva aggiunto la volva.
“Se ci troviamo a doverci confrontare con un vasto tesoro
probabilmente
incontreremo un drago, dici?” aveva chiesto Mel retorico,
dando un pizzico
all’orlo dei suoi pantaloni. “Può darsi,
può darsi. Forse incontrerete
semplicemente un figlio di Frey, è un dio della
fertilità, non mancano” – Mel
aveva borbottato qualcosa, che Jason non aveva capito. La volva aveva
continuato dritta come una frecci: “Oppure vuol dire che
troverete il dannato
cinghiale luminoso” Kráka aveva fatto una pausa,
stanca. “Inoltre, la tessera è
inclinata, è un presagio non felice, Mel. Il desiderio di
Ricchezza porta gli
uomini in vie infelici, lo ho visto con la mia famiglia”
aveva raccontato con
un tono di voce calmo. “Questa canzone la conosciamo
entrambi” aveva sussurrato
Mel, allungando una mano per metterla sulle spalle della donna, calmo.
“A proposito, quando sei salito nei piani dei Re, hai parlato
con tuo padre?”
aveva chiesto Kráka,
improvvisamente. Mel era
avvampato.
Jason non aveva sentito la risposta.
Jason si era
svegliato grazie al sapore zuccherino sulle sue labbra. Aveva aperto
gli occhi
con fatica, incontrando il viso lentigginoso e pieno di aspettativa di
Bee. “Buongiorno
Ergi” aveva dichiarato lo Jotun allontanandosi.
Jason aveva battuto le
ciglia, ricordava che lo Jotun lo avesse chiamato così anche
un’altra volta.
Ormai esausto di tutte quelle informazioni vorticanti, Jason aveva
deciso di
mandare giù tutto. Si era tirato su, realizzando di essere
stato steso nella
neve fino a quel momento. “Spero non tenessi troppo alla tua
pelliccia, la hai
intrisa del tuo sangue” aveva commentato Bee, aggiustandoli
il colletto del
cappotto. Jason aveva abbassato lo sguardo, osservando le macchie scura
intessute nella pelliccia. Astrid non sarebbe stata affatto contenta.
“La
prova?” aveva chiesto subito Jason, scacciando velocemente il
pensiero della
sua compagnia di piano, armata d’ascia e piuttosto
infervorata.
“Tranquillo, Jason caro, ho vinto” aveva sentito
Madina alle sue spalle. Jason
si era voltato, subito, vedendo la sua amica. Le mancava una manica
della
maglietta, i capelli erano sciolti, ad uno scii mancava un pezzo, non
aveva più
l’arco, aveva uno strappo sul ginocchio sinistro ed indossava
due scarpe
diverse. “Alla fine eravamo rimasti sono io, Jarnsaxa e
l’ennesimo Thrym, ma la
provvidenziale comparsa di uno sciame d’api e di un maestro
del seid mi hanno
aiutato” aveva spiegato subito lei, prima di correre
immediatamente da lui, per
abbracciarlo, stretto.
“Quando non ti svegliavi, mi sono preoccupata
tantissimo” aveva sussurrato nel
suo orecchio, dolcemente, “Ti avevo chiesto un fulmine, non
di aprire il cielo”
aveva aggiunto, staccandosi Madina, prima di stringerlo di nuovo.
“Quanto ho
dormito?” aveva chiesto Jason, con del panico. Da quanto
tempo erano a
Jotunheim?
“Un paio d’ore. Il miele delle ragazze ti ha
rimesso su” si era inserito Bee,
nel discorso.
“Tardi, ovviamente, ti abbiamo dovuto trascinare via da
Utgard, prima che i
giganti si decidessero ad uccidervi” aveva affermato Bee,
“Ma Utgard-Loki mi ha
dato una medaglia, con tanto di coccarda” aveva esclamato
Madina, mostrando con
orgoglio il suo premio.
Jason non sapeva se ridere, davvero, “Il nostro altro
premio?” aveva chiesto poi,
invece. Madina aveva riso con un po’ di imbarazzo ad
imporporarle le guance,
prima di ammiccare ad una direzione. Drefabroker stava tenendo un dialogo
con
Jarnsaxa.
Si erano
avvicinate alla jotun, “Allora, sono rimasta anche troppo.
Qualcuno potrebbe pensare
che abbia preso in simpatia i thrall di
Odino” aveva asserito, subito,
Jarnsaxa, sollevando ambedue gli indici delle mani, per sottolineare la
situazione.
“Siamo Onorabili Guerrieri” l’aveva
corretta Madina e per Jason era stata la
prima volta che la sentiva perdere la sua giocosità. Jason
ricordava quel
termine usato anche da Astrid, ma non conosceva il significato, ma non
doveva
essere bello. “Sottigliezze” aveva dichiarato
Jarnsaxa.
Jason aveva preso la parola, puntando gli occhi dritti in quelli della
gigantessa, “Facciamo velocemente, allora?” aveva
proposto, attirando il
consenso di quest’ultima.
“Bene, il vostro accordo, Boy-Scout, prevedeva che io vi
dicessi quello che H
mi ha chiesto: distrarre Gerd, perché lei doveva prendere
qualcosa … non ho
idea di cosa fosse” aveva dichiarato Jarnsaxa.
Quello, lo sapevano loro.
“Lei? H è una donna? Non è
Helblindi?” aveva chiesto Madina, subito.
Bee si era interessato alla menzione del fratello ed anche il Lupo
aveva
ululato, contrariato. “Helblindi? Ah, come si vede che non lo
conoscete” aveva
riso di loro Jarnsaxa. “Helblindi? Ragazzi non so che idea vi
siate fatti della
mia famiglia, ma mio fratello probabilmente ora è
nell’isola di Pasqua in
compagnia di un’aitante dea polinesiana. A lui non importa di
inimicarsi
nessuno mai; è letteralmente l’Immortale[2]”
aveva
dichiarato Bee.
Jason si era
voltato verso Bee; non poteva fidarsi completamente, ma aveva avuto
l’impressione che Jarnsaxa quando avesse usato il femminile
parlando di H, lo
avesse fatto quasi sopra a pensiero.
E se dunque, Bee, era del tutto disinteressato alla questione, li aveva
davvero
aiutati, per richiesta di Váli.
“Quindi chi è H?” aveva chiesto Madina,
non perdendosi nei pensieri, differentemente
da lui.
“Quando ho
detto che H è l’incubo di
Odino quando si mette nel suo lettuccio, intendo dire fa paura anche a
me. Non
vi dirò chi è!” aveva considerato
Jarnsaxa. “Non ci hai praticamente detto
nulla” aveva valutato Jason, senza particolare accusa nella
voce.
La jotun aveva fatto una smorfia, “Questo era il vostro
accordo, Boy-scout, non
è colpa mia se avete accettato una proposta imbarazzante;
però il vostro amico è
più sofista di voi, sarà nel sangue, e mi ha
convinto a scucire qualcosa in più”
aveva considerato la jotun, voltando il capo verso il lupo, che si era
fatto
cortesemente da parte.
Sebbene, Jason ne era certo, aveva lanciato uno sguardo al vetriolo
verso la
gigantessa.
Grazie, aveva bisbigliato lui, rivolto alla bestiola.
Jarnsaxa aveva ripreso, “Be, comunque, dite ad Odino che non
lavoro più per H”
aveva ripreso lei, Jason
iniziava a
sospettare che la lettera che Jason e Madina avessero letto,
riportassero un
licenziamento dai servigi.
“Non vi dirò cosa mi ha offerto o altro. Se
qualcuno vorrà risposte, sarà Thor
a dover venire da me” aveva sottolineato subito la signora.
Madina aveva
inclinato il capo, “Non facevo la donna di Thor
un’affarista” aveva
considerato. “Sono una lama di ferro, in ogni
senso” aveva risposto pratica
Jarnsaxa, “Ma voglio essere gentile, dite grazie al vostro
amico; H ha un
galoppino, il suo porta lettere e tutto fare, come dire”
aveva aggiunto,
enigmatica.
Jason aveva osservato le labbra rosse come ciliegie delineate in un
sorriso
sardonico, “Ci vuoi tenere a lungo sulle spine?”
aveva chiesto. “Calma,
Boy-Scout, non si è mai presentato ovviamente,
però, ho un certo occhio. Un
mezzo-dio, un po’ troppo brillante” aveva
considerato. Jason ebbe un brivido
lungo il suo corpo, a quel pensiero.
“Un einerjhar?” aveva chiesto Madina, con orrore
nella voce, dando voce ai suoi
pensieri. “Giovane, sì fa per dire,
dall’aspetto vostro coevo, bellino,
luminoso. Sì, un einherjar bello splendente, ma direi meno
spigoloso rispetto a
voi” aveva sottolineato Jarnsaxa, strizzando un occhio verso
di loro. Jason
aveva aggrottato le sopracciglia, voltandosi verso la sua amica, che si
era
morsa un labbro, “Un einherjar di Folkvang,
giusto?” aveva domandato
retorica Madina, ignorando a pie-pari Jason.
“Cos’è Folkvang?” aveva
chiesto,
ignorante, Jason – anche Jarnsaxa lo aveva ignorato; Madina
aveva liquidato la
faccenda con un te-lo-spiego-dopo.
La gigantessa aveva sollevato le spalle, come a scrollarsi di dosso la
questione, “Come ho detto: non si è presentato. E
fossi in voi, andrei via, c’è
un’orda di giganti che vi ha trovato” aveva riso di
gusto Jarnsaxa.
Jason si era
voltato, vedendo un’orda di giganti correre verso di loro,
discendendo dal
versante di una vallata – a quanto pare Jotunheim era
composta di alture e
discese, degne di montagne russe.
“Bene, fantastico, io vi lasciò qui. I miei
obblighi finiscono ora, verso
tutti, tutti voi” aveva detto Bee, ammiccando a lui, Madina e
il Lupo.
Jarnsaxa aveva mosso le dita come cenno di saluto. Bee aveva sorriso di
nuovo,
“Bene, salutami la tua cara mamma e stai lontano dai tuoi
fratelli” aveva
aggiunto, guardando specificatamente il lupo, prima di scomparire con
uno
schiocco di dita. “Odio il seid, a me toccherà
camminare” aveva detto Jarnsaxa,
come ultimo congedo.
Madina aveva inserito di nuovo gli scii, “Sali su
… ehm … il lupo, non credo tu
sia nelle condizioni di evocare un fulmine” aveva dichiarato
la sua amica.
La creatura si era prostrata in modo che Jason potesse issarsi su,
sentiva le
ossa fatte di vetro. Madina aveva tirato fuori la mappa,
“Dobbiamo ritrovare
una vena d’acqua dei fiumi cosmici” aveva detto,
con espressione confusa,
probabilmente la mappa di Thrud non doveva essere utile, se non si
sapeva dove
si fosse.
Il lupo
aveva messo il turbo e Madina l’aveva affiancato velocemente.
“Puoi guidarci?”
aveva provato Jason, accarezzando il collo del Lupo, quello aveva
continuato la
sua corsa, non era sicuro potesse rispondere affermativamente.
Madina non si era persa d’animo, alla fine.
Peccato, i giganti si fossero dimostrati incredibilmente più
veloce e motivati
di quanto loro stessi avessero valutato.
Madina aveva tirato fuori il suo arco, a questo punto Jason aveva
valutato
fosse un’arma proteiforme, con cui aveva scoccato delle
frecce contro alcuni
loro avversari, non smettendo di sciare. Come nella prova.
“Non manchi mai il
bersaglio, è tipo un potere da figlia di Ullr?”
aveva chiesto Jason.
“No! Solo pratica, pratica, pratica. Il
sangue di mio padre mi aiuta a
scoccare e scivolare contemporaneamente” aveva risposto
Madina, con
divertimento. “Ti ho vista colpire un bersaglio
invisibile” aveva valutato
Jason, “Non lo era per me” aveva risposto lei,
“Appena torniamo all’Hotel ti
spiego tutto e tu mi spieghi come hai svergognato Thor in
persona” aveva
valutato Madina.
Un’ascia era schizzata vicino all’orecchio di
Jason, quasi mozzandoglielo. Un
gigante li aveva raggiunti, piuttosto agguerrito, con una spada ed una
Morgenstern alla mano, oscillato ad un passo dalla testa di Madina,
Jason aveva
chiamato il nome della sua amica, prima che un lampo dorato seccasse il
gigante
da lato a lato, era ruotato attorno a loro e così Jason era
riuscito a identificare
cosa fosse: una spada.
Jack.
“Ho scaricato l’album Lungs di Florence
and The Machine, buoni
gusti, amico” aveva esclamato la spada. “Grazie?”
aveva provato Jason.
“Jack tieni lontano i giganti!” qualcuno aveva
ordinato.
“Grazie a tutti gli dei!” aveva esclamato Madina,
davanti a loro, sospeso in
aria, c’era uno splendido cavallo, enorme, incantevole, con
otto zampe – con
l’esclusione di quel dettaglio, aveva ricordato a Jason
l’Arion, lo stallone
maestoso di Hazel – e cavalcato da due einherjar con un viso
famigliare. Magnus
Chase ed Alex Fierro.
La runa di Fehu.
“Tu stai cavalcando un lupo!” aveva esclamato
Magnus, vedendolo, guadagnando
una sonora pacca dal partner, “Avete bisogno di una
mano?” aveva chiesto Alex,
“Stanley è veloce come il vento e può
portare quattro persone” aveva
sottolineato.
Il lupo aveva annuito, guardandolo con i grandi occhi d’oro,
facendolo
scendere. “Grazie di tutto amico” aveva detto
Jason, di cuore, accarezzandolo,
si era anche chinato e l’aveva baciato tra le orecchie.
Madina si era slacciata
gli scii, “Grazie! Grazie!” aveva esclamato lei,
scoccando un bacio sia sulle
labbra di Magnus sia su quelle di Alex, grata.
Era salita in sella e Jason l’aveva seguita, “Come
sapevate?” aveva chiesto
pratico Jason, “Oh, ci ha informato l’innamorato
di Mango!” aveva
risposto con un certo divertimento Alex, pizzicando il fianco del
figlio di
Frey. “Utgard-Loki non è il mio
innamorato!” aveva dichiarato Magnus,
sconvolto, “Non faccio io le regole[3]”
aveva
ottenuto come risposta da Alex. Il fidanzato aveva ignorato
quell’ultima
affermazione ed aveva dato una scossa al cavallo, che era partito ad
una
velocità ruggente.
Chi sa come sarebbe stata davvero una sfida tra Stanley e Arion!
“Dobbiamo arrivare ad un fiume cosmico. Sarebbe meglio
l’Ǫrmt porta ad Asgard
ed ha un affluente al Valhalla!” aveva esclamato Madina,
sventolando la mappa.
Jason vedeva poco, con i capelli ricci della compagna che lo
schiaffeggiavano
in faccia ripetutamente. “Ottima idea, servirà che
Mango ci salvi con la sua grossa
banana!” aveva esclamato Alex.
Jason era arrossito fino alla punta dei capelli, per
quell’uscita inaspettata,
“Ti prego!” aveva strillato Magnus, anche lui cotto
di imbarazzo, “È una barca,
una barca pieghevole gialla, per questo la chiamiamo la Grande
Banana!”
si era affrettato a giustificarsi subito il figlio di Freyr.
La Grande
Banana grazie alle sue doti pieghevoli poteva prendere forme e
dimensioni
diverse, così aveva spiegato Magnus.
Quando era servito a loro, così avevano detto a Jason, aveva
preso le
dimensioni di un modesto vascello, in quel caso era una barca stretta e
slanciata, con una sola fila di remi, della giusta lunghezza per
quattro
persone. Una delle due estremità aveva una testa di cavallo
scolpita nel legno.
Di un giallo accecante come un limone. “Un piccolo dreki
in miniatura[4]!”
aveva
detto ammirata Madina mentre saliva su, soddisfatta.
“Non si chiama Drakkar?” aveva
chiesto Alex, sedendosi nella panca
dietro Madina, con genuina confusione, “Oh, no, errore di
trascrizione
francese. Me lo ha assicurato Astrid!” aveva spiegato
didascalica la loro
amica.
Jason si era seduto alla coda, Magnus alla prua.
Sotto il loro peso la nave aveva oscillato, ma aveva ugualmente
spaccato il
ghiaccio che ricopriva i fiumi di Jotunheim. Dei decisi colpi di remi
avevano
aiutato la situazione.
“Spero sia il fiume giusto” aveva detto Jason,
osservando le acque cristalline,
che scorrevano ai loro fianchi. “Almeno questa volta siamo
sopra l’acqua e non
dentro una centrifuga” aveva provato Madina, per rialzare
l’umore. “Finché
nessuno di questi va a Nilfheim, va tutto bene. Non muoio dalla voglia
di incontrare
mia sorella maggiore. Ogni volta che incontro un parente la situazione
diventa
più strana” aveva cinguettato Alex.
“Tecnicamente Stanley è tuo nipote ed è
adorabile” aveva provato Magnus, debolmente.
“Oh sì! Io e Jason abbiamo conosciuto tuo zio Bee,
molto gentile anche lui”
aveva detto subito Madina, mentre continuava a remare con assoluta
calma.
Di rimando sul viso di Alex era sorta genuina confusione e rivolgendosi
a
Madina aveva chiesto: “Davvero? Gentile?
Un membro della mia famiglia?”.
“Sì, ci ha salvato. Ci ha dato da mangiare, dove
dormire e ci ha aiutato con la
competizione” si era introdotto Jason, ripeterlo lo rendeva
surreale.
“Sì, tua nonna era abbastanza arrabbiata con
lui” aveva considerato Madina “Hai
conosciuto anche mia nonna?” Jason non poteva vedere Alex in
viso, ma dal tono
della voce, riusciva a leggere genuina ammirazione. “Una tipa
un po’ legnosa”
aveva scherzato Madina, anche Jason aveva ridacchiato di sottecchi a
quel
commento, “Abbiamo conosciuto anche tuo nonno”
aveva raccontato lui.
“Quindi, dicevate, uno dei miei zii vi ha aiutato senza
tentare di rifilarvi
una polpetta avvelenata?” aveva chiesto Alex, con interesse,
voltando il capo
per guardare Jason.
Lui aveva annuito, “Sì, a quanto pare era un
favore per Váli”
aveva raccontato, perché continuava a parere del tutto
folle, dirlo anche ad
alta voce.
“Váli, chi?” aveva chiesto Magnus,
“Come Váli chi?” aveva chiesto Alex con
genuina confusione. “Sì”, aveva risposto
brevemente Jason, prima di procedere a
raccontare quanto era successo con il dio-nato-per-vendicarsi e la
brutta
faccenda dell’Holmagang.
“E quindi Váli ha deciso di tenerti in vita. Ha
senso, Big Boy si comporta così
com me ogni due per tre” aveva considerato Magnus.
Alex di rimando aveva ridacchiato, come se avesse ascoltato una battuta
divertente, ma che nessun altro aveva potuto sentire. “Ti
prego non fare altre
battute su di me e Utgard-Loki, ti prego” aveva supplicato il
figlio di Frey.
“Mango mi fai passare per una fidanzata pessima[5]”
si era
difesa Alex.
C’era stato un momento dolce, un silenzio rassicurante,
ancora carico della
risata provocata dalla battuta, per Jason era stato stranamente
famigliare. Si
era sentito un semidio in missione, un’immagine che lo aveva
sempre angosciato,
ma in quel momento sembrava bello.
“Oh, il lupo, è tornato!” aveva
esclamato Madina, attirando l’attenzione
proprio verso il loro amico a quattro zampe, stava galoppando
sull’ansa del
fiume a loro fianco.
“Oh, non mi piacciono molto” aveva commentato
Magnus con un tono di voce
lugubre, osservando la bestia che teneva a pieno regime il loro remare.
“Immagino dopo la disavventura con Fenris” aveva
commentato Madina, Magnus
aveva deciso di dare le spalle, “Sì,
sì” aveva detto, calmo, ma la sua voce era
incrinata da un certo dolore, che sapeva a Jason di altro.
“Però, lui è buono,
ci ha dato una mano” aveva dichiarato Madina perentoria.
“Volete farlo salire a bordo?” aveva chiesto Alex,
“Magnus, a te andrebbe
bene?” aveva chiesto gentile poi al suo fidanzato,
differentemente dal suo tono
pieno di divertimento e leziosità, in quel momento era
apparsa quasi dolce.
“Non tutti i Lupi hanno gli occhi blu, no?” aveva
proposto Magnus, sembrava che
quelle parole fossero uscite dalla sua bocca con una tenaglia.
“Be, amico, se fosse un problema ci penseremo noi”
aveva stabilito Jack,
vibrando da qualche parte sotto i vestiti di Magnus.
Jason aveva preso quell’ultimo commento come un assenso,
“Sali a bordo!” aveva
invitato il lupo che con un balzo si era lanciato sulla piccola
banana
in miniatura, tra il posto di Jason e quello di Alex Fierro, facendo
oscillare
pesantemente l’imbarcazione. Jason aveva allungato una mano
per grattare la
creatura sotto il mento; non credeva che avrebbe potuto portare un lupo
mezzo-jotun nel Valhalla, ma sapeva che a Jotunheim non poteva essere
felice,
era un esiliato.
Probabilmente, per questo, era a Midgard la prima volta che lo aveva
visto.
“Mango, tranquillo, non ha decisamente gli occhi
blu” aveva considerato Alex,
voltandosi il più possibile per poter vedere bene la
creatura. Il lupo, Jason
ne era stato certo, aveva lanciato uno sguardo diffidente, verso Alex e
poi
anche Magnus.
Il figlio di Frey aveva guardato il lupo per poco, aveva aggrottato le
sopracciglia pallide ma poi era tornato a guardare di fronte, verso lo
scorrere
del fiume, “Mi sembra che l’atmosfera si sia
riscaldata” aveva dichiarato Magnus,
con un certo nervosismo addosso.
Alex aveva guardato per un ultimo secondo il lupo, poi aveva detto:
“Podemos
llevarnos bien, hermano?”
Jason aveva dello spagnolo un vago ricordo del farfugliare di Jason, ma
aveva
realizzato quasi subito che la domanda -
se lo era – non era per lui, ma per il lupo, questo aveva
inclinato il capo,
quasi incuriosito. Alex aveva strizzato un occhio, ma poi, era tornato
a
guardare il mondo rivolto al fiume.
“Mango, mi spieghi perché dobbiamo remare la tua
banana magica? L’ultima volta
non è stato così” aveva sottolineato.
Magnus aveva sospirato, “Alex, non ne ho idea”
aveva risposto, prima di
mettersi a ridere.
“In realtà mi chiedo perché stiamo
viaggiando lentamente, quanto io e Jason
abbiamo preso la centrifuga siamo andati velocissimi” aveva
considerato Madina.
“Forse, appunto perché eravamo dentro la
centrifuga” aveva considerato Jason.
“Be, comunque, a me non dispiace questa lenta uscita in
barca” aveva ammesso
Magnus, “Questa è una delle poche volte che sono
in giro senza dovermi
preoccupare che forze occulte cerchino di far cadere il
mondo” aveva aggiunto,
rilassato.
Oh, aveva pensato Jason.
“Oh” aveva detto Madina.
“Ma per voi sì, vero?” aveva indagato
Alex sfacciata, “Non eravate a Jotunheim
per una gita di piacere” aveva commentato. “No, in
effetti” aveva ammesso
Jason, non credeva avesse senso mentire, a quel punto. “Siete
usciti di
nascosto, vero? Ce lo ha confermato quel ragazzo del vostro piano,
quello con
il taglio alla moicana” aveva raccontato Magnus.
“Oh, Mel!” aveva sclamato
Madina, il suo tono si era impregnato di gioia.
“Sì; non eravamo convinti che
avremmo avuto un permesso per andare a Jotunheim” aveva
confermato Jason.
“Siete stati fortunati, una volta sono uscito di nascosto e
mi hanno
sguinzagliato dietro una squadriglia di Valchirie” aveva
raccontato subito
Magnus, “Sarò onesto, quando è arrivata
una delle aquile di Big Boy non eravamo
molto convinti” aveva esposto il figlio di Frey.
“Oh, be, immagino che il
signore dei giganti di brina che scrive: Scusa Magnus puoi
venire a
recuperare due mezzosangue fuor d’acqua a casa mia?
Possa risultare
piuttosto ambiguo” aveva valutato Jason.
Avevano riso del suo commento. “Poi, però, in
effetti, quando siamo andati a controllare
al vostro piano e Mel ci ha confermato che eravate
lì” era intervenuta Alex,
probabilmente aveva voglia di fare una battuta sul suo fidanzato, ma
alla fine
aveva rinunciato, perché anticipata dallo stesso.
“Bene, quel che finisce bene”
aveva detto Magnus.
Jason aveva sorriso.
Il Lupo aveva drizzato le orecchie e si era tirato su dalla posizione
cucciata,
in cui aveva cercato di appallottolarsi per permettere la
comodità a Jason –
era davvero enorme e la Grande Banana non lo pareva così
tanto. Aveva
cominciato a guardare a destra e sinistra, con un certo allarmismo.
“Il lupo si sta
agitando” aveva esclamato Jason
e quello era bastato per scuotere, in effetti, tutti i presenti.
L’attimo dopo la nave aveva cominciato ad andare
più velocemente, decisamente
più velocemente, condotta da correnti agitate.
“Ma che sta succedendo?” aveva esclamato Alex,
mentre cercava di tenere un
remo, ma l’acqua era più potente di quanto fossero
i loro tentativi di
annullare la corrente.
“Forse siamo nell’Ǫrmt?” aveva domandato
Jason, non erano più a Jotunheim visto
l’aspetto verdeggiante al loro fianco – fin troppo
magico e bucolico.
“No” aveva detto Madina, “Non
è l’Ǫrmt. Questa è la valle
dei veleni.
Siamo nel Slidr, il fiume che viene da oriente. Di
buono c’è, che fa
tappa a Midgard prima del regno di Hel” aveva considerato
Madina, ma la
corrente si era fatta ancora più audace; come se una forza,
come una calamita,
li stesse trascinando verso qualcosa.
“Be, riesci a riconoscere quando saremo a Midgard,
così evitiamo di pranzare da
mia sorella oggi?” aveva chiesto Alex, cercando di sollevarsi
in piedi, ma non
era stato necessario che Madina rispondesse, perché la
corrente gli aveva
guidati in un piccolo affluente, erano finiti dritti in un mulinello.
Jason aveva visto onde alte, coprire quasi il cielo, poi era stato la
volta
delle rapide, tutta una serie di infinti sballottamenti e acqua in ogni
dove.
Non aveva capito nulla, era stato solo caos. Lui era riuscito a sentire
sulle
labbra, quando l’acqua era crollata su di lui come una
colonna crollata,
brutale, il sapore del sale.
Poi il caos si era quietato.
Erano su una lunga superficie di un blu intenso, piatta come una
tavola. Nel
bel centro del blu dell’acqua. Lontano, ma non
così lontano, Jason
riusciva ad intravedere il profilo di una costa. “Direi che
siamo a Midgard”
aveva commento Alex, “L’odore di Midgard
è assolutamente riconoscibile” aveva
aggiunto.
Jason sentiva solo il forte odore di mare impregnare le sue narici.
Forse, aveva pensato, Kym era venuta in suo aiuto.
L’attimo
dopo la barca aveva tremato, Lupo aveva cominciato a ringhiare ed
abbaiare,
spaventato, un pilastro d’acqua si era alzato, il loro
piccolo Dreki era
oscillato pericolosamente e Jason aveva potuto osservare come
l’onda che era
emersa dalle acque, non era quello che sembrava, ma una figura era
affiorata dal
mare
Enorme. Gigantesca.
Era una donna: capelli biondo lucente, raccolti in ciocche umide, con
grumi
brumosi, da cui gocciolava rosso scuro, a metà tra una
terribile tinta, che l’acqua
stava lavando, e sangue ancora fresco. La donna esibiva una cotta di
cuoio ed
una lunga gonna, che spariva tra le acque dell’oceano. Quello
che aveva colpito
Jason era stato il viso, grigiastro e deformato in una maschera di
furore.
“Dei” aveva sussurrato Alex.
“Dimmi che non è Blóthughadda.
Dimmelo” aveva sussurrato Magnus, quasi
speranzoso.
“Una delle figlie di Aegir, giusto?” aveva provato
Jason, titubante. Immaginava
che la grande signora degli abbissi, potesse essere una delle Onde, o
Ran, ma
Magnus l’aveva chiamata in quel modo.
“Mango posso anche dirtelo se ti fa stare meglio, ma resta
lei” aveva risposto
Alex. Il suo fidanzato si era voltato verso di loro,
“Ragazzi, mi dispiace sul
serio, non ho immaginato che i miei vecchi problemi vi avrebbero messo
nei
guai” si era scusato il figlio di Frey.
“Magnus Chase!” aveva tuonato
Blóthughadda, “Jason Grace!” aveva
chiamato anche
lui, cogliendolo di sorpresa, “Voi avete mancato di rispetto
alla mia nobile
famiglia!” aveva stabilito.
“Anche io?” aveva chiesto confuso Jason.
“Il possente Fornjotr è mio nonno, la
tempesta”
aveva spiegato spazientita la gigantessa, “Ed ora io,
Blóthughadda Aegirdottir
riparerò la sconfitta di mio nonno e l’affronto di
mia madre” aveva stabilito.
“Ed ecco è così che moriremo”
aveva commentato Alex, “Tu non puoi diventare un
delfino?”
aveva chiesto Madina, Alex aveva sorriso, “Certo. Allora
è così che morirete”
aveva corretto il tiro, “Meglio?” aveva chiesto con
sarcasmo all’altra ragazza,
che aveva sorriso imbarazzata. Quasi era ammarato dalla loro scioltezza
davanti
una situazione così pericolosa.
Jason poteva
catturare un vento, sapeva come respirare sott’acqua, si
chiese se potesse
imporre ad uno spirito di permettere a Madina e Magnus di sopravvivere.
Poi si era alzato subito, “Madina ed Alex sono
innocenti” aveva gridato,
“Tragico. Il mare non guarda questo” aveva
replicato Blóthughadda,
con assoluto disinteresse.
La situazione sembrava inevitabile, quando la donna aveva sollevato le
sue
enormi braccia per permettere al mare di alzarti. “Pensavo
che gli dèi non
potessero intervenire direttamente” aveva considerato Jason,
almeno così era con
gli dei greco-romani; forse per i norreni era diverso.
Blóthughadda aveva
sorriso, piena di sarcasmo, “Oh, certo. Ma io sono
mezza-jotun” aveva risposto
poi.
Magnus aveva sfoderato Jack. “Amico! Mi stai dicendo che
avremo uno scontro
epico? Che bello! Ormai cominciavo ad annoiarmi” Aveva
esclamato subito la
spada, “Ho preparato la mia play-list da battaglia”
aveva aggiunto agguerrito.
Il figlio di Frey aveva guardato la sua spada, “Jack, amico,
siamo in una
situazione di per sé abbastanza critica, possiamo evitare
Katy Perry, per
favore” aveva stilettato alla sua arma, prima di voltare lo
sguardo verso la
gigantesca dea. “Roar sarebbe stata
perfetta” si era difeso, offeso,
Jack.
Magnus era stato sul punto di urlare qualcosa, che immaginava
prevedesse un
holmagang, quando l’acqua sollevata era riscesa
giù nel mare, delicatamente.
“Fatto cilecca?” aveva chiesto Alex, con un certo
divertimento.
Blóthughadda si era guardata intorno circospetta ed incerta,
“Tranquilla,
l’ansia da prestazione capita a tutti” aveva
aggiunto Magnus, seguendo la
battuta del suo partner.
Un’altra colonna d’acqua si era sollevata, alle
loro spalle, che aveva quasi
fatto rovesciare la nave, di nuovo. “Questo è il
brutto momento per ricordare
che Aegir ha nove figlie” aveva
commentato Madina, ma dalle acque non
era spuntata nessuna sconosciuta.
Kymopoleia si erigeva spettrale e spaventosa.
Aveva dismesso la camicia fantasiosa, indossava una lorica squamata di
bronzo e
rame, con placche verde ruggine, su cui erano cresciute escrezioni
marine, con
bande di ferro, più pesanti e larghe sulle spalle, una pteruges
di
cuoio, schinieri di bronzo con motivi marini e loriche maniche
d’oro lucente.
Lo scudo issato sulle spalle, legato da bande di cuoio morbido ed un
giavellotto alla mano. Era la solita Kym, spaventosa come solo la
tempesta
violenta poteva essere, ma più romana – ma sempre
Kym[6].
“Kymopoleia, mia buona amica, cosa ti porta qui?”
aveva detto civettuola Blóthghadda;
“Quella non è decisamente del nostro
universo” aveva considerato Alex, mentre
Madina cominciava a prendere i remi per mettersi a vogare per portare
via la
nave da lì. “Sì, spero che nessuno di
noi abbia irritato una divinità
straniera” aveva commentato Magnus,
“Cioè, spero di non essere io, tendo a
farmi più nemici di quanti io sia consapevole”
aveva aggiunto, spento.
“Sì, ho questo talento anche io” aveva
detto Jason. Il Lupo aveva tremolato
spaventato. “Niente, Blóthghadda cara, sei
semplicemente nel mio territorio”
aveva stabilito.
“Credevo il tuo territorio fosse nel vecchio mondo”
aveva risposto l’Onda.
La dea romana aveva sorriso forzatamente, “Io e mio padre
stiamo tentando un
riavvicinamento” aveva raccontato, “Anche con tuo
marito?” aveva chiesto Blóthghadda,
“Può darsi” aveva risposto Kym, di
rimando la mezza-jotun aveva fatto una
smorfia.
“Comunque mi spiace di essere entrata nel territorio di
Nettuno, ma di solito
ti vedo bazzicare senza problemi dalle parti di mio padre e mia
madre” aveva
commentato la norrena.
“Perché tuo padre differentemente dal mio
è una brava persona e non un taccagno
rancoroso” aveva cinguettato Kym.
Alex, Magnus e Jason avevano preso i remi ed avevano cominciato a far
spostare
la nave dalla traiettoria delle due dee. “Ti prego Grande
Banana puoi andare
più veloce?” aveva supplicato Magnus alla sua
imbarcazione.
“Tolgo subito le tende, fammi solo uccidere questi quattro
semidei qui” aveva
dichiarato Blóthghadda, “Tuo padre può
anche reclamare i loro corpi e tesori,
mi dispiacerà non portare Magnus e Sumarbrander
a mia madre, ma credo che
con un po’ di elasticità possiamo
accordarci” aveva commentato Blóthghadda,
aveva un sorriso parecchio tirato sulle labbra.
Jason percepiva l’elettricità tra le due dee, si
era sporto, “Ho sempre saputo
che le divinità marine fossero molto gelose” aveva
considerato ad alta-voce. “Sì,
lo sono” aveva risposto Alex. Bene, aveva
pensato Jason, aveva considerato, non sarebbe finito con una
chiacchierata.
“Perché continuano tutti a cedermi via?”
aveva chiesto infervorato Jack, che
svolazzava irritato accanto a loro. “Non ho intenzione di
farlo, amico, vorrei
solo non morire” si era giustificato Magnus, alla sua spada.
Kymopoleia aveva chinato il capo verso di loro. Jason aveva sentito
quegli
occhi verde mare su di lui, specificatamente su di lui.
Phainetai
moi kenos isos theosin
… Così
aveva
detto, qualsiasi cosa significasse.
Kym aveva
sorriso, poi aveva riportato lo sguardo su Blóthghadda,
“Temo di non poterlo
fare, amica mia. Come ho detto, mio padre sa essere un uomo rancoroso
ed ho già
vissuto con il suo rancore per millenni” aveva mentito.
Era lui. Kymopoleia stava cominciando una faida con una dea straniera
per lui.
“Non rendiamo una buona amicizia una sgradevole
inimicizia” aveva dichiarato la
dea norrena, Kym aveva sorriso, “Sono d’accordo.
Fatti da parte, ucciderai
questi mezzosangue quando vorrai fuori dalla mia vista” aveva
risposto calma.
“Abbiamo giocato ad Aliossi insieme, Kym, vedo il tuo
inganno. Cosa stai
nascondendo? In che affari ti stai infilando?” aveva
replicato Blóthghadda, con
estremo divertimento, un sorriso cattivo, “Siamo
divinità acquifere, Adda, ci
immettiamo in ogni spazio disponibile” aveva scherzato
l’altra.
L’attimo dopo l’acqua sotto di loro era esplosa.
Jason era riuscito a vedere le due Dee affrontarsi, la spada lunga di
Blóthgadda
aveva urtato lo scudo di Kymopoleia e il mare intorno a loro si era
sollevato
in mulinelli d’acqua come piedritti ondulati. Tifoni
d’aria, sale e acqua, e
gorghi profondi fino ai baratri della terra.
Se Jason, quel giorno, aveva spaccato il cielo, Kym e
Blóthgadda stavano
squarciando quello, la terra ed anche il mare.
“Dobbiamo raggiungere la costa!” aveva esclamato
Magnus, l’attimo prima che un
tornado sbalzasse la loro nave. Prima che schiantassero di nuovo sopra
la
superficie dell’acqua, Jason aveva cercato di usare i venti
per attutire
l’urto, per rallentare, ma ogni forza del vento non
rispondeva più a lui,
attirato come falena ad una fiamma, dallo scontro delle due dee.
Jason si era preparato all’urto brutale, “Questo
è il momento in cui avrei
dovuto prendere quelle lezioni di magia runica da Hearth”
aveva commentato
Magnus, si era stretto ad Alex, “Potrei trasformarmi in uno
pterodattilo? Un
drago?” aveva chiesto lei. Jason aveva serrato gli occhi.
Piper, aveva visto. Il sorriso dolce di Piper, la
sua risata
cristallina, capace di scaldare l’inverno più
freddo e quegli occhi splendenti.
“Posso provare, non mi sono mai trasformata in un animale
così grande!” aveva
esclamato Alex.
“Una balena?” aveva strillato Madina, “La
tua dimensione dovrebbe inficiare
sull’impatto con la superficie, no?” aveva aggiunto.
Alex aveva allungato una mano, quando la barca si era completamente
rovesciata,
afferrando Magnus, preoccupata. Jason si era stretto al lupo e Madina
aveva
afferrato lui.
“Ci penso io” una voce, udibile appena aveva
parlato. Jason aveva aperto gli
occhi, trovando occhi ambra fissarlo.
Poi avevano urtato l’acqua.
Non aveva
fatto male, quando erano riemersi, Jason si era accorto che con le
ginocchia
poteva toccare il fondo e che l’acqua non superava il suo
bacino.
Era zuppo.
Si era guardato intorno, non era più nel pieno
dell’oceano, ma era nei pressi
di una spiaggia: nera e fangosa.
Madina era piegata a vomitare acqua, tossicchiando, ma ancora
cosciente. “Wow.
Pazzesco” aveva detto appena aveva potuto parlare, tirandosi
su. Le ciocche dei
capelli appesantite dalla salsedine. Alex era in piedi, con
l’acqua fino alle
ginocchia, zuppa, che sosteneva il suo fidanzato, “Che
è successo?” aveva
domandato, pieno di confusione Magnus; in una mano reggeva il suo
foglio di
carta giallo, che era la Grande Banana nella sua forma in
borghese.
“Le dee stanno ancora combattendo, la giù. Dove
dovremmo essere noi!” aveva
esclamato Jack, alle loro spalle, nel pieno delle acque, un ciclone
d’acqua
dominava la scena.
Jason le aveva guardate, le aveva intraviste: sagome magistrali,
ruggenti nella
tempesta, non erano più sole. Blóthgadda aveva
due persone al suo fianco,
siluette sinuose ma imponenti, lo stesso poteva essere per Kym. Erano
altre dee
…
Forse erano altre figlie di Aegir che si erano aggiunte alla mischia,
forse Kym
aveva bisogno di una mano. Aveva infilato una mano nella tasca,
toccando prima
la runa halgaz e poi la moneta di Giunone. Non poteva lasciare la dea,
così.
Aveva osservato una delle dee colpirne un’altra che non era
Kymopoleia.
La sua amica aveva delle alleate.
Forse le sue
sorelle? Sapeva che ne doveva avere, certamente divinità
marine non bastavano
affatto.
“Sarà una strana giornata per i mortali”
aveva parlato una voce. Si erano
voltati di scatto, a pochi passi da loro. Era un giovane uomo,
indossava una giacca
a vento verde petrolio, da cui sfuggiva un cappuccio di pelliccia
grigio-scuro.
La giubba era aperta sul davanti, lasciando scoperta una maglietta
scura con il
logo dei Wolf e jeans larghi, sopra un paio di
stivaletti con i lacci e
la suola a carrarmato. Un viso smunto e bianco, in contrasto con il
colore dei
capelli ferrugine. Aveva una spruzzata d’efelidi delicata
sulle gote magre.
“Oh, salve” aveva detto Madina, con il suo solito
tono allegro, alzando la mano
come saluto; “Salve a te, Madina Modja Ullrdottir”
aveva detto quello
tranquillo. Madina non aveva perso il suo sorriso, ma Jason aveva visto
un
lampo di preoccupazione attraversare gli occhi scuri. Il ragazzo non
era parso
particolarmente pericoloso – ma di quei tempi le cose non
erano mai così ovvie.
“Accendo un fuoco o vi raffredderete troppo; anche se siete
Einherjar” aveva
considerato lo sconosciuto, guardandoli con una certa
criticità. Aveva occhi
ambrati come lo champagne. Famigliari. Lo
sconosciuto li aveva invitati
a raggiungerli sulla spiaggia. Madina aveva voltato il capo verso
Jason, aveva
allungato una mano per stringere quella di lui. Jason aveva annuito,
prendendo
la mano della sua amica, in ingenuo gesto di sicurezza
“Hola
hermano,
sei tu che ci hai salvato?” aveva domandato Alex, mentre si
avvicinava alla
spiaggia con il suo ragazzo. Jason aveva guardato ancora lo
sconosciuto,
sentendo quella sensazione di familiarità, un po’,
pensava Nico, bianco in
viso, ombroso nell’espressione, ma poi si era concentrato
sugli occhi zafferano
e la pelliccia grigia che lo avvolgeva, calda e morbida, come quella
del suo
bestiale amico. Lì, assente.
“Sei il Lupo!” aveva constatato.
Il lupo aveva sorriso, aveva un’espressione ferace, in
qualche modo, “Sì. Non
posso restare in questa forma molto a lungo, è troppo
faticoso” aveva risposto
quello, poi si era voltato verso Alex, “Ciao sorella o
fratello? Mi confondo”
aveva replicato. “Sorella in questo momento,
grazie” aveva detto la suddetta,
mentre raggiungevano la spiaggia.
“Aspetta lo hai chiamato Fratello in maniera amichevole o
è davvero tuo
fratello?” aveva chiesto Magnus, perplesso.
Lupo aveva trovato dei legni dalla spiaggia ed aveva dato loro fuoco,
come un
braciere, per le fiamme che aveva imposto sopra. “Sei
uno stregone!”
aveva rivelato Madina, “Come tutta la mia stirpe”
aveva risposto quello.
Jason lo aveva guardato, “Grazie mille, sul serio, grazie per
tutto” aveva
dichiarato Jason avvicinandosi a lui, a sorpresa lo stregone si era
lanciato
verso di lui e lo aveva stritolato in un abbraccio intenso, che gli
aveva fatti
cadere sulla fanghiglia. Astrid lo avrebbe, per davvero,
ucciso.
(Ed ecco il disegno: Kym vs Adda: https://www.deviantart.com/rlandh/art/An-Epic-Fight-905593161 )
[1]
E già il
povero Ragnar non è morto in battaglia (ed è
stato ucciso in una delle manieri
più “creative” che possano esserci:
è stato gettato in una fossa di serpenti e
lasciato a morire. Cioè. Decapitare non era più
comodo?)
[2]
Letteralmente:
colui che si sottrae alla morte.
[3]
Questo è
meta-testo; non faccio io le regole. Ogni volta che appare Utgard-Loki,
Magnus
ci tiene a sottolineare che è bello (in realtà lo
faceva anche Percy con Luke,
ma shh) e Utgard-Loki è sicuramente l’essere
mitologico/divinità che aiutato di
più Magnus (okay, una volta ha tentato di accopparlo, ma il
più delle volte è
stato suo alleato), anche se be, con i suoi secondi fini. Quindi
sì, io non
faccio le regole. E per me, Alex, ci scherzerebbe da morire.
[4]
Un
“drakkar” è lungo circa una 20 di metri,
di solito, è può imbarcare 25 uomini
(qui, è un 4 posti, quindi sì, miniatura) di
solito la testa è di una bestia
feroce, tipo Lupo/Serpente (qualcuno ha detto progenie di Loki?), ma ho
scelto
il cavallo perché sono animali cari al buon Frey –
sempre meglio del
cinghialozzo.
[5]
Ricordiamo sempre che Alex è Genderfluid, e non è
sempre facile riuscire a
distinguere il suo genere dal suo aspetto( tranne se sei Magnus).
Comunque, tendenzialmente
è più spesso in aspetto femminile.
[6]
La
versione romana di Kymopolia è Cymopoleia, ma visto che la
pronuncia del latino
classico della C è una K, il nome non cambia. Come per
Apollo: la perfezione
non può essere migliorata. Ahaha. Per questo, in
realtà, fino a questo momento
mi sono riferita a Kym come Romeia (cioè come i bizantini si
chiamavano).