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Autore: RLandH    16/02/2022    1 recensioni
[Spoiler! uno, ma bello grosso, su TOA, qualcosa su MC&TGoA| Crossover con Magnus Chase| What If]
Mi sentivo di essere pronta a fare un tributo a Jason Grace.
“Lo giuro sullo Stige” aveva dichiarato, certo di aver commesso un errore.
La ragazza aveva sorriso per la prima volta, “Ascoltami bene, adesso, non dire la verità. Fingiti un mortale, uno di quelli ciechi, proprio ciechi e di che non ricordi niente. Questo dovrebbe esserti famigliare” lo aveva preso in giro lei.
Sì, decisamente risvegliarsi in lungo sconosciuti con la memoria a brandelli e feroci ragazze che lo trattavano come se fossero conoscenti da una vita era una sensazione che conosceva piuttosto bene.
Solo che non era opera di Hera, ma Kymopoleia.
“Adesso?” aveva chiesto Jason, la ragazza aveva allentato la pressione della lama sul suo collo, permettendo a Jason di respirare bene, aveva provato a puntellarsi sui gomiti, per tirare su appena il busto.
Quella non aveva smesso di sorridere.
“Adesso” aveva esordito la sconosciuta, “Io non sono mai stata qui e tu asseconderai quello che dico” aveva dichiarato, “E permettimi di scusarmi in anticipo, ma farà male” aveva terminato.
Genere: Avventura, Commedia, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cimopolea, Jason Grace, Magnus Chase, Nico di Angelo, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Percy Jackson in The Multiverse'
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ECCOMI!
Prima di tutto: ho risolto tre quarti dei miei problemi (questo vuol dire che avrò tre quarti in meno del tempo per scrivere, ma non importa, possiamo farcela).
Questo capitolo come l’ultimo (e metà del prossimo) è stato scritto sotto il flusso della febbre, ma ho avuto modo di sistemarlo un po’ per dargli un po’ più di coerenza. Non ci sono riuscita, a metà c’è un enorme, anzi gigantesco, nodo gordiano che è stato riscritto dodici volte senza successo.
Bene, riguardo al titolo, per scriverlo sono state prese in causa diverse persone, cioè ho tormentato tutte le mie amiche lol, il titolo originale, ve lo lascio, perché mi piaceva troppo: La Cat(fish)fight Divina.
Detto questo sempre un enorme grazie di cuore a Farkas per le recensioni e a chiunque segua/preferisca o anche solo legga.
Oltre questo, finalmente la povera Jarnsaxa ha anche il suo disegno e ne ho anche un altro, che metterò al fondo.
Comunque, ecco, la nostra ‘Saxa nella Sauna: https://www.deviantart.com/rlandh/art/Jarnsaxa-the-rival-of-Sif-907217284
Baci
RLandH

 

Hai presente tutti quei miti sul non fare infuriare le divinità marine? Ecco, sì, forse andavano letti meglio

 

Jason era nel Valhalla. Aveva riconosciuto la camera da letto spaziosa di Kráka, aveva riconosciuto anche la valchiria. Era seduta al suo tavolo da pranzo che osservava con incredibile attenzione le rune di Astrid. La donna aveva al suo fianco una serie di fogli su cui stava scrivendo fittamente in linguaggio runico. “Quindi hai creato tutti quei casini ai piani dei Re solo per non ammettere che non avevi idea di cosa dicesse il futuro?” aveva chiesto un’altra voce, Jason aveva potuto vedere un’altra valchiria raggiungere Kráka e posando una tazza di te freddo con ghiaccio alla sua con-sorella.  Era alta, quasi quanto Boedicca,ma più snella della cuoca valchiria. La donna esibiva una folta capigliatura bruna, discinta, che scendeva sulla schiena dritta come una spada e le spalle ampie. C’era qualcosa di profondamente ruggente in lei. La stessa imperiosità di Reyna.

“Lagherta come sei mal pensante!” aveva risposto Kráka fintamente indignata.
Lagherta aveva sollevato un sopracciglio nero, con uno sguardo piuttosto critico, “Va bene, è successo qualcosa. Il mio dono è oscurato, devo farlo alla vecchia maniera e la vecchia maniera prevede un’attenta analisi di tutti i significati” aveva raccontato Kráka, “Devo valutare l’ordine, la distanza, il modo in cui sono cadute, le inclinature” aveva riportato, sembrava stanca. Lagherta le aveva posato una mano sulla spalla, gentile, “Va bene, ma dovrai rispondere tu alle domande del bel cherusco” aveva dichiarato con estremo divertimento l’altra. “
Laghertaaaa!” si era lamentata Kráka voltandosi sconvolta verso l’altra valchiria, che di rimando aveva aperto la porta, aveva lasciato entrare Mel, prima di scivolare fuori.
Mel indossava la maglietta dell’hotel, i suoi capelli erano lasciati sciolti, invece che nella treccia severa, ed indossava un paio di pantaloni di pelle del colore del cuoio. “Belle le tue
braghe nuove” aveva commentato Kráka, “Quando le aveva Richard erano pelose, ma appena le ho messe sono diventate così” aveva risposto scanzonato il suo amico, “Le rivuoi?” aveva chiesto. “No, serviranno più a voi che a me” aveva dichiarato con nonchalance Kráka, con un sorriso mesto. “Sai? Prima che andasse verso la sua morte, ho cucito per il mio Ragnar una tunica resistente a qualsiasi arma – ora è con lui a Nilfheim” nel pronunciare il nome del regno dei morti, Kráka aveva assunto un tono lugubre; suo marito era stato un grande guerriero e, forse lei non doveva accettare che non stesse lì, nella Sala dei Caduti[1]; “E be, allora lui ha dato i pantaloni resistenti a qualsiasi veleno al piccolo Ubba” aveva commentato, con voce spenta, “Alla fine è stato ucciso a causa dei morsi di centinaia di serpenti, divertente no?” aveva scherzato forzatamente lei, gli occhi pregni di dolore. Mel si era fatto colmo di disagio, abbassando gli occhi sui suoi nuovi pantaloni di pelle. “Ti stanno meglio che ad Ubba” aveva recuperato calore Kráka.
Mel aveva annuito, poi con tranquillità, recuperando lucentezza, aveva chiesto: “Quindi mi serviranno un paio di pantaloni a prova di veleno?” desideroso forse di cambiare argomento.
“Può darsi. Devo farti una confessione, vecchio amico, non sta andando benissimo. È chiaramente successo qualcosa. Però di una cosa sono certa; guarda qui” aveva considerato Kráka, indicando una Runa. Mel l’aveva guardata, anche Jason si era sporto per osservarla. Il simbolo inciso sulla tessera somigliava ad una F con le stanghette laterali oltre ad essere fra loro parallele, e della medesima lunghezza, non erano perpendicolari a quella verticale, ma obblique.
Fehu” aveva letto Mel, “Fehu. La runa di Frey” aveva ripetuto Kráka, “Tra i suoi infiniti significati: la ricchezza” aveva aggiunto la volva. “Se ci troviamo a doverci confrontare con un vasto tesoro probabilmente incontreremo un drago, dici?” aveva chiesto Mel retorico, dando un pizzico all’orlo dei suoi pantaloni. “Può darsi, può darsi. Forse incontrerete semplicemente un figlio di Frey, è un dio della fertilità, non mancano” – Mel aveva borbottato qualcosa, che Jason non aveva capito. La volva aveva continuato dritta come una frecci: “Oppure vuol dire che troverete il dannato cinghiale luminoso” Kráka aveva fatto una pausa, stanca. “Inoltre, la tessera è inclinata, è un presagio non felice, Mel. Il desiderio di Ricchezza porta gli uomini in vie infelici, lo ho visto con la mia famiglia” aveva raccontato con un tono di voce calmo. “Questa canzone la conosciamo entrambi” aveva sussurrato Mel, allungando una mano per metterla sulle spalle della donna, calmo.
“A proposito, quando sei salito nei piani dei Re, hai parlato con tuo padre?” aveva chiesto Kráka, improvvisamente. Mel era avvampato.
Jason non aveva sentito la risposta.

  

 

Jason si era svegliato grazie al sapore zuccherino sulle sue labbra. Aveva aperto gli occhi con fatica, incontrando il viso lentigginoso e pieno di aspettativa di Bee. “Buongiorno Ergi” aveva dichiarato lo Jotun allontanandosi. Jason aveva battuto le ciglia, ricordava che lo Jotun lo avesse chiamato così anche un’altra volta.
Ormai esausto di tutte quelle informazioni vorticanti, Jason aveva deciso di mandare giù tutto. Si era tirato su, realizzando di essere stato steso nella neve fino a quel momento. “Spero non tenessi troppo alla tua pelliccia, la hai intrisa del tuo sangue” aveva commentato Bee, aggiustandoli il colletto del cappotto. Jason aveva abbassato lo sguardo, osservando le macchie scura intessute nella pelliccia. Astrid non sarebbe stata affatto contenta. “La prova?” aveva chiesto subito Jason, scacciando velocemente il pensiero della sua compagnia di piano, armata d’ascia e piuttosto infervorata.
“Tranquillo, Jason caro, ho vinto” aveva sentito Madina alle sue spalle. Jason si era voltato, subito, vedendo la sua amica. Le mancava una manica della maglietta, i capelli erano sciolti, ad uno scii mancava un pezzo, non aveva più l’arco, aveva uno strappo sul ginocchio sinistro ed indossava due scarpe diverse. “Alla fine eravamo rimasti sono io, Jarnsaxa e l’ennesimo Thrym, ma la provvidenziale comparsa di uno sciame d’api e di un maestro del seid mi hanno aiutato” aveva spiegato subito lei, prima di correre immediatamente da lui, per abbracciarlo, stretto.
“Quando non ti svegliavi, mi sono preoccupata tantissimo” aveva sussurrato nel suo orecchio, dolcemente, “Ti avevo chiesto un fulmine, non di aprire il cielo” aveva aggiunto, staccandosi Madina, prima di stringerlo di nuovo. “Quanto ho dormito?” aveva chiesto Jason, con del panico. Da quanto tempo erano a Jotunheim?
“Un paio d’ore. Il miele delle ragazze ti ha rimesso su” si era inserito Bee, nel discorso.
“Tardi, ovviamente, ti abbiamo dovuto trascinare via da Utgard, prima che i giganti si decidessero ad uccidervi” aveva affermato Bee, “Ma Utgard-Loki mi ha dato una medaglia, con tanto di coccarda” aveva esclamato Madina, mostrando con orgoglio il suo premio.
Jason non sapeva se ridere, davvero, “Il nostro altro premio?” aveva chiesto poi, invece. Madina aveva riso con un po’ di imbarazzo ad imporporarle le guance, prima di ammiccare ad una direzione. Drefabroker stava tenendo un dialogo con Jarnsaxa.

 

Si erano avvicinate alla jotun, “Allora, sono rimasta anche troppo. Qualcuno potrebbe pensare che abbia preso in simpatia i thrall di Odino” aveva asserito, subito, Jarnsaxa, sollevando ambedue gli indici delle mani, per sottolineare la situazione.
“Siamo Onorabili Guerrieri” l’aveva corretta Madina e per Jason era stata la prima volta che la sentiva perdere la sua giocosità. Jason ricordava quel termine usato anche da Astrid, ma non conosceva il significato, ma non doveva essere bello. “Sottigliezze” aveva dichiarato Jarnsaxa.
Jason aveva preso la parola, puntando gli occhi dritti in quelli della gigantessa, “Facciamo velocemente, allora?” aveva proposto, attirando il consenso di quest’ultima.
“Bene, il vostro accordo, Boy-Scout, prevedeva che io vi dicessi quello che H mi ha chiesto: distrarre Gerd, perché lei doveva prendere qualcosa … non ho idea di cosa fosse” aveva dichiarato Jarnsaxa.
Quello, lo sapevano loro.
“Lei? H è una donna? Non è Helblindi?” aveva chiesto Madina, subito.
Bee si era interessato alla menzione del fratello ed anche il Lupo aveva ululato, contrariato. “Helblindi? Ah, come si vede che non lo conoscete” aveva riso di loro Jarnsaxa. “Helblindi? Ragazzi non so che idea vi siate fatti della mia famiglia, ma mio fratello probabilmente ora è nell’isola di Pasqua in compagnia di un’aitante dea polinesiana. A lui non importa di inimicarsi nessuno mai; è letteralmente l’Immortale[2]” aveva dichiarato Bee.

Jason si era voltato verso Bee; non poteva fidarsi completamente, ma aveva avuto l’impressione che Jarnsaxa quando avesse usato il femminile parlando di H, lo avesse fatto quasi sopra a pensiero.
E se dunque, Bee, era del tutto disinteressato alla questione, li aveva davvero aiutati, per richiesta di Váli.
“Quindi chi è H?” aveva chiesto Madina, non perdendosi nei pensieri, differentemente da lui.
 “Quando ho detto che H è l’incubo di Odino quando si mette nel suo lettuccio, intendo dire fa paura anche a me. Non vi dirò chi è!” aveva considerato Jarnsaxa. “Non ci hai praticamente detto nulla” aveva valutato Jason, senza particolare accusa nella voce.
La jotun aveva fatto una smorfia, “Questo era il vostro accordo, Boy-scout, non è colpa mia se avete accettato una proposta imbarazzante; però il vostro amico è più sofista di voi, sarà nel sangue, e mi ha convinto a scucire qualcosa in più” aveva considerato la jotun, voltando il capo verso il lupo, che si era fatto cortesemente da parte.
Sebbene, Jason ne era certo, aveva lanciato uno sguardo al vetriolo verso la gigantessa.
Grazie, aveva bisbigliato lui, rivolto alla bestiola.
Jarnsaxa aveva ripreso, “Be, comunque, dite ad Odino che non lavoro più per H” aveva ripreso lei,  Jason iniziava a sospettare che la lettera che Jason e Madina avessero letto, riportassero un licenziamento dai servigi.
“Non vi dirò cosa mi ha offerto o altro. Se qualcuno vorrà risposte, sarà Thor a dover venire da me” aveva sottolineato subito la signora. Madina aveva inclinato il capo, “Non facevo la donna di Thor un’affarista” aveva considerato. “Sono una lama di ferro, in ogni senso” aveva risposto pratica Jarnsaxa, “Ma voglio essere gentile, dite grazie al vostro amico; H ha un galoppino, il suo porta lettere e tutto fare, come dire” aveva aggiunto, enigmatica.
Jason aveva osservato le labbra rosse come ciliegie delineate in un sorriso sardonico, “Ci vuoi tenere a lungo sulle spine?” aveva chiesto. “Calma, Boy-Scout, non si è mai presentato ovviamente, però, ho un certo occhio. Un mezzo-dio, un po’ troppo brillante” aveva considerato. Jason ebbe un brivido lungo il suo corpo, a quel pensiero.
“Un einerjhar?” aveva chiesto Madina, con orrore nella voce, dando voce ai suoi pensieri. “Giovane, sì fa per dire, dall’aspetto vostro coevo, bellino, luminoso. Sì, un einherjar bello splendente, ma direi meno spigoloso rispetto a voi” aveva sottolineato Jarnsaxa, strizzando un occhio verso di loro. Jason aveva aggrottato le sopracciglia, voltandosi verso la sua amica, che si era morsa un labbro, “Un einherjar di Folkvang, giusto?” aveva domandato retorica Madina, ignorando a pie-pari Jason. “Cos’è Folkvang?” aveva chiesto, ignorante, Jason – anche Jarnsaxa lo aveva ignorato; Madina aveva liquidato la faccenda con un te-lo-spiego-dopo.
La gigantessa aveva sollevato le spalle, come a scrollarsi di dosso la questione, “Come ho detto: non si è presentato. E fossi in voi, andrei via, c’è un’orda di giganti che vi ha trovato” aveva riso di gusto Jarnsaxa.

Jason si era voltato, vedendo un’orda di giganti correre verso di loro, discendendo dal versante di una vallata – a quanto pare Jotunheim era composta di alture e discese, degne di montagne russe.
“Bene, fantastico, io vi lasciò qui. I miei obblighi finiscono ora, verso tutti, tutti voi” aveva detto Bee, ammiccando a lui, Madina e il Lupo.
Jarnsaxa aveva mosso le dita come cenno di saluto. Bee aveva sorriso di nuovo, “Bene, salutami la tua cara mamma e stai lontano dai tuoi fratelli” aveva aggiunto, guardando specificatamente il lupo, prima di scomparire con uno schiocco di dita. “Odio il seid, a me toccherà camminare” aveva detto Jarnsaxa, come ultimo congedo.
Madina aveva inserito di nuovo gli scii, “Sali su … ehm … il lupo, non credo tu sia nelle condizioni di evocare un fulmine” aveva dichiarato la sua amica.
La creatura si era prostrata in modo che Jason potesse issarsi su, sentiva le ossa fatte di vetro. Madina aveva tirato fuori la mappa, “Dobbiamo ritrovare una vena d’acqua dei fiumi cosmici” aveva detto, con espressione confusa, probabilmente la mappa di Thrud non doveva essere utile, se non si sapeva dove si fosse.

 

Il lupo aveva messo il turbo e Madina l’aveva affiancato velocemente. “Puoi guidarci?” aveva provato Jason, accarezzando il collo del Lupo, quello aveva continuato la sua corsa, non era sicuro potesse rispondere affermativamente.
Madina non si era persa d’animo, alla fine.
Peccato, i giganti si fossero dimostrati incredibilmente più veloce e motivati di quanto loro stessi avessero valutato.
Madina aveva tirato fuori il suo arco, a questo punto Jason aveva valutato fosse un’arma proteiforme, con cui aveva scoccato delle frecce contro alcuni loro avversari, non smettendo di sciare. Come nella prova. “Non manchi mai il bersaglio, è tipo un potere da figlia di Ullr?” aveva chiesto Jason.
“No! Solo pratica, pratica, pratica. Il sangue di mio padre mi aiuta a scoccare e scivolare contemporaneamente” aveva risposto Madina, con divertimento. “Ti ho vista colpire un bersaglio invisibile” aveva valutato Jason, “Non lo era per me” aveva risposto lei, “Appena torniamo all’Hotel ti spiego tutto e tu mi spieghi come hai svergognato Thor in persona” aveva valutato Madina.
Un’ascia era schizzata vicino all’orecchio di Jason, quasi mozzandoglielo. Un gigante li aveva raggiunti, piuttosto agguerrito, con una spada ed una Morgenstern alla mano, oscillato ad un passo dalla testa di Madina, Jason aveva chiamato il nome della sua amica, prima che un lampo dorato seccasse il gigante da lato a lato, era ruotato attorno a loro e così Jason era riuscito a identificare cosa fosse: una spada.
Jack.
“Ho scaricato l’album Lungs di Florence and The Machine, buoni gusti, amico” aveva esclamato la spada. “Grazie?” aveva provato Jason.
“Jack tieni lontano i giganti!” qualcuno aveva ordinato.
“Grazie a tutti gli dei!” aveva esclamato Madina, davanti a loro, sospeso in aria, c’era uno splendido cavallo, enorme, incantevole, con otto zampe – con l’esclusione di quel dettaglio, aveva ricordato a Jason l’Arion, lo stallone maestoso di Hazel – e cavalcato da due einherjar con un viso famigliare. Magnus Chase ed Alex Fierro.
La runa di Fehu.
“Tu stai cavalcando un lupo!” aveva esclamato Magnus, vedendolo, guadagnando una sonora pacca dal partner, “Avete bisogno di una mano?” aveva chiesto Alex, “Stanley è veloce come il vento e può portare quattro persone” aveva sottolineato.
Il lupo aveva annuito, guardandolo con i grandi occhi d’oro, facendolo scendere. “Grazie di tutto amico” aveva detto Jason, di cuore, accarezzandolo, si era anche chinato e l’aveva baciato tra le orecchie. Madina si era slacciata gli scii, “Grazie! Grazie!” aveva esclamato lei, scoccando un bacio sia sulle labbra di Magnus sia su quelle di Alex, grata.
Era salita in sella e Jason l’aveva seguita, “Come sapevate?” aveva chiesto pratico Jason, “Oh, ci ha informato l’innamorato di Mango!” aveva risposto con un certo divertimento Alex, pizzicando il fianco del figlio di Frey. “Utgard-Loki non è il mio innamorato!” aveva dichiarato Magnus, sconvolto, “Non faccio io le regole[3]” aveva ottenuto come risposta da Alex. Il fidanzato aveva ignorato quell’ultima affermazione ed aveva dato una scossa al cavallo, che era partito ad una velocità ruggente.
Chi sa come sarebbe stata davvero una sfida tra Stanley e Arion!
“Dobbiamo arrivare ad un fiume cosmico. Sarebbe meglio l’Ǫrmt porta ad Asgard ed ha un affluente al Valhalla!” aveva esclamato Madina, sventolando la mappa.
Jason vedeva poco, con i capelli ricci della compagna che lo schiaffeggiavano in faccia ripetutamente. “Ottima idea, servirà che Mango ci salvi con la sua grossa banana!” aveva esclamato Alex.
Jason era arrossito fino alla punta dei capelli, per quell’uscita inaspettata, “Ti prego!” aveva strillato Magnus, anche lui cotto di imbarazzo, “È una barca, una barca pieghevole gialla, per questo la chiamiamo la Grande Banana!” si era affrettato a giustificarsi subito il figlio di Freyr.

La Grande Banana grazie alle sue doti pieghevoli poteva prendere forme e dimensioni diverse, così aveva spiegato Magnus.
Quando era servito a loro, così avevano detto a Jason, aveva preso le dimensioni di un modesto vascello, in quel caso era una barca stretta e slanciata, con una sola fila di remi, della giusta lunghezza per quattro persone. Una delle due estremità aveva una testa di cavallo scolpita nel legno. Di un giallo accecante come un limone. “Un piccolo dreki in miniatura[4]!” aveva detto ammirata Madina mentre saliva su, soddisfatta.
“Non si chiama Drakkar?” aveva chiesto Alex, sedendosi nella panca dietro Madina, con genuina confusione, “Oh, no, errore di trascrizione francese. Me lo ha assicurato Astrid!” aveva spiegato didascalica la loro amica.
Jason si era seduto alla coda, Magnus alla prua.
Sotto il loro peso la nave aveva oscillato, ma aveva ugualmente spaccato il ghiaccio che ricopriva i fiumi di Jotunheim. Dei decisi colpi di remi avevano aiutato la situazione.
“Spero sia il fiume giusto” aveva detto Jason, osservando le acque cristalline, che scorrevano ai loro fianchi. “Almeno questa volta siamo sopra l’acqua e non dentro una centrifuga” aveva provato Madina, per rialzare l’umore. “Finché nessuno di questi va a Nilfheim, va tutto bene. Non muoio dalla voglia di incontrare mia sorella maggiore. Ogni volta che incontro un parente la situazione diventa più strana” aveva cinguettato Alex. “Tecnicamente Stanley è tuo nipote ed è adorabile” aveva provato Magnus, debolmente.
“Oh sì! Io e Jason abbiamo conosciuto tuo zio Bee, molto gentile anche lui” aveva detto subito Madina, mentre continuava a remare con assoluta calma.
Di rimando sul viso di Alex era sorta genuina confusione e rivolgendosi a Madina aveva chiesto: “Davvero? Gentile? Un membro della mia famiglia?”.
“Sì, ci ha salvato. Ci ha dato da mangiare, dove dormire e ci ha aiutato con la competizione” si era introdotto Jason, ripeterlo lo rendeva surreale.
“Sì, tua nonna era abbastanza arrabbiata con lui” aveva considerato Madina “Hai conosciuto anche mia nonna?” Jason non poteva vedere Alex in viso, ma dal tono della voce, riusciva a leggere genuina ammirazione. “Una tipa un po’ legnosa” aveva scherzato Madina, anche Jason aveva ridacchiato di sottecchi a quel commento, “Abbiamo conosciuto anche tuo nonno” aveva raccontato lui.
“Quindi, dicevate, uno dei miei zii vi ha aiutato senza tentare di rifilarvi una polpetta avvelenata?” aveva chiesto Alex, con interesse, voltando il capo per guardare Jason.
Lui aveva annuito, “Sì, a quanto pare era un favore per Váli” aveva raccontato, perché continuava a parere del tutto folle, dirlo anche ad alta voce.
“Váli, chi?” aveva chiesto Magnus, “Come Váli chi?” aveva chiesto Alex con genuina confusione. “Sì”, aveva risposto brevemente Jason, prima di procedere a raccontare quanto era successo con il dio-nato-per-vendicarsi e la brutta faccenda dell’Holmagang.
“E quindi Váli ha deciso di tenerti in vita. Ha senso, Big Boy si comporta così com me ogni due per tre” aveva considerato Magnus.
Alex di rimando aveva ridacchiato, come se avesse ascoltato una battuta divertente, ma che nessun altro aveva potuto sentire. “Ti prego non fare altre battute su di me e Utgard-Loki, ti prego” aveva supplicato il figlio di Frey. “Mango mi fai passare per una fidanzata pessima[5]” si era difesa Alex.
C’era stato un momento dolce, un silenzio rassicurante, ancora carico della risata provocata dalla battuta, per Jason era stato stranamente famigliare. Si era sentito un semidio in missione, un’immagine che lo aveva sempre angosciato, ma in quel momento sembrava bello.
“Oh, il lupo, è tornato!” aveva esclamato Madina, attirando l’attenzione proprio verso il loro amico a quattro zampe, stava galoppando sull’ansa del fiume a loro fianco.
“Oh, non mi piacciono molto” aveva commentato Magnus con un tono di voce lugubre, osservando la bestia che teneva a pieno regime il loro remare. “Immagino dopo la disavventura con Fenris” aveva commentato Madina, Magnus aveva deciso di dare le spalle, “Sì, sì” aveva detto, calmo, ma la sua voce era incrinata da un certo dolore, che sapeva a Jason di altro. “Però, lui è buono, ci ha dato una mano” aveva dichiarato Madina perentoria.
“Volete farlo salire a bordo?” aveva chiesto Alex, “Magnus, a te andrebbe bene?” aveva chiesto gentile poi al suo fidanzato, differentemente dal suo tono pieno di divertimento e leziosità, in quel momento era apparsa quasi dolce. “Non tutti i Lupi hanno gli occhi blu, no?” aveva proposto Magnus, sembrava che quelle parole fossero uscite dalla sua bocca con una tenaglia.
Be, amico, se fosse un problema ci penseremo noi” aveva stabilito Jack, vibrando da qualche parte sotto i vestiti di Magnus.
Jason aveva preso quell’ultimo commento come un assenso, “Sali a bordo!” aveva invitato il lupo che con un balzo si era lanciato sulla piccola banana in miniatura, tra il posto di Jason e quello di Alex Fierro, facendo oscillare pesantemente l’imbarcazione. Jason aveva allungato una mano per grattare la creatura sotto il mento; non credeva che avrebbe potuto portare un lupo mezzo-jotun nel Valhalla, ma sapeva che a Jotunheim non poteva essere felice, era un esiliato.
Probabilmente, per questo, era a Midgard la prima volta che lo aveva visto.
“Mango, tranquillo, non ha decisamente gli occhi blu” aveva considerato Alex, voltandosi il più possibile per poter vedere bene la creatura. Il lupo, Jason ne era stato certo, aveva lanciato uno sguardo diffidente, verso Alex e poi anche Magnus.
Il figlio di Frey aveva guardato il lupo per poco, aveva aggrottato le sopracciglia pallide ma poi era tornato a guardare di fronte, verso lo scorrere del fiume, “Mi sembra che l’atmosfera si sia riscaldata” aveva dichiarato Magnus, con un certo nervosismo addosso.
Alex aveva guardato per un ultimo secondo il lupo, poi aveva detto: “Podemos llevarnos bien, hermano?”
Jason aveva dello spagnolo un vago ricordo del farfugliare di Jason, ma aveva realizzato quasi subito che la domanda  - se lo era – non era per lui, ma per il lupo, questo aveva inclinato il capo, quasi incuriosito. Alex aveva strizzato un occhio, ma poi, era tornato a guardare il mondo rivolto al fiume.
“Mango, mi spieghi perché dobbiamo remare la tua banana magica? L’ultima volta non è stato così” aveva sottolineato.
Magnus aveva sospirato, “Alex, non ne ho idea” aveva risposto, prima di mettersi a ridere.
“In realtà mi chiedo perché stiamo viaggiando lentamente, quanto io e Jason abbiamo preso la centrifuga siamo andati velocissimi” aveva considerato Madina. “Forse, appunto perché eravamo dentro la centrifuga” aveva considerato Jason.
“Be, comunque, a me non dispiace questa lenta uscita in barca” aveva ammesso Magnus, “Questa è una delle poche volte che sono in giro senza dovermi preoccupare che forze occulte cerchino di far cadere il mondo” aveva aggiunto, rilassato.
Oh, aveva pensato Jason.
“Oh” aveva detto Madina.
“Ma per voi sì, vero?” aveva indagato Alex sfacciata, “Non eravate a Jotunheim per una gita di piacere” aveva commentato. “No, in effetti” aveva ammesso Jason, non credeva avesse senso mentire, a quel punto. “Siete usciti di nascosto, vero? Ce lo ha confermato quel ragazzo del vostro piano, quello con il taglio alla moicana” aveva raccontato Magnus. “Oh, Mel!” aveva sclamato Madina, il suo tono si era impregnato di gioia. “Sì; non eravamo convinti che avremmo avuto un permesso per andare a Jotunheim” aveva confermato Jason. “Siete stati fortunati, una volta sono uscito di nascosto e mi hanno sguinzagliato dietro una squadriglia di Valchirie” aveva raccontato subito Magnus, “Sarò onesto, quando è arrivata una delle aquile di Big Boy non eravamo molto convinti” aveva esposto il figlio di Frey. “Oh, be, immagino che il signore dei giganti di brina che scrive: Scusa Magnus puoi venire a recuperare due mezzosangue fuor d’acqua a casa mia? Possa risultare piuttosto ambiguo” aveva valutato Jason.
Avevano riso del suo commento. “Poi, però, in effetti, quando siamo andati a controllare al vostro piano e Mel ci ha confermato che eravate lì” era intervenuta Alex, probabilmente aveva voglia di fare una battuta sul suo fidanzato, ma alla fine aveva rinunciato, perché anticipata dallo stesso. “Bene, quel che finisce bene” aveva detto Magnus.
Jason aveva sorriso.
Il Lupo aveva drizzato le orecchie e si era tirato su dalla posizione cucciata, in cui aveva cercato di appallottolarsi per permettere la comodità a Jason – era davvero enorme e la Grande Banana non lo pareva così tanto. Aveva cominciato a guardare a destra e sinistra, con un certo allarmismo.
“Il lupo si sta agitando” aveva esclamato Jason e quello era bastato per scuotere, in effetti, tutti i presenti.
L’attimo dopo la nave aveva cominciato ad andare più velocemente, decisamente più velocemente, condotta da correnti agitate.
“Ma che sta succedendo?” aveva esclamato Alex, mentre cercava di tenere un remo, ma l’acqua era più potente di quanto fossero i loro tentativi di annullare la corrente.
“Forse siamo nell’Ǫrmt?” aveva domandato Jason, non erano più a Jotunheim visto l’aspetto verdeggiante al loro fianco – fin troppo magico e bucolico.
“No” aveva detto Madina, “Non è l’Ǫrmt. Questa è la valle dei veleni. Siamo nel Slidr, il fiume che viene da oriente. Di buono c’è, che fa tappa a Midgard prima del regno di Hel” aveva considerato Madina, ma la corrente si era fatta ancora più audace; come se una forza, come una calamita, li stesse trascinando verso qualcosa.
“Be, riesci a riconoscere quando saremo a Midgard, così evitiamo di pranzare da mia sorella oggi?” aveva chiesto Alex, cercando di sollevarsi in piedi, ma non era stato necessario che Madina rispondesse, perché la corrente gli aveva guidati in un piccolo affluente, erano finiti dritti in un mulinello.
Jason aveva visto onde alte, coprire quasi il cielo, poi era stato la volta delle rapide, tutta una serie di infinti sballottamenti e acqua in ogni dove.
Non aveva capito nulla, era stato solo caos. Lui era riuscito a sentire sulle labbra, quando l’acqua era crollata su di lui come una colonna crollata, brutale, il sapore del sale.
Poi il caos si era quietato.
Erano su una lunga superficie di un blu intenso, piatta come una tavola. Nel bel centro del blu dell’acqua. Lontano, ma non così lontano, Jason riusciva ad intravedere il profilo di una costa. “Direi che siamo a Midgard” aveva commento Alex, “L’odore di Midgard è assolutamente riconoscibile” aveva aggiunto.
Jason sentiva solo il forte odore di mare impregnare le sue narici.
Forse, aveva pensato, Kym era venuta in suo aiuto.

L’attimo dopo la barca aveva tremato, Lupo aveva cominciato a ringhiare ed abbaiare, spaventato, un pilastro d’acqua si era alzato, il loro piccolo Dreki era oscillato pericolosamente e Jason aveva potuto osservare come l’onda che era emersa dalle acque, non era quello che sembrava, ma una figura era affiorata dal mare
Enorme. Gigantesca.
Era una donna: capelli biondo lucente, raccolti in ciocche umide, con grumi brumosi, da cui gocciolava rosso scuro, a metà tra una terribile tinta, che l’acqua stava lavando, e sangue ancora fresco. La donna esibiva una cotta di cuoio ed una lunga gonna, che spariva tra le acque dell’oceano. Quello che aveva colpito Jason era stato il viso, grigiastro e deformato in una maschera di furore.
“Dei” aveva sussurrato Alex.
“Dimmi che non è Blóthughadda. Dimmelo” aveva sussurrato Magnus, quasi speranzoso.
“Una delle figlie di Aegir, giusto?” aveva provato Jason, titubante. Immaginava che la grande signora degli abbissi, potesse essere una delle Onde, o Ran, ma Magnus l’aveva chiamata in quel modo.
“Mango posso anche dirtelo se ti fa stare meglio, ma resta lei” aveva risposto Alex. Il suo fidanzato si era voltato verso di loro, “Ragazzi, mi dispiace sul serio, non ho immaginato che i miei vecchi problemi vi avrebbero messo nei guai” si era scusato il figlio di Frey.
“Magnus Chase!” aveva tuonato Blóthughadda, “Jason Grace!” aveva chiamato anche lui, cogliendolo di sorpresa, “Voi avete mancato di rispetto alla mia nobile famiglia!” aveva stabilito.
“Anche io?” aveva chiesto confuso Jason. “Il possente Fornjotr è mio nonno, la tempesta” aveva spiegato spazientita la gigantessa, “Ed ora io, Blóthughadda Aegirdottir riparerò la sconfitta di mio nonno e l’affronto di mia madre” aveva stabilito.
“Ed ecco è così che moriremo” aveva commentato Alex, “Tu non puoi diventare un delfino?” aveva chiesto Madina, Alex aveva sorriso, “Certo. Allora è così che morirete” aveva corretto il tiro, “Meglio?” aveva chiesto con sarcasmo all’altra ragazza, che aveva sorriso imbarazzata. Quasi era ammarato dalla loro scioltezza davanti una situazione così pericolosa.

Jason poteva catturare un vento, sapeva come respirare sott’acqua, si chiese se potesse imporre ad uno spirito di permettere a Madina e Magnus di sopravvivere.
Poi si era alzato subito, “Madina ed Alex sono innocenti” aveva gridato, “Tragico. Il mare non guarda questo” aveva replicato Blóthughadda, con assoluto disinteresse.
La situazione sembrava inevitabile, quando la donna aveva sollevato le sue enormi braccia per permettere al mare di alzarti. “Pensavo che gli dèi non potessero intervenire direttamente” aveva considerato Jason, almeno così era con gli dei greco-romani; forse per i norreni era diverso. Blóthughadda aveva sorriso, piena di sarcasmo, “Oh, certo. Ma io sono mezza-jotun” aveva risposto poi.
Magnus aveva sfoderato Jack. “Amico! Mi stai dicendo che avremo uno scontro epico? Che bello! Ormai cominciavo ad annoiarmi” Aveva esclamato subito la spada, “Ho preparato la mia play-list da battaglia” aveva aggiunto agguerrito. Il figlio di Frey aveva guardato la sua spada, “Jack, amico, siamo in una situazione di per sé abbastanza critica, possiamo evitare Katy Perry, per favore” aveva stilettato alla sua arma, prima di voltare lo sguardo verso la gigantesca dea. “Roar sarebbe stata perfetta” si era difeso, offeso, Jack.
Magnus era stato sul punto di urlare qualcosa, che immaginava prevedesse un holmagang, quando l’acqua sollevata era riscesa giù nel mare, delicatamente.
“Fatto cilecca?” aveva chiesto Alex, con un certo divertimento.
Blóthughadda si era guardata intorno circospetta ed incerta, “Tranquilla, l’ansia da prestazione capita a tutti” aveva aggiunto Magnus, seguendo la battuta del suo partner.
Un’altra colonna d’acqua si era sollevata, alle loro spalle, che aveva quasi fatto rovesciare la nave, di nuovo. “Questo è il brutto momento per ricordare che Aegir ha nove figlie” aveva commentato Madina, ma dalle acque non era spuntata nessuna sconosciuta.
Kymopoleia si erigeva spettrale e spaventosa.
Aveva dismesso la camicia fantasiosa, indossava una lorica squamata di bronzo e rame, con placche verde ruggine, su cui erano cresciute escrezioni marine, con bande di ferro, più pesanti e larghe sulle spalle, una pteruges di cuoio, schinieri di bronzo con motivi marini e loriche maniche d’oro lucente. Lo scudo issato sulle spalle, legato da bande di cuoio morbido ed un giavellotto alla mano. Era la solita Kym, spaventosa come solo la tempesta violenta poteva essere, ma più romana – ma sempre Kym[6].
“Kymopoleia, mia buona amica, cosa ti porta qui?” aveva detto civettuola Blóthghadda; “Quella non è decisamente del nostro universo” aveva considerato Alex, mentre Madina cominciava a prendere i remi per mettersi a vogare per portare via la nave da lì. “Sì, spero che nessuno di noi abbia irritato una divinità straniera” aveva commentato Magnus, “Cioè, spero di non essere io, tendo a farmi più nemici di quanti io sia consapevole” aveva aggiunto, spento.
“Sì, ho questo talento anche io” aveva detto Jason. Il Lupo aveva tremolato spaventato. “Niente, Blóthghadda cara, sei semplicemente nel mio territorio” aveva stabilito.
“Credevo il tuo territorio fosse nel vecchio mondo” aveva risposto l’Onda.
La dea romana aveva sorriso forzatamente, “Io e mio padre stiamo tentando un riavvicinamento” aveva raccontato, “Anche con tuo marito?” aveva chiesto Blóthghadda, “Può darsi” aveva risposto Kym, di rimando la mezza-jotun aveva fatto una smorfia.
“Comunque mi spiace di essere entrata nel territorio di Nettuno, ma di solito ti vedo bazzicare senza problemi dalle parti di mio padre e mia madre” aveva commentato la norrena.
“Perché tuo padre differentemente dal mio è una brava persona e non un taccagno rancoroso” aveva cinguettato Kym.
Alex, Magnus e Jason avevano preso i remi ed avevano cominciato a far spostare la nave dalla traiettoria delle due dee. “Ti prego Grande Banana puoi andare più veloce?” aveva supplicato Magnus alla sua imbarcazione.
“Tolgo subito le tende, fammi solo uccidere questi quattro semidei qui” aveva dichiarato Blóthghadda, “Tuo padre può anche reclamare i loro corpi e tesori, mi dispiacerà non portare Magnus e Sumarbrander a mia madre, ma credo che con un po’ di elasticità possiamo accordarci” aveva commentato Blóthghadda, aveva un sorriso parecchio tirato sulle labbra.
Jason percepiva l’elettricità tra le due dee, si era sporto, “Ho sempre saputo che le divinità marine fossero molto gelose” aveva considerato ad alta-voce.  “Sì, lo sono” aveva risposto Alex. Bene, aveva pensato Jason, aveva considerato, non sarebbe finito con una chiacchierata.
“Perché continuano tutti a cedermi via?” aveva chiesto infervorato Jack, che svolazzava irritato accanto a loro. “Non ho intenzione di farlo, amico, vorrei solo non morire” si era giustificato Magnus, alla sua spada.
Kymopoleia aveva chinato il capo verso di loro. Jason aveva sentito quegli occhi verde mare su di lui, specificatamente su di lui.

Phainetai moi kenos isos theosinCosì aveva detto, qualsiasi cosa significasse.

Kym aveva sorriso, poi aveva riportato lo sguardo su Blóthghadda, “Temo di non poterlo fare, amica mia. Come ho detto, mio padre sa essere un uomo rancoroso ed ho già vissuto con il suo rancore per millenni” aveva mentito.
Era lui. Kymopoleia stava cominciando una faida con una dea straniera per lui.
“Non rendiamo una buona amicizia una sgradevole inimicizia” aveva dichiarato la dea norrena, Kym aveva sorriso, “Sono d’accordo. Fatti da parte, ucciderai questi mezzosangue quando vorrai fuori dalla mia vista” aveva risposto calma. “Abbiamo giocato ad Aliossi insieme, Kym, vedo il tuo inganno. Cosa stai nascondendo? In che affari ti stai infilando?” aveva replicato Blóthghadda, con estremo divertimento, un sorriso cattivo, “Siamo divinità acquifere, Adda, ci immettiamo in ogni spazio disponibile” aveva scherzato l’altra.
L’attimo dopo l’acqua sotto di loro era esplosa.
Jason era riuscito a vedere le due Dee affrontarsi, la spada lunga di Blóthgadda aveva urtato lo scudo di Kymopoleia e il mare intorno a loro si era sollevato in mulinelli d’acqua come piedritti ondulati. Tifoni d’aria, sale e acqua, e gorghi profondi fino ai baratri della terra.
Se Jason, quel giorno, aveva spaccato il cielo, Kym e Blóthgadda stavano squarciando quello, la terra ed anche il mare.
“Dobbiamo raggiungere la costa!” aveva esclamato Magnus, l’attimo prima che un tornado sbalzasse la loro nave. Prima che schiantassero di nuovo sopra la superficie dell’acqua, Jason aveva cercato di usare i venti per attutire l’urto, per rallentare, ma ogni forza del vento non rispondeva più a lui, attirato come falena ad una fiamma, dallo scontro delle due dee.
Jason si era preparato all’urto brutale, “Questo è il momento in cui avrei dovuto prendere quelle lezioni di magia runica da Hearth” aveva commentato Magnus, si era stretto ad Alex, “Potrei trasformarmi in uno pterodattilo? Un drago?” aveva chiesto lei. Jason aveva serrato gli occhi.
Piper, aveva visto. Il sorriso dolce di Piper, la sua risata cristallina, capace di scaldare l’inverno più freddo e quegli occhi splendenti. “Posso provare, non mi sono mai trasformata in un animale così grande!” aveva esclamato Alex.
“Una balena?” aveva strillato Madina, “La tua dimensione dovrebbe inficiare sull’impatto con la superficie, no?” aveva aggiunto.
Alex aveva allungato una mano, quando la barca si era completamente rovesciata, afferrando Magnus, preoccupata. Jason si era stretto al lupo e Madina aveva afferrato lui.
“Ci penso io” una voce, udibile appena aveva parlato. Jason aveva aperto gli occhi, trovando occhi ambra fissarlo.
Poi avevano urtato l’acqua.

Non aveva fatto male, quando erano riemersi, Jason si era accorto che con le ginocchia poteva toccare il fondo e che l’acqua non superava il suo bacino.
Era zuppo.
Si era guardato intorno, non era più nel pieno dell’oceano, ma era nei pressi di una spiaggia: nera e fangosa.
Madina era piegata a vomitare acqua, tossicchiando, ma ancora cosciente. “Wow. Pazzesco” aveva detto appena aveva potuto parlare, tirandosi su. Le ciocche dei capelli appesantite dalla salsedine. Alex era in piedi, con l’acqua fino alle ginocchia, zuppa, che sosteneva il suo fidanzato, “Che è successo?” aveva domandato, pieno di confusione Magnus; in una mano reggeva il suo foglio di carta giallo, che era la Grande Banana nella sua forma in borghese.
“Le dee stanno ancora combattendo, la giù. Dove dovremmo essere noi!” aveva esclamato Jack, alle loro spalle, nel pieno delle acque, un ciclone d’acqua dominava la scena.
Jason le aveva guardate, le aveva intraviste: sagome magistrali, ruggenti nella tempesta, non erano più sole. Blóthgadda aveva due persone al suo fianco, siluette sinuose ma imponenti, lo stesso poteva essere per Kym. Erano altre dee …
Forse erano altre figlie di Aegir che si erano aggiunte alla mischia, forse Kym aveva bisogno di una mano. Aveva infilato una mano nella tasca, toccando prima la runa halgaz e poi la moneta di Giunone. Non poteva lasciare la dea, così.
Aveva osservato una delle dee colpirne un’altra che non era Kymopoleia.
La sua amica aveva delle alleate.

Forse le sue sorelle? Sapeva che ne doveva avere, certamente divinità marine non bastavano affatto.
“Sarà una strana giornata per i mortali” aveva parlato una voce. Si erano voltati di scatto, a pochi passi da loro. Era un giovane uomo, indossava una giacca a vento verde petrolio, da cui sfuggiva un cappuccio di pelliccia grigio-scuro. La giubba era aperta sul davanti, lasciando scoperta una maglietta scura con il logo dei Wolf e jeans larghi, sopra un paio di stivaletti con i lacci e la suola a carrarmato. Un viso smunto e bianco, in contrasto con il colore dei capelli ferrugine. Aveva una spruzzata d’efelidi delicata sulle gote magre.
“Oh, salve” aveva detto Madina, con il suo solito tono allegro, alzando la mano come saluto; “Salve a te, Madina Modja Ullrdottir” aveva detto quello tranquillo. Madina non aveva perso il suo sorriso, ma Jason aveva visto un lampo di preoccupazione attraversare gli occhi scuri. Il ragazzo non era parso particolarmente pericoloso – ma di quei tempi le cose non erano mai così ovvie. “Accendo un fuoco o vi raffredderete troppo; anche se siete Einherjar” aveva considerato lo sconosciuto, guardandoli con una certa criticità. Aveva occhi ambrati come lo champagne. Famigliari. Lo sconosciuto li aveva invitati a raggiungerli sulla spiaggia. Madina aveva voltato il capo verso Jason, aveva allungato una mano per stringere quella di lui. Jason aveva annuito, prendendo la mano della sua amica, in ingenuo gesto di sicurezza

Hola hermano, sei tu che ci hai salvato?” aveva domandato Alex, mentre si avvicinava alla spiaggia con il suo ragazzo. Jason aveva guardato ancora lo sconosciuto, sentendo quella sensazione di familiarità, un po’, pensava Nico, bianco in viso, ombroso nell’espressione, ma poi si era concentrato sugli occhi zafferano e la pelliccia grigia che lo avvolgeva, calda e morbida, come quella del suo bestiale amico. Lì, assente.
“Sei il Lupo!” aveva constatato.
Il lupo aveva sorriso, aveva un’espressione ferace, in qualche modo, “Sì. Non posso restare in questa forma molto a lungo, è troppo faticoso” aveva risposto quello, poi si era voltato verso Alex, “Ciao sorella o fratello? Mi confondo” aveva replicato. “Sorella in questo momento, grazie” aveva detto la suddetta, mentre raggiungevano la spiaggia.
“Aspetta lo hai chiamato Fratello in maniera amichevole o è davvero tuo fratello?” aveva chiesto Magnus, perplesso.
Lupo aveva trovato dei legni dalla spiaggia ed aveva dato loro fuoco, come un braciere, per le fiamme che aveva imposto sopra. “Sei uno stregone!” aveva rivelato Madina, “Come tutta la mia stirpe” aveva risposto quello.
Jason lo aveva guardato, “Grazie mille, sul serio, grazie per tutto” aveva dichiarato Jason avvicinandosi a lui, a sorpresa lo stregone si era lanciato verso di lui e lo aveva stritolato in un abbraccio intenso, che gli aveva fatti cadere sulla fanghiglia. Astrid lo avrebbe, per davvero, ucciso.





(Ed ecco il disegno: Kym vs Adda: https://www.deviantart.com/rlandh/art/An-Epic-Fight-905593161  )

[1] E già il povero Ragnar non è morto in battaglia (ed è stato ucciso in una delle manieri più “creative” che possano esserci: è stato gettato in una fossa di serpenti e lasciato a morire. Cioè. Decapitare non era più comodo?)

[2] Letteralmente: colui che si sottrae alla morte.

[3] Questo è meta-testo; non faccio io le regole. Ogni volta che appare Utgard-Loki, Magnus ci tiene a sottolineare che è bello (in realtà lo faceva anche Percy con Luke, ma shh) e Utgard-Loki è sicuramente l’essere mitologico/divinità che aiutato di più Magnus (okay, una volta ha tentato di accopparlo, ma il più delle volte è stato suo alleato), anche se be, con i suoi secondi fini. Quindi sì, io non faccio le regole. E per me, Alex, ci scherzerebbe da morire.

[4] Un “drakkar” è lungo circa una 20 di metri, di solito, è può imbarcare 25 uomini (qui, è un 4 posti, quindi sì, miniatura) di solito la testa è di una bestia feroce, tipo Lupo/Serpente (qualcuno ha detto progenie di Loki?), ma ho scelto il cavallo perché sono animali cari al buon Frey – sempre meglio del cinghialozzo.

[5] Ricordiamo sempre che Alex è Genderfluid, e non è sempre facile riuscire a distinguere il suo genere dal suo aspetto( tranne se sei Magnus). Comunque, tendenzialmente è più spesso in aspetto femminile.

[6] La versione romana di Kymopolia è Cymopoleia, ma visto che la pronuncia del latino classico della C è una K, il nome non cambia. Come per Apollo: la perfezione non può essere migliorata. Ahaha. Per questo, in realtà, fino a questo momento mi sono riferita a Kym come Romeia (cioè come i bizantini si chiamavano).



   
 
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