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Autore: summerlover    19/02/2022    1 recensioni
La storia di due ragazzini e delle vicissitudini che li vedranno crescere e li coinvolgeranno per tutto il corso della loro vita, in una società tanto antica quanto saggia e piena di antico sapere.
Questa è la prima parte della storia, scritta intorno al 2000, e che solo oggi vede la luce in questa pubblicazione. Mi scuso per eventuali errori di battitura, sarà mia premura revisionare la storia una volta conclusa.
Personaggi, trama, ed ambientazioni sono totalmente frutto del mio lavoro. Vietato copiare.
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Riconoscimento

 

La mattina si rivelò calda e piacevole, proprio come doveva essere in quel fine estate. I campi presto sarebbero stati mietuti, ed i sacerdoti si stavano preparando a fare il conto di quanto avrebbero immagazzinato quell’anno.

Joser si era alzato con una strana inquietudine nell’animo. Dalla notte in cui aveva rivisto Harysya, la sua vita era diventata quasi più serena, o almeno questo era ciò che lui sentiva dentro di sé. Eppure, quel giorno si presentava come un momento della sua vita da dimenticare.

Non ne conosceva il motivo, ma era certo che presto lo avrebbe saputo. Ed era più che sicuro che a scatenare tutto lo scompiglio sarebbe stato suo padre Medestor.

Quell’uomo arrogante si era installato nell’area del Tempio destinata ai Dieci Custodi, autoinvitandosi a rimanere fino al matrimonio del figlio, e non passava giorno senza che facesse del suo meglio per accelerare queste nozze.

Per schiarirsi la mente, il ragazzo aveva deciso di andarsene a passeggiare sotto i chiostri che adornavano la Casa degli Uomini, ma ben presto si ritrovò a girovagare tra le vie della Città dei Sacerdoti, fino ad arrivare alle scale che conducevano alla Sala del Sole.

Ridacchiò divertito, ricordando il giorno in cui aveva visto quella costruzione per la prima volta, quasi sei anni addietro, allora gli era sembrato stupefacente che dei semplici uomini potessero costruire degli edifici così immensi, ed ora che conosceva i segreti dell’architettura, gli pareva soltanto una cosa bella.

Il suo sguardo fu attirato da una figura di donna che a fatica stava salendo i numerosi gradini per raggiungere la Sala. La donna era avvolta da uno strano abito nero, senza ricami e senza ornamenti, che le scendeva in maniera goffa sul corpo.

Qualche gradino più in alto, la figura ammantata di Adserth sorvegliava la giovane donna.

Fece un breve cenno di saluto al suo vecchio precettore, che gli rispose con un gesto di invito a raggiungerlo.

Il ragazzo non se lo fece ripetere, e salendo i gradini in fretta, li raggiunse in pochi minuti.

-Adserth, sono contento di rivederti! – fu l’esclamazione di Joser.

-Vedo che sei cresciuto ancora, - commentò il sacerdote, - oppure sono io che sono rimpicciolito.

Entrambi ridacchiarono di gusto. Poi, Joser si ricordò della ragazza, e si voltò per aiutarla, prendendole un braccio perché si appoggiasse a lui.

-Non ho bisogno del tuo aiuto, ma ti ringrazio ugualmente. – rispose la ragazza, con una voce gentile.

Joser la guardò un istante, e poi la riconobbe: Harysya. Era cambiata, i suoi capelli erano sempre intrecciati, le sue lentiggini stavano ricomparendo sul suo volto, ed il suo corpo… Joser non poté fare a meno di notare l’evidente rotondità del ventre di Harysya.

-Ho partecipato all’ultimo Cerchio, e questo è il risultato. – si accarezzò la pancia, con un gesto protettivo, mentre il suo viso era illuminato. – Purtroppo il mio iniziatore, il vecchio Yor, è morto qualche settimana fa, così questa creatura non vedrà mai l’uomo con cui l’ho generata.

Joser rimase immobile, lo stupore dipinto sulla faccia. Non si sarebbe mai aspettato che questo accadesse. Ma doveva almeno immaginarselo. Molti sentimenti contrastanti passarono nella sua mente: odio verso quella nuova vita, disgusto verso l’anziano Yor, collera verso la stessa Harysya. Perché era dovuto accadere?

-Stavo andando a riconoscerla davanti ai Custodi. – disse la ragazza, interrompendo i suoi pensieri. – Se vuoi venire anche tu, io non ho obiezioni.

Il ragazzo si unì a loro, mentre il senso di fastidio che aveva provato fino a poco tempo prima ricominciava a prendere il possesso della sua mente.

 

Medestor stava infastidendo i Custodi: esigeva che quelle nozze si celebrassero prima della sua partenza, anzi, quel giorno stesso, anche se questo doveva mandare all’aria l’istruzione di Harysya.

I Dieci Custodi lo lasciarono parlare, ma senza ascoltarlo. Preferivano che si sfogasse a quel modo piuttosto che scatenasse una piccola guerra interna per ottenere ciò che voleva. Sapeva essere insolente fino all’inverosimile, quasi fosse un demonio fatto persona.

La voce potente dell’uomo arrivava anche oltre alla Porte della Sala del Sole. Il suo timbro era talmente alto che le guardie faticavano a frenare la loro risa: era facile prendersi gioco di quell’uomo che si credeva uno degli dei.

Il piccolo gruppetto si fermò proprio davanti alle Porte, dove Harysya chiese ad una delle guardie di annunciarla per un Riconoscimento. La guardia la guardò di traverso, disprezzando gli abiti scuri che la donna indossava, eppure, senza fare domande, varcò le Porte ed annunciò la venuta dello strano terzetto.

Gli occhi di Harysya notarono subito l’alta figura che se ne stava ritta e imponente: Phlegus. Quell’uomo era cambiato negli ultimi anni, era più anziano, anche se manteneva la sua austerità ed il suo aspetto giovanile.

-Che vuoi, donna. – chiese il Custode, con voce ferma e autoritaria.

-Sono venuta a riconoscere questa nuova vita, - disse la ragazza, indicando la sua pancia. – Sono nata nella Città dei Sacerdoti, ed è un mio diritto riconoscere da sola i miei figli senza la presenza del padre, fino al mio matrimonio. Questo è scritto nel Sacro Codice.

Il silenzio calò nella Sala del Sole. Medestor guardò la ragazza, incuriosito: non era sposata e le era permesso di avere dei figli senza essere accusata di concubinato. Era proprio strano quel mondo.

Joser rimaneva impassibile, e si fece avanti, mettendosi di fianco di Harysya.

-Io sono pronto a diventare il patrigno di questa creatura, - quella sua affermazione fu accolta da qualche mormorio di stupore.

-Ragazza, presentati a noi. – la voce di Phlegus era carica di insofferenza.

-Sono Kary-O-Dhar, figlia di Phlegus il Custode. – non seppe mai dove trovò il coraggio per pronunciare quelle parole. – Voglio riconoscere la mia creatura.

Medestor rimase allibito: dunque quella era la ragazza che avrebbe sposato suo figli. Il suo volto si colorò di un violento rosso, mentre l’ira prendeva possesso del suo animo. Guardò la giovane, che non si sentiva per nulla minacciata da lui, e poi rivolse lo sguardo a Joser. Ed infine la sua rabbia esplose.

-E’ inammissibile una cosa del genere. Questa ragazza si è comportata come una sgualdrina qualunque, si è… accoppiata come un animale… e mio figlio si offre pure di fare da patrigno a quel bastardo! – le parole erano dure, mentre i suoi occhi correvano dai Custodi ad Harysya. – Questo oltraggio non è accettabile da parte mia, né da parte di mio figlio, che si deve essere rammollito fino a questo punto per tutte quelle sciocchezze che gli avete instillato nella testa! – guardò di traverso il ragazzo, che sostenne il suo sguardo. – Io non posso permettere che la mia casta sia macchiata da questa vicenda. Chiedo che la ragazza venga lapidata pubblicamente.

Harysya si fece avanti di qualche passo. A testa alta guardò negli occhi quell’uomo così insopportabile.

-Per vostra informazione, - cominciò, - io non sono soggetta alle leggi del vostro regno, ma a quelle della Città dei Sacerdoti. Qui una donna non è un… giocattolo… per compiacere il marito, non può essere dimenticata in un angolo perché l’uomo a cui è sposata desidera un nuovo “giocattolo”; io sono considerata per la mia intelligenza e per la mia cultura. Joser questo lo ha capito, e non ha mai avuto nulla da obiettare, come state facendo voi. – Fece una breve pausa. – Inoltre, quello che voi avete definito bastardo, per le nostre leggi non lo è, ma è una prova della mia fertilità, e del fatto che posso portare a termine una gravidanza senza rischi per me o per il nascituro.

Medestor non seppe cosa rispondere. Bisognava essere degli stupidi per non sapere come trattare una femmina troppo arrogante come quella. Portò automaticamente la mano alla frusta appesa alla sua cintura, e senza riflettere sferrò un colpo, che sibilò nell’aria.

Harysya si girò di scatto, mostrando la schiena all’uomo: non voleva che la sua creatura potesse risentire del colpo. Ma quel colpo non arrivò. Alzò con cautela la testa, guardandosi le spalle, per vedere Joser che la stava proteggendo, con la frusta arrotolata intorno al braccio, ed uno sguardo di sfida che gli infuocava il volto.

Le guardie irruppero nella Sala del Sole, aspettando gli ordini del Sommo Custode Phlegus per poter agire.

-Padre, non sai che utilizzare un’arma in questa stanza è un oltraggio al culto di questa gente? – la voce di Joser si librò fredda e calma nell’aria, mentre Adserth portava al sicuro Harysya su uno dei lati costeggiati dalle colonne. – E’ un oltraggio maggiore anche soltanto tentare di colpire una donna in gravidanza, presunta o accertata. Ed è punibile con la morte.

Medesor rimase allibito dall’ardire con cui il figlio gli stava parlando: che fosse diventato dunque così ribelle avvicinandosi ad un culto così strano e abominevole? Che quella gente andasse contro ogni legge naturale sul dominio del maschio sulle sue femmine? Non poteva credere che esistesse della gente così sacrilega!

-E non provare mai più a parlare a mio nome: sono abbastanza cresciuto per prendere da solo le mie decisioni. – l’ultima affermazione di Joser fu sibilata tra i denti, quasi come una minaccia.

Phlegus fece un impercettibile segno col capo, a cui le guardie reagirono immediatamente, prendendo Medestor e bloccandolo, conducendolo fuori dalla costruzione.

-Che uomo disgustoso! – commentò una Custode.

I mormorii si stavano spandendo per tutta la Sala del Sole. Phlegus tollerò anche troppo tutte quelle interruzioni ai normali rituali dei Dieci Custodi del Sacro Codice.

-Silenzio! – intimò l’uomo, con voce imperiosa. – Che la cerimonia continui. Così, Joser, tu vorresti proporti come patrigno per questa nuova creatura: quali sono i motivi che ti inducono a scegliere ciò?

Il ragazzo si massaggiò vigorosamente il braccio, riflettendo sulla domanda del Custode.

-Se per disgrazia la madre dovesse mancare…che ne sarà del piccolo? Non ho mai saputo cosa accadesse ai bambini non riconosciuti dai padri, ma se io mi impegnassi non solo moralmente ma anche formalmente ad allevare la creatura come se fosse mia, avrebbe delle garanzie in più per non essere abbandonata a chissà quale destino.

Harysya guardò sorpresa il ragazzo: quanti uomini avevano il coraggio di prendere un impegno gravoso come quello? Di solito, le creature non riconosciute dal padre venivano abbandonate davanti alle porte della Città dei Sacerdoti se qualche parente della defunta madre non decideva di prenderseli in casa. Ma quel ragazzo aveva buon cuore!

-E sia. La tua richiesta verrà accettata. – rispose il –sommo Sacerdote. – Ma se mancherai anche per una sola volta all’impegno che hai preso, ti sarà tolta la paternità di tutti i tuoi figli, che verranno affidati alle cure del parente più stretto, mentre tu verrai scacciato dai nostri templi.

Joser acconsentì col silenzio a quel giudizio, lasciando ora che la ragazza potesse compiere il suo dovere di madre.

-Chi ha letto gli astri per la nuova vita che tu porti? – domandò una donna, che si alzò dal suo seggio.

-Adserth il Sacerdote, che conosceva molto bene il padre della mia creatura, - rispose Harysya, senza timore.

-Venga avanti il sacerdote che tu hai nominato.

Adserth fece pochi ed essenziali passi, portandosi accanto ai due ragazzi.

-Dimmi dunque, uomo, - continuò la Custode. – Cosa dicono gli astri per questa nuova nascita? Gloria, o devastazione?

-Entrambe le cose, - dichiarò il sacerdote, con un sospiro. – Le stelle mi hanno rivelato che troverà la sua gloria nella devastazione, e la devastazione nella sua gloria, ma sarà grande poiché il padre è grande nel suo piccolo, in questa vita.

I Custodi mormorarono qualche parola di confusione, che presto si spensero. La donna che aveva interpellato il sacerdote restò sorpresa dalla rivelazione.

-Solo gli dei sanno quale futuro attenderà questa creatura, e di solito più sono enigmatici più l’importanza di questo piccolo è grande. Che sia trascritto nei registri che è stata ascoltata la rivelazione delle stelle.

Uno scriba dalle mani sporche d’inchiostro tracciò alcuni segni confusi su di una pergamena, ricurvo sul suo lavoro: avrebbe messo a posto i suo scarabocchi più tardi e con più ordine, poiché l’ordine era una prerogativa tipica dei Sacerdoti della Luce.

-Ed ora, Adserth, sacerdote oscuro, chi sarà questa creatura? Ed il suo nome nei Riti? – la donna pose la sua ultima domanda, poi si riadagiò sul suo seggio.

-Questa creatura sarà una figlia, una sorella, una madre ed una sacerdotessa. Le stelle mi hanno rivelato ciò. E dal momento che il suo concepimento è avvenuto vicino al declino della Stella della mia Signora, come per sua madre, il suo nome dovrà avere un significato sacro. La posizione della luna me lo ha indicato: Yukytry.

Phlegus si alzò, assieme a tutti gli altri Custodi, per recitare la formula.

-Noi ti accogliamo, Yukytry, figlia di Kary-O-Dhar e figliastra di Kron. Crescerai nel culto del Sole, osserverai il Sacro Codice, e quando sarà ritenuto opportuno, compirai il dovere che gli Dei ti hanno incaricato di svolgere presso di noi.

I Custodi si sedettero, lasciando che l’eco si spegnesse nella Sala del Sole. Non proferirono altra parola.

 

All’esterno della Sala del Sole, lungo le scale, Harysya scendeva molto lentamente, appoggiandosi al braccio sicuro di Adserth. Il sacerdote era diventato vecchio, e per lei era stato quasi un padre: l’uomo ormai aveva i capelli ingrigiti ed il volto segnato dall’età, a volte la sua schiena assumeva la tipica posa ricurva degli uomini più vecchi, ma la sua voce era ancora possente e sicura, e sarebbe rimasta così per molti anni ancora.

Joser, invece, restava di qualche passo indietro, avvolto nella sua tunica senza maniche bianca e bordata di giallo. Pensava a tutto quello che era successo nel giro di qualche mese, e tra qualche mese ancora si sarebbe sposato, legato per tutta la sua vita ad una donna che non amava, e che non conosceva.

   
 
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