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Autore: Dorabella27    20/02/2022    17 recensioni
Come sa bene chi mi conosce, non ho mai digerito l'episodio 15 dell'anime: mi sembra insensato, soprattutto per quel che riguarda la storia della finta gravidanza di Maria Antonietta (a dir poco impossibile: i parti reali erano pubblici, proprio per evitare rischi di sostituzione del neonato o altri infingimenti); nel finale dell'episodio, poi, la colpa che viene fatta ricadere su Oscar è sommamente odiosa, e sarebbe talmente grave da rendere pressoché incredibile il fatto che nell'episodio successivo nessuno dia segno di ricordare alcunché. Ho immaginato allora uno switch - possibile? probabile? quanto meno, plausibile, si spera - a partire dal rientro di Oscar a Corte. Il racconto si trasformerà in corso d'opera, e da quasi - feuilleton prenderà le movenze di storia di taglio introspettivo e intimista. Questa volta procederò dando la parola, via via, ai singoli personaggi, che si alterneranno come voci narranti, con capitoli brevi e, spero, ravvicinati. Sperando che apprezzerete questo mio ennesimo esperimento .... buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Charlotte Di Polignac, Contessa di Polignac, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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VII – Faites vos jeux  ...
Oscar
La carrozza di Girodelle è arrivata puntuale. Inappuntabile, come sempre, il mio secondo. Questa sera, smessa la divisa, indossa un abito di velluto di seta blu con un pesante gilet dorato ricamato nella stessa tonalità della giacca; lo jabot impeccabilmente inamidato, impreziosito da un calcedonio azzurro con inciso lo stemma di famiglia, fa bella mostra di sé, candido nel blu che mima la morbidezza della notte, e poi, a ricordare il rango e il suolo del visconte de Girodelle, al suo fianco, in luogo dello spadino, batte la spada. Lui, Giordelle, di certo, si sente sempre a suo agio, in duello, come a un ballo, al Casinò come per i viali della Reggia, intento a fare il baciamano a incantevoli dame e a vecchie nobildonne decotte la cui sola bellezza sta nel titolo nobiliare. Non si sente mai fuori posto, e non credo abbia mai l’ombra di un dubbio : gli viene ugualmente naturale comandare, alle Guardie Reali, e obbedire, a me.
Sospiro.
Non oso volgermi a osservare lo sguardo di André ... se pure si è soffermato sulla soglia per assistere alla nostra partenza.
Girodelle mi attende davanti alla carrozza e mi porge la mano per aiutarmi a salire gli scalini della carrozza, visto che non sono abituata al panier e alle sottogonne voluminose.
"Aspettate, comandante Jarjayes: questo abito vi ingombra nei movimenti"
Non c'è che dire: Girodelle è sempre impeccabile. Preciso e  impeccabile; non per nulla molte dame a corte sospirano per lui, secondo quel che mi riferisce André, quando la sera sediamo davanti al camino, un bicchiere di Armagnac a scaldare la serata, e lui si scatena informandomi sugli ultimi pettegolezzi di Corte. E Girodelle, se sfrutta il suo fascino su contessine e baronesse, beh, in fondo non fa nulla di male : anzi, fa benissimo.
Apprezzo la sua delicatezza, il suo astenersi dal commentare il mio aspetto, il suo porgermi la mano chiamandomi non "Madamigella Oscar", come di consueto, ma "Comandante de Jarjayes", quasi intuendo il mio sottile disagio nel vestire questi panni così inediti, e come a ribadire, ma senza dirlo in modo esplicito, che questa è una missione, in cui non c'è spazio per le frivolezze e per i vacui apprezzamenti, e che in questo momento siamo solo il Comandante e il Vicecomandante delle Guardie Reali, intenzionati ad appurare se la nostra Regina sia vittima di trame disoneste.
Tuttavia, mi sorge spontanea alle labbra una domanda, o meglio, più che una domanda, una affermazione: "Girodelle, voi siete sempre molto attento al vostro aspetto".
"Trovo che la cura di sé sia indispensabile per le Guardie Reali, per il rispetto dovuto ai nostri sovrani, e perché un aspetto trascurato andrebbe a detrimento della considerazione di cui devono sempre godere il Re e la Regina".
Annuisco gravemente. Girodelle è sempre così: tanto elegante e levigato nell'aspetto, quanto preciso, conciso, persino secco nella sua capacità di centrare il cuore di ogni questione.
E però, dopo aver udito la sua risposta, mi torna alla memoria la frase sprezzante che sentita in una taverna, in una serata passata con André fra boccali di birra e vino rosso, quando uno degli avventori aveva riconosciuto la mia uniforme: "Le Guardie Reali! Puah! Bambole da esposizione!".
 
Girodelle
Ecco, l'ho vista finalmente in abbigliamento femminile, il mio comandante, Madamigella Oscar.
Per questa serata ha indossato un abito nero, nero come la tenebra di queste ore che trascorreremo insieme, ampio e dai riflessi notturni, dalla profonda scollatura, orlata di merletto nero che ombreggia il suo seno candido creando, con i suoi minuscoli trafori, dei giochi di trasparenze che attirerebbero l'attenzione di un santo. Il lucore della sua pelle di madreperla contrasta in modo persino doloroso con le sete nere e cangianti del vestito. L'oro biondo dei suoi capelli è ingabbiato in una complicata acconciatura che le lascia scoperto in parte quel collo da cigno, vera turris eburnea;  le spalle esili e insieme forti sono semiscoperte, ed esposte alla vista sono le clavicole su cui far passare leggere le dita, per poi soffermarsi alla fossetta alla base del collo....e poi, quei laghi azzurri ombreggiati dalla veletta nera, da sollevare piano per poi posare un bacio leggero sulle palpebre sottili e delicate, che immagino fremere mentre un vago, tremante gemito vi sale dalla gola trepidante...
No, Madamigella Oscar, io in voi non ho mai visto altro che una donna, fin dal primo giorno in cui vi ho conosciuta, fin da quel primo duello nel bosco, in cui eravate così orgogliosa, così proterva, così inesorabile.
 Pure, so benissimo che in questo momento non cercate la facile ammirazione che un uomo può esprimere per una splendida donna; e chi sa mai se la cercherete. E io, fino a quel momento, non ve la esprimerò, la coltiverò silenziosamente nel mio cuore e nel mio spirito. Perché il mio sogno più grande è un giorno chiedere la vostra mano, Madamigella Oscar: ma sino a quando non potrò farlo con la ragionevole sicurezza di sentire dalle vostre labbra quel "sì" tanto agognato, continuerò a starvi accanto silenziosamente, donandovi la mia obbedienza aperta e la mia segreta devozione.
 
Oscar
"Bene, Girodelle, ricapitoliamo il nostro piano: questa sera voi avete condotto al Casinò di Parigi una vostra lontana parente proveniente da Venezia. Io non mi farò scrupolo di giocare con leggerezza, in modo anche piuttosto sconsiderato, per dare a tutti l’impressione di essere incapace di contenere la passione per la roulette. E questo, se davvero quell’Alfonso è un croupier disonesto, dovrebbe invogliarlo ad approfittare della mia ingenuità scriteriata ». Detto così, suona quasi divertente, penso.
« Siamo intesi, Comandante », annuisce Girodelle. E poi aggiunge : « Dal canto mio, mi sono accertato che quell’Alfonso sia davvero di servizio stasera al tavolo della roulette ».
« Bene ». Non oso pensare come abbia fatto Girodelle a sincerarsi di questo ; ma non voglio indagare. Mi si affacciano agli occhi della mente scene che mi vergognerei a descrivere : come è possibile ?
Un semplice vestito, insieme a una pettinatura nuova, può a tal punto cambiare la percezione che una persona ha di se stessa, da indurla a fare pensieri che mai le sarebbero passati per la testa prima?
Che vado a pensare. Girodelle avrà semplicemente allungato qualche moneta di soppiatto a qualche dipendente del Casinò per conoscere i turni alla roulette di questo Alfonso.
Riprendo a concentrarmi sulle parole del mio secondo. "Girodelle, per favore, potreste ripetere quanto stavate dicendo? Perdonatemi, ma credo di essermi un poco distratta".
Noto un lieve sorriso a increspargli il volto; per fortuna, si cancella immediatamente, perché risulta piuttosto irritante. "Vi stavo chiedendo se mai vorrete concedermi l'onore di sopperire, almeno in parte. alle vostre perdite programmate alla roulette". So che gli costa fatica una simile proposta, e lo blocco subito: "Oh, non vi preoccupate, Girodelle: mi sono provveduta di una cifra ampiamente necessaria a coprire le perdite al gioco". A quanto mai potrebbe ammontare una perdita, per quanto rovinosa? Mi sono portata cinquecento livres, e mi sembrano già una enormità.
 
DENTRO IL CASINÒ
Oscar
Finalmente, facciamo il nostro ingresso. Il mio abito riesce nel miracolo di essere, al contempo, scomodo, ingombrante e caldissimo, nonostante la serata sia molto fredda. Non riesco a capire se i mormorii che sento levarsi al nostro passaggio siano suscitati da Girodelle o da me: del resto, il vestito cucito da Madame Bertin, mi ha assicurato Nanny, è assolutamente una delle migliori creazioni della celebre modista. E che sguardo aveva André mentre mi guardava scendere la scalinata. André ... ma ora non è tempo di pensare a lui.
Un cavaliere, accanto a una dama con un abito di damasco giallo dorato, mi osserva insistentemente.
« Chi è quel cavaliere, Girodelle ? », chiedo, riparandomi dietro l’ampio ventaglio. Almeno, in questo devo dire che l'abbigliamento femminile è molto comodo: i ventagli sono così monumentali che, riparate dietro a essi, le dame possono fare intere conversazioni senza farsi notare.
« Quell'uomo», risponde il mio secondo, "è il Visconte di Valmont, noto in società per il suo ragguardevole fascino, per il libertinaggio sfrenato che pratica dai sedici anni, e per il fatto che non pronunci mai una sola frase senza avere prima calcolato esattamente il danno che può causare ». Annuisco, gravemente : è capitato che lo incrociassi per i corridoi della Reggia, e mi sono sempre sentita scrutata come un animale raro.
« E accanto a lui », continua Girodelle, « la Marchesa di Merteuil, l’irreprensibile vedova di un buon amico di mio padre ».
Non appena mi allontano dal fianco di Girodelle, immediatamente il Visconte si avvicina profondendosi in un inchino che non sfigurerebbe nella Galleria degli Specchi.
«Visconte di Girodelle, non ho avuto ancora l’occasione di essere presentato alla Vostra accompagnatrice »
« Si tratta di Madamigella Lucrezia Cornaro, figlia di una nostra cugina sposata a Venezia, da poco in visita a Parigi ».
« La Vostra bellezza ha già fatto mormorare parecchie dame, Madame. Volete concedermi l’onore di istruirvi nel gioco della roulette ? »
Rivolgo uno sguardo allarmato a Girodelle ; ma il Visconte fraintende la mia occhiata e chiede a Girodelle : « Vostra cugina parla francese ? »
« Naturalmente : mia cugina Lucrezia intende e parla benissimo il francese, anche se la sua prima lingua è l’italiano »
Avanzo, al braccio del Visconte, e mi avvicino alla roulette.
I giocatori sono tutti in fermento.
Con fare esitante, depongo le mie fiches sul 25 rosso.
« Ecco, Mademoiselle Cornaro, fate così la vostra puntata ». Il Visconte, sebbene non ce ne sia alcun bisogno, mi guida la mano, mettendo le sue dita fredde ed eleganti sul polso, e sfiorandomi le vene con un tocco così delicato e furtivo che non può essere che intenzionale.
Lo guardo allarmata e lo vedo rivolgermi un accenno di sorriso compiaciuto. Davvero le donne che vivono da donne devono tollerare questi contatti indebiti?
« Amo la vostra innocenza, Madamigella », mi sussurra all’orecchio.
Neanche in mille anni avrei immaginato di sentirmi rivolgere un apprezzamento come quello. Rivolgo uno sguardo gelido al Visconte, che capisce di aver trasceso dall’autocontrollo che un gentiluomo si deve doverosamente imporre, e che si allontana allora con un cenno del capo e un « Perdonate » sussurrato a fior di labbra.
« Vingt-six , noir, pair et passe ! », La voce del croupier è indifferente, con una punta di indolenza; stona davvero con l'agitazione che pervade i giocatori, allegri o disperati a seconda dell'esito delle loro puntate.
Mormorii di sconforto, e un paio di imprecazioni soffocate da parte dei giocatori cui la fortuna ha girato le spalle,
Ritento la puntata : ventisette rosso.
La pallina saltella impazzita, sembra fermarsi sul ventisette, poi, con un ultimo sobbalzo, si posa sul venticinque rosso. Ho perso un'altra volta, altre cento livres. Non ho mai provato nessun tipo di passione per il gioco d'azzardo, ma ora credo di capire il genere di ostinazione rabbiosa che monta nell'animo del giocatore dopo ripetute perdite.
"Duecento livres sugli orfanelli", proclamo, spavalda[1].
"Trente-deux, rouge, pair et passe", sillaba il croupier.
"Sto per perdere la calma", sibilo.
"Voi non perdete la calma; la riacquistate. E può essere molto irritante per chi non sa apprezzarvi quanto meritate". Mi giro di scatto, e dietro di me, a pochissima distanza dal mio naso, trovo il viso del Visconte di Valmont. Ancora lui! Dunque ogni donna, giovane o vecchia, deve tollerare di essere osservata come un animale in una fiera, soppesata e valutata, o in una caccia, braccata, seguita, importunata?
In breve, riesco a perdere una fortuna.
 
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Si ringrazia per la fan art Galla88, che, con la maestria e pazienza che ormai le conosciamo, ha dato corpo al mio pensiero e alla mia immaginazione : perché, per una volta che Oscar si presenta in vesti femminili, non la vedo castigata e accollata, ma la immagino seducente e ammaliante oltre ogni dire.
 
[1] Gli "orfanellI" sono i numeri 1, 6, 9, 14, 17, 20, 31, 34.
   
 
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