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Autore: EleWar    23/02/2022    6 recensioni
C'è poco da fare, Ryo è un gran vizioso, ma stavolta di quale vizio stiamo parlando? E Kaori sarà ancora disposta a tollerarlo o ricorrerà a drastici rimedi?
Altra avventura per i nostri due super innamorati!
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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…. E alla fine eccomi nuovamente qui con un’altra storiella. Mi piace troppo scrivere di loro e sognare insieme a voi.
Ve la dedico *__*
Eleonora

 
 
 
Cap. 1  Aria di crisi
 
 
Kaori stava camminando a passo di carica, imbufalita, mentre Ryo sgambettando la seguiva d’appresso.
La ragazza era davvero adirata, e non ci voleva molto a capire che la causa era quell’idiota che si ritrovava come socio.
Inutilmente lui cercava di calmarla, ma, consapevole del suo difetto, aveva anche paura che lei si fermasse sul serio e che finalmente gli desse udienza.
Stavano giusto salendo le scale del loro appartamento quando lui, per l’ennesima volta, provò a chiamarla:
 
“Ka-Kaori aspetta!”
 
Tuttavia lei non lo degnò di un solo sguardo, tutta presa a contenere la rabbia, che stranamente non aveva ancora lasciato andare.
 
“Mi-mi dispiace… perdonami!” continuava a ripeterle lui, preoccupato e con la fronte madida di sudore, e, nel momento esatto in cui entrambi entrarono in casa, le disse, ancora: “Eh dai, Kaori-chan, lo sai che io scherzo!”
 
A quel punto lei si voltò di scatto, lo prese per il bavero della giacca, e lo sbatté sul muro vicino.
Lui, colto alla sprovvista, non fece in tempo nemmeno a reagire, conscio, oltretutto, che si meritava ogni punizione divina lei avesse deciso di accordargli.
Ma Kaori dapprima lo baciò con veemenza, un lungo bacio passionale e possessivo da togliere il fiato ad entrambi; poi gli rifilò uno schiaffo portentoso e, infine, una martellata fotonica con su scritto “Per non dimenticare”.
 
Ryo, sprofondato nel cratere formatosi fra le assi del pavimento, ci mise un po’ a riprendersi.
 
In fondo Kaori era l’unica che fosse in grado di metterlo veramente k.o., e tutto sommato a lui andava bene così.
 
Se nel corso del tempo si era abituato alle sue martellate, sostituite a volte con aculeati kompeiti, o con tranvate scagliatigli contro utilizzando mastodontiche travi, più difficile era riprendersi dai rari schiaffi che gli rifilava, e che facevano di gran lunga più male.
Per quanto riguardava i suoi baci, poi, non c’era storia!
 
Da che erano riusciti a far progredire la loro relazione – che per troppi anni aveva rasentato il platonico patologico, nonostante l’ardore e il desiderio ribollissero nelle loro vene in maniera sotterranea e potente – Ryo aveva sperimentato quanto la sua compagna potesse essere passionale e volitiva.
Del resto non c’era nemmeno da stupirsene, viste le feroci scenate di gelosia che era capace di fargli, l’energia che ci metteva in tutto ciò che faceva, la forza e la passione che contraddistinguevano tutta la sua vita.
Kaori era una combattente, una pasionaria nel vero senso della parola, ed era scontato che anche in amore vi trasferisse la sua verve, a beneficio del suo compagno che, del resto, non era da meno.
Tuttavia, mentre Ryo si vantava dei suoi appetiti sessuali e della sua apparente infaticabilità come amante, Kaori era stata una piacevole scoperta per lui, e non poteva di certo lamentarsi!
Che Ryo se ne fosse innamorato per la sua indole buona, sincera e pura, e l’avesse idealizzata per questo, era un fatto incontrovertibile; l’amava anche per la sua spontaneità, ingenuità, a volte, ma anche per il cipiglio con cui affrontava la vita che, a ben guardare, non era stata dolce nemmeno con lei.
L’amava per il modo in cui lei amava lui, totalmente e senza riserve, perché l’aveva accolto e capito più di chiunque altro; l’amava perché non esisteva nessuna come lei, e Ryo aveva avuto il privilegio e la fortuna di poterla incontrare.
Da subito era stato ammaliato, sconvolto, e turbato fin nel profondo dai suoi baci, così caldi, partecipati, un concentrato di emozioni, qualcosa di unico, che lo facevano vibrare e fremere come non gli era mai successo prima.
Aveva baciato tante donne, con altrettante era andato anche molto oltre, ma niente era paragonabile ad un solo bacio di Kaori Makimura; forse perché era la donna della sua vita, o forse perché solo lei sapeva baciare in quel modo.
 
Quindi niente di strano che un suo bacio, uno schiaffo e una martellata lo mettessero fuori combattimento per un tempo non indifferente, tanto più che Ryo non sapeva se bearsi per quell’atto d’amore, preoccuparsi dello schiaffo, o consolarsi con la martellata che faceva tanto routine.
 
Quando infine riuscì ad emergere dal pavimento e dal suo spaesamento, consapevole che la questione fra loro due non si era propriamente risolta, decise di andarla a cercare, per vedere se almeno le fosse passata l’arrabbiatura e lui potesse aspirare a trascorrere con lei, in pace e tranquillità, il resto della serata.
Cercava di non spingersi oltre, con l’immaginazione, sugli eventuali passatempi possibili, perché Kaori era veramente furiosa e, insomma… non si poteva mai sapere.
 
La chiamò nuovamente facendo la vocettina dolce:
 
“Kaori, tesoro? Dove sei?”
 
Ma lei non rispondeva.
 
Girò tutte le stanze dell’appartamento, ma proprio non gli riuscì di trovarla, nel frattempo, però, uno strano nodino gli si era attorcigliato in fondo allo stomaco, e lui si costrinse a non pensare al peggio.
E quando infine si decise a guardare in camera da letto – che per una strana ragione aveva lasciato per ultima – per poco non cadde all’indietro.
Sul letto, sul loro letto, c’era un biglietto.
Con passo incerto avanzò verso quel mostro di carta che lo occhieggiava sfacciato, e quasi per paura che lo azzannasse con le sue fauci di cellulosa, tremante allungò una mano e lo afferrò con due dita per un lembo.
Lo portò lentamente ad altezza occhi e lesse:
 
Sono stanca. Ho bisogno di stare da sola”.
 
“Arrrrggggg nooooooo!” scoppiò ad urlare lo sweeper “No no no, Kaori, nooooo!!!”
 
All’improvviso fu sopraffatto dalla disperazione, e vide materializzarsi davanti a sé il suo peggior incubo, ciò che in tempi passati aveva desiderato con tutto sé stesso, e che ora gli risultava intollerabile oltre ogni dire: Kaori l’aveva lasciato!
E a conferma di tutto ciò, l’uomo scorse sul letto, lì dove prima c’era il famigerato biglietto, tutti i bottoni con ricetrasmittente che Kaori era solita portare appuntati nei vestiti, per farsi trovare da lui nel caso fosse stata rapita.
Segno inequivocabile che… non voleva essere trovata!
 
“Mi ha lasciatooooo, noooo, mi ha lasciato” ripeteva piagnucolando il cinico sweeper, il seduttore, lo stallone di Shinjuku.
“Non è possibile, mi ha lasciato” reiterava girando per casa come un forsennato, fino a quando non si ritrovò in cucina.
 
“Mi ha lasciato, mi ha lasciato, mi ha lasciatoooo… be’, almeno non mi ha lasciato senza cibo!” finì per dire, perché aveva appena scorto un cartoncino appuntato sul frigorifero con un magnete, recante il messaggio “La cena è nel frigo”.
 
Si grattò la testa, perplesso.
 
Poi sospirò rumorosamente e, affranto, si buttò su una seggiola; per poco non finì lungo per terra, tanto era stata goffa la mossa, quindi sbatté la testa sul piano del tavolino e lì rimase, con le braccia ciondoloni, a ripensare agli eventi che lo avevano portato fin lì, a quella situazione drammatica per non dire tragica.
Sospirò nuovamente: era giunto il momento di fare qualcosa, ma qualcosa davvero.
 
Non che, in sé per sé, ciò che era accaduto solo poche ore prima fosse così grave da decretare una rottura o una crisi come quella che stavano vivendo, ma Kaori aveva ragione, era stanca, e lui questo lo sapeva benissimo.
Il fatto era che nel pomeriggio erano usciti, ufficialmente per fare il giro della città e controllare che tutto filasse liscio, anche se in realtà quello doveva essere una specie di appuntamento, o meglio un momento tutto loro per stare fuori casa e passare del tempo insieme.
Sennonché, poiché erano ancora un po’ restii a far sapere agli altri che ormai erano ufficialmente una coppia, e, tutto sommato, non si sentivano nemmeno loro così tanto a loro agio nell’ammettere che lo fossero, continuavano a recitare le solite scenette trite e ritrite.
A beneficio di chi, era un mistero.
E quel giorno, così come ogni altra volta, passeggiando per il parco, Ryo aveva fatto lo stupido con tutte le belle donne che avevano incontrato: le aveva molestate e si era preso la sua buona razione di borsettate e schiaffi, conditi da urli e grida.
Aveva pure sbavato, smaniando, guardandone passare altre lontano dalle sue grinfie, dimenticando che era con Kaori che era uscito, e che, appunto, era lei la sua fidanzata.
 
Kaori dal canto suo, se all’inizio, dopo aver fatto il grande passo, si era detta di aver pazienza con lui, che le vecchie abitudini sono dure a morire, che in ogni caso le era fedele e tornava sempre da lei più innamorato e appassionato che mai, a lungo andare quelle bambocciate avevano finito per irritarla e stancarla.
Anche se non avrebbero mai sbandierato ai quattro venti che ormai facevano sul serio, ostentando il loro legame, e troppo restii e pudichi per farsi vedere a sbaciucchiarsi fuori casa, non c’era motivo per cui Ryo continuasse a fare il maniaco e il pervertito in presenza di una qualsiasi altra bella donna.
Il giochetto non aveva più ragione d’essere, tanto più che lui le aveva detto più volte, e dimostrato in maniera sublime, che l’amava, quindi non aveva bisogno di andare ancora a caccia di donne.
Non era forse umiliante alla lunga?
E non valeva che Kaori continuasse a prenderlo a martellate e strepitasse come un’isterica, sollevando come sempre un polverone fra chi la vedeva come una gelosona esagerata, e chi la compativa per essersi legata ad uno stupido libertino come lui.
Era arrivata ad un punto tale che nemmeno spiaccicarlo a terra o sul muro, la faceva sentire meglio, né le scaricava più la frustrazione.
Non a caso quello stesso pomeriggio, davanti al solito bailamme scatenato da quell’invertebrato, non si era sentita di punirlo, in pubblico, seduta stante.
 
E anche Ryo aveva capito la gravità della cosa, quando, aspettandosi una punizione, questa non era giunta; si era subito preoccupato, e nel momento in cui la sua ragazza aveva alzato i tacchi, adirata, e si era diretta verso casa, l’uomo si era detto che stavolta l’aveva fatta davvero grossa.
La classica goccia che fa traboccare il vaso.
 
Certo non poteva sapere che sarebbe stata la volta buona in cui lei, esasperata, l’avrebbe lasciato veramente.
 
Ryo non poteva ancora crederci!
Quindi, si disse, forse Kaori non faceva totalmente sul serio… magari era convinta solo all’80-90%, e lui aveva ancora un piccolo margine per rimediare e farle capire che… che cosa esattamente?
Se lui non fosse cambiato, come avrebbe potuto chiederle di tornare, di far finta di niente, di dimenticare? Nemmeno con una delle solite provvidenziali amnesie della socia, poteva sperare che lei scordasse tutto quanto, e soprattutto di come lui fosse un deficiente.
 
Sospirò.
 
Da sempre restio a chiedere aiuto, si convinse che stavolta da solo non ce l’avrebbe fatta.
Se nelle faccende d’amore – e ho detto amore e non sesso – Ryo non ci capiva niente in generale, quando si trattava di Kaori sbarellava invariabilmente, e solo grazie alla dedizione e alla pazienza della ragazza stessa, nonché al suo grande incondizionato affetto, il socio riusciva a farsi capire da lei, ma solo perché era lei che lo conosceva bene e sapeva interpretarlo, interpolare i suoi discorsi abulici e a volte ermetici.
L’uomo sentiva che doveva cambiare, migliorare per lei, ma non sapeva da che parte cominciare, anche se, se si fosse impegnato, il modo l’avrebbe trovato… ma tant’è.
 
Troppo preso nella morsa dell’afflizione, sprofondato in quel senso di abbandono che cresceva di ora in ora – anche se erano passati solo pochi minuti –, era impossibilitato ad accettare la perdita della sua Kaori, la quale non solo aveva animato la sua triste e grigia vita, portandogli un raggio di sole nell’oscurità (e qui si sentì tremendamente sentimentale), ma anche colei che era diventata a tutti gli effetti l’amante perfetta.
 
I loro incontri erano sempre così roventi, appassionati, voluttuosi, che Ryo non credeva fosse possibile sperimentare con la stessa donna tutte quelle emozioni, quelle sensazioni.
Con lei provava un tale senso di appagamento e totale abbandono, a cui faceva subito seguito un rinnovato desiderio, una stuzzicante voglia di averne ancora, che gli bastava pensarla un attimo più intensamente, che immediatamente si faceva languido e voglioso.
Sentiva un pizzicorino ben noto farlo fremere e un sorrisone gli illuminava il viso, pregustando con gioiosa aspettativa l’attimo stesso in cui l’avrebbe rivista.
Che poi fosse vestita o nuda poco importava: nel primo caso sarebbe stato eccitante alleggerirla del superfluo, o ammirarla mentre lei lo faceva per lui; nel secondo caso gli occhi si sarebbero riempiti del suo magnifico corpo perfetto, morbido, liscio, invitante, sacro, come solo le dee sanno avere.
 
Non era l’uomo più fortunato del mondo, a poter stringere fra le braccia una donna fantastica come Kaori?
Effettivamente perché cercare ancora?
Che poi non era veramente cercare, perché la sua era solo facciata, una deprecabile vuota mania, un vizio ormai ingombrante… ed ora più che mai dannoso.
 
Ma a chi chiedere aiuto?
Di quali uomini poteva fidarsi a sufficienza e a cui poter confidare i suoi crucci di totale cretino?
Solo di quelli che lo conoscevano talmente bene, tanto da non stupirsi di lui e delle sue bambocciate; insomma degli unici che sapevano com’era e non lo giudicavano… forse.
Umibozu, Mick e il Doc.
 
Ritirando su di scatto la testa, pensò bene di raggiungere il gigantesco barman, con la segreta speranza di trovarci lì magari anche Kaori.
In fondo chi, meglio di Falcon e Miki, conosceva tutto della loro tormentata storia d’amore?
Umi era presente nella radura, e sulla nave di Kaibara c’era pure Miki.
A Ryo scocciava ammetterlo, ma quei due mercenari erano sempre un passo avanti a lui: erano stati i primi ad ammettere di amarsi e mettersi insieme; erano stati anche i primi a voler ufficializzare la loro unione nientemeno che con un matrimonio!
E lui… lui ancora arrancava dietro Kaori, cercando di farle capire, nel suo modo sgangherato e contorto, che l’amava e voleva vivere per sempre accanto a lei.
 
Così Ryo, forte di questa convinzione, prima di uscire direzione Cat’s eye, si precipitò di sopra e prese una manciata dei bottoni di Kaori, e se ne riempì le tasche della giacca; forse era un gesto insensato, ma aveva bisogno di portarsi dietro qualcosa di lei.
 
   
 
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