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Autore: The_Storyteller    23/02/2022    1 recensioni
Anche se è stato nominato Maestro Assassino, la vita di Arno Dorian non è cambiata molto: scoprire i piani dei Templari, eliminare bersagli, cercare informazioni. La solita routine, come le sue visite alla tomba di Élise.
Se non fosse che, una mattina d’inverno, uno strano incontro annuncerà un nuovo capitolo della sua vita.
Madeleine Caradec è una semplice ragazza bretone, un po’ ingenua ma di buon cuore.
Ciò che non sa, tuttavia, è che si trova in un gioco più grande di lei, pedina nell’eterna lotta fra Assassini e Templari. Cosa sarà più forte: una lealtà che dura da anni o i sentimenti nati da un nuovo incontro? Chi è il diavolo e chi l’angelo?
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Arno Dorian, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Vestito buono della domenica? Perfetto.
Capelli legati in una treccia? Bene.
Ciondolo portafortuna? Al suo posto.
Probabilmente era la quarta volta che Madeleine controllava che fosse tutto in ordine, mentre si dirigeva al Café Théâtre. Si alitava sulle mani, nel tentativo di scaldarsele, quando finalmente giunse alla sua destinazione.
La bretone osservò incredula l’edificio, colpita dalla sua grandezza ed eleganza. Più che un café, le sembrava di essere davanti alla residenza di un nobile!
Nonostante fosse mattino presto, il locale pullulava già di gente, a giudicare dalle chiacchiere e dalle risate che si sentivano provenire dall’interno.
Madeleine cercò il suo ciondolo e lo strinse con forza per darsi coraggio. Ripensò ai vari tentativi che aveva fatto i giorni precedenti per cercare lavoro: la maggior parte l’aveva bloccata al primo accenno, dicendo che non aveva bisogno di nuova manodopera; solo un paio si erano rivolti a lei con gentilezza, mentre altri l’avevano scacciata non appena sentivano il suo accento, o per il solo fatto che era una donna.
La bretone si fece prendere dall’ansia: cosa sarebbe successo se non fosse stata assunta? Il Café era la sua ultima possibilità per poter rimanere a Parigi; cosa avrebbe pensato madame Beauchesne, se avesse fallito la sua missione?
Inspirando profondamente, cercando di calmarsi, Madeleine fece gli ultimi passi che la separavano dal Café Théâtre.
 
Un forte odore di caffè pervadeva l'aria di un grande salone dove numerosi clienti sedevano ai tavoli, gustando una tazza della suddetta bevanda accompagnata da qualche dolcetto. In fondo alla sala, su un piccolo palco, andava in scena un'operetta satirica che prendeva in giro la nobiltà dell'ancien régime, provocando grasse risate tra gli spettatori.
Per qualche secondo la giovane rimase ad osservare, distratta dai dialoghi degli attori e dall'intenso aroma di caffè.
-Posso aiutarti?- chiese, all'improvviso, una voce al suo fianco.
Madeleine si riprese all'istante e si girò verso la persona che aveva appena parlato: una donna dai lunghi capelli scuri, con addosso un elegante abito verde e un vistoso cappello piumato, che la osservava con gentilezza.
Si sistemò una ciocca ribelle e rispose: -Stavo cercando il proprietario del locale, o qualcuno che lo gestisca.-
La donna sorrise: -Perfetto, perché ce l'hai davanti a te. Charlotte Gouze, per servirti- disse tendendole una mano.
Madeleine ricambiò il saluto e si presentò, senza riuscire a nascondere una certa sorpresa: -Perdonatemi, madame. Non intendevo offendervi- si giustificò.
Charlotte ridacchiò: -Non preoccuparti, ho ricevuto reazioni peggiori. Ma sediamoci a un tavolo, così puoi spiegarmi stando comoda.-
Finito di dire queste parole, madame Gouze fece segno alla ragazza di seguirla a un tavolino posto di fianco alla sala principale, vicino al bancone. Chiese alla sua ospite se desiderava qualcosa, quindi ordinò a una cameriera di portare due tazze di cioccolata e qualche biscotto. Quando arrivò la loro comanda, Madeleine strinse le mani attorno alla tazza, godendosi il calore provocato dalla bevanda che le scaldava le mani intorpidite dal freddo. Inspirò profondamente, per non perdersi nemmeno una particella di quel profumo delizioso: se ricordava bene aveva bevuto cioccolata soltanto due volte in tutta la sua vita, una volta quand’era bambina a Natale e un’altra, inaspettatamente, offerta da Geneviève qualche anno prima.
-Allora, cosa ti porta qui al Café?- chiese la Gouze, interrompendo i suoi pensieri.
Madeleine si ricompose, quindi le spiegò che aveva bisogno di trovare un lavoro. Le raccontò i tentativi precedenti, tutti falliti, e le assicurò che avrebbe accettato qualsiasi mansione, anche la più umile.
Mentre le parlava, Charlotte osservava i suoi movimenti, notava il modo in cui si esprimeva ed eventuali gestualità, quando a un certo punto la interruppe: -Posso vedere il tuo abito?-
Confusa da quella domanda, la giovane tuttavia obbedì e si avvicinò alla donna in modo che potesse osservare il suo vestito.
-Questi ricami sono deliziosi! Non ne ho mai visti di simili!- esclamò la Gouze, sfiorando con il polpastrello alcuni ricami sulla manica.
-Li ho fatti io, mi ha insegnato mia madre- spiegò Madeleine, arrossendo lievemente.
Madame Gouze si massaggiò il mento con un dito, pensierosa, quindi fece cenno alla giovane di seguirla oltre il salone. Mentre seguiva la donna Madeleine osservava con meraviglia le scale e i corridoi che intravedeva al loro passaggio, chiedendosi dove portassero e quanto fosse effettivamente grande tutto quell'edificio, finché la donna non la condusse in un'ampia sala piena di abiti di scena.
Charlotte chiamò quindi un'altra donna, di circa cinquant'anni, e la presentò alla giovane: -Madeleine, questa signora è Marie-Jeanne Rose Bertin, la creatrice di tutti questi abiti meravigliosi. Nonché– aggiunse in un sussurro –la famosa ex sarta della regina, le cui meraviglie sono conosciute in tutta Europa.-
-Potevi anche evitare, Charlotte- replicò in tono burbero la Bertin, ma col sorriso sulle labbra.
La Gouze ignorò quell'appunto e si rivolse a quest'ultima: -Rose, cara, ti ho trovato una nuova aiuto sarta.-
Si girò quindi verso la ragazza: -Sarai in prova per una settimana, e se tutto andrà bene sarai assunta. Ti occuperai principalmente della sartoria, ma se ci sarà bisogno darai una mano in cucina. Chiedi pure a una delle ragazze di mostrarti il Café, e se hai bisogno di qualcosa rivolgiti pure a me o all'intendente- spiegò ad un'incredula Madeleine, quindi ritornò nel salone principale.
E fu così che la giovane bretone trovò lavoro a Parigi.
 
Ormai erano passate quasi due settimane e Madeleine si era ambientata al Café e ai suoi occupanti: aveva stretto amicizia con Célestine, una delle cameriere storiche del locale che le aveva fatto da cicerone, descrivendole i luoghi e le stanze in cui avevano il permesso di andare. Aveva anche avuto la fortuna di poter usare una delle camere messe a disposizione nel Café, per chi non aveva un alloggio proprio.
In generale andava d’accordo con tutto il personale; l’unica persona che trovava antipatica era Domitille, una cameriera che a volte prendeva parte agli spettacoli teatrali e che per questo si comportava come se fosse una cantante lirica all’Opéra national di Parigi.
L’unico posto in cui non era permesso andare era la Sala del Club, un luogo dove si riunivano spesso un misterioso amministratore, così le aveva detto Célestine, e i suoi amici. Madeleine aveva trovato strano che una stanza del genere si trovasse in un café, così come spesso aveva intravisto alcune figure incappucciate andare in un’altra sala a esercitarsi a tirare di scherma (cosa ancora più strana), ma aveva preferito non fare domande.
Una in realtà se la chiedeva: come avrebbe fatto a ritrovare Arno Dorian?
 
Un giorno stava cucendo lo strappo di una camicia quando udì alcune voci concitate provenire dal corridoio.
-Che cosa succede?- domandò a Célestine.
La cameriera diede un’occhiata distratta alla porta, dove intravide passare Domitille e altre due ragazze tutte eccitate: -Probabilmente è arrivato l’amministratore- bofonchiò incurante.
Notando lo sguardo confuso della bretone, Célestine sistemò i panni che aveva in mano e fece segno alla ragazza di seguirla: -Non credo tu l’abbia già incontrato. Dai, vieni con me.-
Le due uscirono dalla stanza e si diressero verso il salone, da dove udirono un sonoro “Bonjour, monsieur!”, presumibilmente da parte di Domitille e le sue amiche.
Célestine alzò gli occhi al cielo: -Quelle tre dovrebbero smetterla di fare le oche! Come se, dopo così poco, il signor Dorian fosse già interessato ad altre donne- disse in tono critico.
Madeleine, al sentir pronunciare quel nome, si bloccò all’ingresso del salone: contrapposto alle tre cameriere, al fianco di madame Gouze stava un giovane dai capelli legati, gli occhi scuri e una cicatrice sotto l’occhio sinistro.
-Voi?!- esclamò sorpresa, attirando l’attenzione dei presenti.
Arno Dorian la notò e le sorrise: -Bonjour, Madeleine. Madame Gouze mi stava raccontando del tuo ottimo lavoro in sartoria. Le volevo proporre una cosa, ma ora che sei qui posso proporla direttamente a te: volevo chiederti se vorresti occuparti anche del mio guardaroba personale. Ovviamente con un’adeguata retribuzione- disse.
Madeleine non poteva crederci: non solo Arno Dorian era l’amministratore del Café, e quindi lo avrebbe incrociato spesso, ma lavorando a così stretto contatto con lui avrebbe potuto scoprire ciò che interessava alla sua padrona! Era un’occasione d’oro!
-Accetto volentieri!- esclamò entusiasta la giovane. Nella sua mente cominciò a ringraziare tutti i santi del calendario, nella speranza di beccare quello che aveva compiuto quel miracolo.
Arno la ringraziò per la sua disponibilità, aggiungendo di mettersi d’accordo con l’intendente per eventuali questioni, quindi prese la strada per la sua stanza al primo piano.
Ma mentre Célestine le faceva i complimenti per la sua promozione, Madeleine non colse lo sguardo stizzito e pieno di invidia che le rivolse Domitille.
   
 
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