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Autore: Severa Crouch    24/02/2022    4 recensioni
Tom Riddle è il CEO della Legilimens Inc., rinomata società di software, famosa per le sue attività di profilazione approfondita. Pare che il programma della Legilimens sia in grado di conoscere i segreti più oscuri degli ignari utenti del web. Tom Riddle, però, ha anche un lato oscuro, è un famoso hacker noto nel dark web come Lord Voldemort che non esita a utilizzare le proprie risorse per abbattere la concorrenza o per procurarsi nuovi affari.
Per lui sognano di lavorare molti talenti, protagonisti delle one-shot di questa raccolta.
La prima storia "Come to the dark web" partecipa al contest “Vorrei incontrarti tra Cent’anni” indetto da Nirvana_04 sul forum Feriscelapenna.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Mangiamorte, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache babbane - Muggle!AU'
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Closing
Alexandra/Rodolphus


 

Alexandra si lascia sfuggire un sospiro.

“Non trovi che questa storia sia ridicola?” 

La voce di Barty la riporta con i piedi per terra e lei si ricompone, distoglie lo sguardo dalla parete di cristallo che separa l’ufficio di Rodolphus dal corridoio e lo sposta sul responsabile social della Legilimens che le rivolge un sorriso sarcastico, “Se ti piace tanto, vai da lui. Non ha senso tenere il punto e star male per principio.”

“Non è una questione di principio. Ho paura di essere presa in giro.”

“Non hai alternative: o vinci la paura o tiri una riga e vai avanti.”

“Da quando tu e Regulus avete iniziato a uscire, sei diventato improvvisamente più saggio,” nota, sospira nuovamente, e gli domanda: “Tu cosa faresti se avessi davanti la prospettiva di una serata con lui?”

Barty sbatte gli occhi e indietreggia di un passo, come per metterla meglio a fuoco. Passa una mano tra i capelli color paglia come per afferrare un pensiero che fino a quel momento non aveva colto. “Come, scusa? Esci con Lestrange?”

“Hai presente l’ingegner Tanaka?”

“Quello che sta sviluppando quelle librerie per noi?” 

“Esatto. Oggi pomeriggio verrà a discutere alcuni dettagli del contratto. Dobbiamo sistemare tutta la parte relativa ai trasferimenti di dati e ai tempi di conservazione e concordare i protocolli di cifratura. Tanaka è anche un amante di Shakespeare e Rodolphus ha organizzato una cena di lavoro, seguita dalla visione di Amleto al Globe.”

“Quindi hai la prospettiva di una tragedia.” La voce di Barty è scherzosa, ma Alexandra sente un brivido scenderle lungo la schiena, come se in quelle parole ci fosse un fondo di verità che lei intravede confusamente. “Pensi che sarà tanto tremendo?” 

“Beh, se pensi di andare a cena e a teatro vestita così…”

“Cos’ha che non va il mio tailleur?” 

“Sei molto più chic e più bella di questa versione basic che ti ostini a indossare da quando hai smesso di andare a letto con Lestrange. Approfitta di questa serata per schiarirti le idee, e fallo tirando fuori l’artiglieria pesante.”

“Cioè?”

“Seguimi.” Barty inizia a camminare lungo il corridoio trascinandola con sé e Alexandra sente le guance arrossarsi quando passano davanti l’ufficio di Rodolphus e i loro sguardi si incrociano per un istante. “Dove andiamo?” gli domanda nel tentativo di capire cosa abbia in mente il suo amico.

“A fare shopping, ovvio!”

Regulus li segue con le mani nelle tasche e Alexandra lo sente dire ad Alecto che escono per pranzo e che probabilmente rientreranno un po’ più tardi. Barty sembra avere le idee chiare e Regulus la prende in giro: “Hai visto come la guardava Rodolphus?”

“Sì, vedrai come la guarderà quando torneremo!” ridacchia Barty mentre la trascina verso il centro commerciale ai piedi del loro grattacielo. “So già dove andare.” Alexandra lo segue rischiando di inciampare, sfila la mano dalla presa di Barty e si massaggia il polso. “Va bene, ti seguo, non c’è bisogno che mi trascini,” esclama rassegnata. Sfilano tra i corridoi affollati del centro commerciale. In pausa pranzo molti impiegati degli uffici ne approfittano per fare compere, così che sembra di trovarsi nel weekend.

“Per prima cosa andiamo qui,” le dice Barty spingendola in un negozio di lingerie. Entra deciso e va al bancone a parlare con la commessa. Entrambi si voltano verso di lei che sorride nervosamente guardandosi intorno. Certe cose crede di non averle mai indossate, ha sempre pensato che servisse un’occasione speciale che non le si è mai presentata. Ai tempi dell’università, ci si amava con slanci dettati dall’alcol e con poca premeditazione, dopo, beh, non le è mai capitato di dover organizzare simili dettagli. Quando usciva con Regulus, prima che lui scoprisse di preferire Barty, era lui a regalarle della lingerie. Così, Alexandra non si era mai trovata nella situazione di dover scegliere. Regulus le si avvicina e le sussurra: “Secondo me, ti conviene avvicinarti, non farti controllare da Barty.” Alexandra annuisce e domanda: “Ehm… cosa siamo venuti a fare qui?”

“Beh, come le dicevo, la mia amica ha una serata molto importante. Ha bisogno di un completo che la faccia sentire al top, sicura di sé.”

“Qualcosa che sia comodo.”

Barty le rivolge un’occhiataccia e poi torna dalla commessa: “La ignori. Niente mutande della nonna. Deve far perdere la testa a un uomo.”

Alexandra protesta: “Ma non è in programma che le veda!”

“Non puoi saperlo e comunque tu saprai che potrebbe vederle e questo farà la differenza. Vero?” domanda alla commessa che annuisce mentre mostra dei completini di pizzo. Alexandra si limita a sussurrare la sua taglia con un certo imbarazzo. Prova il completo e Barty decide che dovrà indossare quello nero. “È più chic.”

Acquista anche delle calze di seta e un altro paio di slip, più semplici, su consiglio di Barty: “Tienile in borsa, ti servirà un cambio per il mattino dopo.” 

La commessa annuisce raggiante e prova a venderle anche una camicia da notte, un baby doll e altri accessori ma lei declina con la scusa che tutto deve essere naturale. Stranamente, Barty le dà ragione.

Continuano il loro shopping in un negozio di abiti e questa volta la costringe a provare un tubino nero che arriva sopra il ginocchio e delle decolté dello stesso colore. Aggiunge una giacca in seta nera, dal bavero morbido come quello di uno smoking e Alexandra domanda perplessa: “Ma non è un po’ troppo elegante?”

“Non si è mai troppo eleganti,” le risponde Regulus mentre prova un cappotto di lana antracite. Barty gli sorride e annuisce: “Valorizza i tuoi occhi, Reg, prendilo.”

Terminati gli acquisti, si fermano a mangiare un sandwich in un chioschetto del centro commerciale. Sono circondati dai pacchetti degli acquisti e Alexandra immagina la curiosità che proverà Rodolphus.

Non appena entrano in ufficio, Barty le ordina: “Adesso vai in bagno a cambiarti.” Regulus le impedisce di vedere Rodolphus, ma Alexandra sente il movimento della sua sedia e avverte una stretta allo stomaco. Entra dentro il bagno con i sacchetti e si cambia. Fuori dal cubicolo Barty le ricorda: “Non dimenticare la lingerie.”

“Io, forse è meglio se torno in ufficio,” mormora Regulus, a disagio per quella situazione. Barty è intento a scrivere sul telefono annuisce e poi esulta per le metriche dei suoi tweet. “Stiamo andando alla grandissima!” 

Alexandra, nel frattempo, è chiusa nel cubicolo del bagno, intenta a sfilarsi il tailleur, la sua biancheria comoda (dei normalissimi slip di cotone nero e un reggiseno altrettanto semplice in microfibra, con le coppe, che altrimenti ci sarebbe ben poco da vedere). Fa le contorsioni per infilare le calze di seta senza romperle, staccare le etichette, aprire le confezioni, infilare gli abiti nuovi. Fuori dal suo cubicolo, sente un andirivieni di persone e ogni tanto qualcuno chiede a Barty cosa stia accadendo e lui, con la sua consueta faccia tosta, risponde: “Alex si prepara per la serata con Tanaka. Diamo un’immagine professionale e di classe della Legilimens.”

Quando esce dal bagno, Alexandra non ha certezze. Si è vestita al buio, senza nemmeno l’ausilio di uno specchio. “C-come sto?” 

Barty le rivolge un ghigno trionfante e un cenno di approvazione: “Alla grande. Ti scoperei persino io che sono gay…”

“Sempre molto fine,” è il commento che si concede mentre piega i suoi vestiti, li infila nelle buste di cartone della boutique ed elimina tutte le confezioni che accompagnavano l’intimo. 

“Non dimenticare il cambio per domani!” le sussurra Barty che già raggiunge la porta per tornare nel suo ufficio. 

“Non mi servirà!” Alexandra ne è sicura: andrà a cena, accompagnerà Tanaka al Globe e poi ciascuno di loro si saluterà e torneranno a casa. Non ci sono altri programmi. Non ha nessuna intenzione di finire tra le braccia di Rodolphus. Hanno ricominciato a parlarsi e a mantenere un rapporto civile. Hanno ripreso a lavorare e una volta sono anche andati a un pranzo di lavoro insieme. Forse, dopo quella serata, accetterà un pranzo o un caffè con lui, ma nulla di più. Al contrario, Barty sembra molto convinto delle possibili evoluzioni della serata, le rivolge un occhiolino ed esclama: “Aspetta a dirlo!” 

Alexandra scuote la testa, va in ufficio, sistema il tutto nel suo armadietto con gli effetti personali e prende la documentazione relativa al contratto con Tanaka. Prima che arrivi il loro fornitore, vuole discutere alcuni aspetti con Rodolphus che guiderà la negoziazione. Afferra il pc sotto il braccio e bussa alla porta del suo collega. 

“Volevo rivedere con te alcuni aspetti relativi al contratto di Tanaka.”

Rodolphus annuisce e le fa cenno di entrare. Siedono al tavolo riunioni su cui tutto è iniziato. Alexandra si impone di non fare certi pensieri, anche se il pizzo della lingerie scivola sinuoso contro la sua pelle e le rende inevitabile pensare ai suoi desideri.

“Tutto questo per Tanaka?” le domanda Rodolphus ammirandola.

“Barty ha saputo che portiamo il cliente a cena e a teatro e ha detto che il mio outfit non era adeguato.”

“Sei sempre adeguata, ma devo ammettere che stai benissimo.”

Le guance le vanno in fiamme mentre sussurra un grazie imbarazzato. Si sforza di guardare lo schermo del suo computer, va alla clausola sui trasferimenti di dati e spiega a Rodolphus i parametri. “Vedi, è un argomento piuttosto caldo e sotto la lente di attenzione delle autorità di controllo. Ora, noi abbiamo due strade: possiamo minimizzare i dati, cifrarli o fare in modo che loro li tengano il meno possibile e per lo più in Europa.”

“Ma noi siamo inglesi, c’è stata la Brexit.”

“Sì, ma i nostri principali clienti sono europei e la legislazione è simile. Non voglio finire nei guai con Bruxelles.”

Rodolphus annuisce. Rileggono il contratto, discutono della strategia complessiva, e stanno ripercorrendo le priorità indicate da Tom Riddle quando viene annunciato l’arrivo del loro ospite. Chiudono i computer e si alzano per andargli incontro e accoglierlo. Chiedono allo stagista di portare del tè per tutti loro e iniziano a discutere di clausole contrattuali, dettagli tecnici e aspetti di compliance.

Tanaka è felice di andare loro incontro, conosce bene i requisiti per i trasferimenti di dati e prova a rassicurarla: “I nostri sviluppatori hanno già studiato alcune soluzioni. Siamo consapevoli di questo impasse con l’Europa e crediamo che se riusciamo a risolvere la questione, possiamo entrare nel mercato europeo.”

Ad Alexandra non sembra vero, quelle parole sono musica per le sue orecchie. Discutono di sistemi di cifratura, di pseudonimizzazione dei dati e di tempi di conservazione. Tanaka le mostra le certificazioni, gli standard di sicurezza e lei annuisce entusiasta mentre compila gli allegati contrattuali. Alla fine, Rodolphus e Tanaka firmano il contratto e sono pronti per la cena in cui brinderanno a quell’accordo.

“A Londra ci sono i migliori ristoranti del mondo,” spiega Rodolphus. 

“Basta che non mi portate in una di quei posti che fanno cucina molecolare con cui sono fissati nella Silicon Valley, voglio qualcosa di più tradizionale.”

“Allora ho prenotato nel posto giusto. Sa, mio fratello cura la rubrica di eventi sul Times e ha accesso ai ristoranti più esclusivi. Andremo a cena vicino il teatro, c’è uno dei migliori ristoranti di Londra.”

“Vedremo Amleto?” domanda Tanaka eccitato.

“Proprio così,” annuisce Rodolphus, entusiasta da quella scoperta. Vedere Amleto al Globe theatre è stato un colpaccio. Nessuno di loro sapeva che quell’opera fosse la preferita di Tanaka e la coincidenza ha voluto che la dessero proprio in occasione della firma del contratto. L’indomani, il teatro avrebbe avuto in calendario “La bisbetica domata”.

Alexandra li segue, chiacchiera, racconta aneddoti della vita a Londra. Lei e Rodolphus raccontano quanto sia diverso vivere nel Regno Unito rispetto a New York e come la California sembri un posto così lontano dal loro modo di vivere.

“L’Europa ha sempre un altro fascino,” sospira ammirato Tanaka. Alexandra e Rodolphus ignorano la gaffe e quel riferimento all’Europa che apre ferite non ancora sanate. La sconfitta del referendum brucia e l’incertezza del futuro un po’ spaventa chi sa intravedere le difficoltà. Ad ogni modo, non sono discorsi con cui celebrare il closing di un contratto importante, molto meglio parlare di attualità tecnologica, di viaggi, di curiosità e di tutto ciò che possa intrattenere un ingegnere newyorkese trapiantato a San Francisco, con un padre di origini giapponesi e una madre originaria del Brasile. 

Per fortuna, la cena è deliziosa e il discorso vira sul cibo, sui vini, quelli francesi, raccomanda Rodolphus, ma Tanaka ribatte che anche i californiani sono migliorati e Alexandra percepisce il risentimento di Rodolphus. 

Si spostano al teatro. Rodolphus, per il tramite di Rabastan, è riuscito a ottenere degli ottimi posti centrali. Tanaka è entusiasta come un bambino, lo si sente sussurrare le battute del copione e Alexandra e Rodolphus si scambiano uno sguardo e si sorridono. Rodolphus è seduto nel mezzo, tra lei e Tanaka, e quando le luci della platea si abbassano, le sfiora la mano. 

Se non avesse visto quella tragedia un’infinità di volte, Alexandra si sarebbe persa nel sentire le dita di Rodolphus che le accarezzano la mano e che si insinuano al di sotto del polso. Girare il palmo della mano verso di lui è un istinto che Alexandra non sa controllare. Si irrigidisce per la tensione quando le dita di lui corrono lungo il palmo e arrivano ad allargare le dita della sua mano. Si scambiano uno sguardo, Alexandra ha le guance in fiamme e ringrazia il buio del teatro, mentre Rodolphus le tiene la mano come se fossero due adolescenti. Il proposito di mantenere le distanze è naufragato.

Alla fine dello spettacolo, chiamano un taxi per Tanaka e lo osservano rientrare in hotel dopo un’infinità di ringraziamenti per la splendida ospitalità.

“Mi mancava venire a teatro,” le confessa Rodolphus.

“Anche a me. Da bambina, i miei erano abbonati alla stagione del Barbican e ci andavamo spesso.”

“Il Barbican? Interessante. Spesso venivo qui al Globe. I miei amavano cambiare e mia madre è un’appassionata di musical, quindi eravamo spesso in Shaftesbury Avenue.” 

È incredibile come le cose siano sempre semplici e naturali con Rodolphus. Hanno una tendenza naturale ad andarsi incontro. Parlare con lui è estremamente semplice, così Alexandra ricorda: “Fuori dal Barbican c’era un chioschetto che vendeva le Chicken Pie e dopo il teatro ne dividevo sempre una con mio papà.”

Rodolphus la osserva con le labbra incurvate nel sorriso che le toglie il respiro. Sembra un po’ incerto quando le dice: “Purtroppo qui il posto che vende le pie chiude verso le sei, ma se ti va, il mio freezer ha una Chicken Pie di Tesco che può essere pronta in pochi minuti di forno.”

Alexandra non sa come prendere quell’invito, rimane spiazzata. Nella sua mente, la voce di Barty esulta e la incita ad andare, ma lei si sente terrorizzata dalla paura che tutto quello che accadrà possa finire per spezzarle il cuore ancora una volta. Rodolphus intuisce qualcosa. Lui sa leggerle dentro come nessun altro, la rassicura: “Non ho secondi fini, Alex, mi sembra un invito carino per mantenere la tradizione della pie,” si giustifica. 

“Grazie, Rod. Abiti qui vicino?”

“Sì, sono nella via qui dietro. Ti va di salire? Ti prometto che dopo la pie chiamerò un taxi per riaccompagnarti a casa.”

Ha paura di finire con il cuore spezzato e, al tempo stesso, non vuole allontanarsi da Rodolphus. Così, sorride e annuisce cercando di lottare contro l’immagine che la sua mente le propone di Barty che balla la conga con Regulus.

Rodolphus è gentile e premuroso, le fa strada fino a un edificio moderno, di quelli che hanno il portiere anche la notte. L’uomo lo saluta ossequioso e gli lascia la posta. Rodolphus lo ringrazia e la guida verso l’ascensore. Arrivano al trentesimo piano, un corridoio di porte si susseguono tra le luci soffuse. Sembra di essere in un hotel di lusso. La porta si apre su un appartamento dall’arredamento di design minimalista che ricorda un po’ quello dell’ufficio.

“Hai scelto tu gli arredi alla Legilimens?” domanda Alexandra strappando una risata a Rodolphus. Il sorriso di lui che si allarga la incanta ogni volta. “No, e nemmeno quelli di questo appartamento. Era già così quando l’ho preso. L’ho scelto per la vista.” La guida fino alle ampie vetrate che danno sul Tamigi. Poco distante, si vede il Globe, quasi nascosto dagli altri palazzi. 

“I piani superiori erano tutti occupati, ma la vista di Londra è impagabile.”

“Sbaglio o è simile a quella di Tom?”

“Non sbagli, lui abita a qualche isolato da qua,” le confida mentre si dirige verso il freezer per estrarre la chicken pie. 

“Vuoi una mano?” domanda. Rodolphus scuote la testa. “No, sei mia ospite! Siediti!” La invita a prendere posto sullo sgabello posto davanti alla penisola di marmo bianco e le versa un calice di vino aggiungendo: “Altro che vini californiani!” Gli occhi scuri di Rodolphus sono luminosi e in pochi istanti sembra che quel mese trascorso a star lontani non sia mai esistito. Il trillo del forno li avverte che la pie è pronta, Rodolphus la sistema in un piatto e prova a tagliarla in due. Si volta a prendere un altro piatto per servirla anche a lei, ma Alexandra lo ferma: “La tradizione vuole che la dividiamo.” Rodolphus guarda il piatto incerto, Alexandra gli sfila il coltello dalle mani e la divide in piccole fette che possono piluccare da un piatto comune. Rodolphus sorride, prende il suo calice e la raggiunge sullo sgabello accanto.

“Al chioschetto prendevamo una pie da dividere.”

“È un po’ scomoda da mangiare in comune, non credi che ci sia il rischio di sporcarsi?” 

Alexandra non risponde, affonda la forchetta nella pasta sfoglia ripiena di pollo, ne prende un pezzetto e aspetta che si raffreddi un po’ prima di assaporarlo. Chiude gli occhi mentre mette in bocca il primo pezzo ed esclama sognante: “Mmm… ha lo stesso sapore di quella del chioschetto.”

“Dubito che ai chioschetti ci si possa attendere una pie artigianale,” le ribatte Rodolphus. Alexandra gli dà un colpetto al braccio e lo rimprovera: “Non distruggere le mie illusioni da bambina!” 

Rodolphus la osserva con un sorriso tenero che le provoca una capriola nello stomaco. “Sarai stata tenerissima.” Il modo in cui si guardano subito dopo le fa dimenticare persino la paura che ha di lasciarsi andare. Inizia a sentire che non è giusto rinunciare a quei momenti perché ha paura di uscirne con il cuore spezzato, che se deve soffrire, allora vale la pena vivere momenti come quelli. Rodolphus abbassa lo sguardo imbarazzato, esita nei gesti e nelle parole e Alexandra intuisce che teme di rovinare tutto. Lo osserva prendere un altro boccone di pie e una goccia di sugo rimane impigliata sulla barba senza che lui se ne accorga. 

Tra loro è sceso un silenzio ravvivato dagli sguardi teneri che si scambiano. Alexandra prende il coraggio a due mani, afferra il suo tovagliolo, scende dal suo sgabello e si avvicina al volto di Rodolphus per togliere quella goccia rimasta nella barba. Nonostante il tovagliolo, Rodolphus si blocca quando lei gli sfiora il volto, i suoi occhi si allargano e Alexandra sente ogni resistenza venirle meno. Si china su di lui e lo bacia.

C’è un istante che coglie Rodolphus di sorpresa ma poi le sue labbra rispondono al bacio e le braccia di lui la stringono di nuovo ed è bello tornare ad amarlo. Non appena le loro bocche si allontanano per riprendere fiato, Rodolphus le domanda: “Vuoi che ti chiami un taxi?”

“Non pensarci nemmeno,” gli risponde riprendendo a baciarlo. Contro la sua bocca, Rodolphus sorride e le sussurra: “Volevo essere sicuro.” Subito dopo, le dita di lui fanno scorrere la cerniera del suo tubino che scivola tra i piedi di lei.

“Santo cielo,” mormora quando la vede con la lingerie. Alexandra ringrazia mentalmente Barty e la sua previdenza. Trema quando Rodolphus le accarezza i fianchi e la prende per mano per condurla in camera da letto. È come se quel mese di separazione non fosse mai esistito. Tornare ad amare Rodolphus, sentirlo affondare dentro di lei le strappa gemiti di piacere che le tolgono il respiro. Non ci sono giochi di letto, non hanno il tempo, la voglia o la fantasia. In quel momento c’è solo la nostalgia che hanno l’uno dell’altra, il bisogno impellente di tornare a incastrarsi e azzerare le distanze che si sono insinuate tra loro. Persino dopo, rimangono stretti l’uno all’altro e Rodolphus si sveglia preoccupato quando la sente muoversi sul materasso. 

“Vado un attimo in bagno,” gli sussurra. 

“Non andare via,” la implora.

Alexandra scuote la testa, lo rassicura: “Non vado da nessuna parte.” 

La mattina seguente, quando Alexandra si sveglia, trova il letto vuoto e il profumo di caffè pronto che arriva dalla cucina. Infila gli slip di emergenza, proprio come aveva previsto Barty, e indossa la camicia azzurra di Rodolphus. Le piace sentire il profumo di lui addosso. 

Prima di farsi vedere, l’osserva per qualche istante intento ad armeggiare con una ciotola, uova, latte e farina. Nota il modo in cui lo sguardo di lui si illumina quando la vede e il sorriso si allarga. Decide che quella è l’espressione che vuol vedere su Rodolphus, per tutta la vita. 

“Il caffè è pronto,” le dice riempiendo una tazza. Alexandra lo raggiunge, si scambiano un bacio e lei afferra la sua tazza di caffè mentre domanda: “Cosa prepari?”

“Pancake.”

“Wow! Vuoi una mano?”

Rodolphus annuisce, la prende in braccio e la fa sedere sul marmo bianco della penisola della sua cucina. “Baciami,” le sussurra. I loro nasi si sfiorano, le loro labbra si incontrano e poi Alexandra gli sussurra: “Non bruciarli.” Così Rodolphus toglie i primi pancake dalla padella e ne fa degli altri prima di tornare a baciarla. Alexandra attira Rodolphus a sé, ama sentirlo addosso, adora sentire la sua barba sfiorarle il viso e le loro bocche che si cercano con impazienza.

“Rod, stai bene?” Una voce di donna li interrompe e Alexandra ha una orribile sensazione di deja vu. Scende dalla penisola mentre sente Rodolphus domandare: “Maman? Ma cosa ci fai qua?”

Dal corridoio spuntano i genitori di Rodolphus e il fratello. Alexandra vorrebbe seppellirsi sotto terra. Se mai ha fantasticato sul conoscere la famiglia di Rodolphus, di certo non era mentre lei era in mutande con indosso solo la camicia di lui.

“Oh, ti abbiamo disturbato!” esclama la madre non appena mette a fuoco la sua presenza. “Scusaci, Rabastan ieri sera aveva proposto un brunch ma non ti vediamo connesso dalle 6 di ieri sera e ci siamo preoccupati.” La madre di Rodolphus è una signora elegante dai capelli castani ancora tinti e acconciati in una piega perfetta. Indossa gli orecchini e un filo di perle grigie sopra un completo in cashemere blu che la rendono elegante e sofisticata.

“Invece era in ottima compagnia,” aggiunge il padre lanciando un’occhiata di intesa al figlio. “La signorina è?”

“Alexandra Turner, piacere,” risponde cercando di mascherare l’imbarazzo. Dentro di sé vorrebbe scomparire. E scuote la testa implorante quando osserva la madre di Rodolphus che si avvicina alla penisola. Istintivamente incrocia le gambe e si sporge verso la donna per darle la mano attraverso il bancone di marmo. La donna comprende che non è il caso di raggiungere il figlio, rimane al suo posto e le va in salvo Rabastan, il fratello minore di Rodolphus. Ha un sorrisetto divertito che innervosisce Rodolphus, Alexandra riesce a sentire quella specie di respiro irritato che sfugge a Rodolphus ogni volta che cerca di mantenere la calma. Di solito, sono le provocazioni di Barty durante le riunioni, o i commenti acidi di Evan Rosier, ma questo contesto le è nuovo e non conosce la natura dei rapporti esistenti. “Beh, appurato che Rod sta benissimo, potremmo trasformare il brunch in un pranzo,” propone. “Chiamo il ristorante per spostare la prenotazione.”

“Sì, invita anche… Alexandra, se vuoi, sarebbe un piacere averla ospite e conoscerla un po’. Pare meno musona di quella,” commenta la signora Lestrange. Alexandra sorride imbarazzata, pensa che dovrebbe passare da casa e recuperare un cambio, si augura che la madre di Rod non stia guardando il suo tubino nero che è rimasto a terra, dall’altra parte della penisola, tra i due sgabelli. Ovviamente, è una speranza vana. La donna si china a raccoglierlo e le fa un commento per il buon gusto prima di posarlo sullo sgabello. È il signor Lestrange a tirarli tutti fuori dall’imbarazzo e spingere la moglie e il figlio fuori dall’appartamento di Rodolphus, sostenendo che avranno modo di chiacchierare a pranzo e che forse è il caso di dar modo ai due di ricomporsi. 

Quando la porta dell’ingresso si chiude, Rodolphus sorride imbarazzato: “Adesso hai visto dove vivo e hai persino conosciuto la mia famiglia. Lunedì andiamo a parlare con Alecto.”

“Non dovevamo andarci piano?”

“Non voglio nemmeno pensare di trascorrere del tempo senza di te.” Alexandra si lascia abbracciare, attira a sé Rodolphus e sente la bocca di lui sul collo, mentre le mani le sollevano i lembi della camicia. “Abbiamo un po’ di tempo prima del pranzo,” le sussurra mentre la guida di nuovo in camera da letto. 

I pancake possono aspettare.













 


Note:
Chi non ha letto Kintsugi sicuramente non sa che il 24 febbraio è il giorno del compleanno di Rodolphus nel mio universo narrativo. Per l'occasione ho quindi deciso di aggiornare con un capitolo tutto dedicato a Rod e dargli qualche gioia. 
Nell'inglese degli affari, il closing è la data finale in cui viene chiusa un'operazione. Indica anche il termine finale entro cui deve essere fatto un determinato atto (ad esempio la sottoscrizione del definitivo). In questo caso indica sia il motivo per cui l'ingegner Tanaka va a Londra, sia la chiusura definitiva dei dubbi di Alex e l'inizio della storia con Rod.
Sperando che Clo non ne abbia tanto a male! Ahahahaha
Un abbraccio,
Sev

 

 
   
 
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