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Autore: Red Saintia    25/02/2022    2 recensioni
La passione per uno sport può unire, dividere, spronare a migliorarsi e aprire nuove strade.
Alcune scelte portano ad allontanarsi mettendo in discussione sé stessi e ciò che si prova. Tra presente e passato ancora una volta luce e ombra si rincorrono per ritrovarsi sulla stessa strada.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tornare alla realtà che li circondava fu difficile. In quelle ore avevano chiuso tutto al di fuori di quella stanza. Le preoccupazioni, l'incertezza del futuro, la distanza che li avrebbe separati. Alzarsi da quel letto richiese una forza di volontà che in quel momento nessuno dei due sembrava possedere.

"Devo tornare a casa e riposare. Domani nel pomeriggio abbiamo un altro incontro."

Taiga nascose la testa sotto il cuscino, non voleva che lui andasse via, non voleva più provare l'angoscia di non sapere cosa stesse facendo o chi c'era con lui. Si sentì egoista e ingiusto, ma non potè reprimere quelle sensazioni anche se erano spiacevoli.

"Se ti dicessi di rimanere qui stanotte lo faresti?" gli propose, facendo capolino da sotto le coperte. Aveva l'aria imbronciata tipica dei ragazzini e quel paragone improvviso fece sorridere Tetsuya.

"Non posso, e lo sai anche tu."

"Però a casa di Aomine sei rimasto?" fu una stoccata inaspettata che di sicuro andò a segno. Anche se a Tetsuya non piacque che lo facesse sentire in colpa per qualcosa che riteneva chiarito.

"Sono rimasto lì perché non ero in condizioni di tornare a casa. Non è stato per svago o divertimento, ma è grazie al suo aiuto se quella sera non mi sono preso un malanno."

Taiga si sentì uno stupido, si stava attaccando a delle scuse futili distraendolo dai suoi impegni con la squadra. "Scusami, sono stato un'idiota."

"Ammetterlo è già qualcosa..." rispose, mentre lo trascinava fuori dalle coperte per poterlo stringere ancora una volta rubandogli un po' del suo calore.

"Così rendi tutto più difficile però..." era diventato quasi impensabile lasciarlo andare e quella sensazione lo spaventò.

"Allora forse è meglio che mi rivesta." anche se in verità neanche lui ne aveva voglia.

"Ti lascio andare solo se mi permetti di accompagnarti a casa." Tetsuya ci pensò un attimo, e poi accettò.

 

Lungo la strada parlarono di tante cose, dello stile che avevano in America i giocatori di basket, di come fosse frenetica e competitiva la vita laggiù. E ancora... degli studi di Tetsuya, dei suoi progressi come giocatore, di quello che avrebbe voluto fare una volta scelta l'università. Avevano tanti sogni e progetti diversi, ma entrambi avrebbero fatto in modo d'incontrarsi a metà strada per poter un giorno camminare insieme.

"Si è fatto tardi Kagami kun devo proprio rientrare adesso."

"Lo so"

"Domani pomeriggio devi riprendere l'aereo giusto?" chiese conferma pur avendone la certezza.

"Sì è così."

"Ok, va bene." lo disse, ma con poca convinzione.

"Non voglio lasciarti Kuroko..." aveva gli occhi lucidi, come quella volta in cui si erano salutati all'aeroporto. Una valanga di ricordi assalirono entrambi all'improvviso.

"Neanche io vorrei che tu partissi, ma lo farai... perché è quella la tua strada adesso." si avvicinò, intrecciando la sua mano con quella di Taiga. "Ricordati sempre che più forte e luminosa è la luce, più intensa e profonda sarà l'ombra che camminerà al suo fianco." si sollevò con le punte dei piedi e lo baciò in modo dolce e lento affinché lui potesse godere il più possibile di quel tocco. "Sono stato benissimo, grazie per questa bella e inaspettata serata."

"Lo sono stato anch'io. Arrivederci a domani allora?"

"Sì, a domani Kagami kun." rispose, scomparendo poco dopo verso il portico della sua abitazione.

 

L'ultima cosa che avrebbe voluto, una volta entrato sotto la doccia, era che quel getto d'acqua calda lavasse via il suo odore. Ma forse, di quel piccolo particolare, poteva farne a meno. Perché ogni parte del suo corpo gli ricordava in modo tangibile quello che era successo tra loro. 
Chiuse gli occhi per ripercorrere mentalmente quella serata. Quello che si erano detti, ogni sguardo, ogni carezza impressa sulla pelle. Aveva avuto paura di perderlo, di aver creato uno strappo difficile da ricucire. E poi... il timore che lui ormai brillasse troppo di luce propria per stargli accanto, per essere la sua ombra. Dimenticando invece che adesso lui era molto di più di quello.

Aveva visto la rabbia e la delusione nei suoi occhi. Taiga sapeva essere spietato nei sentimenti forse più che sul campo da basket. Si era fatto da parte, non per orgoglio, ma per dargli modo di chiarirsi le idee. Perché lui sarebbe stato disposto anche a farsi da parte, ma non certo a dividere il suo amore con qualcun altro.

Tetsuya d'altronde doveva comprendere di essere forte anche da solo, e di potersi affidare ai suoi compagni di squadra nei momenti di difficoltà. E quando finalmente le incomprensioni si erano dissipate tutto aveva acquistato un significato nuovo, più profondo. Non riusciva ancora a credere che Taiga lo volesse con lui in America. Un'intera estate da poter trascorrere insieme. Si sentiva elettrizzato al solo pensiero, persino la stanchezza era totalmente scomparsa. Finalmente vedeva in modo chiaro davanti a sé i suoi prossimi obbiettivi. Prima però... c'era l'Interhigh da affrontare. E lui aveva tutta l'intenzione di partire per l'America da vincitore.

Finalmente si mise a letto con l'intento di dormire almeno qualche ora. Osservò la palla da basket lasciata ai piedi del letto e guardandola sorrise... perché grazie a quella semplice sfera che adesso si sentiva parte di qualcosa di unico e speciale.

 

                                                                                                                    *****

 

La luce del mattino filtrava appena dalla finestra della sua camera. C'era un piacevole silenzio tutto intorno, evidentemente la città sonnecchiava ancora. Anche lui si sarebbe trattenuto volentieri nel piacevole refrigerio delle sue lenzuola se non fosse stato per la vibrazione del cellulare che lo avvisava dell'arrivo di un messaggio. Allungò pigramente il braccio afferrando il telefono, erano le 6:30 del mattino, e il messaggio era di Taiga.

Buongiorno. Sei già sveglio o sei ancora a poltrire nel letto? Io non ho chiuso occhio, ho l'adrenalina a mille. Ti aspetto al campo di street basket, come ai vecchi tempi. Non fare tardi.

Lui era sempre stato così, nei momenti importanti non riusciva a chiudere occhio. Anche prima di partite difficili lui arrivava sempre teso come una molla e pronto a scattare. E se non era soddisfatto della sua prestazione si ritrovavano al campo di street basket e ricominciavano ad allenarsi. Tetsuya pensò che l'imminente partenza gli stesse mettendo un po' d'ansia addosso, e non poté dargli torto. 
Adesso però sapevano che presto si sarebbero rivisti, e quella prospettiva apriva davanti a loro scenari nuovi ed entusiasmanti. Si alzò subito dal letto per prepararsi, di certo non avrebbe potuto stancarsi troppo in vista della partita di quel pomeriggio, ma fare due palleggi con Taiga non aveva prezzo. Gli mancava giocare con lui, gli mancava quell'alchimia in campo che solo loro erano capaci di ricreare. Quell'affidarsi totalmente ad un'altra persona sapendo che insieme a te porterà a termine i medesimi obbiettivi. Era stato sempre così tra loro, e di questo tutti ne erano a conoscenza.

 

Non sarebbe riuscito ad assistere alla partita di quel pomeriggio quindi non avrebbe potuto vederlo giocare. Ma la voglia di agganciare di nuovo i suoi passaggi e provare quel brivido e quella grinta che solo lui riuscirà a trasmettergli era irrefrenabile.

Infilò in tutta fretta una tuta leggera, il borsone a tracolla e la palla da basket tra le mani. Si diresse al campo a passo spedito e mentre lo aspettava poteva sempre fare un po' di riscaldamento da solo. La giornata finalmente prometteva bene, il cielo era azzurro proprio come i suoi occhi. La mente sgombra da qualsiasi dubbio, occupata solo da una gran voglia di giocare di nuovo con lui.

L'entusiasmo e il sorriso con il quale era uscito di casa quella mattina però scemarono in un attimo, giusto poco prima di mettere piede dentro il perimetro del campo. Il rumore di un palleggio costante e il successivo fruscìo della rete anticiparono ciò che vide pochi secondi dopo.

Qualcuno lo aveva anticipato, e stava giocando. E a giudicare dal suo stato, doveva trovarsi lì da parecchio. La presenza di Taiga venne avvertita all'istante, in modo imprevisto e fastidioso, come quando ti arriva un pugno dritto allo stomaco.

"Se il buongiorno si vede dal mattino... questa sarà senz'altro una giornata di merda. Non pensi anche tu, Kagami?"

Lo pensava eccome, ma l'irritazione che provava in quel momento era tale da impedirgli di pronunciare una qualsiasi frase. Ingoiò la rabbia e cercò di mantenere la calma. "Di certo la tua faccia non è quella che avrei voluto vedere, soprattutto a quest'ora, Aomine."

Daiki sorrise continuando a palleggiare, come se la sua presenza fosse del tutto irrilevante. "La cosa è reciproca quindi per quel che mi riguarda puoi anche andartene."

"E perché dovrei? Sono venuto qui per giocare, e non me ne vado di certo perché sei tu a dirmelo."

Daiki sapeva già che non l'avrebbe fatto, ma provocarlo era qualcosa di cui non riusciva proprio a fare a meno. "Allora non ti rimane che giocare con me. Se nessuno dei due vuole cedere il campo non vedo altra soluzione."

"Credi forse che mi tiri indietro? Avanti che aspetti, fammi vedere se sei migliorato ancora."

"Non darti tante arie solo perché giochi in una squadra americana. Sono sempre in grado di mandarti con il culo per terra, come e quando voglio." Taiga digrignò i denti, cercando di trattenersi dal volergli spaccare la faccia.

Daiki si mise in posizione d'attacco, giusto il tempo che servì a Kagami per liberarsi del borsone e della maglia che indossava. Erano di nuovo uno di fronte all'altro che si studiavano reciprocamente cercando di interpretare le rispettive mosse. 
Aomine fece uno scatto fulmineo che lo lasciò spiazzato. Era veloce come sempre e inarrestabile nella corsa. Riuscì a raggiungerlo in pochi secondi stoppando la palla proprio nel momento esatto del tiro.

"Non ti lascerò andare a canestro facilmente lo sai."

"Ti prendi troppo sul serio Kagami, ti farò abbassare la cresta una volta per tutte."

Stavolta fu Taiga a scattare rubandogli palla, Daiki gli fu addosso subito, tallonandolo a tal punto da non lasciargli spazio per tirare. Ma lui non si scoraggiò di certo, e con uno scatto all'indietro saltò puntando dritto al canestro. Aomine fu preso in contropiede non riuscendo ad impedire il tiro che andò dritto a canestro.

"Sì!" urlò

Neanche il tempo di far toccare terra alla palla che Daiki gli si avventò sopra correndo per tutta la metà campo e facendo un tiro in sospensione che Taiga raggiunse a malapena con la punta delle dita. Aveva deviato di poco la traiettoria ma la palla andò ugualmente a segno.

."C'è poco da fare Kagami, da solo non riuscirai mai a battermi." era una magra consolazione, ma almeno in quel caso non gli avrebbe lasciato campo libero per agire.

"E chi ti dice che lui sia da solo?"

Si bloccarono entrambi guardando nella stessa direzione.

"Tetsu!" doveva aspettarselo, Taiga non era venuto di certo lì per giocare da solo, ma per farlo con lui. Sapeva che avrebbe dovuto andarsene non appena lo aveva visto arrivare, ma la voglia di sfidarlo per prendersi una sorta di rivincita aveva prevalso. Adesso si trovava in una di quelle situazioni nelle quali scomparire sembrava l'unica opzione possibile. "Dovevo immaginarlo che saresti comparso. A questo punto tolgo il disturbo, non mi piace fare il terzo incomodo. E poi quello che ho visto mi è bastato."

"Non hai ancora visto niente Aomine. Posso stracciarti quando voglio!"

"Non dire stronzate idiota..." Taiga serrò subito i pugni mentre Daiki era già pronto a scattare.

"Smettetela tutti e due! Non è necessario che nessuno di noi vada via. Possiamo giocare anche tutti e tre insieme." propose Kuroko, spiazzando gli altri due.

"Che diavolo dici? Ti ha dato di volta il cervello?"

"Non ci sperare Tetsuya." ribadì Taiga.

Invece lui ci sperava eccome. Lo aveva pensato fin da subito. Da quando, arrivando di corsa al campo di street basket, si era accorto che qualcuno stava giocando. E quel qualcuno per la precisione erano loro due. 
Era incredibilmente ipnotico vederli scontrarsi, studiarsi a vicenda per poi rubarsi palla. Però era ancora più elettrizzante vederli collaborare nella stessa partita. Era accaduto una sola volta, insieme a tutti gli altri ex membri della Teiko, ed era stato indimenticabile.

"Dico sul serio invece. E credo che mi conosciate abbastanza da sapere che non sto scherzando. Penso che non ci sia modo migliore per appianare i problemi che abbiamo avuto. D'altronde se c'è una cosa che ci ha sempre messi d'accordo è proprio la passione per il basket. Allora... perché non giocare tutti e tre insieme?"

Era assurdo, anche il solo pensarci. Eppure detto da lui sembrava la cosa più semplice e normale di questo mondo.

"Da quel che vedo suppongo abbiate chiarito i vostri problemi quindi?" non era sua intenzione riaprire un discorso che considerava ormai chiuso. Ma la necessità di sapere ebbe la meglio sul resto.

"Non ci sarebbe stato niente da chiarire se tu non ti fossi messo in mezzo!"

"Ah... quindi adesso la colpa delle tue mancanze è mia?"

"Bastardo!"

"Adesso basta! Sembrate dei ragazzini che si contendono un giocattolo. E smettetela di parlare come se io non fossi qui. Nella vita di una persona c'è spazio per tanti sentimenti, ognuno di essi importante e diverso allo stesso tempo. Voi ne fate parte entrambi, quindi finitela con questi discorsi. Sono venuto qui per giocare. Non è così Taiga?"

Lui annuì, dimostrando di aver compreso ciò che voleva dire. La fiducia che avevano sempre avuto l'un l'altro, doveva essere il punto da cui ripartire per costruire il loro nuovo rapporto.

Daiki li osservò entrambi sentendosi in qualche modo escluso da quello scambio di sguardi di cui non poteva far parte. "Ahhh... siete dannatamente irritanti fatevelo dire. Comunque sia mi sto raffreddando, allora giochiamo o no?"

"Va bene, per me non c'è nessun problema." rispose Taiga senza perdere il contatto visivo con Tetsuya.

"C'è solo un'ultima domanda che voglio farti Tetsu..."

"Ti ascolto Aomine kun."

"A chi di noi passerai la palla?" la sua espressione divenne un ghigno leggermente beffardo. Era l'ennesima provocazione verso la quale Kuroko rimase impassibile mentre a Taiga stava già andando il sangue al cervello.

"Semplice... al primo di voi che riuscirà ad agganciare il mio nuovo passaggio."

È così dicendo posò sulla panchina le sue cose. Si sistemò i polsini cominciando ad avanzare palleggiando verso l'area dov'erano posizionati entrambi. "Preparatevi, perché non ci andrò piano."

I due ragazzi sorrisero, all'erta, con i muscoli tesi pronti a scattare per contendersi il passaggio di quell'ombra che aveva reso sfolgorante la loro immensa e inesauribile luce.

Aveva sempre avuto l'assoluta convinzione che davanti alla passione per il medesimo sport anche le persone che più si detestavano avrebbero trovato un punto in comune. Era quel modo di pensare che aveva sempre influenzato e incentivato il suo stile di gioco e il suo rapporto con gli altri. E fu estremamente felice di accorgersi che anche in quel caso non si era sbagliato. 
Il sorriso di Aomine ne fu la riprova, così come la grinta di Taiga. In quell'ora non furono più nemici o rivali, ma semplici ragazzi che si stavano divertendo facendo quello che più amavano.

"Ohi... ohi Tetsu, dovresti smetterla adesso. Ricordati che oggi hai una partita, il tuo senpai ti ammazza se arrivi fiaccato in campo."

"Ha ragione, dobbiamo fermarci." concordò stranamente anche Taiga

"Va bene ho capito. Vado a stendermi un po' sulla panchina allora."

Si allontanò sedendosi per riprendere fiato. Daiki si tamponò il sudore dalla fronte senza togliere gli occhi di dosso a Tetsuya, cosa che a Taiga non sfuggì.

"Non ci riesci proprio eh?"

Aomine spostò controvoglia lo sguardo su di lui. "Eh? Che stai dicendo?"

"Che non ci riesci proprio a lasciarlo andare." ribadì, mentre indicava Kuroko con lo sguardo.

"Tu riusciresti a lasciare andare qualcuno che consideri importante e unico così facilmente?" a volte la schiettezza di Daiki era disarmante.

"Direi di no."

"Allora ti sei dato la risposta da solo." si asciugò il sudore dalla fronte sistemando le sue cose prima di andarsene.

"Non permetterò più che lui si allontani da me. L'ho promesso a me stesso."

"Buon per te. Ma non è a me che dovresti dire queste cose."

"Lui lo sa."

"Allora non hai nulla da temere. Però una cosa voglio dirtela..." Kagami spalancò gli occhi, forse perché inconsciamente già sapeva che non gli sarebbe piaciuta.

"Una delle cose che ho imparato da Tetsu è che bisogna lottare costantemente per le cose alle quali teniamo. Tienilo sempre a mente questo. Perché il giorno in cui lo scorderai sarà quello in cui le perderai per sempre. Ti saluto Kagami... alla prossima."

Tetsuya lo vide allontanarsi, stava andando via senza neanche salutarlo. "Aomine kun vai via?"

"Direi di sì, ho bisogno di una doccia, poi andrò di corsa in palestra ad allenarmi, seriamente stavolta..." rispose, indirizzando il suo sguardo verso Taiga che colse, furioso, la sua frecciatina.

"Ci rivediamo allora?"

"Sicuro. E se ci dovessimo incontrare in campo sappi che pretenderò il massimo da te. Ci siamo capiti?"

"Perfettamente."

"Ottimo... stammi bene Tetsu." si allontanò, scomparendo in breve dalla loro visuale. Sapeva che in qualche modo si sarebbero rivisti e sperò che per allora l'amarezza che provava adesso nel cuore fosse finalmente scomparsa.

Taiga continuò per un po' a palleggiare, osservando Tetsuya da lontano, non sapendo se distoglierlo o meno dai suoi pensieri. Fece qualche tiro a canestro per scaricare la tensione. Non gli andava giù che la presenza di Aomine lo infastidisse in quel modo. Sembrava quasi essere lui quello di troppo in quei casi. Si voltò dopo l'ennesimo salto e si ritrovò Kuroko alle sue spalle.

"Ma che diamine..." ci mancò poco che perdesse l'equilibrio finendo a terra. "Quando perderai questo dannato vizio di comparire dietro le persone all'improvviso?"

"Non lo faccio di proposito. È poi credevo che ormai ci fossi abituato?" rispose, scrollando le spalle e facendolo sorridere.

"Non sei un'abitudine per me... piuttosto una continua scoperta." gli lanciò la palla è Tetsuya la prese al volo rilanciandola con uno dei suoi micidiali passaggi. Taiga l'agganciò facendo uno slam dunk* che fece vibrare il canestro.

"Se non sbaglio mi avevi detto che volevi giocare con me questa mattina?"

"È così infatti."

"Allora avanti... cominciamo."

Fu come se il tempo si fosse fermato, tornando magicamente indietro di un anno. Quando insieme avevano battuto le più forti squadre di Tokyo e i loro passaggi erano considerati una spina nel fianco anche dalle difese più forti. Passarono l'ora successiva a giocare senza sosta. Non c'erano pensieri superflui né stanchezza che potesse fiaccarli. Erano insieme, di nuovo. Niente era cambiato e mai sarebbe potuto cambiare. Perché in qualche modo la vera luce avrebbe ritrovato sempre l'ombra perfetta con la quale fondersi.

 


Un mese e mezzo dopo

Il volo era atterrato in perfetto orario dandogli tutto il tempo per guardarsi in giro restando sbalordito sia dalla grandezza del posto che dal via vai infinito di persone. Aspettò di ritirare il suo bagaglio e si affrettò a prendere un taxi.

Tra le mani stringeva un foglio dove c'era scritto un indirizzo, lo fece leggere al tassista e poco dopo partirono.

I suoi occhi non smettevano di catturare ogni cosa o persona sulla quale posava lo sguardo. C'erano piccoli campi da basket disseminati ovunque, e ragazzi che si divertivano semplicemente facendo con la palla le più assurde acrobazie. Era davvero la patria di quello sport e questa conferma gli mise addosso ancora più entusiasmo. Era trascorso un mese e mezzo da quando si erano nuovamente salutati, con la certezza stavolta che si sarebbero rivisti molto presto. L'Interhigh si dimostrò molto ostica da affrontare, ma i ragazzi del Seirin diedero il massimo fino alla fine. Non aveva rimpianti perché sapeva di aver fatto del suo meglio. Adesso voleva solo guardare avanti e portare con sé tutto ciò che di nuovo avrebbe imparato da quella trasferta.

Quando Tetsuya si accorse che il taxi stava rallentando capì di dover essere arrivato a destinazione. Guardò fuori dal finestrino e finalmente lo vide. Palleggiava nervosamente sul posto con indosso una canotta e dei pantaloni corti. Sembrava agitato come suo solito e la cosa lo divertì. Certi aspetti di 
Taiga non sarebbero mai cambiati. L'auto si fermò attirando subito l'attenzione di Kagami.

Lo vide scendere poco dopo affaccendato nel prendere tutti i suoi bagagli. Smise subito di palleggiare correndogli incontro. Fu talmente veloce che Tetsuya se lo ritrovò addosso senza neanche accorgersene. Stretto in quell'abbraccio da togliere il fiato ebbe non poche difficoltà nel cercare di ricambiarlo. Era passato poco tempo dall'ultima volta in cui si erano visti eppure solo quando lui gli fu vicino si sentì di nuovo completo.

"Sei arrivato finalmente non mi sembra vero!" la gioia di rivederlo era stampata a chiare lettere sul suo viso.

"Avevi qualche dubbio forse?"

"Certo che no, ma i giorni sembravano non passare mai e io avevo paura che potesse succedere qualche imprevisto."

"Invece è andato tutto bene e io sono qui."

Sì, erano insieme di nuovo, e il sorriso sbarazzino di Tetsuya lo ripagò ampiamente di quella snervante attesa. Taiga continuò a guardarlo quasi non gli sembrasse vero che lui fosse lì. Gli sfiorò il viso sollevandolo appena perdendosi in quello sguardo che sapeva dissipare ogni sua paura e ogni possibile dubbio. 
Si avvicinò accarezzando le sue labbra con un bacio appena accennato, quasi temesse di sembrare inopportuno. Ma anche in quel caso Tetsuya gli dimostrò il contrario stringendosi a lui e facendosi strada tra le sue labbra che tanto gli erano mancate. Era inusuale ma tremendamente bello salutarsi in quel modo, e sapeva che ormai non avrebbe più potuto farne a meno.

Interrompere quel bacio fu uno sforzo enorme, ma c'erano persone che li stavano aspettando e Taiga non stava più nella pelle.

"Vieni... voglio presentarti subito ai ragazzi della squadra." lo prese per mano trascinandolo con sé.

"Aspetta un attimo i bagagli?"

"Lasciali perdere... li prenderemo dopo." era da tanto che non lo vedeva così entusiasta. Sarebbe riuscito a fargli fare ciò che voleva senza possibilità di replica.

"Lascia almeno che mi sistemi un attimo?"

"Ma figurati... non ci tengono mica alle formalità qui. E mi raccomando non sparire come tuo solito."

"Ok... ok ci proverò." Tetsuya riusciva a smettere di sorridere e il merito era solo suo, di quel suo carattere così esuberante e travolgente.

Lo avrebbe fatto dannare in quei mesi già lo sapeva, ma in fondo... non aveva importanza. A lui bastava la presenza di Taiga e quella mano forte e sicura stretta nella sua. I suoi occhi che lo guardavano dimostrandogli tutto ciò che le parole non avrebbero mai potuto spiegare.

Sotto il cielo azzurro di una nuova città stava per cominciare un'altra tappa importante della loro vita. Con la certezza, ormai radicata, che lui rappresentasse il suo presente, e ciò che sarebbe stato il suo futuro.





* Slum Dunk = schiacciata sotto rete. Doveroso omaggio all'omonimo anime/manga capostipite di questo sport che tutti sicuramente conosceranno.

Buonasera a voi tutti, finalmente sono riuscita pubblicare. Questo ritardo non è dovuto al fatto che non avessi terminato di scrivere la storia, anzi tutt'altro... purtroppo altre vicissitudini quotidiane mi hanno tenuta un po' lontana dalla scrittura. Ma io non lascio mai le cose in sospeso, ci mancherebbe. Quindi eccovi quello che a tutti gli effetti è il capitolo conclusivo di questa long, anche se la prossima settimana ci sarà un capitolo extra che inquadrerà un po' i personaggi che nel corso della storia hanno fatto da "contorno". 
Alla fine Kuroko e Kagami si sono ritrovati, e magari getteranno le basi per qualcosa di davvero importante e duraturo proprio sotto il cielo della calda e assolata America.
Aomine... beh, lui è sempre all'erta e sicuramente sarà una presenza importante nella vita di Tetsuya. Non ho specificato se il Seirin alla fine abbia o meno vinto l'Interhigh, e la cosa è assolutamente voluta, perchè lascio libera interpretazione al lettore. Ai fini della storia non era necesariamente importante. I personaggi hanno seguito il loro percorso, o almeno quello che io mi ero immaginata pr loro e spero che il tutto sia risultato piacevole e godibile da leggere. Io mi sono divertita molto, e conto davvero di poter tornare presto a scrivere di loro. Ci risentiamo la prossima settimana allora, e grazie di cuore a tutti voi.

 

 

   
 
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