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Autore: PapySanzo89    28/02/2022    8 recensioni
Arthur ride assieme agli altri cavalieri mentre Merlin serve loro da bere e lo vede alzare gli occhi al cielo in un’espressione mezza annoiata e mezza divertita.
“In realtà sono un Alpha” dice quest’ultimo con voce chiara e cristallina e la tavolata si fa subito silenziosa mentre Arthur sente le orecchie stranamente ovattate e crede -è sicuro- di aver capito male.
“Che c’è?” continua Merlin, mentre tutti gli occhi dei cavalieri sono puntati verso di lui. “Siccome non maneggio una spada e riesco a pensare lucidamente prima di attaccar briga con qualsiasi persona mi passi davanti dovevo essere per forza un Omega? Non so se sentirmi lusingato od offeso”.
[...]
Arthur guarda il piatto davanti a sé senza in realtà vederlo e si ritrova a non avere più fame.
Perché la sua vita deve essere sempre così dannatamente complicata?
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Salve a tutti di nuovo e per l’ultima volta (cos? Che?)
Apro questo capitolo dicendo questo: faccio schifo a scrivere di situazioni anche solo vagamente sessuali, non è il mio, non ce l’ho nel sangue, non fa per me. Detto questo cosa posso dire? Ci ho provato lo stesso perché nonostante questa cosa sia stata scritta più per le pippe mentali di Arthur che per il sesso, di per sé resta comunque una A/B/O e quindi che vuoi fare? Porte che si chiudono sui protagonisti mentre ci stanno per dare dentro? (La mia risposta sarebbe “sì” ma non credo verrebbe accettata dai più...) con queste premesse vi prego di essere indulgenti e metto anche subito le mani avanti dicendo che il sesso è descritto brevemente (sarà un paragrafo, tipo?) quindi non vi aspettate grandi cose, preferisco dirlo subito e via il dente via il dolore.
Buona lettura se dopo queste premesse siete ancora qui :’D
 
 
 
 
 
.Capitolo 3
 
 
 
Per la prima volta da molto tempo Arthur si sveglia da sé, senza Merlin che viene ad aprirgli le tende e lo incita ad alzarsi perché il regno non ha tempo di aspettare lui, e per qualche attimo si chiede dove diavolo sia Merlin e perché diavolo non sia andato a svegliarlo.
Poi sente una sensazione di calore e di benessere e di braccia che lo stringono e si sveglia di colpo, aprendo gli occhi e portandoli alla figura dormiente di Merlin accanto a sé.
Le tende sono state tirate malamente la notte prima e le prime luci rischiarano parte della stanza, Merlin è ancora in ombra ma Arthur riesce a delinearne il viso senza alcuno sforzo.
Merlin non è per niente elegante quando dorme, la bocca semi aperta e un leggero russare di chi sembra non si sveglierà per diverse ore a venire, ma il viso è sereno e pacifico e Arthur lo confronta con l’espressione rabbiosa della sera prima e si riscopre felice di questo momento di tranquillità.
Si avvicina un po’ di più fino ad appoggiare la testa sul petto di Merlin ed è come se Merlin sentisse il cambiamento di posizione perché si sposta, facendo spazio ad Arthur e allacciandogli le braccia attorno al corpo, tirandolo di più a sé. Non è la posizione più comoda in cui abbia mai dormito ma non ha nessuna intenzione di spostarsi.
Sente il battito del cuore di Merlin direttamente nell’orecchio e quel regolare e sostenuto tu-tum lo fa riaddormentare di nuovo mentre pensa di non essersi mai sentito così in pace in tutta la sua vita.
 
La seconda volta che si sveglia Merlin gli sta distrattamente accarezzando i capelli mentre legge un libro che Arthur non ricorda nemmeno di possedere.
“E quello dove l’hai trovato?” si ritrova a dire come buongiorno, la voce arrocchita.
Merlin chiude il libro e si volta a guardarlo con un ampio sorriso.
“Magia” risponde, riponendolo sul comodino e distendendosi di nuovo a letto, rivolgendo il viso verso Arthur.
“Buongiorno anche a voi” il sorriso di Merlin è sempre stato radioso ma non è nulla di paragonabile a quello che gli viene rivolto in quel momento. Arthur non lo ammetterà mai ad anima viva ma ha il cuore in gola.
“Lo è?” domanda, un sopracciglio inarcato e un mezzo sorriso mentre guarda Merlin che gli restituisce lo sguardo, confuso, poi capisce, alza gli occhi al cielo e sospira pure, l’idiota.
Merlin fa leva su un braccio e si abbassa poggiando un casto bacio sulle labbra di Arthur, uno, due, tre volte mentre la mano di Arthur si fa strada tra i suoi capelli.
“Buongiorno?” chiede allora sarcastico Merlin, scostandosi quel tanto che basta per parlare e guardarlo negli occhi.
“Buongiorno” conferma allora Arthur e lo attira nuovamente a sé con la mano che ha ancora sulla nuca di Merlin.
Ci sono cose urgenti da fare, persone con cui parlare, piani da mettere in atto ma il letto è confortevole e il corpo di Merlin contro il suo è caldo e Arthur non trova nemmeno una buona motivazione per cui dovrebbero fermarsi.
Merlin gli è sopra in pochi istanti e Arthur si ritrova ad allacciargli le gambe in vita come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se l’avessero già fatto altre volte.
Le mani di Merlin sono ruvide e callose sotto la sua tunica mentre tenta di levargliela e contemporaneamente cerca di baciarlo e Arthur si chiede perché diavolo non abbia semplicemente dormito nudo la notte prima così da evitarsi questo inferno.
Riescono a liberarsi dei vestiti ed improvvisamente è tutta pelle, tutti arti intrecciati tra di loro e Arthur non capisce, non sente e non vede più nulla che non sia Merlin.
Merlin lo bacia come la sera prima, con avidità e trasporto e lo tocca con reverenza e quasi timore; Arthur di quello non se ne fa niente, vuole essere rotto da Merlin e poi rimesso a posto, vuole la ruvidità, vuole-
Ma Merlin è gentile e delicato in tutto ciò che fa, in tutto ciò che comporta Arthur, e improvvisamente Arthur ha le lacrime agli occhi per tanta dolcezza ma non sarebbe nemmeno Merlin se non iniziasse a parlare e a fare battute e a chiamarlo nei modi peggiori possibili e Arthur si ritrova anche a ridere e ad insultarlo e a rotolare nelle lenzuola per un comando che alla fine non ha intenzione di cedere.
Merlin non gli nega niente.
 
“Beh, adesso questo è un buongiorno di certo”
“Oh sta’ zitto, Merlin!” Arthur, nonostante le parole, si ritrova a baciargli i capelli e Merlin ride, poggiando il viso sulla spalla di Arthur.
Rimangono così, stesi uno accanto all’altro in silenzio per diverso tempo finché i rumori all’interno del castello iniziano a farsi sentire e le voci nel cortile iniziano a chiacchierare. Entrambi si irrigidiscono per quel ritorno alla realtà che nessuno dei due stava aspettando e Arthur sente Merlin sospirare.
“Dobbiamo andare, non è vero?”
Merlin annuisce ma non si sposta, Arthur capisce benissimo il suo stato d’animo.
“Prima finiamo con questa storia meglio sarà per tutti”
Merlin annuisce di nuovo ma continua a non spostarsi.
“Non me la stai rendendo facile, lo sai, sì?”
A quello Merlin sorride di nuovo.
“Perché, quando mai l’ho fatto?”
Arthur sbuffa fuori una mezza risata e lo sposta di prepotenza.
“Stai lontano da me, stregone tentatore!” dice mentre si alza dal letto e si allontana il più possibile raccogliendo i propri abiti e rivestendosi, lanciando a Merlin i suoi, dritti in faccia.
Merlin a quello sgrana gli occhi e poi scoppia a ridere.
“Certamente sono io il tentatore tra i due, in effetti sono stato io ad infilarvi la lingua in bocca questa mattina-”
Merlin!” Arthur teme di essere arrossito fino la punta dei capelli.
“Ooh, come siete pudico, mio signore, dalle vostre azioni di poco fa di certo non sembrava”
Il maledetto ha pure il coraggio di distendersi nuovamente a letto, sempre fieramente nudo, e guardarlo con aria sorniona. Arthur non si dimenticherà finché campa quella visione né il modo in cui quel mio signore è stato detto.
La voce di Merlin però cambia quando lo richiama e sembra in qualche modo più seria e preoccupata e Arthur rischia uno sguardo in sua direzione.
Merlin ha avuto la grazia di coprirsi col lenzuolo e ha alzato una mano per fargli cenno di avvicinarsi. Arthur vorrebbe fare una battuta sarcastica ma qualcosa nel viso di Merlin lo ferma e lo fa avvicinare, porgendogli la mano.
Merlin guarda criticamente i polsi di Arthur e Arthur si meraviglia di essersene scordato di nuovo.
La pelle ha preso un malsano colorito violaceo/giallastro e si sono già formate delle croste, ma almeno non sembrano esserci segni di infezione e lo sguardo di Merlin è di nuovo cupo ma non sembra omicida come la sera prima, o almeno questo Arthur lo spera.
Merlin, come la notte precedente, gli afferra un polso per volta e lo ricopre con le proprie mani ripetendo parole per Arthur incomprensibili ma a cui si è abituato.
È la seconda volta che Merlin usa questo incantesimo su di lui e Arthur si riscopre sorpreso dal pensare che è anche la seconda volta che lui ne è consapevole, che sa che qualcuno sta usando la magia direttamente su di lui e trova la cosa in qualche modo affascinante.
Merlin deve aver notato qualcosa nel volto di Arthur perché quando alza il viso su di lui per ringraziarlo di nuovo, Merlin lo osserva con un mezzo sorriso e gli occhi di chi non sa se ha fatto la cosa giusta o meno.
Arthur sbuffa sonoramente e guarda la porta sapendo perfettamente quale dovrebbe essere il suo primo dovere.
Il suo primo dovere però può sicuramente aspettare un’ora o due in più e quando risale a letto spogliandosi di nuovo la faccia sconvolta che gli regala Merlin è tutto ciò che gli serve per essere in pace e torna a baciarlo scostando le coperte e salendogli sopra.
 
***
 
Dopo più di due mesi di ricerche e sotterfugi Arthur è disposto ad ammettere con tutta tranquillità che senza Morgana avrebbero fatto veramente poco. Sua sorella è sempre stata un’ottima stratega (quasi al suo pari) ed entrambi sapevano come affascinare gli interlocutori e guidare una conversazione (Uther si è sempre premurato di fare di entrambi dei bravi diplomatici), ma quasi tutta la nobiltà è formata da vecchi babbioni frustrati e le attenzioni di una giovane donna, per di più di nobili origini, sono sempre ben accette, così come un orecchio amico con cui parlare dei vari problemi irrisolti nel regno.
Arthur non è stupito di nulla.
Gli inverni degli ultimi anni sono stati molto rigidi e le estati estremamente calde, la raccolta del grano è stata infruttuosa, c’è stato un periodo di siccità che ha messo in ginocchio due diverse regioni e gli aiuti sono stati negati nonostante le tasse fossero state aumentate.
Nessun nobile ha osato aprire bocca contro il re, nessuno ha osato dire ad alta voce che le tasse erano troppo alte e che non restava nulla per loro o i loro abitanti ma l’accusa stava comunque nelle loro parole, nel tono mellifluo con cui venivano pronunciate.
Arthur ricorda la discussione che ha avuto con suo padre mesi prima, facendogli notare la situazione incresciosa in cui versava il loro popolo, ma Uther ha rifiutato loro gli aiuti perché Camelot veniva prima di tutto e non c’era alcun modo di poter aiutare gli altri se Camelot per prima era in difficoltà. Arthur a quel punto ha anche provato a suggerire un cambiamento nello stile di vita, togliersi di bocca un boccone per poterlo dare agli altri, dividere i guadagni ma Uther lo ha cacciato dalla sala del trono senza lasciarlo finire di parlare.
Arthur, lasciato il compito a Morgana di ascoltare la nobiltà, ha parlato invece con i cavalieri: non si può fare una ribellione se le tue forze sono schierate contro di te.
Arthur, in questo, si è fidato di Leon.
Leon lo ha guardato come se lo avesse veramente visto per la prima volta e Arthur per qualche istante non ha saputo cosa fare. Se avesse fatto la scelta sbagliata e adesso fosse tutto rovinato… ma Leon ha chinato il capo, nell’inchino più profondo che Arthur gli abbia mai visto fare, e gli ha sorriso quando ha riportato gli occhi su di lui.
“Lasciate fare a me, Sire”
Arthur non si è mai sentito più grato.
Merlin in tutto questo, grazie a Dio, è sempre rimasto al suo fianco. Lo ha supportato e ascoltato quando ha avuto dei dubbi, è rimasto con lui nelle lunghe notti in cui non riusciva a dormire, lo ha fatto ridere e lo ha distratto quando gli sembrava che non ci fosse più nulla di buono attorno a lui e lo ha sbeffeggiato quando Arthur pensava di non poter portare avanti tutto questo.
“Siete capace di questo e ben altro, Arthur”
“Come fai ad esserne così sicuro, davvero non lo so”
E Merlin lo ha semplicemente guardato, sorridendogli con dolcezza.
“Lo so perché ho fiducia in voi”
Arthur lo ha baciato finché non ha sentito le labbra indolenzirsi.
 
***
 
Arthur sente il formicolio dietro la nuca e tenta di allontanarlo muovendo le spalle e scuotendo la testa. La cosa non serve a molto.
Ha energie da vendere, cammina avanti e indietro al suo caminetto e non riesce a darsi pace, perché sa cosa sta per succedere e non poteva capitare in un momento peggiore.
Sente il calore che sta arrivando. Adesso che è abituato a non avere più un ciclo regolare coglie i piccoli cambiamenti: l’affaticamento, il caldo, ciò che gli provoca la vicinanza a Merlin.
Mio Dio, Merlin.
Si ferma davanti al caminetto, la mani davanti a sé come a sostenersi sulla pietra, e prende profondi respiri mentre lo stomaco gli si contorce al solo pensiero di Merlin che lo tocca, lo bacia, lo sfiora, lo…
Gli esce un gemito dalla bocca e si sente respirare con l’affanno.
Deve andarsene finché ne è ancora in grado.
Quando la porta si apre senza un bussare Arthur sa benissimo chi è e si raddrizza dal focolare, muovendo le spalle come se ce le avesse indolenzite, come se non avesse tutto il resto del corpo che sembra andare a fuoco e prudere in maniera fastidiosa sotto pelle.
Merlin entra nella stanza e sente immediatamente che qualcosa non va, Arthur lo capisce da come Merlin si ferma dal parlare e da come si guarda intorno, come se si aspettasse un nemico da dover combattere.
“Devo andarmene” dice Arthur, in assenza di altro da dire.
Merlin riporta lo sguardo su di lui e Arthur sente le ginocchia tremargli.
Lo sguardo di Merlin è intenso, carico di tensione, il celeste dell’iride è quasi completamente scomparso e una rigidità nella postura indica quanto sia in difficoltà a trattenersi.
Arthur vorrebbe che non si trattenesse affatto.
“Sì, sarebbe meglio, prima che arrivi qualcuno” la voce di Merlin è bassa, profonda, Arthur avrebbe quasi difficoltà a sentirla non fosse che capisce tutto di Merlin, sempre. Come capisce anche che quel prima che arrivi qualcuno è più riferito al fatto che Merlin potrebbe staccar loro la testa se solo si avvicinassero ad Arthur in qualsiasi maniera.
Arthur, anche se non è l’idea migliore che gli sia mai venuta, si avvicina di qualche passo, vedendo Merlin irrigidirsi sempre di più.
“Arthur… non mi sembra il caso…” è un avvertimento che Arthur è più che felice di ignorare.
C’è una cosa di cui devono parlare, una cosa che Arthur ha rimandato fino a quasi l’ultimo minuto possibile perché non ha avuto il coraggio di tirare l’argomento in ballo prima.
Arthur alza una mano e la porta al fazzoletto attorno al collo di Merlin, raddrizzandolo un po’ senza pensarci.
“Voglio che tu venga con me” dice, non scostando gli occhi dalle sue mani che continuano a lisciare una tunica già liscia e un fazzoletto già riposizionato.
“Certo che verrò con voi, Arthur. Non pensavo ci fossero dubbi a riguardo”
Arthur prende un profondo respiro, gli occhi ancora incollati al petto di Merlin, e poi alza il viso a guardarlo.
Merlin lo osserva con aria preoccupata e sta per dire qualcosa ma Arthur deve parlare per primo.
“Tu sei il mio Alpha, Merlin” Arthur è abbastanza fiero di sé perché la voce non gli ha tremato nemmeno un po’, o almeno non così tanto come aveva pensato avrebbe fatto.
“So che non c’è stato niente di… ufficiale tra di noi” rifiuta di pensare che sta arrossendo “Ma non vorrei nessun altro al mio fianco” e questo riesce a dirlo guardandolo dritto negli occhi, con tutta la sincerità di cui è capace anche se è troppo preso da se stesso per accorgersi di qualsiasi cambiamento in Merlin “E sei il mio Alpha perché sei un Alpha, ma non è importante perché potresti essere un Beta, un Omega o niente di tutto ciò, saresti comunque il mio stregone e se non fossi quello saresti il mio amico, il mio confidente, saresti il mio…” Arthur sospira pesantemente, una mano a massaggiarsi gli occhi stanchi “Merlin. Saresti il mio Merlin” dice infine, sollevando le spalle e il mento come a sfidarlo di dire qualcosa a riguardo.
La mano di Merlin che gli afferra il collo è fresca e Arthur si ritrova a fare mezzo passo avanti, tirato proprio da quella mano e la bocca di Merlin è sulla sua, calda e accogliente, e uno degli ultimi pensieri lucidi di Arthur è che forse va tutto bene.
Il forse viene eliminato quando Merlin lo prende di forza da sotto le cosce e lo solleva, facendo si che Arthur gli circondi la vita con le gambe per non cadere (e assolutamente non ha emesso mezzo fiato per la sorpresa) e lo sbatte con un po’ troppa violenza contro il muro, continuando a baciarlo e premerlo contro di sé.
Arthur sa che se non si fermeranno non andranno proprio da nessuna parte e non è un rischio che è disposto a correre.
“Merli- Mer… Oh caz- Merlin!” ci vuole più forza di volontà di quanto avesse creduto per afferrarlo per i capelli e allontanarlo dal suo collo e ancora più forza per non tirarlo a sé con quella stessa mano.
Merlin ha il fiato corto e gli occhi scuri e lo guarda come se lo volesse mangiare.
Arthur non avrebbe alcun problema a riguardo.
“È un viaggio lungo e se continuiamo così non sarò in grado di intraprenderlo”
Merlin lo osserva per diversi secondi e poi chiude gli occhi, scuotendo la testa come a liberarsi da un pensiero e torna a guardarlo.
“Sì, dobbiamo andare. Vado a preparare i cavalli, vi prendo la borsa”
Merlin lo riappoggia a terra e per Arthur è come quasi una perdita; per diversi secondi si sente spaesato, vuoto, solo e freddo finché Merlin non gli appoggia la fronte sulla sua ed è di nuovo tutto a posto.
“Vale lo stesso per me, sapete?”
“Mh?”
“Siete il mio Omega” a quello Arthur può sentire le ginocchia molli “siete il mio Re, mio amico, mio confidente e mio Arthur”
Arthur ha la gola chiusa e l’unica cosa che gli esce è un suono spezzato. Annuisce e basta mentre stringe Merlin a sé e rimangono così, abbracciati, finché entrambi non si sentono un po’ più calmi e stabili.
Merlin ha gli occhi un po’ lucidi quando lo riguarda ma Arthur non si sente di prenderlo in giro perché non pensa di essere in condizioni migliori.
“E siete anche la mia testa di fagiolo preferita”
Arthur a quello ride di cuore e Merlin lo segue a ruota.
“Ah, Merlin, a questo sì che posso credere”
 
***
 
Il sole è appena iniziato a tramontare quando arrivano e Agnes e William sono entrambi in giardino e li salutano con grandi sorrisi e inchini a cui Merlin non è abituato e che Arthur trova inopportuni, ma dopo tutti quegli anni non c’è modo di farli smettere.
William sistema i cavalli nella stalla e Agnes chiede loro se hanno fame, com’è andato il viaggio, se c’erano pericoli in giro.
Nessuno presta attenzione alla presenza di Merlin che si aggira per le stanze (facendo e cercando cosa, Arthur non ne è sicuro) perché ormai sono abituati a Merlin che resta a chiacchierare un po’, a bere una tazza di tè prima di andarsene e Arthur cerca di non pensare al momento in cui dirà loro che Merlin non se ne andrà proprio da nessuna parte questa volta, e piuttosto passa a fare un resoconto di come le cose vadano a Camelot, di come stiano sua sorella e suo padre e di come il viaggio sia andato liscio e senza intoppi.
È quando la sera inizia a calare e si fa troppo buio e pericoloso per andarsene in giro da soli che Agnes lancia delle occhiate in tralice a Merlin (che sta osservando un quadro alla parete con molto interesse da quel che sembra, le mani dietro la schiena e un’espressione rilassata) e poi guarda Arthur.
Arthur beve un sorso del vino che ha nel bicchiere prima di rispondere alla tacita domanda.
“Merlin resta con me” è la sola cosa che dice con voce ferma e senza incertezza nonostante ci siano cosi tante implicazioni in quella frase che Arthur non sa nemmeno da dove iniziare, e per qualche stupido motivo ha il cuore in gola nel dirlo ad alta voce per la prima volta e uno stupido sorriso che non vuole abbandonalo.
Agnes gli sorride di rimando, raggiante.
“Immagino non avrete bisogno di noi questa volta, allora”
Arthur scuote la testa.
“Molto bene, allora io e mio marito ci ritireremo nell’ala più a est, così eviteremo spiacevoli inconvenienti”
Arthur si sente arrossire fino la punta dei capelli ma non distoglie lo sguardo, annuendo di nuovo.
A quello Agnes si alza e si avvicina a Merlin che ha sempre quel suo finto atteggiamento rilassato che in nessun modo però riesce ad ingannare Arthur (perché Arthur lo conosce troppo bene, perché la linea dura del collo e la rigidità delle spalle potrebbero passare inosservati a chiunque altro ma non a lui)
Una mano di Agnes gli tocca la schiena e Merlin si volta a guardarla con un sorriso sincero, anche se un po’ allarmato, e a quel punto Agnes gli circonda il viso con le mani e lo tira a sé costringendolo a guardarla negli occhi.
“Devi trattarmelo bene, ragazzo, d’accordo?”
Le parole sono dure e Arthur sente espandersi nel petto un moto d’affetto per quella donna minuta che conosce da così tanto tempo da poterla ormai considerare amica. Agnes che si preoccupa a ogni suo arrivo e si premura di dargli qualcosa per il viaggio di ritorno a casa, che lo tratta come il figlio che non ha mai avuto e a cui non sembra importare nulla che Merlin sia un semplice servitore.
Una vocina nella sua testa gli ricorda che Uther nemmeno una volta si è sprecato di chiedergli come fosse andata una sua traversata nel fitto del bosco, da solo, di notte.
E Agnes, Arthur pensa, è l’unica persona in grado di andare da un Alpha e impartirgli degli ordini mentre gli sta dando dei buffetti sulle guance e non avere un minimo tentennamento, nessuna traccia di paura.
Merlin a quel punto ride e si rilassa, prendendo tra le mani quelle di Agnes e guardandola dritto negli occhi.
“Mi staccherei la testa da solo piuttosto che fargli del male”
Arthur non è abituato a tutte queste dimostrazioni palesi di affetto e si alza dal tavolo, andando in cerca di William per la buonanotte prima di ritrovarsi ad essere un moccioso piangente bisognoso di attenzioni.
William è alla finestra che guarda la luna crescente, le spalle curve per gli anni passati, e Arthur gli si affianca cercando di far finta di non sentire lo sguardo di Merlin su di sé.
William non dice niente per molto tempo finché una mano spigolosa va ad appoggiarsi sulla spalla di Arthur.
“Sono contento per voi, maestà. Vi meritate un po’ di felicità”
E questo è quello che si definisce il colpo di grazia.
Arthur cerca di nascondere le lacrime proteggendosi il viso con una mano.
Probabilmente ha fallito miseramente perché la mano di William si fa più stretta sulla sua spalla e un fazzoletto di stoffa si fa strada nell’altra sua mano, ma nessuno dice niente, le chiacchiere in casa continuano e Arthur può prendere fiato per la prima volta dopo tanto tempo.
 
***
 
Sono le prime luci dell’alba quando Arthur si sveglia per un calore che gli parte dal basso ventre.
Si sente accaldato, in qualche modo infastidito ma soprattutto si sente eccitato.
Gli esce un gemito quando si sposta di lato e l’erezione sfrega contro le coperte fresche e gliene esce un altro appena il braccio che ha attorno alla vita (di cui non si era nemmeno accorto fino a quel momento) si sposta in lievi carezze per andarsi a sostituire alle lenzuola.
Arthur ansima pesantemente quando la mano di Merlin inizia a muoversi e improvvisamente è tutto calore, tutti suoni indistinti e Merlin gli sta sussurrando qualcosa all’orecchio ma Arthur non lo sente.
Viene in un tempo terribilmente imbarazzante appena Merlin gli morde il lato del collo.
Il sollievo di Arthur è immediato ma non duraturo, riesce a voltarsi con la schiena sul letto e Merlin è lì, sollevato su un gomito che lo guarda dall’alto.
La bocca di Merlin è sulla sua prima che Arthur abbia il tempo anche solo di pensare a qualcosa e poi non c’è più tempo per fare nemmeno quello.
Arthur lo bacia come se fosse l’aria che respira, Merlin lo afferra e se lo tira addosso come se non pesasse quasi ottantacinque chili, e Merlin chiama il suo nome, glielo mormora sul collo quando lo bacia, glielo sussurra all’orecchio quando Arthur lo lascia entrare dentro di sé e lo urla quando il primo orgasmo lo sopraffà, assieme al suo stesso nome pronunciato dalla bocca di Arthur.
Arthur è in fiamme ma per una volta accoglie quella sensazione come una benedizione perché Merlin è lì con lui ed è come se fosse giusto, è come se solo Merlin potesse far andare quel calore nel miglior modo possibile regalandogli solo piacere e null’altro. È così completamente diverso dalle altre volte che Arthur non crede nemmeno sia davvero in calore.
Poi tutto il resto viene spazzato via di nuovo quando Merlin lo afferra e se lo mette sopra a cavalcioni e tutto ciò che Arthur deve fare è prendere, prendere, prendere. E Arthur non se lo fa ripetere due volte, con i muscoli delle gambe che gli bruciano per lo sforzo e le spinte di Merlin che gli vanno incontro facendolo urlare.
Viene di nuovo in un lasso di tempo incredibilmente breve e collassa sopra a Merlin che lo tiene stretto a sé come se Arthur potesse mai andare da qualche altra parte. Come se Arthur volesse farlo.
Arthur lo bacia di nuovo ed è incoerente e disordinato e ha un angolazione strana ma va benissimo così.
“Alpha…” si ritrova a sussurrare Arthur tra un bacio e l’altro e il corpo di Merlin ha una reazione immediata, l’erezione preme di nuovo contro la coscia di Arthur e un ruggito di approvazione si fa strada nel petto dell’altro.
“Merlin” dice subito dopo sollevandosi sulle braccia e strusciandosi contro il corpo di Merlin cercando di nuovo contatto, calore e il suo Alpha.
Arthur si ritrova a posizioni invertite con un’unica mossa di Merlin e allarga le gambe per lasciarlo entrare, per lasciargli spazio, per lasciarsi toccare.
“Siete il mio Omega, Arthur?”
Arthur annuisce senza neanche doverci pensare.
“Vi concedete a me come Omega? Siete mio, Arthur?”
Arthur non riesce nemmeno a finire di annuire che si ritrova girato a pancia sotto e a stringere le coperte quando Merlin si fa di nuovo strada dentro il suo corpo e spinge, spinge ma Arthur non ne ha mai abbastanza e sente solo estasi e un senso di giusto e di casa e l’orgasmo lo fa urlare rendendolo rauco appena i denti di Merlin si fanno strada sulla parte tenera della sua nuca e mordono.
È l’ultima cosa che ricorda prima di cadere nel totale oblio.
 
***
 
Non sa se sia giorno o notte, né che giorno sia, ma francamente nemmeno gli interessa. Ha gli occhi chiusi, un corpo caldo premuto contro di sé, è al sicuro e protetto dalle braccia di Merlin che lo circondano e questo è tutto ciò che gli interessa.
Il respiro regolare di Merlin lo rilassa e la mano che gli sta accarezzando la nuca lo fa sorridere. Arthur pensa che non è mai stato così tanto felice in vita sua.
Ha il corpo indolenzito, non c’è un singolo muscolo che non gli faccia male ma Arthur è semplicemente beato.
Merlin è stato straordinario per tutto il tempo.
Nei momenti in cui il calore veniva abbastanza soddisfatto da poter dar loro un po’ di tregua Merlin lo puliva e lo faceva bere e mangiare, preoccupandosi del benessere di Arthur prima del proprio e poi dormivano abbracciati, cercando di recuperare quel poco di forze prima che il calore tornasse prepotente e richiedesse di nuovo le attenzioni di Merlin.
Arthur sente le mani di Merlin sul suo collo venire sostituite dalle labbra, che lo baciano teneramente e ad Arthur per un instante si mozza il fiato al pensiero del morso che deve ora trovarsi sul suo collo, un segno tangibile dell’essere stato reclamato.
Arthur è di Merlin adesso, così come Merlin è suo.
“State bene?” la voce di Merlin è arrochita e Arthur cerca di non pensare al perché. Si rigira nell’abbraccio e guarda il suo Alpha, che però rimane ad occhi chiusi, troppo stanco evidentemente anche solo per aprirli.
Arthur poggia la fronte su quella di Merlin e annuisce, vedendo le labbra di Merlin stendersi in un sorriso.
Merlin è pallido, la pelle è resa lucida dal sudore che gli si è asciugato addosso e i capelli sono appiccicati alla fronte e alla nuca. Non crede di versare in condizioni migliori, tutti e due hanno bisogno di un bagno e le lenzuola che li coprono a malapena dovranno decisamente venire lavate. Arthur alza una mano e va a stuzzicargli le orecchie facendo storcere il naso a Merlin.
“Per essere uno che non fa che prenderle in giro avete una strana ossessione per le mie orecchie” Merlin apre un occhio per mezzo secondo ma poi sembra davvero uno sforzo troppo grande e torna a chiuderlo. Arthur sente le guance scaldarsi ma non smette di delineare con il dito l’orecchio dell’altro che però non sembra avere niente da ridire a riguardo.
E poi uno strano pensiero lo folgora e la sua mente di punto in bianco si chiede come la corona potrebbe cozzare con le orecchie di Merlin e come sarà vederlo vestito con gli abiti di corte e si ritrova a ridere sommessamente, quasi con isteria, perché non ha mai davvero pensato a quell’evenienza e oh, santo cielo, quanto sarebbe stato divertente.
“Qualsiasi cosa stiate pensando, Sire, la ritengo offensiva a prescindere”
Arthur alza lo sguardo per portarlo a quello di Merlin, che continua ad essere sereno e rilassato con gli occhi chiusi sul cuscino, le parole che non corrispondono affatto con la sua espressione di beatitudine.
Arthur rimane per qualche istante a contemplarlo e teme che potrebbe passare così un quantitativo di tempo imbarazzante se non si dà una regolata.
“Merlin, sempre così sfiduciato nei miei riguardi”
Merlin apre un solo occhio giudicatore ma lo guarda e gli sorride. Arthur perde un battito.
“Stavo solo pensando a quanto i vestiti di corte si adatteranno perfettamente a te”
A quello Merlin apre anche l’altro occhio e lo fissa, una strana espressione di panico che si fa largo sulla sua figura e Arthur sente già i lati della bocca alzarsi per un sorriso che non riesce a trattenere.
Mio Dio, Merlin odierà la vita di corte.
“Quali vestiti di corte?”
Arthur ricaccia indietro un sorriso e lo guarda con l’aria più stupita che riesce a fare in quel momento, come se fosse offeso.
“Ma come, Merlin, non penserai mica di poter tenere questi vestiti quando diventerai consorte del re, vero? Cosa mai potrebbe pensare il popolo di Camelot a riguardo?”
Merlin adesso ha gli occhi spalancati e apre e richiude la bocca un paio di volte.
“Oltretutto dovremo anche trovarti qualcosa di adeguato per il tuo ruolo di consigliere e stregone di Corte, direi che dovremo proprio rifarti il guardaroba”
Arthur non ha mai davvero parlato con Merlin riguardo al ruolo che voleva avesse nella corte ma ne aveva parlato con Morgana. Voleva che Morgana sedesse nel consiglio ma voleva Merlin seduto alla propria destra, come consigliere, come consorte, come stregone di Corte.
Non ha mai saputo come dirglielo, non ha mai trovato il modo giusto per farlo. In qualche strano modo contorto questa gli sembra la scelta migliore.
Merlin a quello letteralmente boccheggia e Arthur scoppia a ridere, avvicinandosi un po’ di più a Merlin e poggiandogli la testa sul petto, circondandogli la vita con un braccio.
Arthur forse dovrebbe preoccuparsi di non riuscire a staccare le mani di dosso da Merlin per più di cinque secondi consecutivi ma spera che la cosa sia solo uno strascico del calore e che passerà nelle prossime ventiquattro ore, o potrebbe iniziare ad essere imbarazzante.
“State scherzando?” la voce di Merlin gli fa sollevare gli occhi a guardarlo.
“Ti sembro in vena di scherzare, Merlin?”
Merlin prova a parlare ancora un paio di volte ma sembra intenzionato a dire troppo e tutto insieme, così si ferma due secondi, respira e poi ci riprova.
“Intanto la risposta sarebbe sì, ma in secondo luogo, consorte del Re? Cosa? Quando ne avremmo parlato?!”
Arthur rotea gli occhi più per infastidirlo che altro e si sposta quel tanto che basta per guardarlo in faccia.
Si sta divertendo più di quanto è lecito.
“Merlin, quando ti ho chiesto di diventare il mio Alpha, ti sono forse sfuggite le clausole del diventare l’Alpha del principe di Camelot? Avrei dovuto ricordartele?”
“No, ma-!”
“O pensavi di lasciarmi subito dopo avermi reclamato?” il labbro di Arthur si sporge in fuori e si finge mortalmente ferito dall’idea.
“Cosa?! Certo che no! Ma non pensavo certo di… Cioè non pensavo che… No, non posso! Non esiste!”
“E quale sarebbe la tua idea?”
“Una relazione segreta! Grande idea!”
Arthur sogghigna e alza gli occhi al cielo, sapendo perfettamente che Merlin non intende niente di ciò che sta dicendo.
“Sì, potrebbe funzionare” gli risponde invece, facendo finta di ponderare la cosa.
Merlin, come prevedibile, si rabbuia e torna ad essere serio.
“Cosa?”
Arthur annuisce.
“Sì, potrebbe funzionare. Io salgo al trono e tu continui a essere il mio servitore, ci ritaglieremo qualche minuto del giorno quando non sarò troppo impegnato a regnare, ovviamente. Certo, Camelot vorrà che io abbia un consorte, dovrò trovarmi un altro Alpha a quel punto e su questo non c’è niente da poter fare”
Il ringhio che fa Merlin non dovrebbe farlo sentire divertito ed eccitato al tempo stesso ma a quanto pare con Merlin niente è come dovrebbe essere.
“Un altro Alpha?”
Arthur fa spallucce -per gli Dei!- fa spallucce.
“A quanto pare il mio non mi vuole così tanto come pensavo”
Arthur si ritrova con la schiena premuta contro il materasso, le mani sopra la testa tenute da una presa salda e il viso di Merlin a pochi centimetri dal suo.
“Darei la mia vita per voi”
Arthur sorride e alza un po’ la testa per incontrare le labbra di Merlin e dargli un casto bacio.
“Lo so, ma a quanto pare non ti metteresti dei vestiti decenti”
Merlin sbuffa fuori tutta l’aria che ha in corpo e poggia la fronte sul petto di Arthur.
“Sarete la mia morte, Maestà
“Degli abiti puliti non hanno mai ucciso nessuno”
C’è del silenzio per un attimo e Arthur si gode la stretta di Merlin attorno ai suoi polsi e il respiro caldo sul suo petto.
“Stregone di Corte, avete detto?”
Arthur chiude gli occhi e sorride.
“È ora di togliere questa assurdità del divieto della magia. E fatto questo avrò bisogno di qualcuno di cui potermi fidare, giusto?”
Merlin, quando alza lo sguardo, ha gli occhi lucidi e lo guarda con una tale adorazione che Arthur non sa se è capace di gestirla senza mettersi a frignare.
“Davvero, davvero, davvero una testa di fagiolo”
“Ti amo anch’io”
 
***
 
La cavalcata di ritorno a Camelot è sempre uguale ma allo stesso tempo incredibilmente diversa.
La strada è la stessa, il percorso da seguire non cambia, il paesaggio rimane sempre uguale, l’unica cosa che è cambiata è lui.
Arthur si sente leggero, si sente felice nonostante quello che si appresta a fare e in qualche modo il futuro che lo aspetta gli sembra più luminoso, quasi concreto.
Sa che a Camelot può aspettarsi persone di cui si può fidare, persone che darebbero la vita per lui e non solo perché è il principe di Camelot; sa che ha una sorella su cui può fare affidamento e che lei si aspetta lo stesso, e sa che Merlin è al suo fianco.
Merlin.
Arthur sposta per un attimo gli occhi dalla strada e li porta al suo Alpha che cavalca pigramente al suo fianco, l’espressione serena di chi non ha un problema al mondo e ogni tanto Arthur si chiede come possa fingere così bene.
Si massaggia il collo senza pensarci e sente sotto i polpastrelli il morso di Merlin che si sta ancora rimarginando e non riesce ad evitarsi un sorriso.
Sa anche che il suo odore sta cambiando (esattamente come quello di Merlin) e che appena metterà piede nel salone reale suo padre capirà subito cosa è successo e con chi.
Probabilmente Arthur sta diventando pazzo perché non vede l’ora di guardare la faccia di suo padre esplodere in indignazione e urlargli contro le peggio cose, come ha sempre fatto e come sempre avrebbe continuato a fare.
Beh, non per molto ancora.
C’è un’unica cosa che deve fare prima di vedere suo padre però ed è vedere i suoi cavalieri.
Basta con le menzogne.
 
***
 
“Beh, Merlin, che acchiappone eh? Il futuro Re di Camelot!”
Arthur nemmeno si stupisce che il primo a rompere il silenzio, tra tutti i suoi cavalieri, sia proprio Gwaine, che alza due pollici in alto in direzione di Merlin e Merlin, siccome è un idiota, gli fa lo stesso cenno di rimando.
Arthur lo guarda come se avesse perso la testa e il ghigno di Merlin sparisce anche se il divertimento rimane agli angoli della bocca.
Arthur ha spiegato tutta la situazione (tralasciando i minimi dettagli della situazione con Merlin, grazie tante) e ora aspetta la reazione dei suoi cavalieri.
Suo padre gli ha spiegato più e più volte chi dovrebbe essere al comando e chi viene rispettato e nel corso degli anni gli è stata data prova diverse volte della veridicità delle sue parole. I cavalieri di suo padre erano della vecchia guardia, gli Omega erano fatti per scaldare i letti e portare al mondo la prole, figuriamoci se ne avrebbero mai seguito uno in battaglia. E Arthur sa perfettamente che anche tra le sue fila c’è chi la pensa alla stessa maniera ma non c’è alcun modo in cui Arthur avrebbe potuto nascondere la cosa per il resto della sua vita, né c’è motivo per cui avrebbe dovuto farlo.
 
Non ha importanza cosa siete, ha importanza chi siete
 
La voce di Merlin gli risuona chiara e cristallina nelle orecchie e nella memoria come se Merlin gliele stesse ripetendo adesso e Arthur si ritrova ad alzare un po’ più il mento, tenere le spalle un po’ più dritte e il petto un po’ più in fuori.
Merlin ha sempre avuto ragione e Arthur è stato uno stupido a non capirlo prima.
Dopo Gwaine è Leon a prendere parola e, anche se non lo vorrebbe, Arthur sente il cuore martellargli nelle orecchie. Leon è il suo più vecchio amico, sono stati scudieri insieme, hanno imparato a combattere insieme e sono stati mandati in battaglia insieme.
Merlin cambia posizione al suo fianco e si sporge un po’ più verso di lui, un movimento che può sembrare del tutto casuale a chiunque non sia Arthur ma che lo porta a rilassarsi quando le dita di Merlin sfiorano le sue per un istante.
Arthur, di nuovo, si sente incredibilmente grato.
“Questo non fa alcuna differenza, sire”
Arthur sospira appena.
“Abbiamo combattuto fianco a fianco, ci siamo addestrati, abbiamo visto il vostro valore in battaglia, quanto siete disposto a dare per Camelot e la sua gente. Questo è l’importante”
Un mormorio di assenso si fa strada tra i cavalieri.
“Senza contare che non vorrei mai finire tra le grinfie di Merlin se dovesse succedervi qualcosa” dice Lance ridendo e Percy vicino a lui annuisce.
“Oh, come se vi avessi mai fatto qualcosa”
Lance alza un sopracciglio e Merlin gli occhi al cielo.
“Potrei obbligarvi tutti contro la vostra volontà, certo. Ma non mi sembra il modo giusto per iniziare-”
Merlin” sputa fuori Arthur a denti stretti e Merlin lo guarda.
“Sì, sire?”
“Magari una notizia alla volta?”
“Cosa? Ah, oh! Sì, giusto” ma l’occhiata che Merlin si scambia con Lance fa pensare ad Arthur che Lance sappia molto più di quanto dovrebbe. Arthur non ha né tempo né energie per pensarci adesso ma magari una chiacchieratina più tardi col suo dannato stregone sul come mantenere un segreto l’avrebbero fatta.
“Siamo con voi, sire. Sempre e comunque” è la voce di un altro cavaliere e un altro mormorio di approvazione si solleva facendo parlare altri cavalieri che giurano nuovamente fedeltà a lui e solo a lui.
Arthur guarda i suoi cavalieri e un profondo senso di orgoglio lo pervade.
Va tutto bene, pensa.
E forse stavolta è proprio così.
 
***
 
Arthur va ad incontrare suo padre nella sala del trono appena ha finito di parlare con i cavalieri e Merlin lo segue senza dire una parola. Deve essere in ansia, perché non apre bocca e gli sta più vicino del solito e il suo sguardo è stranamente fisso davanti a sé, alle porte che dovranno spalancare per ricevere udienza.
Una parte di Arthur vorrebbe entrare dentro quelle stanze da solo, affrontando suo padre da uomo a uomo, ma sa perfettamente che non è un’opzione contemplabile; Merlin non glielo lascerebbe mai fare e Arthur sarebbe deconcentrato nel pensare a cosa gli potrebbe star succedendo lì fuori da solo.
Si fermano davanti le porte e si guardano per qualche secondo poi, annuendo all’unisono, Arthur apre le porte ed entra.
 
***
 
Non ha mai veramente pensato che le cose sarebbero potute andare lisce, che suo padre avrebbe accettato senza riserve un’abdicazione in suo favore e una vita tranquilla e pacifica in qualche loro terra lontana, bandito dal regno che aveva aiutato in qualche modo a crescere e portato avanti per oltre trent’anni… ma non si aspettava nemmeno di dover sguainare la spada e combatterci contro.
È degenerato tutto in pochi istanti. Suo padre non lo ha lasciato parlare per almeno mezz’ora, inveendogli contro appena il suo odore si è fatto sentire, poi si è alzato dal trono, lo ha minacciato ma Arthur è rimasto impassibile anche quando suo padre ha alzato una mano per colpirlo.
A pensarci adesso forse sarebbe dovuto intervenire prima.
Suo padre non è riuscito nemmeno ad arrivare a un metro da lui prima che Merlin gli si parasse davanti mostrando i denti e Uther ne è rimasto impressionato per qualche istante, mostrando poi i segni dell’orrore sul viso quand’ha capito che il compagno di Arthur non era altro che un semplice servo.
Ma Arthur non aveva tempo per questo e zittito suo padre con un semplice sguardo gli ha posto le sue condizioni.
Uther gli ha riso in faccia come se fosse uno scherzo, per poi chiamare le guardie per farlo sbattere in cella e non vederlo mai più uscire.
Nessuno ha lasciato la propria postazione.
Uther allora ha urlato più forte ma dei cavalieri presenti nessuno si è mosso di un passo ed è stato allora che Uther ha sfoderato la spada e l’ha puntata dritta contro Arthur, lasciandolo completamente indifferente.
Arthur ha alzato una mano per fare cenno a Merlin di stare indietro e ha semplicemente chiesto se fosse un combattimento all’ultimo sangue. Uther lo ha guardato con un tale odio che Arthur si è chiesto per qualche istante se quel sentimento fosse sempre stato lì e o se si fosse sempre rifiutato di vederlo.
“Fino alla resa” ha risposto in tono secco suo padre e per un istante Arthur si è stupito: o pensava che non sarebbe uscito vivo da quel combattimento o non voleva davvero uccidere il suo unico figlio.
Arthur ha preso la spada con mano salda e ha guardato l’uomo che un tempo gli incuteva timore e non ha provato… niente.
Uther è stato un grande condottiero ma Arthur è sempre stato un passo avanti a lui; ciò che non poteva eguagliare in forza contro un Alpha lo compensava in astuzia e quando un Alpha si innervosiva diventava sì più violento ma molto meno preciso.
Uther cerca di parlargli e di farlo ragionare. Cerca di ricordargli la sua posizione e di dove sarebbe oggi senza di lui, cerca di insinuare nuovamente che è un mezzo fallimento e che nessuno seguirebbe mai un Omega.
Ed è strano non sentire più quella fitta di inadeguatezza che lo ha sempre accompagnato per tutta la vita, quel tarlo insinuato nella sua mente fin dalla più tenera età che lo ha sempre fatto dubitare di sé.
L’unica cosa che trovo importante nella vita, sire, è come la viviamo e cosa facciamo di buono nel tempo che ci è dato.
Non ha importanza cosa siete, ha importanza chi siete
Sono fiero di voi.
Siete capace di questo e ben altro, Arthur.
Lo so perché ho fiducia in voi.
La spada di suo padre vola malamente dall’altra parte della stanza quando Arthur riesce a disarmarlo e atterra sul pavimento con un fastidioso clang che in qualche modo fa sembrare definitiva tutta la faccenda.
Arthur alza la spada e la porta alla gola esposta di suo padre che rimane in piedi, fiero, davanti a lui e non si sposta di mezzo passo.
Uther lo guarda, sembra osservarlo per bene per la prima volta in vita sua, e abbassa di poco la testa, gli occhi però sempre in quelli di Arthur.
“Concedo”
È finita, pensa Arthur.
E questa volta lo è sul serio.
 
***
 
Su una cosa suo padre aveva ragione: Arthur non è pronto per governare un regno.
Non da solo.
Ma è qui che suo padre invece ha sempre avuto torto: le cose non vanno fatte da soli.
Morgana è al suo fianco a dare pareri spesso anche non richiesti, parla con i nobili e si informa dei loro bisogni, presiede al consiglio quando Arthur è impegnato altrove e si offre volontaria per andare a parlare con i druidi assieme a Merlin quando Arthur ha la testa tutta da un’altra parte.
Gwen è sempre sull’attenti per occuparsi di qualsiasi cosa di cui lui o Morgana abbiano bisogno e Leon si occupa dell’addestramento dei cavalieri finché Arthur cerca di stabilire una routine nella sua nuova vita fatta di decreti, incontri con i consiglieri, leggi da dover disfare e rifare e problemi con il popolo.
Merlin, per tutti i mesi che gli occorrono per acclimatarsi, non lo lascia mai.
Rimane sveglio con lui le notti in cui Arthur non riesce a chiudere occhio per la pressione di tutto quello che sta accadendo, si siede alla sua destra a ogni riunione del consiglio e presta un’attenzione di cui non lo credeva capace per poi discutere privatamente con lui di cosa veramente pensasse; si fa carico di altri doveri che non gli toccherebbero e solleva dalle spalle di Arthur un incredibile peso di cui non si era nemmeno accorto e, semplicemente, quando ad Arthur serve un aiuto per non sentirsi affogare in tutto ciò che sta accadendo, Merlin c’è.
Arthur si sente fortunato.
 
***
 
Per quanto assurdo possa sembrare è il rumore del vento che lo sveglia.
Arthur si sposta nel letto come infastidito dal suono e apre gli occhi nella stanza lievemente illuminata dal bagliore della luna, delineando a malapena i contorni dei mobili e la figura di Merlin accanto a sé.
Merlin che è addormentato come un sasso e con una mano allungata sul letto a toccare Arthur.
Le labbra di Arthur si stendono in un sorriso (Arthur ha preso la pessima abitudine di sorridere molto di più negli ultimi tempi, e non con fare denigratorio) e gli occhi ancora pesanti di sonno si chiudono nuovamente mentre afferra la mano di Merlin e la stringe nella sua. Sente Merlin spostarsi e d’improvviso è schiacciato sotto il peso dell’altro che dorme ancora della grossa e non ha nulla da ridire a riguardo.
Si riaggiusta quel poco che basta per non avere un braccio completamente indolenzito il giorno dopo e sente Merlin sospirare pesantemente nel sonno. Ad Arthur viene da ridere ma quello che fa è poggiare le labbra sul collo di Merlin e baciarlo teneramente.
Merlin lo cerca sempre nel sonno. Anche quando hanno avuto un litigio e non si sono parlati per tutta la giornata, anche quando vanno a dormire e se ne stanno il più lontano possibile l’uno dall’altro Arthur, a un certo punto della notte, si ritrova circondato dalle braccia di Merlin e come poteva Arthur rimanere arrabbiato con lui dopo una cosa simile? (“Ma se è stata colpa vostra!” “Sono il Re, Merlin, non è mai colpa mia”)
Arthur improvvisamente non ha più sonno e si ritrova ad aprire gli occhi e a studiare la figura di Merlin. L’angolazione non è delle migliori ma riesce a osservare le clavicole sporgenti, il collo affusolato, la bocca schiusa e gli zigomi spigolosi resi ancora più sporgenti dal gioco di luci e ombre.
Si trova a ripensare alla prima volta che lo ha visto. Un ragazzino magro e goffo venuto dall’aperta campagna con il sorriso stampato in faccia che ha osato chiamare Arthur amico non appena l’ha visto maltrattare un povero scudiero e ha anche osato rispondergli quando Arthur gli ha intimato di farsi gli affari suoi. La seconda volta non è andata tanto meglio e Arthur si ritrova a pensarci quasi ridendo. Non è riuscito ad evitare di chiamare Merlin in mezzo alla strada e di prenderlo in giro, non è riuscito a non richiamare la sua attenzione divertito da com’era andata la volta prima e, se ci ripensa adesso, forse non ci era riuscito perché era già in qualche modo interessato a quello stupido ragazzo.
Ripensa anche a quanto è stato cieco lui nel non far caso alle strane sparizioni di Merlin, nel non avere nemmeno un minimo dubbio sulla lealtà del suo servitore o sulle sue buone intenzioni da non essersi mai interrogato veramente sul dove andasse o perché lo facesse e non gli è nemmeno mai venuto in mente di liberarsene per trovarne uno più decente, ma a quel punto ormai erano già amici e Arthur contava su di lui più di quanto fosse normale contare su un servitore.
Ripensa a quando ha scoperto per pura casualità che Merlin fosse un Alpha, agli strani discorsi che ogni tanto Merlin tirava fuori nei confronti degli Omega, a quando ha scoperto che fosse uno stregone e agli occhi dorati e alle farfalle nel caminetto.
Ripensa agli ultimi due anni e non riesce a ricordarsi come fosse la vita prima di Merlin e ringrazia la sua stella fortunata per averlo messo sul proprio cammino.
Un moto di affetto gli si fa strada nel petto e Arthur avvicina una mano per portarla a quei capelli incredibilmente arruffati, accarezzandoli.
Merlin non sembra nemmeno notarlo e Arthur sorride di quanto Merlin riesca a essere completamente sereno nel sonno. Non è stato sempre così e Arthur lo sa, perché è stato lo stesso Merlin ad ammetterlo quando Arthur lo ha preso in giro per quanto riuscisse a dormire profondamente.
“Se venissimo attaccati nella notte e dipendessimo da te saremmo tutti morti”
“Ooh, restereste sorpreso nel sapere quante volte ho salvato il vostro culo reale nella notte. È solo che so che non siete in pericolo e riesco a rilassarmi, per una volta in vita mia”
Domani, pensa. Domani finalmente leveranno il divieto alla magia e potrà mantenere la promessa di fare di Merlin lo stregone di Corte.
C’è voluto del tempo, molto più di quanto Arthur avesse previsto e voluto, ma lui e Morgana hanno lavorato insieme anche su questo, parlando e impuntandosi con il consiglio e proponendo leggi più eque, dimostrando non solo a parole ma anche con i fatti che Uther aveva sbagliato. Sia lui che Morgana avevano concordato che sarebbe stato meglio avere la maggioranza del consiglio dalla propria parte ma Arthur era deciso ad andare avanti con la loro approvazione o meno se la cosa si fosse protratta.
Merlin non ha mai chiesto nulla a riguardo, non lo ha mai spronato a togliere il divieto alla magia né lo ha mai assillato sul quando lo avrebbe fatto; Merlin era solo preoccupato per Arthur e per come stava affrontando tutta la questione e Arthur non credeva sarebbe mai riuscito veramente ad esprimere a Merlin quanto fosse perdutamente innamorato di lui anche per questo.
Ma questa doveva essere una sorpresa per Merlin. E il giorno dopo lo avrebbe fatto vestire con i suoi abiti migliori (quelli nuovi che lo aveva obbligato a prendere e di cui si lamentava quotidianamente), lo avrebbe portato nella sala del trono di fronte a tutti e lo avrebbe nominato stregone di Corte.
Poi, se tutto fosse andato secondo i piani, c’era ancora una domanda che Arthur doveva fare ma alla quale, volente o nolente, Merlin avrebbe dovuto dire di sì, perché Arthur era il Re e il Re otteneva sempre ciò che voleva.
Oltretutto aveva già avvisato Merlin che sarebbe diventato consorte del re, aveva poco di cui stupirsi.
Arthur sorride di uno di quei sorrisi assolutamente stupidi e poggia il viso sotto il mento di Merlin, chiudendo gli occhi alla prospettiva del domani.
Merlin lo stringe a sé.
“È andato a fuoco qualcosa, qualcuno sta morendo, siamo in pericolo di vita?” è il sussurro mezzo addormentato di Merlin e Arthur ride, scuotendo la testa.
“No, torna a dormire” è l’unica cosa che risponde, sussurrando.
Tu stai bene?”
Arthur a quella domanda rimane per qualche istante in silenzio.
“Sì, sto bene. Va tutto bene”
Merlin si sposta e manovra anche Arthur per continuare ad abbracciarlo e borbotta qualcosa riguardo a cene e riunioni con i nobili del nord e dopo ricomincia a russare leggermente.
Arthur lo guarda e scuote la testa.
Ridicolo di uno stregone, pensa e poi si rimette a dormire, felice e in trepidante attesa del giorno dopo.
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
Il giorno dopo, Merlin, dando pace al cuore in gola di Arthur, dice di sì.
 
 
 
 
 
 
 
 
Fine.
 
 
 
 
 
 
 
Note:
Saranno le note più lunghe nella storia delle note.
Allora partiamo subito coi ringraziamenti e poi veniamo al resto.
Grazie di aver letto questa storia, di aver commentato e di essere arrivati fino la fine.
Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza le persone che mi hanno sentito bestemmiare fino in Inghilterra e che mi hanno sopportato nel mentre la scrivevo e chiedevo consigli. Non sarebbe stato possibile senza le amicizie su Facebook che per un motivo o per l’altro continuano a darmi fiducia su cosa scrivo e come scrivo e che sulla totale fiducia, ad occhi chiusi, mi hanno detto che volevano leggerla (io comunque ancora qui a chiedermi come sia possibile)
Ringrazio Vale, Yoko, Betta, Maryluis, Anna, Fracchan e Francesca M. in particolare, chi per avermi supportato e chi anche solo per essere nel fandom e avermi coinvolta ulteriormente e ringrazio ria_ari e _jessicaam_ perché per qualche strano motivo sono estremamente carine con me X’D
(Approfitto poi di questo spazio per scusarmi ulteriormente per scassare gli zebedei con Merlin H24 ma come dire, sorry not sorry)
Infine veniamo a questa storia in particolare.
Ho ancora tutti i messaggi vocali su Telegram delle idee che volevo fare, certe sono state cancellate, certe sono state aggiunte. Ho in mente questa storia da ottobre (manco avevo finito Merlin) e siccome non se ne voleva proprio andare e mi piaceva come idea ho deciso di scriverla (ne avevo iniziata pure un’altra ma alla fine l’ho abbandonata perché non mi piaceva come stava venendo né, banalmente, il plot) e alla fine, dopo anni di nulla cosmico, ce l’ho fatta. Sono arrugginita con la scrittura e temo si veda ma come tutte le cose quando ci riprendi mano va meglio (?)
Tutta la storia di Uther? Non pervenuta. Io quando ho pensato a questa storia la prima cosa a cui ho pensato è stato il primo paragrafo. Voleva essere una storia divertente e leggerina ma, soprattutto, corta. Avevo scommesso sulle 10k parole massimo e invece è uscito un mostro di 40k parole. La svolta di Uther e Arthur che si prende il regno? Ma quando mai? Hanno fatto tutto da soli. Ricordo il mio messaggio vocale a Yoko mentre le dicevo “ma non gliel’ho fatto fare io! È successo e basta, han fatto tutto soli! Io come la sbroglio mo sta situazione?!?” però c’è da dire che se una storia va per i fatti suoi devi lasciarla andare e poi sarà quel che sarà. Alla fine penso che come finale ci stia e vada bene.
Merlin comunque è il fandom delle prime volte.
Per la prima volta ho iniziato a leggere fic prima di finire la serie e non una fic di 5k parole come al solito, no. The Student Prince (ciao Fra!) 145.000 (CENTOQUARANTACINQUEMILA) parole! Mi ha fatto scrivere la mia prima Omegaverse nonostante ne avessi pensate anche un paio sul fandom di Sherlock o di Deadpool, mi ha fatto ricominciare a disegnare e scrivere e insomma, wow. E a proposito di prime volte io volevo anche dare un piccolo seguito a questa (e stavolta davvero piccolo) magari vedendo che fine hanno fatto Gwen e Morgana, Uther, il regno in generale e… seh, non è il mio genere, manco lo leggo perché pure mi annoia ma volevo fare una piccola crack!Mpreg (e con crack probabilmente intendo che io devo essere fatta di crack per pensare una roba simile, ma quello che intendo veramente è che la vorrei fare un po’ per far ridere ma insomma, vedremo, non si sa mai, non ci sono più le mezze stagioni e l’erba del vicino è sempre più verde (?))
E dopo queste note più lunghe di tutto il terzo capitolo vi saluto, grazie ancora di essere arrivati fino a qui.
 
-Papy
   
 
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