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Autore: Fe_    02/03/2022    1 recensioni
Fanfiction semi-interattiva: leggere il capitolo 21 per ulteriori informazioni
Raccolta || Multi-rating || Slice of Life
Raccolta disomogenea ambientata in una Hogwarts contemporanea, con adolescenti che hanno sulle spalle solo il peso della loro età e non della salvezza del mondo.
Questo non vuol dire che le loro vite siano più facili, però: le nuove, travolgenti emozioni che provano una volta affacciati oltre l’infanzia sono abbastanza potenti da sconvolgerli.
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[I capitoli 1-20 fanno parte del Calendario dell'Avvento, con prompt relativi al natale]
21.Luna- [Angelika Hunt; Lorina Altea Marie Erzsébet Caeli]
[...]
28. Litigio- [Murphy Spencer Lightwood; Lilith Eve Marie Beaumont; Royal de Vries]
29. Posta del cuore- [Lorina Altea Marie Erzsébet Caeli; sorpresa]
30. Festa segreta- [Timòn Sandro Ramirez; Leslie Keith Hamilton; Enéas Alistair Morgenstein Silva; Mikhail Ivankov]
Genere: Azione, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Filius Vitious, Maghi fanfiction interattive, Minerva McGranitt, Mirtilla Malcontenta
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Titolo: Voci di corridoio
Titolo del capitolo: Confessioni di mezzanotte
Personaggi: Leonard Visser; Cesaria Morin; Serafim Branko.
Rating: Arancione
Note: Slice of Life | Introspettivo | 1715 parole
Siamo tornati alla storia originale!
Come potete notare ho modificato l’introduzione e l’ordine dei capitoli, in modo da darmi l’idea di maggiore ordine. Inoltre su instagram il sondaggio ha visto i serpeverde super vincitori, quindi questo capitolo è dedicato a loro.
Secondo logica, l’ultimo capitolo notturno sarà dedicato ad uno o più signorini tassorosso, procederemo quindi con i capitoli dedicati ai vari oc con altrettanti piccoli sondaggi- probabilmente direttamente a fine di ogni capitolo.
Inoltre vorrei avvertire che, per le prossime iscrizioni, verrete neanche tanto velatamente indirizzati verso le case di corvonero e serpeverde.
Inoltre, siccome volevo finire le scene notturne delle case ma non “sprecare” il capitolo dedicato all’oc con qualcosa che non gli avrebbe reso giustizia, questo e il prossimo avranno per protagonisti i miei bimbi- o quelli di alcune amiche strette che considero come miei.


La sala comune di serpeverde è, senza ombra di dubbio, la più peculiare tra tutte: allungata e dalle grezze pareti di pietra, ad intervalli irregolari si aprono finestre che danno direttamente sotto al lago nero e donano alla stanza una luce verdastra.
         L'ambiente, arredato con eleganti mobili color smeraldo, ha un aspetto grandioso quanto freddo che il camino accesso non riesce a stemperare. Leonard lascia vagare lo sguardo nella stanza che, nonostante l’ora tarda, è ancora fin troppo ingombra: riconosce Alina infossata in una poltrona, morde il fondo di una matita ed ha un giornaletto in mano, e subito accanto a lei Mychajlo gioca con una Selkie del lago nero a tris, disegnando sulla finestra con le dita. E poi ancora Timòn, Isabella e Royal chini su un libro, con il più piccolo che prende appunti e scarabocchia su un foglio; probabilmente stanno sistemando qualche nuova strategia per il Quidditch.
         «Hoi, Cesaria? Perché ci sono tanti cagnolini svegli?» Chiede con aria annoiata, senza nemmeno voltarsi verso la diretta interessata. Alla sua destra sente una risata come unica risposta. Si stringe un poco meglio vicino al fuoco, poi si passa una mano tra le ciocche nere che gli sono finite sulla fronte, sfuggite dal codino. «Non ho così tanta pazienza.»
         «Stanno aspettando il concerto. Non lo hai notato?» Risponde la ragazza, accennando con una spalla al pianoforte che si è insinuato di soppiatto nella sala comune, di uno splendido legno argenteo.
         «Che palle.» Si limita a commentare, quindi infila una mano in una tasca della divisa perfettamente abbottonata e ne tira fuori un pacchetto di sigarette. «Se hai da accendere te ne do una, altrimenti ti fotti.»
         «Uuuh, qualcuno qui è di pessimo umore. Fammi indovinare, il tuo amante segreto ti ha dato buca di nuovo?» Cesaria si accomoda in modo scomposto sulla poltrona, le gambe allungate oltre il bracciolo per sistemarsi sopra le sue. Fa un gesto vago con la mano, poi apre il palmo per mostrare un accendino che il ragazzo prende.
         «Raccontami tutto del tuo cuoricino sanguinante, da bravo.» Continua, punzecchiandogli il basso ventre con la punta di un piede. In quel momento la sala si svuota anche degli ultimi mormorii e cala un silenzio surreale: Leonard rinuncia al suo proposito di scacciarla per voltarsi verso il corridoio che porta alle camere, dov’è comparsa una figura slanciata dai lunghi capelli biondi avvolta in una vestaglia.
         Serafim pare non curarsi di loro e dei loro sguardi, Leonard lo ha sempre trovato fin troppo distaccato ed altero per i propri gusti, ma quando gli si avvicina coglie l’occasione molto in fretta: sposta la maggiore e si alza, intercettandolo prima che possa sedersi comodamente sul suo strumento. Si accende la sigaretta.
         «Mi spieghi ancora come hai ottenuto un pianoforte nella nostra sala comune, Branko?» Chiede Leonard a voce alta, l’accento duro che quasi maschera l’ironia nelle sue parole. Quando Serafim si volta gli è abbastanza vicino da soffiargli in faccia il fumo, e persino Cesaria gli tira una gomitata per calmarlo un po’.
         «Lascia perdere e goditi la musica, Leo. Tanto ormai c’è.» Il suddetto rotea gli occhi alle parole della compagna, ma fa un mezzo passo indietro e incrocia le braccia. Il sorrisetto di sfida gli muore sul viso quando, nel girarsi, Serafim si butta i capelli lunghi oltre la spalla e gli colpisce il viso.
         «Pezzo di merda…» Sibila, quasi soffocato dalla risata appena soffocata della sua compagna. Il biondo li ignora e si siede, gesto che Leonard è costretto ad imitare trascinato dalla ragazza: per una sera pare aver capito che il suo compito è evitare problemi piuttosto che fomentarli, anche se Timòn si era già avvicinato per sedare la probabile rissa.
         «Visser, non puoi fumare qui.» Si limita ad apostrofarlo, e il minore getta di malavoglia la sigaretta nel fuoco. Di solito lo fa solo quando lui e Cesaria sono da soli, in modo da mantenere la facciata, ma quella sera semplicemente non va. Sente la rabbia montargli nello stomaco e vorrebbe solo poterla sfogare in qualche modo, anche stupido come una rissa in sala comune.
         «Mi spieghi che cazzo hai stasera? Ti comporti come un coglione.» Lo rimprovera l'amica, un insolito tono serio nella voce e il cipiglio preoccupato. Nella strana luce che le lancia il fuoco sul viso i suoi occhi paiono ardere come braci di ghiaccio, mettendolo quasi in soggezione. Pare quasi una persona responsabile.
         Leonard sbuffa sonoramente ed ignora la domanda, fissando con attenzione la schiena di Serafim che si è rigidamente seduto al pianoforte. Lo fissa con tanta intensità che è impossibile non pensare non lo stia facendo apposta per ignorare la domanda, e probabilmente è proprio quello il suo scopo: pur non essendo il più abile dei bugiardi, un gesto tanto deliberato e cristallino è insolito per il ragazzo. Quando la prima nota lascia lo strumento sobbalza appena, la schiena fin troppo dritta e la mascella serrata per una tensione che Cesaria non capisce.
         La ragazza si alza e diversi sguardi si fissano sulla sua figura slanciata e secca; non quello del moro, però, che china appena il capo in direzione della musica. Da lenta e dolce si sta facendo mano a mano più scura e tempestosa, virtuosismi inseriti con il palese unico intento di intrattenere. Non gli piace, personalmente, è un po’ come l’arte barocca secondo il suo punto di vista: troppo strabordante, confusionaria, piena di sé. Perfettamente adatta al pianista che la esegue, dopotutto, pensa concedendosi un mezzo sorriso.
         «Ne parliamo comunque dopo, non credere di salvarti così.» Lo minaccia, e Leonard si limita a sbadigliare. Un movimento a sinistra e Alina ha posato il suo giornale, gli occhi chiusi per godersi la melodia.

La stanza è buia quanto può esserlo, tenendo conto dei riflessi della luna sul lago su cui si apre buona parte del loro soffitto. Anche nelle notti di tempesta pare di poter vedere centinaia di stelle nei riflessi di zaffiro.
         Il fuoco nel camino è spento, le braci coperte da uno spesso strato di cenere che l’indomani sarà già ripulito dagli elfi domestici. Recuperata un’altra sigaretta dal pacchetto nella tasca, e l’accendino che ancora non ha restituito a Cesaria. Non fa a tempo ad accenderla che si sente toccare la spalla, e con uno sbuffo allunga la cicca dietro di sé perché mani ruvide la prendano.
         «Ora mi spieghi che ti passa in testa? È tutto il giorno…»
«… che ti comporti da coglione.» Completa la frase con un sorriso amaro, e la maggiore si arrampica sulla sua stessa sedia, sul bracciolo, invadendo ancora una volta il suo spazio personale. «Sì, lo hai già detto. Mi lasci in pace?»
         «Non finché non mi dici tutto. Sei insopportabile, perché?» La ragazza si china, la sigaretta tra le labbra, e Leonard alza la fiammella per permetterle di accenderla. Prende una boccata e fa una smorfia. «Che schifo, queste cose industriali sanno di cartone.»
         «Il castello è in mezzo al nulla e ad Hogsmeade non vendono tabacco, dove me le procuro sigarette migliori?» Sibila, ma fa altrettanto con la stessa smorfia: Cesaria ha ragione, quella roba non è granché, ma sopperisce comunque a quel suo bisogno di nicotina che si acuisce quando è particolarmente stressato. La dà una leggera spallata, per costringerla a spostarsi, e in tutta risposta la ragazza gli soffia addosso il fumo. «E se sono così insopportabile, perché non te ne vai e basta?»
         «Perché sono tua amica, testa di cazzo. Sputa il rospo.»
«Non abbastanza da non sapere che le confessioni non sono il mio genere?»
         Lo scappellotto che gli colpisce la nuca è inaspettato anche se non doloroso, gli strappa ugualmente un gemito. Gli lancia un’occhiata infastidita, massaggiandosi il punto colpito, le labbra così strette da deformare il filtro della sigaretta; un po’ di cenere gli cade sulla gamba, e si affretta a toglierla con una mano.
         «Possiamo continuare a lungo, ma ci sono solo due opzioni: o mi racconti, e domani mattina sarai il solito te riposato, o stiamo svegli tutta la notte e diventerai un coglione che ha bisogno di caffè. Allora?» Cesaria ha un tono quasi divertito, fin troppo allegro per l’ora tarda; troppo tardi il moro ricorda che effettivamente lei ha bisogno di pochissime ore di sonno, spesso dipingendo quasi tutta la notte che passa insonne.
         Leonard si prende il suo tempo, stende la schiena e cerca di rilassarla un poco muovendo le spalle in piccole circonduzioni. Non è evidentemente felice all’idea di essere costretto ad aprirsi, anche se la maggiore è, a tutti gli effetti, una delle poche persone che considera davvero amiche e vicine in quella scuola. Una compagna che non sente il bisogno di fargli discorsi profondi, di solito, ma che conosce abbastanza bene da non disdegnare più che semplici sciocchezze. Persino, a volte, pensa di fidarsi di lei, e il pensiero ha un retrogusto persino peggiore dell’orribile sigaretta che stanno dividendo.
         «Pa ha scoperto delle lezioni d’arte che prendo. Mi ha mandato una lettera, dice che l’unico motivo per cui non mi arruola subito è che devo finire qui.» Sputa alla fine, con tono amaro. Nervosamente, strofina le dita contro il palmo: lo sente prudere, vorrebbe poter prendere a pugni qualcosa. Quanto sente Cesaria mormorare “daddy issues”, poi, non esclude di poterlo fare con lei.
         «E tu reagisci cercando di farti espellere, giusto per accelerare il processo?» Gli si posa contro la spalla di peso, pronta a chissà quale consiglio. «Ascoltami, ascolta la tua adorata senior. Finisci questa merda, poi sarai maggiorenne e lui se ne sarà dimenticato, o sarà morto in missione. Hai ancora questo e un altro anno, no? Prima uscirà tuo fratello, e Isaac non potrebbe fare il soldato nemmeno in una recita. Lo deluderà lui per primo, e la tua strada sarà spianata.»
         C’è del vero in quello che dice, almeno in parte. Il minore riflette sulle sue parole fissando con aria assente il riflesso rossastro delle loro sigarette riflettersi sui decori in argento sparsi per la sala; quando uno si estingue butta anche la propria nel camino, quindi si alza di colpo facendo scivolare per un attimo Cesaria, ancora posata su di lui. SI avvia verso i dormitori, poco rasserenato ma consapevole che attaccar rissa con chiunque non risolverà il suo problema.
         «Grazie, Cesarina. Ci penserò, tu non fare troppo casino stanotte.»
«Mai, Leo. Buonanotte!»
  
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