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Autore: My Pride    04/03/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Promenade Titolo: Promenade
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 1470 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent

Rating: Verde
Genere: 
Generale, Slice of Life, Fluff
Avvertimenti: What if?, Slash
Just stop for a minute and smile: 40. "È la quinta volta che me lo chiedi."
Blossom By Blossom: X fa fare a Y qualcosa per la prima volta e gli piacerà come non credeva possibile


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    «Andiamo, Damian».
    «No».
    «Ti prego...»
    «Ho detto no, Jonathan».
    Jon gonfiò le guance come un bambino, aggrottando la fronte mentre fissava il suo miglior amico-partner-quasi-fidanzato. Quando si impuntava su qualcosa, Damian era davvero terribile. «Ma è la sera del ballo!» provò a farlo ragionare ancora una volta, e fu a quel punto che Damian gli lanciò un'occhiata scocciata, sollevando lo sguardo dal libro che stava leggendo.
    «E con questo?» domandò in tono incolore, e Jon allargò le palpebre, incredulo.
    «Come sarebbe a dire? È un rituale di passaggio per qualunque studente, D».
    «Non ho intenzione di partecipare ad uno stupido ballo per altrettante stupide convenzioni sociali».
    Il giovane Kent si schiaffò una mano in faccia, sospirando. Erano all'ultimo anno di scuola superiore e il ballo scolastico era un evento di un'importanza tale che persino il saccente e asociale Damian Wayne, solitamente indifferente alle normali attività scolastiche, avrebbe dovuto cedere alla pressione sociale. Eppure, nonostante Jon stesse cercando in tutti i modi di convincerlo, proprio non voleva saperne.
    Era da tutto il giorno che cercava di farsi dire quel benedetto sì, ma Damian era stato irremovibile. Durante quei pochi momenti in cui erano riusciti ad incrociarsi a scuola, Damian non aveva fatto altro che sbuffare e dirgli che trovava la cosa letteralmente inutile, che non aveva intenzione di vestirsi come una scimmietta per un'idiozia di quel calibro - Jon gli aveva fatto notare che per eventi delle Wayne Enterprises era sempre in giacca e cravatta, ma Damian aveva detto che le due cose non erano comparabili - e che, se avesse voluto continuare a parlarne, avrebbe potuto farlo con suo padre e chiacchierare con lui sulla stupida importanza del ballo nella loro formazione adolescenziale, prima di trovare poi qualcun altro con cui andarci.
    Jon, però, non era mai stato uno che si arrendeva facilmente. Anche a ragazzino, per quanti ostacoli gli si erano presentati davanti, non si era mai tirato indietro. Motivo per cui tentava ancora di far breccia nella corazza di Damian, anche se stava cominciando a pensare che affrontare un'invasione aliena sarebbe stato decisamente più facile. Era andato da lui dopo la scuola e, entrando dalla finestra della sua stanza, l'aveva trovato sdraiato sul letto a leggere, poco intenzionato ad ascoltare ciò che aveva da dire. Ed era stato un miracolo se, almeno in quel momento, aveva alzato lo sguardo dalle pagine.
    «Lo so cosa ne pensi», cominciò Jon nel prendere posto sul materasso accanto a lui, attento a come allungava le gambe per non beccare Alfred, piacevolmente acciambellato ai piedi del letto. «E so che potrebbe sembrare una cosa davvero, ma davvero, stupida. Però, ecco, io... ci terrei davvero molto a partecipare al ballo».
    Damian, che lo aveva ascoltato nonostante tutto con attenzione, sospirò e chiuse il libro, poggiandolo sulle gambe distese prima di guardare Jon. «È la quinta volta che me lo chiedi, oggi», cominciò seriamente. «Cosa ti fa pensare che continuare a farlo mi farà cambiare idea?»
    «Perché l'unica persona con cui ho intenzione di andare sei tu», ammise Jon, ovvio e sincero. «Non voglio andarci con qualcun altro, non mi importerebbe farlo. Che senso avrebbe? Quando immagino il ballo, non penso a tutti gli alunni che ci andranno o al tema della serata... immagino noi due. Il momento in cui vengo a prenderti o quello in cui sei tu a venire a prendere me, le foto insieme prima di raggiungere la scuola e mio padre o tuo padre che borbottano come al solito; le chiacchiere con gli amici, le risate, la nostra entrata in palestra per assistere al Grand March e le nostre mani unite mentre danziamo in mezzo alla sala, con le luci soffuse e la musica che risuona ovunque».
    Damian lo osservò per un lungo istante con un sopracciglio inarcato, quasi stesse cercando di assimilare bene ciò che aveva appena sentito. Non sapeva con esattezza come prendere le parole di Jon, a voler essere sincero. Lui la trovava solo un'enorme seccatura, una stupidaggine che molti continuavano a considerare un punto fermo nella vita di un adolescente che si affacciava al mondo degli adulti, ma Jon sembrava tenerci così tanto... sbuffò, roteando gli occhi. Ah, dannazione. «Sei un romantico perso, Jonathan», rimbeccò, allungando un braccio verso di lui per tappargli la bocca con la mano, avendolo visto pronto a replicare. «E va bene. Verrò a quello stupido ballo, se ti fa così tanto piacere».
    Non appena pronunciate quelle parole, Jon doveva essersi lasciato scappare un suono di 40 mila Hertz, visto che Tito e Alfred avevano mosso le orecchie con fare infastidito, ringhiando un po' e soffiando nella sua direzione, mentre Damian non si era accorto praticamente di niente. Si era solo ritrovato stretto in un abbraccio a dir poco improvviso, stritolato dalle forti braccia del ragazzo che gli avevano fatto scappare un'esclamazione soffocata.
    «J! Non stringere troppo, idiota!» berciò Damian, ricevendo delle scuse frettolose prima che, allentando la presa, Jon gli rivolgesse uno di quei suoi stupidi sorrisi a trentadue denti che Damian aveva sempre ironicamente definito “alla Kent”. Dio, quanto odiava quei sorrisi. Sembravano capaci di far risplendere Jonathan di pura luce, conferendogli la stessa bellezza di un campo di grano baciato dal sole... e li odiava proprio perché gli davano pace e lo facevano capitolare sempre.
    A quel suo stesso pensiero, Damian si massaggiò fra gli occhi con pollice e indice, traendo un lungo respiro dal naso. «Perché diavolo mi sono lasciato convincere?» borbottò tra sé e sé, e Jon, senza abbandonare il sorriso, gli diede un bacio ad un angolo della bocca.
    «Perché sei il migliore», se lo rabbonì con un pizzico di sarcasmo, al che Damian roteò gli occhi.
    «Come se non lo sapessi. E non adularmi». Damian lo mise in guardia, ma dovette distogliere lo sguardo quando, nel vedere il volto così contento di Jon, si sentì arrossire. «Vedi di metterti un bello smoking, perché se devo partecipare a questa roba... ho tutte le intenzioni di apparire al meglio e il mio accompagnatore non deve essere da meno», cambiò discorso, cercando anche di riacquistare un minimo di compostezza.
    Quelle parole riuscirono solo a far ridere sonoramente Jon, che lo guardò divertito e gli fece un occhiolino prima di promettergli che sarebbe passato lui stesso a prenderlo in volo intorno alle sette. Quando lo vide volare via dalla finestra, notando anche il modo in cui aveva cominciato a vorticare fra le nuvole, Damian scosse la testa. Sì, si stava decisamente rammollendo. Eppure sentì uno strano calore all'altezza del petto per tutto il tempo in cui scavò nella sua cabina armadio alla ricerca di un buon vestito - ne aveva tantissimi, ma nessuno aveva riscontrato i suoi gusti ed era abbastanza ironico -, scacciando anche Drake che, incuriosito da quel baccano, si era affacciato per capire che cosa stesse succedendo.
    Era stato proprio lui, però, prima di venir sbattuto fuori a calci, ad indicargli l'abito perfetto da indossare e a dirgli di abbinarlo ad una camicia verde - in modo da mettere in risalto i suoi occhi - e di puntare su un cravattino azzurro che sarebbe stato perfetto se comparato al suo accompagnatore. Damian  gli aveva sbraitato contro di farsi gli affari suoi, ma... alla fine aveva davvero accettato il consiglio. E quando Jon, puntuale come un orologio, si era presentato con una camicia blu e un cravattino verde, Damian aveva imprecato mentalmente al ricordo delle parole di Drake. Maledizione a lui.
    Quando erano volati a Metropolis e Damian aveva fatto notare a Jon che avrebbero potuto prendere la sua limousine invece di affittarne una, Jon l'aveva messo a tacere e gli aveva semplicemente detto di entrare, anche se il viaggio fino a scuola era stato silenzioso... troppo silenzioso per i loro standard. Jon aveva provato a sorridergli, seppur con fare un po' imbarazzato e poi aveva tentato di sciogliere la tensione con una battuta stupida, tanto che entrambi si erano guardati per un lungo istante prima di scoppiare a ridere, rendendosi conto che andare a quell'evento non avrebbe cambiato assolutamente niente. Erano sempre loro, perché diavolo erano nervosi?
    Alla fine era stato proprio Damian, una volta scesi dall'auto davanti al parcheggio di scuola, ad afferrare una mano di Jon e a trascinarselo dentro sotto lo sguardo stralunato di tutti. Ma a lui non era importato affatto, anzi. Aveva semplicemente guidato Jon nel bel mezzo della pista quand'era iniziata la musica e, forte di tutte le lezioni avute e degli eventi a cui aveva partecipato, aveva cominciato a ballare con Jon, il quale era scoppiato a ridere divertito e si era lasciato trasportare insieme a lui. E tuttora Damian stava osservando la sua faccia sorridente, quelle labbra distese e l'espressione rilassata che gli facevano battere il cuore.
    Sì... forse quel ballo non era poi così male.





_Note inconcludenti dell'autrice
Siamo a marzo, il mese dell'inizio della primavera e della gioia (o almeno così dovrebbe essere), quindi rallegriamo un po' gli animi con l'inziativa #blossombyblossom
indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom  
Visto che l'iniziativa in sé è solo atta a fare cose pucciose (o no, ma dipende, insomma, io le voglio), ecco qui che ci saranno una sfilza di cose carina che rallegreranno un po' i toni in questi giorni così cupi. Spero di riuscire a strappare almeno un piccolo sorriso con qualcuna delle mie piccole cazzate
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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