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Autore: __eryn__    04/03/2022    1 recensioni
Edward è un diciassettenne attratto dagli stimoli e dall'adrenalina della vita. Questi ultimi li ricerca in una realtà spericolata composta da skate, uscite notturne, alcol e soprattutto... le droghe.
Edward è accecato da ogni tipo di droga, gli comportano la visione temporanea di un mondo alternativo fatto di desideri e pazzia.
I suoi genitori e gli amici hanno accettato il fatto che non possono più aiutarlo e che staranno solo guardare mentre ogni giorno si lascia morire...
Riuscirà a disintossicarsi e a riprendersi in mano la sua vita?
𝙎𝙏𝙊𝙍𝙄𝘼 𝘼𝙏𝙏𝙐𝘼𝙇𝙈𝙀𝙉𝙏𝙀 𝙄𝙉𝙏𝙀𝙍𝙍𝙊𝙏𝙏𝘼
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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INVISIBILE

È la mattina del 5 Novembre ed Edward è da solo a casa, i suoi genitori sono a messa.
Il corvino si ritrova al bagno a vomitare l'ansia e le paranoie, facendogli venire le vertigini.
Stringe fortemente la superficie del gabinetto mentre le braccia piegate iniziano a tremargli.
Non sa nemmeno lui cosa stia rimettendo lì dentro dato che ha perso il conto di quante volte non stia mangiando.
Sente il suo stomaco contorcersi e brontolare, le ossa gli fanno male, è continuamente stanco e la sua mente trova sempre meno pensieri per continuare quella vita.
Si alza lentamente per poi poggiarsi al lavabo e sciacquarsi il viso che diventava sempre più pallido giorno dopo giorno, come se la sua vitalità sia schiacciata, calpestata.
Diventa sempre più simile a Victor, il personaggio principale della "Sposa cadavere", la somiglianza è palese per via delle occhiaie scure e violacee e il volto scavato.
Si guarda le braccia sempre più fine e i lividi che si vedono ancora di più.
Sta diventando invisibile.

Si sciacqua il viso, e l'acqua gli bagna anche le ciocche corvine e grondanti di sudore.
Tiene gli occhi gonfi e arrossati, questo perché la notte l'ha passata tra gli incubi e ore perse a guardare il nulla che opprimeva il cielo, aveva dormito in terrazzo, con l'aria ghiacciata.
Quel cielo era comunque meno vuoto di come si senta lui stesso.

Si mette davanti lo specchio.
Mossa sbagliata.
Si alza la maglia scoprendo quelle ossa che spingono verso il petto.
Ogni giorno sembrano venir fuori di più, diventa sempre più snello.

"Sei troppo magro"
"Sei solo delle ossa senza anima"
"Sei disgustoso"
"Sei patetico"
"Sei un fallimento"
"Non sai fare niente"
"Non prendi mai iniziativa"
"Sei un morto che cammina"
"I tuoi genitori ti comprano da mangiare e tu non mangi"
"I tuoi genitori ti hanno dato i soldi per la comunità e tu hai sprecato tutto il percorso appena ne sei uscito"
"Perché aspetti di farla finita?"
"Ieri eri sul terrazzo"
"Sei un cagasotto"
"Hai ansie per niente"
"Hai paranoie inutili"
"Tu sei inutile"
"Non vali niente"

Edward si guarda le cicatrici sul polso attraverso il riflesso dello specchio e nota che sono sempre più evidenti.

"Vuoi solo attirare l'attenzione"
"Vuoi far preoccupare gli altri"
"Non rendi mai orgoglioso qualcuno di te"
"Sei un nullafacente"
"Non fai niente dalla mattina alla sera"
"Non serve a niente farti curare perché torneresti come prima"
"Hai la mente cattiva"

Edward guarda a terra con le lacrime agli occhi e si poggia le mani sulle guance.

"Sei una delusione"

"Delusione, delusione, delusione, delusione"

Inizia a sentire un forte bruciore sul viso e si rende conto di aver grattato con forza con le unghie la pelle che riveste le sue guance, talmente forte da far uscire dei graffi insanguinati.

Guardarsi allo specchio gli fa sempre male ma allo stesso tempo gli fa ricordare chi è.

Perché nonostante vorrebbe essere migliore non si impegna a fare qualcosa?

Inizia a camminare avanti e indietro per il bagno ma si rende conto di star facendo peggio, i suoi pensieri si stimolano più velocemente di prima.

Esce dal bagno e si rannicchia nell'angolo più buio della sua camera.
È seduto a terra e si stringe le ginocchia.
Il suo respiro comincia ad essere affannoso, sempre di più e sta sudando di nuovo.
In quel momento cerca disperatamente un aiuto ma era da solo a casa.
Prende il cellulare dalla tasca con le mani che gli tremano.
Le lacrime sugli occhi non gli fanno vedere nulla, prova a chiamare Nicholas spingendo qualche tasto digitalmente.

Il cellulare squilla un ininterrotto "tuuu" che sembra durare minuti e invece stanno passando solo pochi secondi.
Aspetta che risponda mentre si morde con forza prima le pellicine delle dita vicino le unghie, poi quelle delle labbra, tirandole e strappandole con i denti, fino a passare al dorso della mano.
Singhiozza ad alta voce per il dolore sia mentale che fisico.
Crede che Nic non gli risponderà per come l'ha trattato l'ultima volta che si sono visti, anzi, potrebbe avercela con lui.

Continua ad aspettare e inizia a sentire i rumori esterni con un suono ovattato.
Si è chiuso completamente in sé stesso.

Finalmente quello squillo finisce.
Edward spera vivamente che non parta la segreteria così parla subito per darsi speranza che abbia spinto il pulsante per aver accettato la chiamata.

<< Ni- >> Edward si ferma all'improvviso riconoscendo una voce femminile rispondere al telefono.

<< Ciao Edward, va tutto bene? >> È la voce al telefono.

Il corvino non risponde e allontana il cellulare dall'orecchio per cercare di guardare il nome nello schermo.

<< Chi cazzo ho chiamato? >> Si ripete nella sua testa e si asciuga le lacrime con la manica per leggere bene il nome.

La scritta sfocata e duplicata si avvicina lentamente all'altra componendo il nome "Victoria".
Dopo aver pensato qualche imprecazione continua, si decide a rispondere.

<< Vic! Sto bene, ehm... tu come stai? >> Le domanda cercando di farsi sembrare "normale", senza avere alcun panico.

"Stai bene dove? Hai la voce strozzata e continui a piangere come un bambino"

Edward strizza gli occhi e continua ad asciugarsi le lacrime con la manica.

<< Tutto bene, mi mancano le tue monellerie a scuola >>

<< Ne faremo altre quando torno >>
Le dice ma quello che ha pensato è tutt'altro: << Se ci torno. Se avrò il coraggio di presentarmi in questo stato. Se le mie gambe reggeranno >>

<< Sai, piuttosto di questo, ho sentito dire che potrai tornare subito dopo le vacanze natalizie >>

<< Ah, sì? >> Domanda lui mordendosi con forza il labbro per poi sentire un sapore ferroso in bocca.

Il sangue gli ha macchiato le labbra, ma a lui poco importa.
Vuole chiudere la chiamata e non sentire nessuno.
Ci ha ripensato a voler chiamare Nic, secondo lui ora sta meglio, e poi sicuramente lo odia a morte quindi sarà opportuno tenere le distanze.

<< Sì, Floriana mi chiede di te. Come passi il tempo? >>

<< A piangere >> Dice spontaneo senza nemmeno averci pensato prima.

<< Cosa? >> Domanda lei e il corvino si rende conto di cosa le abbia appena detto, così inizia a ridere da solo per mascherare tutto.

<< Sto sempre fuori, magari uno di questi giorni ci becchiamo anche >>

<< So che deve andare dai suoi zii che abitano in un villaggio carino. Dice che vuole portarmi con lei ma c'è spazio anche per un'altra persona. Mi chiedevo se tu... >>

<< Sì >> Taglia corto lui sentendo salire la pressione.
<< Vengo >> Continua.

<< Ahah! Bene, poi ti spiego meglio quando si farà >>

<< Ok, grazie, ora devo proprio attaccare >> Dice sempre più sbrigativo.
<< Mi ha fatto piacere sentirti >> Continua lui.

<< Anche a me, ci sentiamo! Ciao Ed >>

<< Ciao >>

Non appena chiude la chiamata fa un grande sospiro e poggia il cellulare a terra vicino a lui.
Si porta una mano sugli occhi, finalmente si sente meglio.
Vic non ha sospettato nulla.

Cerca di alzarsi ma in un attimo gli vengono le vertigini.
Sibila un lamento mentre il capogiro gli fa vedere una realtà a macchie.
Cerca di aprire più gli occhi e si avvicina con la mano lo zainetto.
Rovista nello zaino con la torcia del cellulare, dato che tiene ancora la serranda della camera abbassata, per poi prendere il suo piccolo barattolo con delle pasticche.
Se ne infiló una in bocca e aspetta che quest'ultima faccia effetto e che gli riduca la fame.
Ingoiarsi l'extasy non è stata una mossa geniale perché dopo trenta minuti Edward è tornato con il respiro affannoso.
Non basta, così decide di mettersi sulla lingua LDS, così che venisse assorbita più rapidamente.
La combinazione con queste due droghe stimolanti tende ad incrementare la tensione e ad aumentare l'effetto psichedelico delle sue visioni.
Il suo cuore inizia a battere molto velocemente e le sue pupille iniziano a dilatarsi.

Sente una improvvisa fitta allo stomaco che lo costringe e piegarsi in avanti e a stringersi quella pancia ormai invisibile.
Perché continuava a sentire fame nonostante dovesse avere la mente occupata in altro ora che aveva assunto le sostanze?
Spinge fortemente le dita sullo stomaco così da sentire meno i brontolii.

<< Perché cazzo non funziona stavolta >> Si ripeteva, l'extasy gli chiudeva sempre lo stomaco, ma stavolta la fame ha preso il sopravvento.
Come se non bastasse, un altro degli effetti è la diminuzione del peso.

Eppure è strano, lui si sente vuoto ma non lo colma con il cibo.
O meglio, è stanco di rimettere ogni volta per la sua stupida ansia.

Dopo un'ora dall'assunzione, l' appetito inizia a restringersi sempre di più e Edward è soddisfatto di questo.
Manda indietro la testa toccando il muro con i capelli e sospira eccitato susseguito dall'aumento del proprio respiro e dal battito cardiaco accelerato.
Dopo un'altra ora inizia ad avere altri stimoli come la nausea e la sudorazione eccessiva ma la cosa positiva è quella di sentire armonia rispetto alla testa pesante.

Ora si sente bene, come ogni volta che si assume qualche sostanza.
Il problema avviene dopo le quattro ore di assunzione, l'effetto euforico viene sempre meno e questo comporta a dei tremolii sul corpo e ritorna l'angoscia, i brividi e la forte stanchezza.
Sente secchezza sulla bocca, così, decide di alzarsi lentamente per poi incamminarsi verso la cucina.
Trascina la mano sul muro per sentire un appoggio, continua ad avere dei capogiri e a vedere a macchie nere e opache.
Riesce ad arrivare senza svenire e si scola un intero litro di acqua.

<< Sto meglio... sto bene ora >> Si ripete mentre passa le dita fredde sulle clavicole sporgenti.

Non sta bene per nulla, sente i battiti cardiaci pulsare fortemente, tanto da sentirli sul petto.
Si poggia con la schiena al muro e fa un profondo respiro.
Ne fa un altro, e un altro ancora, cercando di calmarsi.

<< Che schifo... ho sudato un sacco >> Dice a bassa voce.

Se ne torna in camera per prendersi un cambio di vestiti.
Si sfila la maglia e la butta a terra, senza accorgersene era proprio nello stesso esatto punto dove tre anni fa aveva lanciato la maglietta che fece cadere sua madre, facendole perdere Adam.

<< Mi dispiace! Mi dispiace! >> Si ripete velocemente e sottovoce mentre raccoglie immediatamente da terra l'indumento.
Sente le lacrime agli occhi e si tira su con la schiena.
Stringe a sé i vestiti e se ne va in bagno per farsi una doccia sperando che lo purifichi dai brutti ricordi.

 

   
 
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