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Autore: Raven_Stark22_    04/03/2022    0 recensioni
Atsumu è abbastanza sicuro di essere morto. O almeno, questo è quello che crede fino a quando non incrocia due occhi ebano che sembrano catturare ogni colore attorno a lui. Appena tenta un passo verso la figura, però, questa è già svanita nel nulla. Si chiede se il suo cervello non gli abbia giocato un altro brutto scherzo, ma l'immagine del ragazzo è ancora vivida nella sua mente.
Era stato visto da qualcuno?
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C'è un nome, per quelli come loro.

C'è un nome, per quello che provano.

C'è un nome, che nessuno dei due pronuncia.

È una parola pura e delicata.

Soave ed estremamente dura.

C'è una parola, che Atsumu ha paura di lasciarsi sfuggire.

Perché, finché si tratta di un segreto mai pronunciato, lui è ancora in grado di gestirlo.

-Oi, Miya. Vieni a vedere.-

Atsumu si arrampica oltre la spalla di Sakusa e storce il naso.

-Bambini.- dice.

-Io odio i bambini.-

-Lo so.-

Sakusa si volta verso di lui e lo squadra con un'espressione disgustata.

-Che c'è?-

Il moro allunga una mano e gli pettina il ciuffo sul lato destro.

-Hai un aspetto così trasandato che i tuoi capelli sembrano un topo morto.-

-Ti ringrazio per la sincerità.-

Sakusa scrolla le spalle e torna a guardare il gruppo di ragazzini radunati in piazza.

-Cosa avresti fatto la sera della Vigilia?-

Atsumu si appoggia con una spalla su di lui e sposta il peso di lato.

-Mia madre non è un'amante delle tradizioni cristiane. Probabilmente si sarebbe limitata a cucinare del pollo fritto. Però mi ricordo che, di giorno, accompagnava me ed Osamu ai mercatini di Tokyo, quando eravamo piccoli.-

Sakusa annuisce.

-Tu, invece?-

-Tornato dal college, avrei preso un treno per raggiungere mio cugino. Mia zia, la madre di Motoya, ha origini tedesche. Le piace seguire le tradizioni europee, tipo l'albero e i dolci natalizi.-

-Quindi festeggiate la Vigilia.-

-Possiamo dire così. Ho imparato molte cose sulle usanze natalizie.-

-Ti manca? La tua famiglia.-

Sakusa fissa un punto che sembra distante anni luce.

-Ho detto loro addio tanto tempo fa.-

-Questo non risponde alla mia domanda.-

L'espressione di Sakusa non lascia trapelare alcuna emozione ma Atsumu, ormai, ha imparato a leggerlo.

È in quel silenzio che si cela il suo tormento.

-Per esempio?- cambia argomento. -Quali tradizioni hai imparato da tua zia?-

Sakusa sorride e Atsumu scorge un luccichio divertito nei suoi occhi.

-Magari più avanti, Miya.-

-Sei ingiusto.- borbotta l'altro, staccandosi dal suo appoggio.

-Forse. Hai recuperato gli orari del treno per Sapporo?-

-Forse.- lo schernisce Atsumu. -Magari te li dirò più avanti.-

-Quanto sei permaloso.-

-Quanto sei insopportabile.-

Sakusa scuote la testa, rassegnato, e si allontana dalla folla.

Atsumu osserva un bambino che protesta mentre la madre gli ordina di tornare a casa, e gli balena in mente un'idea brillante.

-Omi-Omi?-

-No.-

-Non hai nemmeno sentito cos'ho da dire.-

-Ti sopporto ininterrottamente da quasi due mesi. Ne ho abbastanza delle tue trovate.-

-Potremmo mantenere viva la magia del Natale. Festeggiare a modo nostro.-

Sakusa aggrotta le sopracciglia.

-No.-

-Dai, sarà divertente! Dov'è finito il tuo spirito natalizio?-

-Morto assieme alla mia anima, immagino.-

-Vedo che il sarcasmo è rimasto, però.-

Il ragazzo risponde con un'alzata di spalle.

-Avanti, Omi! So che ti stai annoiando. Non abbiamo niente di meglio da fare.-

La testa di Sakusa cade verso il basso.

-Ti odio.-

-Nah, non penso proprio.-

-Cosa avevi in mente?-

Atsumu abbozza un sorriso malizioso e Sakusa fa un passo indietro.

-Lo sai, no? In Giappone, il Natale è visto più come un'occasione per stare con la dolce metà...-

-Abbiamo finito.- lo interrompe l'altro.

-Sempre così scortese. Volevo dire che non è necessario fare shopping o cenare in un ristorante, per spassarsela. Potremmo semplicemente passeggiare sotto le luminarie. So che fino alla stazione di Toki no Hiroba c'è uno spettacolo di luci.-

Sakusa sospira rumorosamente.

-Tanto mi trascineresti comunque.-

Atsumu sorride eccitato e la sua felicità sembra contagiare anche l'altro kami.

-E' forse gioia quella che leggo nei tuoi occhi?- scherza, afferrando con entrambe le mani un braccio del ragazzo.

Inizia a camminare all'indietro portandosi appresso il peso morto dell'altro fantasma.

-Ti consiglierei una visita oculistica, allora.-

Sakusa si finge stizzito, ma una smorfia divertita sfugge dalle sue labbra.

Atsumu molla la presa e affianca il ragazzo.

-Sarà indimenticabile, vedrai.-

Il volto di Sakusa si fa molto più morbido.

-Già.-

I due fantasmi si tuffano in mezzo ai fiumi di persone riversati per le strade mentre il sole si prepara a nascondersi dietro i grattacieli.

Camminano tanto.

Non è la prima volta che si ritrovano a percorrere chilometri su chilometri perdendosi in lunghe e controverse chiacchierate, ma quella notte conserva qualcosa di speciale.

Atsumu sente che c'è qualcosa di piacevolmente sbagliato a passeggiare sotto corridoi di luci assieme a Sakusa.

Decide di incolpare l'atmosfera romantica delle coppiette per strada.

Le strade sono un tripudio di colori e Atsumu ha l'impressione di essere stato catapultato in un libro di fiabe.

-I bastoncini di zucchero! Oh, ghirlande. Guarda quel led a forma di unicorno! Anche gli unicorni sono una caratteristica natalizia?-

-E' una renna, Miya.-

-Ma ha le corna.-

-E' per questo che è una renna, Miya.-

Dal giorno dell'incidente, Atsumu non ha mai smesso di pensare al dolore che porta con sè la morte.

Ma per un momento, respirando quel clima di luci, allegria e spensieratezza, si sente di nuovo parte del suo mondo.

Quando raggiungono Toki no Hiroba, è già notte fonda.

La maggior parte degli abitanti di Osaka si è ritirata nelle proprie abitazioni e gli ultimi superstiti sono troppo brilli per ricordare la strada di casa.

I due ragazzi seguono la lunga pavimentazione geometrica della stazione ed entrano nella struttura.

Le corsie sono meno affollate del solito.

Il tetto composto da pannelli di vetro permette di poco alla luce della luna di filtrare.

Ci sono turisti che dormono sulle sedie di plastica, coppie che terminano gli ultimi acquisti e commessi che abbassano saracinesche.

-Possiamo tornare indietro?- chiede Sakusa, con una certa urgenza.

-Non ancora.- Atsumu cerca con lo sguardo un corridoio familiare e si illumina appena lo riconosce. -Bingo.-

-Dove vuoi andare?-

-Ti fidi di me, Omi-kun?-

-Oh, ti affiderei la mia stessa vita, se ne possedessi ancora una.-

-Era proprio quello che volevo sentire.-

Spinge il ragazzo dietro il grande orologio dorato fino alla rampa di scale mobili.

Sakusa gira attorno al corrimano, ma Atsumu gli indica il negozio che si trovano di fronte.

-Vuoi commettere un'effrazione, Miya?-

-Temo che nessuno farà caso alla nostra presenza.-

Sakusa alza gli occhi al soffitto e lo raggiunge dinnanzi alla serranda abbassata.

Il canto natalizio di qualche stereo nei paraggi rende l'atmosfera nostalgica.

Atsumu oltrepassa il muro per primo e quando l'altro entra nel negozio non può fare a meno di riceverlo con un'espressione soddisfatta.

-Perchè mi hai portato in una cioccolate-oh.- Sakusa si interrompe appena il suo sguardo cade nell'angolo interno della stanza.

Il commesso non si vede da nessuna parte, ma le luminarie della bottega non sono state spente.

Dietro a file di mensole e ceste ricolme di scatole e carte di cioccolatini, risplende un albero caricato con paillettes scintillanti e luci bianche.

-Tra pochi minuti toglieranno la corrente.- lo informa Atsumu, facendo un passo avanti. -Dai, avviciniamoci.-

Sakusa annuisce, la mascella ancora spalancata.

L'albero è poco più alto di entrambi, avvolto da un nastro rosso e abbellito con qualche pallina dorata.

-Mia madre ci portava spesso qui per comprare dolci. Una volta, siamo passati per il negozio nel periodo natalizio e mi ricordo di essere rimasto incantato dalle decorazioni. Non pensavo che sarebbero state le stesse anche a distanza di anni.-

-È una catena di cioccolato europea all'interno di una stazione.- risponde Sakusa. -Ha il suo perchè.-

-Hey, qualcuno deve mantenere viva la tradizione anche qui. Mi è venuto in mente quando hai parlato della tua famiglia. Ho pensato che ti sarebbe piaciuto averli con te, in qualche modo.-

Nel buio del negozio, le luci splendono come stelle.

Per un po', la musica di sottofondo viene coperta dal respiro commosso di Sakusa.

-Grazie, Miya.- si blocca. -Atsumu. Lo apprezzo davvero.-

Il biondo afferra tutte e due le mani del ragazzo come se fosse un gesto naturale, e intreccia le dita tra di loro.

-Miya...-

-Che fine ha fatto "Atsumu"?- lo prende in giro, indietreggiando verso una zona più spaziosa della sala.

Sakusa cerca di squadrarlo dall'alto in basso, fallendo miseramente.

-Lasciami andare.-

-Dai, Omi. Balla con me.-

Atsumu ha notato che per il fantasma è diventato sempre più difficile negargli una richiesta.

-No. È una cosa stupida.-

-When you kissed me by the mistletoe above.- canta allegramente, a ritmo con la musica.

Il cipiglio di Sakusa si contrae, forse divertito dalla pronuncia di Atsumu.

Solleva il braccio e passa sotto quello del moro con una piccola giravolta.

-We stood there kissin' by the mistletoe...- persiste, tentando di sciogliere i freni che impediscono a Sakusa di collaborare.

Il naso e le guance dell'altro ballerino si tingono di rosa.

-Hai una vaga idea di quale sia la traduzione?-

Atsumu fa le spallucce. -No e non mi interessa.-

Guida i piedi di Sakusa avanti e indietro, sperando che il ragazzo decida di imitarlo.

Quando le spalle del moro si rilassano, Atsumu dimentica improvvisamente il testo della canzone.

Sorride eccitato e oscilla affettuosamente verso di lui.

Le loro mani sono incollate, i corpi sempre più vicini.

-Kissin' by the mistletoe, love came to stay...- riprende a canticchiare.

Ruota i piedi e si lancia tra le braccia del ragazzo, senza mai disgiungere le loro mani.

Finiscono davanti all'entrata, sotto lo stipite della porta.

-And now it's Christmas every day.-

Le luminarie dell'albero si spengono e la musica si ferma di colpo.

L'unica fonte di luce proviene dalle piccole aperture della saracinesca, un flebile bagliore che ammorbisce le loro ombre.

-Credo che il negozio abbia definitivamente chiuso.- dice Atsumu.

-Hey, Miya.- il tono di voce di Sakusa è così serio da mettergli i brividi. -Prima mi hai chiesto delle usanze natalizie.-

Il ragazzo solleva la testa e Atsumu fa lo stesso.

Una singolare pianta dalle foglie appuntite è stata appesa allo stipite dell'ingresso.

Le piccole bacche gli ricordano il colore della neve.

-E' una tradizione natalizia, baciarsi sotto il vischio.-

Atsumu si sente raggelare.

La sua mente impiega qualche secondo a connettere i pensieri.

Abbassa lo sguardo e incontra gli occhi freddi di Sakusa.

Non lo ha mai visto così determinato.

-D-davvero?- non vuole apparire titubante, ma potrebbe tranquillamente dimenticare il suo stesso nome prima della fine della serata.

Sakusa piega le labbra all'interno e Atsumu sente che le sue gambe stanno per cedere.

-Già.-

Le mani di Sakusa si sciolgono dall'intreccio e scendono lentamente lungo i suoi fianchi.

Atsumu si appoggia a quel tocco così gentile e smette di respirare.

Decide di affidarsi al suo istinto, visto che il cervello è in cortocircuito, e guida le dita fino al collo dell'altro ragazzo.

-Il Natale ti rende una persona migliore?- sussurra, lasciando che il suo corpo si pieghi in avanti.

Sakusa deglutisce a vuoto.

-No. Non è il Natale a farlo.-

Quello è il colpo di grazia.

Le mani di Atsumu si spostano sulla sua mascella.

Il pollice sfiora delicatamente il labbro inferiore di Sakusa e il ragazzo si lascia sfuggire un sospiro irrequieto.

-Omi.-

C'è ancora quella domanda, quel filo che li tiene uniti ma che allo stesso tempo li divide dall'interno.

Atsumu si morde un labbro talmente forte che potrebbe farsi sangue.

-Non possiamo...-

Riesce a sentire il fiato di Sakusa sulla propria pelle.

Non gli interessa sapere che non sia reale, perchè lo percepisce con ogni particella del suo corpo.

-Lo so.- la presa sui fianchi si fa rigida e bisognosa. -Lo so.-

Atsumu chiude gli occhi e respira affannosamente sulle labbra di Sakusa.

E' sufficientemente vicino da sfiorarle, ma non abbastanza per potersi concedere al bacio.

-Mi ammazzerai di nuovo, lo sai?- scherza, ma ben presto i suoi occhi sono coperti da un velo opaco.

Le dita di Sakusa si avvinghiano al busto e sprofondano nella sua maglietta.

-Non possiamo.- ripete, senza nascondere il tremore della sua voce. -Non quando siamo così vicini a ricominciare a vivere.-

Il corpo di Sakusa viene scosso da uno fremito.

-Lo so.- dice ancora. -Però mi sta uccidendo anche questo.-

Atsumu allunga una mano e gli asciuga la lacrima che ormai è arrivata all'altezza del mento.

-Sapevo che la vita era ingiusta,- sospira il moro -però speravo che almeno la morte avrebbe avuto pietà di me.-

Atsumu preme la fronte contro quella di Sakusa e si lascia sfuggire un singhiozzo.

Vorrebbe dirgli che si sono già fatti del male.

Il loro, è solo un patetico tentativo di alleviare il dolore.

-Forse è questa la nostra punizione.- ipotizza. -Non abbastanza vivi da rimanere con gli altri, ma fin troppo vivi per farci distruggere dai sentimenti.-

Una risata triste scappa dalla bocca di Sakusa.

-Allora l'Inferno non sarà così male, dopotutto.-

Atsumu soffoca i suoi pensieri.

Ti sbagli.

Perchè non ti avrò con me.

Dopo un po' di tempo, il moro si stacca dalle sue braccia e gli sfiora lo zigomo con il dorso della mano.

Si china in avanti e deposita un bacio casto sulla sua guancia.

È veloce e sottile, ma lui lo sente comunque.

-Buon Natale, Atsumu.-

Il ragazzo trova la forza di sorridere nonostante la stanchezza.

-Buon Natale, Omi.-

C'è un nome, per quelli come loro.

Destinati ad incontrarsi sotto la stessa luce e a rimanere ustionati dalla fiamma.

C'è un nome, per quello che provano.

Atsumu ci pensa mentre tornano verso casa, le mani così vicine da potersi toccare ma non abbastanza da finire intrecciate.

C'è un nome, che nessuno dei due pronuncia.

È una parola pura e delicata.

Soave ed estremamente dura.

Quella sera, Atsumu sa che si tratta di amore.

××××××

-Te lo giuro, con la statua di Darth Vader mi sono venuti i brividi.-

Sakusa scuote la testa, divertito.

-Vuoi dirmi che hai preferito quella alla ricostruzione del palazzo reale?-

-Omi. Era un fottuto Darth Vader di ghiaccio alto sei metri. Certo che l'ho preferito al palazzo.-

Sono seduti sui gradini della stazione di Nishikujio, l'aria di Febbraio che bacia di sfuggita la loro pelle.

Il viaggio per Sapporo era stato lungo ed estenuante, ma il Festival della Neve aveva sopraffatto le loro aspettative.

-Ora mi dirai che il modellino di Hogwarts batte le Nove Fontane Galleggianti.-

Atsumu si zittisce.

-Dio, non dirai sul serio.-

-C'era persino la capanna di Hagrid!-

-Sei incorreggibile.-

-Per questo mi ami.-

Sakusa ammutolisce di colpo e Atsumu si maledice mentalmente.

È trascorso un mese, dalla scena del ballo.

Non avevano più avuto modo di parlare di ciò che era accaduto quella sera.

La Vigilia di Natale li aveva avvicinati ma, in qualche modo, estraniato le loro anime.

Un occhio poco attento non avrebbe notato nulla di diverso dal solito: si punzecchiavano, scherzavano, trascorrevano ore intere ad ascoltare l'uno il silenzio dell'altro.

Sakusa, di tanto in tanto, si divertiva a scompigliare i capelli di Atsumu e il ragazzo ne approfittava per flirtare spudoratamente con lui.

Con un'alzata di spalle e un colpo in testa, i due mettevano velocemente fine a quel gioco.

Fingevano che andasse bene così.

Ma di notte, quando Atsumu pretendeva di dormire, sentiva l'altro piangere in un angolo della sua camera.

Quando Sakusa osservava l'alba, l'altro era costretto ad impiegare tutta la sua buona volontà per non baciare quella pelle dorata.

La verità è che Atsumu era sempre più convinto di essere già sceso all'Inferno.

-Siamo andati a Sapporo perchè hai sempre desiderato goderti il Festival della Neve con tuo fratello.- dice Sakusa, dopo un lungo silenzio. -Non pensi sia arrivato il momento di fargli visita?-

Atsumu è sicuro di aver sentito il suo cuore fermarsi di colpo.

Sapeva che quel giorno sarebbe dovuto arrivare, ma lo aveva rimandato il più a lungo possibile.

-Non so se sarò in grado di rivederlo.- ammette.

-È l'ultimo punto della tua lista,- gli fa presente -dovrai affrontarlo in ogni caso.-

-Perchè non pensiamo alla tua, piuttosto?-

Sakusa sussulta.

Atsumu aveva evitato quel discorso perchè, quando veniva tirato in ballo, l'altro kami ci girava attorno senza mai dare una risposta concreta.

-Ti ho già spiegato che è meglio procedere con una persona alla volta.-

-E io credo che tu stia nascondendo qualcosa.- ribatte -Perchè non mi vuoi dire di cosa si tratta?-

Sakusa ruota la testa e fissa un punto distante.

-Ho un solo rimpianto, Miya. Sarà una cosa veloce, lo prometto. Prima pensiamo a te.-

Atsumu non si aspettava minimamente di ottenere successo, quindi lascia cadere il discorso.

Si alza in piedi e si posiziona di fronte a Sakusa.

-Va bene. Andrò da mio fratello.-

-Adesso?-

-Sì. Oggi dovrebbe essere il suo giorno libero.-

-Vuoi che venga con te?-

-Sì. No. Non lo so.- Atsumu si massaggia le tempie, stanco. -Solo... potresti aspettarmi fuori?-

L'espressione di Sakusa si addolcisce.

-Certo.-

Mentre camminano sotto la luce rosata del tramonto, la testa di Atsumu sta correndo.

Gli sembra quasi di essere tornato alla passeggiata del tempio di Senkoiji.

Vorrebbe cambiare direzione e dimenticarsi di quella stupida lista, ma i suoi piedi si muovono da soli.

Quando la casa di suo fratello traspare nella sua visuale, sente che potrebbe vomitare dall'angoscia.

È terrorizzato.

Non ha la più pallida idea di quale sarà la sua reazione e l'ignoto lo spaventa a morte.

-Andrà tutto bene.- la mano di Sakusa sfiora delicatamente le sue dita e Atsumu la stringe senza esitazione.

-Come fai a dirlo?- balbetta.

-Lo so e basta. E, anche se mi stessi sbagliando, almeno saprai di aver fatto la cosa giusta.-

-Non è abbastanza.-

Sakusa sorride affettuosamente e scioglie un po' della tensione di Atsumu.

-Allora fai in modo che funzioni e prenditi tutto il tempo che ti serve. Abbiamo l'eternità davanti a noi, no?-

Atsumu libera la mano dalla sua presa e cammina verso il portone.

Si gira un'ultima volta, dubbioso, e cerca gli occhi di Sakusa.

-Noi due non siamo destinati ad un'eternità assieme, ma...- si morde il labbro e trattiene un rantolio. -Avrò bisogno di te, quando sarò uscito da qui.-

L'altro ragazzo resta ammutolito, ma annuisce.

Atsumu torna a fissare il muro e si getta oltre la porta di legno.

Il soggiorno è vuoto e silenzioso.

Avanzi di cibo da asporto e varie scartoffie sono ammassati sul tavolo.

Atsumu gira attorno al divano e sale le scale che conducono al piano superiore.

Il corridoio è illuminato da una luce fredda che rovina gli occhi.

Si ferma sulla soglia della camera da letto e, dopo un respiro profondo, passa attraverso la parete.

Le tende della finestra sono tirate e Atsumu è convinto si respiri un'aria di chiuso.

La scrivania è coperta da una montagna di vestiti sporchi e sul pavimento sono disseminati calzini spaiati.

Osamu è disteso sul letto, perfettaemente immobile.

La pelle ha una sfumatura violacea e due occhiaie profonde gli contornano gli occhi.

Un lato della faccia è premuto sul cuscino e lo sguardo è perso nel nulla.

Atsumu riesce faticosamente a reggersi in piedi.

-Oh, 'Samu.- sussurra. -Che cosa ti ho fatto...-

Si lascia piegare da quella vista e le sue ginocchia sbattono contro le assi del pavimento.

Non trova il coraggio di trascinarsi fino al letto, quindi resta pietrificato sul posto.

Perde la cognizione del tempo.

Quando Osamu si alza, fuori è già più scuro.

Il ragazzo avanza fino alla scrivania e inizia a ripiegare un maglione.

Atsumu farebbe qualsiasi cosa per poter sentire di nuovo l'odore dello stupido detersivo che usava Osamu.

Il fratello prende il telefono in mano e digita qualcosa sulla tastiera.

Il numero composto squilla a vuoto fino a quando non si attiva la segreteria.

-Hey, 'Tsumu.-

Il biondo si irrigidisce.

Non è possibile che sia stato notato.

Torna a fissare il cellulare la realizzazione gli provoca un senso di nausea.

Osamu aveva telefonato a lui.

-E' un po' che non ci sentiamo. Io...-

Quando il gemello si sposta leggermente, Atsumu riconosce il suo vecchio maglione.

Le mani di Osamu tremano e ben presto cedono anche le gambe.

Collassa sul pavimento con il panno stretto tra le mani e il telefono accostato all'orecchio.

-Fanculo, 'Tsumu.- singhiozza, affondando la faccia nel maglione. -Fanculo.-

Atsumu chiude gli occhi.

Il mondo è stato così spietato con loro.

-Ti odio così tanto, cazzo. Perchè mi hai fatto questo?-

Un lamento di dolore sfugge dalle sue labbra.

Striscia davanti al fratello e rimane a guardarlo, impotente.

Ci sono così tante cose che vorrebbe raccontargli.

Così tante parole non dette e segreti tenuti avidamente nascosti che vorrebbe far uscire.

-N-non... non dovevi andartene così. Mi manchi così tanto, dannazione.-

Il ragazzo pesta i pugni per terra e Atsumu sobbalza.

-Sono passati più di tre mesi e non riesco a farti uscire dalla mia fottuta testa nemmeno tra un respiro e l'altro.-

Osamu cerca inutilmente di calmarsi, ma nuove lacrime scendono copiosamente sul suo volto.

-Non posso continuare così. Non quando mi sveglio ogni mattina sperando che tu risponda alle mie chiamate.-

Atsumu vorrebbe solo tornare indietro.

Rifiutare la richiesta di Sakusa, cambiare strada e non tornare mai più in quell'appartamento.

Non ha mai provato così tanto dolore in vita sua.

Gli occhi di Osamu si spostano sulla parete, dove sono appese le fotografie della vecchia squadra.

-"Non abbiamo bisogno di ricordi", eh?- i suoi respiri diventano più regolari. -Eppure mi sono legato a quelli per tenermi in vita.-

Atsumu si sente soffocare.

Vorrebbe portare lui quel peso sulle spalle.

Osamu stringe il maglione tra le mani e lo osserva intensamente.

-So che abbiamo litigato, ma...- si interrompe solo per reprimere un singhiozzo. -sinceramente, non ricordo nemmeno perchè ti fossi arrabbiato. Ma lo facciamo spesso, no? Ci feriamo e curiamo a vicenda.-

Stringe i pugni e le sue labbra si trasformano in un sottile sorriso.

-Devo dire che questa volta mi hai lasciato una cicatrice piuttosto profonda, però... avrei solo voluto che lo sapessi prima che fosse troppo tardi.- alza il mento e Atsumu sente il mondo crollargli addosso.

-Eri la mia metà, 'Tsumu. Sei la mia metà. Lo sarai sempre.-

Atsumu desidererebbe solo farsi travolgere dalle emozioni senza più imporsi un freno.

Invece, si piega in avanti e allunga una mano verso il fratello.

Le sue dita sfiorano appena il viso di Osamu ma, per un breve istante, gli sembra quasi di aver accarezzato la pelle.

-Tu sei il mio tutto, 'Samu.- sussurra, allontanando il braccio.

Osamu solleva appena la testa con una strana espressione dipinta sul volto, ma poi scuote la testa e spegne il telefono.

Atsumu si alza in piedi e si asciuga le lacrime.

Quando esce dalla stanza, non si guarda indietro.

×××××

-Capisco.-

Atsumu ha scoperto, con il tempo, che Sakusa è un ottimo ascoltatore.

Forse non è il tipo di persona adatto per consigli e suggerimenti, ma è capace di seguire uno sfogo dalla prima all'ultima parola senza mai intromettersi.

Si era chiesto più volte se il ragazzo fingesse di stare in ascolto, ma i suoi occhi erano scrupolosamente attenti.

Non si perdeva una singola sillaba dei discorsi di Atsumu, neanche di quelli più avventati.

-Lo so che faticherai a credermi.- dice -Ma Osamu comincerà a riprendersi. Forse ci metterà più tempo degli altri, ma capirà come andare avanti. Alla fine lo fanno tutti.-

Atsumu pensa che quella frase suoni come qualcosa di molto personale.

-Lo so.- risponde. -'Samu è forte.-

Sente lo sguardo di Sakusa addosso e segue i suoi movimenti con la coda dell'occhio.

-Sei soddisfatto?-

Atsumu riflette. -Penso di sì. Voglio dire, mi mancherà tutto questo. Ma non c'è più nulla che mi trattenga qui.-

Sakusa annuisce appena.

Atsumu abbassa lo sguardo sulle gambe che dondolano sopra l'acqua.

Sono seduti sul muretto di un ponte poco frequentato, il fiume Yodo che scorre sotto di loro.

Un passante attraversa la strada e la sua ombra si rispecchia sull'acqua verdastra.

Nessuno fa caso ai due ragazzi, perchè il riflesso è invisbile tanto quanto loro.

Atsumu si domanda se il suo aspetto sia cambiato, nel corso di questi mesi.

Non potendosi vedere allo specchio, la sua immagine diventava sempre meno nitida nella sua testa e...

-Omi?-

-Hm?-

Atsumu sbatte le ciglia ripetutamente e continua a fissare la sua mano.

-Cosa c'è?- insiste l'altro.

Il biondo solleva il braccio e la pelle di Sakusa si fa cadaverica.

Le dita della mano sinistra sono diventate così chiare che persino Atsumu fatica a riconoscerne la forma.

-Che cazzo sta succedendo?- domanda.

Sakusa non emette alcun suono e Atsumu sente vacillare la sua risolutezza.

-Omi... sto scomparendo?-

Sembra che Sakusa voglia distogliere lo sguardo, ma gli occhi ossidiana sono ancora puntati sulla mano.

-No!- esplode Atsumu, iniziando a scuotere l'altro fantasma per le spalle. -No, no. Non posso andarmene ora! Non abbiamo ancora rimediato ai tuoi rimpianti!-

-Lo hai detto tu.- sottolinea Sakusa, distante. -Ora sei in pace con te stesso.-

-Che cosa?- sbotta Atsumu, frastornato. -Non è vero, i-io... voglio aiutarti! Non potrei mai lasciarti qui da solo!-

-Non ha importanza cosa vuoi adesso.- spiega Sakusa, continuando a fuggire il suo volto. -Hai risolto i tuoi ultimi poblemi di quando eri in vita. Il tuo kami può riposare indisturbato.-

-Non me ne frega un cazzo del mio kami!- urla. -Tu lo sapevi! Sapevi che me ne sarei andato per primo e non hai fatto niente per impedirlo! Ora veniamo a capo di quel tuo fottuto rimpianto prima che io svanisca del tutto e...-

-Miya.-

Atsumu si blocca.

Le mani di Sakusa risalgono la sua mascella fino ad appoggiarsi delicatamente sul suo viso.

-Non c'è niente che tu possa fare.-

E' in quel momento che Atsumu si rompe.

-Cosa vuoi dire? C'è sempre una soluzione.-

Lo sguardo di Sakusa si fa quasi misericordioso e Atsumu vorrebbe solo sprofondare sul fondo del fiume.

-Non questa volta.-

Le parole riecheggiano nel silenzio della sera.

Atsumu stringe i denti e lo fulmina con un'espressione crudele.

-Oh, no. Non ci provare Omi. Non pensare che abbia davvero intenzione di abbandonarti qui.-

Sakusa apre la bocca, ma Atsumu interviene prrima che possa difendersi: -Che fine ha fatto il nostro acccordo, eh? Per te erano solo stupide parole prive di valore, vero?-

-Non è così.-

-Allora dimmelo, Kyioomi.- La voce di Atsumu si fa pungente come un coltello. -Dimmi perchè hai perso ogni speranza.-

-Te l'ho già detto, non c'è una soluzione al mio problema.-

-Balle. Sono stanco dei tuoi giochetti enigmatici. Dimmi che cazzo sta succedendo.-

Sakusa chiude gli occhi e sospira a fondo.

-C'era un ragazzo, al liceo, il suo nome non è importante. Di solito venivo evitato dai tutti i miei compagni, ma lui era un buon amico. Dopo due anni ho realizzato...- si morse un labbro. -Beh, non era amicizia.-

Atsumu si irrigidisce.

-C'erano molti segnali da cui avrei potuto intuire che... sì, insomma, fosse solo una cotta unilaterale. Quindi non l'ho mai fatto. Non ho mai fatto il primo passo. Così lui ha trovato una ragazza e, finito il liceo, è andato a vivere con lei.-

Lacrime amare si stanno formando negli angoli dei suoi occhi e Atsumu vorrebbe solo asciugarle via.

-Non hai la minima idea di quanto abbia sofferto. Andare dietro qualcuno per anni, e vederlo innamorarsi di un'altra persona, ha fatto quasi più male della mia stessa morte.-

Atsumu sta iniziando a capire perchè Sakusa lo abbia tenuto nascosto per tutto questo tempo.

-Lui era lì, il giorno in cui...- la sua voce è spezzata. -Sapevo che non mi restava molto. Avrei voluto essere onesto ma non potevo fargli questo, capisci? Era felice e si stava godendo la sua vita. Non potevo addossargli un peso così opprimente. -

-Omi...- Atsumu non sa nemmeno cosa dire.

-Non ho avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti, perchè lo avrei rovinato per sempre. Così il mio ultimo pensiero è andato a lui.- il suo respiro trema. -E' sempre stato lui.-

Il biondo si sottrae al tocco del ragazzo.

Sakusa inclina la testa, perplesso, e Atsumu capisce che non è in grado di leggere la sua espressione.

-Allora non è un problema. Ti portiamo da lui ed è fatta.-

Vorrebbe che il suo tono non suonasse tanto duro, ma non riesce in alcun modo a nascondere il cuore che gli è appena stato spezzato.

-Sarà sufficiente una semplice confessione. Lui non può sentirti, in ogni caso.- continua. -Dove abita? Non ci rimane molto tempo.-

Abbassa lo sguardo sulla mano e sussulta quando si accorge che l'intero palmo è già in trasparenza.

-Merda.-

-Miya...-

-Possiamo prendere un treno se si è stabilito fuori città. Ti prego, dimmi che vive nei paraggi.-

-Miya...-

-Potrebbero restarmi minuti, Omi. Se non ci sbrighiamo rischio seriamente di...-

-Miya, basta. Non funzionerà.-

Atsumu emette un soffio trepidante.

-Non puoi saperlo.-

-Sì, invece.-

-Vai da lui e ammetti di amarlo, cazzo. Non ti lascio qui.-

-Non posso farlo.-

-Perchè?-

-Perchè mentirei.-

Tutta la rabbia di Atsumu si spegne nella sua gola.

-Cosa?-

-Mi hai sentito.-

-Tu non lo ami?-

Sakusa distoglie lo sguardo.

-Ho smesso di amarlo da un bel po', a dire il vero.-

Atsumu è così stordito che potrebbe cadere nel fiume da un momento all'altro.

-Tu... tu cosa?-

Sakusa continua a tenere gli occhi fissi sul ponte. -Te l'ho detto. Sono bloccato qui.-

-No. No, ti sbagli.- Atsumu scuote la testa. -Il tuo rimpianto è di non aver mai ammesso i tuoi reali sentimenti, giusto? Ti basterà trovare qualcun'altro. Dopo che sarò scomparso, ti innamorerai di nuovo e...-

-Finiscila, Miya.-

-Cosa cazzo c'è che non va in te?- urla il ragazzo.

-Zitto.-

-Vuoi essere un fantasma in eterno?-

-Zitto, per l'amor di Dio.-

-Girovagare da solo per l'eternità?-

-Ti ho detto di smetterla.-

-Perchè non vuoi ascoltarmi? Parla, maledizione!-

-Perchè non voglio farti questo!- esplode Sakusa, portandosi immediatamente le mani sulla bocca.

Atsumu strabuzza gli occhi ed è costretto ad appoggiarsi al muretto mentre quella frase rimbomba nelle sue orecchie.

-Cazzo!- Sakusa affonda i polpastrelli nella carne delle sue guance. -Mi dispiace così tanto, non volevo. Davvero, è stato più forte di me. Se solamente-

Atsumu afferra i polsi del ragazzo e, dopo averli separati con forza, fa schiantare assieme le loro labbra.

-Hm...- biascica Sakusa, raddrizzando la schiena per lo shock.

Atsumu invade il suo spazio e si sporge in avanti per inseguire il bacio.

Non è ardente e non è nemmeno appassionato.

E' un bacio tenero, che nasconde il sapore dell'incertezza.

Quando la bocca di Sakusa si dischiude, il fantasma si appoggia all'indietro, esitante.

Cerca di dire qualcosa, ma le dita di Sakusa si stringono attorno al suo colletto e lo attirano in una richiesta disperata.

Atsumu avvolge le braccia attorno al collo del più alto e si lascia pervadere dalla frenesia.

Le mani di Sakusa scivolano lungo i bicipiti, risalgono le spalle e si soffermano sugli angoli della mascella, prendendo a coppa il suo viso.

Quando Atsumu approfondisce il bacio, il respiro di entrambi si fa più pesante.

Il desiderio diventa estremo ed avido.

Le dita di Atsumu giocano con i riccioli scuri e si divertono ad intrecciarli.

Sakusa ansima e si protende verso di lui come se potessero diventare una cosa sola.

Atsumu desidera essere vivo solo per conoscere il sapore di quelle labbra che hanno infestato i suoi sogni negli ultimi tre mesi.

Quando si separano, i loro nasi continuano a sfiorarsi.

-Non avremmo dovuto...- mormora Sakusa, ma viene interrotto da Atsumu.

-Fanculo, Omi.- Il biondo gli circonda le spalle e appoggia la fronte sulla sua. -Fingere non è servito ad alleviare il dolore, e lo sai bene quanto me.-

Le mani di Sakusa scendono sul suo collo e indugiano.

-Non penso sia stata la scelta migliore,- dice -ma era quella di cui avevo bisogno.-

Atsumu sorride e gli accarezza delicatamente lo zigomo.

Il suo riflesso è talmente pallido che la mano potrebbe passargli attraverso.

Atsumu pensa ancora che sia assolutamente bellissimo.

-Siamo due idioti.- ride -Due idioti convinti che, per sopravvivere, fosse necessario raccontarsi una bugia.-

Sakusa sospira contro le sue labbra. -Non è un problema finchè non lo ammetti a voce alta, eh?-

-Ci sbagliavamo.- continua Atsumu -Sai cosa mi raccontavo? Che se avessi custodito questo segreto solo per me, ti avrei tenuto al sicuro.-

-Già,- anche Sakusa sorride -suona familiare.-

-E invece, guardaci.- la risata di Atsumu si fa sempre più amara. -Un semplice bacio ci ha ferito tanto quanto mesi di silenzio.-

La voce di Sakusa trema. -Miya...-

-E' così, Omi. Dire la verità non ha fatto più male che mentire.-

Sakusa si concede un morbido bacio, prima di tirarsi indietro.

Atsumu si sforza inutilmente di trattenere le lacrime.

Questa volta, le sue labbra avevano il sapore di un addio.

-Non hai più motivo per tenerti dentro i tuoi sentimenti, giusto? Soffrirò comunque. É già un dannato inferno, Omi.-

Quando scoppia a piangere, è Sakusa ad avvolgerlo tra le sue braccia.

Lo stringe come se qualcuno potesse portarglielo via da un momento all'altro.

-Me lo sono domandato tante volte, in queste settimane. Perchè non possiamo restare qui? Perchè non possiamo mettere da parte la tristezza e continuare in questo modo? Ignorare i sensi di colpa e il lutto dei nostri parenti, fingere che non si spezzi il cuore ogni volta che incontriamo un essere umano lungo le strade. Perchè non possiamo abituarci a questa esistenza insignificante?-

Sakusa trascina una mano sulla sua schiena e Atsumu si lascia sfuggire uno spasmo.

-Perchè non possiamo bastarci?-

Sakusa emette un sospiro addolorato.

-L'amore non è abbastanza, Miya. Non in questa vita.-

Atsumu chiude gli occhi e affonda il viso nella sua spalla. -Lo so. Però avrei tanto voluto amarti quando ancora poteva significare qualcosa.-

Sakusa appoggia il mento sopra la sua testa e lascia un bacio tra i ciuffi dorati.

-So che mi sentivi piangere, di notte. Provavo a trattermi perché dormivi al mio fianco, ma avevo solo bisogno delle tue braccia.-

Le dita di Atsumu affondano nel suo petto.

-E mi odiavo.- prosegue -perché non volevi ammettere che questo ti distruggeva. Che ti si spezzava il cuore.-

Forse una parte di Atsumu, questa cosa, la sapeva già.

-Dillo, Omi.- singhiozza sulla sua maglia. -Dillo prima che sia troppo tardi. Perchè se sarò costretto a vivere un 'per sempre' di solitudine, voglio aggrapparmi in eterno a questo ricordo.-

Sakusa non risponde subito.

Atsumu non sa quanto passi prima di sentire quelle quattro parole, ma non se ne preoccupa.

Il suo petto riprende ad alzarsi e abbassarsi regolarmente.

Il sole rosso si specchia sull'acqua e i raggi raggiungono i due amanti.

Atsumu si lascia cullare dal ragazzo fino a quando il momento non arriva.

Il filo si spezza.

-Ti amo, Miya Atsumu.-

Non fa male.

Le parole lo accarezzano come un leggero soffio di vento.

Il biondo strofina il naso nell'incavo del suo collo.

-Ti ho amato per poco tempo,- prosegue Sakusa -ma ti amerò in eterno, immagino.-

Qualcosa si sblocca dentro di loro.

Atsumu non sa di cosa si tratti, ma capisce perchè sta succedendo.

Le sue braccia iniziano a formicolare, fino a quando la sensazione non diventa appena percettible.

-Hey, Omi. Dove mi avresti portato, per il primo appuntamento?-

Sakusa fa schioccare la lingua. -Sul serio?-

-Serissimo.-

-Mh. Probabilmente, una lunga camminata sotto le luci natalizie.-

-Non puoi rubare la mia idea!-

Sakusa ridacchia e Atsumu si concentra su quel suono per poterlo riprodurre nella sua mente ogni istante che gli resta.

-Che ne dici del parco?-

-Banale. Preferisco il cinema.- ribatte Atsumu.

-Troppo affollato. Una partita di pallavolo?-

-Andata. E poi?-

-Poi avremmo passeggiato fino al tramonto.-

-Stomachevole, ma romantico.-

-Ci saremmo seduti sul muretto di un ponte.- conclude il ragazzo -e avremmo parlato.-

-Di cosa?-

-Di tutto. Scuola, passioni, passatempi. Nessuna fretta. Avremmo avuto tutto il tempo del mondo.-

Atsumu conosce bene cosa si prova nei momenti di tristezza.

Ma, questa volta, il sentimento gli è nuovo.

E' malinconia senza rimpianti.

E' sconforto senza delusione.

-Hey, Omi. Pensi ancora che non ci sarà niente, dall'altra parte?-

Sakusa preme affettuosamente le labbra contro la sua tempia.

-Non lo so. Ti ho detto che non credo in una vita dopo la morte.-

Atsumu si scioglie dall'abbraccio per guardarlo dritto in volto.

-Ma?- incalza.

Lo sguardo del ragazzo si addolcisce.

-Ma tu mi fai sperare in qualcosa, Miya.-

L'immagine di Sakusa è tenue e confusa, così Atsumu si concentra solo sui suoi occhi.

Ha sempre avuto un debole per quello sguardo intenso.

Non sa se Kiyoomi lo pensi davvero.

Ma è quello che desidera sentire.

-Che ne pensi della reincarnazione?- chiede, scostando un ricciolo dalla sua fronte.

Sakusa alza le spalle.

-Così non avresti il tuo Inferno con Ewan McGregor.-

-Non ne varrebbe comunque la pena, se perdessi la memoria.-

-Mh. Forse è meglio che la mia anima cessi di esistere, allora. Non voglio dimenticarti.-

-Oh, non potresti mai.- scherza Atsumu -E poi, ti verrei a cercare.-

Sakusa asciuga l'ultima lacrima rimasta sulla sua guancia.

-E se non riuscissi a trovarmi? La vita non concede tempo illimitato.-

Atsumu sbuffa una risata e preme un dito contro il suo petto.

-C'è un punto, tra la vita e la morte. Vorrà dire che mi aspetterai lì.-

Sakusa avvolge le dita attorno alla sua mano e la stringe.

I contorni del ragazzo sono sempre meno nitidi.

Attraverso i riflessi trasparenti, Atsumu scorge i colori caldi del tramonto.

Pensa che gli sarebbe piaciuto vivere assieme a Sakusa.

-Hey, Atsumu.-

Quando solleva lo sguardo, incontra solo il bagliore di un sorriso.

-Ci vediamo dall'altra parte.-

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Fine

 

   
 
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