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Autore: Anown    07/03/2022    2 recensioni
Duncan, il giovane principe di Atene si stava dirigendo a Creta con i fanciulli scelti come sacrifici per una missione.
La storia è una sorta di parodia del mito di Arianna.
Coppie: Gwen/Duncan-Duncan/Courtney Courtney/Scott
Accenni: Gwen/Trent Leshawna/Harold (non sono sicura di classificarli come coppia in senso romantico in questa storia... ma in realtà a causa del contesto potrei avere dubbi su tutte le coppie... uhm...)
Personaggi: Courtney, Duncan, Harold, Leshawna, Scott, Dawn, Gwen, Heather
Personaggi più secondari: DJ, Ellody, Kitty, Emma, Zoey, Scarlet
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, LeShawna, Scott | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale
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Scesi in terra cretese, alcuni fra i fanciulli ateniesi scelti come sacrificio avevano cercato di fuggire, ma Duncan non l'aveva permesso. -Si dice degli ateniesi che siano degli smidollati dotati solo di testa, buone maniere e culo insoddisfacentemente piatto e molliccio. Volete portare onore ad Atene o perpetrare questi stereotipi indegni?- disse il giovane principe di Atene riuscendo a immobilizzare parte di loro con uno sguardo glaciale.
“Che ha detto?” “Davvero si dicono cose simili fuori da Atene?” “Ma che sta dicendo questo?” bisbigliarono fra loro due giovani fratellastri probabilmente non abbastanza spaventati.
-Mettendo che riusciste a scappare, come pensate di cavarvela senza un soldo e un minimo di esperienza lavorativa alle spalle? Prostituendovi?- Duncan ghigno con un'espressione ferale. Era certo che puntare sull'inesperienza di quei bambini vissuti nella bambagia fosse il metodo giusto per scoraggiare i tentativi di ribellione. -Vi ho anche detto, ragazzi miei, che quest'anno non avete niente da temere! Sconfiggerò il Minotauro e vi riporterò dalle vostre mamme sani e salvi!- continuò con un tono spavaldo che più che tranquillizzare i ragazzini li fece sentire in mani inaffidabili.
-Se fosse la verità, non ce lo diresti.- mormorò inacidita una ragazzina bruna che si credeva più intelligente degli altri. Se Duncan ricordava bene, il suo nome era Ellody.
-E tu come fai a dirlo, bambina?- chiese Duncan.
-Se qualcuno di noi si facesse sfuggire le tue intenzioni non ti farebbero neanche entrare nella sua tana, ti ucciderebbero subito, quindi perchè dovresti comunicarcele?- continuò la ragazzina con aria di sfida.
-Perchè nessuno vi crederebbe e la conclusione a cui potrebbero giungere i servi di Minosse è che vi abbia detto una bugia per tranquillizzarvi e farvi fare i bravi bambini, essendo io il sacrificio più maturo.-
I ragazzini si guardarono fra loro con visi pallidi e occhi sgranati grondanti di lacrime.
-E'-è quello che stai facendo?- balbettò un ragazzino rosso che reggendosi a un bastone tremolava come una fogliolina autunnale.
-Chissà... non vi conviene farla finita con i piagnistei e fidarvi del sottoscritto?-

I fanciulli ateniesi seguivano Duncan a passi lenti. Alcuni si erano chiusi nel silenzio, altri emettevano singulti infantili, altri ancora nascondevano la paura dietro una maschera rabbiosa.
“Sono terribile con i bambini! E dire che gli ho parlato della mia vera missione per farli stare calmi... Quei visetti patetici mi facevano parecchia pena.” pensò Duncan.
Più si avvicinavano al Palazzo di Minosse, più i piagnucolosi piangevano mentre i silenziosi e i rabbiosi andavano nel panico subendo anche loro la trasformazione in piagnucolosi. Quando furono ben visibili le porte, qualcuno svenne.
-Principe Duncan, ci fermiamo per far riprendere  i sacrifici? Non ci faremo una bella figura...- disse DJ, un uomo gigantesco ma mammoletta dentro che fungeva da scorta. Celava male la pietà per i giovani concittadini.
“E' decisamente una missione ingrata per loro e probabilmente non si fidano del mio successo sul mostro...” -A che servirebbe? Non abbiamo tempo!- disse rigido il giovane principe di Atene senza nemmeno guardarlo negli occhi. “Tanto risolverò tutto, attendete e vedrete! Sarà divertente ricordarvi della vostra sfiducia in me!”
Duncan vide qualcosa affacciarsi da una finestra del palazzo. Era una figura femminile dalla lunga chioma castana che il sole faceva risplendere d'oro.
La donna li osservò per un po' poi sembrò accorgersi di essere guardata e ritirò il capo.

La giovane, ma già rigida, principessa di Creta, Courtney detta “Ariadne”; la “Castissima” era più di cattivo umore del normale. La sua isola tanto ricca e civile veniva macchiata ogni anno dalla barbara usanza dei sacrifici umani ferendo il suo orgoglio.
“Quel maledetto Minotauro e il suo bisogno di carne umana! Se mio padre aveva a cuore quel figlio nato mostruoso avrebbe dovuto sopprimerlo!” le si gelò il sangue ripensando alla prima volta che l'aveva detto al re Minosse. Non era mai stato un uomo particolarmente dolce o rassicurante, ma mai come quella volta, Courtney aveva avvertito una chiara sensazione di pericolo e da quel giorno in avanti sentì il bisogno di stare il più lontano possibile dall'uomo che l'aveva generata.
“Sul serio, che utilità ha tenere in vita quella cosa?” pensò facendo avanti e indietro per la stanza. “Mio padre pensa forse che chiedere in sacrificio fanciulli alle città vinte lo farà rispettare? Non è più probabile che ci considerino un abominio e facciano campagne diffamatorie per procurarsi il numero di alleati sufficiente a distruggerci e approfittare delle nostre risorse?! Oppure a mio padre piace tanto che ogni volta che si gira, facciano un gesto con la mano per indicare un paio di corna insinuando che mia madre abbia giaciuto con un toro per generare quel coso dal corpo umano e la testa bovina?! Siamo uno zimbello! Inoltre questo gesto sta prendendo piede anche al di fuori del palazzo per indicare i traditi dai coniugi in generale... AAAAAH!” la ragazza urlò mentalmente sentendosi esasperata. Forse urlò anche nella realtà senza accorgersene.
Affacciandosi riuscì a vedere gli ateniesi con i loro tributi in marcia. Li guardò con fastidio, anche se la sua parte cosciente sapeva che non era colpa loro.
Si sentì guardata da uno degli ateniesi, era disarmato e vestiva una tunica bianca come uno dei tributi, ma sembrava più maturo nonostante avesse massimo due in più degli altri e camminava avanti a loro e alla scorta come se comandasse su tutti.
Courtney ebbe una strana sensazione e rientrò la testa con il cuore in gola che andava a mille. Non seppe spiegarsi il motivo, ma aveva un pessimo presentimento. “Sicuramente non è niente di buono!” si disse deglutendo.

Quando Courtney fu costretta ad andare alla sala del trono, la pelle d'oca causata dalla vicinanza del padre durante quel periodo dell'anno si unì al continuo di quella sgradevole sensazione che aveva provato guardando quel particolare tributo dai capelli corvini e gli occhi chiari.
Rispetto agli altri ragazzini ateniesi evidentemente in stato di allerta che gli venivano portati davanti, lui appariva troppo tranquillo e sicuro di sé.
“C'è chiaramente qualcosa che puzza...” ripensò la giovane. Con la coda dell'occhio cercò di controllare il padre per capire cosa pensasse.
-Portate ai fanciulli cibo e acqua. Avranno subito un viaggio lungo e faticoso.- disse l'uomo con tono distante.
“Tieni quel mostro in maggiore considerazione delle tue figlie? Per questo vuoi dei sacrifici che appaiano curati e in salute?” pensò Courtney disgustata. “Oppure vuoi che siano in forze perchè possano ribellarsi offrendo a quel tuo amato figlio del divertimento?”
Andandosene dalla sala, Courtney potè tirare un sospiro di sollievo, ma continuò a sentirsi irrequieta e amareggiata.
Sentì dei passi che la seguivano e voltandosi si vide venire in contro una giovane un po' più minuta di lei, dalle curve meno abbondanti, i capelli più scuri e la pelle così chiara e luminosa da averle fatto guadagnare il soprannome di “Phaidra”; “Splendente”.
-Sorellina, stai bene?- le chiese, la ragazza pallida, con apprensione.
-Ma certo Gwen! Come altro vuoi che stia?!- rispose Courtney con del sarcasmo brusco.
Gwen la guardò infastidita. Non sopportava quando rispondeva in quel modo se tutto ciò che faceva era preoccuparsi per lei e per il suo caratteraccio...
-E comunque la sorellina sei tu, ma... In ogni caso hai notato niente di strano nei sacrifici di quest'anno?- le chiese Courtney con tono un po' più calmo.
-Quel ragazzo non è affar nostro. Probabilmente è solo un altro illuso convinto di poter uccidere il nostro amato fratello...- disse Gwen sospirando. La realtà era che anche lei odiava quella creatura e non si sentiva tranquilla con il padre, ma cercava di essere più distaccata di Courtney e di lasciarsi toccare meno dalla situazione. -E' solo più spaccone degli altri, non devi lasciarti turbare anche se, ho avuto l'impressione che...- Gwen si interruppe.
-Che impressione?!- esclamò Courtney scuotendola dalle spalle.
-Niente!- rispose Gwen cercando di scrollarsela di dosso. Poi visto che la sorella continuava ad insistere, si arrese. -Mi sei sembrata abbastanza attratta da quel tipo.- disse con un sorrisetto dispettoso.
A Courtney ci volle un po' per processare l'informazione. -Cosa?!- esclamò adirata.
-Quando sei attratta da qualcuno reagisci sempre come se ti sentissi in preda a un malessere inaccettabile. Sembri particolarmente irrequieta e guardi aggressivamente l'oggetto del tuo interesse per un tempo interminabile.-
-Non è affatto vero!-
-Sono anni che ti osservo cara Ariadne! Vuoi che qualcuno ti sappia leggere meglio di me?- disse Gwen mentre schivava i colpi della sorella. Poi le bloccò le braccia e sospirò. -Levati dalla testa quell'imbecille, non sopravvivrà.- le disse cercando il suo sguardo.
-Lo so! E mi hai del tutto fraintesa!- “Il disagio che sento dalla prima volta che l'ho visto non può affatto essere volgare attrazione! Ma se è questa l'impressione che ho dato e qualcuno a parte Gwen se ne accorto... AAAAAAAAAH!” Courtney urlò nuovamente nella sua testa, il suo orgoglio doleva terribilmente.
Le due ragazze sentirono una risata maschile sconosciuta. Gwen tirò fuori un lungo spillo dalla sua capigliatura e si mise in guardia.
-Siete graziose entrambe principesse e non so quale delle due sia più il mio tipo.- scherzò il giovane ateniese dagli occhi chiari. -Mi piace la combattività della pallida figlia della luna, ma anche l'altra non è male. Fisicamente è il mio tipo e anche il suo caratterino difficile mi ispira.- Courtney, rossa di rabbia gli si buttò addosso. L'ateniese la schivò e rise. -Ti sei offesa perchè ho detto alla tua sorellina che mi piace la sua combattività così hai provato ad attaccarmi anche tu? Sono lusingato! Ci siamo appena conosciuti e già ci tieni tanto a compiacermi?-
Fu Gwen a coglierlo di sorpresa con un calcio ai genitali che lo fece accasciare a terra. -Sei divertente straniero, ma non sfidare la mia pazienza tirandola troppo per le lunghe.- disse la ragazza guardando compiaciuta il ragazzo messo fuori combattimento. Courtney voleva inferire calpestandolo, ma Gwen la fermò. -Sorellina, non esagerare. Presto sarà morto anche senza il tuo contributo e poi non vorrai far adirare nostro padre danneggiando uno dei regali per il nostro amato fratello, vero?- a quelle parole, Courtney si immobilizzò atterrita, Gwen le carezzò la testa. -Brava sorella... tanto infierire su di lui non placherebbe la tua rabbia. La rabbia provoca solo altra rabbia.-
Courtney la allontanò infastidita e le due cominciarono ad andarsene.
-Principesse, fermatevi un attimo!- le richiamò il ragazzo dolorante cercando di rimettersi dritto sulle sue gambe. -Mi sembra di leggere nel tono della calciatrice pallida e nell'espressione della principessa testa calda che entrambe siete ostili a vostro padre e vostro fratello. Abbiamo gli stessi nemici, potremmo allearci!-
Courtney sembrò incuriosita, Gwen invece sospirò. -Straniero, io non so chi tu sia, perchè dovrei fidarmi di te? Mio padre invece lo conosco e posso manipolarlo se devo.-
-Ma il tuo destino sarà comunque cadere nelle mani di uno sconosciuto, no principessa? O pensi di poter evitare per sempre il matrimonio?-
-Fatto sta che sei solo uno sprovveduto imprudente senza alcuna speranza.- disse la ragazza con freddezza. -Conosco troppo bene quello sguardo giovanile...- commentò con un velo di malinconia.
-Sei così vecchia, altezza? Non l'avrei mai immaginato!- la punzecchiò il giovane.
Gwen si limitò a girarsi e andarsene. Courtney invece rimase ad osservarlo con indecisione. Stava per dire qualcosa quando vide una guardia poco lontano dal giovane.
-Ehi! Tu che ci fai qui a piede libero?- disse l'uomo cominciando ad avanzare impugnando la spada. Prima di scappare, il giovane, molto sicuro della riuscita della sua fuga, decise di perdere tempo congedandosi dalla principessa con un veloce baciamano.
La giovane inizialmente rimase immobilizzata dal gesto, poi si riprese. -Idiota! Che hai in testa? Sterco?!- esclamò sfogandosi a vuoto, ormai l'ateniese si era dileguato. La principessa, accaldata e con lo stomaco in subbuglio tornò nelle sue stanze. “Spero che il fratellone lo smembri!”

Stava scendendo la sera, Courtney adagiata sul suo giaciglio, ma troppo in fermento per chiudere occhio, sentì qualcuno che entrava nella sua stanza e si avvicinava. Quando l'avvertì abbastanza vicino, la ragazza scattò e intrappolò l'intruso con le coperte.
-Calma principessa, sono soltanto io.-
Courtney riconobbe la voce del tributo anomalo. -A maggior ragione, penso che il tuo viaggio finisca qui, mio caro...- annunciò la principessa tentando di soffocarlo. Purtroppo per lei, l'uomo ebbe la forza per liberarsi e capovolgere la situazione facendola ritrovare attorcigliata alle lenzuola.
-Se è così che tratti le persone da cui sei attratta, non voglio sapere come tratti i tuoi nemici!- disse il ragazzo riprendendo fiato.
-Mia sorella si è sbagliata! Tu non mi piaci affatto! Non sei il mio tipo!- esclamò Courtney mentre si agitava come una serpe.
-Sei in una situazione di svantaggio e pericolo. Non dovresti farti più furba ed essere un tantino più tranquilla e gentile? Potresti anche provare a sedurmi... chissà...-
La ragazza gli addentò con forza il braccio costringendolo a mollarla. -Se pensi di ricattare mio padre tramite me, sei davvero un illuso!- esclamò Courtney ridendogli in faccia.
Il ragazzo si sentì divertito da quel carattere. -Non è mia intenzione, userò quei bimbi come esche per attirare il tuo fratellone e poi cogliendolo di sorpresa, metterò fine alle sue sofferenze.- disse sicuro e ridanciano, sotto lo sguardo sbigottito della ragazza.
-Ehm, idiota? Secondo te ti lasceranno delle armi? Tu e gli altri sfigati verrete buttati nel labirinto nudi come vermi!-
-Lo combatterò a mani nude, non sono nuovo a grandi imprese. Hai davanti a te, Duncan! Il ritrovato principe di Atene! Colui che si è sbarazzato da solo dei temibili briganti che...-
-Ah, sei l'imbroglione che ha fatto credere a quel rincoglionito del re di Atene di essere il suo figlio perduto. Quel re tanto rincoglionito da aver sposato quel tipetto raccomandabile di Medea, la strega capace di uccidere suo fratello e i suoi stessi figli... In effetti devi essere veramente il figlio del re di Atene! Ora ho capito da chi hai preso l'intelligenza e l'istinto di sopravvivenza!-
-Attenta, principessa. Se parli così, non mi sembri tanto sveglia quanto pensi di essere...- disse molto minaccioso avanzando verso Courtney. Stranamente, vedendo il volto turbato della giovane, la rabbia di Duncan si affievolì. -Il mio vecchio non è poi così tanto sveglio ma è un brav'uomo. Io avrò preso da quella santa donna di mia madre! Del resto, tu sei la figlia di una talmente ninfomane da farsi un toro, eppure non sembri del suo stesso avviso... purtroppo aggiungerei! Invece potresti essere come tuo...-
-A mia madre il sesso faceva schifo! È stata sicuramente una maledizione di Afrodite!- ma preferì non continuare ad alta voce per evitare anche lei qualche scherzo meschino dalla Dea. “Dicono che sei più bella di lei... e ti punisce! Dici che non ti interessa il sesso... e ti punisce! A quella gran bagascia non sta bene mai nulla!”
-E com'è che la mia cara Ariadne non è ancora stata punita dalla Dea? Non è che hai voglia di sfidare Afrodite proprio ora?- disse Duncan con tono ammiccante.
Courtney prese un sandalo e lo usò per picchiare selvaggiamente Duncan.
-V-va bene principessa, suppongo che oggi non sia la serata adatta!- disse il ragazzo togliendosela di dosso.
-Aspetta!- Courtney lo chiamò prima che andasse. -Come pensi di uscire dal labirinto? Ovviamente mettendo che tu riesca a uccidere il Minotauro...-
-Il mio senso dell'orientamento è infallibile.- Duncan pensava che in un modo o nell'altro se la sarebbe cavata come al solito. Non era necessario pianificare passo per passo. Avrebbe tolto il gusto alle sue imprese.
Courtney si massaggiò le tempie, pensava che avrebbe avuto una crisi isterica da un momento all'altro. “Non può essere così stupido! Dovrei lasciarlo a crepare malissimo! Io voglio vederlo crepare malissimo!” Ma si sentiva stranamente misericordiosa. Così gli diede un gomitolo. -Quando i soldati vi avranno lasciati da soli, lega un capo del filo all'entrata del labirinto e continua a portarti dietro il gomitolo in modo che per tornare indietro vi basti seguirlo.-
-Principessa. Da te non me l'aspettavo proprio!- esclamò Duncan piacevolmente stupito.
-Però c'è una condizione... Dovrai portarmi con te ad Atene e prendermi in moglie.- disse Courtney nascondendo ogni emozione confusa che provava in quel momento.
-...Come siamo passati da “non sei il mio tipo” a “diventerò tua moglie”?- chiese il ragazzo sembrando meno entusiasta di quanto l'inesperta e ingenua Courtney si sarebbe aspettata.
-Infatti non sei il mio tipo, ma non voglio stare qui e prima o poi andrò comunque incontro a un matrimonio, no? ...Forse potremmo portare con noi anche Gwen. Non mi fido a lasciarla qui.- disse Courtney ricordandosi di essere la maggiore. Tendenzialmente la paura la rendeva individualista.
-Ci ho già parlato. Non penso che voglia venire.- disse Duncan. L'orgoglio di Courtney si sentì ferito all'idea che fosse andato prima da sua sorella in cerca di un'alleata.
-E' stata più cortese di te, ma mi ha ribadito che sono uno sprovveduto e che non dovevo venire a importunarti con false speranze... Ci tiene a te e onestamente ammiro il suo cinismo, ma vorrei sapere cosa sia successo a quella ragazza.- disse Duncan con uno sguardo impensierito.
-Diciamo che Phaidra ha perso la sua luce due anni fa...- disse Courtney con un sospiro. Duncan sembrava stranamente serio e attento. “Sembra quasi una persona intelligente e affascinante in questo momento, qual'è il suo vero volto? È normale che mi senta interessata a capire meglio il mio futuro sposo! Non c'è nient'altro dietro!” Courtney scacciò l'imbarazzo e continuò il racconto.
Non era qualcosa che le piaceva ricordare, voleva riassumere la storia e sbarazzarsene immediatamente. -C'era un giovane scemo, un musicista dagli occhi verdi che si era messo in testa di corteggiarla. Anche se aveva solo quattordici anni, Gwen mi aveva sempre dato l'impressione di non essere una romanticona che si lasciava fregare e pensava al lieto fine, ma stranamente... beh... lei sembrava davvero molto presa da questo ragazzo...- disse Courtney turbata dai ricordi. Anche se a malincuore riprese. -Come vuoi che sia andata? Il musicista è scomparso! Oppure è stata fatto scomparire dal nostro amato paparino... E Gwen dopo aver passato le prime due settimane piangendo, si è chiusa in sé stessa e ad oggi non ha più versato lacrime.-
Duncan sembrava talmente assorto dai suo pensieri che a Courtney venne il dubbio che stesse dormendo ad occhi aperti. Ma vedendo il viso accigliato di Courtney, il ragazzo ricominciò a dare segni di vita e fece un leggero sorriso. -Se Phaidra ti preoccupa tanto, troveremo il modo di portarla con noi, non ti preoccupare.- le disse con tono rassicurante.
Per un attimo Courtney avvertì una piacevole sensazione di calore, poi la percepì come fastidiosa e si innervosì.
-Ehi, principessa? Ma se verremo buttati nel labirinto nudi come vermi, io questo gomitolo dove lo dovrei nascondere?-
-Aguzza l'ingegno e trovalo da solo un posto, mio geniale principe di Atene.- disse Courtney con un sorrisetto compiaciuto.
-Merda! Dovrei nasconderlo in culo?!-
-Cosa?! Ma sei scemo!- disse Courtney sconvolta. -C'è un posto molto più... Ah! Trovalo da solo! È fin troppo ovvio.- sbuffò la ragazza.
-Così ovvio non è! Non me ne viene in mente nessuno!- protestò il ragazzo prima di essere buttato fuori dalla stanza.

La mattina seguente, Courtney aveva seguito di nascosto il padre e i suoi servi mentre portavano i giovani ateniesi all'entrata del labirinto sotterraneo. Courtney si era nascosta dietro una formazione rocciosa, era troppo distante per sentirli e vederli chiaramente, ma avvertiva distintamente la paura in quelle piccole figure incurvate e tremanti che sembravano opporre una debole resistenza a chi li forzava verso le porte del labirinto.
Le viscere di Courtney dolevano, ma si sentì improvvisamente rincuorata quando fra le figure degli ateniesi ne vide una un po' più alta che sembrava calma. Sentiva che si trattava di Duncan, per un attimo ebbe paura che potessero ucciderlo o ferirlo vedendolo così spavaldo ma tirò un sospiro di sollievo quando vide tutti gli ateniesi sparire nel labirinto.
Sentì un'altra persona sospirare e si voltò allarmata, poi vide che accanto a lei c'era sua sorella. -Gwen? Ma quando sei arrivata?- disse accorgendosi di provare uno strano entusiasmo.
-Hai poco da essere così entusiasta, il difficile per i piccoli ateniesi arriva adesso.- le disse Gwen con un'espressione severa. -Anzi, è impossibile che ne escano vivi, dovresti abbandonare qualunque illusione, sorella.-
-Ah sì? Se non credi che possano farcela, perchè sei venuta qui, sorellina?- disse Courtney con un sorrisetto compiaciuto.
In un primo momento Gwen parve presa alla sprovvista, poi la sua espressione tornò dura. -Sono venuta a raccogliere i tuoi pezzi... ne avrai bisogno quando il signorino occhi azzurri non tornerà.-
-Vedremo, sorellina. Non so perchè, ma ho un buon presentimento!-
-Sì chiama amore mia ingenua Ariadne e purtroppo non da il dono della preveggenza.-
-Ancora con questa storia? Non è questo! Finalmente ho capito il motivo di quella sensazione dalla prima volta in cui l'ho visto! Mi è stato mandato quel ragazzo affinché avessi un aiuto per andarmene da qui potendo prima prendermi una vendetta su nostro padre! Gli dei hanno ascoltato le mie preghiere!- disse Courtney con entusiasmo.
-Gli stessi dei che pianifichi di ribaltare da quando siamo bambine?- le ricordò l'incredula Gwen.
-Era solo una fase...- Courtney rise nervosamente.
Gwen sospirò. -E sei talmente casta che pur di non accettare un'infatuazione ti sei inventata tutta questa storia...-
Per il nervosismo Courtney non riusciva a stare ferma. Approfittando del fatto che il padre e i suoi servi fossero tornati al palazzo, decise di farsi una passeggiata.
Gwen rimase ad attendere. Una piccola parte di lei, sperava che la sorella avesse ragione.


Angolo dell'autrice:

Inizialmente volevo pubblicare questa storia solo una volta finita, ma mi andava di pubblicare quello che sono riuscita a scrivere fino ad ora.
Spero che i primi due capitoli possano piacervi, ne dovrebbe rimanere solo un altro. Se vi va di darmi qualche parere, mi fa piacere.

Appunti:

-Secondo alcune varianti del mito i fanciulli vengono sacrificati ogni nove anni.
-Nel mito il labirinto non è sotterraneo, ho optato per questa modifica per comodità.
-Ho deciso di usare la versione originale dei nomi Arianna(Ariadne) e Fedra(Phaidra) per far pensare più a dei soprannomi che a i nomi. Fedra come nome non è molto usato, ma Arianna si.
  
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