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Autore: Little Firestar84    09/03/2022    5 recensioni
Il mentalista Patrick Jane irrompe ancora una volta nella vita di City Hunter: quando le tracce dei gemelli Jonathan e Cameron Black lo portano ancora una volta a Tokyo, è a Ryo e Kaori, coppia nel lavoro e nella vita, che il consulente dell'FBI chiede aiuto.
Senza sapere che City Hunter- e tutto il loro sgangherato gruppo di alleati- sta già seguendo il caso... solo da un'altra angolazione!
Da New York a Tokyo, la caccia ai ladri ha inizio, ed il tutto per proteggiere il misterioso e prezioso gioiello noto solo come Serpenti!
Genere: Commedia, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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- Questa storia fa parte della serie 'The Consultant'
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Epilogo

“Sai, quando pensi la tua mente fa così tanto rumore che mi sembra quasi di sentire gli ingranaggi che girano…” Kaori rimase così spiazzata dall’affermazione di Ryo che subito smise di fare ciò che stava facendo- ovvero far scorrere le lunghe dita affusolate tra i capelli neri di lui, che aveva posato il capo sul grembo della compagna. 

“Eh?” La donna sbatté le palpebre, boccheggiando quasi fosse stata un pesce, e lui si girò nell’abbraccio di lei. Era la mattina di Natale, loro erano nudi a letto, si erano appena svegliati dopo essersi addormentati affaticati ma appagati per il lavoro svolto, per la soddisfazione di aver portato a termine con successo un altro incarico – e dopo essersi amati con intensa dolcezza, e reverenziale ardore.

“Sì,” Ryo si mise seduto davanti a lei, gambe incrociate, e le sfiorò la fronte con l’indice destro. “Sento le rotelle che girano, proprio qui. Allora, mi vuoi dire cosa c’è, ciccina?”

Al sentire quel soprannome, lei scoppiò a ridere; teneva il lenzuolo aderente alle sue forme, a proteggere il suo corpo, che veniva scosso dalle risate al ricordo di quando Ryo aveva preso a chiamarla proprio così… tanti anni prima, lo aveva fatto per prenderla in giro, atteggiandosi in quel modo sciocco e ridicolo per mascherare un’attrazione che sentiva sempre più forte, giorno dopo giorno, e adesso…

Adesso, lo faceva perché non c’era nulla di più bello di sentire il suono della risata di Kaori che risuonava tra le pareti della loro casa. 

La donna si appoggiò contro la testa del letto, e Ryo le prese i piedi tra le mani, massaggiandoli; non era in grado di staccarle gli occhi di dosso, era come se il suo sguardo fosse incatenato a quello di lei. 

Sorrise: Jane aveva ragione. Era da qualche giorno che Kaori aveva qualche cosa di speciale, che la rendeva più bella, luminosa, e non solo alla vista, ma anche al tatto, se n’era reso conto lui stesso la notte precedente, mentre facevano l’amore. Perfino le risposte della donna erano divenute più intense….

“Beh, allora, non me lo vuoi proprio dire cosa c’è?” Le domandò, avvicinandosi a lei con il viso, fingendo di metterle il broncio. “Faresti davvero un tale torto al tuo amato Ryuccio?”

Le si avventò addosso e prese a farle il solletico. Il suono delle loro risate, che si coprivano, mischiavano, reverberò tra le pareti, fino a che non sparì nel nulla, nel momento in cui i tocchi si fecero più arditi, più mirati, ed il posto di quel suono fu preso da singulti di piacere, languidi  sospiri e baci.

“Non me lo vuoi proprio dire a cosa pensavi?” Ryo le domandò nuovamente più tardi, quando erano tornati nella medesima posizione in cui si erano trovati quella stessa mattina, appena svegli, e Kaori gli stava baciando la fronte, mentre lui assaporava ad occhi chiusi l’intensa fragranza del profumo naturale di Kaori, che gli annebbiava i sensi e lo faceva sentire vivo e amato e protetto.

“In realtà…” Kaori si morse la lingua, incerta se proseguire o meno; però lo sguardo curioso di Ryo la spronò a finire la frase. “In tutta onestà, stavo pensando a Saeko…”

“Ah!” Ryo scoppiò a ridere. “Devo preoccuparmi perché hai scoperto di essere segretamente attratta dalla nostra bella ispettrice, oppure devo eccitarmi perché hai deciso di provare una cosa a tre?”

“Ma vuoi smetterla di fare il cretino? Guarda che io sono seria!” Kaori ringhiò, spingendolo giù dal letto. Seduto per terra, Ryo prese dal cassetto del comodino un pacchetto di sigarette, e si accese una bionda, inspirandone il fumo ad occhi chiusi – un’azione che fece sbuffare Kaori, che detestava vederlo fumare in giro per casa. “Ieri, quando siamo andati all’aeroporto, vi ho visti che complottavate qualcosa! Allora, cosa c’è, un altro dei suoi casi? Un altro favore? Cosa vuole, stavolta?”

“A dire il vero, stavamo parlando del fatto che ha saldato tutti i suoi debiti passati, e intendo dire proprio tutti, tutti!” Ryo sogghignò. 

“Spero vivamente che lo abbia fatto in denaro e non le sia nemmeno passato per l’anticamera di quel suo cervello da gallina di chiedere altre forme di pagamento!” Lei grugnì, irritata. Per quanto nel corso degli anni la sua opinione di Saeko fosse migliorata, e sapesse quanto la poliziotta fosse stata importante per Hideyuki, c’era un pizzico di rancore per le libertà, gli atteggiamenti che nel corso degli anni aveva tenuto con loro, il modo in cui aveva usato il suo sex appeal per manipolare Ryo – che tanto innocente non era, perché lui ci era sempre stato al gioco di lei, nonostante sapesse sotto, sotto, che Saeko non si sarebbe mai concessa per davvero.

“Eh, no, niente denaro, Sugar- la nostra cara Saeko ha pagato in natura!” 

 “Quella stronza poco di buono!” Esclamò senza mezzi termini. Si alzò in piedi, una furia, dimentica della propria nudità, il suo viso una maschera di rabbia che non pareva volersi sopire. “Cosa ti ha promesso? Sesso? Palpatine? Di farsi vedere nuda? Foto porno? Dimmelo!”

Il gruppo di sweeper e Saeko guardarono l’aereo, su cui erano saliti i fratelli Black e Kay, alzarsi in volo, destinazione New York, dove  avrebbero passato il natale con le persone care, ripreso in mano le redini della propria vita -  tutti, tranne Dana, ancora ospite delle carceri Giapponesi, in attesa di essere estradata per i crimini le cui prove erano state trovate all’interno della pen drive nascosta all’interno del rossetto di Chanel che lei aveva custodito gelosamente.

“E così, Jane se ne va di nuovo… e stavolta si porta dietro tutti e tre i suoi amichetti… quasi non ci credo che sia riuscito a ripulire la fedina penale di quei due!” Saeko scoppiò a ridere mentre lo diceva, celando le labbra imbellettate dietro a un’apparente delicata mano dalle unghie smaltate di accattivante rosso.

“Già…” Ryo sospirò, mani in tasca dei pantaloni. “E Cameron e Jonathan si stanno riavvicinando… e se il mio istinto non mi tradisce, presto verremo invitati ad un matrimonio...o magari ad un battesimo!” Ryo scoppiò a ridere, mentre Saeko sorrise; stavano uscendo dall’aeroporto, e Ryo, come spesso accadeva in quel luogo, era piuttosto pacato, molto silenzioso, ma tuttavia era chiaro quanto fosse teso;  guardava Kaori che, davanti a lui, che scherzava e rideva con Miki e Kasumi. “Sai, sei meno loquace del solito…. Le altre volte che hai messo piede in aeroporto normalmente eri un tantino più agitato!”

“Uhm.” Ryo sbuffò, tirando un sospiro di sollievo appena le porte automatiche si chiusero alle loro spalle, e loro si ritrovarono davanti alla fila di taxi gialli in attesa di clienti. “Pensavo…”

“Ah! Questa è nuova!” Saeko scherzò, guadagnandosi una leggera gomitata nel fianco. “Dai, Ryo, stavo solo scherzando! Allora, cosa ti preoccupa?”

“In realtà, non è proprio una preoccupazione… è solo una cosa a cui ultimamente ho pensato parecchio….” Ammise lo sweeper, grattandosi il collo. Lungo il marciapiede, Kaori aveva afferrato il palloncino rosso che era sfuggito dalle mani di una bambina, e glielo stava restituendo, un gesto che fece sorridere Ryo, che si perse a contemplare quella visione, e non più segretamente, come a lungo aveva fatto con Kaori in passato.

“Ti ricordi quando ti ho detto di tenere bene a mente che se avevi preso Dana il merito era mio, e che avrei preteso un favore in cambio?” Ryo si fermò, e si voltò verso l’amica di lunga data, ostentando una pacata sicurezza che lei non gli aveva mai visto addosso, una tale pace dei sensi che sembrava addirittura irradiarla. “Beh, cara la mia ispettrice, mi duole dirti che pretendo immediatamente il pagamento di tutti i debiti arretrati… e sono certo che la formula di pagamento che ho scelto ti piacerà parecchio!” 

A ricordare la faccia che aveva fatto Saeko, e a vedere Kaori come si stava comportando, e cosa andava a pensare, Ryo scoppiò a ridere – una risata che aumentò a dismisura quando vide quanto Kaori fosse furibonda. Stringeva i pugni, digrignava i denti, gli occhi le brillavano con il fuoco della vendetta, ogni muscolo era pronto a lanciarsi all’attacco di quella che vedeva come una rivale. 

Ere gelosa e possessiva, come era sempre stata, e bellissima.

“Beh, diciamo che centrano delle foto, ma non quelle che dici tu!” Ryo ghignò, mentre allungava il braccio verso il cassetto semi-aperto del comodino e ne estraeva una busta gialla, di quelle solitamente usate per le spedizioni, e guardava Kaori leccandosi le labbra, incapace di distogliere lo sguardo dalla V tra le lunghe gambe da modella, celata da appetitosi riccioli bruni, ed i seni, alti, sodi, dai turgidi capezzoli scuri.

Ma soprattutto, gli occhi, grandi, da cerbiatta: com’era possibile, si era sempre chiesto  Ryo, che un uomo come lui, che nella vita tanto aveva riposto nel sesso, che aveva messo l’attrazione prettamente fisica davanti a tutto, amasse così tanto una donna per quegli occhi, per la porta della sua anima?

Perché è lei, unica e sola, diversa da tutte.

Con espressione dolce ed intensa, Ryo aprì la busta, prelevandone parte del contenuto, e lo offrì a Kaori. Lei prese quegli oggetti in mano, senza proferire parola, sfiorando il tessuto ruvido e la plastica fredda con tocco leggero e titubante, ed il cuore a mille. 

Nella sua mente, tante domande. 

Nel suo cuore, altrettante risposte.

Ritornò a guardare Ryo, col cuore in gola per l’emozione, e lui coprì le mani di Kaori con la sua mano sinistra, grande e calda, che sembrava nata per proteggerla da tutto e da tutti, e strinse le dita fragili della sua compagna intorno a quegli oggetti che per quanto fossero comuni per tante persone, per lui erano speciali ed eccezionali.

Nessuno dei due disse nulla: non c’era bisogno di parole, quel gesto ne valeva per mille, un milione, forse persino di più.

Un certificato di nascita. Un passaporto. Una patente. Una carta di identità. Tutti veri, tutti appartenenti alla stessa persona: Ryo Saeba, nato ad Osaka, di anni 33, residente a Tokyo.

Era così che Saeko aveva ripagato anni e anni di lavoro svolto fino a quel momento gratuitamente: dando a Ryo un’identità, e con essa, la possibilità di costruirsi un vero futuro – di sposarsi, avere figli a cui dare il proprio nome -  al fianco della donna che amava, Kaori.

“Oh, Ryo…” sussurrò lei con le lacrime agli occhi, mentre sentiva il cuore esploderle nel petto per la gioia e per l’amore. 

Questo è il punto di partenza di cui Miki ha sempre parlato.

“In realtà, c’è anche un’altra cosa…. Silvestri era così contento che avevamo salvato il Serpenti e che non avrebbe perso il posto, che si è offerto di darmi qualunque cosa volessi oltre al compenso che avevamo già pattuito, ed io ne ho approfittato, dato che è Natale, anche perché avevo visto una cosina molto carina nel loro negozio, che mi aveva fatto pensare alla mia ragazza preferita…”

Senza alzarsi da terra, Ryo afferrò l’ultimo oggetto contenuto in quella busta – una scatola da gioielleria, marrone, su cui erano impresse in oro le lettere che componevano il nome del loro ultimo cliente. Con un gesto rapido del polso, la aprì, sfilandone il contenuto: un anello. 

Oro giallo, sottile, cinque piccole gemme rosa ovali - pietre dure ma probabilmente non eccessivamente preziose- sempre che lo fossero mai state - erano montate intorno ad un piccolo diamante centrale, a rappresentare un fiore… e Kaori non aveva dubbi che non si trattasse di un fiore qualsiasi. Un fiore di ciliegio: la pianta che fioriva quando entrambi celebravano i propri compleanni. Quello non era certo l’anello più grosso, più particolare o più prezioso che Kaori avesse mai visto, eppure lo sentiva perfetto, suo.

Mentre Ryo le infilava con nonchalance il piccolo anello al dito, senza bisogno di chiedere con parole, senza bisogno di avere risposta a voce, Kaori lasciò cadere quegli oggetti sul materasso, e portò le dita tremanti al viso di Ryo, che accarezzò lentamente, facendo scorrere i polpastrelli sull’accenno di barba.

Ryo si alzò; prese le mani di lei nelle sue, le strinse, le baciò e poi le portò al cuore, senza mai smettere di affondare negli occhi di Kaori. Rimasero così, in silenzio, per molto tempo, semplicemente guardandosi, e beandosi della rispettiva presenza. 

E poi, lei sussultò, quasi avesse ricordato improvvisamente qualcosa, e scosse il capo. Sempre col sorriso. Solo col sorriso. 

“Che c’è?” Le domandò, quasi incerto, con il tono di un ragazzino spaventato e impaurito. “Qualcosa non va?”

“No, no, stavo solo pensando… Eriko ha fatto una linea di abiti da sposa e ce n’era uno davvero bello che mi piaceva.” Kaori arrossì leggermente, quasi ammettere di aver guardato un abito da sposa significasse ammettere che aveva davvero pensato a sposare Ryo, per davvero – un argomento che avevano sì intavolato in passato, ma alla fine mai ripreso, troppo presi dal lavoro, dagli amici, e dalla vita in generale. 

“Però, ecco, insomma…” Dopo una lunga, lunghissima pausa che fece impazzire il cuore di Ryo, Kaori alzò gli occhi al cielo, sospirando rammaricata.

“Però, cosa?” Ryo ridacchio, cercando di capire quali potessero essere le obbiezioni della sua socia. “Guarda che se è una questione di prezzo, Eriko ci deve talmente tanti favori che l’abito se vuoi te lo regala… Anzi, magari riesce pure a far passare la cosa come una manovra pubblicitaria e guadagnarci qualcosa!”

“Ma no, no, non è mica questo, lo so che il costo non è un problema, me lo aveva anche detto che se, insomma, se avessimo mai deciso di, insomma, farlo, lei me lo avrebbe regalato il vestito, ma…” Kaori arrossì, e distolse lo sguardo da Ryo. Si morse le labbra, ed iniziò a farfugliare, le parole che si intrecciavano, impastavano le une alle altre in una sequela apparentemente senza senso. “Ecco, non credo mi cadrà come dovrebbe, quello che mi piaceva tanto, intendo. Non vorrei che non mi stesse bene!”

“Guarda che sei bellissima, Kaori, qualsiasi cosa ti sta da urlo, hai un corpo da modella!” Sguardo da predatore, Ryo si alzò in piedi, e prese a far viaggiare gli occhi scuri, affamati, sul corpo della sua donna, leccandosi le labbra in un modo esagerato, osceno, al limite del pornografico.  Accarezzava i soffici capelli ricci, dal colore tendente al rosso, gli occhi grandi, la bocca piena, carnosa, il lungo collo d’avorio,  il seno sodo, la pancia piatta, la vita sottile, le gambe lunghe e dai muscoli definiti ma senza essere esagerati…

Qualsiasi cosa le avesse mai detto in passato, la verità era e sarebbe rimasta sempre e solo una: nessuna donna lo aveva mai eccitato quanto faceva lei, perché oltre a far ardere il suo corpo, Kaori sola era riuscita ad infiammare il suo cuore. 

“Ehm, no, non è quello che intendo, è che, come dire…” Kaori prese un profondo respiro. Stava cercando le parole, il modo giusto. Il cuore le batteva all’impazzata, per l’emozione sì, ma anche per il timore che lui potesse reagire male all’idea che le cose potessero cambiare tra di loro, oppure che Ryo decidesse che forse lui aveva avuto ragione quando le aveva fatto quel discorso, che un futuro per loro era impossibile, troppo pericoloso, e decidesse di lasciarla, abbandonandola al proprio destino. 

No, si disse. Ryo era cambiato, rispetto ad allora: si era aperto a nuove possibilità, era maturato, cresciuto, e questo perché aveva affrontato i fantasmi del suo stesso passato. Ne era certa: sarebbe stato felice. 

Col sorriso sulle labbra, un sorriso malandrino, da ragazzina, guardò Ryo, mordendosi le labbra. “Potrebbe, ecco, tirare un po’, diciamo.”

“Tirare?” Ryo si grattò il capo: cosa voleva dire? Non riusciva ad arrivarci. Non la capiva- un evento, più unico che raro.

“Credo… anzi, so che la stoffa di quel preciso capo tirerebbe sul seno e sulla pancia.” La voce di lei era forte e chiara, il tono deciso, ma dolce. Carico di amore.

Ancora, Ryo non capiva.

“Ma se sei magra come un chiodo! E ok, il seno è grande, ma non esagerato, insomma, è giusto, proporzionato….” Iniziò a dirle, facendo nuovamente vagare gli occhi, ma stavolta con cognizione di causa, con attenzione. E allora, se ne rese conto, e ne rimase incantato, estasiato. 

Kaori era sempre bellissima, sempre dolce, armoniosa, perfetta, ma… il seno era più florido, e la linea del ventre si era addolcita, anche se solo di poco. 

Gli tornarono in mente le parole di Jane, di qualche giorno prima, e si dette dello stupido: come aveva potuto non capirlo? Come aveva fatto a non accorgersi del miracolo che stava avvenendo sotto ai suoi stessi occhi?

Sei sempre bellissima, Kaori– anzi, ad essere sincero hai un qualche cosa di diverso… non dirmelo, tu…

Sorrise felice, emozionato, il cuore che batteva all’impazzata, ed una sensazione di pace e gioia riempì il suo intero essere: per la prima volta, Ryo pensò che davvero la vita potesse essere bella, degna di essere vissuta.

Soffermò lo sguardo sul ventre della sua compagna – la sua fidanzata, la sua futura moglie – e sfiorò, quasi avesse paura di romperla, la pancia di Kaori, all’altezza dell’ombelico. 

Si sentì come percorso da una scarica elettrica, adrenalinica, forte e determinato come mai era stato fino a quel momento.

“Vuoi dire che tu…. Noi…” Era così emozionato, come un bambino che trovava un regalo sotto all’albero, che non riusciva nemmeno a parlare, le parole non gli uscivano di bocca. 

Un bambino: se glielo avessero chiesto due anni prima, quando lui e Kaori non erano ancora una coppia, Ryo non avrebbe mai concepito la possibilità di desiderare la paternità. Non avrebbe mai creduto che fosse fattibile per qualcuno che apparteneva al loro mondo. 

Un bambino: Ryo lo aveva desiderato, quel figlio, quando aveva visto quanto Kaori fosse felice per la gravidanza della sorella, quanto fosse stata partecipe nel breve tempo che era stato loro concesso, prima che Sayuri decidesse di tagliare i ponti con loro dopo ciò che era accaduto al compagno.

Un bambino: Ryo lo aveva voluto quando aveva visto quei padri che, nelle strade di New York dove avevano passeggiato, aspettavano i loro figli, e giocavano con loro, e Ryo aveva capito che lui sarebbe stato così, e non avrebbe mai trattato un figlio suo e di Kaori – biologico o adottivo – come Kaibara aveva fatto con lui.

Un bambino: un bambino loro, suo e di Kaori.

Lei non gli rispose: si limitò a dirgli di sì, con un cenno del capo, finalmente sollevata da quel peso che si era portata sulle spalle negli ultimi giorni. Dopo che Jane le aveva fatto quel curioso complimento, lei aveva riflettuto su cosa l’uomo avesse voluto dire, e all’improvviso si era resa conto di avere un ritardo. Aveva acquistato due test di gravidanza in due farmacie dalla parte opposta della città, e poi aveva atteso di essere sola a farli, nascondendoli per bene una volta che entrambi avevano dato esito positivo. 

Un bambino loro, suo e di Ryo: nulla avrebbe potuto renderla più felice. Ma lui? Non aveva fatto altro che chiedersi come lui, l’uomo che non voleva una famiglia, che asseriva che non avrebbe mai potuto avere figli, avrebbe reagito alla notizia. Kaori aveva inizialmente previsto anche scenari infausti, litigate, paure, forse anche fughe e rotture, ma alla fine si era ricreduto, ed aveva visto giusto: Ryo era felice. Come non lo era mai stato prima di allora. 

“Avresti dovuto dirmelo…” le disse, gli occhi colmi di malinconia, velati dalla preoccupazione e dalla paura - e dal rimorso. 

Kaori aspettava il loro bambino - eppure, aveva accettato di fare da esca, seguendo il piano di Jane. Le parole del mentalista continuavano a tornargli alla mente, in modo incessante, ripetitivo, e Ryo strinse i denti, quasi incapace di contenere la rabbia: Jane aveva capito. Lo sapeva. 

Eppure, nonostante lui stesso avesse affrontato la sofferenza e la tragedia del perdere la propria compagna, ed il sangue del proprio sangue,  li aveva messi in pericolo, entrambi- Kaori, ed il bambino. Era fortunato ad essere già lontano, perché diversamente, avrebbe assaggiato la collera di City Hunter.

“Ryo, no!” Kaori gli posò una mano nel cuore; lo guardò negli occhi, leggendo esattamente tutto quello che stava passando per la mente dello sweeper, e fece cenno di no col capo, supplichevole. “Non prendertela con Jane, lui non era certo che fossi incinta e comunque sono io che ho accettato di seguire il piano. E comunque…” Abbassò gli occhi, mordendosi le labbra, le gote arrossate, sembrando ancora più giovane dei suoi anni.

Poi, di nuovo, posò lo sguardo su Ryo, occhi negli occhi. Le guance erano ancora arrossate, ma sorrideva, timida, o forse imbarazzata, e il cuore dello sweeper perse un colpo, tanto fu emozionato da quello che vedeva nelle iridi di Kaori. 

“E comunque, ho accettato solo perché sapevo che tu non avresti mai permesso che succedesse nulla. Mi fido di te, Ryo- sempre.”

Ryo le sorrise, e con l’animo in subbuglio, si chinò su di lei. Non condivideva la scelta della compagna- ed era certo che nei mesi a venire avrebbero avuto molte discussioni, perché lui mai e poi mai le avrebbe permesso di rischiare alcunché, anche solo spezzarsi un’unghia ora che sapeva che stavano per diventare genitori, ma per stavolta avrebbe lasciato correre. 

Solo stavolta, però. 

“Grazie, Sugar…” sussurrò mentre le baciava la fronte, ringraziandola con quel gesto per avergli dato un futuro. “Mi hai fatto un bellissimo regalo di Natale…”

Ryo la prese tra le braccia, e la fece volteggiare nell’aria, piroettando nemmeno fosse stato un perfetto ballerino. La strinse a sé, piangendo lacrime di gioia, e le baciò la fronte, come aveva fatto quel giorno tanti anni prima, quando gli aveva imposto il ventisei marzo come suo compleanno. Lei gli aveva dato un nome, un compleanno, un’identità – ed il suo cuore. Adesso… adesso, gli donava il futuro.

Ora era tutto perfetto. la sua vita era arrivata al punto in cui, si sentiva, era sempre stato destinato ad arrivare. Full circle, come avrebbe detto Mick- anzi, come avrebbe detto Jane. 

Strinse Kaori tra le braccia, scoppiando a ridere, mentre il sole sorgeva dando il benvenuto ad una nuova giornata.

   
 
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