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Autore: semplicementeme     05/09/2009    2 recensioni
- Cosa vuoi da me?
Aveva calcato il tono della voce riferendosi alla sua persona. Hermione Jane Granger non poteva essersi scomodata per nulla.

Vecchia fanfic mai conclusa che ho deciso di rivedere e ripubblicare con le opportune correzioni.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Minerva McGranitt, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo III

 

   E poi fu un attimo. Uno schianto. La schiena di Draco che urtava contro la parete in modo violento. Hermione che guardava il giovane seduto in terra in uno stato di semi-incoscienza.

   Non lo sentiva gemere.

   Non lo vedeva muoversi.

   Era sempre lui, il solito Malfoy. Il suo viso restava una maschera imperturbabile anche adesso che si trovava sul pavimento con la schiena dolorante e, ne era sicura, non solo quella.

   Era tranquillo, come se quello che aveva appena subito non fosse mai successo.

   Era noncurante come se quello fosse il vero Draco Malfoy, come se lui fosse davvero il ragazzo spocchioso che si divertiva a mandare in bestia l’auto-controllo di Hermione, ma lei sapeva che non era così.

   Decise di scendere le scale ignorandolo, come se non lo avesse incontrato, come se non lo avesse cercato. Scendeva rapida. Non voleva restare là un minuto di più. Non voleva sentire altre parole, altre verità.

   Scendeva veloce. Uno scalino dietro l’altro… ed ad ogni passo un pezzo della sua anima andava via.

   Una ferita che credeva, sperava, guarita riprendeva a bruciare e fare male. Quella parola – Vigliacca! – era come il sale su di un taglio sanguinante. Il dolore era insopportabile, era come sentirsi strappare via la carne dal proprio petto ma non piangeva, non una lacrima.

   Lei non piangeva più. Non aveva più lacrime per farlo, o forse lo credeva…

   Non poteva più permetterselo, per lo meno non adesso che era rimasta sola a guidare l’Ordine della Fenice. Era rimasta da sola. Sola contro un folle che aveva distrutto la sua vita. Che si era portato via tutto. I suoi sogni. I suoi amici. La sua giovinezza.

   Alla fine delle scale la vide: Ginny.

   Aveva un sorriso triste sulle labbra un tempo piene ed adesso… inaridite. Come il cuore di Hermione.

   Gli occhi della più piccola dei Weasley erano vacui, avevano perso la loro vitalità. La stessa vitalità che era scomparsa dalle giornate di Hermione.

   Anche i capelli di Ginevra apparivano meno vermigli, spenti. Spenti come il fuoco che, un tempo, rinforzava l’anima di quella che era stata la più fiera dei Grifondoro.

   Hermione si rivedeva in Ginevra, Ginny si specchiava in Hermione. Così diverse esteriormente ma così simili intimamente. La guerra aveva fatto molte vittime. Alcune erano seppellite nei cimiteri, altre – come loro due – camminavano tra coloro che ancora avevano la forza per vivere.

   Ma esisteva una differenza tra le due giovani donne. Una delle due, la più piccola e forse la più forte, aveva un motivo per sopravvivere, per andare avanti, per lottare… e sperare.

  

    Quando Hermione giunse alla fine della scalinata Ginevra le si rivolse con fare severo.

       - Quando la finirete tu e Draco di schiantarvi in ogni angolo della casa? Non siamo più ad Hogwarts… purtroppo.

   Quel purtroppo era stato solo accennato, sussurrato, ma nelle orecchie di Hermione era risuonato come un urlo disperato.

   Gli occhi castani adesso guardavano Hermione smarriti, colpevoli. Possono, occhi di colore diverso ricordare così intensamente qualcuno che non c’è più? Eppure era così, gli occhi nocciola di Ginevra ricordavano ad Hermione quelli di Ron.

   La stessa espressione smarrita. La stessa espressione perduta di quella mattina. Attraverso quegli occhi riuscì a rivedere, per pochi secondi, Ron.

   Purtroppo, però, non erano più ad Hogwarts.

   Erano ancora giovani.

   Troppo giovani.

   Nel mondo Babbano alla loro età – non più adolescenti, ma ancora troppo giovani per essere considerati adulti – la massima preoccupazione era scegliere a quale festa del college partecipare.

   Nel Mondo Magico alla loro età, in quel contesto specialmente, la massima preoccupazione era comprendere come riuscire a sopravvivere ad un altro giorno di guerra.

   Quei pensieri accompagnavano ogni giorno Hermione, prima di un nuovo attacco diventavano il suo chiodo fisso.

   Spesso aveva desiderato abbandonare tutto e vivere semplicemente come una Babbana ma poi si fermava, pensava a tutto ciò che aveva vissuto e si dava della stupida: fuggire, ecco cosa voleva fare. Lei non poteva, lei doveva lottare e vendicarsi anche se non sapeva bene di chi, o di cosa.

       - Ginny non preoccuparti. Malfoy ha la pellaccia dura, vedrai che tra meno di due minuti tornerà a rompere come prima.

       - Non credi di aver esagerato? Sei stata tu che sei andata a cercarlo!

   Incurante delle parole di Ginny, si diresse verso la biblioteca.

      Un camino scoppiettante rischiara la stanza. Le tende blu scuro erano tirate e non lasciavano passare la luce dell’esterno, non cambiava nulla che fosse giorno o fosse notte, lì, in quella stanza, la luce del Sole non era mai arrivata.

   Un mobilio stentato. Un divano e due poltrone sempre blu, come le tende. Una libreria stracolma di libri che Hermione aveva già letto e che conosceva a memoria. Non un oggetto a dare un po’ di calore a quell’ambiente.

   Era tutto così impersonale.

   Impersonale come era diventata Hermione.

   Hermione che non provava più niente.

   Nulla scalfiva il suo spirito.

   Nulla la feriva.

   Tutto le scivolava addosso.

   Era davvero così? Era tutto vero o semplicemente, il muro che aveva innalzato, impediva ad altri di leggere il suo animo?

   Il suo smisurato ego, oltre alla dolce vendetta, erano diventati gli unici sentimenti che l’accompagnavano? Era davvero diventata così fredda?

   Si mise a sedere davanti al camino per godere del suo fittizio calore: il suo corpo si scaldava ma la sua anima restava fredda.

 

§§§§§*§§§§§

 

       - Hermione, qualunque cosa accada, qualunque, prometti che andrai avanti. Promettimi che lotterai per avere un mondo migliore… anche se io non dovessi essere al tuo fianco. Giuralo!

       - Ronald cosa…

   L’indice di Ron, posato sulle sue labbra, le impedì di continuare a parlare. Gli occhi azzurri del giovane erano seri, attenti, in attesa di una risposta.

   Il silenzio fu spezzato ancora una volta da Ron.

       - Ti prego Herm! Ho bisogno di saperlo. È necessario. Devo sapere che qualsiasi cosa accada tu continuerai a lottare, a vivere, per noi. Voglio essere certo che continuerai ad amare come hai sempre fatto. Giuralo!

   Gli occhi castani di Hermione fissavano quelli azzurri di Ron. Il tempo sembrava essersi fermato. I respiri erano lenti, quasi statici. Ron stringeva una mano di Hermione che sembrava come in un’altra dimensione.

   Con uno scatto rigido la ragazza si mise a sedere sul grande letto a baldacchino. I lunghi capelli castani a coprirle i seni nudi. Il freddo che la investì fu nulla se paragonato al gelo che avvertiva nel cuore.

   Adesso anche lui era seduto al centro del letto e la profonda cicatrice che attraversava il suo torace era in bella mostra. Hermione inavvertitamente, o forse volontariamente, aveva posato i suoi occhi su quello squarcio che deturpava quel corpo di adolescente ancora troppo giovane per aver assaporato il sapore amaro della guerra… eppure quel marchio diceva il contrario.

   Il respiro di Ron era regolare come se non avesse detto nulla di orribile. Come se avesse chiesto ad Hermione di andare insieme la partita dei Cannoni, ma non era così. Ron le aveva chiesto un giuramento, le aveva chiesto di continuare a vivere nel caso in cui lui fosse morto.

   Morto.

   Lasciata da sola, anzi  no, abbandonata. Contro la sua volontà.

   Morto.

Andato via, per sempre, per l’eternità.

   Poteva accettarlo?

   Davvero Hermione aveva la forza per accettare l’abbandono, la separazione da Ron? Era davvero così forte da potersi alzare, nuovamente?

   Avrebbe ancora avuto il coraggio di continuare a vivere? Di amare?

  

   Ron lesse nei suoi occhi il dolore. La rabbia. Il senso di abbandono. No. Non era questo che voleva. Lui voleva solo essere certo che, in qualsiasi caso, Hermione avrebbe continuato a vivere come aveva sempre fatto.

   Non riuscì a fermarsi. Non riuscì a controllare l’istinto.

   Afferrò la sua nuca, quasi con violenza. Avvicinò il suo viso a quello di lei. Le fronti a combaciare. Occhi negli occhi.

       - Ho bisogno di sapere che sarà così. Giuralo.

   La sua voce parve un lamento che si contrapponeva alla forza di quei gesti. Era una preghiera. Una supplica a cui Hermione non riuscì a rispondere.

       - Ron io… io…

   La presa alla nuca si accentuò, forse fece male ad Hermione ma il terrore negli occhi di lei era troppo grande per lasciar trasparire altre sensazioni. Non voleva, non poteva. Non ce l’avrebbe fatta, ne era certa.

       - Ti supplico. Giurami che anche se io dovessi morire tu continuerai ad amare. Herm, giurami che non ti lascerai morire.

   Perché era tutto lì, Ron lo sapeva. Se Hermione avesse smesso di amare avrebbe smesso anche di vivere come era già accaduto in passato.

 

§§§§§*§§§§§

 

   Alla fine aveva vinto Ron. Aveva promesso. Continuava a vivere ma si impediva di amare. Non poteva amare, non più. Aveva perso tutto. Aveva perso se stessa.

   Non voleva più amare. Faceva solo male. Legarsi a qualcuno per poi separarsene. No, era stanca. Disillusa.

   Aveva deciso di sopravvivere. Aveva deciso di continuare a lottare per permettere agli altri, alle future generazioni, di poter vivere con serenità la bellezza della vita.

   Aveva chiuso le porte del suo cuore. Non poteva permettersi di crollare ancora, di nuovo.

 

   Un passo insicuro la ridestò dai suoi ricordi e dalla sue riflessioni. Un fagottino le si avvicinò nel suo vestitino azzurro. I capelli mori della piccola ricadevano liberi sulle sue piccole spalle. Gli occhi attenti e scrutatori ricordavano tanto quelli della madre ma il taglio era proprio quello del padre. Quella piccola era il perfetto mix tra i suoi genitori.

       - Ehi piccolina che ci fai qui? A quest’ora dovresti essere a letto già da un pezzo, se lo scoprisse la mamma sai che si arrabbierebbe tantissimo?

       - Zia fiaba.

   La piccola le prese l’indice tra le paffute manine e le indicò con un sorriso birichino la libreria. Scompigliandole i capelli e regalandole uno dei suoi rari sorrisi, Hermione si alzò dal divano sul quale era seduta da ormai diversi minuti. Con sicurezza prese il libro “Fiabe Babbane” e si rimise a sedere sul grande divano dove la piccola l’attendeva con ansia. Con un incantesimo non verbale fece apparire una coperta con la quale coprì la bambina che si era accucciata al suo fianco.

   Solo in quei frangenti Hermione tornava ad essere più umana. Solo con quella bambina paffuta lasciava alle spalle il pensiero della guerra.

   In fondo era per lei, per quella futura generazione, che continuava a lottare.

   La bambina, intanto, si era accoccolata meglio al fianco di Hermione ed era in trepidante attesa sperando di sentire le avventure dei suoi personaggi preferiti.

   Però, quando Hermione aprì il libro, fu un’altra la voce che si propagò per la stanza silenziosa.

       - Cordelia Ginevra Weasley cosa ci fai qui? Dovresti essere a dormire già da un pezzo!

   Il passo sicuro di Ginny si avvicinava minaccioso verso di loro. Hermione neanche si era voltata. La piccola Cordelia, nel frattempo, si era nascosta sotto le coperte sperando di fuggire alla madre. Hermione osservava la scena con il sorriso sulle labbra.

   Era davvero solo in quei momenti che riusciva a dimenticare l’orrore di quella guerra. Solo in quei momenti sentiva battere il suo cuore. Forse non c’erano solo sentimenti negativi nel suo animo. Forse anche per lei esisteva ancora una speranza.

   Ginny, mani sui fianchi e piede che sbatteva nervosamente in terra, aveva assunto una posa molto familiare, identica a quella di Molly, sua madre. Le parole uscirono dalla bocca di Hermione con facilità

       - Ginny credo che tu ti sia sbagliata. Cordelia non è qui.

   Ginevra roteò gli occhi al cielo. Non sopportava quando era costretta ad impersonare il ruolo della mamma cattiva. Si mise a sbuffare e sedette anche lei sul divano, facendo attenzione a non schiacciare la piccola. Portandosi l’indice alle labbra fece cenno all’altra di restare in silenzio. Con un movimento rapido tolse la coperta da una Cordelia rannicchiata di sotto. La bambina emise un gridolino spaventato. Mentre la madre con le braccia conserte si rivolse verso l’amica.

       - Dimmi Hermione, sei ancora così sicura di non aver visto Cordelia in giro?

   Le due donne si scambiarono un gesto di intesa senza farsi vedere dalla bambina.                        

       - No, Gin ti assicuro. Non ho visto nessuno.

   Intanto la bambina restava immobile. Tesa come la corda di un violino. Gli occhi serrati. I pugni stretti. Le labbra sigillate. A stento Hermione tratteneva le risate. Quella bambina era la boccata di ossigeno che occorreva per ridare vivacità a tutti gli occupanti di quella casa.

   Ginny senza attendere oltre si buttò sulla piccola Cordelia ed iniziò a farle il solletico. La bambina restò immobile per alcuni secondi ma poi esplose. La sua risata cristallina riempì il salone. Lottando con tutte le sue forze cercava di bloccare le mani della madre, ma con scarsi risultati.

       - Batta… mamma… batta… io a letto… batta però…

   Ginny all’ennesima richiesta di tregua da parte della figlia si decise a smettere. Fissava con cipiglio severo la piccola ed attendeva che questa si mettesse a sedere compostamente sul divano. Salutata Hermione con un bacio sulla guancia, che la strega accettò volentieri, Cordelia scese dal divano e sorrise alla madre cercando di rabbonirla. L’effetto sperato non si fece attendere e Ginevra prese tra le braccia la figlia dandole un bacio tra i capelli: era difficile essere severi con quella bambina dal sorriso contagioso e dalla risata cristallina.

   Così Hermione rimase nuovamente sola nella grande biblioteca. Le risa di Cordelia erano solo un ricordo ma la strega le sentiva ancora vive, presenti. Chiuse gli occhi cercando di bearsi ancora un po’ di quella sensazione di serenità, di pace.

  

   Quando riaprì gli occhi la tranquillità e serenità erano scomparse per lasciare spazio alla solita espressione seria e decisa. Iniziò a parlare senza staccare mai gli occhi dalle fiamme.

       - Mi dà tremendamente fastidio la gente che mi spia.

   Un lieve fremito dell’aria e da sotto il mantello dell’invisibilità era apparso Draco Malfoy. Senza perdere la sua compostezza, senza mostrare sorpresa per essere stato scoperto, senza far trapelare i propri sentimenti, poggiò il gomito sinistro sul cornicione del camino, la mano del medesimo lato venne utilizzata come un cuscino. Adesso la fissava silenzioso.

   Hermione non perse la sua aria seria, i suoi occhi ancora puntati, fissi ed immobili, sul camino.

       - Mi dà ancora più fastidio la gente che tenta di utilizzare la Legilimanzia sulla mia persona. Che diamine vuoi sapere?

   Draco non si scompose nel sentire quelle parole così piene di rabbia, anzi, il ghigno sulle sue labbra si allargò ulteriormente e rispose con la perfidia che lo aveva da sempre caratterizzato.

       - Vorrei solo capire fino a che punto si spinge la tua vigliaccheria.

   Al suono di quelle parole Hermione si era risvegliata. Finalmente gli occhi lasciarono le fiamme danzanti e si posarono in quelli di Draco che mantenne la sua espressione strafottente.

   Lo sapevano entrambi: un’altra battaglia stava per cominciare.

 

   Buonasera. Scusate l’enorme ritardo ma sapete tra estate, vacanze e studio ho rallentato, ulteriormente, il ritmo degli aggiornamenti.

   Ecco un altro capitolo di questa storia ed ancora, da qui non si capisce granché. Ho apportato qualche modifica al personaggio di Ronald rispetto alla prima stesura, adesso ho cercato di renderlo leggermente più… maturo, uomo, concedetemi questo termine. Per chi avesse letto la prima versione della storia… non rivelate nulla circa Cordelia se è possibile.

  Adesso passo ai ringraziamenti.

 

RINGRAZIAMENTI:

 

- WHITNEY: prima di tutto crepi il lupo ed il lupacchiotto. Effettivamente anche se c’è stata l’estate di mezzo l’università non mi ha mai abbandonata e poi sono rimasta in ospedale a fare un po’ di sano tirocinio che non fa mai male. Per quel che riguarda la storia come hai potuto notare ancora non succede, per quel che riguarda i due protagonisti, nulla di eclatante se non qualche scaramuccia dovuta al caratterino battagliero di Hermione e a quello leggermente “serpeggiante” di Draco! Ti ringrazio per i complimenti relativi allo scorso capitolo e spero che anche questo non ti abbia deluso. Alla prossima!

 

- STEPHY89D: ciao. Mia cara prima di capire il rapporto esistente tra Draco ed Hermione dovrai attendere molto anche perché neanch’io ho idea di come impostarlo. Spero che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto e non ti abbia annoiato dato che i contatti – io li definirei più che altro scontri – tra i due protagonisti sono stati davvero pochi. Alla prossima!

 

- RANYARE: ti dirò la verità, dopo gli ultimi due capitoli che ho letto pubblicare questo mio piccolo ed insulso capitoletto mi ha creato qualche problema (parlo così perché tanto Diana è tranquilla nel suo Paradiso meritato e guadagnato con il sudore e con il sangue! Cerco di alleggerire la tensione perché se ripenso a ieri ed a stamattina riprendo a piangere!). Voglio essere maligna e dirti che mi fa parecchio piacere sapere che hai avuto la pelle d’oca leggendo dei ricordi di Hermione relativi a Ron, così impari a farmi piangere per due giorni di seguito (e gira e che ti rigira torniamo sempre da Diana… ma riuscirò mai a staccarmi da questo personaggio? Spero di no perché lo amo!), per quel che riguarda Ron non so se hai notato che ho cercato di renderlo un po’ più uomo in questo capitolo – non mi riferisco alla ferita sul torace ma al modo con cui tratta Hermione – anche perché io sono stanca di leggere sempre di un Ron deficiente ed imbranato, ogni tanto diamo qualche onore a questo povero ragazzo! Per quel che riguarda Hermione se ricordi la prima versione e soprattutto se hai la bontà di aspettare il proseguimento della storia, capirai perché è così mutata, trasformata. Scusa, solo una domanda – e si torna sempre a Diana! – io farei soffrire troppo Hermione? Io farei soffrire troppo un personaggio… senti da quale pulpito viene la predica (tu fai soffrire anche la povera Lyl!)… dai su che a sofferenza mi sa tanto che ci possiamo dare la mano, tu per i tuoi motivi ed io per i miei ed i nostri personaggi ne risentono! Come siamo sadiche! Per quel che riguarda Draco ma secondo te in questo capitolo l’ho reso troppo poco bastardo? Concludo con questa domanda, spero di non averti tediata con questo capitolo (ma guarda che linguaggio aulico riesco ad utilizzare, mi faccio paura da sola!) e speriamo di leggerti al più presto! Un bacio ed alla prossima. P.S. auguri Fenice (per un po’ dovrai sentirti chiamare così!)…

 

   Credo di aver detto tutto. Non mi resta che darvi appuntamento al prossimo capitolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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