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Autore: crazy lion    12/03/2022    0 recensioni
Che succede quando una sirena si imbatte in una creatura più piccola e indifesa? Tutti sanno che proteggere e difendere sono istinti umani, ma le sirene stesse non sembrano fare eccezione. E' questo il caso di Lucia e della piccola Emiko, bambina che nasconde un segreto in buona fede, guidata da un cuore piccolo ma grande come la sua forza di volontà. Lasciate che si fidi di voi, accompagnandovi per mostrarvi come sarà il suo futuro accanto alla sirena dalla perla rosa. Disclaimer: i personaggi non mi appartegono, ma sono proprietà degli autori che li hanno ideati. La storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaito, Kaito Domoto, Karen, Luchia Nanami, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2.
 
EMIKO
 
“Lucia?”
La ragazza sussultò sul divano.
“Oh, ciao Kaito, non ti avevo sentito arrivare.”
“Me ne sono accorto, ti ho chiamata tre volte.”
“Cosa? Dici davvero? Scusami, non ti ho nemmeno preparato la cena.”
“Come mai eri così assorta?”
“Ho pensato a quanto è stato difficile sconfiggere Gaito.”
“Già, ma ora non riflettiamo più su questa storia. Preparo un’insalata al volo.”
“No, ci penso io. Ti va bene se ci metto anche fagioli, mozzarella e tonno?”
“Va benissimo.”
Quella sera guardarono Il Re Leone 2 in inglese e cantarono insieme la canzone che Kiara e Kovu cantano a un certo punto.
“Pronto?” gli chiese Lucia.
“Prontissimo, la canteremo tutta insieme, anche se la prima parte è solo di Kiara.”
“D’accordo.”
In a perfect world
One we've never known
We would never need to face the world alone
They can have their world
We'll create our own
I may not be brave or strong or smart
But somewhere in my secret heart
 
I know
Love will find a way
Anywhere I go
I'm home
If you are there beside me
Like dark turning into day
Somehow we'll come through
Now that I've found you
Love will find a way
 
I was so afraid
Now I realize
Love is never wrong
And so it never dies
there's a perfect world
Shining in your eyes
And if only they could feel it too
The happiness
I feel with you
[…]
Poi si misero a ridere come i protagonisti, così, senza motivo. Era bello ridere davvero, senza preoccupazioni o problemi, come Gaito, le Dark Lovers o le Black Beauty Sisters.
“Che bella canzone!” esclamò Lucia alla fine del film, poi sbadigliò.
“È meglio se andiamo a dormire, che dici?” le chiese Kaito prendendola per mano.
“Dico che è una buona idea.”
Dopo tre mesi di fidanzamento, sicuri del loro amore, lei e Kaito avevano contattato un'assistente sociale per diventare genitori affidatari.
“Voi convivete, se foste sposati sarebbe più facile, ma non è impossibile. State insieme da poco, ma vi conoscete da molto.”
“Esatto, sappiamo tutto l’uno dell’altra” rispose Kaito. “E sappiamo che tre mesi di convivenza sono pochi, ma ci conosciamo da molto tempo, stiamo insieme da quasi un anno e siamo sicuri del nostro amore.”
Lucia sorrise a quelle parole. Lo pensava anche lei.
L’assistente sociale continuò.
“Voi avete una solida posizione finanziaria?”
“Io lavoro come insegnante di musica, lei come tuttofare in un hotel” rispose
 Kaito.
“Quindi, se il bambino fosse piccolo, Lucia potrebbe restare a casa ad occuparsene mentre Kaito lavora.”
“Esatto” rispose la ragazza.
“Bene. È improbabile, però, che vi affidino la bambina che avete trovato. I neonati vengono adottati subito, è probabile che abbia già trovato una famiglia. Voi non potrete decidere né l'età, né il sesso, né l'etnia del bambino o della bambina che vi verrà affidato.”
Poi avevano proceduto con le pratiche burocratiche e, e, nel giro di qualche altro mese, erano diventati disponibili ad accogliere un bambino. Ora avevano una casa loro, nella quale convivevano. Ricevettero una chiamata dall'assistente sociale una domenica, mentre erano seduti sul divano a guardare la televisione.
“Ho una bellissima notizia per voi!” esordì. Era passato solo un mese da quando erano diventati genitori affidatari. “La bambina che avete trovato è ancora in attesa di una famiglia e abbiamo scelto voi come genitori affidatari. Se tutto andrà bene potrete anche adottarla.”
“E quando possiamo venirla a prendere?”
“Anche subito.”
L'assistente sociale spiegò loro dove si trovava l'orfanotrofio e disse che li avrebbe raggiunti lì. Tutti ci arrivarono in mezz'ora di auto.
“Salve” li salutò l'assistente sociale, che si chiamava Akane.
“Buongiorno” risposero all'unisono Lucia e Kaito.
Akane suonò il campanello e una voce rispose al citofono:
“Chi è?”
“Siamo l'assistente sociale Akane, Lucia e Kaito” rispose la donna.
Venne loro aperto subito.
Tanti bambini giocavano in giardino.
“Tutti aspettano una famiglia” disse Lucia. “Me li porterei a casa a uno a uno solo per dar loro una mamma e un papà.”
“Anch'io, ma almeno sappiamo che c'è una bambina che ci sta aspettando.”
“Infatti, Kaito ha ragione, e poi ci sono tante coppie che vogliono adottare” disse Akane.
Aveva i capelli ricci e lunghi e gli occhi nocciola. Era molto alta, quasi un metro e novanta giudicò Lucia, e indossava, come sempre nei loro incontri precedenti, abiti semplici, quel giorno jeans e maglietta visto il periodo estivo.
Quando entrarono nell'edificio, con alle pareti i disegni dei bambini - principalmente montagne, animali, il mare o alcuni pesci -, furono accolti dalla direttrice. Era sulla quarantina e li accolse con calore.
“Vi stavo aspettando” disse. “Seguitemi.”
Aveva capelli e occhi nerissimi e la pelle lattea, tutte caratteristiche che saltavano all'occhio, soprattutto il colore della pelle, visto che si trovavano in Giappone.
Li accompagnò in una camerata nella quale c'erano tanti lettini. I bambini, di diverse età, dormivano beati.
“Quella là in fondo è Emiko, la bambina che avete salvato” disse. “Andate pure a prenderla in braccio.”
Quando i due si avvicinarono al lettino si resero conto di quanto la bambina fosse diventata grande. Adesso aveva undici mesi, li informò la donna, e si chiamava Emiko. Aveva i capelli castani più lunghi e i suoi meravigliosi occhi maroni che avevano conquistato Lucia quando l’aveva presa in braccio per la prima volta, e il ciuccio in bocca. Era così carina.
“Abbiamo dovuto darle un nome quand'è arrivata qui. L'hanno portata gli assistenti sociali. Abbiamo anche stabilito la data di nascita il 14 settembre, il giorno in cui è arrivata. Gli assistenti sociali hanno cercato i suoi genitori ma senza alcun risultato, così è diventata una bambina adottabile.”
“E come mai non è stata adottata prima? L’assistente sociale ci ha spiegato che i neonati vengono adottati subito” disse Kaito.
“Non lo so,” gli rispose la donna, “forse era destino che vi incontraste di nuovo.”
Il desiderio di Lucia di prendere in braccio Emiko era fortissimo, ma non voleva svegliarla.
“Che aspetti?” le chiese Kaito. “Prendila.”
La ragazza si chinò e la sollevò piano, stringendola a sé. La bambina si svegliò e iniziò a piangere, ma non appena vide Lucia si calmò.
“È come se ti avesse riconosciuta! Incredibile” disse Kaito.
“Già, assurdo” rispose la ragazza.
Ma sapeva, fin dal giorno in cui si era presa cura di lei, che tra loro due si era stabilito un legame profondo, che niente e nessuno avrebbe potuto spezzare.
“Ah!” esclamò la piccola e le sorrise.
“Emiko, hai un nome bellissimo” le disse la ragazza.
Il giorno in cui l'aveva trovata si era chiesta come si chiamasse e aveva detto a Kato che la piccola doveva avere un bellissimo nome. Era così, infatti.
“Chissà dov'è la sua mamma” disse Lucia e sospirò.
“Forse era troppo povera e l'ha abbandonata perché non poteva occuparsene” disse l'assistente sociale.
“E non avrebbe potuto chiedere aiuto a qualcuno?” chiese Kaito.
“Forse si vergognava” disse la direttrice.
“Avrete Emiko in affidamento per un periodo che va dai sei mesi all'anno e mezzo, queste cose vanno per le lunghe, e poi ci sono varie opzioni: o Emiko sarà affidata a un’altra famiglia, cosa che ritengo improbabile, o sarà rinnovato l’affidamento a voi, o, più probabilmente, se non ci sono parenti che si fanno vivi e la vogliono con loro, potrete adottarla.”
“Davvero? Sul serio potremmo adottarla? Ci assicura che tutto andrà bene?” chiese Kaito.
“A meno che i suoi genitori o alcuni parenti si presentino in aula, cosa che ormai ritengo poco probabile, dovrebbe andare tutto liscio. Verrò a casa vostra per dei controlli mensili. Vi ricordo, comunque, che per il momento si tratta di affidamento temporaneo, non di adozione.”
Un altro assistente sociale li aveva fatti anche prima, quando stavano cercando di diventare genitori affidatari.
“Ce ne rendiamo conto” disse Lucia.
I due tirarono un sospiro di sollievo, soprattutto Lucia che era affezionatissima alla piccola. I mesi nei quali non l'aveva vista erano stati i più duri per lei. Aveva pianto ogni giorno ed era diventata inconsolabile. Né Nikora, né Kaito, né le amiche Hanon e Rina erano riuscite a calmarla. Ma adesso era tutto finito.
“D'accordo, abbiamo capito” disse Kaito.
Firmarono alcuni documenti, poi la donna che aveva parlato loro di Emiko, quella che lavorava all’orfanotrofio, disse che avrebbero dovuto lasciare lì tutti i suoi vestiti e anche il pannolino.
“Non vogliamo che i bambini abbiano il ricordo di questo posto. Per quanto li trattiamo bene, non siamo i loro genitori.”
“Ma non abbiamo vestiti per bambini, dobbiamo ancora organizzarci” disse Lucia.
“Andremo a comprarne qualcuno in fretta, penseremo dopo al resto” disse Kaito.
Così fecero e acquistarono anche una confezione di pannolini. Lucia spogliò la bambina e le mise un altro pannolino – quello che indossava era, tra l’altro, bagnato di pipì – e le fece indossare un completino rosa, poi lei e Kaito portarono a casa la piccola, non prima di essere andati a comprare tutto ciò che le serviva: vestitini, altri pannolini, un fasciatoio, un passeggino, un ciuccio e molto altro. Poi andarono a fare la spesa. Kaito spingeva il carrello ed Emiko si guardava intorno per cercare la mamma, che era andata a prendere un po’ di cioccolatini.
“Non riesci proprio a resistere al cioccolato, eh, Lucia?” le chiese lui.
Lei gli tirò una gomitata scherzosa, poi il ragazzo riprese a spingere, e la bambina disse:
“No, papà no, mamma.”
Lucia sorrise e prese il carrello.
Una volta arrivati, sistemarono tutto e montarono il fasciatoio e il seggiolone.
“Benvenuta a casa, piccolina!” esclamò Kaito.
Lucia la mise seduta per terra, sul tappeto, e la bambina prese a gattonare raggiungendo il cesto dei giocattoli. I due si erano preparati nel caso il bambino fosse stato piccolo. Avevano anche una cameretta per lei.
“Ti piace, eh?” chiese Kaito alla bambina, che muoveva fra le piccole mani paffute un orsetto bianco.
Lucia le accarezzò i capelli.
“Sei una meraviglia, lo sai? Grazie per non esserti ritrasformata in una Fata dei Coralli per essere rimasta con me. Alla fine ci siamo ritrovate.”
Kaito non disse niente: aveva capito tutto.
All'improvviso la bambina cominciò a piangere.
“Forse ha fame, è quasi ora di pranzo” disse Kaito.
Per fortuna avevano in casa del latte in polvere, anche quello preso nel caso il bimbo avesse avuto meno di un anno. Lucia aveva letto molti libri sui bambini in quel periodo e aveva scoperto che il latte vaccino va dato ai piccoli dopo il primo anno di età. Quando il latte fu pronto, prese in braccio la bambina, si accomodò su una sedia della cucina e prese a darglielo. Le labbra della bambina formarono un cerchio perfetto attorno alla tettarella e la piccina prese a succhiare avidamente, prendendo anche il biberon con le sue manine.
“No, poi ti sbrodoli tutta” disse Kaito.
“Esatto, non si fa” aggiunse Lucia.
Poco dopo, la bambina si addormentò fra le braccia della ragazza e con il ciuccio in bocca.
“Guardala, Kaito. È così beata!”
“Già, sembra un angioletto.”
“La porto a fare la nanna.”
Kaito guardò, con occhi pieni di gioia, Lucia mettere a letto Emiko con gesti dolci.
“Ecco fatto piccola, buon riposino” le sussurrò, prima di baciarle la fronte.
“Sei così brava con lei, ti comporti proprio come una mamma” disse Kaito quando furono in salotto, accarezzando i capelli biondi di Lucia.
Lei gli sfiorò la barba rifatta da poco.
“Beh, ora lo sono, no? Diamo genitori.”
“Sì, lo so, ma anche quel giorno, quando l'abbiamo trovata, tu eri fantastica con lei. Come fai?”
“Amo i bambini, tutto qui, e ho sempre desiderato di averne uno tutto mio. Non credevo sarebbe successo a ventisette anni, ma si sa, la vita a volte ti sorprende.”
“Hai ragione. Nemmeno io pensavo di avere figli alla tua stessa età, anche se prima di diventare genitori affidatari ne stavamo parlando.”
“Sì, è vero. Beh, ora abbiamo una figlia, ma nulla ci vieta di averne di naturali.”
“No, infatti, ma io direi di aspettare un po'. In fondo Emiko è ancora piccola.”
“Hai ragione.”
Quando Emiko si svegliò, richiese altro latte.
“Dovremmo anche comprarle gli omogeneizzati e la pastina per prepararle la pappa per il pranzo e la cena” disse Lucia. “Oggi me ne sono dimenticata e le ho dato solo il latte, ci credo che ora abbia fame.”
“Dovremmo avere degli omogeneizzati di mela o pera e degli yogurt in frigo. Controlla” disse Kaito.
Lucia lo fece e optò per lo yogurt. Glielo diede, ma la bambina non era ancora sazia. Volendo variare, Kaito prese una marmellatina alla fragola e gliela diede. La piccola la gradì moltissimo.
“Pancia piena” disse Lucia.
“Perché non la portiamo un po' al mare, amore? Così io faccio surf e voi mi guardate. E poi, stare al mare farà bene alla piccola.”
Lucia si trovò d'accordo, Kaito si cambiò e si diressero alla spiaggia. All'inizio videro il mare e lo sentirono appena, ma più si avvicinavano più lo udivano.
“Quando sei arrivata da me ti ho portata qui, sai piccola?” le disse Lucia. “E abbiamo incontrato il papà.”
Intanto Kaito era entrato in acqua con la sua tavola e faceva surf come sempre con grande abilità.
“Vedi com'è bravo il papi?” chiese Lucia a Emiko, facendo una vocina acuta.
Si sedette sulla sabbia e la posò davanti a sé, sostenendola, anche se la bambina sapeva farlo da sola e, se fosse caduta, non si sarebbe fatta male.
“Com’è bello il mare, vero?” le chiese, dato che la bambina osservava l'oceano come rapita. “Come ti ho detto quando ti ho trovata, io lo adoro e quando posso faccio il bagno. Vuoi vedere una cosa molto bella?”
Pur essendo estate non c'era nessuno in giro, così Lucia decise di agire.
“Kaito, mi trasformo!” gridò, in modo che lui potesse sentire.
“D'accordo, ti aspetto qui.”
La piccola era una fata dei coralli trasformata in neonata, le Dark Lovers l’avevano portata sott’acqua e aveva respirato tranquillamente, quindi non aveva bisogno di un boccaglio per respirare, lo faceva benissimo da sola anche se era diventata una bambina normale. La nuotata fino all’Oceano Pacifico del Nord sarebbe stata lunga e faticosa, ma le due non avrebbero avuto fame sott’acqua.
“Guarda, adesso ci immergiamo nel mare. Ti porterò in un posto bellissimo, anche se come fata dei coralli lo conoscerai già.”
Esclamò:
“Voce di Perla rosa!”
Si riferiva alla perla che aveva perso e poi ritrovato anni dopo. Era rimasta con Kaito e lei aveva ritrovato lui e la perla in una sola volta.
Quando toccò l’acqua si trasformò in sirena, si immerse con in braccio la piccola, se la mise sulla schiena e cominciò a nuotare. La piccola le si aggrappò alle spalle. Pesci multicolore e molluschi passavano loro vicino, che la bambina indicava con un ditino e rideva. Poi Lucia cominciò a cantare, per farla rilassare.
Lalalala
Lalalala
Lalalala
lalala
Ciao sono Lucia
Sono una sirena
Può sembrare strano
Ma è una storia vera
Noi viviamo in un palazzo giù
Nel mare Blu
 
Ci accompagna sempre
una perla rara
che ci da magia
e una forza strana
la sua luce ci difenderà
che felicità.
 
Blue song love dream
Mermaid Melody
Siamo principesse sirene si!
Blue sea blue sky
Tu con noi vivrai
Mille avventure tu sognerai
 
Sotto negli abissi
Ci minaccia Gaito
Ma noi vinceremo
Con il nostro canto
Un segreto nascondiamo noi
Insieme a voi
 
Per i nostri amici
Diamo il nostro cuore
Dietro ai nostri sguardi
Crescerà l’amore
La leggenda su di noi è già
La verità
 
Blue song love dream
Mermaid Melody
Siamo principesse sirene si!
Blue sea blue sky
Tu con noi vivrai
Mille avventure tu sognerai
Mille avventure tu sognerai.
[…]
La bambina rise e batté le manine alla fine della canzone.
“Ah lalalalalala” disse.
Lucia sorrise e lo trovò adorabile, non c'erano altre parole per descriverlo. Nuotare con la bambina, che continuava a muoversi su di lei, era difficile e stancante, ma la principessa del mare ci riuscì. Raggiunse lo stretto di Tsugaru, a est, che metteva in comunicazione il Mar del Giappone e l’Oceano Pacifico.
 
 
 
CREDITS:
Heather Headley, Kenny Lattimore, Love Will Find A Way
Sol Boltempi, Sigla
   
 
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