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Autore: cin75    13/03/2022    4 recensioni
E se il mondo avesse ancora bisogno dei Winchester ?
E se tornare indietro, sulla Terra, sarebbe un colpo al cuore per chi torna e per chi resta?
Ma sono loro, sono i Winchester, e loro faranno quello che c'è da fare, perchè è ciò che sanno fare meglio.
Genere: Slice of life, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jack Kline, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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CAP 2

“...Volete mandarci indietro?”

“Non come intendi tu, Sam!” si apprestò a dire Castiel.
“E come allora?!” intervenne Dean che nel frattempo si era andato a sedere su una delle sedie per metabolizzare il tutto.
“4 ore. Vi manderò sulla Terra solo per 4 ore. Sappiamo dove si trova Malphas e dove farà il rito che lo potenzierà. Ma voglio che sia chiara una cosa.” asserì con una determinazione che i due fratelli non gli avevano mai visto. Nemmeno quando erano in vita e Jack era un “ragazzino” provetto Power Ranger.
“Cosa?!” quasi sussurrò Sam, che ora , era seduto accanto al fratello.
“Se portate a termine la missione, è qui che tornerete. Se in qualsiasi modo verrete feriti in modo lieve o grave, è qui che tornerete. Se la missione non va’ in porto, è qui che tornerete. Il Paradiso è casa vostra e indifferentemente da come andranno le cose è a casa vostra che vi riporterò. Questo non è in discussione!” concluse restando in piedi, tra i due. “Ma voi..ora come ora..siete...restate la mia unica possibilità di fermare quel demone. L’unica possibilità di salvezza dell’umanità.”

I fratelli rimasero in silenzio per un po’, poi fu Dean a parlare.
“Quanto tempo è passato?!”
“Da quando Malphas è sfuggito al controllo dell’Inferno?” domandò di rimando Castiel.
“No, da quanto tempo manchiamo laggiù?!” precisò il maggiore sapendo il modo diverso in cui scorreva il tempo in Paradiso.
Jack sospirò, guardò comprensivo Castiel. “Per loro...Circa una ventina di anni da Sam. Per te, di più, per ovvie ragioni!!”

Il maggiore annuì, per le “ovvie ragioni”.
Evitando però di guardare Sam, sempre per quelle “ovvie ragioni”.

Si alzò dal suo posto e andò verso la grande vetrata che dava sull’infinito del Paradiso. 

Un attimo dopo sentì accanto a lui, la presenza del fratello.
Sam e Dean si guardarono. Fu come leggersi nel pensiero. Quel senso innato del dovere verso l’umanità tornò a solleticare la loro coscienza.

“Sai questo cosa significa?!” fece il maggiore.
“Sì, che abbiamo ancora un lavoro da fare!” rispose sorridendo complice Sam che però un attimo dopo abbassò lo sguardo e rise compiaciuto.
“Che c’è?!” chiese il maggiore.
“No...cioè..è che ...è strano che tu, proprio tu, non abbia colto l’ironia della cosa!” rispose Sam sorridendo ancora.
“Che mi sono perso?!” replicò Dean non capendo davvero dove il fratello volesse andare a parare.
“Insomma...noi due..vestiti così. Jack che ci manda in missione e lui è ..insomma lui è..Dio!!” e solo allora vide gli occhi del fratello maggiore spalancarsi e farsi entusiasti.
“Cavolo!!!” fece allegro. “Siamo come i Blues Brothers!! Siamo in missione per conto di Dio!!” esclamò facendo sua la famosa battuta di un vecchio film. “Ok, Aykroyd...diamoci da fare!”
“Vai avanti tu, Belushi!!” disse Sam e un attimo dopo vide Dean girarsi di nuovo verso di lui e puntargli l’indice al centro del petto con fare minaccioso. “Ma cosa...” esclamò sorpreso il minore.
“Che sia chiaro. Sono Belushi solo perché sono il più figo!” ci tenne a precisare.
“No, sei Belushi solo perché sei il più basso!” ribattè Sam ghignando.
“Stronzetto!”
“Idiota!”
“Però giuro..” fece ancora il maggiore. “..che se hanno ridotto la mia Piccola come la Blues Mobile...li spenno!” precisò serio mentre dava una pacca fraterna sulla spalla del fratello.
“Ne sei sicuro, Dean?...sì, insomma di fare anche questa?” lo fermò per un braccio Sam.
“Se ci stai anche tu, Sammy...rimettiamo insieme la banda!!” rispose citando ancora il famoso film e annuendo al consenso di Sam e poi si voltò verso Castiel e Jack che avevano ormai inteso l’assenso dei due a quella missione.
“Ok, Capitano Kirk!!! Tu e...” fece rivolto a Jack che alzò le sopracciglia colto di sorpresa da quell’appellativo. “...e Spok..” indicando poi Castiel. “..già sapete dove ci farà scendere l’Enterprise?!”
“Dean...non penso che lui...” azzardò Sam.
“Andiamo Sammy!! E’ lui l’Onniscente adesso. Vuoi che non sappia a cosa mi riferisco?!” fece Dean.
“Beh!!...allora spiegami le loro facce!” replicò , il minore, indicando gli sguardi lievemente preoccupati degli altri due.
Dean , incuriosito da quell’uscita del minore, si voltò a scrutare meglio i due amici angelici e non potè non notare che Sam aveva ragione.
Quei due erano quasi in imbarazzo , per non dire in colpa. Ma non era l’ignoranza telefilmica a farli sentire in colpa, ma altro. Specie quando Castiel abbassò lo sguardo e poi iniziò a guardare oltre.

Qualcosa scattò nella sua mente, perché era sempre così che l’amico faceva, anche quando erano in vita, quando sapeva che qualcosa, qualche verità, lo avrebbe sconvolto.

“Oh no, no, no...” fece tra l’ironico e il disappunto e quando vide Castiel tenere quella sua posizione con il volto e addirittura Jack distoglierlo, intuì che ci aveva preso.
“Ma cosa...” cercò di capire anche Sam.
“Andiamo ragazzi...non vorrete davvero mandarci lì?!”
“Lì dove, Dean?!” chiese con decisione Sam.
“E’ uno dei motivi per cui non volevo invischiarvi in questa storia!” ammise Jack.
“Ma davvero??!” ironizzò Dean.
“Posso capirci qualcosa anche io?!” insistette Sam.
“Canton.” disse semplicemente Dean.
“Cosa?” esalò Sam. La sua anima immortale tremò esattamente come tremò quella dannata sera in cui tutto gli crollò addosso.
Dean non poteva avere nominato quella maledetta città.
“Quel bastardo di Malphas è a Canton!” confermò Dean.
A quel punto Jack non esitò oltre.
“Quattro ore e poi sarete di nuovo a casa! Nell’Impala troverete tutto quello che vi serve per fermare il rito che vuole compiere.” asserì e un attimo dopo schioccò le dita e nella stanza rimasero solo lui e Castiel.

“Ma cosa...perchè? Perché lo hai fatto, Jack?”
“Se avessi atteso oltre, il ricordo di quella sera li avrebbe investiti con lo stesso dolore. Quello è il ricordo di un dolore che non passa mai. Anche qui, Castiel. Il dolore per aver perso mia madre è ancora qui.” disse toccandosi il petto. “Eppure l’ho ritrovata.”
“Ma dovevi...”
“Fare cosa? Farli soffrire?”
“No, ma..”
“Mandandoli subito a Canton,in quel luogo, non avranno tempo di rimuginare su dove si trovano e su cosa è successo. Dovranno focalizzarsi sulla loro missione. E se quando torneranno, vorranno delle scuse, le avranno. Se le meriteranno. Non sarò io a negargliele e se dovrò meritare il loro perdono, mi impegnerò affinché loro mi perdonino.”
Castiel lo guardò. Respirò profondamente. Sorrise. Orgoglioso.
“Che c’è?” fece Jack.
“Non lo sai?!” alludendo al fatto che Jack poteva senza difficoltà leggergli la mente.
“Sai che non mi piace entrare nella mente degli altri. Me lo hai insegnato tu: i pensieri sono una forma di libertà. Leggerli senza permesso è privare chiunque di quella libertà!” recitò ricordando l’angelico insegnamento.
Castiel annuì a quel consiglio dato tempo addietro.
“Sai...Chuck ?...sia quello che mi ha creato che quello che tu hai disfatto, mai e poi mai avrebbe accettato di chiedere perdono. Un perdono sincero.”
“Io non sono Chuck. Non lo sono grazie a te. Grazie a Sam e a Dean. Se ho avuto la forza e la possibilità di ricostruire tutto questo...” fece indicando lo spazio immenso al di fuori di quella stanza. “...è solo grazie a voi!”
“E riguardo l’altra cosa?” gli ricordò Castiel.
“Non posso cambiarla o fermarla. Posso solo sperare che lui, una volta tornato qui, capisca e mi perdoni.” rispose Jack
“Quindi ora , non ci resta che aspettare!” asserì poi, pensieroso, Castiel.

   
 
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