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Autore: Shade Owl    13/03/2022    1 recensioni
Nel lontano Sistema Helios esiste la confraternita dei Figli del Sole, un'organizzazione grande e potente che, tra i suoi svariati compiti, si preoccupa anche del mantenimento della pace tra i vari mondi, affidando ai membri più idonei compiti anche rischiosi volti al bene comune.
Tra di essi c'è Leon, che malgrado non abbia mai voluto abbracciare la loro causa, si trova costretta a seguire la strada impostale, e durante i propri viaggi incontrerà un nemico ben deciso ad ucciderla, ma anche nuovi compagni che l’aiuteranno nella lotta per la sua sopravvivenza.
Spostandosi di pianeta in pianeta tra tigri selvagge, orsi giganti, boss mafiosi e paludi, Leon dovrà arrivare a patti con la propria vita e trovare la propria strada, in un percorso di crescita che non è quello che si aspetta, e che potrebbe finire nel peggiore dei modi...
Genere: Avventura, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I giorni si fecero lunghi e frenetici, e ormai la testa di tutti era piena delle nozioni su casseforti, sistemi di sicurezza, attrezzature da scalata e furtività. Inoltre, a furia di andare nel deserto per allenarsi nella discesa in corda, tutti loro avevano preso un sacco di sole, finendo con lo scurirsi almeno un po’.
Alla fine Drake aveva concesso a tutti un minimo di tempo libero per scaricare la tensione accumulata e Leon, in quel momento, era da sola, in strada: era uscita dieci minuti per prendere un caffè ed un po’ d’aria, mentre Drake, Gareth e Marie si dedicavano a propria volta agli affari loro.
Nei giorni passati si erano procurati di tutto, chiedendo a Orfeo di prendere cose come attrezzi da scasso particolari, di cui avrebbe avuto bisogno Marie per la cassaforte, o lame per tagliare le finestre e ventose per rimuoverle. Mentre giravano per le strade, Drake aveva indicato a tutti il loro obbiettivo: un grattacielo ben alto e scuro, quasi al centro di Aldhege’s Dawn, in cima al quale si trovava l’appartamento di Don Alfonso e, pochi piani più sotto, il suo ufficio. Leon gli gettò un’occhiata svogliata: entro poco avrebbero dovuto penetrare all’interno di quel pilastro in vetro e metallo calandosi come dei ragni dal tetto.
Solo mentre lo osservava si rese conto con un sussulto del colore del cielo: si stava arrossando ed il sole aveva iniziato il suo declino.
Accidenti…
Ultimamente aveva fatto di tutto per non farsi trovare da sola al tramonto, e soprattutto all’aperto, una sorta di misura di sicurezza nel caso in cui Crepuscolo si fosse fatto vedere… ma, per una volta, aveva dimenticato le regole che si era autoimposta.
Si guardò freneticamente intorno, cercando di ricordarsi dove fosse il motel, la mente offuscata dal panico, e cominciò a correre in una direzione qualsiasi, senza quasi sapere quel che faceva, agendo d’istinto. Svoltato un angolo andò a sbattere contro qualcuno, ma non si fermò a scusarsi e continuò a correre… o almeno, questo è ciò che avrebbe fatto, se quel qualcuno non l’avesse afferrata per il colletto e tirata indietro, dandole uno strattone che le fece male alla gola ancora segnata e coperta dalla sciarpa.
Venne inchiodata schiena al muro da una mano che la spinse per la spalla, e si ritrovò di fronte il sorriso ribelle di Crepuscolo.

- Ho saputo della tragica dipartita di Dylan River.- disse piano, così vicino che quasi la sua fronte toccava quella di Leon - E che il professor Olsen è attualmente in coma dopo un grave trauma alla testa. Ma immagino che ora tu sappia che avevamo fatto un accordo, vero?-
Lei gli afferrò il polso per cercare di liberarsi (la spingeva tanto forte che non riusciva a muoversi), ma sembrava che la sua mano fosse piantata tanto a fondo nella spalla da essere inchiodata.
- Ti sei chiesta perché non ho fatto un simile accordo con te, Leonella Atleé of Cèlenty?-
Il suo nome la fece scattare, dandole un’improvvisa sferzata d’energia e di rabbia.
- Io mi chiamo LEON!-
Spinse il petto del demone con una gamba, riuscendo finalmente a scrollarselo di dosso, e riprese a correre cercando di distanziarlo, ma dopo pochi passi si sentì sdrucciolare, il terreno improvvisamente liscio e scivoloso, e non cadde solo perché una mano la agguantò per il gomito, anche se venne costretta in ginocchio e il braccio le fu piegato dietro la schiena. Crepuscolo le cinse il collo ed avvicinò la bocca al suo orecchio, ridacchiando.
- Dove vai?- mormorò - Proprio ora che sei diventata abbastanza interessante? Ora come ora, potrei anche accettare di fare un accordo con te, mia cara. Sei molto meno noiosa, adesso.-
- Vai al diavolo…- ringhiò lei, cercando di liberarsi.
Lui ridacchiò ancora e le sfilò la sciarpa, rivelando i segni sul collo.
- Sembra che anche il mio vecchio amico abbia tentato lo strangolamento…- disse piano - Ma ha usato più veemenza di me, direi. Conoscendolo, suppongo che abbia sfruttato anche un po’ del suo famoso ascendente. Mi pare di aver sentito dire che su di te abbia sempre avuto un certo effetto…-
A quel punto Leon divenne una vera furia. Con un grido rabbioso diede una gomitata allo stomaco di Crepuscolo, e non appena sentì la stretta sul braccio allentarsi si liberò, si voltò di scatto e lo spinse a terra, cominciando a colpirlo con l’elettricità, premendo con forza le palme delle mani sul suo viso, le gambe divaricate e ben piantate a terra per non toccarlo con nessun’altra parte del proprio corpo.
Subito dopo, con una nube di scintille elettriche, scatenò l’equivalente di tremila watt su di lui. Almeno seimila volt.
Quello era il suo potenziale massimo, la quantità più elevata di corrente che poteva generare dalle mani senza risentirne lei stessa, una delle regole che limitavano i suoi poteri, ma più che sufficiente per combattere… per uccidere.
Ciononostante, non bastò a fermarlo.
Normalmente, se anche non lo avesse ucciso, avrebbe dovuto quantomeno paralizzarlo, bloccandogli ogni muscolo del corpo per i dolorosi spasmi della tetanizzazione, ma lui riuscì tranquillamente ad alzare le mani e ad afferrarle i polsi come se nulla fosse, respingendola senza il minimo sforzo.
Dopotutto, lui era Geocinetico: stava usando la sua Psicocinesi per contrastare quella di Leon.
Malgrado la facilità con cui riusciva a resistere, comunque, ora non sorrideva più: era serio e cupo.
Sollevando un piede fino a premerglielo sull’addome, la tirò per i polsi spingendola contemporaneamente con la gamba, facendole compiere una parabola che la fece atterrare sulla schiena; subito dopo si alzò con rapidità e la ribaltò con un calcio al fianco per poi premerle il ginocchio sulla schiena, schiacciandola contro il suolo congelato dalla Criocinesi, bloccandole la mano prima che arrivasse a Raggio.
- Ora ascoltami.- disse, schiacciandole la testa a terra con la mano libera, guardandola nell’unico occhio visibile - Ti sto dando la possibilità di ragionare lucidamente. Le Figlie del Sole come te di solito le paralizzo coi feromoni, l’hai già visto quando ho parlato con Drake Kylyon l’ultima volta. Ora invece riesci a pensare chiaramente, no?-
Lei smise per un istante di lottare, riflettendo: quando si erano incontrati nel deserto e avevano parlato faccia a faccia, Drake aveva detto che stava usando la Biocinesi. Inizialmente aveva creduto si riferisse solo all’alterazione del proprio aspetto fisico, ma forse stava parlando anche del modo in cui l’aveva imbambolata durante tutta la conversazione.
- Perché?- chiese.
- Perché non ti ucciderò, oggi.- rispose lui - Mi sembra di capire che non ti interessi stringere accordi. Forse sei troppo furba per credere che lascerò vivere anche uno solo di voi, e questo io lo ammiro, in te. Ad ogni modo, adesso ti lascerò andare.-
- Perché?- chiese di nuovo.
- Come ho detto, sei diventata interessante.- rispose lui, riprendendo a sorridere - E poi, ho in mente altro, per te… una sorta di collaudo. Ci rivedremo presto, Leon, e tra poco vedrai il peggio di me. Hai una settimana di tempo. A quel punto, l’ottavo giorno, tornerò.-
Detto ciò, si rialzò e indietreggiò con calma fino a svoltare l’angolo, sparendo subito dopo. Leon rimase immobile a terra qualche istante, poi si mise a sedere lentamente e recuperò la sciarpa, nascondendo di nuovo i segni sul collo. Un rumore di passi alle sue spalle la fece voltare, mentre la mano subito scattò verso Raggio, ma era solamente Drake.
- Ti ho trovata, finalmente!- esclamò agitato, raggiungendola - Stai bene?-
Leon non rispose, limitandosi ad avvolgere la sciarpa intorno al suo collo. Drake, ora molto vicino, vide la porzione di ghiaccio sul marciapiede e si accigliò.
- Cos’è successo qui?-
Lei si rialzò, stando attenta a non scivolare ancora sull’asfalto liscissimo. Non si era accorta di quanto freddo le procurasse quella piccola pozza gelata, né di avere le mani blu.
- Niente.- disse - A chi hai detto cos’è successo all’Academy? Nello studio di Di… del professor River?- chiese invece.
Drake incrociò le braccia e aggrottò la fronte.
- Leon…-
- Ha chi l’hai detto?-
Lui la guardò negli occhi un momento, senza cambiare espressione.
- A nessuno.- rispose - Perché, cos’ha detto Crepuscolo?-
Lei scosse lentamente la testa.
- Niente che valga la pena di riferire.- rispose.
- Come ne sei uscita?-
Ancora, Leon scosse la testa.
- Sta giocando.- rispose soltanto, con lo sguardo fisso nel vuoto - Solo giocando. Non credo che sappia della Clumnite, comunque, o non avrebbe perso tempo.-
Drake annuì.
- Bene.- disse - Almeno, abbiamo ancora questo vantaggio.-
Tese una mano, prendendola gentilmente per una spalla, con un tocco estremamente diverso da quello dell’Alterato, e la sospinse lungo la strada.
- Andiamo.- disse - Gareth e Marie erano preoccupatissimi quando hanno visto il cielo. Volevano venirti a cercare anche loro.-
Leon non disse niente, ma sentì un moto di sorpresa: Gareth e Marie preoccupati per lei, sempre così scontrosa e rabbiosa…
Qualcuno doveva insegnargli come trattare certe persone prepotenti.

Entrarono nella stanza dell’albergo, e non appena ebbero chiuso la porta Marie saltò al collo di Leon, strizzandola forte.
- Oh, Leon, sei viva!- gridò.
- Marie… sto bene!- sbottò lei, cercando di strapparsela di dosso - Marie, sono tre giorni che qualcuno cerca di strozzarmi…- esclamò, riuscendo finalmente ad allontanarla - … ti sarei grata se non ci provassi anche tu!-
Lei indietreggiò, un po’ imbarazzata dalla propria reazione. Gareth, alle sue spalle, sorrise.
- Scusa…- disse - Avevamo un po’ paura… sai… eri fuori da tanto… tutta sola al tramonto, con Crepuscolo in giro…-
- Sto bene!- ripeté con una punta di fastidio.
- Cos’è quest’odore?- chiese Drake all’improvviso.
Gareth ebbe un sussulto.
- Ah, giusto!- esclamò - Sì, stavo dimenticando…-
Si avvicinò al tavolino vicino al divano e prese un sacchetto di carta, che poi tese a Leon.
- Drake ci aveva detto di non uscire…- disse in tono di scusa - … ma poi abbiamo pensato che forse poteva farti piacere, se fossi tornata da… insomma, magari ti eri davvero imbattuta in Crepuscolo, sai…-
Lei aggrottò la fronte e prese il sacchetto, che emanava un odore caldo e dolce. Lo aprì e, con suo grande stupore, lo trovò pieno di muffin.
- Non garantiamo la qualità…- stava dicendo Marie - Sai, qui non siamo su Sol, né in un posto civile… ma ne ho assaggiato uno, prima…-
- Diciamo che l’hai divorato.- disse Gareth, dando un’occhiata al cestino, dentro cui era stata gettata una carta piena di briciole - Dai, assaggia.-
Leon, incapace di dire alcunché o di alzare lo sguardo, infilò una mano tremante nella busta e afferrò il primo muffin che le capitò di sfiorare, tirandolo fuori lentamente: era ai mirtilli. Marie, Gareth e Drake la guardavano, i primi due un po’ trepidanti e il terzo a metà tra l’incuriosito e il piacevolmente sorpreso.
Diede un morso al dolce. Era morbido e caldo. Non era di una qualità simile a quella dei muffin che mangiava su Sol, ma di certo non era cattivo. D’improvviso, la sua memoria le fece balenare davanti agli occhi una scena che credeva di avere rimosso, così lontana da sembrare a malapena un sogno fatto una notte e subito dimenticato…
Una bambina con non più di tre o quattro anni dai capelli biondo cenere sedeva a tavola, sporgendosi oltre il bordo di legno, e afferrava con le manine paffute un muffin posto sul vassoio quasi al centro del ripiano davanti a lei, affondandoci dentro il viso. Era così piccola che quel muffin, al confronto, pareva gigante.
Era il più buono che avesse mai mangiato, appena uscito dal forno, ancora caldo, con la marmellata morbidissima e così bollente che quasi scottava sulla lingua. La pasta era tanto morbida che poteva quasi essere ingoiata direttamente. Niente sembrava poter intaccare quell’innocenza…
Ma sedici anni dopo non c’erano più i muffin caldi di Sol, le bambine piccole che si sporgevano impazienti sul tavolo o l’innocenza di quel semplice gesto.
La bambina era cresciuta, l’innocenza sparita, e i muffin non venivano dal forno di casa, ma da una qualsiasi pasticceria di quartiere. Un Alterato inseguiva quella bambina, la cui vita avrebbe avuto termine di lì a una settimana. Vita che era stata scelta senza il suo permesso, che non le piaceva e che non voleva fare.
Non riuscì a impedire alle lacrime di scorrere, e prima di accorgersene stava singhiozzando come quando, una volta, era caduta sulla ghiaia e si era sbucciata un ginocchio. Non riuscì a capire quando, ma Drake l’aveva abbracciata, e adesso stava affondando la faccia nella sua spalla, stringendo così forte il muffin mezzo morsicato da ridurlo in poltiglia.

Questa è una delle scene migliori, secondo me... in passato la feci leggere ad alcune persone, per vari motivi (da alcune volevo un giudizio, altre volevano una dimostrazione di quello che sapevo fare) e ho sempre avuto buoni responsi. Spero che vi sia piaciuta.
Ringrazio come sempre 
John Spangler, Easter_huit, LadyTsuky, Biscottoalcioccolato, Bindazm e Clo_smile, che mi stanno seguendo. A presto!
 

   
 
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