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Autore: Brume    14/03/2022    3 recensioni
Avevo abbozzato questo scritto poco dopo aver finito "un bicchiere ed un matrimonio di troppo". Non sapevo se proporlo o meno; tuttavia, dopo una breve rilettura...ho pensato potesse essere un divertente seguito. Pochi capitoletti davvero, senza pretese: vedremo Oscar ed Andrè alle prese con un piccoletto di pochi mesi ed una nonna molto, molto agguerrita!
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Intorno alle 20.30, Oscar e Andrè salirono in macchina per raggiungere Nanny.

La tata mandata da Madame Sofia si era presentata puntuale e, poco dopo aver concordato un orario indicativo, i due  partirono: fu dura per Oscar lasciare il piccolo,che aveva visto solo per poco tempo,  dopo parecchie ore passate fuori casa. Ma si consolò pensando che nei giorni a seguire, probabilmente, avrebbe avuto più tempo.
Quasi le stesse leggendo dentro, tuttavia, Andrè la anticipò.
“Domani, Oscar, prenditi un giorno di riposo: puoi farlo.  Andrò io in Ufficio, se proprio serve…” gli disse, notando quando fosse  pensierosa. Lei rispose con un sorriso.
“Mi sa che domani siamo impegnati entrambi: non ti ricordi che, alle 16, dobbiamo andare a prendere Alain?”

Uno sguardo a lei ed uno al semaforo, Andrè la fissò.

“…a dire la verità, non me lo ricordavo proprio. Ora come facciamo? Con la faccenda di Nanny? Con Alexander?” rispose. Il semaforo diventò verde e loro ripartirono.
Oscar si guardò intorno.
“Beh, non credo che si risolverà così presto… anche se lo spero. Domani, in ogni caso, al massimo potremo chiedere una mano a Mounir affinchè vada lui a prendere Alain… e ad bambino…ci penserò io “ disse. Aveva voglia si stare un po' con quel piccolino; le era mancato così tanto, da quando era rientrata in pieno al lavoro….
Andrè le strinse la mano.



 Circa quarantacinque minuti dopo la loro partenza, organizzati gli impegni dell’ indomani ed anche un po' sollevati,  raggiunsero finalmente il complesso all’ interno del quale sorgeva il resort.
Parcheggiata la macchina, si avviarono dunque all’ entrata , in stile arabo, per avviarsi verso il salon; la strada, percorribile solo a piedi, era circondata da una sorta di piccola oasi in cui fiori di varie specie e piccole palme rendevano quel luogo davvero di pace.  Ad un occhio non esperto avrebbe potuto sembrare un paesaggio naturale e casuale ma, in realtà, quello così come altre strutture della città, erano state studiate e costruite  a tavolino, senza nulla togliere alla spontaneità. Mano nella mano, camminarono continuando a guardarsi intorno. Mancavano forse un cenitinaio di metri al vialetto di entrata, denominato con molta enfasi  Champs Elysées  – con un accento mancante, ebbene sì! - omaggio di Victor e Claude, il suo socio in affari, alla città in cui erano nati.

“Non vedo Nanny” disse, Andrè, cercandola nei dintorni.
Anche Oscar fece lo stesso.
Davanti a loro a poca distanza vi era solo  un capannello di persone tra cui alcuni dipendenti nella divisa scura ed una donna, forse una cliente, fresca di cotonatura e probabilmente anche di una improbabile tinta argento , striata da sfumature arcobaleno.
“Ecco, siamo arrivati…. Chiederò a loro…Magari sanno dirci se l’ hanno vista” disse Oscar; Andrè, invece, si sarebbe diretto subito al locale.

Oscar si avviò dunque incontro al gruppetto di persone.
“Scusate” disse non appena notò Steve, uno dei ragazzi di Victor “ sapreste dirmi dove trovare Nanny?” domandò.

I presenti ammutolirono.

Oscar, chiedendosi se avesse detto qualcosa di strano, guardò uno per uno i visi che la circondavano.
“…Bambina mia, sono io….” Disse una voce al suo fianco.

Oscar si voltò e …scoprì che la donna, ad una prima vista aveva identificato come una cliente fosse in realtà la sua ex governante.La squadrò, quasi non credesse ai propri occhi.

Vestita di un completo nero camicia- pantalone alla cui vita spiccava una sorta di borsello in lamè multicolor costellato di paillettes, occhiali dalla nuova montatura e con quella capigliatura…Nanny stava davanti a lei e la fissava.  
Oscar cercò di dissimulare la sorpresa, chiedendosi al contempo se le coronarie di Andrè avrebbero incassato il colpo e, infine, si rivolse alla donna.

“Nonna…non ti avevo riconosciuta: hai cambiato occhiale?” domandò.
Nanny annuì. Un silenzio colmo di imbarazzo scese sul gruppo. Nanny annuì.

“Oscar…..dovete aiutarmiiiiiiiiiiiiiii” disse poi, virando  una apparente serenità al pianto più disperato.La vecchina prese un fazzoletto dal borsello legato in vita e si soffiò rumorosamente il naso. Oscar cinse le spalle di Nanny.
“Certo, Nanny, siamo qui apposta. Andrè è andato in negozio a dare una occhiata…ti va di raggiungerlo e di parlare con calma?” le domandò.
Nanny annuì; Oscar, quindi, dopo aver salutato i presenti chiedendo loro la possibilità di una eventuale collaborazione con le forze dell’ ordine, si avviò sottobraccio alla nonna lungo il vialetto.
Erano silenziose.
Pensierose.
 Il cuore della donna si strinse, pensando alla sofferenza della congiunta. Passo dopo passo, in breve tempo raggiunsero il locale.
“Andrè, siamo qui” disse Oscar  non appena entrarono.
 Dal retro, oltre il pannello che separava il banco dalla reception con il resto del locale, spuntò una testa.
“…Bonsoir, Mesdames” si sentì rispondere:una testolina velata da una stoffa color acquamarina, spuntò seguita a breve tempo dal resto del corpo.
“…Bonsoir, Salama…sai dirmi, per favore, dove sta mio marito?” domandò allora Oscar riconoscendo la segretaria.

La ragazza, poco più che ventenne, si avvicinò a loro.

“Sta parlando con Claude, si trovano negli uffici. Vi accompagno” rispose. Ed iniziò a camminare, seguita dalla giovane donna e dalla strana moglie di Victor.
“Ecco, siamo arrivate, Nanny. Entriamo e…cerchiamo di capire qualcosa” disse Oscar non appena si trovarono davanti all’ ufficio.
Claude lasciò perdere i libri contabili e  corse loro incontro, facendo ad entrambe un educato baciamano.

“Ah, Oscar, eccoti…” disse Andrè sollevando il capo dai fogli di carta. Il suo sguardo si posò su colei che accompagnava la moglie.

 “  Scusi, lei chi è? Perché ha seguito Oscar?” chiese .

Oscar, basita, guardò Nanny che, mortificata, fissava a sua volta il nipote.

“Andrè, sono io…” disse , quasi sottovoce, mesta. L’ uomo diventò coloro aragosta  e si  girò, prese una sedia e la portò a Nanny.

“Nono-nononnaaaaa….perdonami! A cosa devo questo nuovo look? Stai benissimooooo….” disse, sforzandosi di sorridere e di passare incolume sopra quella gaffe. Oscar lo fissò malissimo; lui abbassò lo sguardo.

Per loro fortuna, Claude intervenne.

“Nanny, vieni. Accomodati. Andrè è rimasto sorpreso dal tuo cambio di look…ehi, non è strepitosa? Non dimostra almeno venticinque anni in meno?” disse.  Andrè, evidentemene sotto shock, reagì andando dalla nonna e baciandole i capelli glitterati.
“Stai tranquilla, lo troveremo” le disse poi, accarezzando il viso stanco e tirato. In seguito, risolto almeno in apparenza il piccolo siparietto, i presenti ripresero a parlare: tutti avevano preso posto in una sorta di cerchio.

“Claude mi stava dicendo che i conti sono in regola, quindi non dovrebbe essere una faccenda di soldi. Tra le altre cose, il fisco ha fatto visita al locale circa dieci giorni fa senza rilevare nulla di strano… ” riferì Andrè alle due donne.

“ Nonna, tu hai qualcosa da aggiungere? Victor ti sembrava preoccupato o altro?”

Nanny fece segno di no con la testa.
“Io mi occupo della casa, Andrè. Come ho sempre fatto. Talvolta, finito il lavoro, mi porta fuori a cena o, ancora, organizziamo feste ” rispose lei, sottotono.
Andrè  guardò Oscar, guardò Claude. Quest’ ultimo si allontanò dalla stanza e tornò, poco dopo, con un vassoio sul quale erano posati acqua e alcuni bicchieri. Nanny ne prese un sorso e rimase in silenzio.

“…Claude, cosa ci sai dire, invece, su questo…emiro? “ domandò  Oscar.

“…Il Salon è frequentato dalle mogli di alcuni Emiri che  sovente  arrivano qui con figlie e scorta al seguito. Quando lo fanno, rilasciano di solito il loro nome di battesimo…per ragioni di sicurezza. Di conseguenza, non posso essere certo del nominativo che posso fornire…. ” rispose sottolineando l’ ultima parte della frase.
Andrè si allontanò dal gruppo, andandosi ad appoggiare al muro che avevano di fronte. Incrociò le braccia sul petto e abbassò il capo.
“… e queste signore, principesse, eminenze….si , insomma… hanno mai stretto amicizia con Victor o dimostrato confidenza nei suoi confronti?” domandò.
Nanny balzò in piedi rumorosamente. Andrè, forza dell’ abitudine, si coprì il capo: pensò , non sapendo nemmeno lui il motivo, che dovesse arrivargli una mestolata in testa.

“…Victor è un uomo fedele! Non mi farebbe mai una cosa simile” disse, invece, Marron, intuendo dove volesse andare a parare Andrè con le sue parole. Lui la guardò.
“Nonna, lo so, lo spero. Ma sono eventualità che non possiamo  eliminare” disse.

Nanny tornò a sedersi.

“….cosa dovremo fare, Claude? Aspettare o avvisare immediatamente polizia e consolato?” domandò allora Oscar.
Claude si versò dell’ acqua, ne prese un sorso. Posato il bicchiere sul tavolo accanto, rispose.
“Io direi di aspettare almeno dodici ora ancora; se ora ci recassimo dalla polizia, ci darebbe la stessa, identica risposta. Passate queste ore… direi che si, è il caso di avvisare la Polizia. Ci penseranno gli agenti a contattare il consolato” rispose, sospirando.

“Nonna, hai sentito? “ domandò Andrè a Nanny.
Lei annuì.
“Si. Ed io co…cosa devo fare?” chiese, spaesata. I suoi occhietti di solito così vispi si erano come spenti.

Oscar abbracciò la donna.
“Verrai a casa nostra, Nanny. Starai con noi finchè la faccenda non sarà chiarita! ” disse.
“Vedrai, nonna, si risolverà tutto! Intervenne Andrè.
Nanny, a sua volta, sospirò.
“Va bene. Ma non ho niente, con me” disse.

Oscar fu la prima ad alzarsi.
“Manderemo qualcuno domani, Marron” disse afferrandole la mano “ ora vieni con noi e pensa solo a riposare. E’ stata una giornata intensa….”
 

Salutato Claude e trovata una soluzione, dunque, i quattro rimasero ancora per una ora circa nel locale definendo alcune cose e come muoversi; poi uno sonoro sbadiglio di Nanny li riportò alla realtà.

“Forse è meglio per voi rientrare a casa. E’ quasi l’ una e mezzo” disse Andrè, sbadigliando a sua volta. La mano dell’ uomo si posò sulle spalle di Oscar.
“…e tu? come rientrerai? Cosa farai, ora?  “chiese Oscar, alquanto felice di quella proposta. Era stanca e voleva vedere Alexander.

“Rimagno qui ancora un attimo, voglio controllare bene alcune cose. Tornerò a casa in taxi” rispose. 
Poi: “ Nonna, cosa dici? “ domandò.
Nanny, che aveva dimostrato negli ultimi momenti seri cedimenti strutturali e cognitivi dovuti alla stanchezza, rispose con un cenno del capo; quindi, lei ed Oscar , una volta salutato Claude, si avviarono verso l’ uscita.

“Davvero…si risolverà tutto?” domandò Nanny, una volta arrivate alla macchina.

“Lo spero, Nanny; anzi, ne sono certa” rispose. Quindi aprì la portiera ed aiutò la donna a salire. Prima che la potesse richiudere, Nanny la fermò.

“ Sai, magari a voi questo…sembra un gioco, uno scherzo…la pazzia di una donna ormai sul viale del tramonto…ma io voglio davvero bene, a Victor” disse.
 Oscar abbassò gli occhi, colpita al cuore da quella affermazione sincera.
“Lo sappiano, Nanny…di questo non devi dubitarne” rispose, triste per la donna che
l’ aveva cresciuta  ed era da sempre al suo fianco.
Successivamente,  tranquillizzata Marron ancora una volta, chiuse la portiera, prese posto e partì.



Una volta rientrate a casa, stanche dal fuori programma, Oscar portò subito la donna in una delle due stanze riservate agli ospiti.
Alexander dormiva beato, la tata era ancora presente e lo stava amorevolmente osservando; quando Oscar, regolata l’ ospite, tornò da lei, il piccolo aprì gli occhi quasi avesse avvertito la presenza della madre.

Piccoli, vispi occhietti azzurri accarezzarono il cuore di Oscar.
“Ciao, piccolino…” mormorò al figlio, sollevandolo e prendendolo tra le braccia. Alexander appoggiò il piccolo capo alla spalla della mamma, emettendo piccoli versetti.
“E’ stato bravo, le petit garçon “ disse la tata,  afferrando la giacca della divisa bordeaux che aveva appoggiato alla spalliera del divano.
“….praticamente ha sempre dormito. Mi sono quindi permessa , Madame, di aggiornare peso e misure, li ho scritti qui, sul libretto….” aggiunse.

“Grazie, Joyce” rispose Oscar leggendo il nome sulla targhetta.
Poi, prima che la tata uscisse, la fermò.

“…Ha chiamato nessuno mentre ero fuori? So che esula dalle tue competenze….”
La tata sorrise.
“No, nessuno, Madame” rispose; quindi, salutò  ed uscì dalla porta.

Oscar, stretto a sé Alexander, tornò allora da Nanny. La porta era rimasta semi aperta.
“Vediamo se la nonna è ancora sveglia” disse al bambino,  una mano a sostenerne il peso e l’ altra la testa.
Spiò:la stanza era buia.

Probabilmente, stremata dagli eventi, la nonna stava già dormendo.



Andrè arrivò due ore più tardi.
Oscar era ancora sveglia: si era fatta una doccia, aveva dato da mangiare al piccolo ed ora , stesa nel letto, lo stava cullando e dava, di tanto in tanto, un occhio al cellulare posato poco distante da lei.

Il quadretto che si presentò davanti agli occhi dell’ uomo  riempì il cuore di quest’ ultimo e per un attimo gli fece dimenticare quanto accaduto.

“Allora, come è andata? Hai scoperto altro?”  chiese Oscar, sottovoce, al marito.

 Andrè aveva una faccia strana. Stanca e …strana.
Non rispose subito; ma andò a sedersi accanto a loro, guardò il figlio, sospirò.

“La nonna dorme? Come sta?” domandò, infine.

Oscar rispose che si era addormentata praticamente non appena messo piede nella stanza. Lui si alzò, chiuse la porta e tornò da loro.
Oscar cominciò seriamente a preoccuparsi.

“Andrè, dimmi cosa sta succedendo… ci sono brutte notizie in arrivo?” domandò con voce tremante. Alexander si agitò un attimo; il padre lo prese in braccio. Lo baciò.

Credo di avere visto Victor” disse, la voce cupa.
 

“Meglio! Dove lo hai visto? Stava bene?” domandò lei, quasi sollevata.
Andrè guardò il bambino, si stava calmando.  Poi tornò a fissare Oscar.

“..ah, per quello sta benissimo.  E’ sceso da una limousine  color cammello ed è entrato in un…club, sai quello colorato che…che ricorda, un po', il Moulin Rouge?”

Oscar sgranò gli occhi.  “Ma…come? Ma…intendi Le Palmier Rose???!!!  E’ nella zona…proprio a dieci minuti di macchina da qui…ma…ma…Victor…che ci faceva, li?” domandò.

Andrè lasciò il piccolo alla madre; si alzò e si spogliò, infilandosi i pantaloni leggeri di un pigiama; infine, si infilò nel letto, con loro. Si stese, appoggiò il capo ai cuscini e incrociò le mani dietro la testa. I suoi occhi fissarono il soffitto.
“Non ne ho idea, Oscar” rispose, finalmente “ ciò che però in questo momento mi preoccupa è…cosa dire alla nonna? “ rispose.
Oscar chinò il capo. Non aveva alcuna risposta, a questa domanda.
Si alzò.
Posò il bambino nella culla accanto al letto; Alexander non ne fu contento ma, dopo alcuni minuti, si calmò. Oscar si stese quindi accanto al marito.

“…Io…non le direi proprio nulla. Cerchiamo di prendere tempo. Domattina chiamerò la mia assistente, le dirò che non vado in ufficio; ti aiuterò, ti darò una mano. Ora…dormiamo, Andrè; domani, tra l’ arrivo di Alain e questa faccenda, sarà una giornata pesante…” disse posando il capo sul petto dell’ uomo.
Andrè sorrise.
“Hai ragione. Come sempre” le disse; infine, si girò e la abbracciò forte, trovando la tranquillità che in quel momento cercava più di qualsiasi altra cosa.
 
 
Quando al mattino i due si svegliarono, Nanny era già all’ opera in cucina.
Vestita come il giorno precedente fatta eccezione per quella borsa colorata, quando Andrè la raggiunse ebbe la stessa, identica, reazione del giorno precedente e per un attimo si domandò cosa ci facesse una estranea in cucina, salvo fare mente locale nei secondi successivi.

“…Nonna…ti sei alzata presto, stamane!” disse non appena la vide “ …sei riuscita a riposare?”
La donna , indaffarata a preparare ciò che sembrava una colazione internazionale, pigiò alcuni tasti sulla  piastra ad induzione e poi si voltò.
“…si, grazie. Oscar sta ancora dormendo?” domandò Nanny.
“No, sta dando da mangiare al piccolo…ci raggiungerà a breve, appena lo avrà sistemato” rispose Andrè.

Nanny annuì. Maneggiando con pentole e piatti, preparò la colazione per Andrè.

“Mi dispiace avervi coinvolti, ma non potevo fare altrimenti…” disse, poi. Subito dopo mise il piatto carico di ogni ben di dio sotto il naso dell’ uomo.

“…è pronto. Ne metterò da parte un po' per Oscar” disse.  Andrè prese uno sgabello ed andò a sedersi, inziando a mangiare.

“Grazie, nonna. Mi sono mancati i tuoi manicaretti. Non che Oscar cucini male ma…ascolta: hai ricevuto altri messaggi o telefonate, nella notte?” disse.
Marron, dopo aver inviato una occhiataccia ad Andrè per le sue parole verso Oscar,  rispose.

“No, nulla.”

Nanny quindi si allontanò dal nipote per recuperare del caffè e del succo. Andrè notò che, anche se non lo dava a vedere, era molto preoccupata.
Oscar li raggiunse in quell’ attimo.
Alexander era quieto, il viso rilassato. Lo posò nella culla che tenevano a poca distanza da li, nel salotto; quindi si accomodò. Inizialmente avrebbe voluto rispondere alla battuta del marito sulle proprie doti culinarie ma…un interrogativo prese posto nei suoi pensieri.

“Andrè… dove è la scultura che ci ha regalato Fersen?” domandò. Si era infatti accorta che il prezioso manufatto scandinavo era sparito dalla propria collocazione originaria.

Andrè posò la forchetta sul piatto.
“…non saprei…” rispose, curioso. Si guardò in giro.

“State cercando questo?” domandò Nanny, afferrando un ciocco di legno.
Andrè abbassò lo sguardo al pavimento, dove erano sparsi altri pezzi.

“…si…” disse in un misto tra gioia  - per la sua distruzione - e stupore.

“Credevo fosse un appendiabiti e ci ho messo il mio marsupio” rispose Nanny “ ma purtroppo…si è rotto. Eppure non è così pesante! Eh,  non costruiscono più le cose di una volta….ma non temete: lo ricomprerò” rispose.

Oscar e Andrè si fissarono.
 
No, per l’ amor del cielo!!! ” rispose lui, gesticolando “ volevamo giusto giusto buttarlo…”
Nanny guardò il nipote e poi Oscar.
“Effettivamente, era proprio brutto” rispose facendo spallucce; infine, rivolgendosi ad Oscar, le chiese : “ Bambina, come stai? Ti ho tenuto caldo il piatto. Forza, mangiate…poi… mettiamoci al lavoro” .

Oscar fissò Andrè.

Cosa le prende? E’ tutto come se niente fosse…. Mormorò in direzione dell’ uomo.
Non ne ho idea, forse è il suo modo di reagire rispose lui.

Guardarono all’ unisono la donna, ancora una volta….e decisero che, per quel giorno, non avrebbero detto nulla ma solamente messo in proposito ciò che avevano pensato il giorno precedente. Infine, finito di mangiare, si organizzarono la giornata: Andrè sarebbe uscito per tornare al locale mentre Oscar sarebbe rimasta a casa; si sarebbero poi organizzati per l’ arrivo di Alain.

Sarà una giornata  lunga ed intensa, molto intensa…pensarono, ognuno immerso nelle proprie faccende, quasi all’ unisono.


Ciò che non sapevano era che…si sarebbe rivelata molto, molto peggio, ed il dubbio venne ad Andrè quando, alle nove e trenta del mattino, arrivò un messaggio.

Ti devo parlare” vi era scritto.

Il numero: Coso  - Girodelle.







 
   
 
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