Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Kikiletoway    16/03/2022    1 recensioni
Dal primo capitolo:
“Questo esperimento dovrebbe, si spera, provare la teoria del multiverso e io mi stavo chiedendo...Pensi che ci siano delle persone che sono destinate a stare insieme indipendentemente dall’universo in cui si trovano? Indipendentemente da quali percorsi le loro strade possano prendere?”
Coppie: Jaime/Brienne
Diverse storyline al prezzo di una! AU.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avviso: Jaime/Cersei.  E l’autrice della storia ha scritto anche che le dispiaceva parecchio.
Dispiace anche a me come traduttrice! 😂
 
 
 
 
 
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“E hai semplicemente intenzione di lasciare che lei ti tratti in quel modo?”
 
Jaime combatte contro l’impulso di alzare gli occhi al cielo. “Dobbiamo proprio litigare?” lui invece sospira, appoggiando le mani sulle spalle armoniose della sua dolce sorella. “Abbiamo solo stanotte, poi dovrai sposarti con un altro e partirai per il Nord.”
 
Cersei si allontana bruscamente dalla sua presa e cammina verso il letto. “E di chi è la colpa di quello?”
 
“Di nostro padre,” Jaime risponde in modo fermo, “proprio come è sua la colpa del fatto che sono sposato con quella grossa creatura delle Terre della Tempesta.”
 
Cersei si volta e lo osserva con fare pensieroso, i bellissimi occhi verdi di lei sono freddamente calcolatori. “Non c’è bisogno che tu sia sposato con lei a lungo,” lei dice con finta dolcezza, e lui assottiglia i propri occhi.
 
“Ho bisogno di un erede legittimo,” lui ribatte, “e il regno nel suo complesso ha bisogno di pace.”
 
“E quindi noi veniamo venduti come bestiame ai migliori offerenti!” Cersei dice con amarezza.
 
“Almeno sarai regina una volta che avrai sposato re Eddard. È quello che hai sempre voluto.”
 
Cersei corre verso di lui e si getta tra le sue braccia. “Pensi che mi importi soltanto del titolo?”
 
, Jaime pensa in modo cinico, ma sa che è meglio non pronunciare quella parola ad alta voce. Non che importi, non davvero. Se re Selwyn avesse avuto un figlio invece di una figlia, Cersei si sarebbe dovuta sposare con lui e i due regni sarebbero comunque stati unificati. Ha solo reso più dolce il trattato di pace per loro padre il fatto che i re del Sud saranno chiamati Lannister e non Tarth.
 
“Vieni con me, Jaime,” Cersei supplica, prendendolo alla sprovvista. “Rinuncia alla farsa che è il tuo matrimonio, rifiuta il trono del Sud! Dichiarati disposto a volerti unire alla Guardia Reale di Eddard Stark e accompagnaci a Grande Inverno! Lascia che Tarth abbia il trono del Sud se la cosa importa così tanto alla sua famiglia.”
 
Jaime trattiene un’aspra risata. Cersei non apprezza essere presa in giro, e per fare in modo che il matrimonio di domani si svolga senza intoppi, è meglio che lui la tenga di buon umore.
 
“Sai che quello non lo posso fare, Cersei,” lui replica, avvolgendo le braccia intorno al corpo esile di lei, e portandosela vicino, contro di sé.
 
Lei cerca di allontanarsi, ma lui si limita solo a stringere la presa.
 
“Tu ami il trono più di quanto non ami me,” lei sputa fuori, mentre si dimena contro di lui. “Vuoi soltanto essere re!”
 
“Io voglio la pace,” lui ringhia. “Voglio una fine alle battaglie, al sangue e alla sofferenza del popolino. Se non avesse causato più problemi di quanti non ne avrebbe risolti, ti avrei sposata davanti ai Sette già anni fa, che si fotta il resto del mondo, ma dopo la cerimonia non saremmo sopravvissuti nemmeno cinque minuti, e lo sai. Rinunciare al trono? Scappare via con te a Grande Inverno? Pensi che il Buon Re Eddard Stark tollererebbe il venire cornificato? Tanto meno a causa di una relazione incestuosa?” Lui dà a Cersei un piccolo scossone, e quasi vuole restare, quasi vuole gettare sua sorella sul letto e scoparla fino a farle gridare il suo nome.
 
Gli dèi lo sanno, il suo corpo è desideroso e teso verso di lei…e forse terrebbe Cersei abbastanza calma da far sì che la cerimonia di domani venga ultimata.
 
Ma lui oggi ha fatto dei voti nel Grande Tempio di Baelor, e anche se Jaime non ama quella creatura grossa e brutta che è stato costretto a sposare, si rende conto che non se la sente di rompere quelle promesse così facilmente. Il loro matrimonio non è ciò che lui desidera, e non ha dubbi che entrambi si prenderanno degli amanti col passare degli anni, ma durante la loro notte di nozze?
 
No.
 
Anche se l’unica ragione per cui è riluttante a farlo è perché Tarth è così sicura che lui lo farà. Gli occhi di lei, straordinariamente belli, erano stati pieni di disprezzo quando era scappata via dalla camera da letto di Jaime.
 
“Jaime?” la voce seccata di Cersei solca la sua distrazione. “Mi stai ascoltando?”
 
Lui le rivolge un sorriso dolente. “Stavo immaginando tutte le cose che amerei farti stanotte,” lui dice.
 
Cersei si pavoneggia, e lo ricompensa con un bacio profondo, prima di scivolare via dal suo abbraccio.
 
“Non dovresti restare ancora a lungo,” lei lo stuzzica. “Le mie dame torneranno presto e non possiamo essere scoperti a scopare.”
 
Il sorriso di Jaime è amaro. “No? Non sei tu quella che pensa che il rinunciare al mio diritto di nascita e seguirti a Grande Inverno non desterebbe i sospetti di nessuno?”
 
Gli occhi di Cersei si assottigliano in due schegge di vetro verdi. “Che vuoi da me, Jaime? Vuoi che io rifiuti questo matrimonio e che resti qui con te?”
 
Il sangue di Jaime si gela. “E negarti il titolo di regina? Ti amo troppo per negarti qualsiasi cosa tu voglia, Cersei.”
 
“Sì, sarò una regina—ma si tratta del Nord, Jaime! È così lontano da te! E dal caldo!”
 
Il corpo di Jaime si contorce leggermente con comprensione. Lui va da Cersei, se la tira gentilmente tra le braccia e la bacia. Jaime capisce le ragioni di suo padre per questo secondo matrimonio; e concorda anche. Ma Cersei è comunque sua sorella, la sua amante, e lui la ama ancora, la vuole ancora, anche dopo tutto quello che lei ha fatto, anche dopo tutto quello che è successo.
 
La bacia di nuovo e la fa stendere sul letto.
 
Domani lei sarà fuori dalla sua portata, lui pensa, ed è sollevato, anche se il suo cuore va a pezzi insieme alla sua volontà di onorare i suoi voti nuziali, appena fatti.
 
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La sala di controllo torna a fuoco. Jaime non è quasi per niente disorientato come lo era stato la prima volta che era successo, e si volta verso Brienne, finendo dritto nello sguardo accusatorio di lei.
 
“Hai passato la notte con lei?” Brienne chiede e, per la prima volta in questo universo, Jaime arrossisce.
 
Lui scrolla le spalle e lei apre la bocca—
 
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Alysanne e Arianne sono affascinate da Jaime quanto Brienne lo era sempre stata. Oh, lei era cresciuta con lui, quindi aveva imparato a ignorare il suo bellissimo viso—il più delle volte. Di tanto in tanto, però, lui riesce ancora a toglierle il fiato. Ovviamente, quando avevano ancora la televisione, succedeva ogni volta che lei si imbatteva in lui che promuoveva il suo ultimo album, in qualche talk show o un altro.
 
Lei evita scrupolosamente la musica di Jaime, anche se è praticamente impossibile visto che la sua famosa hit di successo è letteralmente su ogni stazione radio almeno quattro volte ogni ora. Lei vorrebbe comprare il suo album—lui è il suo migliore amico, alla fine—ma sono soldi che lei farebbe meglio a spendere per il cibo, o mettendoli da parte per comprare alle ragazze dei vestiti nuovi per l’imminente nuovo anno scolastico.
 
Brienne è contenta che Jaime ce l’abbia fatta nel mondo della musica del Sud. Lui è una grande star. Almeno per adesso, lei si dice cupamente, e poi si sente in colpa per il fatto di aver sempre in parte sperato che lui fallisse e tornasse a casa per accontentarsi di lei, che è così familiare.
 
Non che lui l’abbia mai notata, familiare o no—almeno non in quel senso. E Brienne non si era nemmeno resa conto di quello che provava per lui fino a quando non se n’era andato. No, a quei tempi, lei fantasticava su Renly Baratheon, certa che lui fosse l’uomo adatto a lei.  Ma poi Jaime se ne era andato senza neanche dire addio, e il cuore di Brienne si era infranto. E dopo lui non aveva provato a contattarla nemmeno una volta nel corso degli ultimi cinque anni, e la sua assenza era diventata un dolore che lei non era mai riuscita a placare.
 
Non che lei avesse avuto tanto tempo per rimuginarci sopra. Dopo che sua madre era morta dando alla luce Arianne, suo padre era disceso nell’alcolismo, lasciando Brienne ad occuparsi sia di lui che delle ragazze. Jaime tutto quello lo sapeva, ovviamente; Arianne aveva sette anni quando lui se ne era andato, dopo tutto. Quello che lui non sapeva era che nemmeno sei mesi dopo che Jaime era partito per la Music Row di Approdo del Re, Selwyn Tarth si era ubriacato e aveva fatto rotolare il trattore lungo l’unica collina vicino alla loro misera fattoria.
 
Era già morto quando Brienne l’aveva trovato.
 
Da allora, tutta la sua energia era stata incentrata sul tenere le sue sorelle con lei, tenendo un tetto sopra le loro teste, e del cibo sulla loro tavola.
 
Racconta tutto quello a Jaime, in poche parole, mentre sono seduti sopra l’altalena in veranda, dei bicchieri pieni di tè freddo che si sta sciogliendo sono sui tavolini accanto a loro. Il sole sta tramontando ma è comunque brutalmente rovente. Brienne ha mandato le ragazze nell’orto a prendere qualche verdura per cena.
 
“E’ un po’ presto quasi per tutto,” lei spiega a Jaime.
 
“Lo so,” lui replica. “Perché non mi hai detto di tuo padre?”
 
“Perché tu non mi hai detto dov’eri?”
 
Lui aggrotta la fronte. “Avevo detto a Cersei di darti il mio indirizzo!”
 
Brienne sbuffa col naso e alza gli occhi al cielo. “Bè, avresti dovuto sapere che non era una buona idea,” lei ribatte, la sua voce è secca quanto il terreno che li circonda. Non corre assolutamente buon sangue tra Brienne e la sorella di Jaime.
 
Jaime sospira. “Sì, suppongo che avrei dovuto saperlo.”
 
Si dondolano lievemente, in silenzio, e poi Brienne domanda, “Perché sei qui?”
 
“Cersei sta per sposarsi,” Jaime risponde sommessamente.
 
“Lo so,” Brienne dice con gentilezza. “E a te sta bene?”
 
La risata di Jaime è aspra. “No, ma non c’è niente che io possa fare a riguardo.”
 
“Ho sempre pensato che Cersei si sarebbe unita a te ad Approdo del Re, specialmente—” lei si ferma di colpo.
 
“Dopo che ho fatto il botto?” Jaime esclama in modo secco. “L’aveva fatto, per un po’. Le avevo anche trovato un paio di ingaggi, ma sembra proprio che per diventare un cantante di successo ci sia bisogno di lavorare sodo per davvero. Non lavorare sodo come questo—” lui indica le coltivazioni morenti e l’orto in difficoltà “—ma era comunque più lavoro di quanto Cersei fosse disposta a fare.”  Lui sospira e si sgonfia. “Ho sempre pensato che lei avrebbe lasciato questo posto prima di me.”
 
Brienne gli avrebbe potuto dire diversamente; l’aveva anche fatto, prima che lui lasciasse il loro paesino e che lasciasse lei, Brienne, indietro. A Cersei piace essere un grosso pesce in un piccolo stagno; le piace essere l’ape regina. Cersei quello non l’avrebbe avuto in un posto come Approdo del Re.
 
Jaime scuote la testa. “Comunque, Cersei ha bisogno di farsi la propria strada, ed io ho bisogno di farmi la mia. Un cantante è buono solo quanto la sua ultima hit, e io devo fare uscire un nuovo album al più presto, o perderò il mio momento.”
 
“Oh,” Brienne esclama, stupita. “Io sento ancora la tua canzone ovunque.”
 
Jaime fa spallucce. “Per adesso. Ma non ho intenzione di essere famoso solo per una canzone di successo. Al momento sto lavorando coi miei produttori, ascoltando delle demo, cercando di decidere quale sarà la prossima grande hit per me.” Lui prende un sorso di tè ghiacciato. “Vedremo.”
 
“A te piace?” Brienne chiede con cautela.
 
“Lo adoro,” lui risponde prontamente. “Sono bravo, il che ha scioccato da morire mio padre, ovviamente. Lui mi ha diseredato, lo sapevi?”
 
Brienne scuote la testa. Tywin Lannister non è un uomo che si degna di parlare con qualcuno come lei.
 
“Ad ogni modo, ce l’ho fatta da solo, con le mie forze,” Jaime afferma compiaciuto, per poi scrollare le spalle. “Almeno per adesso.”
 
L’altalena in veranda ondeggia gentilmente, il silenzio è rotto solo dal cigolio delle sue catene e dalle voci infantili delle ragazze mentre si chiamano a vicenda nell’orto.
 
“Ti trovo bene, Brienne,” Jaime dice in modo sommesso.
 
Lei sbuffa col naso.
 
“Mi sei mancata,” lui insiste. “E’ bello rivederti.”
 
Brienne prende il suo bicchiere con una mano tremante e fa un sorso, sperando di nascondere la sua reazione alle parole di Jaime. Lei riabbassa il bicchiere. “Anche tu mi sei mancato,” lei ammette, la sua voce è rauca. Brienne si schiarisce la gola. “E’ bello vederti,” lei dice speditamente, “e sono contenta che tu sia tornato, anche se è solo per un paio di giorni.”
 
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Il sapore del tè ghiacciato è ancora deliziosamente dolce sulla sua lingua, mentre la sala di controllo torna a fuoco. Jaime si domanda se la sua Brienne—la Brienne Principale—sia altrettanto brava a prepararlo in questo universo, e pensa che deve ricordarsi di chiedere—
 
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Brienne si passa la punta delle dita sulla sua guancia sfregiata, mentre se ne sta in piedi fuori dalla porta della cella di Jaime Lannister. Strano. Lei era stata menomata nemmeno sei mesi dopo l’inizio del suo incarico in questa prigione; un uomo condannato per dei crimini orribili l’aveva attaccata mentre lei lo stava scortando verso il patibolo. Lui aveva voluto un’ultima vittima; un ultimo assaggio di carne umana.
 
Lei trema un po’ a quel ricordo, ma non ci pensava da mesi ormai. Non piangeva per la perdita della sua guancia liscia, nemmeno per la perdita di quel poco che era stato l'aspetto insignificante che aveva avuto la fortuna di avere. Eppure, dal suo incontro ampiamente infruttuoso con l’uomo che marcisce in questa cella, il giorno prima, Brienne si sta vedendo attraverso gli occhi di lui. E rabbrividisce.
 
Assurdo.
 
Lei è una septa, ha fatto giuramento di servire, ha fatto voto di castità. Non ha importanza cosa pensa di lei un criminale condannato.
 
Si passa di nuovo le dita sulle cicatrici, e ricorda a se stessa che l’uomo dietro la porta di questa cella potrà anche essere bellissimo all’apparenza, ma al disotto, lui è un mostro—e un figlio dei Sette—proprio come ogni altro uomo condannato a cui lei aveva dato consiglio negli ultimi tre anni. Quello che lui pensa—o, più che altro, non pensa—di lei non ha nulla a che fare con quello che Brienne, per giuramento, deve garantirgli: assistenza, e un’ultima opportunità di avere pace e salvezza.
 
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La septa si siede, rigida e attenta, sopra l’unica sedia nella cella. Jaime la guarda con attenzione mentre prova a cavarle delle parole di bocca. Per qualcuno che si suppone stia cercando di salvargli l’anima, lei è notevolmente restia a parlare una volta che finisce di dire le sue preghiere.
 
Il silenzio tra di loro si acuisce.
 
“Dimmi che fai qui, septa,” Jaime alla fine dice.
 
“Assisto gli uomini condannati a morte,” lei replica.
 
“Davvero una nobile vocazione,” lui ribatte, sardonico. “Ti sei offerta volontaria per farlo?”
 
La septa esita, e poi dice, lentamente, “L’Alto Septon mi ha assegnata qui.”
 
Jaime alza un sopracciglio. “Davvero? Per quale motivo?”
 
“Non spetta a me mettere in discussione le decisioni dell’Alto Septon.”
 
“Certo che no. Dimmi: lo sa quello che fai qui? Gli scrivi dei resoconti che lui legge quando è ben nascosto nel Grande Tempio ad Approdo del Re? Può davvero capire quello che gli dici? Lui è mai stato in un posto come questo, septa? Lui ha mai guardato un uomo condannato dritto negli occhi, offrendosi di pregare per la sua anima?”
 
La septa sbatte quegli occhi bellissimi ed incredibilmente grandi, ma restano sereni. “Importa davvero se l’abbia fatto o no?” lei chiede. “Il patibolo è solo un modo di incontrare lo Sconociuto; sono sicura che l’Alto Septon abbia fornito del conforto a tante persone che erano perse e spaventate.”
 
Il sorriso di Jaime è affilato come un coltello. “E’ questo ciò che pensi di me? Che sono perso e spaventato?”
 
“Sei qui, no? Hai questo pomeriggio, e due giorni interi, e dopo io camminerò al tuo fianco mentre andrai incontro al tuo destino.”
 
“E le preghiere che reciterai per salvare la mia anima avranno un qualche vero significato? Non vuoi nemmeno dirmi il tuo nome.”
 
La septa sbatte di nuovo le palpebre, e adesso lei sembra incerta, addirittura confusa.
 
Jaime inclina la testa di lato. “Da quanto tempo sei qui?”
 
“Tre anni,” lei risponde.
 
“Nessun altro uomo condannato ti ha mai chiesto il tuo nome?”
 
La septa esita, sbattendo gli occhi come un gufo nella penombra di questa cella marcia. “No,” lei risponde infine, delicatamente, “ma il mio nome non è importante.”
 
“Non sono d’accordo. Mentre il mio tempo si assottiglia e lo Sconosciuto mi si avvicina, ritengo che per me non ci sia niente di più importante del nome dell’unica persona che mi è permesso vedere.” Indica la porta col mento. “La guardia là fuori apre la fessura nella mia porta e ci spinge dentro un vassoio con del cibo tre volte al giorno, ma non dice mai una parola.” Il suo sorriso è breve e senza senso dell’umorismo. “Almeno il Giudice Impiccatore crede nel dare comunque da mangiare agli uomini che condanna. Il secchio per la mia merda presto sarà stracolmo, ma almeno sono grato che le mie catene siano abbastanza lunghe da permettermi di camminare per questa cella per raggiungerlo.” Lui la osserva, improvvisamente pensieroso.
 
“Non pensare di sopraffarmi, signor Lannister,” la septa dice, ancora calma, ma con uno sguardo d’avvertimento sul suo viso sfregiato. “Sono forte esattamente come sembro, e anche se non lo fossi, nessuno in questo posto mi salverebbe.”
 
Jaime alza un sopracciglio. “Sei la septa della prigione.”
 
“E per il Giudice Impiccatore valgo meno della giustizia che deve essere dispensata.”
 
“Sei già stata presa in ostaggio in passato?”
 
“Diverse volte.”
 
“E sei ancora qui.”
 
Per la prima volta dalla loro conoscenza, un leggero sorriso piega la bocca troppo larga della septa. “Sono ancora qui.”
 
Il sorriso di Jaime è più pronunciato e genuino. “Eppure nessuno si è mai preso la briga di chiedere il tuo nome.” Lui scuote la testa e torna lucido, i suoi occhi sono decisi. “Non ti farò del male, septa; hai la mia parola—per quello che vale. Ma vorrei sapere il nome della persona che ha intenzione di salvare la mia anima in così poco tempo.”
 
Lei esita, per poi dire, riluttante, “Brienne. Brienne di Tarth.” La voce di lei è solenne come il suo viso, i suoi bellissimi occhi sono grandi, blu e onesti.
 
Jaime sorride lentamente. “Septa Brienne.” Lui fa un inchino con la testa, quasi come un cavaliere che si inchina a una fanciulla. “Septa Brienne.” Lui annuisce. “Ti ringrazio.”
 
Lei arrossisce, schiarendosi velocemente la gola. “Desideri pregare?” lei domanda.
 
Jaime rilascia un piccolo sospiro. “Visto che sei stata così gentile da dirmi il tuo nome, sì. Per favore, prega per me. Septa Brienne.”
 
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Una persona buona per davvero, Jaime pensa, mentre Septa Brienne chiude la porta della sua cella dietro di sé, qualche tempo più tardi. Lei crede davvero alle enormi stronzate che spara ogni volta che è qui.
 
Questo è un bene, lui pensa mentre appoggia la testa all’indietro e cambia posizione, cercando di trovare del sollievo dalle catene che ha intorno ai polsi e intorno ai piedi. Può lavorare con una persona buona per davvero.
 
Si appisola, la sua mente lavora, e quando si sveglia, lui ha un piano.
 
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Jaime sbatte le palpebre e vede di essere tornato alla Barriera, con i computer di fronte a sé e la sua Brienne accanto a lui.
 
L’esperimento si è concluso ancora una volta, e lui è lieto di non essere nemmeno lontanamente stordito e disorientato come l’altra notte—anche se deve lottare contro l’impulso di grattare ogni parte di sé che riesce a raggiungere, continuando a sentire lo sporco di quella cella di prigione.
 
“Dèi, quel posto puzza,” Brienne dice, arricciando il naso, e massaggiando la sua guancia, che invece non è sfregiata.
 
Adesso lui inizia davvero a grattarsi. “Ho bisogno di una doccia,” lui si lamenta.
 
“Ce n’è una due piani sopra di noi,” Brienne gli fa sapere, allungando già la mano verso la sua penna e il suo quaderno.
 
“Grazie agli dèi,” lui dice, e sfreccia fuori dalla stanza.
 
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- Sì, nell’universo del Principe e della Principessa, Cersei si sta per sposare con Ned Stark…

- Nell'universo di Brienne contadina, Jaime e Cersei non hanno una relazione incestuosa (finalmente), ma hanno un'amicizia fraterna un po' "morbosa", ma nulla di incestuoso.





 
   
 
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