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Autore: Ladybug87    23/03/2022    6 recensioni
La trama di questa storia è decisamente originale e fuori dagli schemi oltre ad essere AU.
Ci saranno due protagonisti dei giorni nostri i cui destini, dopo un momento tragico, si incroceranno con qualcosa del passato che coinvolge i nostri Oscar e André.
In questa nuova avventura mi fregio di avere la collaborazione attiva di Baudelaire che, incuriosita dall'idea, ha accettato di scrivere i capitoli della storia in alternanza con me.
Penso che i capitoli saranno suddivisi così: quelli dispari li scriverò io e quelli pari Baudelaire.
Spero che l'idea possa piacere, nonostante sia lontana dalla storia canonica.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Baudelaire



Thea e Agnese si erano divise i compiti. Thea aveva deciso di lasciare alla governante quello più semplice: recarsi in Comune per acquistare due loculi al cimitero.
A lei, quello più impegnativo: parlare con Pierre Champs.
Padre Dorian le aveva, nel frattempo, facilitato il compito, telefonando al nipote e spiegandogli la situazione, senza entrare troppo nei dettagli. Non c’era alcun bisogno di spargere la voce sull’apparizione degli spiriti dei due giovani innamorati che richiedevano una sepoltura più degna. Padre Dorian sapeva che il nipote avrebbe fatto quel che c’era da fare, senza troppe domande.
Thea aveva preso un appuntamento con il giovane proprio quella mattina, poco prima di spedire Agnese in Municipio. Thea si era accorta di quanto l’incontro con padre Dorian l’avesse risollevata. Agnese aveva avuto davvero una pessima reazione quando quel prete scriteriato le aveva consigliato di rivolgersi a un esorcista. Le parole di padre Dorian erano state un vero e proprio balsamo sul suo spirito mortalmente offeso.
Thea non se la sentiva di darle torto. L’incontro con quel vecchio saggio era stata una vera benedizione per entrambe. Ora erano finalmente pronte a mettere la parola fine a tutta quella faccenda.


“La signora Dubois?”
“In persona.”
“Pierre Champs, piacere di conoscerla.”
Era davvero giovane. Non doveva avere più di venticinque anni, e gli stessi, identici occhi chiari dello zio.
La invitò ad accomodarsi nel suo ufficio, piccolo, discreto, ma perfettamente ordinato.
“Sa già perché sono qui.” – annunciò Thea.
“Sì. Mio zio mi ha accennato qualcosa.”
“Ho bisogno che le due spoglie vengano spostate.”
“Sì.”
Thea rimase in attesa. Sicuramente il ragazzo avrebbe voluto saperne di più, ma lui si limitò a fissarla, senza proferire parola.
“Ehm… quando sarebbe possibile farlo?”
Se non aveva domande da farle, tanto valeva andare subito al dunque.
“Non saprei. Ho bisogno di un po’ di tempo per organizzarmi.”
“Veramente… avrei anche un’altra richiesta.”
“Quale?”
“Due lapidi. Per il cimitero.”
“Nessun problema.”
“Suo zio si occuperà di officiare la messa a seguito dell’esumazione. Sarà un funerale in piena regola e vorrei che la sepoltura avvenga… nel modo più tradizionale possibile.”
“…come se fossero mancati da poco.” – aggiunse Pierre.
Thea annuì. Quel ragazzo aveva capito tutto. Era possibile che padre Dorian gli avesse raccontato più del dovuto?
Se anche fosse, Thea non voleva saperlo. L’unica cosa importante era adempiere al compito affidatole. Quel ragazzo le ispirava fiducia, al pari dello zio. Buon sangue non mentiva, mai.
“Signora Dubois, mi occuperò anche delle lapidi, ma non so ancora darle una tempistica esatta.”
“Faccia il più in fretta possibile, per favore.”
Il giovane parve un po’ confuso. Probabilmente non capiva il motivo di tanta fretta ma, ancora una volta, non fece domande.
“Farò il possibile.” – si limitò a rispondere.
“Grazie. Non so davvero come ringraziarla.”
Thea si congedò dal giovane stringendogli la mano con più foga del dovuto.
Non le sembrava vero che tutto stesse davvero per compiersi. Ogni tassello sarebbe andato al suo posto, e allora anche Laurent, il suo Laurent, sarebbe tornato da lei. Thea ne era assolutamente sicura.
Risalì in macchina e, mentre stava per comporre il numero di Agnese, ricevette una telefonata.
Era il numero privato del dottor Lessade.
“Laurent!” – esclamò Thea, in preda al panico.
Rispose alla chiamata, con il cuore che andava a mille, terrorizzata e spaventata.
“Signora Dubois?”
“Sì?”
“Sono il dottor Lessade.”
“Buongiorno dottore.”
Si erano scambiati i numeri di telefono quando Thea aveva deciso di partire, ma da allora non l’aveva mai chiamata.
Chiaramente, era successo qualcosa.
Ma cosa?
Laurent era morto?
No. Non adesso. Non adesso che stava per compiere l’opera. Dio non poteva giocarle un tiro mancino tanto spregevole proprio adesso.
“La chiamo perché è successa una cosa…”
Thea chiuse gli occhi.
“C’è stato un violento temporale, stanotte, e abbiamo avuto un black out in tutto l’ospedale. Purtroppo, le macchine che tenevano in vita suo marito si sono spente per qualche secondo.”
Cosa? Morto per colpa di un dannato black out? Aveva capito bene?
“… la buona notizia è che, a quanto pare, il signor Moreau ha continuato a respirare da solo in quel brevissimo lasso di tempo. Non solo: ha dato qualche piccolo segno di vita.”
Thea stentava a credere alle sue orecchie. Non era morto. Era vivo, più vivo che mai!
“Qualche piccolo segno di vita?” – ripeté Thea, con un filo di voce.
“Un piccolo movimento delle dita. So che può sembrare poca cosa ma, dopo tutto questo tempo, le assicuro che è un risultato incredibile. Per questo l’ho chiamata subito, signora Dubois. Credo sia il caso che lei venga qui.”
“Si risveglierà?”
“Questo non posso dirlo con certezza. Non sappiamo ancora niente, ma in questo momento la sua presenza qui è fondamentale. Suo marito ha bisogno di lei.”
“Parto subito, dottore. Grazie… grazie infinite… Dio la benedica…”
Thea riagganciò. Mai, mai nella vita si era sentita tanto felice, tanto al settimo cielo, tanto grata alla vita e a Dio.
Laurent si era mosso. Laurent respirava autonomamente.
Oscar e André… ma certo! Chi altri se non loro? Loro avevano compiuto il miracolo!
Oscar e André stavano salvando il suo Laurent…
Thea dovette aspettare un minuto buono prima di essere in grado di parlare al telefono con Agnese. Lasciò le lacrime libere di scorrere. Pianse, pianse a lungo, senza preoccuparsi del trucco sbavato, né dei volti curiosi dei passanti che sbirciavano all’interno dell’auto. Tutto quello che potevano vedere era una donna in lacrime, ma nulla sapevano della sua anima, del suo passato, del suo dolore, del suo immenso amore ritrovato.
Thea compose il numero di Agnese.
“Tesoro, ho comprato i loculi, è tutto a posto!” – esclamò Agnese con voce trillante.
Ma Agnese, che conosceva bene la sua piccola, si accorse subito che qualcosa non andava.
“Bambina, che è successo?”
“Mi ha telefonato il dottor Lessade. Proprio adesso.” – mormorò Thea con voce incrinata dall’emozione.
“Oh Gesù! Che cosa ti ha detto?”
Thea capì che anche Agnese, come lei un attimo prima, aveva subito pensato al peggio.
“C’è stato un black out in ospedale e lui ha continuato a respirare da solo. E si è mosso. Devo tornare da lui, Agnese. Parto subito.”
“Oh Madre Santissima! Ma questo è un autentico miracolo! La Madonna ha ascoltato le mie preghiere… Ma… e come farai con…”
“Ho parlato con Pierre. Penserà a tutto lui. Acquisterà anche le lapidi, ma non sarà una cosa immediata. Ti prego… ti prego… pensaci tu. Io… ora devo andare…Non posso pensare a questo, ora…”
“Va bene, bambina mia, ma… ti prego… avvisami appena arrivi. E fammi sapere di Laurent.”
“Va bene. Ti chiamo quando arrivo.”
“Fai attenzione, mi raccomando.”
“Come sempre.”
La sua Agnese… sempre così premurosa…
Thea rimise in moto e partì in direzione dell’autostrada.


Per tutto il tragitto non fece che pensare a lui. Il momento che aveva atteso tanto a lungo era arrivato. Dio… aveva penato così tanto… pregato che si salvasse, che Dio non lo prendesse con sé! E finalmente le sue preghiere erano state esaudite! E tutto questo solo grazie alle anime di Oscar e André, che conoscevano bene l’amore e la disperazione della lontananza, della morte che ogni felicità si porta via.
Per lei e Laurent le cose dovevano andare diversamente. Chi meglio di Oscar poteva capire il suo immenso dolore? Lei sapeva cosa significava perdere l’uomo che si ama… lei, che aveva amato una notte soltanto, la notte immersa nelle lucciole. Poi, il buio l’aveva avvolta.
Chi meglio di lei poteva capirla? Era solo suo il merito. Thea avrebbe tanto voluto rivederla, una volta sola, per poterle dire, semplicemente: “Grazie.”
Forse furono i troppi pensieri, forse l’emozione, forse un’impercettibile distrazione quella che le impedì di vedere l’improvviso rallentamento davanti a sé.
E così Thea Dubois, il pensiero fisso su Laurent, su Oscar, sull’amore, sulla morte, si accorse solo all’ultimo che la Renault grigia davanti a lei aveva appena inchiodato. Schiacciò con forza sul freno, ma era già troppo tardi. La sua auto tamponò la Renault e la fronte di Thea andò a sbattere contro il parabrezza.
Ebbe appena il tempo di avvertire un forte capogiro, prima che la vista si annebbiasse e tutto diventasse nero.


Thea Dubois si chiese se fosse morta.
Era quello il Paradiso?
Galleggiava su una nuvola. Anzi, su un pavimento di nuvole.
O almeno, così le sembrava.
Era rilassante… incredibilmente rilassante… ma una vocina interiore le sussurrava che non stava andando tutto bene.
C’era qualcosa che non andava.
Se quello era il Paradiso, perché era sola?
Provò ad alzarsi e scoprì, con sollievo, di riuscirci. Avanzò di qualche passo, leggera. Era bello camminare sulle nuvole. Ma dove doveva andare?
“C’è nessuno?” – domandò ad alta voce, sentendosi molto stupida.
Nessuno rispose.
Thea si fermò. Dove diavolo si trovava? E perché nessuno le rispondeva?
All’improvviso, una folata di vento si sollevò dal nulla, scompigliandole i capelli. Dove l’aveva già visto? Ma certo! Sulla collina! Insieme ad Agnese.
Dov’era? Perché non era lì con lei? Forse perché Agnese era ancora viva, mentre lei…
Accadde qualcosa. Il vento si tramutò in una massa scomposta di capelli biondi come il grano.
Il corpo prese forma dinanzi a lei. Una divisa militare di colore blu, pelle di porcellana e due grandi occhi di zaffiro che le sorridevano.
Se Dio avesse avuto sembianze femminili, sarebbe stato esattamente così.
Ma quello non era Dio. Thea sapeva bene chi era. L’avrebbe riconosciuta ovunque, ormai, perfino tra le fiamme dell’inferno. Ma quell’anima pura non sarebbe mai stata esiliata agli Inferi. No. Troppo candida, troppo innocente, troppo celestiale.
Era quello il suo posto, se davvero si trattava del Paradiso.
“Ciao Thea.”
La voce era cristallina, leggiadra.
“Oscar. Sono morta anch’io?”
Oscar rise.
Thea pensò che era ancora più bella quando lo faceva.
“No, non è ancora il tuo momento.”
“Ma… allora…”
“Non c’è molto tempo. Ascolta. Devi portare anche lui alla nostra sepoltura.”
Thea la fissò, frastornata. “Lui chi?”
Oscar sorrise. “Laurent, naturalmente.”
Thea sbattè gli occhi. Che cosa stava dicendo?
“Portalo, e ogni cosa andrà a posto.”
“Ma…”
“Addio.”
Thea non ebbe il tempo di replicare, perché il vento, in un battibaleno, disperse la divisa blu, i capelli di grano e gli occhi di zaffiro.
E lei rimase, di nuovo, sola.

Thea Dubois si risvegliò in un letto di ospedale, con una leggera fasciatura alla testa e una flebo infilata nel braccio.
“Ah, si è svegliata, finalmente!”
Il dottor Lessade era accanto a lei.
“Dottore! Ma… che cosa…”
“Mi ha preso alla lettera quando le ho detto di correre qui, eh?”
Thea iniziò a ricordare. La Renault grigia… il tamponamento…
“Che cosa mi è successo?”
“Niente di grave. Ha sbattuto la testa, ma non ci sono complicazioni. Guarirà in un paio di giorni.”
“Laurent?”
Era stata ricoverata nello stesso ospedale di suo marito, ma non era in quelle condizioni che avrebbe dovuto arrivarci. Il dottore aveva ragione! Avrebbe dovuto fare più attenzione al volante…
“Respira da solo, ma non è ancora cosciente. Attendiamo gli sviluppi.”
“Si è mosso ancora?”
“Impercettibilmente, ma sì. È un ottimo segno. Lo teniamo costantemente sotto osservazione.”
Fu allora che, nei meandri della memoria, tornò prepotente il ricordo dell’incontro con la divisa blu.
Thea non sapeva cosa diavolo fosse successo. Aveva messo piede in Paradiso e Oscar l’aveva rispedita sulla Terra per salvare Laurent? Ormai aveva rinunciato a capirci qualcosa…
Ma non avrebbe ignorato il suo messaggio. Doveva portare Laurent ad Arras, e doveva farlo alla svelta, prima che Pierre Champs acquistasse le lapidi.
“Dottor Lessade, deve dimettere mio marito.”
Il medico, fino a quel momento allegro e giulivo, si rabbuiò all’istante.
“Deve averla sbattuta forte la testa, più forte di quanto pensassi.” –
commentò sarcastico.
“Non faccia lo spiritoso.”
“No, lei piuttosto, non dica fesserie. Le ho appena detto che suo marito è tuttora in stato di incoscienza.”
“Si sveglierà.”
“Ha per caso le sfera di cristallo?”
Thea ingoiò un insulto. Come poteva convincere quell’uomo a darle retta? E, anche nel caso ci fosse riuscita, come avrebbe fatto a portare Laurent con lei ad Arras se non era in grado di camminare sulle sue gambe?
“La lascio riposare. Ci vediamo più tardi.”
Il dottor Lessade sembrava davvero irremovibile, e Thea si domandò come avrebbe fatto ad esaudire la richiesta di Oscar in quelle condizioni…


Il dottor Lessade lasciò la stanza di Thea Dubois. Robe da matti. Dimettere il marito, in quelle condizioni. Se lo avesse fatto l’avrebbero denunciato, radiato dall’Albo come minimo.
Quella donna doveva essere impazzita…
Scese al piano inferiore e, appena uscito dall’ascensore, un’infermiera gli corse incontro, tutta trafelata.
“Dottore! Venga, presto!”
“Che succede?” – chiese, allarmato.
“Deve vederlo con i suoi occhi.”
L’infermiera lo condusse nella stanza di Laurent Moreau.
Appena entrato, il dottor Lessade spalancò la bocca per lo stupore.
Laurent Moreau era seduto sul letto, sveglio e cosciente.
“Dov’è Thea? Dov’è mia moglie?”
   
 
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