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Autore: Dira_    06/09/2009    14 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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A questo giro non mi devo davvero lamentare delle splendide recensioni che mi avete lasciato! Mi raccomando, abituatemi così! XD Un suggerimento, che sono un po’ nuova del mondo del fandom. Secondo voi, questa storia, è AU o What If? Me lo chiedevo da un po’, ma sono un po’ confusa in merito. Illuminatemi, please!
Comunque, i giorni di postaggio sono ufficialmente il giovedì e la domenica.
@Miriam Malfoy: Ehilà! Cerco di recensire il più costante possibile, così almeno vi do un appuntamento fisso per leggervi le mie menate. :P Al sì, li farà fuori. Dopotutto, si sa quel che si dice sulle acque chete, no? ;)
@MartyMcGonnagal: Ciao Marty! Figurati, per la recensione è poca cosa, e te la sei totatalmente meritata. Quelle drabble erano semplicemente adorabili. ;) James detestabile? In effetti fino ad adesso non è stato propriamente simpaticissimo. Roba da prenderlo a manate, in effetti. E mi piace molto la considerazione che hai fatto, grazie! ^^ Il pupazzetto anti-stress eccotelo qua, telematico. il peluche telematico
@Nyappy: Una new entry! ^^ Piacere di conoscerti,e  graaazie per la recensione! Addirittura scritta ‘divinamente’. Non farmi arrossire! XD
@Trixina: Certo che puoi chiamarmi Dira, anzi, il ‘real’ l’ho dovuto aggiungere posticcio perché Dira era già stato preso! XD Sei l’unica che al momento apprezza il povero Teddy. Il prossimo capitolo sarà interamente centrato su di lui. ;) Insomma, James-Michel ha sconvolto tutti. Ehehe, beh, se non altro non sono stata prevedibile. ^^’’.
@Altovoltaggio: Lo so, lo so… Michel/Jamie è un duro colpo per tutti. Anche per me. XD Ma sono felice che continui a seguirmi anche se non riscontrano propriamente i tuoi gusti, i miei pairing. Grazie davvero! L’attore che fa Scorpius lo so, a volte può sembrare brutto, ma diciamo che io lo immagino così. Poi tu puoi immaginarlo come vuoi! ^_-
@Cloto: Una delle parche o sbaglio? Viene da lì il tuo nick? Beh, comunque James non è propriamente gay. Gli piacciono le ragazze, ma diciamo che a volte… è sviato. Capita a quell’età, senza contare una certa cotta decennale. Per quanto riguarda Søren non mi riferivo al nostro caro vecchio filosofo. Ma bensì, all’origine del nome Søren (www.behindthename.com dacci un’occhiata ;) ) E sì, hai azzeccato la ragazza (Grazie mille!) quindi ti vinci il pupazzetto anti-stress, anche se telematico, sorry il peluche telematico di Al
@Hel_Selbstmord: Ogni volta che scrivo il tuo nick devo controllare tutte le consonanti! XD Però mi piace un sacco. Anyway, contenta ti sia piaciuto, e sì, credimi gli sviluppi tra quei due non saranno a razzo, ma si faranno sentire. Non è solo una storia romantica questa (anche se lo finisce per essere inevitabilmente ad ogni capitolo XD).
@JakieBlack: Ah, la mia analista! Lo sai che aspetto sempre con trepidazione le tue bellissime recensioni? Niente scherzi ^^. Allora, anche in questa non c’è una cosa che non hai centrato. Per il dialogo Michel-James ti assicuro che non dovrai aspettare troppo. E vedrai che dialogo! Tom invece me lo descrivi talmente bene che mi sembra quasi di aver messo su un personaggio niente male, quindi, grazie! Per la cover… lo sai che aspetto con gli occhietti così? > *_*. Sì, sappi che la aspetto in gloria. ;P
@Ombra: James? Certo che è più complesso del ragazzino viziato e superficiale che sembra. Forse. :P Per quanto riguarda l’origine del nome Soren, guarda www.behindthename.com Lì c’è quella che intendo io. Non posso dirlo qui, niente spoiler per gli altri ;)
 
 
****
 
 
Capitolo IX
 



 
 
 
 



In the shadowplay, acting out your own death, knowing no more,

As the assassins all grouped in four lines, dancing on the floor,
And with cold streel, odour on their bodies mad a move to connect,
But I could only stare in disbelief as the crowds all left.
(Shadowplay, The Killers¹)
 
 
 

Thomas fissava James. E James fissava Thomas.

Alla fine il giovane Potter si decise a sedersi, con uno sbuffo.
“D’accordo. Cosa vuoi?”
“E’ interessante come cambi modo di porti quando non c’è zio Harry…” ironizzò l’altro ragazzo scartando una cioccorana e mettendosela in bocca. Adorava che cercassero di scappare. E poi erano incredibilmente dense di cioccolato.

“Vuoi che ti abbracci forte forte come Albie?” sogghignò beffardo.
Tom ebbe l’impulso di schiantarlo, ma si dominò.
“Nient’affatto. Comunque… credo che entrambi sappiamo perché sei qui.”
“Perché mi hai mandato un biglietto.” fece una smorfia. “A proposito, come ci sei riuscito?”
“Ho chiesto a Milly. Sai. L’assistente di Madama Chips.” Fece un sorriso amabile, sapendo che James ci stava provando spudoratamente da mesi, ricevendo continuamente picche, a causa del ragazzo di lei, medimago.

Anche se, a quanto pare, hai le idee un po’ confuse in materia, Jamie.
L’altro si adombrò.
Come se ti interessassero le ragazze, Tommy.
Era morboso il modo il cui stava attaccato a suo fratello, per fare un esempio. Del resto era una cosa che notava chiunque avesse avuto modo di conoscere sia Albus che lui. Erano inseparabili. Ma non come due amici di una vita. No, decisamente non in quel modo.
E James lo sapeva meglio di tutti.
“Ah-ah. Beh, allora?”
Tom lo guardò. “Mi serve la Mappa.”
“La mappa di cosa?”
“Lo sai benissimo.”

Si guardarono in cagnesco. James sbuffò.
“Va bene. okay. Mappa del Malandrino. Ma a che ti serve, si può sapere?”
“A che ci serve.” Puntualizzò Tom. “Al mi ha detto che vuoi vedere il Naga.”
Il Grifondoro si fece improvvisamente più attento. “Sicuro… ma non risulta. Dico. Sulla Mappa. Devono aver fatto qualche incantesimo che lo rende intracciabile. Non viene segnata la sua posizione. Ho già controllato.” Aggiunse.

“Naturale. Ricordati che è l’ufficio Auror a seguire questo caso. E tuo padre ne è a capo. Sa che hai la Mappa e sa che sei curioso.”
James lo guardò quasi valutandolo per la prima volta. “Comunque è inservibile. Potrebbe essere ovunque, questo castello è un fottuto labirinto…” obbiettò incrociando le braccia al petto. “Se lo sai, che è intracciabile, a che ti serve?”
“E’ intracciabile il Naga, ma non quello che c’è attorno. O chi.” Fece un sorrisetto. “Pensi che l’abbiano lasciato in qualche aula vuota? Con il rischio che qualche studente del primo anno che si è perso lo veda? Del tutto irresponsabile, considerando il caos diplomatico che sta suscitando questa faccenda.”

James corrugò le sopracciglia. “Credi che ci sia qualcuno a sorvegliarlo?”
“Probabile. Notato nuovi arrivi negli ultimi giorni?”
James annuì. “Sì, c’è stato un gran viavai di auror, hanno battuto la Foresta palmo a palmo, hanno fatto domande in giro…cose di questo genere.” sorrise. Era stato davvero divertente. Aveva passato tutto il pomeriggio a chiacchierare con Flannery, un vecchio membro della squadra originaria di suo padre.

Auror. Totalmente. Non riesco a vedermi a fare nient’altro.
“Beh, forse qualcuno è rimasto. È difficile in una scuola con quasi duemila studenti notare un volto nuovo in più.”
James si morse un labbro. “Okay, io voglio vederlo. Ma tu l’hai già visto. Da molto vicino tra l’altro.”

Se fossi stato sbattuto come un tappeto sporco da un coso del genere io mi ci terrei lontano miglia. Se fossi un Serpeverde, soprattutto.
“Diciamo che devo controllare una cosa.” Sorrise appena. “Allora, siamo d’accordo James?”
Controllare una cosa…
Thomas non sapeva neanche cosa dovesse controllare.
Ma sapeva che aveva bisogno di vederlo un’ultima volta, prima che fosse portato via.
Pensiero ridicolo, forse. Ma l’unico che gli venisse in mente per farsi passare quella frustrazione infinita, dovuta al non sapere.
“Non ho ancora capito come riuscirai a trovarlo.”
Tom sospirò come se parlasse ad un bambino scemo. La cosa irritò incredibilmente James, ma si frenò. Il cugino poteva essere un inquietante cretino, ma era fornito di un cervello di prim’ordine. E se stavolta lavorava a suo beneficio, chi era per ostacolarlo?

“Usiamo la mappa per vedere dove sono gli auror di pattuglia. A quel punto avremo trovato dove lo tengono nascosto.”
“E come ci avviciniamo senza essere scoperti?”
“Sbaglio o hai una cosa chiamato Mantello dell’Invisibilità?”

Lo guardò a lungo: fidarsi di Tommy? Non ne era convinto. Ma del resto, cosa aveva da perdere? Se le cose fossero andate storte, avrebbe sempre potuto lasciarlo a cavarsi fuori dai guai. Di sicuro, il Mantello non avrebbe coperto entrambi.
“Affare fatto?” chiese l’altro, alzandosi in piedi. Gli tese la mano.
Avanti Grifondoro. Questo genere di gestualità la capite. È vostra. Vi mette a vostro agio.
James infatti strinse la mano, anche se di malavoglia.
“Affare fatto.”
 
 
****
 
Hogwarts, pianoterra davanti alle scale.
Dopocena.
 
“Allora ci separiamo qui…” le sorrise Al. Rose annuì distrattamente.
“Sì, ci vediamo domattina a colazione.”
Guardò il cugino scendere le scale, sparendo nei sotterranei: quando allo Smistamento aveva sentito il Cappello assegnarlo a Serpeverde era scoppiata a piangere.

Come se dovesse andare in guerra o cose del genere…
Sorrise. Era una bambina allora, e finire a Serpeverde, a detta di suo padre, era il più infame dei destini.
Invece Albus si era ambientato bene: aveva degli amici, pochi certo, ma buoni. Giocava nella squadra di Quidditch, ed era genericamente benvoluto o se non altro, ignorato. La nomea di ‘figlio del Prescelto’ si era appiccicata più a James, che a lui.
E poi con lui c’è Tom.
C’era poco da fare, era quello il motivo principale per cui Albus non era svenuto, quando il Cappello aveva annunciato il suo verdetto. Thomas già sedeva al tavolo dei Serpeverde.
Anche se Rose aveva sempre avutol’impressione che il Cappello non avesse scelto totalmente di ‘testa’ sua.
Se lo ricordava come se fosse ieri…
 
“SERPEVERDE!”
Aveva urlato il Cappello e un brusio indistinto era serpeggiato trai tavoli. Il piccolo preside l’aveva tacitato con un cenno, mentre Al si toglieva il vecchio straccio e correva trai tavoli, rosso in viso. L’aveva visto con la coda dell’occhio avere gli occhi lucidi e l’espressione stravolta.

Ma anche stranamente coraggiosa.
Si era seduto accanto a Tom. I due si erano guardati. Rose non sapeva leggere le labbra, ma quello scambio di battute era riuscito a decifrarlo.
“Pensavo volessi andare a Grifondoro, Al.”
“A Grifondoro tu non ci sei.”
Per la prima volta Rose aveva visto Thomas sorridere.
 
“Persa nei tuoi pensieri Weasley?”
Rose si voltò, quasi spaventata dalla vicinanza della voce, e si trovò di fronte Malfoy.
Solo, stranamente. Come al solito, in camicia e cravatta, con le maniche rimboccate. Era praticamente impossibile vederlo vestito completamente.

In questo lui e Jamie si somigliano…
“Ah, Malfoy. Dov’è il tuo harem?”
“L’ho lasciato a riposarsi stasera. E poi che non si dica che i Malfoy non danno diritti sindacali.”
Rose sbuffò appena, con un sorriso.

“Hai dato il giorno libero anche al tuo maglione?”
“Lamentava un po’ di raffreddore. Non sono un proprietario crudele.” Sorrise amabile, prendendo a fare le scale con lei. Notò che era davvero alto. A malapena gli arrivava alle spalle.

“Ma non hai freddo?”
Scrollò le spalle. “Dovresti sentire a casa mia. Qui in confronto è clima tropicale.”

Rose annuì: sapeva che qualche anno prima la sua famiglia era riuscita a ricomprarsi il Manor, dopo che era stato messo sottosequestro dal Ministero, a causa del suo … ultimo inquilino.
“Come sta Dursley?” si informò.
“Al dice che si è svegliato. Non è in gran forma, ma Thomas non è mai stato tipo da sembrarlo particolarmente.”

“Già, è quasi più pallido di me, io, con il mio incarnato niveo…” recitò con sentimento, facendola ridere.
Era inevitabile. Non riusciva più ad odiare il Maledetto Malfoy (altri nomignolo coniato nella sua testa e mai divulgato) dopo che le aveva salvato la vita.
Non è mica un dettaglio di poco conto come prestarti una piuma…
Questo, certo, poteva costituire un problema.
“Saranno i sotterranei, a dargli quel colorito poco sano.” Elucubrò Scorpius. “Del resto, non sono esattamente un posto accogliente.”
“Tu come lo sai? Io non ci sono mai entrata… e in Storia di Hogwarts non sembrano così male. Voglio dire, certo, anche se … molto crepuscolari.”
“Mio padre ci ha vissuto per sei anni. Li adorava. E mio padre è un tipo cupo. Ergo, sono un posto cupo e incredibilmente freddo.” Piegò le labbra in un sorrisetto strano. Si sarebbe detto… rassegnato, e in buona misura divertito.

Impossibile capire le centinaia di sfumature del sorriso di Scorpius Malfoy.
“In effetti la nostra Sala Comune è più accogliente…” considerò Rose, aspettando che una rampa di scale coincidesse con la loro, per permettergli di proseguire il tragitto.
“Vero.” Confermò. “A proposito di Sala Comune, mia cara collega…”
Lo guardò con sospetto. “Sì?”

“Pensi che sia possibile multare un primino per avermi fottuto la mia poltrona preferita? No, perché sinceramente temo gli abusi di potere, ma ammetto di esserne spesso tentato…”
“Scorpius!” sbuffò. “Non puoi togliere punti per una cosa così idiota!”
“Lo supponevo. È stato bello però immaginarmi la scena…” sospirò teatrale, facendola ridere di nuovo. Scorpius Malfoy era divertente.

Godric, lo era davvero.
Questo è un problema.
Ed era anche un problema il sorriso allegro che le stava rivolgendo. “Ah, finalmente ho l’onore di contemplare una tua risata, Weasley!”
Rose sbuffò, fermandosi di fronte al ritratto della Signora Grassa. “Odi et amo.” Recitò.
La vecchia signora fece un risolino chioccio. “Certo, cara…” disse, guardando Scorpius civettuola.
Oh, fantastico. Anche i ritratti hanno una cotta per lui! – pensò esasperata. Entrarono.
La Sala Comune, era la sua definizione di ‘casa’ quando era ad Hogwarts.
Rose adorava sedere vicino al fuoco con un buon libro. Ci passava tutto il tempo che poteva, anche se preferiva farlo da sola. Hugo era troppo agitato e James non era un conversatore sopraffino, a meno che non fosse lui l’argomento principale. Lily, poi, non smetteva un attimo di parlare.
“Io rido spesso Malfoy, te l’ho già detto.” Borbottò, buttandosi su un divanetto libero. Si accorse con orrore che era un divanetto quando Scorpius le si sedette affianco. 
“Ed io ti ho già detto che non ti ho mai vista ridere. Con me.”
“Di te, spesso.” Rimbeccò.
“Ma con me, mai.” Ribadì con un sorriso adorabile.

Argh. A D O R A B I L E?!
Rose sbuffò. “Malfoy, se vuoi rompere le scatole a qualcuno…”
“Ora sono di nuovo Malfoy? Cattiva ragazza. Ho un nome, sai.”
Scorpius. Solo perché siamo entrambi prefetti, e siamo compagni di ronda…”
“E abbiamo vissuto una straordinaria e spaventosa avventura…”
“E sì, okay, e …”
“E ti ho salvato la vita.”
Si guardarono. Rose mugugnò, capitolando.

“Ma cosa vuoi?”
“Chiacchierare, te l’ho detto. Adoro i nostri diverbi. Tu no?”
“Quanto un’ora di pozioni.” Replicò salace. In realtà, glissando sulle feroci irritazioni che gli scatenavano a volte… erano stimolanti, ecco.

È orribile. Sto definendo i sipariatti-Malfoy STIMOLANTI?
Per la barba di Merlino, Rose!
La voce della sua coscienza era incredibilmente simile a quella di suo padre.
“Io adoro pozioni.” Continuò il ragazzo.
“Io no.”
“Sei troppo prevenuta sulla materia. È dannatamente interessante invece… Si può distillare tutto, sai? La gloria, il successo, la morte… l’amore.”
Rose si trovò improvvisamente un po’ troppo vicina a Scorpius. Il bastardo aveva casualmente messo un braccio sullo schienale, avvicinandosi. E profumava, il maledetto.

Profumava di bucato pulito e… sole.
Sole? Perché diavolo si è avvicinato così? Stupido biondino!
Si alzò in piedi di scatto. “Scusa, sono dormita, devo andare a stancarmi!” blaterò, con l’intenzione di inventare una scusa credibile, sembrando una psicopatica nei fatti.
Scorpius la guardò meravigliato. “… Weasley, stai bene?”
“Buonanotte!” strillò scappando come un fulmine. Non c’era niente di meglio di un incantesimo scivolo sulle scale dei dormitori femminili per fermare un’eventuale…

Eventuale cosa?
Si barricò in camera, chiudendosi la porta dietro.
Trovò Lily che la guardava perplessa, con un libro in mano.
“Uhm.” Disse Lily.
“Non è come credi, non sto seminando Malfoy!” ululò. La ragazzina la guardò come se le fossero di colpo saltate le rotelle.

In effetti, può sembrare.
“Cos’è che hai fatto con Malfoy?” indagò con un lieve sorrisetto saputo. Rose si sentì avvampare fino alla punta dei capelli.  
“Niente!” la aggredì. “Cosa ci fai qui?!”
“Beh, ero venuta a restituirti questo.” Le mostrò il libro. “Volevo lasciartelo sul letto, ma poi sei entrata strillando come una pazza…”
“Non sono entrata strillando.”
“No, scusa. Sei entrata come se avessi un lupo mannaro alle calcagna.” Precisò sedendosi sul suo letto. “Malfoy ti ha infastidito? Posso dirlo a Jamie. Non vede l’ora di mettergli le mani addosso con un pretesto qualsiasi.”
“Non… non mi ha infastidito.” Ammise sentendosi profondamente psicopatica. Chissà cos’aveva pensato di lei.

Sono DORMITA devo andare a STANCARMI? Godric…
… Penserà che mi è dato di volta il cervello.
“Stavamo solo parlando, accanto al fuoco.” Precisò e si accorse con orrore che era passato un guizzo negli occhi verdi di Lily. “Parlando, Lily. Non avvinghiati sul tappeto, per tutte le mutande di Merlino!”
“Allora perché se stavate parlando sei scappata?”
“Non… non lo so.” Mugugnò sedendosi accanto alla più piccola: era ridicolo. Lily aveva quattordici anni ed in confronto a lei sembrava una donna di mondo.

Forse è perché io sembro una sfigata.
Lily le accarezzò una spalla, con aria comprensiva. “Rosie… sei sbocciata.” proferì seria prima di scoppiare a ridere. Avrebbe voluto strozzarla. In certe cose assomigliava incredibilmente a James.
“Piantala!” ringhiò con cipiglio Grangeriano. Lily smise quasi subito, con un sorriso divertito.
“Rosie.” Replicò. “Te ne sei accorta alla fine, eh?”
“Di… di che cosa?”
La guardò con sufficienza, tracciando un ghirigoro sulla copertina del libro.

“Tu piaci a Scorpius.” Sentenziò con naturalezza. Aveva gli stessi occhi di Al, ma l’espressione era completamente diversa: innocenti quelli del primo, malizia liquida quelli della seconda.
“Che stronzata!” sbottò sentendosi avvampare. Come se le interessasse, poi.

Malfoy era la sua nemesi.
“Beh, potrebbe essere. Ma spiegami perché ti pesta i piedi dal primo anno.”
“Perché siamo nemici!”

Lily stavolta la guardò con compatimento. “Rosie. Non avete undici anni. Se un ragazzo continua a farti i dispetti a quest’età significa solo una cosa. Che ti vuole far evanescere la gonna per intenti molto meno innocenti che farsi due risate.”
“Lily!” sbottò scandalizzata. Ma era davvero la sorellina di Al?
… E’ anche la sorellina di Jamie, già.  
“Tra me e Malfoy non c’è niente, se non rivalità scolastica, vago disgusto e prese per il culo!” borbottò cincischiando con il bordo del maglione. Ma quel sorriso… così vicino, e quel profumo… Doveva ammettere che per essere un biondino slavato aveva… un certo fascino.
Fascino, tsé. Mi stava solo prendendo in giro. Adora farlo. È tutto qui.
“Ti ha salvato la vita, Rosie. Questo è molto romantico, non disgustoso o rivaleggiante.”
“È…” si zittì. “Non significa nulla!”

Non mettermi in testa strane idee, maledizione! Ho una fantasia tremenda per cose del genere!
“Se lo dici tu…” La piccola Potter fece spallucce, mettendo il libro sul comodino. “Ma dalla faccia che avevi, direi che la pensi più come me, che come zio Ron…” concluse con un lieve sorrisetto. “Sogni d’oro cuginetta. Anzi, sogni biondi.”
Si chiuse la porta alle spalle, prima che Rose riuscisse a centrarla con una scarpa. 

 
 
 
****
 
Corridoio del Secondo Piano, Hogwarts.
Verso le dieci.
 
“Ehy, non ci provare neanche! Il mantello è mio! Se qualcuno deve restare scoperto, quello sei tu!”
“Se smetti di agitarti possiamo starci entrambi.”
Tom cominciava a pensare che fosse stata una pessima idea chiedere aiuto a James, benché fornito dei giusti strumenti. Il mantello era troppo corto per le loro stazze di adolescenti.

E James troppo imbecille.
Fortuna voleva che in quei corridoi al momento non passasse nessuno.  
Erano dalle parti del secondo piano, vicino all’aula di storia della magia. Erano sgattaiolati lì per poter guardar la Mappa senza essere visti.
Lumos.” Mormorò James illuminandola. “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” Aggiunse, recitando la formula ideata dal suo omonimo. Adorava quel motto. Forse l’estate prossima se lo sarebbe fatto tatuare sul braccio.

La mappa si disvelò sotto i loro occhi. Due puntini, in corrispondenza del secondo piano, recitavano i loro nomi. “Bene, genio. Adesso dimmi dove si trova il Naga.”
Il tono era beffardo ma Tom finse di non udirlo. La guardò a lungo.

“Terzo piano” recitò sottovoce. La planimetria cambiò.
“Aw, guarda lì… Gazza. Quel vecchiaccio è immortale, è peggio della gramigna!” sbuffò James. “E’ un magonò, quindi, a dirla tutta, non ha neanche la longevità tipica dei maghi.” Obbiettò, prima di corrugare le sopracciglia. “Comunque possiamo toglierci il mantello. Qua non c’è nessuno.”
Respirarono entrambi di sollievo quando si trovarono non impacciati dalla stoffa e dalla vicinanza inopportuna.
“Il profumo che usi fa schifo.” Si premurò di fargli notare Thomas, beccandosi un’occhiataccia.
A me piace.”

Si misero entrambi a guardare in silenzio la cartina. Poi apparvero. Due minuscole pergamene recitanti ‘Stump’ e ‘Singer’ accanto all’aula dei trofei.
“Li conosco!” esclamò James “Cioè, conosco Stump. Era nella vecchia squadra di mio padre, ora ne ha una sua… Art, Artemisia.” Sogghignò appena. “E’ un auror.”
Li osservarono spostarsi lungo il corridoio, per finire in un’ala del terzo piano che nessuno dei due aveva mai frequentato, essendo perennemente chiusa per infiltrazioni. I due auror si fermarono di fronte ad una stanza, piccola, delle dimensioni di una camera da dormitorio. Poi, tornarono indietro.
“Ottimo. Il corpo è al terzo piano.”
“Sei sicuro?” interloquì James. Vederlo sbagliare avrebbe voluto dire punizione assicurata, certo. Ma anche vederlo in difficoltà… che dolce momento sarebbe stato.

“No.” Disse incolore, prima di guardarlo. “Ma il rischio non è il mestiere di voi Grifondoro?”
Il ragazzo fece una smorfia, ma drappeggiò di nuovo il mantello sopra di loro.  

Maledetta serpe. Deve sempre avere l’ultima parola.
Riuscirono ad arrivare incolumi, tra scale mobili e ronde di prefetti di altre case. Se non altro, James sapeva esattamente come muoversi sotto quel mantello e come evitare spiacevoli incontri.
Anni ed anni passati a fare stronzate su e giù per i corridoi devono averlo aiutato…
“A proposito…” sussurrò “Come pensi di distrarli, quei due, per poter entrare?”
“Con te.”
Cosa?” alzò appena la voce e Tom gli rifilò un’efficace gomitata tra le costole, facendolo sbuffare.
“Non agitarti. Hai con te delle caccabombe?”
“Non ne porto sempre in tasca!”
“…”
“Okay, sì, ne ho due. Perché?”

“Lanciale nella direzione opposta in cui siamo, e poi corri. Il rumore li distrarrà e noi entreremo dentro la stanza con il Mantello. Pattugliano fuori. Dentro, come hai visto, non c’è nessuno.”
Sentì lo sguardo di James fissarsi su di lui nella penombra. Probabilmente se non fosse stato Serpeverde e Thomas gli avrebbe rivolto qualche roboante complimento.

Fu felice di essere entrambi.
“Eccoli!” sussurrò James indicando due figure che, appoggiate al muro, chiacchieravano del più e del meno, scacciando la noia del piantonamento. Indossavano due mantelli scuri, con una ‘A’ ricamata sopra. Auror.
James ispirò appena: non ricordava precisamente da quando, ma credeva di aver sempre voluto diventare auror. Era un mestiere difficile, lo sapeva. Le selezioni erano durissime, anche se non infattibili come un tempo. La paga era buona, ma il lavoro era tanto. Aveva passato l’infanzia a vedere suo padre tornare tardi a casa, stanco e distrutto. Ma sempre soddisfatto.

“Lanciala, adesso.” Lo risvegliò Tom. James sbuffò appena, tirando fuori la caccabomba dalla tasca. La tirò, con un lungo lancio.
Beh, del resto sono un cacciatore coi fiocchi, o no?
Esplose, con un gran fragore che si riverberò dei corridoi di pietra. Stump e il collega si precipitarono, passando loro accanto senza vederli.
Adesso.
James si mosse assieme a Tom, togliendosi il mantello e correndo dietro di lui. Svoltarono il corridoio, trovandosi di fronte ad una serie di porte. Tutte uguali.
“Merda! E adesso?!”

“Adesso Mappa.” Tom tese la mano. James lo guardò male: chi si credeva di essere per dargli ordini?
“Vuoi sbrigarti o farti pizzicare dai tuoi amici?” lo stuzzicò. James gliela porse di malagrazia.

Stronzo.
Thomas, dopo una breve consultazione alla luce della bacchetta, indicò con un cenno della testa l’ultima porta a sinistra.
“E’ là. Sbrighiamoci, non ci metteranno molto a scoprire che è stato solo un falso allarme e tornare qui a controllare.”

“Come fai a sapere che è quella giusta?”
“È l’unica non murata.”
Corsero alla porta, e riuscirono ad aprirla, con un semplice alohomora. James fece una smorfia.
“Li facevo più furbi.”
“Penso che si sentano positivamente sicuri…” aprì la porta di legno pesante ed entrò dentro la stanza. James lo imitò, chiudendosela alle spalle. “… già mettendo il Naga qui.”

L’aula doveva essere servita, forse un migliaio di anni prima, stimò James, come aula di lezione. Erano ancora presenti i segni dei banchi sul pavimento di legno. Ora era completamente spoglia, eccezion fatta per un lungo tavolo, di quelli da laboratorio… dove era appoggiato qualcosa di molto grosso. E squamoso.
“È… è quello il Naga?” mormorò a mezza voce avvicinandosi. Thomas annuì.
Rivederlo era… strano. Specialmente perché era…

Morto. È morto sul serio.
Si avvicinò al tavolo, notando per la prima volta quanto davvero fosse grosso e muscoloso. La coda era attorcigliata attorno alla vita, ma ciondolava per buona metà oltre il tavolo.
Aveva il viso, se tale poteva essere chiamato, contorto in una smorfia di dolore.
“Wow, Grop deve averlo proprio conciato per le feste.” Commentò James, squadrandolo a distanza ravvicinata. “E’ enorme. È grosso quasi quanto Hagrid, ah?”
Tom non rispose. Voleva capire. Capire perché quell’essere l’aveva attaccato. Perché aveva continuato a ripetergli di mostrargli la sua vera forza.

Quale vera forza? Sono solo uno studente del sesto anno di una scuola di magia neanche particolarmente tarata sull’addestramento al combattimento magico.
Certo, in effetti qualcosa di particolare ce l’aveva. Anzi, non aveva.
Si sfiorò lo stomaco impercettibilmente.
James si chinò sul brutto muso del mostro. “Guarda che zanne… dici che con queste è come per le mandibole dell’acromantula? Cioè, se sono velenose magari ci si può tirare fuori qualche distillato iper-raro?”
“Non ne ho idea.” soffiò per farlo smettere di ciarlare a vuoto.

Osservò le molteplici collane che la bestia portava, fittamente intrecciate attorno al collo taurino. Erano fatte di perline, in colori sgargianti, rosso, avorio, nero. Molte avevano attorcigliati pezzi di osso, ebano, piume. Una in particolare attirò la sua attenzione.
Non era uguale alle altre. Aveva un lungo filo, di corda nera, intrecciato. Vi era attaccato un medaglione di forma ovale.
Si chinò ad osservarlo. Era sporco, ossidato. Sembrava d’argento. Un tempo doveva essere stato un oggetto di un certo valore.

James, più occupato ad osservare l’enorme coda serpentina del mostro, sembrava non averlo notato.
Tom sfiorò con il pollice la superficie liscia del medaglione, sentendo a tatto una sorta di filigrana. C’era stato inciso qualcosa, che lo sporco stava occultando. Un motto, forse.
L’oggetto inoltre sembrava di fattura britannica.
Le Indie sono state una colonia britannica babbana meno di un secolo fa.
Eppure sentiva che quel medaglione non aveva nulla di babbano. Persino per uno studente del sesto anno era percepibile la traccia di magia che portava.
Era dannatamente forte.
Tom lo volle. Fu un desiderio che quasi lo stupì, ma non riuscì a scacciarlo.
Era particolare, era appartenuto a quel mostro misterioso…
Lo volle.
Sentirono dei passi fuori dalla stanza. James alzò di scatto la testa, guardandolo allarmato.
“Se ne sono accorti!” sibilò. Tom si guardò attorno. La stanza era spoglia, tranne per la presenza di un brutto quadro ritraente una natura morta. Più o meno era ad altezza uomo.
“La mappa! Guarda se c’è un passaggio segreto!” lo incitò.

James la prese, scrutandola febbrilmente alla luce della bacchetta. Si illuminò, guardando verso il ritratto. “Là dietro!”
Spostò il quadro di peso, rivelando in effetti un cunicolo ovoidale, che sembrava piuttosto profondo. “E’ un’uscita! Muoviti!” gridò prima di gettarsi dentro senza pensarci due volte.
Tom fece una smorfia. Guardò il Naga.

Lo voglio.
Afferrò la collana e la strappò con un gesto deciso, prima di gettarsi anche lui nel cunicolo.
A posteriori pensò che forse sarebbe stato meglio farsi beccare dagli auror.
Il cunicolo infatti si gettava nientemeno che su uno scivolo ripido e in pietra, una sorta di condotto strettissimo, in cui i due ragazzi si trovarono a scivolare a velocità folle ed esponenziale. Tom sentì arrivargli in faccia un paio di ragnatele filamentose, ma in confronto a quello che James si stava beccando, a giudicare dalle urla disgustate, era ben poco.  
Finiremo per essere scaraventati nel Lago Nero, o per romperci l’osso del collo? – Si chiese con incredibile lucidità.
La risposta la ebbero quando un lampo di luce violento li investì prima che fossero sbattuti di malagrazia su una dura superficie, non resa piacevole neanche dalla presenza di un tappeto.
Tom atterrò addosso a James, che ringhiò di dolore.
“Sta’ attento idiota!” sbottò, cercando di alzarsi in piedi. Tom rotolò di fianco, ansante e dolorante.

Fare un viaggio del genere con delle ossa convalescenti non è decisamente una bella esperienza.
Ancora abbacinati dalla luce improvvisa non capirono subito dove si trovassero.
James lo capì prima di Tom. Visto che si trovò di fronte la faccia di Ted Remus Lupin, in camicia da notte.

Li guardava sconvolto, lo stadio primo di una feroce incazzatura. E James lo sapeva. Sfoderò il suo miglior sorriso malandrino.
“… Sorpresa Teddy?”
Vide i capelli di Teddy incendiarsi di rosso carminio.
Ops.
“James Sirius Potter…” Scandì ad ogni sillaba.
Okay. Adesso erano davvero nei guai.
 
 
****
 
Note:
1 – So che l’originale è dei Joy Division, ma perdonatemi, è più adatta la versione dei Killers come colonna sonora. Il video, se vi va di darci un’ascolto (è molto bello e un bel tributo a Ian Curtis) è qui .
  
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