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Autore: Christine Cecile Abroath    28/03/2022    0 recensioni
Dopo gli eventi vissuti da Harry Potter ed i suoi amici, ma prima di quelli vissuti dai loro figli... c'è un periodo di mezzo in cui vari studenti di case diverse intrecciano i loro destini in un'altalena di emozioni e vicissitudini che li porterà, a loro insaputa, a vivere uno dei periodi più belli della loro vita. Una semplice, originale e spontanea storia sul valore dell'amicizia...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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SETTEMBRE 2001

L’espresso di Hogwarts, un treno a vapore di un rosso lucente, era già là, sputando nuvole di fumo, da cui i molti studenti di Hogwarts e i loro genitori sulla banchina emergevano come cupi fantasmi.

«Ancora 2 anni… sono troppi, voglio venire anche io! Sai quanto è triste stare così tanti mesi senza di te?»

«Ma a Natale vengo sempre a casa per le vacanze!»

«E pensi mi basti?»

Due ragazzine di 13 e 9 anni parlavano tra loro. La prima aveva corti capelli rossi, tuttavia questo non la faceva venir meno al suo aspetto estremamente femminile. Amava prendersi cura di sé e seppur era alta appena un metro e sessanta e le sue forme erano morbide, risultava comunque proporzionata e si vedeva che faceva il possibile per tenersi in forma. I suoi occhi profondi e bruni erano identici a quelli della sorellina che, a differenza di lei, aveva un corpo longilineo e atletico. Era poco più bassa, il viso era lungo e i capelli castani erano lunghi e lisci ed arrivavano fino alle spalle. Ancora troppo giovane per pensare all’estetica, make up e affini non sarebbero stati per lei.

La più grande, Christine, indossava una minigonna scozzese color grigio. Al di sopra una maglietta a maniche lunghe nere, collo a barca e uno stile semplice ma glam. Indossava collant nere trasparenti ed un paio di stivali bassi neri con tacchetto. Non mancavano mai nel suo look, anche quando indossava la divisa di Hogwarts, riferimenti alla sua casata: Serpeverde. In quel caso era una collana con due serpenti, uno d'argento e l'altro d'oro, che si incrociavano a formare il nodo marinaro detto carrick.

La più piccola, Ariane, indossava invece un paio di pantaloni da ciclista neri, una t-shirt oversize anch'essa nera ma con sopra la stampa della loro squadra preferita di Quidditch: le Holyhead Harpies. Ai piedi un paio di All Star consunte e seppur non fosse da ammennicoli, anche lei indossava un riferimento a Serpeverde con un braccialetto d'argento che rappresentava un piccolo serpente dagli occhi di smerlando.

«E poi non vedo l’ora di affrontare lo Smistamento, sempre sperando che mi faccia finire in Serpeverde

Ariane pronunciò quelle parole toccandosi con un gesto involontario il polso con il braccialetto, mentre la sorella le posava una mano sulla spalla e le sorrideva radiosa. I loro genitori erano appena scesi dall’Espresso per Hogwarts, dopo averci sistemato al di sopra il baule e la gabbia con il gufo di quest’ultima.

«Sono sicura che andrà esattamente così e se non fosse… alla fine staremo comunque sempre insieme!»

Le due sorelle si salutarono con un forte abbraccio. Avevano età diverse, ma erano legatissime. I loro genitori erano entrambi purosangue. Il padre, un Abroath, discendeva da un ramo dell’antica famiglia dei Rosier, mentre la madre, una Dubois, era anch’essa una famiglia di stregoni purosangue francesi. Tuttavia, non era la loro discendenza, il loro ceto agiato e tanto meno la casata di Hogwarts a contraddistinguerli. Erano una famiglia aperta, simpatica, cordiale, che nonostante tenesse alle proprie origini e tradizioni non ne faceva motivo di discriminazione, al contrario.

Il padre, Drew Phineas Abroath, lavorava al Ministero della Magia presso l’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Era un uomo colto, che sapeva molte lingue e che svolgeva importanti incarichi di tipo diplomatico. La madre invece, Eloïse Hesper Dubois, lavorava all’Ospedale San Mungo presso il reparto Avvelenamento da Pozioni e Piante Velenose; il suo dono era un retaggio per via della sua famiglia che in antichità aveva vantato grandissimi pozionisti e alchimisti. Entrambi i genitori erano fieri purosangue che avevano trasmesso alle figlie le loro conoscenze e l’amore per le tradizioni di famiglia, ma che le spingevano in egual misura a trovare la loro strada e a coltivare le loro passioni.

I due avevano appena raggiunto le figlie, che il treno prese a fischiare, motivo per cui Christine dovette congedarsi velocemente dalla famiglia e correre sull’Espresso.

Una volta sopra, rimase più tempo possibile al finestrino a salutarli fin quando il treno non voltò l’angolo e la banchina sparì.

Fu allora che Christine prese posto nello scompartimento ove i suoi genitori e quelli dei suoi amici avevano portato i bauli per assicurarsi che gli stessi stessero insieme.

Era felice di dire che il suo gruppo era formato dall’assortimento più strano che si potesse vedere, non poteva dire di non avere amici tra i membri della sua casata, ma se si parlava di migliori amici era tutt’altra storia.

C’era Sonia Milena Thornton, purosangue e Grifondoro, dal carattere acceso e un entusiasmo pari a pochi. Era un vulcano in continua eruzione e quando entrò nello scompartimento, gli altri suoi amici erano già tutti lì. La pioggia fitta spruzzava i finestrini e rendeva molto difficile guardare fuori. Sbuffò a quel paesaggio e si lasciò cadere accanto a Margaret. Davano vita a un contrasto immenso.

Sonia aveva capelli castani e mossi, occhi scuri e pelle olivastra. Margaret aveva occhi color nocciola, capelli biondo cenere e pelle chiara. Il suo nome completo era Margaret Charlotte Porter, sua madre era una strega e suo padre un babbano. Era in Corvonero e questo era per via della sua naturale propensione per lo studio. Inutile dire che era colei che più volte aveva salvato gli amici da eventuali pessimi voti. Tuttavia, era una secchiona anomala, che amava divertirsi e, perché no, anche infrangere qualche regola con il suo gruppo di tanto in tanto.

Il carrello del pranzo passò in quel momento, mentre la pioggia diveniva sempre più fitta e il treno avanzava verso nord. Il cielo era così cupo e i finestrini così appannati che le lanterne furono accese seppur fosse solo mezzogiorno.

I quattro amici comprarono il pranzo e presero a parlare delle loro vacanze, quando come sempre si creò quella lieve, ma simpatica, rivalità tra Margaret e Daniel. La prima era scozzese e il secondo irlandese e quando descrivevano i propri luoghi facevano a gara su quale fosse il più bello o il più fascinoso.

Christine e Sonia, che abitavano in Inghilterra, si tiravano fuori da tali diatribe e osservavano i due amici sempre profondamente divertite.

Daniel Pawdeen era figlio di genitori babbani, Tassorosso. Era un ragazzino gracile dalla pelle diafana e i capelli scurissimi. Gli occhi erano piccoli e scuri, mentre il carattere era remissivo e leale. Era preso facilmente in giro, sia perché era decisamente poco abbiente e poi, perché non era un gran studente. I suoi voti erano sempre al limite dell’accettabile, seppur facesse il possibile per dare il suo meglio. Tra gli altri motivi per cui Daniel era preso di mira c’era che faceva parte di un gruppo tutto al femminile, ma oggettivamente a lui non importava.

Fu così che, tra una chiacchiera e l’altra, il viaggio si concluse e l’Espresso di Hogwarts finalmente rallentò, per poi fermarsi nel buio impenetrabile della stazione di Hogsmeade.

«Ci siamo ragazzi, che il nostro 2° Anno abbia inizio!» dichiarò Sonia, le braccia spalancate al cielo nero e un sorriso a trentadue denti, mentre osservava in lontananza la sagoma inconfondibile della scuola che sarebbe stata la loro casa per i mesi a venire.

   
 
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