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Autore: Glenda    30/03/2022    1 recensioni
Questa fan fiction si colloca in corrispondenza con la quinta stagione dell'anime.
Attenzione: spoiler sulla quinta stagione e sui volumi del manga fino al 30.
Hawks sta svolgendo una missione in incognito presso l'unione dei villain, ma nelle sue indagini si è imbattuto in qualcosa di più grande di lui. La sola persona di cui pensa di potersi fidare è Endeavor, ma l'incarico che gli è stato affidato prescrive di non comunicare con nessuno. Dall'altro lato Endeavor, mentre cerca di capire cosa stia succedendo al suo collega, deve anche confrontarsi con la sua nuova posizione di numero uno e con i rimorsi del passato. La FF ha tono prevalentemente introspettivo e si concentra sul rapporto che si sta costruendo tra i due personaggi, alternando i punti di vista. Comparsate anche di Shoto Thodoroki e di Dabi, con qualche siparietto sull'unione dei villain.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Endeavor, Hawks
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Non dovevo avere un’aria rassicurante quando sono entrato alla sede della Commissione per la Sicurezza degli Eroi.

Forse non ce l’ho mai, l’aria rassicurante.

Non che questo mi pesi sempre (oggi non mi è pesato affatto): mi pesa quando provo a impegnarmi perché non sia così, e non mi riesce. Ma quando ti alleni tutta la vita per mostrarti in un certo modo, e alla fine ce la fai, poi non puoi pretendere di riavvolgere il nastro ed essere diverso, è il prezzo che sapevi in anticipo, un prezzo giusto, te ne devi fare una ragione.

Mi capita di pensarci tutte le volte che guardo Bakugo: il suo bisogno di gridare al mondo di essere invincibile, immune ad ogni forma di vulnerabilità sentimentale, fa così parte di ogni sua fibra che mi chiedo se, quando è solo davanti allo specchio, riesca ancora a vedere di sé qualcos’altro oltre questo. Immagino di no, e immagino anche che, in questa fase della vita, a lui vada benissimo così. Certi auto-condizionamenti si pagano più tardi.

Quando un figlio te li sbatte in faccia, ed esempio.

Mio figlio Shoto.

Il figlio che è riuscito a mettermi di fronte a quel maledetto specchio, non gridandomi contro, nemmeno cercando di ricostruire qualcosa che non c’era mai stato: solo guardandomi come eroe invece che come padre.

Ma io nello specchio non ci ho visto Endeavor l’eroe, né Endeavor il padre.

Ci ho visto l’altro mio figlio, quello da cui non potrò essere perdonato mai. Quello per cui non potrò più imparare a indossare un’espressione rassicurante, quello per cui non potrò mai – nemmeno – compiere la piccola espiazione voglio compiere per gli altri: uscire dalla loro vita, comprare loro una nuova casa, permettergli di ricostruire una famiglia e una quiete domestica che io sarò ben felice di guardare dall’esterno, senza toccarla rischiando di romperla.

Perché le cose sono andate così?

Lo so.

Non lo so.

È così accecante vivere nell’ombra di un altro, che alla fine non riesci a vedere più te stesso, comprese le cazzate che fai. Ma devo finirla di nascondermi dietro l’alibi dell’eterno secondo: All Might non c’entra un accidente, l’ambizione non c’entra un accidente. Sono solo uno stronzo, prendiamone atto. Lo ero prima che l’invidia mi accecasse e lo sono rimasto dopo. Salvare le persone non è mai stata per me una forma di altruismo, non mi sono mai curato di chi fossero davvero i tanti uomini che nella vita ho protetto e sottratto a pericoli mortali: l’ho sempre fatto solo per il mio appagamento personale, per sentirmi migliore degli altri, ed intanto non vedevo appassire accanto a me i più cari.

Sono andato dalla Commissione perché voglio aprire gli occhi.

Sto imparando ad aprirli e a comprendere le richieste d’aiuto degli altri, e quella di Hawks – ora lo so – era una richiesta d’aiuto.

 

***

 

“Adesso mi spiegherete cosa sta succedendo alle mie spalle” (Quelle dell’eroe Numero Uno, diceva chiaramente la mia espressione) “Mi direte quel che ho diritto di sapere!”

La presidente - donna che per qualche ragione mi ha sempre irritato – ha aggirato subito la richiesta con lunghi giri di parole, rispondendo alla domanda con altre domande e insistendo in modo fastidioso (e sospetto) sul tirocinio dei ragazzi della Yuei alla mia agenzia.

Mi ha ricevuto da sola. Insolito: in genere si muovono in gruppetto compatto, come una specie mostro a più teste. Odio mortalmente i burocrati che tirano le fila senza mettersi in gioco.

“Cosa c’entrano i ragazzi?”

Lei ha fatto uno strano gesto con la mano, come a dire che ne avremmo parlato in altro momento.

Non sopporto il modo che ha questa gente di comportarsi come se avesse tutto il tempo del mondo ma mettendo fretta agli altri. E questo sentivo in quel momento: fretta che io me ne andassi.

Quindi sono andato subito al sodo.

“Che razza di missione sta svolgendo Hawks?”

Lei ha ostentato una naturalezza palesemente falsa.

“Ha l’incarico di indagare sulla natura dei noumu. Credevo che te ne avesse parlato.”

Lo aveva fatto, in effetti. Peccato fossimo stati interrotti da un attacco di noumu, appunto. Ma non erano i noumu la preoccupazione di Hawks: era l’Armata di liberazione dei superpoteri, gruppo di cui io non sapevo niente e quella donna invece sì. Era chiaro che sì.

Avrei potuto dirle del libro, ma se Hawks aveva dovuto usare un codice con me, forse non voleva che la commissione sapesse che avevamo comunicato. Perciò presi la strada più diretta, quella che nessuno avrebbe trovato sospetta perché così tanto da me: fuoco e fiamme dagli occhi e un pugno sul tavolo.

“Non sopporto non essere considerato da meno del Numero Due! Indagare sui noumu… perché non avrei potuto farlo io?”

Lei ha mostrato un attimo di turbamento ma poi si è tranquillizzata: mi conosceva, tutti mi conoscono. Enderavor che alza sempre la voce, Endeavor con la coda di paglia, Endeavor eterno incazzato.

“Ci servi sul campo: adesso che non c’è più il simbolo della pace devi farti vedere spesso, far sentire costantemente la tua presenza ai cittadini. Non potevamo permetterci di chiederti di fare altro, e quanto a capacità di deduzione, Hawks è il migliore.”

Sì, Hawks è intelligente. Socialmente abile. Bravo a mettere insieme i pezzi.

Ma quella era solo una mezza verità.

Avrei insistito se solo lei non si fosse alzata come per accompagnarmi alla porta e, nel suo indicarmi gentilmente il corridoio, non mi avesse fatto – per le seconda volta - un cenno che voleva chiaramente dire “Ne parliamo più tardi”.

 

***

 

E quindi eccoci qui, in un luogo anonimo, sulla passerella pedonale di una sopraelevata da cui vediamo il traffico scorrere e la città divenire buia.

Lei si guarda continuamente in giro, come ad accertarsi della nostra solitudine. Io, di rimando, faccio lo stesso.

“Non possiamo darti informazioni simili in via ufficiale.” disse “La sede della commissione è piena di microfoni da cui ogni nostra conversazione può essere ascoltata.”

Questa poi! E perché non li avevano rimossi?

“Se ne siete a conoscenza, ci sono eroi capaci di localizzare qualsiasi tipo di dispositivo, eroi in grado di creare interferenze, che diavolo…?”

“Perché chi ci ascolta non deve sapere che sappiamo. Un’eventualità del genere renderebbe la posizione di Hawks estremamente precaria.”

La guardo senza comprendere, in attesa che prosegua.

“È stato Hawks a posizionare i microfoni. È una contropartita che ha dovuto offrire all’unione dei villain per guadagnarsi la loro fiducia. Da parte nostra, noi offriamo loro qualche informazione di scarso rilievo per tenere in piedi la copertura, ed evitiamo di sbottonarci su piani che non devono essere conosciuti dal nemico.”

Annuisco, stavolta senza collera. Finalmente un po’ di chiarezza.

Ma un istante dopo mi sento assalire da una strana sensazione, una sensazione cattiva, come un brutto presentimento.

“Dov’è Hawks adesso?”

“Al loro quartier generale. Attualmente, è a pieno titolo un membro dell’Unione per la liberazione del paranormale. Non possiamo metterci in contatto con lui: le sue conversazioni sono sorvegliate. È lui che contatta noi, nei modi e nei tempi che gli sono possibili, e che ritiene sicuri.”

 

Certo. L’unico piano utile per scoprire chi produceva i noumu era guadagnarsi la fiducia di chi lo sapeva. Ma poi, nel corso della sua indagine, Hawks aveva scoperto altro: l’esistenza di un movimento pericoloso e ampiamente finanziato da aziende del calibro della Detnerat che intendeva rovesciare l’ordinamento sociale con un’azione di forza, e soprattutto la presenza, al suo interno, di un elevatissimo numero di eroi conniventi.

Per questo non poteva fidarsi di nessuno, non poteva comunicare con altri eroi, e doveva contare solo su se stesso: perché non sapeva chi, tra gli eroi, fosse o meno un traditore.

Però si era fidato di me.

Per qualche ragione che mi era ignota, era stato fin dall’inizio assolutamente certo che io non fossi coinvolto.

Per un breve istante mi scoprii a desiderare di chiedergli il perché. A voler sapere come mai, nonostante la mia incapacità di essere rassicurante, proprio di me si sentisse sicuro.

Ma un altro pensiero, più urgente, si sovrappose a quello.

“Come faremo ad avvertirlo? Se attacchiamo a sorpresa, Hawks si troverà al centro del pericolo. La copertura salterà… ”

“O non salterà se riuscirà a far cadere i sospetti su altri. È bravo in queste cose.”

“Ma se non ci riesce, abbiamo un piano per tirarlo fuori di lì?”

La donna mi guardò come se la mia preoccupazione fosse del tutto fuori luogo.

“È l’eroe numero due.”

“Ha ventidue anni!!!”

Perché le fiamme si erano di nuovo fatte vive attorno ai miei occhi, sopra le mie labbra? Perché, d’un tratto, mi ero trovato a guardare un collega, un eroe, una persona con cui avevo combattuto fianco a fianco come, semplicemente, ciò che era al di là di tutto questo, ovvero un ragazzo?

Appena un ragazzo.

Con appena un anno di meno di quelli che avrebbe avuto lui.

Il figlio che avevo perso.

Il mio Touya.

 

 

 

 

  
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