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Autore: EleAB98    02/04/2022    2 recensioni
Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni interiori, e non solo quelli... Riuscirà mai a guardare oltre l'orizzonte? Ma soprattutto, chi lo aiuterà nell'ardua impresa?
[...]
Gilberto Monti è un giornalista affermato. Oltre a ricoprire una posizione lavorativa più che soddisfacente, ha appena esaudito uno dei suoi più grandi sogni: sposare la donna che più ama. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
[...]
Alex Valenza, un reporter piuttosto famoso, è alle prese con una drammatica scoperta che lo porterà a chiudersi, a poco a poco, in se stesso. A nulla sembra valere il supporto della moglie. Riuscirà a ritrovare la serenità perduta?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo V – La Mia Sposa Bianca
 


«Non puoi capire, ieri sera mia moglie era proprio agguerrita! Che performance pazzesca! Mi ha trascinato di peso sul letto e mi ha fatto di tutto e di più! Persino—»

Gilberto sbatté i pugni sul tavolo, la sigaretta tra le labbra. Guardò i suoi colleghi con aria contrariata, incenerendoli con lo sguardo. «Insomma, qui dentro si sta cercando di lavorare. Tu e Michele potreste anche parlare fuori dal mio ufficio, non credi?»

Alex sogghignò. «Cosa c'è, ti dà così fastidio che io e Michele ci divertiamo a raccontare per filo e per segno le nostre esperienze sessuali come non fai tu? Andiamo, siamo sinceri... quello che ci propini è soltanto frutto della tua fantasia.»

Gilberto sgranò gli occhi, la fronte solcata da una profonda ruga d'espressione. «Come prego?»

«Su, non fare l'ipocrita, Gilberto. Sei un uomo anche tu, e come tutti gli uomini, be'...» Alex inarcò le sopracciglia, il suo sorriso impertinente non accennava a scomparire. «Anche tu hai le tue esigenze.»

Michele scoppiò a ridere. «Dai, lascialo perdere. Il Santo Gilberto non sa nemmeno cosa vuol dire sfiorare una donna. L'ultima volta che l'avrà fatto sarà stato—»

Gilberto si alzò di scatto, gli occhi fuori dalle orbite. «Non dire una parola, brutto stronzo!» Senza pensarci due volte, lo afferrò per il collo e gli rifilò un pugno in piena faccia.

«Che cazzo fai, eh?!» replicò Alex, sorresse il collega per le spalle e intimò a Gilberto di allontanarsi con sguardo furente.

L'altro indietreggiò all'istante, spaventato dalle sue stesse azioni. Non era mai stato un tipo violento. Che cosa ho fatto?, si disse, stava cominciando a tremare. Non aveva mai fatto a botte, né picchiato spontaneamente qualcuno. Nemmeno da ubriaco. Sbarrò gli occhi azzurri alla vista di Michele, che stava tenendosi una mano sul naso e l'altra sullo stomaco, il sangue che gli scorreva sulla parte inferiore del viso, tra il mento rasato e le guance scavate. «Datti una calmata, damerino. E, cosa più importante, fatti una bella scopata, che ne hai un gran bisogno.»

Prima che la furia di Gilberto montasse di nuovo, Michele sbatté la porta e scomparì dalla loro vista.

«Vuoi picchiare anche me, Gil? Dai, fallo pure, se ti serve per sfogare la rabbia», disse Alex, poco convinto. In realtà era sconvolto, se non allibito. «Tanto sappiamo tutti come stanno davvero le cose», proseguì, la gola secca. «Pensi forse che non ce ne siamo accorti?»

«Non mi provocare», rispose Gilberto, glaciale. «Non ti ci mettere anche tu. Sai bene che Michele non mi è mai stato simpatico, ma stavolta ha superato il limite.» Estrasse un'altra sigaretta dal taschino della camicia e riprese a fumare.

L'altro si mise una mano in tasca, lo sguardo dispiaciuto. «Non immaginavo che sarebbe finita così.» Sospirò. «Ascolta, Gilberto. Noi due siamo amici da molto tempo, siamo stati compagni d'università. E come tu hai imparato a conoscermi, anch'io ho imparato a conoscere te. Concordo sul fatto che Michele abbia un po' esagerato, e mi ci metto in mezzo pure io, ma se noi facciamo un po' gli scemi o gli spavaldi è solo per... per farti aprire gli occhi. Forse, anzi, di sicuro, non abbiamo il giusto tatto e siamo sin troppo espliciti, ma sai bene anche tu che certe cose sono evidenti a tutti. Hai sposato la donna sbagliata, amico mio. Una donna con cui non condividi nemmeno il letto, e non lo fai da quando vi siete messi insieme. Praticamente da sei mesi. Lei non prova niente per te.»

«Smettila. Sta' zitto, per favore.» Gilberto strinse il pugno destro, mentre con la bocca aspirava sempre più fumo. Non si era mai sentito così nervoso in vita sua. E altrettanto umiliato, ferito nell'orgoglio.

«La verità fa male, e posso capirlo. Sei intrappolato in un matrimonio senza passione. Quanto pensi che durerà? Sei giovane, cazzo! Hai bisogno di una donna, non di un'amica di vecchia data. Hai bisogno di qualcuno che ti ami totalmente!»

«Voi due cosa cazzo ne sapete della mia vita privata, eh? Voi non sapete niente!» soffiò l'altro, inviperito. Si accasciò di nuovo dietro la scrivania sommersa di scartoffie e libri vari, quindi sospirò. Le sue messinscene non avevano funzionato. Aveva davvero perso la partita?

«Io e Michele non abbiamo mai creduto alle tue storie. Io, in special modo, ti conosco bene e non hai mai avuto problemi nel confidarti con me sulle tue avventure, men che meno sugli aspetti inerenti alla tua intimità, come abbiamo sempre fatto da buoni amici. Certo, sei sempre stato più discreto di me e della combriccola di cui facevamo parte» – Alex fece un sorrisetto e, nel mentre, estrasse un sigaro cubano dalla tasca della sua giacca scura in tweed – «ma sappiamo riconoscere quando un uomo finge o prova disagio, perché molto spesso anche noi ci siamo ritrovati a farlo. E tu hai finto sempre, per tutti questi mesi.» L'uomo gli si avvicinò, una pacca sulla spalla in segno di conforto. «Lascia andare Megan. Lei ti respinge tutte le volte che tenti anche soltanto di abbracciarla.»

Gilberto scosse il capo, gli occhi fissi su un plico di fogli di cui non lesse nemmeno il titolo. «Lei è soltanto molto timida. Tutto qui.»

Alex scosse la testa, una grossa nuvola di fumo gli appannò, per qualche secondo, la vista della parete bianca dinanzi a loro, addobbata da qualche poster pubblicitario. «Ti assicuro che mia moglie è persino più timida di lei, ma quando siamo da soli... diventa un'altra persona. Una vera femme fatale.» Incurvò le labbra, orgoglioso. «Abbiamo un'intesa pazzesca, e non mi riferisco solo a quello. Com'è giusto che sia tra un marito e una moglie, c'è una grande complicità tra di noi. Parliamo moltissimo», sottolineò, tornando serio. «Quando ti vedo insieme a Megan, noto con dispiacere che non c'è alcun tipo di coinvolgimento da parte di lei. Nessun'occhiata affettuosa, nessun bacio appassionato... e scommetto che pure l'aspetto comunicativo non va troppo bene. Senza contare la mancanza d'intimità, conferma ulteriore del fatto che lei non ti ama. Ti vuole bene, certo, ma questo non basta. Ci vuole condivisione, sia fuori che dentro la camera da letto. Una donna deve amarti dalla testa ai piedi, fisicamente e mentalmente. Altrimenti non si può parlare di relazione. Capisci che intendo, no?»

Gilberto non guardò negli occhi il suo interlocutore. Come poteva, d'altronde, non dargli manforte?

Alex si scrollò la mano sinistra sui pantaloni classici. «Una donna vera è attenta alle esigenze del compagno. Esigenze fisiche a parte, una donna vera capisce quando un uomo ha bisogno di staccare la spina, quando ha bisogno semplicemente di parlare o anche soltanto di un abbraccio. Capisce quando è il momento di intavolare discorsi seri, di scherzare o quant'altro. E, non da ultimo, ti desidera. Cerca la tua vicinanza, l'unione con te. Il primo passo, come ben sai, non spetta sempre all'uomo.» Fece un altro tiro. «Tu sei senz'altro il ragazzo che tutte le donne vorrebbero al proprio fianco, perché sei molto dolce e protettivo. Ma sei anche altro. Ripeto, mi dispiace molto per prima, forse sono stato un po' troppo provocatorio... Dovrò scusarmi anche con Michele», si morsicò il labbro inferiore e si passò una mano tra i capelli scuri, perfettamente in ordine. «Tutto quello che noi vorremmo è che tu ti decida a cambiare vita, nient'altro.»

«Ho fatto un giuramento. E intendo rispettarlo.» Gilberto digrignò i denti. Soffriva terribilmente la distanza di Megan, ma non riusciva ad ammetterlo.

Alex incrociò le braccia. Aveva fatto centro. Lui non sa nemmeno com'è fatta sua moglie. Dio, che situazione di merda. «Hai sposato Megan perché pensavi che il matrimonio potesse legarla finalmente a te. Ma non funziona così.»

«Lei cederà. So che cederà.»

«Hai fatto un passo avventato, Gil.»

«Forse. Ma io la amo. Sono pazzo di lei... pazzo.» Tornò a guardare Alex, gli occhi lucidi.

«Lo so. Ogni volta che parli di lei ti si illumina il viso. Ma non soltanto d'amore. Vedo tristezza, nervosismo... tu non eri così! Stai cambiando.» Alex si accasciò sul divanetto scamosciato, le dita affusolate a giocare con la cravatta scura. Gli occhi grigi fissi su di lui.

«Sto cambiando?» Gilberto fece una smorfia, con un semplice gesto si sbottonò i gemelli della camicia rigata e spense la sigaretta.

Alex si rialzò e fece lo stesso, sfregando il sigaro contro il portacenere in metallo posato sullo scrittoio. Tornò a sedersi, in attesa. «Non hai proprio nulla da dire?»

Gilberto fece spallucce. «Non so proprio a cosa ti riferisci.»

«Quello che hai fatto poco fa... Hai ricevuto molte provocazioni in vita tua, ma non ti ho mai visto alzare le mani su qualcuno. Il vecchio Gilberto non l'avrebbe mai fatto, non credi? Per non parlare del mondo in cui ti conci... Tu non ami l'abbigliamento sofisticato, ma da quando hai incontrato Megan non fai altro che indossare cravatte, giacche costose e altri capi firmati... Io l'ho sempre fatto, e molto prima che incontrassi Marta.»

«E allora? Si può anche cambiare stile di tanto in tanto, no?»

«Gil, tu non capisci. Non fai altro che chiedermi se stai bene, se ti trovo affascinante e se potresti fare o meno colpo sulla tua donna... sei diventato un uomo così insicuro di te, così dipendente dall'opinione altrui... Non sei più tu.» Si sfregò il mento, pensieroso, un leggero strato di barba gli pizzicò le dita. «L'altro giorno, quando abbiamo presentato a Gabriella il nostro progetto, avevi la testa da tutt'altra parte. E quando ti ha chiesto di illustrarglielo, ti sei quasi messo a balbettare.»

«Conosciamo da anni Gabriella, avrà capito che quel giorno non ero in forma per—»

«Per colpa di Megan», completò l'altro. «Insomma, non c'è bisogno che ti dica che il non affermare la tua virilità con la donna che ami ti sta rendendo più scontroso e meno produttivo sul lavoro. Più, come dire... complessato. Perché non riesci a esprimerti come vorresti, perché lei non ti dimostra l'affetto e la passione che ogni uomo, come ogni donna, si merita. Megan è molto fredda con te. Ti servirebbe ben altro.»

Gilberto scostò lo sguardo da lui. Ammettere quanto avesse ragione sarebbe stato come definirsi un uomo privo di spina dorsale.

«Adesso dimmi», rincarò Alex, più determinato che mai. «Quante volte Megan viene qui nel tuo ufficio, anche solo per un semplice saluto? Io e mia moglie Marta magari esageriamo, ci rinchiudiamo almeno per un'ora nel mio studio ogni qualvolta che viene a farmi un'improvvisata; sai bene che il venerdì pomeriggio ci sono soltanto io a coordinare tutto. A ogni modo, ti assicuro che essere sposati non significa non divertirsi più, anzi.» Fece un sorrisetto. «Significa comunque essere pronti all'avventura, alimentarsi l'un l'altro malgrado il tempo che passa. Fidati, so bene quello che dico. Sono sposato da dieci anni e sto con Marta da quando ne avevo ventuno. I primi cinque di fidanzamento sono stati un vero sballo, ma l'esserci sposati a ventisei anni non ha certo limitato i rapporti. E Megan, con tutto che state insieme soltanto da sei mesi, non si comporta certo da moglie con te... né qui, né a casa vostra. Non viene nel tuo ufficio a conciarti per le feste, come sarebbe naturale che facesse – d'altronde, tu e lei siete soli il giovedì, no? –, scommetto che è già tanto se ti accontenta con un misero bacio, da cui non traspare il benché minimo desiderio. Lo so, sono molto duro. Ma non posso più assecondarti, sono tuo amico e vederti così mi dispiace.»

Gilberto rimase esterrefatto. Il distacco di Megan era così evidente agli occhi degli altri? Agli occhi di Alex? Era così palese che lui cercasse di inventarsi qualsiasi scusa pur di giustificarla? Inforcò gli occhiali da vista, in procinto di analizzare alcuni documenti. Non voleva più continuare quella scomoda conversazione. Non voleva più sentirsi un fallito. «Non posso accettare che il nostro matrimonio finisca. Discorso chiuso», disse, perentorio. A malapena guardò Alex, provava troppo imbarazzo per farlo.

Alex si alzò dal divano, l'aria sconfitta, ma non meno preoccupata. «Pensa bene a quello che ti ho detto, d'accordo? Ci vediamo domani, Gil. Ti lascio lavorare.»

Gilberto trasse un lungo sospiro, la vista annebbiata. Lo sbatacchiare della porta gli permise finalmente di piangere in silenzio.

 

*

 

Cuffiette alle orecchie, il viso rivolto verso la finestra. Un'espressione strana dipinta sul viso. Roberto le si avvicinò, ma non osò sfiorarla. Anche stavolta, non l'aveva nemmeno sentito entrare. Gilberto si limitò a guardare un punto indefinito del paesaggio che emergeva attraverso la finestra. Il cielo plumbeo del mattino aveva ormai lasciato il posto alla notte. Le fronde dei salici si muovevano in sincrono, l'aria tiepida penetrava dagli spifferi dell'imposta. Guardò l'orologio. Le 19 e 15. Tra un'oretta avrebbe dovuto cenare con Megan, per poi...

«Che cosa ascolti?» In qualche modo, doveva pur mettere a tacere quei pensieri.

Contrariamente alle sue aspettative, Megan si voltò verso di lui. «Oh, Gil. Scusami tanto, non ti ho sentito entrare. Ero troppo occupata con questo», con un gesto imbarazzato, gli mostrò il suo mp3.

«Fa niente.»

«Ascoltavo Ricordati di Me

Lui sbarrò gli occhi. E pensare che, fino a qualche minuto fa, la stava ascoltando anche lui. Le parole di Venditti erano state come una coltellata in pieno petto. E non c'è sesso e non c'è amore... né tenerezza nel tuo cuore. Scosse la testa. «Non mi hai mai detto quale verso preferisci di questa canzone.»

Megan gli scoccò un'occhiata confusa. «Perché vuoi saperlo?»

Gilberto alzò le spalle, le mani in tasca. Dopo lo scontro avuto con Michele, quasi temeva di perdere di nuovo il controllo. Il discorso di Alex gli era entrato dentro così tanto, che non smetteva di rimbombargli nelle orecchie. Per la prima volta in vita sua, stava cominciando a temere se stesso. Rifletti, Gilberto. Non fare cazzate.

«Credo che la strofa più significativa sia questa.» Megan gli si avvicinò, dopo un primo momento in cui pareva tutta sulle sue. O forse, aveva aspettato invano che lui le rispondesse. «Ricordati di me, della mia pelle. Ricordati di te, com'eri prima...» Gilberto rimase immobile, il fiato caldo di lei nell'orecchio. Percepì un brivido. Megan aveva sussurrato quella frase in un modo diverso dal solito. Sembrava... poteva azzardarsi a definire sensuale quel semplice bisbiglio? Stava impazzendo? Stava sognando? Un tocco leggero lo fece indietreggiare di un passo. Si ridestò, incontrò a malapena gli occhi della donna che aveva di fronte. Si costrinse a guardare altrove, posò gli occhi sulla libreria continuando a ripetersi che non doveva cedere. Non riusciva quasi più a respirare. Si sentiva così confuso, così bloccato, così... accaldato. Sussultò. Megan gli stava... gli stava baciando il collo? D'istinto, tolse le mani dalle tasche. Le posò lentamente sui fianchi di lei, che stava continuando a torturarlo con una delicatezza senza pari. Gilberto chiuse gli occhi, in balia del momento. L'emozione stava prendendo corpo dentro di lui. Non poteva credere alla sua fortuna. Non riusciva a dirsi che stava accadendo veramente a lui. Le mani di lei si posarono con garbo sulla camicia, i loro occhi si incrociarono per la prima volta, dopo quel contatto così intimo e tanto agognato. «Megan, io...»

Lei lo zittì con un bacio. Un bacio caldo, accogliente. Nel giro di qualche secondo, Gilberto si ritrovò quasi senza camicia, il suo petto ad alzarsi ritmicamente, in preda all'eccitazione. Il suo cuore galoppava fortissimo, le sue braccia ancora strette alla vita di lei. Dio, quanto ti amo, pensò, senza dirlo ad alta voce. Il dolce sospiro di Megan fu musica per le sue orecchie. Si stava lasciando andare anche lei. O magari... Scacciò qualsiasi pensiero dalla mente, quindi ricambiò il bacio della donna con un trasporto leggero, ma sempre più crescente. Evitò di stringerla troppo a sé, quasi temesse di spaventarla. Dopo la forte discussione dell'altra sera, in cui lui non aveva chiesto altro se non di poterla finalmente amare come meritava, aveva una tremenda paura di sbagliare. Pensò a come sarebbe stato bello unirsi a lei. Un corpo solo e un'anima sola. Sorrise. Soltanto dopo qualche istante, si accorse di essere finito proprio in camera da letto, Megan tra le sue braccia, labbra contro labbra. Le strinse i fianchi, stavolta esercitando maggiore pressione. Con esasperante lentezza, ripresero a spogliarsi l'un l'altra, gli occhi di Gilberto ricolmi di una cieca ammirazione mista a tenerezza. Aveva sognato così tante volte di fare l'amore con Megan; forse dal primo momento in cui l'aveva vista. Sotto la doccia, in ufficio, in ogni stanza della casa... tutti i suoi desideri, ovunque lui fosse, in qualsiasi situazione fosse coinvolto, riguardavano solo e soltanto lei. I suoi pensieri erano sempre rivolti a lei. La donna che, per mesi e mesi, aveva occupato ogni angolino del suo cuore. E il suo cuore, in quel preciso istante, cozzò contro il seno gentile di lei, regalandogli la sensazione più avvolgente che avesse mai provato nella sua vita. Non appena si fermò a guardarla nella sua interezza, i corpi avvinghiati l'uno all'altro, anche il suo stesso cuore cessò di battere. Era talmente stupenda, talmente... Gilberto si perse nei suoi occhi per qualche secondo, quindi riprese a baciarla sulle labbra, mordicchiandole. Un gemito improvviso lo spinse a procedere oltre, emozionato come non mai. Fremette, tremò, soffocò l'impulso di piangere, questa volta di gioia. Megan era sua. Completamente, e finalmente sua.

 

 

N.d.A: Amare de essere amati. Che cosa complicata, vero? Be', in teoria non dovrebbe esserlo, questa equazione matematica sembra essere proprio banale (come pure la "soluzione" della stessa). Ma ci sono alcune situazioni, forse al limite del "surreale", che alle volte sembrano andare oltre ogni ragionevole comprensione. Spero che le tematiche trattate in questo capitolo, altre più sottintese, altre meno, possano rappresentare un importante spunto di riflessione per chiunque incappi da queste parti. Forse può essere scontato, ma cambiare se stessi non è sicuramente un modo per farsi accettare dall'altro, anzi. Non è altro che un modo per disconoscere se stessi, spesso arrivando anche a "gesti estremi". Gilberto è stato senz'altro una vittima di questo sistema, ma credo che Alex abbia già detto tutto (forse, in alcuni casi, anche troppo!). Cosa succederà? La seconda parte del capitolo è stata gioia pura per Gilberto, ma... è davvero tutto oro quello che luccica?

 

*La Mia Sposa Bianca è una canzone de Le Orme, tratta dall'album Piccola Rapsodia dell'Ape (1980).

   
 
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