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Autore: EleAB98    02/04/2022    2 recensioni
Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni interiori, e non solo quelli... Riuscirà mai a guardare oltre l'orizzonte? Ma soprattutto, chi lo aiuterà nell'ardua impresa?
[...]
Gilberto Monti è un giornalista affermato. Oltre a ricoprire una posizione lavorativa più che soddisfacente, ha appena esaudito uno dei suoi più grandi sogni: sposare la donna che più ama. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
[...]
Alex Valenza, un reporter piuttosto famoso, è alle prese con una drammatica scoperta che lo porterà a chiudersi, a poco a poco, in se stesso. A nulla sembra valere il supporto della moglie. Riuscirà a ritrovare la serenità perduta?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo VII – Disperato Erotico Stomp*

 

Non riusciva proprio a smettere di sorridere. Per tutta la nottata, non aveva fatto altro che bearsi del calore del suo corpo stringendola a sé. Fosse stato per lui, sarebbe rimasto sotto le coperte almeno fino al giorno dopo, sfogando tutta la sua attrazione per Megan; tanta era la fame che aveva di lei. Sapeva, però, di doverci andare cauto: lasciarsi sopraffare troppo dal desiderio sarebbe stato controproducente.
Doveva procedere per gradi, comportarsi da marito paziente e devoto. Non che gli costasse più di tanto: lo aveva fatto per molti mesi – non era sicuro che avrebbe fatto lo stesso per un'altra donna –, perciò si sentiva ormai pronto ad affrontare qualsiasi sfida, pur di alimentare il seme di quella passione cui per tanto tempo aveva fatto a meno, ma che ora, tra le altre cose, avrebbe costituito un forte collante al loro matrimonio – o almeno era quello che sperava. Gilberto giocherellò con la fede nuziale per qualche minuto, le gambe accavallate e lo sguardo perso su quel gioiello tanto piccolo quanto prezioso. La sua donna lo aveva pregato di aspettarlo in salotto e lui, al solito, si era sistemato sul divanetto in pelle senza battere ciglio. Una parte di lui avrebbe tanto voluto infiltrarsi nel bagno, cogliere la consorte di sorpresa e convincerla a rifare il bis – dopo la loro prima volta, si sentiva tremendamente emozionato all'idea di poterla riavere di nuovo, e il suo corpo non mentiva –, ma per il puro piacere di accontentarla le aveva scoccato un tenero bacio sulle labbra e, con occhi sognanti, si era avviato nel salone e... aveva ripensato a quel momento, a quanto lei fosse bella e seducente. A lei completamente nuda e alla sua mercé. 

L'uomo sospirò, un altro formicolio al basso ventre. Non ricordava di aver mai desiderato in quel modo una donna, nemmeno la sua prima cotta gli aveva suscitato un simile bisogno. Con lei, aveva scoperto di essere tremendamente avvezzo al contatto fisico e, fin dagli inizi della loro relazione, non perdeva mai occasione di sfiorarla, anche se solo casualmente. Una parte di lui conosceva benissimo i potenziali rischi di un matrimonio tra due persone che si conoscevano appena, ma nel momento esatto in cui l'aveva vista, il suo cervello era andato a farsi friggere. Aveva pensato a lei ogni singolo giorno, spesso anche trascurando il suo lavoro, aveva immaginato mille scenari possibili inerenti a loro due stravaccati sul divano o in qualsiasi altro posto mentre facevano l'amore e, strabordanti di piacere, si baciavano e toccavano senza sosta, lasciandosi semplicemente trasportare dalle sensazioni del momento. Per molto tempo, Gilberto aveva tentato con ogni mezzo possibile di accantonare quelle fantasie così allettanti, che accendevano il suo corpo al pari di una bomba a orologeria pronta a esplodere. Nelle prime settimane di conoscenza, Megan non sembrava particolarmente attratta da lui e lo trattava come un semplice amico, finché qualcosa non era cambiato. Non sapeva dire bene cosa, in effetti. La causa scatenante del loro primo bacio era stato il portare avanti all'unisono un progetto che, spesso e volentieri, li aveva fatti incrociare anche fuori dall'ambito lavorativo, cosicché quel primissimo, timido approccio era nato per pura complicità mentale. Non sapeva dire, però, cos'avesse spinto Megan a guardarlo con occhi diversi. Molto spesso amava scherzarci su, ribadendole quanto fosse follemente cotto di lei e quanto lei, invece, fosse sempre stata pragmatica e professionale. Quando, però, le aveva proposto di diventare sua moglie, davanti a un bel tramonto e con la spiaggia di Santa Monica a far loro da cornice, lei non aveva esitato un solo istante e, con sua grande sorpresa, gli aveva detto . «Sono così innamorato di te», le aveva detto qualche tempo dopo, durante quel pomeriggio. «Sei piombata nella mia vita in un momento in cui pensavo che non avrei più provato certe sensazioni. Mi piacerebbe tantissimo vivere con te. Svegliarmi con te e... fare qualsiasi altra esperienza avendo te al mio fianco, così da comprendere appieno la bellezza della vita. Forse è davvero troppo presto e vorresti che ci conoscessimo meglio, ma... sento che devo comunque chiedertelo o rischio di impazzire. Mi vuoi sposare?»

Dopo quel , contenere la sua voglia di fare l'amore con Megan in quella spiaggia deserta – era pieno inverno ma avrebbero potuto benissimo avventurarsi negli spogliatoi che sostavano nelle vicinanze – non era stato affatto semplice per lui. Nonostante quella risposta affermativa, aveva percepito in lei una sorta di rigidità, che l'aveva spinto a ridimensionare tutto all'istante. Lei non era ancora pronta a concedersi a lui, non voleva compiere lo step successivo. Così, si era imposto di aspettare, di contenere qualsiasi impulso. Di assecondarla in tutto e per tutto.

Un leggero rumore lo ridestò dalle sue riflessioni. «Sei pronta?» Si voltò verso di lei e rimase a bocca aperta. Era splendida, come un fiore appena sbocciato in primavera.

Lei gli sorrise appena, quindi fece un giro su se stessa. «Tu che ne dici?»

Gilberto sorrise, incantato. «Sei meravigliosa.» Si alzò e fece qualche passo verso di lei, gli occhi fissi sul vestito a tubino azzurro e sulla scollatura a V, che lasciava intravedere parte di quel seno che, assieme al suo punto vita, giudicava stupendo. «E sono felice che oggi sia sabato, così possiamo goderci questa giornata nel migliore dei modi.»

«Concordo con te. Vogliamo andare?»

Gilberto la cinse per i fianchi. «Non avere fretta... okay?» Le sollevò e il mento e tentò di baciarla, ma lei si ritrasse, accoccolandosi sulla sua spalla.

«Ehi...» Le carezzò la schiena seminuda. «Che cosa c'è?»

Lei sospirò. «Sono un po' in ansia, Gilberto. Sai, per quel concorso.»

«Vedrai che andrà benissimo, invece! Abbi fiducia, d'accordo? E poi manca ancora un mese e mezzo, no? Sono certo che farai un'ottima impressione.»

«Il fatto è che... ci ho provato per anni e non ci sono mai riuscita.»

«Ti capisco. Io alla fine mi sono arreso e mi sono focalizzato su altro.»

Lei annuì, sconsolata.

«Ma a te non accadrà!» proseguì Gilberto, lo sguardo carico di determinazione. «Perché tu hai un grande talento, e sono sicuro che se ne accorgeranno tutti. In fondo ce la stai mettendo tutta, no? Ed è proprio questo l'importante. Dai, fammi un sorriso.»

Megan lo accontentò e gli fece cenno di uscire.

«Così va meglio», replicò lui, prendendola sottobraccio.

Durante il tragitto in macchina, Gilberto tornò a guardare Megan. Aveva di nuovo il cellulare tra le mani. Soffocò un lamento. «Con chi parli, tesoro? È da stamattina presto che armeggi con quel coso...»

Megan lo richiuse rapidamente, l'aria sfuggente. «Non è nulla, Gil. Ricontrollavo la bozza del mio elaborato, tutto qui.»

L'uomo annuì, poco convinto. «Capisco che sia davvero importante per te, ma adesso cerca di divertirti. Non pensare a niente.» Se non a noi, avrebbe tanto voluto aggiungere, ma non lo disse. Temeva di parlare troppo e, allo stesso tempo, desiderava soltanto che lei gli regalasse una conferma. Non sapeva se a Megan fosse piaciuto davvero stare con lui... dopo l'amore, lei si era semplicemente addormentata e lui non aveva potuto dirle quanto l'avesse reso felice. Sperava di farlo tra poche ore, in realtà. Anche se...

«Hai ragione, Gil. Forse devo smetterla di pensarci.»

L'uomo annuì con aria distratta e tornò a guardare la strada, il filo dei suoi pensieri subì una brusca interruzione. All'ultimo minuto, si decise a svoltare verso destra e si inoltrò verso un viale alberato, che ospitava un fiorente parco. Gilberto accostò la macchina e, senza dire una parola, la incitò a scendere. Una sana passeggiata all'aria aperta, si era detto, avrebbe fatto bene a entrambi.

 

*

 

Ancora una volta, un affascinante manto notturno ricoprì la cittadina fiorentina. Gilberto e Megan si erano avviati, mano nella mano, per le stradine del quartiere fino al tardo pomeriggio, ma la donna si era mostrata meno collaborativa del solito, arrogando ogni volta la solita scusa. In realtà, Gilberto aveva avuto la sorda impressione che fosse turbata per qualcosa; lui non credeva affatto che le sue preoccupazioni – o qualunque cosa albergasse nel suo cervello – fossero di natura lavorativa. Che stesse ripensando a loro due e... a quanto avevano sperimentato la sera prima? Gilberto scosse la testa, ma il tarlo del dubbio si era insinuato prepotentemente dentro di lui. Doveva verificare. Voleva verificare. Di soppiatto, si avviò verso la camera da letto mentre lei sistemava i piatti in lavastoviglie. Sperava di scoprire qualche cosa dal suo telefonino, che Megan aveva consultato svariate volte durante la giornata, quasi si aspettasse di ricevere un messaggio importante. Ma da chi? Si guardò intorno per un breve istante, la borsa con gli strass posata sul letto. Sapeva quanto fosse sbagliato immischiarsi negli affari della moglie, ma le sue insicurezze non gli permettevano di starsene tranquillo.

Proprio quando stava per afferrarne i manici, però, sentì un forte rumore provenire dalla cucina. Accorse immediatamente sul posto. A Megan era sfuggito un bicchiere dalle mani, un'accozzaglia di vetri rotti sul pavimento. «Ah, cavolo!» imprecò lei, che stava accingendosi a raccogliere tutto. Gilberto prese la scopa che sostava dietro la porta della stanza e si accinse ad aiutarla. «Tranquilla, faccio io», le disse, invitandola ad alzarsi da terra.

A Megan sfuggì un ulteriore lamento. Non fece neanche in tempo ad alzarsi, che l'uomo lasciò subito cadere la scopa e si chinò accanto a lei. Sua moglie si era appena procurata un taglietto su un dito. Una puntina di sangue fuoriuscì dal suo indice. Fortunatamente, non si trattava di un taglio profondo. «Tesoro, ma che mi combini? Sai benissimo che raccogliere il vetro a mani nude è una vera follia!» la redarguì lui, spingendola a rialzarsi.

«Hai ragione, però... l'ho fatto istintivamente, senza pensare alle conseguenze.»

L'uomo esaminò il suo dito e, d'improvviso, provò uno strano impulso. Ne accarezzò la punta e incrociò di sfuggita gli occhi di Megan. «Ti fa male?» le chiese, guardandolo con attenzione.

Lei scosse la testa. «Un cerotto basterà, tranquillo, disse solo, mentre Gilberto vi esercitò ulteriore pressione, la goccia di sangue scomparve. Tornarono a guardarsi. C'era una strana tensione nell'aria. O almeno, questo era tutto quello che riusciva ad avvertire nell'accarezzarle quel dito, colpevole di averlo ipnotizzato in un modo a dir poco inconsueto. Senza che se ne rendesse conto, Gilberto se lo portò alla bocca e lo succhiò leggermente. Fremette a quel contatto. Il sapore ferroso del sangue si mescolò a una sensazione che riuscì a identificare in un attimo. Quell'emozione, di un rosso vivo al pari di quel liquido organico, opaco e non meno viscoso, aveva un solo nome: si trattava di quella passione che, non appena ti afferra e ti ghermisce con i suoi artigli affilati, ti strapazza e non ti lascia più, imprigionandoti in un limbo in cui la lussuria più sfrenata si contrappone alla virtù. Gilberto provò l'impulso irrefrenabile di afferrare Megan per la vita e trascinarla verso di sé, tornando in quella valle costellata di piaceri carnali che, almeno in parte, aveva esplorato la notte prima, il tutto accompagnato dal sentimento amoroso testimoniato dalla fede che portava sull'anulare.

Tornò a guardare Megan, timoroso e, al tempo stesso, indeciso sul da farsi. Le carezzò il dorso della mano continuando a strusciarsi il dito sulla lingua, mentre lei non diceva una parola, ma... il suo respiro non sembrava più così regolare. O forse... Gilberto succhiò l'indice di Megan per l'ultima volta, quindi smise di pensare – o meglio, tentò di farlo – al significato erotico che, d'improvviso, si era acceso in lui a seguito di quel gesto istintivo. Lasciò andare la sua mano, non senza averla vista ancora una volta. La ferita incriminata non sanguinava più, lo sguardo di Megan tradiva ambiguità e altrettanto smarrimento. «Credo che il cerotto non sia più necessario», a questo punto, dichiarò lui, cauto.

Lei gli si avvicinò, carezzandogli il leggero accenno di barba. A quel punto, lui non resistette più e si fiondò su di lei, baciandola con un trasporto a lungo represso. Un trasporto che, in poco tempo, li condusse tra le braccia di un momento che Gilberto stava aspettando da sin troppe ore. Con decisione, la trascinò verso la camera da letto, voleva assolutamente soddisfare il suo desiderio. Voleva averla a tutti i costi, e questa volta non si sarebbe fermato. Si spogliò tradendo una certa impazienza, mentre Megan stette a guardare le sue movenze. Il buio della stanza non permetteva a Gilberto di esaminare l'espressione che le incorniciava il volto, ma a lui non sembrava importare più di tanto. Le preoccupazioni, le turbe mentali, i problemi giornalieri... tutto quanto era scomparso dietro la pensante e spessa coltre del desiderio fisico che provava nei suoi confronti. Senza più timori, si liberò del resto della biancheria e si avvicinò all'oggetto del suo desiderio; la sua splendida Megan. Tirò giù la zip del suo vestito e, mentre lo sfilava, obbedì all'impulso di titillarle i capezzoli. Ne assaggiò l'essenza, sperando di strapparle gemiti di piacere. Per tutta risposta, Megan gli afferrò una corta ciocca di capelli scuri; il respiro di entrambi si fece più corto. Gilberto si chinò e le sfilò completamente l'abito, seguitando a baciarle il seno con passione e bramosia. Le mani lungo i fianchi, una carezza decisa sul suo fondoschiena. La spinse sul letto e continuò a stringerla forte. Quando riprese fiato, si scostò da lei per ammirarla in tutto il suo splendore. Il suo corpo era perfetto, i capelli lunghi e ribelli le conferivano un'aria selvaggia e disinibita. Gli occhi chiari di lei erano fissi nei suoi, finché lei, con una certa dolcezza, non cominciò a sfiorargli le braccia. Gilberto la lasciò fare, ma ammetteva di volerne sempre di più. 

Sperava, in cuor suo, che in lei potesse manifestarsi un desiderio assai più intenso, che potesse scandagliare con decisione ogni angolino del suo corpo, che volesse conoscerne ogni parte proprio come lui, che si stava trattenendo dal continuare a toccarla proprio perché stavolta confidava che sarebbe stata proprio lei a prendere l'iniziativa. Si chinò su di lei e riprese a baciarla sulle labbra, dandole un chiaro segno di quanto volesse essere suo. Avrebbe potuto fargli tutto ciò che voleva, tanto era forte il suo amore per lei. Megan, però, si limitò a rispondere al suo bacio e a sostenerlo per le spalle, non sembrava volesse approfondire il contatto. Impaziente di farla sua, Gilberto si arrese, si scostò di nuovo da lei e si decise a mostrare se stesso senza filtri. In preda all'eccitazione, cominciò a stuzzicare la sua erezione con movimenti lenti ma precisi, l'altra mano sul seno di lei, che prese di nuovo a stringere e ad accarezzare con maestria. La desiderava così intensamente, che credette di morire. Il suo corpo pulsava alla stregua di un martello pneumatico.
Lei socchiuse gli occhi, d'istinto carezzò la mano del marito e lo spinse a regalarle più piacere, e non appena lui, dal seno, azzardò verso l'interno coscia, Megan si lasciò completamente andare. Gemettero entrambi e lui le sorrise, preparandosi al passo successivo. Tornò sulle sue labbra e non appena si unì a lei, tutto il resto scomparve.

 

 

*Disperato Erotico Stomp — Lucio Dalla (Come è profondo il mare, 1977)

   
 
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