Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Signorina Granger    04/04/2022    5 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Vostro figlio/a è una testa calda? Ha combinato qualche guaio indicibile, prende solo T in alcune materie e non ha voglia di fare nulla?
Volete levarvelo/a di torno per metà delle vacanze estive?
Ritenete che i mesi trascorsi ad Hogwarts non siano stati abbastanza e che in vista del VII anno abbia bisogno di studiare ulteriormente?
Cari genitori, nessun problema: il Phoenix Feather Camp fa al caso vostro.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of weird campers'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 15 – Ultimo giorno al Camp

 
Domenica 6 agosto
 
 
 
Come ogni mattina nell’ultimo mese e mezzo trascorso in Scozia la luce naturale che entrò nella stanza attraverso la finestra svegliò Philip MacMillan ancor prima della sveglia. Il mago aprì pigramente le palpebre, mettendo a fuoco la stanza con gli assonnati occhi verdi prima di passarsi distrattamente una mano tra i ricci color biondo cenere. Dopo aver disattivato la sveglia con rapidi gesti ormai diventati abituali Phil si chiese che cosa lo aspettava per quell’ennesima giornata di estenuante campeggio, confinato sulle sponde di un lago con un gran numero di adolescenti e colleghi più o meno normali.
Passati i consueti istanti di confusione che seguivano il risveglio, Phil riuscì a ricordarsi che giorno fosse. Il 6 agosto.
Il mago spalancò gli occhi chiari e si mise a sedere sul letto sollevandosi di scatto, restando immobile per qualche secondo prima di scostarsi le coperte di dosso, scendere dal letto, infilare i piedi nelle pantofole e dirigersi in fretta e furia verso la porta, che venne spalancata mentre un larghissimo sorriso faceva capolino sul bel volto di Phil. Il 6 agosto. Quasi non riusciva a crederci, ma finalmente quel dannato giorno era arrivato.
 
“DOMANI CE NE ANDIAMO! GRAZIE PRISCILLA, GRAZIE!”
 
“Che cavolo hai da urlare, idiota…”
La porta accanto si aprì e dalla stanza uscì una Margot visibilmente seccata, in pigiama, con le pantofole di Baby Yoda ai piedi e una mascherina da notte a forma di unicorno sollevata sulla fronte a tenerle indietro i capelli castani arruffati.
Per una volta tuttavia Phil decise di non risponderle, continuando imperterrito a sorridere mentre si dirigeva verso le scale nel suo pigiama blu coperto di ananas, allegro come nessuno dei colleghi lo aveva mai visto. L’ex Tassorosso rimase infatti in piedi sulla soglia della sua stanza per qualche secondo, fissandolo perplessa prima di tornare nella sua stanza per darsi una sistemata e dare via alla sua beauty routine prima di colazione.
Vedere Phineas così allegro – per di più di primo mattino – era un fatto decisamente insolito, constatò dubbiosa la strega mentre si chiudeva la porta della camera alle spalle e si sfilava la mascherina dalla fronte. All’improvviso, mentre sostituiva la mascherina colorata con una fascia di spugna bianca, Margot si domandò preoccupata se il collega non avesse deciso di allietare ulteriormente la fine del Camp architettando un piano per farla fuori e vendicarsi di tutte le prese in giro subite nel corso delle settimane.
Vedere MacMillan così allegro era un fatto decisamente preoccupante. Meglio stare in guardia per tutto il corso della giornata.
 

 
*
 
 
Priscilla e Tallulah si erano alzate per prime tra le loro compagne di stanza, uscendo dallo chalet per l’ultima passeggiata mattutina in compagnia dei loro cani.
Giunte rapidamente sulla piccola spiaggia che si affacciava sul lago, Priscilla guardò Solomon e Stirling, entrambi subito corsi in acqua come al solito, litigarsi un grosso ramo mentre Tallulah giocava con Pikachu lanciandogli una pallina arancione.
Non era propriamente quella che si poteva definire una bella giornata e il cielo era piuttosto nuvoloso già di primo mattino ma nessuna delle due, ormai perfettamente abituate al clima scozzese, si era lasciata intimidire dal cielo grigio. Priscilla, stringendosi nel cardigan color panna che aveva infilato sopra la salopette corta, incrociò le braccia al petto mentre gettava un’occhiata critica al cielo sopra di lei e l’aria le muoveva i riccioli sfuggiti allo chignon attorno al viso.
“Speriamo che stasera non piova, sarebbe un peccato rinunciare al falò…”
Tallulah, complimentandosi con vivo entusiasmo con Pikachu quando il cane corse da lei tenendo la palla tra i denti, si chinò per raccoglierla e lanciarla nuovamente prima di alzarsi e gettare a sua volta un’occhiata dubbiosa alle decisamente poco promettenti nuvole sopra di loro.
“Sì, speriamo. Del resto con la mia sfiga in gioco non posso garantire che uno tsunami non decida di abbattersi su di noi proprio stasera…”
“Penso che uno tsunami non abbia mai colpito la Scozia, Miss X.”
“Con me in giro non c’è da stare tranquilli. Bravo Pika, sei davvero bravissimo!”
Tallulah sorrise teneramente al cane quando Pikachu le riportò di nuovo la palla, chinandosi per accarezzarlo affettuosamente mentre Priscilla, osservandoli divertita, scorgeva Stirling correre verso di lei stringendo un’estremità del ramo tra i denti.
L’enorme cane si fermò davanti alla padrona, lasciò cadere il ramo ai suoi piedi e poi si diede una vigorosa scrollata per togliersi di dosso l’acqua in eccesso. Fortunatamente Priscilla, ormai avvezza alle abitudini del cane, ebbe la prontezza di riflessi di fare un paio di passi indietro per evitare di bagnarsi, sorridendo con affetto al Levriero Irlandese quando lo vide guardarla in attesa, scodinzolando e la lingua di fuori.
“Oh, è per me? Ma grazie piccolo… Sì Solomon, grazie, anche tu sei bravissimo.”
Solomon, per nulla intenzionato a sfigurare, si presentò immediatamente con un altro ramo, depositandolo accanto a quello del fratello e guardandolo orgoglioso prima di avvicinarsi alla padrona per godersi la sua meritata razione di coccole. Priscilla si sistemò sulla sabbia asciutta permettendo ad entrambi i cani di sedersi accanto a lei, abbracciando Solomon e accarezzandogli teneramente la testa con l’indice e il medio uniti mentre Stirling le sistemava la testa sulla gamba. Tallulah, dopo aver premiato Pika con un biscottino a forma di osso, raggiunse l’amica sedendosi accanto a lei e sistemandosi il carlino in braccio, entrambe rivolte verso il lago.
 
“Sei felice di tornare a casa?”
“Sì, direi di sì… Non mi mancheranno i compiti, le lezioni… l’ansia per le interrogazioni di MacMillan. Ho decisamente bisogno di tre settimane di vacanza. Tu non lo sei?”
Tallulah si voltò verso la compagna senza smettere di accarezzare la testa di Pika, che si godeva soddisfatto le coccole quanto Solomon e Stirling. Priscilla, il capo chino sui suoi amati cagnoloni, si prese qualche istante prima di rispondere con una debole stretta di spalle:
“Non lo so… Per certi versi è come dici tu, ma in fondo mi sono divertita. Nonostante i compiti e tutto il resto di sicuro queste settimane sono state più piacevoli rispetto a come le avrei trascorse a casa con i miei genitori.”
“Umh, lo capisco. Ho il terrore di tornare e vedere mio padre venire ad accogliermi sventolando la bozza di un nuovo libro, che orrore…”
Tallulah fu scossa da un fremito che non aveva nulla a che fare con l’aria frizzante e Priscilla, decisa a non urtare la sua sensibilità, si costrinse a trattenere un risolino.
“Chissà se il mio, di padre, si è reso conto che sono stata via un mese e mezzo… In effetti non mette spesso piede fuori dalle sue serre. Mamma dice che convive con le sue amanti, ossia le piante, praticamente da sempre.”
“Sono sicura che se n’è accorto e che saranno felici di averti a casa. Prega che Duncan Rice non abbia deciso di dedicarmi uno dei suoi romanzi, invece… la dedica del penultimo?! Le prima pagine di “La seduzione dell’unicorno” riportavano “Alla mia adorata polpettina bionda Tallulah”. Mio padre MI ODIA, ne sono sicura!”
Questa volta il riso sfuggì all’autocontrollo di Priscilla, che si coprì la bocca con una mano e indirizzò una sentita occhiata di scuse all’amica mentre Tallulah, rassegnata, la guardava scuotendo la testa:
“Tranquilla, non è colpa tua. Del resto è la mia esistenza, che somiglia ad una stand-up comedy.”
“Guarda che nessuno pensa che tu sia ridicola. Soprattutto Hiro!”
 
Nel nominare l’amico l’espressione di Priscilla si addolcì e la giovane strega assunse un’aria quasi inebetita mentre sorrideva congiungendo le mani e portandosele accanto al viso, quasi stesse pensando del suo film d’amore preferito mentre Tallulah si alzava in piedi dopo aver roteato platealmente i grandi occhi blu:
“Prisci, non piaccio ad Hiro.”
“Ma che dici?! Io lo conosco bene, siamo amici dai primissimi giorni del I anno. So per certo che è così.”
Priscilla imitò l’amica, alzandosi in piedi e stringendo le braccia esili al petto mentre assumeva improvvisamente un’insolita aria decisa. Tallulah, che si stava spolverando la sabbia di dosso, scosse la testa con un sospiro:
“Prisci, ragiona. Hiro è un bellissimo ragazzo, no?”
“Beh, sì.”
“E quindi perché tra tutte le nostre compagne, alcune delle quali  davvero belle… beh, anche tu, per esempio. Perché dovrei piacergli io?!”
“Ma tu sei bella, scema!”
Appena dopo aver parlato Priscilla, spalancati gli occhi verdi, si dedicò ad una profusione di imploranti scuse per aver dato della scema all’amica, che però sorrise e sembrò tutt’altro che offesa quando la prese sottobraccio per tornare insieme allo chalet e fare finalmente colazione.
“Tranquilla Prisci. A proposito, mi è giunta voce che al paintball hai colpito Jessica Everett e le hai dato della stronca. Che cosa era successo per farti sbroccare così?”
“Non ha importanza. È solo una stupida. E per tornare al discorso di prima, per quanto sia carina di sicurò non potrà mai piacere al nostro Hiro. Se mai dovesse accadere lo colpirei in testa con uno dei mattoni di Storia della Magia per farlo rinsavire. Ma non troppo forte, naturalmente, non vorrei fargli male.”
“Naturalmente.”

 
*

 
Margot raggiunse la cucina quando Phil stava già versando una quantità industriale di cereali al miele in una grossa ciotola piena di latte caldo. La strega guardò sospettosa il collega mescolare allegro i cereali mentre Theobald, che come al solito era stato il primo ad alzarsi, emergeva dalla cucina con un sorriso sulle labbra e una tazza in mano.
“Buongiorno Margi cara!”
“Buongiorno Professore. Ha già preparato il tè?”
“Ho scaldato io l’acqua.”
Phil parlò senza alzare lo sguardo dalla sua colazione, indicando con un rapido cenno della mano il lucente bollitore rosso posizionato al centro del tavolo sopra ad un sottopentola di vimini. Il sorriso di Theobald si allargò, e l’anziano professore ringraziò allegro il collega mentre versava un po’ di acqua bollente nella sua tazza di ceramica.
Quando l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure tornò in cucina per prendere il tè da mettere in infusione per sé e per Margot la ragazza, rimasta sola con Phil, gli si rivolse con tono dubbioso e sguardo vagamente preoccupato:
“Hai… scaldato l’acqua?”
“Sì. Che cosa c’è di strano? Sai, bisogna scaldarla, per bere il tè caldo.”

Ok, dopotutto non era poi così gentile, si disse la strega rincuorandosi leggermente. Aveva mantenuto intatto il suo consueto, irritantissimo sarcasmo. Ma il tono con cui Phil aveva parlato era comunque molto meno supponente del solito, motivo per cui Margot accettò con non pochi tentennamenti una delle tazze lasciate capovolte in mezzo al tavolo da Mindel la sera prima che il collega le porse.
“Si può sapere che hai? Sei ancora più strana del solito. Ti sei svegliata cadendo dal letto e hai sbattuto la testa, per caso?”
Phil si portò alle labbra una generosa cucchiaiata di minuscole ciambelline al miele senza staccare gli occhi verdi dalla collega, guardandola perplesso mentre Theobald faceva ritorno dalla dispensa sorridendo allegro.
“Dammi pure Margi cara, ci penso io.”
Margot lasciò che Theobald le prendesse gentilmente la tazza dalle mani senza dire una parola, limitandosi ad andare a sedersi a qualche posto di distanza da Phil mentre il collega versava dell’acqua calda per entrambi, mettendo in infusione il tè prima di allungarle la tazza con un sorriso.
“Grazie Professore.”
Margot accettò la tazza, guardandone il contenuto prima di lasciarla sul tavolo, alzarsi e dirigersi silenziosa in cucina per prendere biscotti, burro, marmellata e fette biscottate per tutti. un minuto dopo, quando fece ritorno dai colleghi con le braccia cariche, Margot vide Beau scendere le scale, già vestito e pettinato come sempre.
“Buongiorno. Penultima colazione qui, quindi.”
“Sì. Domani a quest’ora ce ne staremo andando…”
Phil parlò con un sorriso e con sguardo sognante mentre Margot depositava le cibarie sul tavolo e Beau, sorridendo, prendeva a sua volta il bollitore per versarsi dell’acqua calda. La strega, trattenendo l’impulso di strapparglielo dalle mani per salvarlo dal possibile avvelenamento, tornò a sedersi prima di prendere la sua tazza per il manico e annusare dubbiosa il tè in infusione.
L’odore sembrava normale. Ma non era ancora del tutto convinta. Gettò un’occhiata di sbieco in direzione di Theobald, che assaggiò il tè senza fare commenti di alcun tipo, come se fosse la stessa bevanda di sempre, mentre anche Hakon raggiungeva i colleghi scendendo le scale di legno nella sua ennesima mise total black.
 
“Buongiorno a tutti… è avanzato qualche biscotto al burro?”
“Sì, un paio.”
Hakon passò davanti al tavolo per andare in cucina e prepararsi il caffè nell’esatto momento in cui Phil si voltò verso Theobald per chiedergli qualcosa. Margot, rapidissima, approfittò della distrazione per rovesciare il contenuto della sua tazza nel vaso di fiori che fungeva da centrotavola sotto gli sguardi attoniti di Beau e di Hakon, che però stabilì di non avere la forza necessaria per affrontare la questione a quell’ora e si diresse in cucina senza dire una parola.

 
*

 
“Stasera i professori ci hanno promesso il falò solo se finiamo di fare le pulizie prima di cena, quindi dobbiamo darci da fare, e anche una bella mossa. Per vostra fortuna…”
Un sorriso pericolosamente soddisfatto si fece largo sulle labbra di Malai, che lasciò in sospeso la frase muovendosi per prendere qualcosa che fino a quel momento aveva tenuto dietro al divano, al riparo dagli sguardi dei suoi compagni, tutti riuniti nel salone per una “riunione speciale” dopo aver terminato di fare colazione. Compagni che quasi trattennero il fiato, trasalendo mentre il Tassorosso sollevava una specie di cartellone bianco suddiviso in numerosi riquadri dai bordi colorati e pieni di scritte.
“… ho preparato una molto accurata e precisa suddivisione in turni per le pulizie! In questo modo non dovremo perdere mezz’ora litigando per stabilire chi dovrà pulire i bagni. Ho tirato a sorte per stabilire chi farà cosa, quindi non sono ammesse lamentele di sorta.”
Ciononostante qualche lamentela si sollevò ugualmente, soprattutto da parte di chi non ne voleva sapere di pulire i bagni o non aveva intenzione di pulire in generale. Shou, comodamente stravaccato su uno dei divani di pelle accanto ad Hiro tenendo le braccia strette al petto e le gambe leggermente divaricate, si limitò ad un pigro sbadiglio:
“Immagino che avremmo dovuto aspettarcelo, dopotutto.”
“E infatti io me lo aspettavo. Ieri dopo gli ultimi test l’ho visto occupare metà cucina con quel cartellone e i pennarelli indelebili e non ho avuto alcun dubbio. Però ha ragione, dovremmo darci da fare.”
Hiro fece spallucce mentre Malai, annuendo, sorrideva grato e soddisfatto in direzione dell’amico:
“Esatto, grazie Hiro. Shou, non pensare nemmeno di defilarti come fai sempre quando c’è qualcosa da fare, ti proibisco di cazzeggiare mentre noi puliamo! A tal proposito, c’è una pila infinita di piatti sporchi in cucina, visto che ieri sera qualcuno non ha pulito e dobbiamo ancora sistemare la roba della colazione… Che casualità, il tuo nome è proprio sotto la casella “Cucina”!”
In un modo o nell’altro Shou era sempre riuscito a sfuggire dall’incombenza di dover lavare i piatti fin da quando, un mese e mezzo prima, lui e i compagni avevano messe piede al Camo per la prima volta. Per questo motivo, quando il Grifondoro giunse insieme a Bel e ad un paio di altri loro compagni in cucina ed ebbe modo di scorgere le altissime pile di piatti, tazze e bicchieri accatastati a casaccio nel lavello, sospirò rumorosamente dicendosi che forse, in fin dei conti, quello non era altro che il karma che lo puniva per la sua pigrizia.
O Malai. Non c’era molta differenza.
 

*

 
“Sai Miss X, non credo che lo stiamo facendo esattamente nel modo più corretto…”
Priscilla non era molto pratica di pulizie in generale, tantomeno di pavimenti. Ma mentre stringeva il manico di una scopa e osservava le assi di legno del ballatoio che lei e Tallulah avrebbero dovuto spazzare prima di passare lo straccio, la certezza che stessero pulendo da schifo la colpì: invece di indirizzare lo sporco nelle palette colorate che avevano trovato nel ripostiglio, avevano finito col sperperare polvere e briciole in tutte le direzioni.
“Sì, penso anche io… Di questo passo passeremo la giornata qui dentro, invece che goderci l’ultimo giorno all’aperto, porca soia. Chissà come se la stanno cavando le altre, invece…”
Cercando di tenere ferma la paletta con un piede Tallulah si impegnò per indirizzare correttamente lo sporco imprecando a bassa voce contro il manico della scopa, di gran lunga troppo alto rispetto a lei e che le rendeva quindi l’impresa particolarmente scomoda.
Un mese e mezzo e ancora non era in grado di fare le pulizie. Poteva solo sperare che Lilian se la stesse passando meglio di loro.
 
 
 
“Ma quanto pesa questo dannato divano… Basta, non ce la faccio più.”
Dopo aver cercato di spingerlo inutilmente Marley si accasciò esausta sul bracciolo del divano che stava cercando di spostare, invano, da almeno cinque minuti buoni. Riprendendo fiato, la Tassorosso si sollevò per gettare un’occhiata critica al mobile, sperando che il suo essere rimasto perfettamente immobile nonostante i suoi numerosi sforzi non fosse altro che una sua illusione.
“Si è mosso di almeno cinque centimetri?!”
“Credo due al massimo.”
In piedi ad un paio di metri dal divano con una gomma da masticare tra i denti e la bacchetta in mano, Lilian guardò la Tassorosso gemere disperata e insultare il divano prima di sollevare la mano destra e farle cenno di spostarsi:
“Proviamo con la magia, è meglio.”
“Sei sicura? l’ultima volta che abbiamo provato a pulire più in fretta usando la magia un mocio impazzito ha inseguito Tallulah per tutto l’edificio…”
 
Lilian strinse le labbra, facendo di tutto per non scoppiare a ridere – del resto la sua amica si trovava solo qualche metro sopra di loro e in tal caso avrebbe potuto sentirla tranquillamente – quando le parole di Marley riportarono a galla l’esilarante ricordo. Infatti Tallulah, da un punto indefinito del ballatoio, ne approfittò per rimarcare quanto la sua vita si divertisse a prendersi gioco di lei mentre litigava con la sua paletta azzurra, che di collaborare proprio non ne voleva sapere.
Mentre Lilian applicava un incantesimo di locomozione sul divano affinché si spostasse di lato e permettesse così a lei e a Marley di sbattere il tappeto e pulire il pavimento, Tallulah decise di fare altrettanto con la sua paletta, puntandole esasperata contro la bacchetta prima che Priscilla avesse il tempo di pregarla di non farlo. Un istante dopo l’oggetto sfrecciò impazzito giù dal ballatoio per andare a svuotare la polvere nel cestino, costringendo però Marley a chinarsi per evitare che la colpisse sulla nuca e spaventando alcune delle loro compagne.
“Ops… qualcuno si è fatto male?!”
Tallulah si affacciò dalla balaustra di legno per accertarsi di non aver procurato la decapitazione di nessuna tra le presenti, guardando la paletta sfrecciare nuovamente verso di lei per raccogliere da sola il resto della polvere sotto lo sguardo preoccupato e vagamente intimorito di Priscilla, che si affrettò a farsi da parte per evitare che quella se la prendesse con lei.
“Per ora no, ma ho la sensazione che non arriverò intera a domani mattina. Per lo meno il divano sembra a posto… Ahia!”
Aveva decisamente parlato troppo presto, si disse Marley quando uno dei cuscini del divano le passò accanto con poca grazia, colpendola sulla spalla per andare a posizionarsi vicino alle finestre della cucina insieme agli altri, in attesa di essere puliti.
“Che modi! Lilian, la prossima volta rendili più educati, i cuscini!”
La Grifondoro aveva già la bacchetta puntata contro il tappeto per far sì che si spostasse da solo, ma le parole di Marley sembrarono farla tentennare, e finì col riporre la bacchetta prima di fare cenno alla Tassorosso di aiutarla, decidendo di fare a meno della magia per evitare spiacevoli incidenti di percorso:
“Allora il tappeto è meglio se lo spostiamo da noi… Aiutami ad arrotolarlo. Comunque, sono sicura che i ragazzi stanno facendo molto più casino di noi, state tranquille.”
“Figurati, con quel precisino di Malai tra i piedi, non avranno scampo…”
 
Marley sbuffò mentre si inginocchiava accanto a Lilian, che restò in silenzio mentre pensava al suo migliore amico e alla sua “cotta-lampo” per Marley. Cotta che, a dire il vero, durava da un paio di settimane, stabilendo quello che a detta di Shou ed Hiro era un vero e proprio record senza precedenti.
Chine fianco a fianco sul pavimento per arrotolare il tappeto e spostarlo, Lilian ripensò alla conversazione che lei e Marley avevano avuto in proposito meno di una settimana prima, portandola a voltarsi verso la Tassorosso prima schiarirsi la voce:
“Marley, per caso ne vuoi parlare? Perché immagino che cosa pensi, ma ti assicuro che Malai di solito smette di fissarsi ben prima con una sola ragazza… di solito a questo punto ha già cambiato “vittima”, ma credo che lo sappia anche tu.”
“Sì. Cioè, no, non mi va di parlare di Malai.”
“Sei sicura? Perché anche se a volte lo strozzerei, e altre provo l’impulso di spedirlo su un’isola molto lontana da me e non facente parte del Commonwealth, lo conosco davvero bene e penso che questa volta possa essere diversa dalle altre.”
Marley smise di prodigarsi per arrotolare il tappeto e per qualche istante sembrò esitare, forse persino contemplare la teoria della Grifondoro, ma infine scosse comunque la testa e accennò un debole sorriso alla compagna:
“Lily, sei carina, ma tra tre settimane ci rivedremo tutti a King’s Cross e sappiamo entrambe che con ogni probabilità Malai avrà un’altra delle sue cotte quando saliremo sull’Espresso per Hogwarts. Non per forza il fatto che una sia più duratura di altre deve significare qualcosa.”
Lilian sapeva che, tecnicamente, Marley poteva avere ragione. Forse tre settimane dopo, quando si sarebbero riuniti al Binario 9¾  Malai avrebbe assillato lei e i loro amici con la sua ennesima innamorata. Però qualcosa le diceva che c’erano buone probabilità che quello scenario non si sarebbe avverato e lei, beh, di rado prendeva un abbaglio quando si parlava di quei casi umani senza speranza di suo cugino e del suo migliore amico.
Ciononostante decise di non approfondire la questione per evitare di turbare la compagna, limitandosi ad annuire prima di riprendere ad arrotolare il tappeto mentre Tallulah, al piano di sopra, litigava sonoramente con un mocio che era sfuggito al suo controllo e stava cercando di ribellarsi dandosi alla fuga.

 
*

 
“Ma quanta polvere è riuscita ad annidarsi qui in un mese e mezzo?! Forse avremmo dovuto ricordarci di pulire più spesso…”
Dopo aver rifatto i letti della sua stanza con un incantesimo Malai si era dedicato alla pulizia del pavimento mentre Hiro, nel bagno accanto, litigava con lo specchio che non ne voleva sapere di farsi pulire senza lasciare dei fastidiosissimi aloni che, il Corvonero ne era sicuro, Malai avrebbe notato e che gli avrebbe ordinato di far sparire.
“Gratta e Netta.”
Malai guardò schifato lo straccio che aveva passato sotto i letti a castello rendendolo di una sfumatura di grigio molto vicina al nero, pulendolo con la magia mentre la voce di Hiro proveniente dal bagno si domandava quando Shou avrebbe tolto il suo “esercito di flaconi” che aveva occupato buona parte dell’armadietto.
“Ho paura che non li sposterà fino a quando non mancheranno due minuti alla partenza, di sicuro vorrà fare la skincare anche domani mattina… intanto li sposto, così spolvero.”
Impugnando lo straccio ripulito, Malai raggiunse Hiro in bagno prima di sospirare di fronte alla miriade di prodotti di proprietà di Shou – lo scaffale dove erano stati sistemati, interamente occupato, riportava letteralmente un post-it giallo pastello volto a sottolineare l’identità del proprietario di tubetti, barattoli e flaconi –, iniziando a spostarli per pulire il mobile prima di aggrottare la fronte e sfoggiare un’espressione di rimprovero alla vista dello specchio:
“Ehy, quanti aloni!”
“Malai, ti voglio bene, sei uno dei miei migliori amici. E proprio perché lo sei e perché ci conosciamo da sempre, posso dirti che a volte la tua pignoleria può diventare davvero snervante.”
 

 
*

 
Malai chiuse lo sportello del suo baule prima di sedervisi sopra con un sospiro tetro, l’aria affranta e l’entusiasmo sfoggiato poco prima durante la loro esaustiva sessione di pulizia ormai svanito. Shou, impegnato a radunare a sua volta buona parte delle sue cose – finite in ogni angolo dello chalet nel corso delle sei settimane trascorse – nel baule, ripose una pila di felpe piegate alla meno peggio prima di gettare un’occhiata incerta in direzione dell’amico:
“Che cos’hai? Non sei felice che stiano finalmente per cominciare le nostre vere vacanze?”
“Sì, certo, sono felice di tornare a casa… Vorrei dire che sentirò la vostra mancanza, ma onestamente passiamo insieme quasi tutto l’anno, quindi non è per questo. È solo che non capisco perché Marley mi tratta così male!”    Il Tassorosso sospirò, agitando le mani con esasperazione mentre Shou, in piedi davanti al suo baule, lo guardava senza sapere come comportarsi: era abituato a subire passivamente le cotte dell’amico, prendendolo in giro o aspettando semplicemente che passassero. Da qualche giorno a quella parte, invece, si era reso conto di non riuscire a ricordare l’ultima volta in cui Malai era rimasto fissato con la stessa ragazza tanto a lungo, e né lui né Hiro avevano idea di come gestire la cosa.
“Non direi che ti… tratta male. Più che altro ti evita, credo.”
Shou parlò aggrottando dubbioso la fronte, ripensando alle numerose occasioni in cui, negli ultimi giorni di campeggio, Marley si era letteralmente dileguata alla vista del compagno di Casa, o aveva comunque trovato il modo per non parlargli o per non ritrovarsi seduta accanto a lui a lezione.
“Beh, forse ha dimenticato che ad Hogwarts condividiamo la Sala Comune, quasi tutte le lezioni e anche il tavolo dove consumiamo tre pasti al giorno, le sarà difficile continuare a farlo anche lì.”
“Immagino di sì. Sempre che tra settimane, quando torneremo a scuola, lei ti piaccia ancora. Hai pensato che forse ti impedisce di farle le moine perché sa che tra qualche giorno ti sarà completamente passata, per non dire che ti piacerà qualcun'altra?”
Le parole del Serpeverde sembrarono colpire Malai, che sembrò investito da una nuova consapevolezza mentre prendeva a giocherellare distrattamente con una ciocca di ricci capelli castani e teneva gli occhi fissi sulle assi del pavimento, assorto:
“Non ci avevo pensato. Pensi che sia per questo che si comporta così?”
“Non saprei, forse in questo momento ti sarebbe più utile Lilian… Ma è una possibilità, credo.”
Shou sedette accanto all’amico grattandosi nervosamente la testa, poco avvezzo a dare consigli di quel tipo mentre Malai, dopo aver riflettuto brevemente, tornava a rivolgerglisi:
“Ma non dovrebbe, che so, fregarsene? Se la cosa le da fastidio o la preoccupa allora… allora significa che io le piaccio!”
“Emh, non so… Credo di sì. Forse. Se tu le piaci credo che dovresti capire se questa volta potrebbe piacerti davvero, non come le altre.”
Shou si chiese quando aveva iniziato a parlare come Lilian mentre Malai, dopo essersi alzato in piedi, si gettava di faccia sul letto appena rifatto per dare sfogo con amarezza alle sue sventure e alla sua eterna sofferenza.
“Dai, smettila di lagnarti! Perché non provi a parlarci stasera?!”
“Non posso, mi mollerà un cartone in faccia! Oppure mi getterà nelle fiamme ardenti…”
“Meglio prendersi un cartone che stare a lagnarsi. Vieni, andiamo dalle ragazze, loro avranno qualche consiglio intelligente da darci.”
Sbuffando sonoramente Shou alzò e prese il braccio dell’amico per strattonarlo, cercando di costringere Malai ad alzarsi: di sicuro Lilian e Tallulah avrebbero avuto consigli molto più logici da dare. Il che era assurdo, considerando che lui aveva avuto un’infinitò di ragazze e sapeva le battute di Gossip Girl a memoria. Il Tassorosso, dopo aver riflettuto brevemente, decise di assecondare l’amico e si alzò, decretando tuttavia che al primo segno di derisione da parte di Tallulah e di Lilian se ne sarebbe andato con sdegno.

 
*

 
“Tallulah, ma come lo hai incollato questo poster?!”
“Accidenti, forse non avrei dovuto usare la super colla attaccante!”
 
Dopo aver lavato la più grande montagna di stoviglie mai contemplata dall’uomo Bel era giunto allo chalet delle ragazze con l’intenzione di salutare Marley e stare un po’ in compagnia dell’amica, trovandola impegnata in un’intensa sessione di pulizie insieme alle sue compagne. Il Tassorosso non era riuscito, suo malgrado, a dileguarsi: Celia e Marley lo avevano immediatamente precettato per contribuire, e in men che non si dica il povero Bel McKinnon si era ritrovato a fare l’aiuto-Cenerentolo pulendo i pavimenti.
Dopo aver aiutato a pulire i pavimenti delle camere, Tallulah e Lilian gli avevano chiesto di aiutarle a rimuovere i poster che la prima aveva sparso per le pareti della camera nel corso delle settimane, ma senza successo: Vegeta continuava a fissarli accigliato e con supponenza mentre i tre cercavano invano di staccare il suo enorme poster dalla porzione di parete accanto alla finestra.
“Non sembra anche a voi che vi stia davvero guardando come se vi ritenesse un branco di imbecilli? E non si muove nemmeno… affascinante.”
Il viso vicinissimo alla superficie liscia e patinata dell’ennesimo poster, Marley parlò con un filo di voce carica di ammirazione mentre Bel e Tallulah, dall’altro capo della stanza, strattonavano la carta e Lilian cercava di convincere l’amica a darle il permesso di tagliuzzarlo con un paio di enormi forbici da cucina.
“Lily, non puoi tagliare la faccia di Vegeta, te lo proibisco!”
Tallulah si piazzò davanti al poster, coprendolo quasi ne andasse della sua stessa vita, mentre Marley indicava un poster di Milord chiedendo “chi fosse quel tipo strambo col cilindro”, ma senza ottenere risposta.
“Miss X, andiamo, dopo lo ripariamo con la magia, dobbiamo toglierlo. Non vorrai mica tornare a casa senza i tuoi poster, vero?!”
Le grosse forbici in mano, Lilian accennò con lo strumento al poster mentre Tallulah, visibilmente combattuta, spostava lo sguardo dalle lame fino al volto accigliato del suo adorato.
“Ma… Ma… Ma non possiamo rovinargli la faccia… Neanche se poi la ripariamo!”
“Allora torni a casa senza Vegeta.”
Determinata a non smuoversi di un centimetro sulla questione Lilian parlò incrociando severa le braccia al petto, osservando l’amica mentre Tallulah, invece, ricambiava lo sguardo sgranando orripilata gli occhi blu:
“Cosa?! Lasciarlo qui?! Mai, questo è il poster più bello e grande che ho… Va bene. Fallo. Io non guarderò.”
Tallulah si staccò dalla parete prima di nascondersi il viso tra le mani, rifiutandosi di assistere alla scena cruenta – non avrebbe retto alla vista delle lame che tagliuzzavano il viso immusonito del suo amato Vegeta – mentre Bel le metteva una mano sulla spalla per confortarla, guardandola dispiaciuto mentre Marley, al contrario, assisteva in silenzio sforzandosi senza successo di comprendere la gravità della situazione.
“Hai finito?! Dimmi quando posso guardare!”
La giovane strega quasi rabbrividì quando udì il suono della carta che veniva tagliata dalle lame, imponendosi di non guardare mentre la mano di Bel le stringeva gentilmente la spalla.
Reparo. Ecco, come nuovo! Tutto tuo, amica mia.”
dopo aver riparato ai danni inferti Lilian sollevò il poster sorridendo vittoriosa, porgendolo all’amica quando Tallulah, voltatasi di nuovo verso di lei, lo prese con sollievo e si affrettò a piegarlo per riporlo al sicuro nel suo baule. Stava per chiedere ai presenti di aiutarla a staccare tutti gli altri quando la porta alle loro spalle si aprì, consentendo a Malai e a Shou di fare irruzione nella stanza.
“Ehilà! Siamo venuti a farvi visita! Marley!”
Il viso già sorridente di Malai si illuminò ulteriormente alla vista della compagna di Casa, che invece arrossì di colpo prima di mormorare di avere qualcosa di molto importante da fare.
“Bel, vieni con me.”
La Tassorosso puntò dritta alla porta, chiedendo senza voltarsi all’amico di seguirla mentre Bel esitava, osservando prima Malai e poi l’amica.
“Ma Marley…”
“Per favore.”
Era già uscita dalla stanza quando Marley si voltò nella sua direzione, guardandolo implorante. Ovviamente di fronte a quello sguardo Bel non poté far altro che accontentarla, annuendo con un sospiro prima di seguirla.
“Ok… Mi spiace Malai.”
Bel scoccò un’occhiata sinceramente dispiaciuta al compagno di Casa, che sospirò affranto prima di lasciare un’occhiata da “te l’avevo detto” a Shou.
“Oh, bene, sono arrivati Cip e Ciop… Non ce lo sogniamo nemmeno di venire a fare le pulizie al posto vostro, ne abbiamo abbastanza qui.”
Lilian parlò incrociando le braccia al petto e osservando sospettosa cugino e amico mentre Bel seguiva Marley fuori dalla stanza, lasciandosi prendere sottobraccio e portare verso le scale. Shou, dopo essersi guardato brevemente attorno in cerca di Priscilla senza trovarla, sorrise con fare innocente mentre s’infilava le mani nelle tasche dei jeans:
“Niente pulizie, abbiamo bisogno di un consulto da parte delle nostre amiche predilette. A proposito, Bimba dov’è?”
“Stava dando una sistemata alla dispensa insieme a Michael, prima è venuto a darci una mano.”
In una qualsiasi circostanza diversa da quella attuale Shou avrebbe manifestato un improvviso desiderio di mangiare qualcosa e di recarsi nella dispensa, ma se si trovava lì era per Malai. Gettata una rapida occhiata al suo migliore amico, Shou sospirò e annuì prima di dargli un leggero colpetto sulla spalla:
“D’accordo, bastate voi due. In effetti Malai si stava chiedendo perché Marley lo stia evitando da quando è palese a tutti che lei gli piaccia.”
“Ma è ovvio, zuccone, ha paura di restarci male quando tu passerai alla cotta successiva, che di questo passo potrebbe anche essere la McGranitt, visto che ormai ti sei praticamente passato tutte le ragazze di Hogwarts tranne me, Miss X e Prisci. Bisogna spiegarvi tutto?!”
Lilian parlò scuotendo la testa con disapprovazione e agitando con fare esasperato le forbici – tanto che Malai e Shou decisero di tenersi a distanza di sicurezza – mentre Tallulah, accanto all’amica, conveniva con lei annuendo e osservando il Serpeverde con un sopracciglio inarcato, visibilmente scettica:
“Sì Shou, tu sei uscito con un sacco di ragazze, come fai ad essere così ottuso?!”
“Sì, ma nessuna gli è mai piaciuta granché, infatti si è sempre stancato subito.”
“Hai ragione.”
 
“La smettete di parlare come se noi due non ci fossimo, per favore?!”
 

 
*

 
Mentre gli studenti dedicarono quasi tutta la giornata alle pulizie e ai preparativi per la partenza, i loro professori al contrario riuscirono a dedicarsi quasi esclusivamente all’ozio: a differenza dei ragazzi disponevano di un adorabile Elfo Domestico pronto a pulire al posto loro, e anche se Margot aveva insistito per aiutarlo preparando quantomeno il pranzo per tutti al posto di Mindel – scatenando l’esultanza di Håkon quando si era presentata a tavola con degli enormi filetti di salmone – non era rimasto granché da fare per i cinque insegnanti.
O almeno finchè Margot, dopo aver mandato i piatti a lavarsi da soli nel lavello con un colpo di bacchetta, aveva visto Phil e Håkon oziare sui divani, approfittandone per ordinare ai due colleghi di “rendersi utili andando a raccogliere la legna per il falò”.
“Perché dobbiamo farlo noi?!”
“Perché abbiamo promesso il falò ai ragazzi per l’ultima sera già due settimane fa, non possiamo negarglielo, e per fare un falò come si deve serve della legna da ardere.”
Vuoi dire che TU glielo hai promesso…”
Margot ignorò il cupo borbottio di Phil, piegando in quattro la tovaglia mentre guardava i due colleghi oziare sul divano, uno con un libro in mano e l’altro con la chitarra imbracciata.
“… E il Professor Watrous è anziano e Beau è andato a passeggio con Nix, quindi restate voi due.”
 
“Ti rendi conto che passi sempre il tempo a lagnarti degli stereotipi e dei preconcetti contro il genere femminile e poi mandi noi due a raccogliere la legna senza neanche sognarti di prendere te stessa in considerazione, alimentando il fatto che ci siano attività da uomo e attività da donna?”
Phil alzò lo sguardo dal libro per posare gli occhi verdi sulla collega, guardandola con scetticismo e sperando che il suo commento bastasse per farla indispettire e portarla ad andare a raccogliere la legna al posto loro. Contro ogni sua più rosea aspettativa, invece, Margot sfoggiò un amabile sorriso mentre faceva fluttuare la tovaglia piegata fino al suo cassetto, che si aprì e richiuse da solo.
“Oh, povero Phineas. Non ho alcun dubbio sul fatto che sarei molto più rapida ed efficiente di voi due nel fare qualsiasi attività “da uomo”. È solo che ho la manicure fresca, e non ho alcuna intenzione di rovinarmi le unghie. Perciò muovete i regali fondoschiena, o per cena vi rifilo insalata scondita.”
 
Cinque minuti dopo libro e chitarra giacevano abbandonati a loro stessi sui divani mentre Håkon e Phil, entrambi immusoniti, uscivano in silenzio dallo chalet.
“Non mi interessa se è tua amica. Sono immensamente felice di liberarmi di lei nelle prossime tre settimane.”


 
*

 
“Ma come accidenti fanno i Babbani ad accendere i fuochi, è assolutamente impossibile!”
Margot gettò uno sguardo stizzito alla legna secca accumulata vicino sulla spiaggia, certa che se si fosse trovata sola su un’isola deserta senza bacchetta non sarebbe riuscita a sopravvivere mezza giornata. Aveva letto qualcosa in proposito ai trapani a mano che si potevano costruire per accendere fuochi, ma la sua impresa non stava avendo molto successo.
“Non hai pensato che potremmo, magari, usare un accendino? O la magia, ancora meglio.”
Håkon, in piedi accanto a lei a braccia conserte, gettò un’occhiata dubbiosa all’opera dell’amica mentre Margot, china sulla sabbia, sbuffava:
“Io non ho accendini, non fumo. Anzi, nessuno di noi cinque fuma, quindi non credo che nessuno lo abbia, e comunque io a MacMillan non chiedo un bel niente, se non di andare a quel paese. Tu non ce l’hai, vero?”
Margot distolse momentaneamente la propria attenzione dal suo trapano a mano per gettare un’occhiata in tralice all’amico, che alzò gli occhi al cielo prima di scuotere la testa:
“Te l’ho detto un milione di volte. È da quando è nata Freya che non fumo.”
“Ti conviene che continui ad essere così, o ti farò smettere a suon di legnate. Uffa, ma come caspita ha fatto a sopravvivere Robinson Crusoe su quella cavolo di isoletta?!”
“Forse lui sapeva accendere i fuochi, a differenza nostra. Dai Margi, usa la magia, che vuoi che sia!”
“Volevo dimostrare di non essere totalmente incapace senza la magia, ma forse invece è proprio così… va bene, del resto deve scaldarsi un po’ prima di poterci arrostire i marshmallow.”
Arresasi, Margot guardò tristemente la sua opera incompiuta prima di voltarsi in direzione della sedia da spiaggia dove aveva appoggiato le enormi confezioni di marshmallow, sospirando quando si accorse che una era già stata aperta. Il fatto che Phil si trovasse a poca distanza e fosse inequivocabilmente impegnato a masticare qualcosa non lasciò spazio ad alcun dubbio.
“PHINEAS, SMETTILA DI MANGIARLI!”
“E allora tu non lasciare i dolci in bella vista , Bocca Storta! E smettila di cincischiare per fare la finta boy scout, è mezz’ora che cerchi di accendere questo dannato fuoco senza combinare niente.”
Spazientito e stanco di vedere la collega armeggiare con la legna, Phil raggiunse i due colleghi sfoderando la bacchetta e puntandola contro il cumulo di legna secca, accendendo il fuoco con un Incendio non verbale. Mentre guardava le fiamme iniziare ad ardere la legna secca Margot aggrottò la fronte, colpita da una consapevolezza improvvisa:
“Sapete, ora che ci penso… Sono sicura che il Professor Watrous avrebbe saputo accenderlo manualmente.”
“E tu avresti affidato al Professor Watrous il compito di accendere un fuoco? Un’ottima idea Campbell, se il tuo programma è quello di finire tutti affumicati prima di tornare a casa.”
Margot aveva due solide certezze: adorava Theobald Watrous quanto detestava Philip MacMillan. Ma tutto considerato per una volta non poté permettersi di dare torto al secondo.

 
*
 

Era sottinteso che Margot avesse acconsentito al falò per due semplici motivi: i marshmallow arrostiti, che non le capitava di mangiare da anni, e la possibilità di suonare il suo adorato ukulele color carta da zucchero senza che nessuno potesse guardarla male – Phil – o intimarle di andare a spaccare i timpani altrove – sempre Phil –.
“Håk Bello, perché tu non porti la chitarra, così suoniamo assieme?”
Udendo l’allegra proposta che Margot aveva rivolto all’amico sia Phil che Beau erano sbiancati, appuntandosi mentalmente di andare alla ricerca di qualche tappo per le orecchie mentre Theobald, invece, si proponeva allegro di deliziare tutti i presenti con qualche prestazione canora.
“Va bene Professore, ma poi voglio cantare anche io.”
“Tranquilla Margi cara, faremo a turno.”
Sarà una serata di merda. Non posso, che so, esimermi e restarmene allo chalet mentre voi massacrate qualche povero brano?”
Phil piegò le labbra in una smorfia, chiedendosi quante altre ore mancassero ancora alla partenza – sempre troppe, per i suoi gusti – mentre Margot, dopo aver fatto apparire una gran quantità di sedie da spiaggia e averle disposte circolarmente attorno al falò, gli sorrideva:
“Certo, ma non avrai nessun marshmallow arrostito.”
“… Va bene, allora resterò per una decina di minuti.”

 

 
“Farà freddo? Farà caldo? Non si capisce mai che tempo aspettarsi qui. Come mi devo vestire?!”
Accigliata, Marley aprì la finestra della camera parzialmente ripulita dalle loro cose e infilò fuori la testa per gettare un’occhiata al cielo quasi completamente buio sopra di loro, meno annuvolato rispetto a quella mattina. Dopo aver concluso la loro ultima cena al Camp e aver lavato e sistemato la cucina le ragazze erano tornate nella loro camera per vestirsi per il falò
“Non lo so, io mi vesto a strati, di solito qui la sera fa freddo. Qualcuno per caso ha visto la felpa rossa che ho rubato a Shou l’altro ieri?! Ah, eccola.”
Lilian raccolse la felpa rubata da un cumulo di vestiti puliti ancora da piegare e sistemare nel baule, infilandosela sopra al vestitino nero a fiori bianchi che indossava mentre Priscilla, seduta sul letto dell’amica, sorrideva allegra:
“Spero che ci siano i marshamallow da arrostire, non li ho mai mangiati. E poi fanno atmosfera.”
“Io invece spero che Malai non canti... se qualcuno lo vede arrivare con un qualche strumento musicale faccia un segno, così vediamo di distrarlo e di prendergli qualsiasi cosa voglia mettersi a suonare.”
Rammentando fin troppo chiaramente la pseudo serenata che Malai aveva cercato di rifilare ad Amelie tempo prima Lilian alzò gli occhi al cielo mentre Marley, invece, rabbrividiva all’idea e arrossiva al tempo stesso. Probabilmente se il compagno di Casa avesse provato a fare lo stesso con lei avrebbe ritenuto opportuno affogarsi nel lago.
“Uffa, ma come ci si veste per un falò?! Non so cosa mettere!”
Mai come in quel momento Tallulah Rice stava patendo la lontananza forzata dal suo telefono: come poteva decidere cosa indossare se non poteva nemmeno cercare su internet come ci si doveva vestire per l’occasione?!  
La Corvonero stava frugando esasperata all’interno del suo baule magicamente ingrandito affinché potesse contenere tutta la sua roba, gettando vestiti alla rinfusa e rendendo così del tutto inutile il lavoro ordinato fatto nel pomeriggio.
“Miss X, non credo che ci sia un dress code preciso, vestiti come ti pare! No, non il vestitino con le perline, fa freddo!”  
Quando Lilian bocciò il suo adorabile vestitino celeste con le perline Tallulah sbuffò, rigettandolo all’interno del baule prima di sedersi accanto a Priscilla incrociando cupa le braccia al petto.
“Ecco, vedi, NON HO NIENTE DA METTERMI!”
Lilian era perfettamente abituata alle scene da drama queen inerenti al guardaroba – Shou ne aveva almeno un paio al mese, quando gettava alla rinfusa tutto il suo gigantesco armadio prima di iniziare a lagnarsi di aver bisogno urgente di shopping – e si avvicinò al baule dell’amica senza battere ciglio, chinandosi per prendere uno dei vestitini neri preferiti dell’amica:
“Ma non essere ridicola… To’, mettiti questo.”
Mi sta malissimo!”
“Ma se lo adori! Allora questo.”
“L’ho messo ieri, penseranno tutti che o non ho abbastanza vestiti o peggio che non mi lavo!”
“Tallulah, qui nessuno pensa che tu non ti lavi…”
“Basta, ho deciso, non vengo!”
                                                                       
Dieci minuti, un mare di lacrime e una lunga sequela di minacce dopo le quattro ragazze lasciarono la stanza in fila indiana e Tallulah indossava lo stesso vestitino nero che aveva inizialmente decretato di non voler indossare. Ad essere onesti non era del tutto convinta della scelta, ma quando provò a fare dietro-front per tornare nella loro camera trovò una Lilian a braccia conserte a bloccarle il passaggio, ragion per cui alla Corvonero non restò che sospirare e metterci una pietra sopra.
 
“Bah, io non le capisce tutte queste storie per scegliere cosa indossare… Non credo di aver mai messo un vestito negli ultimi dieci anni.”
Priscilla, che vantava una collezione senza fine di gonne e vestitini, udendo quelle parole guardò Marley con gli occhi verdi sgranati, incredula mentre scendevano le scale fianco a fianco.
“Dici davvero?”
“Sì, mia madre quando era piccola e stavo da lei provava a farmi mettere dei cosi orrendi e pieni di fiocchi uguali a quelli delle mie sorelle, credo le piacesse l’idea di avere una loro miniatura… io però strappavo sempre le calze e scappavo, quindi non ci è mai riuscita.”
Marley si strinse nelle spalle, felice di essere stata affidata a suo padre invece che alla madre: per lo meno Hank non le aveva mai fatto dare la caccia dalle cameriere o dagli Elfi Domestici brandendo orribili vestitini rosa e celesti infiocchettati.

 
*

 
La sorte lo odiava, non c’era altra spiegazione: com’era possibile che tra tutti i posti possibili, si fosse ritrovato seduto proprio accanto alla Campbell, che oltretutto imbracciava pericolosamente il suo ukulele azzurrino?! Quando Phil volse lo sguardo alla sua destra e si rese conto di avere accanto la collega piegò le labbra in una smorfia schifata, peraltro ricambiata quando anche Margot si voltò verso di lui.
“Dio MacMillan, ma proprio qui dovevi metterti?! Non vuoi andare, che so, vicino ai tuoi simili, laggiù mi era sembrato di scorgere dei licheni.”
“Per favore, non peggiorare le cose, non parlarmi e basta.”
La sua esperienza al Camp era iniziata con la Campbell che gli si Materializzava sopra; deciso a fare in modo che la collega non potesse traumatizzargli anche la fine, Phil volse con ostinazione lo sguardo sul fuoco mentre Hakon, seduto a destra di Margot, strimpellava distrattamente la sua chitarra e Theobald infilava allegro una quantità industriale di marshmallow nei bastoncini, distribuendoli agli studenti con un largo sorriso sulle labbra.
“Ne vuoi qualcuno, Beau?”
“No grazie Professore, sa che non vado matto per i dolci.”
Beau sorrise all’anziano collega dopo aver rifiutato i dolcetti con un gesto garbato, guardando Theobald annuire prima di tornare a sprofondare nella sedia accanto alla sua mentre Sunday se ne andava a spasso poco distante, guardandosi bene dall’avvicinarsi troppo al fuoco e, soprattutto, a Phil.
“Hai ragione, me lo scordo sempre! Del resto come dice la cara Margi, un difetto dovevi pur avercelo, per essere reale.”
A quelle parole Beau aggrottò la fronte, non del tutto sicuro di aver capito, mentre dall’altra parte del cerchio Marley, seduta accanto a Bel, si accostava all’amico per dirgli qualcosa con fare concitato:
“Ero convinta che non avrei avuto modo di usarli, invece penso proprio che stasera sia il momento ideale!”
“Di che cosa parli?”
Bel conosceva abbastanza bene la sua amica per sapere quando preoccuparsi, e a giudicare dal tono allegro di Marley e dal suo sorrisetto, quello era esattamente uno di quei momenti. La Tassorosso allungò una mano chiusa a pugno verso di lui, aprendo le dita quel tanto che bastava per permettergli di scorgere che cosa celavano. Bel spalancò gli occhi chiari, sospirando rassegnato prima di guardarla implorante ma allo stesso tempo sicuro che non sarebbe mai riuscito a convincerla a dargli ascolto:
“Ti prego dimmi che non vuoi usarli tutti insieme…”
“Oh, certo. sarà un finale di campeggio col botto. Letteralmente.”

 
*

 
Dopo aver raggiunto il limite massimo dei marshmallow arrostiti da poter ingurgitare senza che la nausea la colpisse Marley decise di allontanarsi brevemente dal falò e dall’acceso chiacchiericcio dei suoi compagni, alzandosi dalla sedia rossa che aveva occupato per sgusciare via senza che quasi nessuno, a parte Bel che le sedeva vicino, si accorgesse di lei.
“Torno subito, voglio solo stare da sola un paio di minuti.”
“Ok.”
Non del tutto convinto ma deciso a rispettare la volontà dell’amica, Bel la guardò alzarsi e allontanarsi di una decina di metri, sedendosi su un grosso sasso vicino all’acqua prima di raccogliere le gambe contro il petto stringendole all’altezza delle ginocchia.
 
La Tassorosso stava fissando l’acqua fiocamente illuminata dalle fiamme del falò poco distante, lanciando distrattamente qualche sasso contro la superfice quando Malai, dopo aver dato il proprio contributo alle performance canore di Margot, si alzò per raggiungerla.
Il ragazzo, tuttavia, quando si fu avvicinato a Marley non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca: la compagna di Casa lo precedette, parlando senza voltarsi mentre teneva il mento appoggiato sulle ginocchia.
“Malai, giuro che non voglio essere scortese con te, ma preferirei che tu mi lasciassi in pace finchè questa cosa non ti sarà passata.”
“Ma Marley, perché non mi lasci…”
Marley sospirò, lanciando un altro sasso in acqua prima di interromperlo scuotendo la testa:
“Siamo compagni di Casa, vedo le stesse scene dal primo anno, so che non è mai stata tua intenzione ferire o illudere nessuno, ma so anche che qualsiasi cosa tu possa volermi dire adesso tra tre settimane, quando mi rivedrai dopo le vacanze, non le penserai più. Perciò non dire niente e basta, per favore.”
 
 
“Ragazzi, Malai è andato da Marley! … Ma non giratevi tutti insieme, insomma!”
Quando tutti i suoi amici si zittirono e voltarono simultaneamente le teste in direzione dei due Tassorosso Lilian sospirò rumorosamente, chiedendosi perché bisognasse sempre spiegar loro tutto mentre Shou, sfilando l’ennesimo marshmallow arrostito dalla punta del bastoncino per addentarlo, tendeva il collo per cercare di vedere e non perdersi nulla della scena.
Siete i ficcanaso meno antisgamo di sempre.”
 
 
“Devi tenere in considerazione anche quello che provo io. Non solo quello che provi o pensi di provare tu.”
“Ma Marley, perché non credi che tu mi piaccia?”
Per la prima volta da quando le si era avvicinato Marley si voltò verso di lui sollevando leggermente la testa per guardarlo in faccia, accigliata e chiedendosi come potesse non arrivarci, visto e considerato quanto fosse intelligente.
“Non è che io non ci creda, il fatto è che domani potresti svegliarti e potrebbe magicamente piacerti chiunque altro! Scusa, non mi va di starci male.”
Marley si alzò, dandosi una spolverata ai jeans prima di superare il compagno di Casa e dirigersi nuovamente verso i compagni senza guardarlo né voltarsi indietro. Dopo un paio di istanti anche Malai si voltò per tornare al proprio posto trascinando i piedi, senza guardarla.
 
 
“Non pensate che dovremmo, emh, fare finta di niente e lasciargli un po’ di privacy?”
Priscilla si sistemò la coperta sulle spalle guardando uno ad uno gli amici, che rifletterono sulla sua proposta prima di acconsentire con qualche borbottio e sbuffo sommesso: Tallulah annuì, addentando un marshmallow con aria scontenta e ritrovandosi costretta a darle ragione.
“Non mi va per niente, ma immagino che sia giusto. Maledetta Prisci e la sua correttezza.”
Anche Shou moriva dalla voglia di farsi gli affaracci altrui, ma cercò di distogliere i pensieri dal suo migliore amico e da Marley mentre infilzava un altro marshmallow dopo averlo raccolto da una delle numerose confezioni che Margot aveva sparso in giro.  Il Serpeverde chinò lo sguardo su Priscilla, che gli sedeva accanto, sorridendole gentilmente mentre accennava al dolce:
“Ne vuoi un altro?”
“Sì, grazie.”
Priscilla ricambiò il sorriso, annuendo prima di appoggiare la testa sulla spalla dell’amico, osservando distrattamente il fuoco e la miriade di marshamallow messi a scaldare sui bastoncini mentre Lilian, osservandoli, sorrideva compiaciuta prima di rivolgersi a Tallulah, che le sedeva accanto:
“Allora, sei felice che la tua adorata amica Lilian ti abbia impedito di restartene chiusa in camera nostra?”
“Sì, in fin dei conti sarebbe stato uno spreco perdersi tutti questi marshmallow… E poi tutti voi non vi sareste nemmeno goduti il falò, troppo impegnati a piangere la mia assenza, quindi è stato giusto così.”
Hiro sfilò un marshmallow dalla punto del suo bastoncino girandosi verso la compagna di Casa, guardandola attonito:
“Perché non volevi venire?!”
“Oh, sai, non stavo molto bene…”
No, pensava di non avere niente da mettersi e che ogni singola cosa che si è portata da casa le stesse male.
Lilian parlò stringendosi nelle spalle, ignorando l’occhiata truce che Tallulah le rivolse mentre si tamburellava le dita sulle cosce, riflettendo su come avrebbe trascorso l’ultimo anno ad Hogwarts: visto e considerato che di quel passo sarebbe rimasta l’unica non accoppiata del gruppo, forse conveniva iniziare a considerare di prendere un gatto o due. Hiro invece sorriso, guardando divertito la compagna di Casa:
“Che idea stupida.”
“Se è una sorta di complimento, allora grazie.”
“Certo che lo è!”
 
 
Il gruppetto si zittì improvvisamente poco dopo, quando Malai fece ritorno al suo posto accanto a Lilian e riprese possesso del suo bastoncino con aria da cane bastonato. La Grifondoro osservò brevemente l’amico senza dire nulla, si voltò verso Marley – che stava tornando a sua volta a sedersi accanto a Bel – e infine parlò col tono più gentile di cui era capace:
“Vuoi parlarne?”
“Adesso no, magari un’altra volta.”
“D’accordo.”
 
 
“Che è successo con Malai?”
Bel aspettò che Marley tornasse a sedersi per parlarle, guardandola curioso e con leggera apprensione mentre l’amica allacciava il braccio al suo e fissava con ostinazione le fiamme mentre, a qualche di distanza, Håkon e Margot suonavano – stonando clamorosamente – ridendo e Phil rimpiangeva di non aver trovato traccia di qualche tappo per le orecchie in giro.
“Niente. Voglio solo finire la serata con i miei fantastici, ultimi acquisti di Zonko rimasti dell’anno scorso e tornare a casa.”

 
*

 
Il falò si concluse letteralmente con una doccia gelata collettiva, generosamente offerta dai Favolosi Fuochi d’Artificio Freddi del dottor Filibuster con Innesco ad Acqua che Marley aveva saggiamente deciso di mettere in valigia al momento della partenza per il Camp un mese e mezzo prima: era certa che l’occasione di usarli si sarebbe presentata e quale momento migliore, aveva infine constatato la Tassorosso durante gli ultimi giorni, se non proprio l’ultima sera, per chiudere in bellezza?
Naturalmente gran parte dei presenti, studenti e insegnanti compresi, non sembrò del suo stesso avviso quando la Tassorosso, allontanatasi brevemente con la scusa di dover andare in bagno, li accese, generando un clamoroso spettacolo pirotecnico sopra di loro con una doccia gelata inclusa, finendo con lo spegnere il fuoco oltre a inzuppare tutti.
Mentre Theobald, seppur fradicio, quasi si rotolava dalle risate, Phil strizzò l’orlo del suo maglione facendo cadere una cascata di acqua sbraitando al colpevole, chiunque fosse, di non farsi individuare mentre Margot, cercando di asciugare il suo adorabile ukulele azzurro aspirando l’acqua con la punta della bacchetta, guardava tristemente il falò spento e Beau si toglieva l’acqua in eccesso dai capelli tirandoseli indietro con una mano. Stava prendendo in considerazione l’idea di sfilarsi la camicia fradicia per asciugarla con la magia quando scorse gli sguardi adoranti di alcune studentesse, tutte concentrate sul tessuto che gli si era irreparabilmente incollato al petto, portandolo a cambiare idea alla velocità della luce e a decidere di tenersi la camicia fradicia addosso. Meglio una polmonite che spogliarsi davanti a loro.
 
“Per la sottogonna di Tosca, che cosa è successo qui?!”
Marley si avvicinò al falò di corsa e brandendo la sua espressione più sgomenta, fingendosi stupita mentre assisteva alla scena con gli occhi blu spalancati. Bel non disse nulla, limitandosi a voltarsi verso l’amica e a lanciarle un’occhiata torva – avrebbe quantomeno potuto avvertirlo, così si sarebbe tolto di torno evitandosi la doccia – mentre tutti e cinque gli insegnanti puntavano simultaneamente gli occhi su di lei.
Theobald sorrise alla sua pupilla, cercando di non ridere mentre Phil fissava torvo la Tassorosso, borbottando che chi poteva essere il responsabile di quella stronzata, se non uno degli studenti di Margot Campbell, che guardò la ragazza a metà tra l’esasperato e il divertito mentre Marley continuava a fingersi del tutto innocente mentre si avvicinava ai suoi compagni, raggiungendo Bel e sorridendo all’amico mentre il ragazzo cercava di asciugarsi emanando vapore caldo dalla bacchetta:
“Ma non potevi avvisarmi, Marley?!”
“Scusa dolcezza, ma se ti fossi salvato l’identità del responsabile sarebbe stata fin troppo evidente. Non che al momento non lo sia, certo, ma non hanno prove.”
Marley si strinse nelle spalle, sorridendo con una punta di malizia mentre Bel, sospirando, la informava di dovergli un gigantesco boccale di Burrobirra alla prima gita ad Hogsmeade dell’ultimo anno.
“Tutti quelli che vuoi, mio dolce amico, con le paghette mensili che sgancia mio padre potrei anche comprarmelo, i Tre Manici di Scopa.”
 
Lo “spettacolo” offerto da Marley sancì la fine del falò e i due Tassorosso seguirono la scia di compagni più o meno fradici che si diresse borbottando verso gli chalet mentre alle loro spalle Margot faceva sparire le sedie con un colpo di bacchetta, gettando una rapida occhiata al cumulo di legna bagnata prima che accanto a lei Håkon, impegnato ad asciugare la sua chitarra, le parlasse con un sospiro:
“Allora, soddisfatta della tua serata?”
“Oh, certo. In fondo un po’ di acqua non ha mai ucciso nessuno... Sono così fiera dei miei piccoli Tassini!”
La strega sorrise allegra prima di prendere l’amico sottobraccio, allontanandosi insieme a lui chiacchierando allegra mentre Theobald andava alla ricerca della povera Sunday, colpita anche lei dalla pioggia di acqua gelata prodotta dai fuochi d’artificio magici, e Phil cercava di asciugare Beau e la sua camicia con la magia per tenerlo lontano dagli sguardi avidi delle studentesse che stavano mettendo l’insegnante sempre più a disagio.
 
Phil, puoi fare più in fretta?!”
“Faccio quello che posso Beau, prenditela con Marlowe Archer-Lloyd!”

 
*

 
“Avete visto quando è bello il Professor Hawkes? Perché non sono nata con una quindicina d’anni di anticipo….”
Tallulah sospirò, parlando con aria sognante mentre ripensava al suo professore prediletto – nonché, a sua detta, il più bello che avesse mai varcato la soglia del castello – e Lilian, che la precedeva tenendo Priscilla a braccetto mentre si avviavano verso il loro chalet, alzava gli occhi al cielo.
“In tal caso però non ci avresti mai conosciuti.”
Hiro sorrise alla compagna mentre camminava accanto a lei con le mani sprofondate nelle tasche della felpa e Shou, alle loro spalle, si trascinava appresso un’inconsolabile quanto immusonito Malai.
“È vero. Non offendetevi, ma per il Professor Hawkes vi baratterei tutti molto volentieri.”
Tallulah si strinse nelle spalle, parlando con aria sostenuta mentre Lilian, accostando la testa a quella di Priscilla, suggeriva all’amica di affrettare il passo per distanziare i due e lasciarli soli.
“Va bene, ma come facciamo con Malai e Shou?!”
Priscilla aggrottò le sopracciglia e gettò un’occhiata interrogativa all’amica, che accennò un sorriso e le disse di non preoccuparsi prima di parlare alzando la voce di un paio di ottave:
“Oh mio Dio Prisci, hai sentito?! Abigail Walsh e Halsey Brooke prima non dicevano di voler assolutamente sorbirsi una lezione sulla differenza tra Allosauro e Tirannosauro?!”
Dietro di loro Malai, udendo le parole della Grifondoro, parve rianimarsi tutt’a un tratto e, febbricitando all’idea di poter impartire un’altra lezioncina sui dinosauri, chiese allegramente a Shou di seguirlo nel precedere Tallulah, Hiro, Lilian e Priscilla verso lo chalet delle ragazze.
 
Quando i due ragazzi le superarono – Shou trascinato da Malai e visibilmente contrariato, ma incapace di non accontentarlo dopo la delusione ricevuta da Marley – Lilian prese più saldamente Priscilla sottobraccio e si affrettò a seguire cugino e amico, affrettandosi ad entrare nello chalet prima di chiudersi la porta alle spalle.
 
“Ma… Ma li stai chiudendo fuori?! Non ti sembra di esagerare?” Disse Shou spalancando gli occhi scuri mentre Malai andava a cercare le sue nuove studentesse e Lilian chiudeva la porta d’ingresso girando la chiave nella toppa. La Grifondoro intascò la chiave, completò l’opera con un incantesimo, dopodiché si strinse nelle spalle con l’aria di aver appena fatto la cosa più normale del mondo:
“Un giorno mi ringrazieranno. E no, considerando che nelle ultime settimane ho avuto a che fare con le persone più ottuse e cretine che Hogwarts abbia mai visto no, non sto esagerando. Vado a mettermi il pigiama e a salvare Abigail e Halsey da Malai, vieni Prisci?”
Priscilla annuì, seguendo l’amica cercando di non ridere e trattenendo l’impulso di affacciarsi ad una finestra per spiare Hiro e Tallulah. Naturalmente l’idea colpì anche Shou, ma il Serpeverde non fece in tempo ad avvicinarsi ad una delle finestre più vicine prima che la voce di Lilian lo bloccasse:
“Non ci provare neanche, pettegolo che non sei altro!”
Che palle.”
 
 
“Scusa, come sarebbe a dire che la porta non si apre?!”
“Nel senso che… beh, che non si apre.”
Tallulah guardò Hiro come se fosse certa che la stesse prendendo in giro, e si avvicinò alla porta per cercare di aprirla a sua volta prima di constatare, con sua somma sorpresa, che il ragazzo aveva ragione.
“Ma che casco… Non ci credo…. Lily….”
La Corvonero sospirò, alzando gli occhi al cielo mentre frugava nelle tasche alla ricerca della sua bacchetta per provare ad aprire la porta con la magia sotto lo sguardo sempre più confuso di Hiro, che la guardò fallire miseramente nel suo intento con la fronte aggrottata:
“Che cosa c’entra Lily?”
“Credo che quella cretina ci abbia chiusi fuori. Ma era ovvio, come ho potuto credere anche solo per un istante che Abigail e Halsey volessero conoscere la differenza tra l’allosauro e il tirannosauro?! Sono una stupida.”
Tallulah parlò scuotendo la testa con disapprovazione, appuntandosi mentalmente di non credere mai più ad una parola pronunciata da Lilian Park e, soprattutto, di farle un bel discorsetto appena ne avrebbe avuta l’occasione.
“Perché pensi che ci abbia chiusi fuori?”
 
Perché è una maledetta ficcanaso e sa che mi piaci, e io devo assolutamente trovarmi altri amici!
 
“Non saprei. Lily, aprici immediatamente!”
Tallulah prese a bussare con impazienza alla porta, ordinando all’amica o a chiunque si trovasse all’interno dello chalet di aprire a lei e a Hiro mentre Shou, rimasto solo nel salone, la ignorava deliberatamente spaparanzandosi su uno dei divani e arraffando una delle riviste abbandonate sul tavolino mentre al piano superiore Lilian e Priscilla interrompevano una certa lezione sui dinosauri.
 
“Bene. Credo che non ci aprirà, e deve aver usato anche un incantesimo per chiuderci fuori, perché Alohomora non funziona. Stupida, dannatamente intelligente Lilian Park!”
Tallulah ripose sbuffando la bacchetta, maledicendo mentalmente l’amica mentre Hiro, del tutto rilassato, al contrario sorrideva quasi come se fosse divertito dalla situazione.
“Lo trovi divertente, Hiro?!”
“No, però non trovo nemmeno così sgradevole l’idea di essere rimasto chiuso fuori insieme a te. Mi dispiace se per te è così.”
L’espressione corrucciata di Tallulah si rilassò un poco alle parole del ragazzo, accennando persino un piccolo sorriso:
“Sai benissimo che non è così.”
“Davvero?”
“Certo. Sei un cretino anche tu allora, dopotutto. Questo sì che è un colpo di scena.”
 
 
 
 
“Ohhhhhhh, che cariniiiiiiiii!”
Pochi minuti dopo, mentre i due si baciavano, Priscilla e Lilian assisterono alla scena spalmate contro il vetro della finestra, la prima emettendo versi indefiniti e con gli occhi a cuoricino e la seconda sorridendo soddisfatta.
“Scusate, voi due, perché io non potevo spiare e voi due invece sì?!”
“Zitto Shou.”
“Ohhhhhhh!”
“Che succede?! Perché siete alla finestra? Che succede? Cinese, perché mi hai mentito su Halsey e Abigail?! Cosa state guardando? PER TUTTI I T-REX HIRO E MISS X SI BACIANO!”
“Zitto Malai, sto raccogliendo gli sforzi del mio duro lavoro! Merda, ci hanno visti!”
 
I quattro corsero via dalla finestra, Priscilla e Lilian sfrecciando verso le scale per andare nella loro camera e Malai e Shou aprendosi la porta d’ingresso con la magia prima di sfilare davanti a Hiro e Tallulah con due sorrisi innocenti sulle labbra, salutando i due prima di dileguarsi verso il loro chalet.

Cinque minuti dopo, quando Tallulah aprì la porta della sua camera, Lilian e Priscilla smisero di bisbigliare, gettando un completo silenzio nella stanza mentre Tallulah, dopo aver acceso la luce, rivolgeva un’occhiata esasperata alle due:

“Siete un branco di cretini. Però vi voglio bene.”
“Sai che c’è, non fingerò di non volermi fare i fatti tuoi. Dai raccontaci!”
Lilian sorrise allegra mentre si metteva a sedere sul materasso, per nulla intenzionata a mettersi a dormire mentre Priscilla faceva altrettanto e Tallulah spostava lo sguardo da una all’altra, attonita.
“Ma se avete visto?!”
“Non importa, vogliamo sentire!”
 
Marley, distesa nel suo letto e rivolta verso la parete, dando le spalle alle tre, sorrise mentre udiva distrattamente i loro discorsi. Pensò brevemente all’espressione abbattuta di Malai quando si era allontanata, ma presto si disse di non pensarci e chiuse gli occhi, addormentandosi tra i bisbigli di Lilian, Priscilla e Tallulah.

 
*


 
Lunedì 7 agosto



Naturalmente avrebbero dovuto finire di fare i bagagli la sera prima, prima del falò, ma naturalmente quasi tutti gli studenti fallirono nella missione. Le ultime ore trascorse al Camp si rivelarono un caos totale, costellate da adolescenti che sfrecciavano su e giù dalle sale scontrandosi a vicenda, setacciavano gli chalet cercando oggetti smarriti o trasportavano i bagagli al pian terreno, creando un cumulo di bauli accanto alla porta.
Nello chalet delle ragazze, Tallulah Rice e Lilian Park stavano facendo colazione in tutta calma mentre le loro compagne sfrecciavano a destra e a sinistra, strillavano istericamente per un reggiseno smarrito e Appellavano oggetti da tutti gli angoli dell’edificio: erano state, ovviamente, le prime a finire di fare i bagagli, e i loro bauli erano già sistemati accanto all’ingresso.
“Te l’avevo detto che avremmo fatto bene a sbrigarcela ieri sera, prima di cena… è già stata abbastanza dura alzarsi prestissimo, figuriamoci finire di fare i bagagli stamattina.”
Lilian addentò una fetta di pane cosparso di marmellata mentre Tallulah, portandosi la tazza di caffè alle labbra, annuiva:
“Hai ragione. Prisci, hai finito?”
Priscilla raggiunse le amiche tenendo la bacchetta e gli occhi chiari puntati sul suo baule, facendo attenzione a farlo levitare senza che colpisse nessuno o urtasse contro i mobili mentre Solomon e Stirling la seguivano scodinzolando e in cerca di attenzioni. Quando la Corvonero ebbe sistemato con precisione il suo baule sopra a quello di Lilian si permise finalmente di sorridere, osservando soddisfatta il suo lavoro prima di rivolgersi alle amiche:
“Sì, ho controllato la nostra camera quattro volte, sono sicura di non aver dimenticato niente. Lo spero tanto, di sicuro non potremmo tornare a cercare le nostre cose. C’è un po’ di tè anche per me?”
“Ecco, tieni.”
Lilian Appellò una tazza dalla vetrinetta della cucina per poi riempirla di tè nero, consegnandola all’amica mentre Priscilla le sedeva accanto. Dopo averci aggiunto un goccio di latte, Priscilla si portò la tazza alle labbra facendo dondolare leggermente le gambe dallo sgabello, immensamente sollevata di aver finito per tempo di prepararsi per la partenza.
“Secondo voi come sono presi i ragazzi?”
“Probabilmente Riccioli d’Oro starà avendo una crisi isterica.”

 
*

 
“QUALCUNO HA VISTO LA MIA PRESENTAZIONE SUI DINOSAURI?!”
“Non l’avevi arrotolata e sistemata sotto al letto?!”
“Sì, ma è sparita!”
“Eiko, dobbiamo andare via, lascia il letto, dai!”
 
Mentre Malai cercava invano la sua presentazione e Shou tentava senza successo di infilare una Regina molto stizzita nel suo trasportino Hiro afferrò sbuffando Eiko per la vita e cercò invano di scollarla dal letto mentre la Demiguise continuava ostinatamente a stringere i bordi del letto a castello del padrone, senza volerne sapere di muoversi. Era abituata ad associare i bagagli con la partenza di Hiro per Hogwarts, ragion per cui era certa che il padroncino volesse lasciare il Camp per andare a scuola e lasciarla sola ed era quindi determinata a non scollarsi da lì per impedire ad Hiro di andarsene.
“Chione, smettila di fare i capricci, entra nella gabbietta!”
Bel, inginocchiato sul pavimento della stanza, indicò il trasportino della sua piccola volpe sforzandosi di risultare il più autoritario e perentorio possibile, ma senza ottenere grandi risultati: Chione persistette a guardarlo torva, per nulla interessata a seguire le indicazioni del padrone. Regina, per nulla disposta a collaborare al pari della volpe, oppose tutta la resistenza possibile mentre Shou cercava di infilarla a forza nel trasportino, finendo sol soffiare furiosa quando il ragazzo, pieno di graffi sulle mani, riuscì a chiudere esultando lo sportellino.
“Chi è che ha buttato via la mia presentazione?!”
Dopo aver persistito invano nelle sue ricerche Malai parlò mettendosi le mani sui fianchi, ferito e indignato al tempo stesso. Shou, rialzandosi in piedi dopo essere riuscito nella sua impresa mentre Eiko persisteva a non scollarsi dal letto di Hiro, sospirò esasperato e fece cenno all’amico di prendere la bacchetta:
“Malai, nessuno l’ha buttata. Appellala!”
“Giusto. Accio Presentazione.”
“Che cosa hai fatto?! Dovevi specificare “Presentazione sui Dinosauri”!”
Hiro si voltò verso i due amici spalancando inorridito gli occhi scuri, temendo le conseguenze dell’incantesimo di Malai mentre Shou, capendo, chinava preoccupato lo sguardo sul baule chiuso del Tassorosso, che iniziò presto a tremare con intensità crescente sotto gli sguardi dei presenti.
“… Merda.”
 
Shou aveva appena parlato quando il baule si spalancò, permettendo ad una considerevole quantità di cartelloni arrotolati di schizzare fuori e di ammassarsi nella stanza e su Malai, che si ritrovò colpito da una delle sue presentazioni, che si srotolò e gli si spalmò dritta sulla faccia.
Dopo aver preso il cartellone per i bordi per allontanarselo dal viso Malai ci lanciò una rapida occhiata critica, spalancando con meraviglia gli occhi castani e sorridendo allegro quando la riconobbe:
“Ehy, un momento… ma è proprio questa qui! Devo averla messa via e essermelo scordato!”
Il sorriso del Tassorosso non contagiò i tre compagni di stanza, che lo guardarono torvi e silenziosi mentre Eiko si stringeva terrorizzata al padrone e Chione, che per la paura era schizzata dentro il suo trasportino, si guardava attorno preoccupata.
“Che c’è?! Guardate che vi ho involontariamente aiutato, Chione è nel trasportino e Eiko ha lasciato il letto. Incredibile, anche senza volerlo so sempre come rendermi utile! Il mio dev’essere proprio un dono.”
“Oppure è come dice Demelza.” Suggerì Hiro mentre accarezzava la testa di Eiko per tranquillizzarla “E hai il dono di fare sempre casino.”

 
*

 
“Ragazzi, mi raccomando, guardatevi attorno e controllate che ci siano i vostri amici, non vorremmo dimenticarci qualcuno come p successo con Scamander l’anno scorso. Incredibile, abbiamo perso quel ragazzo sia all’andata che al ritorno, un vero record.”
In piedi sul prato e con un taccuino blu cosparso da immagini di Baby Yoda in mano, Margot si stava annotando i nomi degli studenti che le passavano davanti portandosi animali e bagagli appresso mentre Phil, accanto a lei, li contava a bassa voce.
“Sai, non serve che li conti, sto già scrivendo i nomi io.”
“Sì, ma se lo facciamo in due siamo certi di non sbagliare. O meglio, se lo facessi solo io non ci sarebbero problemi, ma visto che l’anno scorso hai perso Scamander…”
Phil parlò senza guardarla, gli occhi fissi sugli studenti per non perdere la concentrazione mentre Margot, decidendo di non cogliere la provocazione e di lasciar correre, sbuffava scarabocchiando i nomi di Bel e di Marley quando i due li superarono chiacchierando.
“Quindi questa volta niente scuolabus giallo? Peccato, era così carino… e tutto sommato è stata un’esperienza divertente. Quando mai mi ricapiterà di salire su uno di quegli affari?”
Marley parlò con un sorriso e stringendo le cinghie del suo zaino mentre Bel, procedendo accanto a lei stringendo il trasportino di Chione e con il baule al seguito, sospirava di sollievo: il ricordo di quello strambo viaggio era ancora perfettamente nitido nella sua memoria, e l’idea di non doverlo ripetere non gli dispiaceva affatto.
“No, a quanto pare ci spostiamo oltre le barriere degli incantesimi, dove ci si può Smaterializzare, e i nostri genitori verranno a prenderci qui. Ti va se ti vengo a trovare, prima di tornare a scuola? O puoi venire tu da me, se vuoi.”
Bel sorrise all’amica, che ricambiò con gli occhi azzurri improvvisamente scintillanti e annuendo con vivo entusiasmo, visibilmente deliziata dalla proposta:
“Certo, sai quanto spesso mi annoi a casa da sola! Se vieni da me dobbiamo assolutamente fare una passeggiata a cavallo, ma da te è più divertente, con i tuoi fratelli… beh, facciamo che la prossima settimana vieni tu e quella dopo vengo io, quel punto sarò finalmente maggiorenne, non vedo l’ora! Sarà dura non fare magie per due settimane…”
La Tassorosso sbuffò, chiedendosi come avrebbe fatto a non morire di noia per le due settimane successiva, sola nell’enorme villa del Kent di suo padre e senza nemmeno poter fare magie per distrarsi mentre a poca distanza Hiro sedeva sul proprio baule, mettendosi comodo per aspettare l’arrivo dei suoi genitori. Aveva appena tirato fuori un manga per passare il tempo quando Tallulah, appena arrivata in compagnia di Lilian e Priscilla, lo raggiunse.
“Posso leggere con te? Se non è in giapponese, ovvio.”
Hiro sollevò lo sguardo dal fumetto e puntò gli occhi scuri su Tallulah, sorridendole prima di annuire:
“Certo.”
Tallulah ricambiò il sorriso, sedendosi sul baule a sua volta mentre Hiro metteva il fumetto in mezzo a loro, permettendole di guardare a sua volta.
 
Ohhh, che cariniiii!”
Anche se naturalmente Lilian non condivise il tono melenso di Priscilla si ritrovò comunque a concordare silenziosamente con l’amica, annuendo mentre gettava un’occhiata soddisfatta ai due Corvonero. Quando li vide leggere insieme mentre Tallulah aveva appoggiato la testa sulla spalla del ragazzo la Grifondoro si disse che almeno in parte il suo compito era andato a buon fine. Per quell’ottusa di Prisci e quel cretino di suo cugino forse si sarebbe dovuta impegnare di più, ma aveva tutto il tempo del mondo. Accennando un sorriso, Lilian prese sottobraccio l’amica con quello libero mentre l’altro reggeva Sahara e la invitò a seguirla, lontano da Shou e Malai per evitare che le fan del ragazzo potessero accerchiarle:
“Andiamo a sederci lì, il più lontano possibile dalle fan di Shou che potrebbero venire a massacrarmi per avere informazioni utili su di lui.”
“D’accordo. Venite piccoli.”
Priscilla rivolse un sorriso dolce e un cenno a Solomon e a Stirling, che la seguirono obbedienti mentre Lilian, aggrottando la fronte, tratteneva tutte le rimostranze che nutriva nei confronti di quell’appellativo.

 
*

 
“Bel, ti vuoi dare una mossa?! Ne ho abbastanza di stare qui, voglio andarmene a casa!”
Celia sbuffò con impazienza mentre si trascinava appresso il baule per raggiungere la madre, appena Materializzatasi in mezzo a loro come molti altri genitori prima di lei. Bel, il trasportino di Chione stretto in mano, si voltò spazientito verso la gemella per chiederle di aspettare ancora un istante prima di tornare a rivolgersi a Marley, in piedi davanti a lui e pronta a salutarlo prima che l’amico tornasse a casa.
“Allora nei prossimi giorni ti scrivo, fammi sapere quando vuoi venire a trovarmi.”
“D’accordo. E ti prego, scrivimi molto spesso, o rischierò di morire di noia prima di iniziare l’ultimo anno. Sono felice che tu abbia deciso di venire con Celia, è stato bello passare queste settimane con te.”
Marley sorrise prima di alzarsi in punta di piedi per abbracciare l’amico, che ricambiò sorriso e stretta mentre si chinava leggermente in avanti per cercare di colmare la loro considerevole differenza di altezza.
“Sì, sono decisamente felice di aver deciso di venire. Mi dispiace che tuo padre ti abbia mollata qui, ma almeno ci siamo divertiti.”
“Non dire cretinate, mi sono di gran lunga divertita più qui che ad ammuffire nel Kent, mentre Hank se ne sta a prendere il sole con Cressida.”
Marley sbuffò piano e liquidò il discorso con un pigro movimento della mano, perfettamente in grado di immaginare suo padre spiaggiato comodamente al sole con la seconda moglie e circondato da cocktail colorati alla frutta. In fondo però, considerando quanto la sua carnagione fin troppo delicata fosse allergica al contatto con i raggi solari, per lei starsene in Scozia con i suoi compagni di scuola era stata la cosa migliore.
Mentre guardava l’amico raggiungere madre e sorella per tornare a casa in Irlanda insieme a loro e a Chione, Marley concluse che forse avrebbe persino dovuto ringraziare suo padre per aver deciso di non portarla con sé alle Barbados. O Bahamas, non faceva molta differenza.
 

 
*

 
Le loro cose erano pronte, suo zio era lì per riportarli a casa. Dopo aver salutato i suoi amici Shou stava per seguire Lilian e raggiungere suo zio, il manico del trasportino di Regina stretto in una mano, la gabbietta di Remy nell’altra e il baule che lo seguiva a mezz’aria. Eppure, qualcosa trattenne il ragazzo: quando raccolse la gabbietta del suo adorabile, tenero ghiro perennemente addormentato, Shou strabuzzò gli occhi scuri e quasi fece cadere la gabbia a causa della sorpresa.
“PORCO SALAZAR!”
“Che cosa c’è? Remy sta male?!”
Allarmata, Lilian si voltò verso il cugino e si affrettò a raggiungerlo, così come Malai, Tallulah, Hiro e Priscilla. I ragazzi si strinsero attorno alla gabbietta, cercando di capire che cosa avesse turbato Shou mentre il Serpeverde, sconcertato, indicava la gabbia che aveva appoggiato con cautela sul prato.
“Remy…”
Mentre gli amici si chinavano sul suo animaletto Shou balbettò a vuoto, non riuscendo a trovare le parole per finire la frase mentre teneva gli occhi scuri fissi, sgomenti, sul ghiro.
“Ma che sta farfugliando? A me sembra che stia bene!”
Tallulah aggrottò la fronte, per nulla vicina a comprendere la situazione mentre Lilian, alla vista del tenero animaletto, si portava sconvolta entrambe le mani alla bocca.
“Oh mio Dio!”
Remy è sveglio!”
 
 
A qualche metro di distanza, in procinto di andarsene, Beau osservò l’agitato gruppetto aggrottando le sopracciglia, chiedendosi che cosa stesse succedendo mentre teneva Nix al guinzaglio.
“Pensi che sia successo qualcosa ai ragazzi? Sembrano un po’ turbati…”
L’ex Corvonero si rivolse a Phil quando il collega lo superò, fermandosi e voltandosi a sua volta per gettare una rapida quanto annoiata occhiata al gruppetto.
Gli importava?
Ma soprattutto, voleva interessarsi ed intervenire?
 
La risposta, inutile a dirsi, si fece presto chiara nella brillante mente dell’insegnante, che dopo un mese e mezzo riuscì finalmente a concretizzare ciò che da settimane stava alla base dei suoi desideri più reconditi. Philip MacMillan si trasfigurò i vestiti, scambiando il maglione con una camicia a maniche corte con gli ananas sbottonata e i pantaloni con un paio di bermuda. Infine, inforcati gli occhiali da sole, si rivolse a Beau:
“Me ne frego altamente, ho già perso metà ferie appresso a questi ragazzini e non ho intenzione di sprecare un altro minuto. Me ne vado al mare, ci vediamo il 1 settembre.”
Con queste parole Phil si congedò sotto lo sguardo attonito di Beau, che lo guardò Smaterializzarsi – probabilmente in una lontana località balneare soleggiata – mentre Tallulah, Hiro, Shou, Lilian, Priscilla e Malai snocciolavano le più disparate teorie sullo stato di Remy, che invece li guardava dalla sua gabbietta con i grandi occhi pieni di curiosità.
 
Quando Demelza Robins si Materializzò al limitare del bosco la prima cosa che fece fu darsi una sistemata ai lunghi capelli ramati, dopodiché si guardò attorno alla ricerca del figlio, trovandolo impegnato a discutere con i suoi migliori amici a proposito di un certo ghiro che invece di dormire appariva inspiegabilmente sveglio. L’insegnante alzò gli occhi al cielo, decidendo di non indagare e di approfittare della distrazione del figlio per avvicinarsi a Margot, che stava chiacchierando con Beau, Håkon e il Professor Watrous.
“Elza, ciao, sei arrivata!”
L’amica fu la prima scorgerla, sorridendole e congedandosi momentaneamente dai colleghi per andare a salutarla e abbracciarla.
“Ciao Margi… Come è andato l’ultimo giorno? Nessun disperso?”
“Stranamente no, la partenza supera ogni mia più rosea aspettativa. Credo che Malai stia parlando del ghiro di Shou Park, non mi è ben chiaro il motivo…”
Margot aggrottò le folte sopracciglia scure, gettando un’occhiata incerta al gruppo mentre Demelza, dopo averle assicurato che talvolta fosse meglio non sapere e aver salutato i colleghi, si rivolgeva al figlio che ancora non si era accorto di lei per informarlo di essere arrivata. Malai smise di esporre congetture su Remy e si voltò verso la madre, sorridendole allegro prima di accennare ai suoi amici:
“Ciao Ma’! Senti, prima di tornare a scuola i ragazzi possono venire da noi una sera?”
“Sì, certo, tanto più danni di quanti non ne faccia tu da solo non potete farne. Hiro, vieni a casa con noi, tuo padre viene a prenderti stasera.”
“Oh, d’accordo. Allora ciao ragazzi… Ciao Tall.”
Hiro rivolse un sorriso a Tallulah, che arrossì leggermente e ricambiò mentre Priscilla, accanto a lei, faceva del suo meglio per contenere i versetti striduli. Dopo aver fatto cenno ad Eiko di salirgli sulle spalle Hiro seguì Malai verso Demelza, che stava rispondendo alla raffica di domande che il figlio le stava facendo su Poldo e sul suo stato di salute.
Tuttavia, dopo aver salutato amici e insegnanti, prima di Smaterializzarsi a casa insieme alla madre e ad Hiro Malai esitò di fronte a Margot, rivolgendole un largo sorriso pregno di affetto prima di chinarsi e abbracciarla:
“Ciao Margi, ci vediamo a scuola, se non vieni a trovarci prima.”
“Figurati se non vengo a trovarvi, ho tutti i gossip degli ultimi giorni di campeggio da raccontare a tua madre.”
Margot sorrise e rivolse una strizzatina d’occhio a Malai mentre scioglieva la stretta e Hiro, dietro di lui, si sentiva improvvisamente avvampare.
“Hiro, che hai?”
“Niente, niente…”
Hiro si schiarì la voce, affrettandosi a stringere il braccio che Demelza gli porgeva mentre con una mano reggeva uno dei manici del suo baule. Dopo aver salutato Margot Malai fece altrettanto, gettando un’ultima occhiata in direzione di Marley prima di sparire con un rumoroso scoppio insieme alla madre, Hiro ed Eiko.
 
Quando anche Shou e Lilian se ne andarono con il padre della ragazza insieme ai loro animali Priscilla sedeva accanto a Tallulah e a Marley, tutte e tre in attesa di vedere i loro genitori: buona parte dei loro compagni se n’era già andata, e loro erano tra le ultime ad essere rimaste.
Le tre ragazze stavano discutendo a proposito di come avrebbero trascorso le settimane di vacanza che avevano davanti quando una donna dai lunghi capelli rossi e un paio di costosi occhiali da sole a celarle gli occhi apparve al limitare del bosco. Solomon e Stirling abbaiarono e corsero verso di lei, che sospirò e ordinò ad entrambi di stare a cuccia mentre Priscilla, abbozzando un sorriso, si alzava:
“Ciao Mami.”
Reina Rowle distolse lo sguardo dai due Levrieri Irlandesi per guardare la figlia, sfilandosi gli occhiali da sole. Reina mostrò così gli occhi verdi prima di allargare le labbra in un sorriso radioso, mettendo in mostra due file di candidi denti perfettamente allineati mentre tutti gli sguardi dei presenti si catalizzavano sula sua figura. Incurante, la strega allungò le braccia verso la figlia per farle cenno di avvicinarsi, sorridendole:
“Ciao Cucciola!”
Priscilla fece del suo meglio per non prestare caso agli sguardi del tutto ammirati che i presenti stavano rivolgendo alla sua bellissima madre, ricambiando debolmente il sorriso e avvicinandosi per permettere a Reina di abbracciarla e depositarle un bacio sulla testa.
“Mi sei mancata, Prisci. I tuoi cagnoloni combinaguai un po’ meno, ma ammetto che è stata un’estate davvero vuota senza voi tre in casa.”
“Dici davvero?”
All’udire quelle parole la ragazza sollevò la testa per guardare la madre, profondamente stupita. Reina invece inarcò un sopracciglio, guardandola perplessa:
“Certo, è ovvio, perché fai quella faccia?! Ti ho mandata qui perché ho pensato che ti saresti divertita di più con i tuoi amici che in un’enorme casa tutta sola. Pensavi che ti avessi iscritta per liberarmi di te?”
“Oh. No, certo che no.”  Sentendosi improvvisamente sciocca ma allo stesso tempo rincuorata Priscilla arrossì leggermente, non riuscendo a trattenere un sorriso mentre la madre le prendeva dalle mani i guinzagli di Solomon e Stirling. Stava dando qualche carezza sulle teste dei due cani quando Priscilla, approfittando della momentanea distrazione della madre, si voltò raggiante verso Tallulah e corse dall’amica per salutarla.
Le sono mancata, sentito!”
“Era ovvio, Prisci, che ti avevo detto?”   Tallulah abbracciò l’amica, ricambiando il sorriso e salutandola prima di guardare la compagna di Casa salutare anche Marley e gli insegnanti, tornando infine dalla madre per tornare a casa insieme a lei e ai suoi enormi cani. Quando anche Priscilla se ne fu andata Tallulah volse lo sguardo su Marley, seduta per terra accanto a Pikachu, prima di rendersi conto che ormai erano tra le poche a non aver ancora visto traccia dei propri genitori.
Piuttosto accigliata, la Corvonero tornò a sedersi accanto alla Tassorosso e al suo cagnolino chiedendo alla compagna se pensasse che le loro madri si fossero dimenticate di doverle andare a prendere e Marley, sbuffando, annuì piano mentre giocherellava con la sua bussola.
“La mia di sicuro. La tua non saprei dire.”
 
Erano trascorsi altri dieci minuti e nel frattempo se n’erano andati anche il Professor Watrous e il Professor Jørgen – impaziente di andarsene in spiaggia con Freya e Margot, che si autoinvitò allegramente – quando, finalmente, Tallulah vide sua madre Materializzarsi davanti a lei. Alzatasi in piedi, sentendosi in parte sollevata e in parte preoccupata a causa della domanda che la assillava ormai da ore, Tallulah deglutì e si avvicinò alla madre mentre Pikachu abbaiava allegro e correva a farsi salutare da Millicent.
“Grazie al cielo, pensavo che aveste deciso di abbandonarmi e trovarvi un’altra figlia! Mamma, ti prego, dimmi che papà non si è messo a scrivere un altro libro mentre ero via!”
Alla domanda della figlia, che invece di abbracciarla corse da lei guardandola implorante con Pikachu al seguito, il viso di Millicent parve come illuminarsi, e la donna sorrise prima di annuire energicamente:
“Ma certo! Non è ancora del tutto sicuro del titolo, ma ci sono buone probabilità che possa intitolarsi “La passione del Folletto e dell’Elfa Domestica”.
“MA CHE SCHIFO! Quasi quasi preferivo che vi dimenticaste di me!”
 
Mentre sua madre Appellava i suoi bagagli Tallulah, preso Pikachu in braccio, si voltò verso Marley rivolgendole un’implorante richiesta di aiuto in labiale di fronte alla quale la Tassorosso si ritrovò a sorridere divertita, salutandola con una mano mentre Leith le tormentava il lobo dell’orecchio, spazientito per essere stato abbandonato insieme alla padroncina in quella landa sperduta.
“Per lo meno si sono ricordati di te, io non posso dire lo stesso.”
 

 
*

 
Alla fine l’ultimo ad andarsene fu Beau, che insieme a Nix aspettò insieme ad una Marley sempre più innervosita. Seduta per terra con Leith sulla spalla e le braccia strette al petto, la Tassorosso sollevò sconsolata i grandi ed espressivi occhi blu sull’insegnante che sedeva su un ceppo d’albero accarezzando la testa bianca di Nix.
“Professore, la prego, non deve stare qui ad aspettare con me, non è giusto che perda tutto questo tempo…”
“Non essere ridicola, non posso lasciarti qui da sola, se non sbaglio sei anche minorenne, no?”
Marley annuì tetra, pensando con impazienza al suo compleanno ormai vicino – solo due settimane, poi avrebbe potuto usare la magia come e quando le pareva, incluso Smaterializzarsi – mentre spostava nervosamente un sasso con la punta del piede e Leith, accanto a lei, si lamentava del fatto che tutti se ne fossero andati a casa prima di loro.
“Allora decisamente non posso lasciarti qui da sola.”
Beau parlò sfoggiando il suo consueto sorriso rassicurante, guardando Marley sospirare e sprofondare nella sua giacca senza avere il coraggio di guardarlo.
“Mi dispiace. Mio padre è all’estero, forse mia madre si è dimenticata che doveva venirmi a prendere.”
L’insegnante non rispose, conscio di non essere nella posizione di esprimere opinioni personali, ma aggrottò ugualmente la fronte mentre si sforzava di immaginare quale genitore potesse dimenticarsi di andare a prendere il proprio figlio, per di più dopo un mese e mezzo di lontananza.
Nix, quasi percependo il malumore di Marley, si avvicinò alla ragazza per annusarla, lasciandosi accarezzare docilmente la testa mentre la Tassorosso le sorrideva, leggermente rincuorata.
“Ha un cane davvero bellissimo, Professore. Non vedo l’ora di vedere i miei cavalli.”
Nei minuti che seguirono la studentessa si lanciò in un’entusiastica descrizione dei suoi amatissimi tre cavalli Titus, Ike e Ortensia, quasi dimenticandosi del ritardo della madre mentre Beau l’ascoltava con attenzione e un accenno di sorriso sulle labbra e Nix, sedutasi accanto alla ragazza, si lasciava coccolare.
 
Quando, una decina di minuti dopo, il rumoroso quanto familiare scoppio dovuto alla Materializzazione scosse la zona Marley smise di parlare e come l’insegnante volse lo sguardo verso la fonte del rumore mentre Nix, trasalita a causa del suono, correva dal padrone guardandosi attorno confusa prima di appoggiargli mestamente la testa sul ginocchio.
Quando riconobbe l’uomo vestito di nero e dai capelli brizzolati che era appena apparso davanti a lei, Marley quasi non riuscì a crederci. Sì, sua madre doveva decisamente essersi dimenticata di lei, ma in fin dei conti l’alternativa non le dispiaceva affatto.

“Andrew! Ciao!”

La ragazza scattò in piedi sorridendo meravigliata mentre l’autista di suo padre, al contrario, la guardava pieno di rammarico:
“Sono davvero, davvero dispiaciuto Signorina Marley, sua madre pensava di dover venire domani e quando si è resa conto dell’errore mi ha avvisato. Spero che non stia aspettando da troppo.”

Dispiaciuto, l’autista gettò un’occhiata piena di rammarico alla ragazza e a Beau, che si alzò chiedendogli di non preoccuparsi mentre Marley, sorridendo, correva dall’uomo per stritolarlo in un abbraccio.
“Mi sei mancato un sacco vecchio mio! Non hai neanche idea di quante cose ho da raccontarti, spero che a casa ci siano montagne di tazze di tè e di dolci che ci aspettano, perché avrò parlare per molto tempo.”
Dopo aver sciolto l’abbraccio e averle assicurato che gli elfi erano chiusi in cucina a cucinare dall’alba l’autista sorrise con affetto alla “padroncina”, che ricambiò prima di tornare a rivolgersi a Beau, improvvisamente molto più allegra:

“Professore, scusi ancora e grazie per avermi aspettata. E per avermi fatto compagnia. Ci vediamo a scuola!”
“Nessun problema. Ci vediamo a scuola, goditi le vacanze.”
“Oh, anche lei. Ciao bella!”
Marley rivolse un sorriso vivace al professore quanto a Nix prima di stringere il braccio che Andrew le porgeva, pronta a farsi Smaterializzare nel Kent insieme a lui.
Rimasti definitivamente soli, Beau chinò lo sguardo su Nix prima di sorriderle, allungando una mano per accarezzarle la testa candida con affetto.
“Bene, direi che ora possiamo andare, piccola mia… Maman e Dove ci aspettano per pranzo. Sì, lo so, non guardarmi così, abbi pazienza.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
……………………………………………………………………………………………………
Angolo Autrice:
 
Che dire, probabilmente questo capitolo andava diviso in due parti visto che è più lungo della lista di occasioni in cui Harry in sette libri usa l’Expelliarmus, ma pazienza, del resto credo che ormai vi siate abituate ai miei capitoli che difficilmente non superano le 10.000 parole.
Perciò questa è stata l’ultima volta in cui ho ambientato un capitolo e ho scritto del Phoenix Feather Camp? Davvero?
*Fugge piangendo*
 
No, no, le lacrimucce all’Epilogo, devo. Ricominciamo.
 
Buonasera mie carissime autrici <3
Spero che questo ultimo *lacrimuccia* capitolo con tanto di falò Temptation Island scansate sia stato di vostro gradimento. L’Epilogo arriverà sicuramente sempre nel corso della settimana, quindi a prestissimo!

Signorina Granger

 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Signorina Granger