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Autore: EllaYaYa    06/09/2009    3 recensioni
Pensavo che l’amore fosse un qualcosa di superfluo, fatto apposta per le stupide romanticone che volevano credere nelle fiabe e nel principe azzurro.
Pensavo che fosse un qualcosa che si sceglieva, un qualcosa di premeditato – anche se non riuscivo ad immaginare quale pazzo potesse scegliere volontariamente di innamorarsi.
E, soprattutto, pensavo che mai, mai, io mi sarei innamorata.
Perché io, Roxanne Weasley, pensavo di saperla lunga, sui sentimenti.
[Roxanne Weasley/Lorcan Scamander]
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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something special ~

 

-CAPITOLO 1-

La smetti di parlarmi?

 

James Sirius Potter continuava a camminare al mio fianco, con un sorrisetto da ebete stampato in faccia. «Allora? Stai andando … ?».

«Di fretta», dissi, secca.

Si, insomma, non è che fossi in ritardo per una lezione o qualcosa del genere. Ma era ora di colazione, avevo fame, e, se non mangiavo qualcosa alla svelta, sarei potuta diventare parecchio irritabile.

«Perché mi gironzoli sempre intorno, ultimamente?», aggiunsi, non poco irritata.

«Perché tuo fratello mi ha chiesto di controllarti», rispose, con aria seria.

«Cosa?», esclamai, sorpresa. Mio fratello maggiore, Fred, aveva finito la scuola solo l’ anno prima. Io avevo tirato un sospiro di sollievo: finalmente non avrei più avuto intorno un fratellone iperprotettivo. E adesso scoprivo che il suo posto era stato preso da James. Fantastico. «Io non ho bisogno di essere controllata», bofonchiai.

Alzò un sopracciglio. «Ah no?».

«E poi tu hai già una sorellina!», gli ricordai. «Perché non controlli lei?».

«Controllo anche Lily, tranquilla», rispose, sempre sorridendo.

«E comunque come fai a sapere ogni mio spostamento?», chiesi, stringendo gli occhi.

Lui scrollò le spalle.

«Vuoi farmi credere di essere passato in questo corridoio proprio mentre passavo io per puro caso?».

Restò un attimo in silenzio. «Posso fidarmi? Non correrai a denunciarmi ai professori?».

Sorrisi tra me. Certo, dovevo immaginare che fosse qualcosa che andava contro le regole.

James non si curava di nulla, faceva solo ciò che gli andava. Ne combinava una al giorno, un po’ come Fred.

Io ero diversa da loro. Anche a me, in verità, non piacevano molto le regole, ma non mi davo mai la pena di infrangerle. Diciamo pure che mi ci sentivo completamente al di sopra.

Presuntuosa? Si, forse un po’. D’altronde, in famiglia non facevano che ripetermi che, se non fossi stata intelligente, sarei stata smistata di sicuro a Serpeverde. Ed io ero d’accordo. Ero acida, a volte arrogante, e spesso non mi curavo dei sentimenti delle persone, finendo inevitabilmente per ferirle.

Quando mi avevano messo il Cappello Parlante in testa, avevo quasi dato per scontato che avrebbe urlato «Serpeverde».

E invece ero finita a Corvonero. Solo per la mia intelligenza? O per la mia maturità? O magari per la mia insensata ossessione per i libri? Mah. Forse per tutte e tre le cose, in fin dei conti.

«So mantenere un segreto», gli risposi.

«Bene, allora fermati, così ti faccio vedere».

«Oh, no. Mi dirai tutto in Sala Grande, mentre faccio colazione».

«Sei matta? Ci sentirebbero tutti».

Mentre James ancora parlava, mi bloccai di colpo, esasperata. Lui mi superò di quattro o cinque passi, prima di rendersi conto che non ero accanto a lui.

«Beh, allora?», chiesi, incrociando le braccia. «Su, sbrigati».

«Okay», fece, piazzandosi di fronte a me. Abbassò lo sguardo, e cacciò qualcosa dalla tasca della divisa, per poi schiaffarmela davanti con aria trionfante.

«Una pergamena?», borbottai, delusa. «Wow. E’ tutto?».

«Non è solo una pergamena!», mi contraddisse James. Sembrava deluso che non ci fossi arrivata da sola. «Guarda qui».

Alzai gli occhi al cielo, mentre James prendeva la sua bacchetta e la posava sulla pergamena. Batté un colpetto. «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni».

Sulla pergamena cominciò ad apparire qualcosa; o meglio, si riempì di disegni e puntini indefiniti. Affilai lo sguardo, curiosa. «Da’ qua!», dissi, togliendogli il foglio di mano.

Lo osservai per qualche istante. «Una mappa di Hogwarts?», domandai, a bocca aperta.

«La Mappa del Malandrino», annuì James, fiero di se stesso. «E vedi quei puntini? Sono …».

«… tutti! Tutti quanti!», proseguii, continuando a fissare avida la pergamena.

«Già», fece lui, sorridendo.

«Ma è geniale!», esclamai, alzando finalmente lo sguardo. «Dove l’hai trovata?».

«Nella scrivania di mio padre, quest’estate. Ma ho capito da poco come funziona».

«Alla faccia di zio Harry …», mormorai, ridacchiando. «Quindi è grazie a questa che sai sempre dove sono?».

«Esatto».

«Grandioso». Arricciai il naso. «E … inquietante».

James ridacchiò.

Io tornai a guardare la mappa. Individuai i puntini che rappresentavano me e lui; e un altro puntino che si avvicinava a noi.

«Arriva qualcuno!», esclamai, allungandogli la pergamena. «Nascondila!».

James la prese, e vi posò di nuovo la punta della bacchetta. «Fatto il misfatto».

La infilò di nuovo in tasca e, nello stesso momento, dall’angolo del corridoio spuntò un ragazzo molto alto – beh, almeno più alto di me, che non ero esattamente una gigantessa -, dai capelli biondi e gli occhi celesti.

Il principe azzurro? Macché. Era solo Jesse Roberts.

«Buongiorno, splendore!», mi salutò, accostandosi a noi.

Non potei fare a meno di alzare gli occhi al cielo.

«Non hai bisogno di essere controllata, eh?», mormorò James, sorridendo.

Lo fulminai. Non era colpa mia: se fosse dipeso da me, avrei tenuto Jesse almeno a due pianeti di distanza. Quel ragazzo era il mio incubo, la mia persecuzione.

Era uno di quei playboy da strapazzo convinti di avere tutte le ragazze della scuola ai loro piedi. Faceva il cretino con tutte, ma negli ultimi mesi aveva preso una fissazione per me.

Forse perché ero l’unica che lo respingeva senza nemmeno sforzarsi di essere gentile.

Lo guardai. «Era un buon giorno fino ad un minuto fa», risposi, sbattendo le ciglia con aria innocente. Capito cosa intendevo?

«Oh!». Jesse si portò le mani sul cuore. «Così mi ferisci».

«Sai che dispiacere», mormorai, trattenendo uno sbuffo. «E ora, se volete scusarmi, il mio stomaco sta reclamando la sua colazione».

«Ah, io ho appena finito di mangiare», borbottò Jesse, deluso, «o ti avrei accompagnata volentieri».

«Che peccato», feci, sarcastica.

La cosa peggiore della sua cotta non corrisposta era che Jesse era anche un mio coetaneo e concasata,  perciò non potevo nascondermi da lui o cercare di evitarlo. Me lo ritrovavo al Tavolo Corvonero, alle lezioni, in Sala Comune. Ovunque.

«Dai, Roxy», disse James, scimmiottando la voce di Jesse ed offrendomi il braccio. «Ti accompagno io».

Sorrisi e intrecciai il mio braccio al suo. «Andiamo».

Sorpassammo Jesse, che borbottò un «Ci vediamo dopo».

« … ma anche no», mormorai tra me, strappando una risatina a James.

 

~

 

James mi seguì al Tavolo Corvonero.

Appena lo vide, nostra cugina Dominique arricciò il naso. «Dovevi per forza portartelo dietro?».

«Oh, è sempre bello vederti, Nicky», commentò James, con un sorrisetto ironico.

Mi accomodai sulla panca, senza neanche sentire la risposta di Dominique, e la prevedibile contro-risposta di James, e così via. Ero troppo abituata ai loro battibecchi, ormai; era risaputo che non si potevano sopportare.

Ed io avevo cose ben più importanti a cui pensare … come, ad esempio, il mio stomaco che brontolava. Afferrai una fetta di pane tostato e la addentai.

«Ciao ragazzi». Lysander Scamander si sedette accanto a noi, con un’arietta allegra e soddisfatta che dava quasi sui nervi.

«Buongiorno», borbottai. Mi sentivo davvero poco amichevole, quella mattina. Beh, non che normalmente fossi l’immagine dell’affabilità, ma quel giorno ero particolarmente nervosa.

E Lysander non avrebbe di certo contribuito a migliorare il mio umore. Eravamo molto amici, ma lui …  era alquanto bizzarro. Tutti gli ripetevano quanto fosse simile a suo padre nell’aspetto – stessi occhi scuri, stessi capelli neri, stessa corporatura alta e robusta -, ma sinceramente io trovavo molto più evidente la somiglianza di carattere che aveva con sua madre Luna. Erano due personaggi particolari, ecco. “Due macchiette”, li definiva mio fratello.

«Sai, ho finito il mio progetto per Babbanologia», mi informò Lysander, compiaciuto.

«Quale progetto?», chiesi subito, preoccupata. Frequentavo anch’io il corso di Babbanologia, ma non ricordavo che ci fosse stato assegnato un progetto.

«Oh, è stata una mia iniziativa», chiarì lui.

«Ah». Sospirai di sollievo. «E … che progetto sarebbe?».

«Una relazione», mi spiegò, gonfiando il petto con orgoglio. Poi si chinò un po’ verso di me. «L’ho intitolata Usi e corrispondenze magiche degli elettrodomestici babbani», mormorò a bassa voce, enfatizzando per bene ogni parola.

«Wow», feci, fingendomi entusiasmata. «Complimenti».

In questo, invece, Lysander somigliava molto a mio nonno Arthur. Entrambi avevano un’assurda passione – ma si potrebbe benissimo definire fissazione - per il mondo dei Babbani. Quando si erano incontrati per la prima volta, qualche anno prima, avevano passato un’ora a discutere dell’ingegnosità delle metropolitane. Inutile dire che il resto della famiglia li aveva gentilmente ignorati.

«Non vedo l’ora di mostrarlo alla professoressa», disse lui tutto allegro, mentre si riempiva un bicchiere di succo di zucca.

«Mmm», mugugnai, riprendendo a mangiare.

In quello stesso momento, ci venne incontro Molly Weasley, con un sorriso smagliante dipinto in faccia. «Buongiorno!», ci salutò, allegra.

Molly frequentava il mio stesso anno – il quinto -,era la persona più dolce e ingenua che io conoscessi, ed era la mia migliore amica. A volte io stessa mi stupivo della nostra amicizia: eravamo così diverse.

Ricambiai il suo saluto con un fiacco cenno della mano.

Molly si fece posto tra me e Lysander, con uno sbuffo divertito. «Ti sei svegliata con la luna storta?».

«No».

«E perché hai quella faccia?».

«No. Perché tu hai quella faccia?».

Molly sprizzava gioia da tutti i pori. «Non so. Sono di buon umore».

«Buon per te», borbottai, per niente sorpresa. Lei era tutti i giorni di buon umore.

Con la coda dell’occhio, guardai Lysander. Appena Molly era arrivata, i suoi occhi avevano iniziato a brillare: aveva una cotta per lei fin dal primo anno.

Roteai leggermente gli occhi.

L’amore mi dava la nausea, a quell’ora di mattina.

… Anzi, sempre.

«Molly?», la chiamò Lysander, cercando di attirare la sua attenzione.

«Si?», chiese lei.

«Sai, ho appena finito un progetto che …». Ecco, ora riattaccava con Babbanologia.

«Io. Diventerò. Pazza», mormorai tra i denti.

Lysander non mi sentì. Qualcun altro si.

«Non c’è pericolo», disse Lorcan, prendendo posto davanti a me. «Lo sei già, no?».

Lo fissai per un attimo, stringendo gli occhi. Era un Grifondoro, un mio coetaneo, un idiota totale, e il gemello di Lysander. Probabilmente non li avrei mai distinti, se Lorcan non avesse avuto i capelli più corti.

Io e lui non eravamo amici, non eravamo niente di niente. Probabilmente, se non fosse stato il fratello di Lysander, non avrei mai neppure saputo della sua esistenza.

Oh no, non è che non ci sopportassimo. Beh, in effetti si; ma abbastanza cordialmente, ecco.

«Ti prego», feci, spazientita. «E’ troppo presto per la tua cosiddetta “ironia”».

«Meglio l’ironia che l’acidità, non trovi?».

Sbuffai. «La smetti di parlarmi?».

«Snob».

«Sfigato».

«Un biscotto?».

Lo guardai, sorpresa. Lui mi avvicinò un vassoio pieno di biscotti al cioccolato. «Magari ti addolcisce un po’».

Gli rivolsi un’occhiataccia e mi voltai di nuovo verso Molly, con un piccolo sospiro annoiato.

Non potevo sapere che presto sarebbe cambiato tutto.

 

 

 

Note dell’autrice

Voilà, ecco l’aggiornamento <3 Questo primo capitolo è ambientato prima del prologo.

So che è un po’ – molto – schifoso, ma è solo un capitolo introduttivo, per farvi capire come vedo i personaggi e i rapporti tra loro ^^ Nel prossimo comincerà la vera storia, ecco.

 

Passo ai ringraziamenti:

Bec Hale: oh, thaanks <3 Ossì, l’omino alato XD Sinceramente non ho idea di come mi sia venuto in mente ò_ò Ma io sono assurda, quindi bisogna abituarsi a certe idiozie, si u_u XD Ancora grazie, e spero che riavrai la connessione al più presto <3

memi: uhm, mi piacerebbe che fosse così, ma la Roxanne/Lorcan non l’ho inventata io XD Ho letto molte fan fiction inglesi, e se non sbaglio anche un paio italiane, su questa coppia, e mi ha subito colpita *_* Comunque grazie mille, anche per il video <3

Eliatheas: wow, thank you <3 Sono contenta che il prologo ti sia piaciuto, e spero di non averti delusa con questo scialbo primo capitolo -.- Ah, mi hai fatto venir voglia di vedere Dr. House *_* Tanto ormai seguo millemila telefilm, perciò uno in più non farà differenza XD

 

Alla prossima, guys

xoxo, Ella

  
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