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Autore: alice95cullen    06/04/2022    0 recensioni
Alice Brandon è una ragazza trasferitasi a Forks dopo che la sua famiglia è rimasta uccisa da un attacco animale, sfortunatamente, lei lo aveva previsto in un sogno e sa per certo che non sono stati gli animali a uccidere la sua famiglia.
Cosa succederebbe se si innamorasse di colui che appartiene alla stessa specie di coloro che li hanno uccisi? E se le sue scelte la portassero alla morte?
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Clan Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper
Note: OOC | Avvertimenti: PWP | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Capitolo 1
“Aliceeee! Sbrigati o farai tardi!” sentii mia zia urlare dalla cucina, intenta a preparare la colazione. “Arrivo zia!” la verità era che mi trovavo ancora in pigiama imbambolata davanti alla cabina armadio in cerca di un abbigliamento adatto al primo giorno nella nuova scuola. Non volevo sembrare la classica nuova ragazza problematica a cui erano morti da poco i genitori e che tutti avrebbero compatito. Volevo essere la Alice di tre mesi prima, spiritosa, esuberante e con uno strabiliante senso della moda. Ma la verità era che neanche io mi sentivo più così; negli ultimi tempi la tuta era diventata il mio indumento preferito. Non riuscivo a guardare il mondo con gli stessi occhi. Sapevo cosa era successo ai miei genitori, io l’avevo sognato. Ebbene sì, avevo sognato la morte dei miei genitori il giorno prima. Quella sera sapevo che qualcosa non andava, eppure, non rinunciai ad andare al cinema con il ragazzo che mi piaceva piuttosto che evitarlo. Saremmo dovuti restare a casa, avremmo dovuto guardare la TV tutti insieme; invece, loro erano a passeggio sul lungomare di Biloxi. Se solo li avessi avvisati… “Non ci credo sei ancora in pigiama! Faremo tardi!” mi voltai e vi trovai mia zia sulla porta, accigliata “Mi dispiace zia, ma non ho niente da mettermi!” alzò gli occhi al cielo, mi superò ed entrò nella cabina armadio da cui estrasse un paio di jeans scuri, un maglioncino color crema e un paio di anfibi neri vista la pioggia. Me li passò con aria soddisfatta e mi intimò di sbrigarmi. Adoravo mia zia, era la sorella minore di mia madre, mi somigliava molto fisicamente, anche lei aveva lunghi capelli corvini come i miei, due grandi occhi blu e un fisico minuto ma con le curve nei posti giusti. Dopo la morte dei miei ero stata affidata a lei, così mi ritrovai in questa minuscola cittadina di circa tremila abitanti, chiamata Forks. Era situata nello stato di Washington, il più piovoso d’America. Lei viveva qui già da una decina d’anni, ci si era trasferita insieme al suo compagno dell’epoca che, purtroppo, la lasciò una settimana prima del matrimonio. Avendo una carriera già avviata come agente immobiliare, decise di rimanere a vivere in questo posto sperduto. Mia zia veniva spesso a trovarci in estate a Biloxi, era sempre stata molto legata a noi. Ora ero io l’unica famiglia che le rimaneva, così come lei era la mia.
Mi vestii in fretta, pettinai i miei lunghi e indomabili capelli che decisi di raccogliere in una treccia laterale, mi truccai leggermente per non sembrare un fantasma e in dieci minuti ero pronta. Scesi in cucina e mangiai velocemente le frittelle che aveva preparato la zia. Quando anche lei fu pronta mi raggiunse “Tesoro, oggi sono piena di appuntamenti, ci vediamo prima di cena ok?” annuii, mi scoccò un sonoro bacio prima di dirigersi verso la sua BMW nera, mentre io salii sulla mia Volkswagen golf bianca e partii. Mi fece uno strano effetto guidare l’auto di mio padre, non la faceva mai guidare a nessuno ed ora era la mia auto. Ricacciai indietro le lacrime e mi concentrai sulla giornata che mi si prospettava.
Arrivata alla Forks High School, parcheggiai vicino a quello che sembrava l’ingresso principale. Vista da fuori non sembrava una scuola ma tante case a schiera a mattoncini rossi, molto caratteristico. Entrai in segreteria, la donna dietro la scrivania mi accolse con un sorriso materno, alzai gli occhi al cielo, mia zia aveva già avvisato tutta la città “Buongiorno cara, tu devi essere Alice Brandon vero? La nipote di Grace!” sorrisi per non sembrare scortese “Esatto, mia zia dev’essere molto popolare da queste parti!” rise “Beh, con il lavoro che fa la conoscono tutti, e poi lo scorso anno mi ha aiutata a scegliere la mia attuale casa. Comunque, ecco a te la piantina e i moduli da far firmare ai professori. Ci vediamo alla fine delle lezioni. In bocca al lupo cara!” “Grazie, a dopo.”
Iniziai a camminare per i corridoi facendo attenzione a non finire addosso a qualcuno. Mentre ero concentrata a decifrare la piantina mi scontrai conto qualcosa, o meglio, contro qualcuno, facendo cadere tutti i moduli che avevo in mano compresa la cartina. “Scusami, ovviamente non guardavo dove mettevo i piedi! Ti sei fatta male? Ti aiuto con i fogli.” il soggetto dello scontro era un ragazzo di media altezza, non molto muscoloso, gli occhi azzurri e i capelli neri. Non feci in tempo a rispondere che lui era già chinato a raccogliere i miei fogli “Guarda, davvero non c'è bisogno, ero distratta dalla mappa, questo posto è un labirinto.” si rialzò porgendomi i fogli “Tu devi essere Alice la nuova, io sono Ben, Ben Newton” “Piacere Ben, io sono Alice la nuova, a quanto pare.” rise alla mia pessima battuta “Che lezione hai? Ti ci posso accompagnare se vuoi.” avrei voluto fare la spavalda e andarci da sola ma, con il mio scarso senso di orientamento, mi sarei persa di sicuro “Ho storia con il professor Avery, accetto volentieri se non è un problema.” il viso di Ben si aprì in un sorriso a trentadue denti “Perfetto! Io ho biologia ma le aule sono vicine quindi ti mostro la strada.” ci incamminammo sotto gli occhi curiosi di tutti Ma che hanno tutti da guardare? Sbuffai stizzita. Il mio accompagnatore se ne accorse “Tranquilla, tra qualche mese la smetteranno. Ora sei il giocattolino nuovo.” lo fissai incredula “Qualche mese? Non ce la posso fare. Penso che li ucciderò prima!” rise “Sei forte Mississippi!”
Arrivati di fronte l’aula di storia, lo ringraziai ed entrai. Mi avvicinai al professore a cui porsi i fogli da firmare e mi accomodai al secondo banco laterale, l’unico vuoto, per mia fortuna il professore non accennò a fare presentazioni.
“Bene ragazzi oggi inizieremo a studiare il periodo storico riguardante la Guerra Civile Americana, periodo che va dall’aprile 1861 al luglio 1863 data in cui terminò con la resa incondizionata da parte dei sudisti a Gettysburg…” stavo già per addormentarmi quando una voce celestiale interruppe quel soliloquio
“Mi scusi professore, devo informarla che non è esatto. La resa ci fu nell’aprile 1865 quando, il generale Grant, portò il generale Lee a ritirarsi vincendo la battaglia di Appomattox Court House.” mi voltai immediatamente verso quella voce che avrebbe potuto appartenere soltanto a un angelo.
A due banchi di distanza, seduto in fondo all’aula, c’era il ragazzo più bello che avessi mai visto. Alto circa un metro e ottanta, capelli biondi leonini, pelle diafana, zigomi scolpiti come se fosse di marmo, labbra carnose ben definite e occhi dorati. Notai qualcosa di familiare sul suo volto, ma ero sicura di non aver mai visto una bellezza del genere. Il mio cuore perse un battito quando voltò lo sguardo nella mia direzione. Imbarazzata, mi voltai a guardare la faccia sbigottita del professore, infastidito da quella correzione, tanto che si prese qualche minuto per cercare informazioni su Google. Attratta, mi voltai facendo finta di niente, e lo vidi parlare con fare canzonatorio alla ragazza seduta accanto a lui, anche lei bellissima. Aveva lunghi capelli rossi ondulati, la stessa pelle d’avorio, due occhi color cioccolato e un fisico da modella. Avrebbe potuto indossare di tutto ed essere sempre mozzafiato. Un moto di delusione mi avvolse. Stupida! Come hai potuto pensare che non fosse impegnato?! Il professore continuò la lezione “Bene, come spiegatoci dal signor Hale, la guerra terminò nel 1865…” mi voltai ancora una volta. Errore. Mi stava fissando insistentemente con curiosità mentre la sua ragazza era intenta a prendere appunti. Sostenni quello sguardo per qualche secondo prima di decidermi a seguire la lezione.
La giornata trascorse abbastanza rapidamente. Mi stavo avviando alla mensa, quando vidi Ben che si sbracciava seduto a un tavolo con altre quattro persone. “Ehi Alice, vieni qui, siediti con noi!” sorrisi e annuii, indicandogli il buffet avvicinandomi a quest’ultimo.
Iniziai a riempire il piatto con tutto ciò che più mi piaceva, ero così affamata che non feci caso al piatto finché non mi accorsi che non ci sarebbe entrato più nulla “Vorrei tanto riuscire a sapere dove metti tutto quel cibo!” sobbalzai a quelle parole provenienti dalle mie spalle, “Beh, credo proprio che non siano affari tuoi!” esclamai irritata, mi voltai e, alle mie spalle, in tutto il suo splendore, c’era il ragazzo dell’ultimo banco, Hale, che ora mi fissava dispiaciuto “Chiedo scusa, non volevo essere scortese, soprattutto non era mia intenzione spaventarti.” in quel momento, a quella visione mi sentii una completa idiota. Avevo trattato male quel ragazzo magnifico, dovevo rimediare. Sembrava così gentile… “Scusami tu! È da quando sono arrivata che mi fissano tutti, non ne posso più! Ma tu non c’entri. Sono stata maleducata. Ricominciamo, io sono Alice, Alice Brandon.” gli porsi la mano. Lui la guardò, poi alzò lo sguardo e, con gli occhi nei miei, strinse la mia mano e chinò leggermente il capo, come se stesse facendo un inchino “Il piacere è tutto mio Alice. Mi chiamo Jasper Hale.” rabbrividii, la sua mano era più fredda del ghiaccio, ma non era quello il motivo dei miei brividi. Sentivo che se avessi lasciato quel contatto avrei avuto freddo, un freddo che avrebbe attanagliato il mio cuore, come se quel contatto mi fosse vitale per poter sopravvivere. “Non preoccuparti per gli sguardi, si stancheranno prima o poi…” mi sorrise e lasciò la mia mano. “So che vieni dal Mississippi. Ti piace Forks?” Oh, ora che ti conosco, mi piace da morire! “Non amo particolarmente la pioggia, ma immagino che mi ci abituerò.” Se il dover lasciare la sua mano era stato difficile, non riuscivo più a immaginare a come avrei vissuto senza poter ammirare quel sorriso. Era talmente frustrante il fatto che questo ragazzo fosse così perfetto… stava per parlare quando la ragazza dai capelli rossi ci si avvicinò sorridente insieme a un altro ragazzo alto, smilzo, con i medesimi capelli Grandioso! Arriva la ragazza! Il rosso trattenne una risata. Chissà quanto sembravo ridicola. “Ciao! Tu devi essere Alice! Io sono Reneesme e lui è Edward!” Disse con un sorriso dolce. Perfetto! Mi stava persino simpatica! Ero fregata. “Ciao! Se non sbaglio siamo nel corso di storia insieme.” Edward si avvicinò ai due prendendoli per le spalle e prese parola “Mio fratello e mia sorella sono i migliori della classe in storia!” Fratello e sorella? Quindi se entrambi erano fratelli di Edward, erano tutti fratelli! “Voi tre siete fratelli?” stavo quasi per svenire “Si! Fratelli adottivi! Ma vieni a sederti al nostro tavolo! Ti faremo conoscere il resto della famiglia!” Reneesme sembrava impaziente di presentarmi agli altri, mi voltai nella direzione di Ben e vidi che mi stava tenendo il posto “Mi dispiace ragazzi, ho promesso a Ben che mi sarei seduta con loro, ma se l’invito è ancora valido mi piacerebbe tanto farlo domani.” al mio nominare Ben, vidi Jasper serrare la mascella, ma solo per un attimo. Mentre Edward sorrise, “Tranquilla. Ci rifaremo domani allora. Ciao folletto!” Folletto? Avvampai. Stavo per urlargli qualche insulto ma erano già spariti dalla mia vista.
Sedute al tavolo c’erano tre ragazze e un ragazzo a parte Ben. “Ciao a tutti.” Ben prese parola “Allora Alice, loro sono Ellen, Maggie, Vicky e Nathan.” “È un piacere conoscervi.” strinsi loro la mano cordialmente e mi accomodai al posto lasciatomi libero accanto a Vicky “Così hai conosciuto i Cullen!” esclamò Ben “Cullen?” ero un po’ confusa “Sì! Edward, Reneesme…” “Oh! Pensavo si chiamassero Hale!” Vicky sembrava impaziente di spiegarmi i vari legami parentali Cullen-Hale “Sono stati adottati dal dottor Cullen, sono in questa città da circa un paio d’anni, vengono dall’Alaska. Vedi” mi indicò il loro tavolo dove erano sedute tre coppie di ragazzi: Edward vicino a una ragazza dai capelli castani, Reneesme vicino a Jasper e, infine una ragazza dai lunghi capelli dorati e il fisico da modella insieme a un ragazzo dai capelli neri con le spalle molto ampie e il viso da ragazzino. Le cose che li rendevano simili l’uno con l’altro erano i loro bellissimi occhi dorati, la loro pelle chiarissima come la porcellana e la loro assoluta bellezza sovrannaturale. “Il ragazzo dai capelli neri, Emmett, sta con Rosalie, la bionda; mentre Edward, sta con Bella, la ragazza con i capelli castani; ecco, è vero che non sono veri fratelli ma la cosa mi sembra poco ortodossa.” mi voltai di nuovo a fissarli. Le due coppie erano intente a parlare tra loro, tranne Reneesme che mangiava e Jasper che mi fissava. Arrossii e distolsi immediatamente lo sguardo, sperando che non ci abbia fatto caso “Invece Reneesme e Jasper? Non stanno insieme?” Vicky mi guardò di sottecchi “Beh, no. Reneesme sta con un ragazzo che vive nella riserva dei Quileute, mentre Jasper, ha troppo l’aria di un serial killer perché qualcuna possa avvicinarsi a lui.” Disse sarcasticamente, io lo trovavo semplicemente bellissimo “E perché lui si chiama Hale e gli altri Cullen?” “Non solo lui. Anche Bella e Rosalie si chiamano Hale. A quanto pare, loro sono biologicamente fratelli e hanno voluto tenere il loro cognome mentre gli altri hanno preso quello del dottor Cullen.” Dopo tutte quelle informazioni su quella strana famiglia suonò la campanella, ricordandomi che mi trovavo a mensa e che dovevo dirigermi verso la prossima lezione, biologia.
Finita anche l’ultima interminabile lezione, mi diressi in segreteria per consegnare i moduli firmati, dove mi accolse la segretaria “Com’è andato il primo giorno?” sorrisi gentile “Molto bene, grazie.” Le porsi i fogli, dopo averli esaminati disse “Perfetto. A domani cara.” “A domani.” Salutai e mi diressi al parcheggio. Mi avvicinai all’auto, guardandomi intorno notai, dall’altro lato del parcheggio, i Cullen, in particolare Jasper, che mi stava fissando con uno sguardo indecifrabile e Reneesme che mi salutava sorridente. Ricambiai il saluto e mi voltai per entrare in auto.
Il primo giorno era andato. In fondo, non era stato così male. Forks mi aveva portata a conoscere i Cullen che, per quanto fossero gentili, dentro di me sentivo che qualcosa non andava in loro. Ma forse era solo una sensazione.
Nel tragitto verso casa ripensai a Jasper, al suo modo strano di guardarmi, ai suoi stupendi occhi d’ambra, al suo magnifico sorriso e ai suoi strani modi di fare da fine Ottocento. Di sicuro la sua famiglia biologica era del Sud, a giudicare dai suoi lineamenti, la cosa strana era che le sue sorelle non gli somigliavano per niente. Soltanto Rosalie aveva i suoi stessi capelli. Decisi di smettere di pensare a loro e concentrarmi sulla strada.
A casa, decisi di mettermi seriamente a studiare. Avrei dovuto rimettermi in pari, visto che avevo perso tre mesi di lezioni. Ero talmente concentrata nello studio che non mi accorsi nemmeno che la zia era rientrata, finché non fece capolino in camera “Tesoro com’è andato questo primo giorno?” mi voltai nella sua direzione, sorridendo “Molto bene zia, grazie.” “Bene! Finisci di studiare io vado a preparare la cena.” richiusi il libro, sentivo che se avessi continuato, tutto quel sapere mi sarebbe uscito dalle orecchie “Basta per oggi! Vengo a darti una mano.”

  
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