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Autore: Vallentyne    07/04/2022    1 recensioni
Lei e Ryo coppia. Seeeee, come no. Figuriamoci... Se c’era una sola persona in tutta la prefettura di Shizuoka in grado di darle l’orticaria era lui. Non riusciva a capire come avessero potuto anche solo immaginare una simile assurdità.
Lui e Yukari come coppia. Ah. Ah. Ah. Bella battuta, non c’è che dire. Quella strega. Se c’era una ragazza in tutta la scuola che gli stava sulle palle era proprio lei. Petulante, e anche aggressiva.
La nascita della storia d'amore tra Ryo e Yukari, così come me la immagino io. Con qualche riferimento alla versione originale così come ci è stata presentata nel manga, ma con un po' di fantasia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ryo Ishizaki/Bruce Arper, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fedele alla sua promessa, Yukari evitò con cura ogni occasione di incontrare Ryo. Quando Sanae e Kumi provarono ad accennare all’argomento disse loro chiaramente che era offesa dal suo comportamento e che la delusione era stata così grande da cancellare ogni traccia di innamoramento da parte sua. Fu irremovibile, tanto che le amiche capirono subito che non valeva la pena insistere.
Fu presente solo alla festa per l’inaugurazione del torneo, organizzato in Giappone a causa della guerra civile scoppiata nel Paese che avrebbe dovuto ospitarlo. Le ragazze avevano insistito per giorni interi e aveva ceduto per sfinimento. Era un evento esclusivo, c’era chi avrebbe fatto carte false per essere presente e magari, chissà, un giorno in futuro avrebbe potuto rimpiangerlo. Alla fine, si convinse pensando che si sarebbe presa una rivincita presentandosi e ignorandolo. Ci sarebbe stata moltissima gente, di sicuro anche i calciatori delle nazionali ospiti oltre che la Japan Youth al completo. Bene, gliel’avrebbe fatta vedere lei. Quella sera si preparò con cura, determinata a farsi notare da Ryo, ma giurò che gli avrebbe mai e poi mai gli avrebbe dato retta, nemmeno se lui le avesse rivolto la parola. Piuttosto si sarebbe voltata dall’altra parte e si sarebbe allontanata.
Tuttavia, non ce ne fu bisogno. Anche Ryo la ignorò, era sempre impegnato in qualche conversazione e ad un certo punto ci pensò Shingo Aoi a catturare tutti gli sguardi dei presenti su di sé. Aveva alzato troppo il gomito e stava dando spettacolo quando all’improvviso si intromise un giocatore dell’Italia, Salvatore Gentile, e cominciarono a litigare. Non riuscivano a capire gli scambi di battute in italiano ma la situazione pareva fiammeggiante, almeno fino all’intervento di Tsubasa e del capitano della Germania, Karl Heinz Schneider.
Fu una festa memorabile, siparietto compreso, e non deluse le aspettative delle ragazze. Solo Yukari a fine serata era ancora corrucciata, perché sebbene si fosse divertita con le amiche non tutto era andato secondo i suoi piani. Aveva pregustato per giorni una sorta di rivincita nei confronti di Ryo ma lui non le aveva rivolto nessuna attenzione.
Irritata, mentre finalmente era sdraiata a letto in cerca del sonno che tardava ad arrivare, dovette dolorosamente ammettere che questa sensazione fastidiosa mal si addiceva alla totale indifferenza che tanto sbandierava. Era ancora innamorata di lui.
Accidenti.
 
Qualche giorno dopo si ritrovò a parlarne con Sanae e Kumi.
“Ebbene sì, lo ammetto. Lo ammetto a voi e solo perché siete voi. Non è vero che ci ho messo una pietra sopra, non ci sono riuscita.
Oh, avrei voluto, eccome se lo avrei voluto!
Sono ancora molto arrabbiata per quello che è successo, se ci ripenso divento una furia. Però non sono una macchina, non mi è bastato voler cancellare i miei sentimenti per farli sparire”.
Le amiche la osservavano con attenzione senza intervenire, Yukari aveva bisogno di sfogarsi. “Forse ci vuole solo del tempo. Passerà, tutto passa prima o poi. Non andiamo più a scuola insieme, non lo vedo per forza tutti i giorni. Io adesso ho il mio lavoro e la mia vita, lui la sua. Nankatsu potrebbe essere abbastanza grande per entrambi.
E se così non fosse il mondo di sicuro lo è”.
Sanae non si trattenne più, e incrociando le braccia al petto la apostrofò “Da quando sei diventata una fifona Yukari?”
Yukari rimase a bocca aperta “Eh? Come ti permetti?”
L’amica non si fece intimidire “Mi permetto perché non ti riconosco più. Ti stai comportando in modo infantile. Stai dicendo che saresti persino disposta a scappare lontano da Ryo ma non affronti la situazione. È tutto nella tua testa, non capisci? Sei innamorata di lui ma lui non lo sa e non glielo vuoi dire. Lui ferisce i tuoi sentimenti – sentimenti che nemmeno conosce – tu ti offendi e lo eviti. E pensi che saresti disposta a trasferirti lontano se non dovessi riuscire a reggere la tensione del rischio di incontrarlo. Però hai fatto tutto da sola, è tutto nella tua testa”.
Le labbra di Yukari erano diventate sottilissime e fissava un punto indefinito davanti a sé.
Sanae proseguì “Quello che ti sto dicendo, e te lo dico perché ti voglio bene, lo so che non è quello che vuoi sentirti dire e che magari ti arrabbierai con me, ma vado avanti perché sono una tua amica e ho a cuore la tua felicità…” Yukari deglutì, Sanae continuò “è che ci sono soluzioni molto semplici, più adulte e soprattutto più sensate di scappare. Tanto per cominciare affrontalo. Parlagli. Trova un modo per dirgli quello che provi”.
Kumi annuì con decisione “Ha ragione Sanae. Vale sempre la pena dirlo. Non puoi sapere cosa passa nella sua testa se non te lo dice lui. Se tu sei ancora innamorata di lui vale la pena correre il rischio. Te lo dice una che ci è passata, no?” E le sorrise con aria complice. “Nella peggiore delle ipotesi ci rimarrai male ma non sarà peggio di adesso. Non può essere peggio di così, di questa immobilità”
Sanae concluse “E se proprio andrà male potrai sempre pensare di trasferirti lontana. Ma almeno avrai un motivo sensato per farlo”.
Yukari non ribatté.
Le parole delle amiche stavano penetrando le sue difese. Forse non avevano torto. Forse si stava comportando come una ragazzina, e forse davvero bastava un po’ di coraggio e si sarebbe sentita meglio.
 
   
 
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