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Autore: MesserMoon    08/04/2022    0 recensioni
Tutti commettiamo errori. Ma facciamo anche delle scelte. È importante per James, questa differenza. Ce la mette tutta per non confondere le due cose.
Dal testo:
Ci fu un attimo di silenzio prima che un sorrisetto si facesse strada sul viso di Sirius. "Sarebbe stato davvero d'effetto," fece un cenno con la testa verso la porta. "Pensavo davvero che avrei visto Reg preso a pugni in faccia."
James ricambiò il sorriso. "Avrei voluto, credimi. L'espressione delusa di Moony è stata l'unica cosa che mi ha trattenuto".
Remus alzò gli occhi al cielo, riportando la sua attenzione al suo libro.
"Non so perché te ne sei fatto un problema, l'hai già deluso molte volte in passato."
"Sto cercando di essere un uomo migliore."
Jegulus - Wolfstar
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 6

 

"Santo cielo James," Abbott si schiantò contro di lui quando atterrarono di nuovo a terra, schiaffeggiandogli la schiena, mentre Alice arrivava da dietro e gli scompigliava i capelli.

"Non ho mai visto nessuno volare così!" urlò Abbott. "Distruggeremo Corvonero!"

"Sei stato bravo, ragazzo" sorrise Alice, il resto della squadra atterrò intorno a loro.

James sorrise soltanto, un sorriso grande a trentadue denti, un po' senza fiato per il volo.

Sirius si rotolò accanto a lui, colpendolo con una spallata di scherno.

"Ti do un sei su dieci, non abbastanza spettacolare per i miei gusti" gli strizzò l'occhio.

"Ci basti già tu come showman, Black" disse Frank, spingendo gli occhiali in cima alla testa.

"Okay squadra, sono molto contento di quest'allenamento: Macdonald, rafforza i tuoi passaggi, Abbott, devi ancora lavorare per mirare bene i tuoi bolidi e Potter?"

"Si signore?" disse James, portando la mano alla fronte in un finto saluto. Il ragazzo più grande lo ignorò.

"Vola così sabato e mi rimangerò tutto ciò che ho mai detto di male su di te."

"Aspetta, cosa hai detto di male..."

"Andate tutti sotto la doccia. Mi aspetto che torniate su questo campo domani mattina alle sei".

"Ma cosa hai detto..." la squadra si disperse, Frank si allontanò come se James non gli stesse parlando.

"Alice?" si rivolse alla ragazza più grande supplichevole, ma lei sorrise soltanto, facendo schioccare la lingua.

"Scusa James, le mie labbra sono sigillate."

"Oh davvero, perché non è quello che sembrava quand-aglio!," si interruppe Sirius, mentre lei gli dava uno schiaffo sulla nuca mentre si dirigeva verso lo spogliatoio.

"Merlino," Sirius la fissò da dietro, strofinandosi la nuca. "Amo quella donna".

James fece uno sbuffo, dando una pacca sulla spalla all' amico. "Non è alla tua portata, amico."

"Non lo so."

"Oh, Black!"

Entrambi si girarono verso Mary, appoggiata all'ingresso del campo, che muoveva il dito a mano a mano che si avvicinava.

"Credi che si riferisca a me?" chiese James, guadagnandosi una gomitata di lato.

"Ti raggiungo più tardi, ok?" disse Sirius mentre faceva jogging all'indietro verso di lei.

"Farai meglio a non fare tardi, idiota, abbiamo una festa per cui prepararci!"

"Sì mamma," disse con un sorriso sfacciato.

James alzò gli occhi al cielo, sorridendo suo malgrado. "Coglione", sussurrò sottovoce mentre si dirigeva verso lo spogliatoio.

 


"Sembri di buon umore."

James si voltò, sorpreso di trovare Marlene che si mise al passo con lui.

"E' stato un buon allenamento," fece spallucce.

"Uh Huh."

James inarcò la fronte. "Perché sembra che stai pianificando la mia morte, McKinnon?"

"Sembra che tu sia stato terribilmente felice negli ultimi giorni."

"Sono una persona molto ottimista, è una delle mie tante eccellenti qualità".

"Si potrebbe addirittura dire che stai brillando."

"Ho una pelle fantastica."

Marlene rise, dandogli un pugno sul braccio. "Prima o poi lo capirò, lo sai."

"Capirai?" chiese James. "Vuoi dire il segreto della mia grande pelle? Scusa, ma è tutta genetica, tesoro".

Ma Marlene non si fece scoraggiare, gli occhi sbarrati e luminosi come quando vedeva il boccino. "Non è una Grifondoro, almeno questo lo so."

James emise qualcosa tra un sospiro e una risata, passandosi una mano tra i capelli sudati. "Marlene, te l'ho detto, non c'è nessuna ragazza."

"Certo, come no"

"Marlene".

"James".

Scosse la testa. "Sei tremenda, lo sai?"

"Sono piuttosto sicura che sia un complimento detto da te."

Non potè fare a meno di sorridere: "Lo è infatti".

"Sai," Marlene si appoggiò a lui, una ciocca di capelli che le scivolava via dietro l'orecchio.

"Potresti anche dirmelo, visto che siamo amici."

Per qualche motivo che lo colpì troppo da vicino, i suoi occhi tornarono al punto in cui il suo migliore amico stava ancora parlando con la sua ragazza. Voleva dirglielo, ai suoi amici. Avrebbe aiutato, pensò, lo avrebbe aiutato a far sentire la situazione più reale. Non era ancora del tutto sicuro di non essersi inventato tutto. Perché era da pazzi, lui e Regulus. Brillante, ma folle.

James deglutì a fatica. "Non c'è niente da dire Mar."

Lo investì in un modo che lo fece sentire esposto. "Se lo dici tu."

 

James amava le feste. Sapeva che per alcune persone erano troppo - la folla, il rumore - ma lui l'adorava. Ogni sua parte. Adorava l'inizio, quando tutto era pronto e non riusciva a stare fermo, carico di adrenalina mentre si chiedeva come sarebbe andata la serata. Adorava quando arrivavano le prime persone e tutto era tranquillo e calmo. Adorava stare nel mezzo, quando riuscivi a malapena a muoverti ed eri già troppo ubriaco, ed eri così sudato che tutto si confondeva, come se il mondo fosse stato un dipinto ad acquarello. Adorava la fine, quando non riuscivi a dire se fosse la stanchezza o l'alcol che ti rendevano confuso, mentre il cielo lentamente diventava più luminoso.


"Oh! Pete, alza il volume! Sirius gridò da dove si era schiacciato tra James e Remus.

Stavano appena iniziando a passare in quel periodo intermedio: la stanza era piena e tutti erano brilli. James si rimise in bocca la sua bottiglia, sentendo l'ustione dell'alchol che gli scorreva giù per la gola.

"Oh, digli di non toccare il mio giradischi," disse Remus, tendendo il collo nel tentativo di vedere tra la folla che lo separava dall'amico.

"Sta tranquillo" Sirius agitò la mano in modo sprezzante.

"Come no," disse Remus amaramente. "Non ti ricordi cosa è successo l'ultima volta?"

Ci fu una pausa prima che Sirius emise una breve risata. "Oh Dio, non gli aveva dato fuoco?"

James sbuffò birra dal naso. "Me ne ero dimenticato!"

Remus non sembrava particolarmente felice con nessuno dei due. "Grazie a Dio Lily era lì per spegnere quella dannata cosa."

James sentiva ancora il cuore in gola alla menzione del suo nome, ma non era più come una volta.

"Ah sì," disse Sirius, bevendo un sorso abbastanza sostanzioso del suo drink. I suoi occhi avevano iniziato a diventare un po' annebbiati. "Dov'è la bella dama di Grifondoro?"

James fece spallucce. "Non lo so, non la vedo da secoli."

Sentì, più che vide, i suoi due amici che si giravano verso di lui. Lui ricambiò lo sguardo vuoto.

"Che c'è?"

Ci fu un altro battito di silenzio prima che Remus sembrasse risvegliarsi. "Niente, solo... beh... di solito lo sai."

"Lo so?"

"Dov'è Lily," elaborò Sirius, sembrando leggermente divertito, "ogni minuto, ogni giorno. Mi chiedevo se avessi messo un incantesimo di localizzazione su di lei".

James alzò gli occhi al cielo. "Stai facendo il melodrammatico."

"Beh..." iniziò Remus.

"Oh ok, allora potete andare entrambi a farvi fottere."

Risero, Sirius allungò la mano e scompigliò i capelli di James. "Aw, non metterci il broncio, siamo orgogliosi di te. Adesso", osservò la folla, "dobbiamo solo trovarti una nuova ragazza".

Qualcosa di pesante riempì la bocca dello stomaco di James,

"Mmm", borbottò senza impegno, cercando di non pensare agli occhi di Regulus, o alle sue mani, o-merlino-alla sua bocca.

"Chi ti piace?"

Le mani di James si strinsero intorno alla sua bottiglia. "Che cosa?"

Sirius gli diede una gomitata. "Dai Prongs, c'è una buona scelta qui stasera,"

Remus fece un rumore indifferente accanto a loro. Sirius lo ignorò ma era chiaramente infastidito da questa situazione. James si chiese quando era iniziato a succedere: quando Sirius aveva smesso di trovare divertente la disapprovazione di Remus?

"Ehi!" Sirius schioccò le dita all'improvviso, cosa che James potè solo presumere fosse un brutto segno. "E Marlene? Ha flirtato molto con te di recente."

James cercò di non ridere. "Marlene è un'amica, e no, non l'ha fatto."

"Puoi baciare un amico", disse Sirius in tono sprezzante, facendo irrigidire Remus accanto a lui, "inoltre, voi due sembravate molto a vostro agio stamattina."

James inarcò la fronte. "A nostro agio? In piedi in mezzo al campo da quidditch alle sette del mattino dopo gli allenamenti?"

Sirius lo guardò strizzando gli occhi. "Sei molto esigente, qualcuno te l'ha mai detto?" e poi, prima che James potesse dire un'altra parola, Sirius stava prendendo in giro Remus. "Oi, Lunastorta, sai dov'è Marlene?"

"Non sono così coinvolto nella vostra conversazione."

"Sì, ok, ma riesci a vederla però?"

Remus lo guardò come se fosse completamente perso. "Ti rendi conto che siamo seduti nello stesso identico punto, quindi qualunque cosa tu possa vedere, posso vederla anche io?."

Sirius sospirò come se Remus fosse terribilmente ottuso, e James dovette mordersi l'interno della guancia per non ridere.

"Sì," Sirius calcò di molto la "s". "Ma vedi, sono ubriaco, e la mia vista generalmente è comunque una merda. Invece tu," Sirius si avvicinò a Remus, sorridendo in tono storto, "hai quei bei occhi enormi da cui guardare."

Il viso di Remus diventò rosso barbabietola, gli occhi saltavano da Sirius a James, sembrando leggermente in preda al panico.

"Uh, grazie immagino...Sirius, potresti per favore controllare il tuo peso corporeo? Mi stai schiacciando."

Alzando gli occhi al cielo, Sirius obbedì, tirandosi indietro e appoggiandosi al muro dietro di loro.

"Allora puoi guardare, Remus? Per me e per James, così posso farlo scopare?"

"Non ho bisogno del tuo aiuto per scopare", lo interruppe James sulla difensiva. "E non ho intenzione di scopare con Marlene."

Ma Sirius non lo stava guardando, invece era impegnato a guardare Remus, battendo le ciglia come la civetta che era.

"Per favore Moony?"Ci furono alcuni momenti di silenzio prima che Remus sospirasse, "Dio, va bene, ok, mi guarderò intorno".

"Oh, andiamo Lunastorta," disse James mentre il suo amico si alzava in piedi così da poter vedere più di un mare di gambe. "Non posso credere che lo stai facendo davvero!"

"Calmati James, sto solo guardando," disse Remus mentre iniziava a scrutare la stanza. "Non lo aiuterò con nient'altro."

"Che cazzo di traditore".

Sirius si girò verso di lui e tirò fuori la lingua.

"Guarda Pad che non... oh."

Quel "oh" di Remus fece guardare in alto sia Sirius che James.

"Cosa c'è?" Sirius sembrava molto più sobrio rispetto a pochi minuti fa.

Remus non potè evitare di buttarsi di nuovo a terra. "Niente," disse, la voce roca mentre beveva il drink. "Cioè... ehm... non lo so. Forse sarà meglio riprovare a vedere più tardi, quando saranno tutti meno ubr... Sirius no!" La mano di Remus scattò fuori e afferrò il polso di Sirius, tirandolo indietro a terra mentre cercava di alzarsi.


"Dannato Moony," rise Sirius, sbattendo contro il pavimento.

Se James aveva pensato che Remus sembrasse in preda al panico prima, non era niente in confronto ad ora.

"Semplicemente non penso che tu sia nello stato d'animo giusto per vedere questa cosa."

Sirius inarcò la fronte. "Io? Questa cosa ha a che fare con me in particolare?"

Remus si morse il labbro inferiore, senza dire nient'altro ma anche senza lasciar andare il polso di Sirius.

"Ok," gemette James mentre si alzava. "Adesso devo vedere."

"James-" ma Remus non riuscì a trattenerli entrambi allo stesso tempo e sembrava piuttosto riluttante a lasciare andare Sirius.

James faticò a concentrarsi sulla marea di facce di fronte a lui, gli occhi che rimbalzavano da una persona all'altra, cercando di capire cosa diavolo potesse aver spaventato Remus così tanto. Ma niente spiccava, era una festa normale, c'era...

"Porca puttana" sibilò poi, guardando in basso e incontrando gli occhi spalancati di Remus

"Porca. Puttana."

"Sì," Remus annuì con riluttanza, "esattamente quello che ho pensato io."

"Okay, voi due" Sirius aveva iniziato a provare a liberarsi dalla presa di Remus che sembrava essere sorprendentemente forte. "È stato carino e tutto, ma mi piacerebbe davvero sapere cosa diavolo sta succedendo."

"Ehm... beh..."

"James," disse Remus nervosamente.

"Oh andiamo Moony, non puoi mica impedirgli di scoprirlo."

James guardò indietro attraverso la stanza, dove Mary Macdonald stava attualmente sbaciucchiando alla luce del giorno uno del quarto anno di nome Connor Davies.

"Nessun altro sembra essere in preda al panico quindi non può essere così male," borbottò Sirius, ancora cercando e fallendo di scrollarsi di dosso Remus.

"Voglio dire, nel grande ciclo della vita non è una cosa terribile."

"James!" disse Remus disperato.

"Cosa c'è? È vero!"

"Prongs?" Esasperato, Sirius crollò all'indietro contro il muro, apparentemente rinunciando a fuggire dalla presa di Remus.

James si passò una mano sulla faccia sudata, guardando il suo amico.

"Ascolta amico, mi dispiace davvero," Remus aprì la bocca per interromperlo, ma poi sembrò ripensarci, e invece strinse semplicemente la presa sul braccio di Sirius. James pensò che probabilmente fosse una buona idea, l'ultima cosa di cui avevano bisogno era trovare un posto dove seppellire il corpo di Davies.

"Mary è un po'...il corpo di Mary è spalmato su quello di Connor al momento."

Ci fu un momento in cui i tre si bloccarono, fissandosi l'un l'altro, mentre il resto della festa scomparve in secondo piano. E poi-poi Sirius iniziò a ridere.

"Ehm..."

Remus lanciò a James uno sguardo preoccupato.

"Sirius?" chiese Remus incerto. "Stai bene?"

"Voi due" in realtà si allungò per asciugarsi le lacrime dagli occhi. "Merlino, voi due mi ucciderete... James siediti. Remus, puoi lasciarmi andare, non ho intenzione di fare niente, Dio" una nuova ondata di risate lo attraversò.

Remus e James si scambiarono un'altra occhiata prima che James prendesse posto.

"Ok, non ho intenzione di mentire", disse James, strofinandosi la mano sulla nuca, "pensavo che l'avresti presa in modo un po' diverso."

Sirius bevve un sorso del suo drink continuando a scuotere la testa.

"No, io e Mary siamo...comunque, oggi ha detto che le piace Davies, io le ho che poteva buttarsi", sorrise. "Sembra che l'abbia fatto."

Questo non chiariva assolutamente nulla per James. "Mi dispiace," si pizzicò il ponte del naso. "Quindi voi due... vi siete lasciati?"

Sirius fece spallucce. "Sì, suppongo. Voglio dire, era più una cosa tranquilla, tra noi due".

"Tranquilla?" chiese Remus, sembrando confuso proprio come James.

Sirius annuì. "Lei era d'accordo, io ero d'accordo, quindi abbiamo deciso di... accordarci? È stato divertente, informale, senza grandi sentimenti o altro. Sai com'è in questi casi."

James pensò a Regulus - sul campo da quidditch, nella torre - pensò al modo in cui rideva quando non riusciva più a trattenersi, o al modo in cui i suoi occhi si illuminavano quando era eccitato, o al suo sapore.

"No", non sapeva come fosse in quei casi. Lo disse senza pensare, il che sarebbe stato imbarazzante se Remus non l'avesse detto quasi nello stesso momento.

Il sopracciglio di Sirius si alzò mentre guardava i due, prima di sorridere e scuotere la testa. "Che coppia di finocchi che siete voi due."

Fu difficile mantenere la sua faccia neutrale, con il fiato sospeso nel petto. Il che era stupido, perché aveva sentito quella parola già centinaia di volte. Non era chissà cosa. Tuttavia, trovava improvvisamente difficile incontrare lo sguardo del suo amico.

"Complimenti Black," disse Remus freddamente, alzandosi in piedi e spingendosi tra la folla.

"Oh-aspetta, Remus! Dai, stavo scherzando!"

Era troppo tardi però, la stanza era piena e rumorosa e Remus si perse in pochi secondi. Sirius sospirò, affondando un po' lungo il muro.

"Perché sembra che tutto ciò che dico io lo fa incazzare?" Sirius girò la testa per guardare James e pregò che la sua voce non uscisse tesa come sembrava a lui.

"Probabilmente perché è così."

Sirius sbuffò prima di finire il suo drink.

Presero posto senza parlare, il rumore della festa li inghiottì interi. Era difficile far tacere la voce nella testa di James, quella che diceva che Sirius non lo avrebbe mai perdonato. E che forse non era solo perché era Regulus quello con cui si era invischiato, forse era perché...

Scosse la testa.

No.

Conosceva il suo migliore amico.

Qualunque cosa dicesse Regulus, James conosceva Sirius.

"Vado a prendere ancora un po' da bere" annunciò all'improvviso, e quando non ottenne risposta si voltò per vedere che Sirius era realmente preoccupato, fissava torvo Moony che ora era dall'altra parte della stanza, che parlava con Dorcas.

"Pensi che a Remus piaccia Dorcas?" chiese Sirius, le parole fragili.

James sbattè le palpebre, guardando da Sirius a Remus e viceversa, sentendosi come se gli fosse sfuggito qualcosa.

"Ehm... non lo so? Potrebbe essere".

Sirius non rispose, ma lo sguardo si intensificò.

"Sai", disse James mentre si alzava, leggermente instabile sui piedi, "uno stronzo una volta mi ha detto che torturarsi non aiuta nessuno."

Sirius si girò verso di lui, sbattendo le palpebre nella foschia dell'alcol. "Che cosa?"

James fece un cenno a Remus. "Potresti semplicemente parlargli."

Sirius giocò con il bicchiere che aveva in mano, mordendosi il labbro inferiore. "Sì", dissee alla fine, "sì, forse".

James gli diede una pacca sulla spalla. "Torno subito."

Ma non si diresse verso l'ampia selezione di bevande avuta grazie alla sua paghetta e alle capacità amatorie di Sirius. Invece prese le scale due alla volta - un rischio nelle sue condizioni attuali - inciampando verso la camera da letto.

Non appena la porta si chiuse dietro di lui, si sentì troppo tranquillo, c'era un ronzio nelle orecchie di James che non aveva notato prima. Riuscì a sentire di più il sudore sulla pelle ora che non era circondato da persone, si tolse gli occhiali e ne pulì la condensa. Non che il mondo non fosse ancora sfocato quando li rimise.

Inciampò sulle scarpe da ginnastica di Sirius mentre si dirigeva verso il comodino, afferrò la mappa e poi crollò prontamente sul letto.

Non c'era motivo per cui Regulus fosse da qualche altra parte che non fosse la sua camera da letto. Ovunque James potesse raggiungerlo. Ma controllò comunque, sentendosi improvvisamente irrequieto per il bisogno di vederlo. Di toccarlo. Perché ora poteva farlo, il che era un po' strabiliante per James, ad essere onesto. E terrificante.

Gli spuntò un sorriso alla vista del nome di Regulus sulla torre di astronomia.

"Ehi" disse piano, e poi rise perché cavolo, doveva essere rincoglionito se stava parlando con una dannata mappa. Si soffermò troppo sulle lettere prima di svegliarsi di nuovo.

Non si preoccupò del mantello dell'invisibilità, nessuno lo avrebbe notato scivolare fuori a quel punto della serata. Ripose la mappa nel cassetto e aprì la porta così velocemente che quasi calpestò la persona seduta sulle scale.

"Oh merda," inciampò, aggrappandosi al muro, il suo equilibrio non era dei migliori.

"Scusa, non mi ero accorta che ci fosse qualcuno quassù, altrimenti mi sarei spostata".

James sbattè le palpebre, era un po' buio nella tromba delle scale, la calda luce della sala comune non li raggiungeva del tutto. Certo, anche nell'ombra quei capelli rossi erano inconfondibili.

"Lily?" chiese James, il che era stupido perché era chiaro che fosse Lily.

"Sì, è il mio nome", la sua voce era stridula, come se fosse stata sulla difensiva. Normalmente avrebbe potuto pensare che fosse per l'alcol, ma poi la vide asciugarsi il viso con la manica della camicia.

"Ehi?" James sprofondò sul gradino accanto a lei.

Lei rise seccamente. "Che cliché vero? Piangere nel bel mezzo di una festa... beh, comunque, eccomi qui."

James si sentì decisamente fuori dal suo elemento, i bassi della musica sotto di loro rimbombavano nel suo petto.

"Stai bene?" si ritrovò a fare un'altra domanda stupida, che avrebbe portato ad un'altra risposta stupidamente ovvia.

Sospirò, alzando la testa per guardarlo veramente per la prima volta, gli occhi verdi che brillavano. Anche al chiaro di luna riusciva a distinguere le deboli lentiggini che punteggiavano le sue guance.

"Probabilmente no, ma non penso che tu sia la persona giusta che possa aiutarmi."

"Ahia," James si strinse il cuore, "dritto al petto Evans."

Alzò gli occhi al cielo. "Non stavo cercando di essere offensiva, è solo... è complicato e tu sei..." i suoi occhi fecero su e giù in un modo che non sembrava lusinghiero.

"Sono bravo con le cose complicate", insistette James.

Lily lo guardò, scettica. "Non mi sembri un ragazzo complicato, Potter."

"Pfft", sbuffò James, "questo è perché mi sottovaluti costantemente."

Il suo sorriso era debole, ma era pur sempre un sorriso. Emise un altro respiro pesante, passandosi entrambe le mani tra i capelli mentre si sedeva un po' più dritta.

"Oh, che diavolo, Marlene e Mary sono entrambe troppo occupate per essere di qualche utilità e non riesco a trovare Alice da nessuna parte."

"Probabilmente sta prosciugando Frank nella sua stanza."

Lily gli lanciò uno sguardo e James alzò immediatamente le mani in segno di resa. "Scusa, niente più battute sul sesso, promesso."

"Bene. Inoltre, se si stanno prosciugando da qualche parte, è di sicuro nel bagno dei prefetti, onestamente Potter, ti credevo meglio di così".

James fece una risata sorpresa. "Colpa mia, hai assolutamente ragione."

"Cerca di fare di meglio la prossima volta", gli lanciò un sorriso sfacciato con un angolo della bocca che fece attorcigliare qualcosa nel petto di James.

"Allora", mise rapidamente da parte quella sensazione, "per quale motivo stai sprecando un'ottima festa qui sulle scale?"

Il suo sorriso svanì un po'. "Sei sicuro che vuoi saperlo?"

"Mettimi alla prova".

"È per Severus."

Ci volle un livello enorme di autocontrollo per James per ingoiare il "coglione" che di solito gli usciva automaticamente non appena sentiva il nome di Piton.

Lily lo guardò con cautela.

"Capito" disse, con difficoltà, "è per lui in generale o ha fatto qualcosa di specifico?"

Lily abbassò di nuovo lo sguardo, stuzzicandosi i collant. "È... non lo so," si morse l'interno della guancia, lottando per spiegarsi, e James aspettò semplicemente, non fidandosi abbastanza di se stesso per parlare.

"Senti," ricominciò, suonando incredibilmente stanca. "So che non ti piace."

"No, infatti" concordò James.

"E ad essere onesta, all'inizio pensavo che tu fossi un po' uno stronzo con lui."

"Ehi! ma sono-"

"...e uno snob."

"Wow," James si passò una mano tra i capelli, appoggiandosi allo schienale delle scale per guardare meglio Lily, "fai pure, non trattenerti."

"Sicuramente dovevi aspettartelo, no?" Si girò quasi completamente al suo posto in modo che potessero fronteggiarsi.

"Ha iniziato lui la maggior parte delle volte".

Lily gemette. "Prima di tutto, no, non è vero, e in secondo luogo, non era giusto".

James inarcò la fronte. "Mi scusi? Cosa non era giusto?"

Lei agitò le mani in modo inarticolato nell'aria. "Voi due, non è mai stata una partita alla pari", quando James continuò a fissarla poco convinto, lei spiegò, "sì, ok, Sev può essere scortese, ma tu... tu sei James Potter".

"Sì, è il mio nome" ed era felice di vederla sorridere un po'.

"Quindi niente di quello che ha mai detto ti ha scalfito, mai nella vita", continuò. "Ma quando tu rispondi, voglio dire... hai fatto un commento sui suoi capelli una volta e lui ha avuto tutta la scuola che lo prendeva in giro per mesi. E quello stupido nome con cui lo chiami..."

"Moccoisus?" continuò James.

"Sì, esatto, adesso lo chiamano tutti così. Tutti. A volte anche i professori".

James fece del suo meglio per trattenere una risata.

Gli occhi di Lily erano grandi e luminosi e James li adorava. Aveva dimenticato, avendola ignorata in quegli ultimi mesi, quanto gli piacesse, anche vederla andare via, anche quando era per colpa sua. Adorava vedere quanta cazzo di passione metteva nelle cose in cui credeva.

"Niente di ciò che ha fatto o detto ti è rimasto davvero impresso, ogni cosa detta da te, invece, ha davvero avuto un impatto sulla sua vita".

"E allora?" chiese James. "Visto che alla gente piaccio di più, lui diventa un coglione con me?"

Lily sospirò, passandosi una mano sul viso, "Sto solo dicendo...sto dicendo che ne approfitti. Sei ricco, bello e popolare, quindi sì, ok, lui ha fatto alcune osservazioni meschine, ma avresti potuto semplicemente lasciar perdere perché, ad essere onesti, nemmeno ti importava di quello che diceva. Invece no, hai deciso di mettergli contro tutta la scuola solo per il gusto di farlo. E questo, questo ti ha reso uno stronzo".

James rimase seduto per un momento, lasciando che i rumori della festa si muovessero tra di loro. Qualcuno sotto stava ridendo e James era abbastanza sicuro di poter sentire il suono distinto di un vetro in frantumi. Alla fine, si rialzò.

"Va bene", disse.

Lily sembrava sorpresa. "Va bene cosa?"

"Forse a volte ho fatto lo stronzo", fece spallucce. "Non ero... non l'ho mai vista in quel modo. Sapevo solo che potevo farlo, quindi l'ho fatto. Non mi è mai venuto in mente di lasciar perdere".

Lei lo guardò incuriosita, gli occhi verdi che si restringevano. "Chi sei e cosa ne hai fatto di James Potter?"

"Ehi," rise James. "Sto provando ad essere migliore, ok?"

Sostenne il suo sguardo per un momento ancora prima di scuotere la testa. "No, lo so. Grazie, per, sai, aver capito."

"Nessun problema," aspettò che lei continuasse e quando non lo fece si sporse in avanti, i gomiti sulle ginocchia, le mani giunte. "Hai detto 'all'inizio'..."

"Eh?" Lily alzò lo sguardo, la mente tornava da dove era venuta.

"Hai iniziato dicendo che all'inizio ero solo uno stronzo, il che fa sembrare che pensi che qualcosa sia cambiato?"

"Oh, beh," la guardò cercare di nascondere una smorfia. "Beh, ora lui..." la sua voce si interruppe e prese fiato prima di guardarlo di nuovo. "Non sono un idiota, lo sai."

James annuì. "Sì, lo so"

"Vedo cosa sta facendo e con chi esce, e lo odio", ci fu una pausa, la sua bocca ancora aperta come se ci fosse altro che aveva da dire ma non riusciva a gestirlo. "È solo che..." lottò. "È difficile...odiarlo, davvero".

E anche se James personalmente trovava Piton molto facile da odiare, poteva capire cosa stesse dicendo, almeno in teoria.

"È il tuo migliore amico", disse semplicemente.

Lily sbattè le palpebre, sorpresa. "Sì, e so come sembra, è una banalità ma..."

"Ehi," James la fermò. "Ho capito, se c'è qualcuno che può capirlo, sono io."

Lei annuì lentamente. "Il problema è che gli voglio bene", non incontrò più gli occhi di James e lui resistette all'impulso di chiederle ulteriori spiegazioni.

"Ma in questi giorni non mi piace proprio come si sta comportando e non so come gestirlo. Come stasera, era andato tutto bene e poi," deglutì, "e poi ho detto qualcosa sulla festa che, ovviamente, lo ha portato a sfotterti e a dire quanto sei insopportabile - è stato tutto molto noioso e ripetitivo - ma poi, poi ha iniziato a prendere di mira Remus e io..."

"Cos'ha detto su Remus?" La voce di James era improvvisamente dura.

Lily alzò gli occhi al cielo. "Oh lascia perdere, me la sono già presa io con lui, l'ho rimesso al suo cavolo di posto e si è scusato ma... ma il fatto che l'abbia detto, proprio..."

"Cosa ha detto Evans?"

Socchiuse gli occhi al suo tono. "Non te lo dico Potter, nel caso non l'avessi già capito."

"È mio amico", ringhiò praticamente James.

"E' anche mio amico, in realtà."

"Non allo stesso modo" perché onestamente, il fatto che Lily pensasse di poter persino confrontare le loro relazioni era ridicolo per James.

"Inoltre, se tu fossi davvero sua amica, smetteresti di uscire con quel cazzone di Severus Piton."

A quel punto la sua espressione si indurì, e se non fosse stato arrabbiato - e ubriaco - James probabilmente se ne sarebbe pentito. Ma non lo fece.

"È come se non avessi ascoltato nulla di quello che ho detto."

"Ho ascoltato", disse James brevemente.

"Ecco qual è il fatto Lily, il tuo amico è cattivo. È cattivo con tutti tranne che con te. Non è solo scortese o... come hai detto? Oh sì, meschino. È un dannato bigotto. E quello che ti ho sentito dire proprio ora è che tu lo sai. Quindi mandalo a fanculo e allontanati da lui. Perché il fatto che lui si scusi con te non è più abbastanza, non è giusto. Nè per Remus, né per nessuno degli altri tuoi amici che ha attaccato. Voglio dire, fanculo Lily, non è giusto nemmeno per te".

Gli occhi di Lily erano spalancati, il colore irreale mentre lo fissava senza parole, e improvvisamente James si sentì esausto. Esausto da quella conversazione e da Piton e tutte le cose che non stavano dicendo. Meschino non era la parola giusta per Piton, ma nemmeno bigotto. Avevamo un nome adesso per descriverlo.

James sospirò, passandosi una mano tra i capelli. "Scusa" disse, anche se non era del tutto sicuro di cosa si stesse scusando, era solo un disperato tentativo di allontanarsi, dal rumore, dal caldo e da lei. Lei più del resto.

"Devo andare."

"James..."

C'era stato un tempo in cui quando Lily lo chiamava, dicendo il suo nome, lui si sarebbe fermato. Ma non ora. Era già giù per le scale e non tornò indietro.





Reg stava leggendo quando James finalmente lo raggiunse, si fermò sulla porta, osservandolo solo per un momento, sentendo nelle dita il calore dell' incantesimo di Regulus scivolare su di lui. Parte della rabbia dalla sua conversazione con Lily iniziò a svanire e quando Regulus alzò lo sguardo, i suoi occhi grigi trovarono immediatamente James e se ne dimenticò del tutto.

"Non hai una festa a cui andare?" chiese il ragazzo più giovane, segnando la sua pagina mentre si sfilava il libro dalle ginocchia.

"Mm," disse James senza impegno, "sopravvivranno senza di me. Inoltre, non potevo lasciarti qui ad aspettarmi tutta la notte.

Regulus alzò gli occhi al cielo. "Non ti stavo aspettando."

"Invece si."

"Non è vero."

"Se è questo che vuoi dire a te stesso, va bene," James scivolò giù dal muro, il mondo intorno a lui un po' confuso. Regulus indossava un maglione blu scuro, il che era una cosa strana da notare se non per il fatto che di solito era in nero o verde, ma in qualche modo così sembrava molto più naturale.

Quando James lo raggiunse, fece scorrere le dita lungo il colletto, sentendo il morbido cotone tra le dita.

Regulus inarcò la fronte.

"Ti stanno bene i colori", disse James.

"Colori? Non sei molto specifico," Regulus non era in grado di nascondere il divertimento dalla sua voce.

"No" concordò James, "E' vero però. Ti ho visto indossare il blu, il nero e il verde e ci stai da Dio. Quindi immagino che dovrai essere uno schianto anche con gli altri colori".

Regulus rise. "Sei ubriaco."

"Molto, sì."

La sua mano si spostò dal colletto del maglione di Regulus fino al collo, poi alla mascella, il pollice di James che correva lungo il labbro inferiore di Regulus.

"James" disse, con voce un po' più roca, mandando un brivido lungo la schiena di James, i suoi occhi fissi sulla bocca di Regulus, "sei ubriaco."

"Mmm," mormorò di nuovo James. Ultimamente aveva imparato molto su Regulus, in particolare su come gli piacesse essere toccato, e valeva a dire lentamente. Voleva vederti, sapere dove fossi. Per sapere poi quando avvicinarsi. Quindi James si sforzò di trasmettere i suoi movimenti in ogni momento. Non gli importava, gli piaceva persino, per quanto fosse intenzionale.

Lentamente, si abbassò sulle ginocchia, Regulus aprì le cosce quasi automaticamente, in modo che James potesse spingersi in avanti, la mano ancora sul viso di Reg.

"James" disse di nuovo, ma qualunque altra cosa stesse per uscire dalla sua bocca venne inghiottita dalle labbra di James.

Era un po' più sciatto del solito, tutto il corpo gli faceva male al contatto.

"Questo è tutto ciò che faremo", disse Regulus contro di lui.

James fece un verso in protesta e trovò rapidamente le mani di Regulus sulle sue spalle, spingendolo indietro.

"Dico sul serio, James, è così."

James sbuffò. "Sì, va bene, va bene. Non sono nemmeno così ubriaco," mormorò sentendo il sorriso di Regulus mentre si riunivano di nuovo.

"Ti ci sono voluti dieci minuti per capire come aprire la porta."

James gli rise in bocca, tirandosi leggermente indietro. "Coraggioso da parte tua presumere che io possa aprire una porta da sobrio."

Fu il turno di Regulus di ridere e James lo mangiò, la lingua che gli lambiva la bocca, affamato di ogni pezzo.

Nonostante tutte le sue lamentele, era più che felice di questo, del calore delle mani di Regulus mentre pattinavano sulla sua schiena, sul suo petto, tirando l'orlo del maglione in cerca di pelle. Regulus sapeva di qualcosa di dolce, le sue gambe si strinsero intorno a James, come se avesse paura di muoversi.

Regulus si allontanò dalla bocca di James e gli lasciò un bacio lungo la mascella, fino al collo, incontrando la sua clavicola. Tutto questo fece gemere James.

"Sei bellissimo, lo sai?" disse quando la faccia di Regulus era di nuovo allo stesso livello della sua. Per un secondo le loro fronti si posarono l'una contro l'altra.

"Sei ubriaco."

"Sì," la mano di James si spostò dietro il collo di Regulus, tenendolo con cura, "ma sarebbe comunque vero se fossi sobrio."

Questa volta, quando Regulus lo baciò, affondò i denti, strappando a James un suono che non si era mai sentito fare prima.

"Dio Reg..." voleva essere più vicino. In qualche modo. Impossibile. Voleva sentire ogni centimetro di lui. Voleva-

"Lo sapevo!"

Ci volle un secondo prima che il cervello intossicato e molto preoccupato di James comprendesse pienamente che quella voce non apparteneva né a lui né a Regulus.

Regulus impiegò molto meno tempo, la sua bocca si strappò via da James, il suo intero corpo si immobilizzò in un modo che fu incredibilmente sconcertante.

"Oh-oh cazzo", disse di nuovo la voce.

"Marlene?"

James, che era ancora in ginocchio tra le gambe di Regulus, si girò verso la porta e trovò una Marlene dalla faccia bianca in piedi, le mani giunte alla bocca, la testa che tremava avanti e indietro.

Oh. pensò James. Oh, questo...non doveva succedere.

Regulus, apparentemente non più congelato, fu improvvisamente in piedi, aggirando James con la bacchetta alzata e puntandola al petto di Marlene.

"Se dici una cazzo di parola su quello che hai visto, io..."

"Reg..." James si alzò in piedi cercando di mettersi in mezzo a loro.

"...ti ferirò in modi che non puoi nemmeno immaginare. Mi hai capito?"

"Oh! Gesù," James si mise davanti a Marlene con le mani alzate mentre incontrava lo sguardo gelido di Regulus. Se n'era andato il ragazzo tenero a cui era stato avvolto solo pochi secondi prima - la sua bocca ancora rossa per le labbra di James, i capelli ancora arruffati dalla sua mano - la persona di fronte a lui era un'altra.

"Reg, mettila via" James schiaffeggiò la sua bacchetta ma Regulus si allontanò rapidamente dalla sua portata. C'era qualcosa di selvaggio in Regulus, come un animale selvatico che era appena stato messo in un angolo.

"Regulus," ripetè James più forte, "metti giù la bacchetta. Ora."

Per un secondo pensò che Regulus potesse davvero maledirlo, cosa che-beh, James non sapeva cosa avrebbe fatto in quel caso-ma dopo alcuni minuti più intensi, Regulus abbassò la bacchetta.

James espirò, rivolgendosi a Marlene che sembrava ancora completamente sconvolta.

"Marl" James fece un cenno verso la porta, "parliamo, ok?"

Lei annuì, capendo immediatamente e dirigendosi verso la porta.

"Torno subito", disse James a Regulus e quando non ricevette risposta si fermò, a metà della porta.

"Reg?" aspettò che gli occhi grigi incontrassero i suoi. "Torno subito ok? Solo-aspetta qui, ok? Per favore?"

Sembrava piccolo e irrigidito, ma alla fine Regulus annuì, il petto di James dolorante per lo sguardo vuoto sul suo viso.

"James" aveva appena fatto due passi verso la tromba delle scale prima che Marlene iniziasse a parlare, le mani che gli afferravano entrambe le braccia.

"James, mi dispiace così tanto, è stato così stupido da parte mia che non so a cosa stavo pensando - ho bevuto e poi ti ho visto sgattaiolare via e io ho solo - il mio stupido cervello ha pensato che sarebbe stato divertente. Non pensavo... non pensavo..."

"Woah, ok, ho bisogno che respiri, va bene?" abbassò la testa in modo da poter incontrare i suoi occhi.

Lei annuì, prendendo un respiro profondo e lasciandolo andare tremante.

"Merda, merda," guardò di nuovo James. "James, quello era Regulus Black."

"Sì," il petto di James si strinse allo sguardo sul suo viso, i suoi occhi grandi erano piatti.

"Sirius lo sa?"

Il dolore crebbe. "No."

"Merda," scosse di nuovo la testa. "Merda James, mi ha puntato la bacchetta addosso."

"Sì, lo so, l'ho visto."

Emise un rumore indignato. "Ti minaccia!?"

James avvertì un piccolo rigonfiamento di calore per l'improvvisa protezione nei suoi occhi.

"No, no, non è quello che intendevo. È solo... è nervoso".

Marlene sembrò che non gli credesse del tutto. "Questo... Dio James, non l'avevo previsto quando ho intuito che stessi corteggiando qualcuno."

James arricciò il naso: "Non sono ancora un fan del termine corteggiare e, credimi, il sentimento è reciproco. È semplicemente...successo."

Emise un sospiro basso.

"Sì, ascolta, Mar? Non puoi...non puoi dirlo a nessuno, ok?"

Anche se James non l'avrebbe creduto possibile, i suoi occhi si ingrandirono.

"No...no non lo farò, ovvio che non lo farò."

"Grazie, lo apprezzo", le offrì un debole sorriso prima di annuire sopra la sua spalla. "Dovrei... ehm...andare ad assicurarmi che stia bene."

Lei annuì lentamente, lasciandolo andare con riluttanza.

"Giusto, sì, certo." Fece qualche passo giù per le scale prima di fermarsi. "Mi dispiace davvero James."

Ma lui respinse le sue scuse. "Tranquilla, ho fatto cose più stupide."

Aspettò finché non fu fuori dalla sua vista prima di aprire di nuovo la porta.

Regulus era in piedi sulla sporgenza, di nuovo alla porta, le braccia irrigidite lungo i fianchi. La vista gli fece girare lo stomaco. Rimasero così per troppo tempo, James non sapeva cosa dire.

"Allora?" chiese Regulus freddamente, senza voltarsi.

"Non lo dirà a nessuno."

Regulus rise. "E come lo sai?"

"Me lo ha detto lei."

"Questo non significa niente James", sembrava che stesse forzando le parole tra i denti.

"E' mia amica."

"Neanche questo significa niente."

"Lo fa per me", disse James semplicemente. "E vale anche per lei...Reg, mi guardi?"

Si avvicinò, ma non troppo. Voleva raggiungerlo, ma non lo fece.

Ci volle un po', ma alla fine Regulus lo affrontò. Era difficile vedere la maschera così saldamente al suo posto. I muri così spessi e alti intorno a lui che James non sapeva come fare a superarli.

"Non lascerò che ti succeda niente, va bene?" non sapeva da dove provenissero esattamente quelle parole, sapeva solo che voleva togliere un po' di paura dagli occhi di Regulus.

"Non fare promesse che non puoi mantenere James."

"Non lo farò."

Passò un altro momento prima che Regulus sospirasse, le spalle cadenti mentre alzava le mani per strofinarsi il viso.

"Ci credi davvero, eh? Proprio come credi di poterti fidare di McKinnon?"

"Posso fidarmi di lei, e lo farò", disse James semplicemente. Sperando, in qualche modo, di riuscire a far vedere a Regulus che non era solo. Che nessuno stava cercando di punirlo.

Regulus allontanò le mani dal viso. "Sono stanco" fu tutto ciò che disse.

James annuì. "Va bene."

Regulus prese il suo libro dalla sporgenza, senza guardare James mentre si dirigeva verso la porta.

"Regulus?" James lo chiamò prima che potesse scomparire, sollevato quando il ragazzo più giovane si fermò davvero. "Ci vediamo domani, vero?" disse, cercando di tenere la paura fuori dalla sua voce.

Alla fine gli occhi di Regulus sembrarono trovare la strada per tornare da lui. "Sì" suonò esausto, "ci vediamo domani".

E in qualche modo questo riuscì a smorzare il rumore della porta che sbatteva.

 

   
 
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