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Autore: Demy77    09/04/2022    2 recensioni
Sequel di “Finché morte non ci separi”. Una breve carrellata sulla vita di Ross, Demelza ed i loro figli quindici anni dopo la conclusione della storia precedente.
AVVERTIMENTI: per chi non avesse ancora letto “Finché morte non ci separi”, Valentine e Julia qui NON sono fratelli, in quanto Julia non è figlia di Ross. La cronologia inoltre, volutamente, non rispecchia fedelmente quella della saga di Graham.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demelza Carne, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Muovetevi, lumache, o arriveremo dopodomani!”
“Facile per te, che non hai le scarpe con il tacco!”
“Solo tu potevi indossare scarpe con il tacco in una circostanza simile, Constance!”
“Ti ho detto di non chiamarmi così, Jeremy! Mi dà fastidio, mi sembra di sentire Jud!”
“Non è giusto, non è corretto, non è appropriato! Ahahah! D’accordo, Clarence, farò come vuoi!”
“Sei proprio un idiota!”
When the moon is in the sky and like stars your eyes are shinin’…”
“Bella! Vuoi smetterla di cantare e pensare a camminare?”
“Ma io canto con la bocca, mica con i piedi!”
“Oh, insomma, fa’ quello che vuoi, basta che ti sbrighi…”
“Jeremy, guarda! Henry si è seduto e non vuole saperne di andare avanti!”
“Santa pazienza! Henry! Che cosa ti succede ora?”
“Sono stanco, non ce la faccio più!”
“Aspetta, adesso arriva il tuo fratellone che ti prende in braccio! Oh issa! A proposito, ma Valentine e Julia che fine hanno fatto?”
“Erano dietro di noi fino a poco fa, ma non riesco più a vederli…”
“Si saranno fermati a cogliere i fiori!”
“Che assurdità dici, Bella!”
“Speriamo solo che arrivino in tempo!”
“Meno male che mamma e papà avevano affidato a loro questi due… invece dobbiamo pensarci sempre io e te, Clo!”
“Io non ho bisogno che qualcuno badi a me, Jeremy! Sono grande!”
“Non hai ancora compiuto dieci anni, Bella. E il piccolo Harry ne ha appena quattro. Mamma non sarebbe mai partita per Londra, se non le avessimo giurato di badare a voi notte e giorno!”
“Mamma e papà tornano oggi, vero?”
“Sì, Harry. Stiamo andando appunto al bivio per Sawle, dove si ferma la diligenza, per fare loro una sorpresa. Non manca molto, tra poco siamo arrivati.”
“Dove sono finiti Julia e Valentine?”
“Vorrei tanto saperlo anch’io…mah, chi li capisce è bravo!”
Mentre i quattro figli di Ross e Demelza procedevano lungo il sentiero per Sawle i due maggiori, Valentine e Julia, si erano volutamente trattenuti più indietro dal gruppo dei fratelli.
Valentine, il maggiore, aveva 19 anni. Era diventato un bel ragazzo alto e bruno; somigliava molto a Ross fisicamente, ma aveva un carattere più ombroso e tormentato. Gli piaceva vestire in maniera elegante e ricercata ed esercitava un fascino straordinario sul genere femminile, ancor più di suo padre quando aveva la sua stessa età. Terminate le scuole aveva iniziato a dare una mano a Ross con le miniere, ma in generale non era portato per il lavoro manuale e preferiva esaminare le questioni economiche senza sporcarsi le mani. Pareva molto più interessato alla gestione di Trenwith che alle miniere, ad esempio. Aveva grandi idee e progetti ambiziosi, pareva quasi ossessionato dai guadagni e dal denaro, ed in questo Ross era preoccupato: gli sembrava, a volte, di rivedere in lui la sconsideratezza del cugino Francis, che per fortuna nel figlio si riusciva ancora a tenere a bada.
Julia aveva un anno in meno di Valentine. Aveva perduto un po’ della vivacità infantile ed era una ragazza piuttosto riservata e taciturna. Aveva un fisico delicato, i capelli biondi ma di una tonalità leggermente più scura rispetto alla sorella Clowance. Dalla madre aveva ereditato gli occhi verdi e le efelidi sul viso. Era la figlia più disponibile ad aiutare Demelza nelle faccende di casa; tutti i giorni si recava dal padre in miniera con un cestino di leccornie ed aveva sempre un sorriso ed una parola buona per tutti.
Dopo Jeremy e Clowance - che avevano da poco compiuto 15 anni e pur essendo gemelli erano diversi fra di loro come il giorno e la notte, sia fisicamente che per carattere - Ross e Demelza avevano avuto altri due bambini: Isabella Rose (detta Bella), la più vivace e peperina della famiglia, una bambola bruna che aveva già le idee ben chiare sul suo futuro  - da grande avrebbe fatto la cantante -  ed Henry, il cucciolo di casa, nato quasi sei anni dopo Bella. Henry, chiamato Harry in famiglia, era l’unico figlio che aveva ereditato i capelli rossi di Demelza. Era un bambino tranquillo e riflessivo, ubbidiente, adorato da Prudie perché era l’unico dei piccoli Poldark che non osava mai contraddirla e la seguiva ovunque andasse come un fedele cagnolino.
Ad un tratto Julia si chinò davanti ad un cespuglio di convolvoli. Adorava i fiori, come sua madre. Sfiorò con il dito qualche campanula colorata , con delicatezza. Valentine rimase fermo alle sue spalle, mordicchiando nervosamente uno stecchino di legno che aveva trovato in tasca. Poi girò intorno al cespuglio e le si parò davanti, con le mani sui fianchi.
“Julia, dobbiamo dirglielo – sbottò il ragazzo – Se non glielo diciamo, se ne accorgeranno prima o poi, non sono stupidi. Non possiamo tenergli nascosta una cosa simile a lungo. Non è giusto per loro e neppure per noi due”.
“Valentine, io non ne sono così convinta… - rispose la ragazza in un soffio – noi due siamo fratelli, non possiamo!”
“No, ti sbagli! – esclamò il ragazzo prendendole una mano come per infonderle coraggio – noi due non siamo fratelli! Voglio dire… siamo cresciuti come se lo fossimo, ma non abbiamo nessun legame di sangue. Sai bene che ho posto questa domanda più e più volte a mio padre, e mi ha assicurato che non sei sua figlia! Demelza stessa te lo ha confermato, anche se non ti ha mai voluto rivelare chi è il tuo vero padre.”
“Questo lo so, Valentine, ma è sbagliato lo stesso… io sono stata adottata da Ross, porto il tuo cognome, abbiamo quattro fratelli in comune ed agli occhi della nostra famiglia e di tutta la comunità io e te siamo fratelli! Come pensi che verrebbe accettata la cosa, se si sapesse in giro?”
“E’ forse colpa nostra se ci siamo innamorati?” – le disse lui con la voce che si faceva più dolce, inginocchiandosi accanto a lei.
Julia abbassò lo sguardo senza il coraggio di sostenere quello dell’altro. Valentine le prese il mento fra le dita e glielo sollevò, costringendola a fissare gli occhi verdi nei suoi.
“Io ti amo, Julia, e so che anche tu provi lo stesso per me. Capisco che è difficile accettarlo, ma prima o poi anche gli altri capiranno”.
“E’ peccato, Valentine…”
“Oh, insomma! – esclamò il moro sollevandosi in piedi di scatto – mi sembra di sentir parlare tuo zio Sam, il predicatore! Dimmi la verità, gli hai accennato qualcosa? È lui che ti ha messo queste idee in testa?”
Julia negò. Si vergognava talmente di quel sentimento che non aveva osato parlarne con nessuno, figuriamoci con quello zio dalle idee piuttosto bigotte. Era la sua coscienza che si ribellava all’idea che fosse nata un’attrazione fra lei ed il bambino con il quale si rotolava nel fango o tra la sabbia, il suo inseparabile compagno di giochi finché non erano nati i gemelli e poi, più in là, gli altri due figli di Ross e Demelza. Non erano fratelli di sangue forse, ma immaginare un diverso tipo di legame tra di loro le sembrava comunque incestuoso. Lei era una Poldark e tale si era sempre sentita, amava Ross come se fosse il suo vero padre e Valentine come un fratello… almeno, così aveva sempre creduto fino a quando, pochi mesi prima, aveva cominciato a guardarlo con occhi diversi, ad arrossire nello scoprire che lui la fissava, a trovare belli i suoi occhi e le sue labbra… Era stato lui per primo a dichiararsi, l’aveva anche baciata una volta e lei era fuggita, evitandolo per giorni; ma non aveva potuto negare l’evidenza, cioè che Valentine le piaceva e che aveva iniziato a provare nei suoi confronti un sentimento ben diverso dall’affetto fraterno.
Il viaggio di Ross e Demelza a Londra era arrivato giusto in tempo; con i genitori lontani da casa Julia aveva avuto modo di riflettere e ritrovare il proprio equilibrio interiore; la conclusione cui era giunta era che quella storia non poteva andare avanti. Lo aveva detto a Valentine, ma lui non accettava la sua decisione e la stava tormentando, fin da quando i genitori erano partiti, per convincerla del contrario. Ross e Demelza sarebbero rimasti sorpresi, forse ci sarebbero anche rimasti male all’inizio, ma non erano persone irragionevoli e conoscevano bene la forza dell’amore; nascondere loro la verità sarebbe stato peggio. In cuor suo, Julia sapeva bene che Valentine aveva ragione, la verità non si poteva celare, anche perché sua madre avrebbe notato immediatamente che qualcosa era cambiato nel suo rapporto con Valentine e fornire delle spiegazioni sarebbe stato imbarazzante.
“Se non vuoi dirglielo, se vuoi porre fine a questa storia - aggiunse il figlio di Elizabeth – c’è una sola cosa da fare. Devo andarmene da casa. Posso trasferirmi a Londra; in fondo papà e la zia Caroline conoscono tante persone lì e qualcosa da fare lo troverò. Altrimenti, non potrei sopportare di starti accanto ogni giorno senza poterti parlare, toccare… sei in età da marito, sicuramente ti troveranno qualcuno a breve, ed io che dovrei fare, recitare la parte del fratello maggiore che si congratula per il fidanzamento? No, grazie!”
“Valentine, non essere sciocco, io non voglio nessuno – nessun altro che te, avrebbe voluto dire, ma si trattenne – mamma e papà non mi imporranno nessun fidanzato, e tu non devi cambiare la tua vita per colpa mia… perché non ragioni? Tra di noi non può esserci nulla! Dobbiamo solo aspettare, è un’infatuazione che passerà, alla nostra età è normale…”
Valentine la scrutò pensoso. Non era solo un’infatuazione, e non sarebbe passata. Si era innamorato di Julia giorno dopo giorno, l’affetto fraterno improvvisamente aveva lasciato il posto a sensazioni nuove che non aveva provato mai per nessun’altra ragazza, e pure aveva infranto molti cuori in paese e non gli era mai stato difficile trovare compagnia femminile quando ne aveva voglia.
Conosceva tutto di Julia, e questo rendeva ancora più solido quel sentimento. Non c’era tanto da scoprire l’una dell’altro, perché era una vita che vivevano insieme, i difetti ed i pregi reciproci erano noti da tempo. Era quello che ancora era ignoto che era particolarmente allettante agli occhi di Valentine. Rinunciare a Julia era impossibile, dimenticarla altrettanto, salvo forse mettere miglia e miglia di distanza fra di loro; e non sarebbe stato facile neanche in questo caso.
I quattro fratelli più piccoli nel frattempo erano giunti al bivio per Sawle e si erano seduti in terra, con le gambe incrociate, in attesa dell’arrivo dei genitori; tutti tranne Clowance, ovviamente, che mai avrebbe assunto una posa tanto poco femminile rischiando di sgualcire l’abito color fiordaliso che indossava. Previdentemente aveva portato con sé un parasole, e lo faceva volteggiare in mano proteggendo la sua pelle diafana dai raggi del sole, incurante degli sfottò che come di consueto il fratello gemello le rivolgeva. Finalmente li raggiunsero anche Valentine e Julia, e nessuno dei fratelli notò quanto fossero di malumore l’uno e silenziosa l’altra. Quando Clowance era giunta allo stremo dallo stare in piedi e Harry aveva svuotato tutta la borraccia d’acqua che si era portato dietro, lamentandosi perché aveva ancora sete, apparve finalmente la diligenza proveniente dalla Capitale. Videro dunque Ross scendere per primo, assecondare con premura la discesa della moglie al suolo e, mentre il cocchiere sfilava il bagaglio dal tettuccio della carrozza, Demelza venne letteralmente sommersa dall’abbraccio dei sei ragazzi. Fu poi la volta di Ross, che strinse vigorosamente a sé i due maschi più grandi e fece volteggiare in aria Harry e Bella sommergendoli di baci. “Bentornato, papà” – gli disse Julia, dandogli un bacio sulla guancia, e lanciando uno sguardo a Valentine subito dopo, come per dirgli: “Hai visto?”
Fu poi la volta di Clowance, che era rimasta in disparte. Lei e Ross erano affini, bastava un solo sguardo per capirsi, senza tante smancerie. “Come stai, papà?” – gli chiese la biondina. “Bene, sono solo un po’  stanco. Starei meglio però se tu venissi a darmi un bacio. O sei troppo grande per questi slanci d’affetto?” Clowance era la figlia più orgogliosa e riluttante al contatto fisico, soprattutto da quanto aveva raggiunto la pubertà.
“Sono tutta sudata e piena di polvere. Ma se a te non dispiace…”
“Non desidero altro” – rispose Ross allargando le braccia.
L’allegra combriccola si incamminò poi verso Nampara. Bella aveva preso per mano Demelza e non facevano che canticchiare; Ross aveva issato Henry sulle spalle e chiacchierava con Jeremy di quanto fosse accaduto in loro assenza, sbellicandosi dalle risate per tutto ciò che riguardava Prudie e Jud; Valentine portava il bagaglio, da solo, perso nei suoi pensieri; Julia e Clowance chiudevano il gruppo e discorrevano a proposito di un cappellino che la più piccola aveva notato all’emporio di Truro, confidandosi sottovoce che sarebbe stato bello se la mamma avesse portato loro in dono qualche novità alla moda di Londra…
Giunsero a casa e i padroni di casa ricevettero i dovuti omaggi dei domestici, che avevano mostrato una discreta dose di buona volontà, rispetto al solito, in quanto la casa appariva in ordine ed un buon odore di carne arrosto proveniva dalla cucina.
Ross e Demelza salirono a rinfrescarsi in camera. Si tolsero gli abiti da viaggio e, prima di indossare quelli puliti, si lasciarono cadere entrambi sul letto, come se solo in quel momento tutta la stanchezza del viaggio si facesse sentire.
“Forse dovremmo parlare con i ragazzi, Ross” – disse ad un tratto Demelza.
“Non stasera però – rispose il marito dandole un bacio sulla fronte – lasciamo passare un paio di giorni, poi affronteremo l’argomento”.
“Spero che capiranno…” – aggiunse lei con lo sguardo crucciato.
“Sarà sicuramente così, mia cara. Ed ora, oltre al vestito, indossa il migliore dei tuoi sorrisi, perché è quello che tutti si aspettano da te! Coraggio!”
Demelza gli strinse una mano e gli sorrise. Suo marito aveva ragione come sempre: non era il tempo delle preoccupazioni: era tempo di festeggiare il loro ritorno a casa.

 
  
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