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Autore: queenjane    10/04/2022    2 recensioni
Su Elisabetta F., sorella della zarina Alessandra, moglie, madre adottiva, monaca e santa, vari pezzi della sua vita, alternando i registri narrativi, buona lettura.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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I matrimoni e i loro molteplici effetti, riflettevi.
Il primo, tra i tuoi genitori, Ludwig von Hesse und Rhein e  Alice d’Inghilterra.

Correva il luglio 1862, appena sei mesi erano trascorsi dalla morte del Principe consorte, Alberto di Sassonia Coburgo, marito, nonché primo cugino, di Vittoria, regina della verde Inghilterra. Una cerimonia  che pareva un funerale, la sposa aveva lasciato gli scuri abiti da lutto giusto per il rito, appena usciti dalla chiesa si era scatenato un temporale, molti vi videro un preludio di sventura.

La corte degli Assia non era ricca,  le continue guerre ne ridussero ancora di più le sostanze, per contrappasso la famiglia granducale era in continua crescita, i soldi mancavano. Per risparmiare,  Alice allattava lei stessa i suoi bambini, riciclava i vestiti e faceva fare i bagni in acqua fredda ai figli, non concedeva mollezze, come educazione in generale, facendo di necessità virtù nel particolare, non vi era nemmeno un centesimo da scialare.
 
Dura e inflessibile, sosteneva che la vita era fatta di doveri, non di piaceri,  la felicità non appartiene a questo mondo.
La sesta figlia, Alix, aveva solo un anno nel 1873, quando un suo bambino, teneramente detto Frittie, era morto a  36 mesi, per “il morbo reale”, l’emofilia.
E  tale morte ossessionò, aveva ossessionato Alice, che non si era ripresa da quel disastro. Intanto Luois rimaneva farfallone e distratto, si faceva vanto di leggere poco e scrivere meno ancora, in compenso adorava lo sherry, le Norfolk jackets ed i cavalli,  e parlava di politica, argomento aborrito dalla suocera.

Ricordavi l’orgoglio di  Alice  di definirsi colta, era atea, o quasi, adorava il teologo Strauss, era rigida e altezzosa, a disagio in pubblico, tutti difetti che erano peggiorati quando .. nel 1877 Luigi era diventato granduca.

Nel novembre 1878 tutti i fratelli, tranne te, si erano ammalati di difterite, come il granduca padre, la piccolina, May, era morta per il morbo di cui sopra, come Alice.  
Mancava poco a Natale.
Giocattoli e regali vennero bruciati per paura del contagio, un corteo rispettoso seguì la bara avvolta nella bandiera inglese. 
L’aria profumava di fiori e neve,  destò commozione la ghirlanda di rosmarino inviata da una contadina e il mazzo di violette appassite donato da due orfane che Alice aveva aiutato.
Venne poi sepolta in una tomba raffinata disegnata da E. B. Boehm,  raffigurata a capo basso, con la figlia May tra le braccia, tutto si era perso, la disperazione come la felicità.

Gli anni erano trascorsi, con lunghi soggiorni presso la nonna Vittoria, tranquilli, di routine. Ma tua sorella Vittoria si era maritata nella primavera del 1884 con Luigi di Mountbatten, vostro padre si era risposato  pochi giorni prima con una russa divorziata, di credo ortodosso, già sua amante. Alessandra Von Kolemine, uno scandalo da far tremare i polsi, anche se era un matrimonio morganatico, di affetto, il divorzio fu rapido, Vittoria non accettava quella  che definiva una suprema indecenza.
Come non tollerava che tu, Elisabetta, alla fine, ti fossi fidanzata con Sergey di Russia, figlio dello zar Alessandro II, fratello dello zar regnante, Alessandro III, più grande di te, protettivo come un padre, un fratello.
Tu che eri stata oggetto di amore e poesie di Guglielmo di Prussia, futuro imperatore di Germania, a 18, 20 anni eri bellissima, dolce di carattere e con il viso armonioso.
Ella incomparabile, danzavi eterea tra fili di seta e cera, una marionetta, candide spalle e braccia sorgevano dal tuo vestito gradato nei toni del rosa ai balli, superbe le acconciature e i gesti, al pari dei tuoi sorrisi.
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Ella Rostov-Raulov, figlia di una delle preferite dame di compagnia della zarina Marie, fu tra le damigelle di onore di Elisabetta d’Assia, sposa nel 1884 del fratello dello zar, Sergei Aleksandrovic Romanov, insieme alla sorellina di lei, Alix, poi diventata Alessandra Feodorovna.
Nicky, lo zarevic,  e Alix si conobbero in tale occasione, lei aveva dodici anni, lui  sedici
Elisabetta sposò il granduca Sergio nella cappella del Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo, in un festivo, glorioso giorno d'estate e fontane sorgive, la sua sorellina era vestita di bianca mussola, una acconciatura di rose sulla testa. Come Ella, anche lei aveva un vestito simile con tale mise, lo zarevic le guardò entrambe, divorandole con gli occhi, sopraffatto dalla loro avvenenza.
Alix disegnava abiti da sposa nel suo diario, lei era la sposina, Nicky annotava  che, in ogni occasione, si sedeva vicino a lui, giocando e correndo nel giardino, scambiando fiori e parole, gite in  barca e dolci sussurri, un idillio tra adolescenti, scrivendo addirittura i loro nomi sulla mensola di una finestra, con la punta di un diamante. Si amavano, scarabocchiò Nicola
 
 Vladimir Dzhunkovsky, uno degli aiutanti del granduca Sergei Alexandrovich, nelle sue successive memorie scrisse che, durante il servizio della cerimonia, Alix gli causò una piacevole impressione, singhiozzando forte, forse isterica, le lacrime che scorrevano dagli occhi e nessuno la calmava, non vi riusciva alcuno.
 

Gli anni passarono, in un battito di ciglia, strano che arrivassero e passassero, ironici senza che tu avessi figli tuoi.
Nicky  era cresciuto, giovane e snello, con appena un accenno di barba, ora prestava servizio negli ussari, con Aleksander e Pietr, rispettivamente fratello e cugina di Ella Rostov-Raulov,  cene e balli e feste, un flirt con la ballerina Ksensiskya e via dicendo.. Le sbornie erano solenni e rinomate, giocavano ai lupi, ovvero i giovani ufficiali pascolavano a carponi nelle sere estive, lappando le botti di vino e chiaretto che i premurosi valletti rovesciavano loro addosso. Il risultato erano inaudite sbornie e emicranie il giorno successivo. 
Nel 1889 lo zarevic aveva ritrovato Alix d’Assia, alta, sottile e avvenente, dai bei capelli color oro fulvo, che soggiornava di nuovo in Russia, dalla sorella, ma quel crescente e rinnovato affetto incontrava l’ostilità dell’imperatrice madre, che disapprovava, un conto gli sfoghi ed i flirt giovanili, altro le nozze dell’erede al trono, che ben  poteva trovare di meglio rispetto alla figlia timida e sgraziata di un oscuro granduca... In termini di rango e prestigio.. Meglio puntare a una principessa tedesca, della casa di Hohenzollen, a Elena d'Orleans, figlia del conte di Parigi che a quella tedescuccia.
Nicky pensava alla ballerina, a Alix e … alla principessa Ella Rostov-Raulov, scoprendosi “infiammabile”, e rifletteva sulla stranezza del cuore umano, che oscillava come un periscopio.
Era giovane e lo zar suo padre lo preparava poco ai futuri compiti, il Grand Tour, compiuto nel 1890 fu una occasione di svago in Oriente, vi furono molte bisbocce ma poco studio, un gioco goliardico, non la seria osservazione sui luoghi e i costumi di Sasha Rostv-Raulov, il nomignolo di Alexander, quello di R-R, che era uno studioso, pur se gaudente.
In Giappone, lo zarevic fu vittima di un tentativo di agguato, da cui ricavò una cicatrice sulla fronte e una eterna antipatia per i musi gialli, una definizione spregiativa per i giapponesi.
 
Intanto, Nicholas era assorto dalla grande questione, dalla sua innamorata tedesca, pensava che tutto si sarebbe risolto, avrebbe avuto la sua favola con relativo lieto fine e Alix d’Assia, una vita di balli e fili di seta.
Gli zar non avrebbero sempre negato il loro consenso e lei non si era ancora fidanzata con nessuno, molte principesse tedesche avevano sposato un Romanov, cambiando religione, era legge che la zarina fosse di credo ortodosso.
 
Ella si prestava a fare da tramite nella corrispondenza tra i due giovani.
Ancora non aveva avuto figli,aveva perso tante cose e ancora quella gioia della vita non era giunta.
Suo marito ammirava la sua vita sottile, la grazia con cui sorbiva una tazza di cioccolata, le sue labbra dolci e piene che baciava, sapeva di cacao, la consistenza perfetta della sua carnagione. Era squisita, come il suo profilo, come la primavera che si apriva dinanzi alle finestre del loro palazzo. Ognuno dei due non voleva abbandonare il proprio piccolo mondo, un figlio non sarebbe mai giunto, vane le illusioni e le bugie che si raccontavano l’uno all’altra.

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Nel novembre 1894, Nicky e Alix si erano sposati, rifletteva Ella, lui era diventato zar per il decesso del padre, lei imperatrice per il matrimonio.
Una coppia innamorata, stupenda e passionale, benedetta l’anno dopo dalla nascita di una bimba, Olga.
Ecco una favola, la principessa in attesa aveva sposato il suo principe.
E una tragedia che aveva funestato gli inizi del regno, nel 1896.
Nel mese di maggio 1896 si svolgeva la solenne incoronazione a Mosca, la cerimonia dentro il Cremlino fu di superba bellezza e lusso.
Era la completa assunzione al trono, l’investitura di forma, dopo quella di sostanza al momento della morte di Alessandro III.
La cattedrale dell’Assunzione rutilava di ori e icone, di una folla abbigliata in modo splendido, che resistette circa cinque ore, il tempo dell’elaborata celebrazione, tra salmi e prediche, le fiammelle delle candele vorticavano sospinte dai palpiti d’aria come l’incenso che saliva dai turiboli, gli zar erano commossi mentre venivano cinti della sacra corona.
Erano  i signori della Russia, incoronati, gli unti del Signore, solo Dio e gli angeli erano loro superiori, avvolti da porpora e ermellino parevano divinità, ieratiche e perfetti nei volti e le espressioni. Tale sensazione si era avuta la sera prima, quando Alix, affacciatisi al balcone per salutare la folla, ricevette un mazzo di fiori dai notabili. Quando lo aveva preso in mano, un congegno nascosto aveva inviato un messaggio alla centrale elettrica di Mosca, che rispose inviando la corrente a tutte le lampadine, rosse, verdi, viola e blu, poste su ogni albero, cupola e cornicione, così che tutte le luci si accesero, stelle palpitanti, la città a festa illuminata solo per LEI.

Venne tenuto un imponente banchetto per i nobili e i dignitari, mentre quello per il popolo era stato organizzato nei pressi della spianata di Chodynka, usata come luogo di esercitazioni militari, quindi ricco di buche e fossati.
Erano stati allestiti teatri, grandi buffet per recare i cibi e i doni dell’incoronazione, 20 spacci pubblici per le bevande, insomma una grande fiera,  ma la sera che precedeva il banchetto per il pubblico era circolata nel popolo la voce che i doni commemorativi non sarebbero bastati per tutti, quindi la folla cominciò a radunarsi per essere in prima fila fin dai primi bagliori dell’alba.
Da una cronaca di quei giorni "Una forza di polizia composta da circa 1800 persone non riuscì a mantenere l'ordine pubblico e sfollare quanti si erano radunati. L'ondata di panico che si verificò non durò più di quindici minuti nei quali 1 389 persone furono calpestate a morte e all'incirca 1 300 furono ferite.”
Lo  zar dichiarò che non si sarebbe presentato al ballo organizzato per quella sera presso l’ambasciata francese, ma gli zii paterni, lo convinsero a parteciparvi ugualmente per non offendere il diplomatico di Parigi. Alla fine,Nicola II si arrese.

Il commento di Witte, ministro di lungo corso: «Noi ci aspettavamo che la festa venisse annullata. Invece essa ebbe luogo come se nulla fosse accaduto e le danze vennero aperte dalle Loro Maestà ballando una quadriglia. Fu una serata infausta: l'imperatrice appariva sofferente e l'ambasciatore britannico ne informò la regina Vittoria.”
Molti russi ritennero che il disastro del campo di Chodynka fosse un presagio del fatto che il regno sarebbe stato infelice; altri, usarono la tragedia per rimarcare la spietatezza dell'autocrazia e  la superficialità del giovane zar e della sua "consorte tedesca".
Principiarono a chiamare l’imperatore "Nicholas the Bloody", ovvero Nicola il Sanguinario.
Un regno cominciato nel sangue si sarebbe concluso nel martirio e nella tragedia, riecheggiando un luogo comune.
La tragedia della Chodynka si sarebbe potuta evitare, nel 1883, quando nello stesso luogo si erano tenute le feste per l’ascesa al trono di Alessandro III, erano morte 32 persone, ma gli organizzatori avevano ignorato quel precedente, organizzatori che erano il ministro della Corte imperiale e il granduca Sergio, marito di Ella.
Il ministro diede le dimissioni, Sergio no, che era troppo imparentato con la famiglia dello zar. Sua moglie Ella era la sorella della zarina, erano zio e nipoti e cognati. Le malelingue si sprecarono, come vespe.
*****
 
 
 
Sono passati gli anni, annoto, dal mio matrimonio non ho avuto figli, mi sono dedicata al noblesse oblige, la carità, a essere perfetta e ordinata, la religione il mio baluardo.
Con Sergio dormiamo da tempo immemore in stanze separate.



Il dolce vento di settembre batte sulle gote, è il 1904, il 12 agosto è nato il tanto agognato erede al trono di  Russia,  per Alix è  il suo miracolo, Alessio, Alessio Nicolevic Romanov, zarevic di tutte le Russie, erede di un sesto del globo.. Che tengo tra le braccia, un prodigio, una gioia.  Sono goffa, il bambino sbava, non so come tenerlo, lo amo a distanza, è stupendo, lo sguardo vivace, gli occhi chiari e incantati, il colorito roseo.
Sullo sfondo percepisco Catherine che scalpita. Nata nello stesso anno di Olga, il 1895, è sua amica, compagna di confidenze e giochi “Lei e Olenka paiono più sorelle di lei e Tata” Olga è nata nel novembre 1895, Tatiana nel maggio 1897, 18 mesi le separano, Alix le veste uguali, vuole che condividano abiti, giocattoli, piccole abitudini, come Marie e Anastasia, the big pair and the little pair. Tranne che la preferenza di Olga va a Catherine e viceversa, si intendono in un battito di ciglia. Cat, come la chiama Olga, è la figlia di Ella Rostov-Raulov, prediletta dama  della zarina Marie, Nicola è stato il suo padrino di battesimo, se la porta in palmo di mano
“Lasciale fare, Alix, sono amiche. Sorelle “ lei deglutisce su quella parola. Potente e riduttiva. Sorella. Amica.. Catherine ha gli occhi e i capelli scuri, riflessi di onice nelle iridi, di rame nelle ciocche raccolte, è perfetta, innocente, con un dolce sorriso “Sono bambine, non le trascinare nelle cose degli adulti” Nelle loro perse battaglie,  Alix non sopporta sua suocera e chi la circonda, i loro screzi fin dai primi mesi di nozze sono diventati leggendari, nessuna delle due cedeva e .. Alix più di ogni altra cosa al mondo  adora Nicola, lo vorrebbe rinchiudere nel suo piccolo mondo, nelle stanze private, ma non sono una comune coppia borghese, gli piaccia o meno, sono i sovrani di Russia, gli unti del Signore, con precisi doveri, non si possono nascondere dietro i cancelli del palazzo di Alessandro.
La collera come un veleno..
Cosa dobbiamo fare? Chi cerchiamo?
Intanto Alessio ride tra le braccia di Catherine, ha smesso di agitarsi, si sente al sicuro, lei gli sussurra qualcosa, la testolina di lui contro la spalla di lei, gli occhi azzurri di lei si incastrano in quelli scuri di lei, ride, un suono dolce come le onde del mare.
 
*** ***
 
 
Mi hanno definito una santa, una militante martire.
Nel 1905 mio marito Sergio è morto per le lesioni di un attentato, lei aveva pregato per l’anima dell’anarchico.
Una sorella di misericordia, dopo la tragedia volli diventare una suora, fondando  un apposito ordine che si occupava di orfani, dopo avere fatto le prove generali.
 
Dimitri Paulovic Romanov era un cugino di Alessio e compagnia, figlio del granduca Paolo, appunto, e di Alessandra di Grecia, era nato prematuro e sua madre era morta di parto. Il padre, abbattuto dal dolore, aveva lasciato che il bimbo e la sorella più grande, Marie, venissero allevati dal granduca Sergio (zio di Nicola II) e sua moglie Ella, riprendendosi poi alla grande, che impalmò una donna bellissima, peccato che lei fosse una borghese.  Per l’ostracismo della corte e rivestire i panni del martire, scelse la via dell’esilio a Parigi, i due ragazzini di fatto erano orfani, di entrambi i genitori, e lo divennero poi tripli e poi quadrupli. Infatti, il granduca Sergio, loro padre putativo, morì in quel disastroso attentato nel 1905, e la sua vedova si ritirò dal mondo, fondando un convento e divenendone madre badessa, dedicandosi alle opere di carità e agli orfani in generale e non a due particolari, ovvero Dimitri e sua sorella.
Le opere e i giorni, amo il generale e non il particolare.
Catherine R-R ama Alessio, sempre e viceversa. 
Mi sono fatta suora per egoismo, non carità, lo so, ho venduto gioielli e proprietà, per fondare il mio convento “Santa Maria e Santa Marta” a Mosca, prego, tramo, intrigo, tutto ho lasciato, tranne l’orgoglio e il senso di sconfitta, ben celato in fondo al cuore.
*** ***
 
Ed era scoppiata la guerra, nel 1914, si dedicava con maggiore zelo alle opere di fede, carità e perseveranza, continuando a non capire sua sorella, la zarina, che si circondava di ignoranti e sibariti, specie un siberiano, Rasputin, dissoluto e lascivo, le cui preghiere parevano dare sollievo al fragile zarevic.
Forse soffriva di emofilia, Ella non lo sapeva, lei e sua sorella si erano allontanate, l’affetto era rimasto nella forma, la sostanza era ormai mutata  in modo irreversibile, appena una patina ricopriva il tutto.
 
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine” “.. in quel mese  di dicembre 1916 provarono in molti a convincere mia madre ad allontanare Rasputin. Alessandro Mihalovic Romanov, il marito di mia zia Xenia, chiese un privato colloquio a Papa  e venne ricevuto da entrambi, gli chiese quanto sopra e Mamma lo interruppe. Idem per la principessa Palej o la granduchessa Vittoria Melita, la moglie di Cirillo, a prescindere che non la poteva vedere per i loro trascorsi, il divorzio dallo zio Ernie, suo primo marito, oltre che le successive nozze con Cirillo. Ma il colloquio più straziante è stato con mia zia Ella, era venuta apposta dal suo convento di Mosca, dove si era ritirata dopo la morte del marito, dedicandosi alle opere buone e alla preghiera. Doveva rimanere qualche giorno. Il loro affetto era grande, è stato al matrimonio di lei che i miei genitori si sono incontrati, a casa di lei che Mamma ha soggiornato per la prima volta in Russia, l’ha sempre amata, consigliata, aiutata.  Appena giunta a Carskoe, nella mauve room, ha affrontato il discorso, chiedendole di allontanare R., per il bene della Russia e della famiglia. L’ha interrotta subito, chiedendole di non insistere in quei discorsi, che erano solo calunnie. Ha insistito e Lei le ha detto di finirla, un ordine tassativo “E’ inutile che sia venuta allora” “Sì..””Avrei fatto meglio a non venire..” “Sì..” è andata via alcune ore dopo, l’abbiamo scortata alla stazione, comprendendo che qualcosa si era rotto per sempre tra  loro..”


Le due sorelle non si sarebbero più incontrate.

 
*** ***
 
 
Rasputin era morto assassinato nel dicembre 1916, nel marzo 1917 lo zar aveva abdicato, lo avevano arrestato, lui e sua sorella Alix, insieme alla famiglia, arresti domiciliari, mandandoli poi in Siberia, lo stesso era toccato a lei nella primavera nella primavera del 1918, dal suo convento di Mosca la avevano mandata negli Urali.
Da una lettera di Maria Romanov  a sua zia Ella, maggio 1918, per la Pasqua ortodossa ”E’ risorto! Ti baciamo, cara, tre volte, grazie per le cartoline, il caffè e la cioccolata! Mamma ha preso con piacere, appunto, una tazza del caffè che le hai inviato, le fa bene per le sue emicranie. Abbiamo saputo dai giornali che dal tuo convento(di Mosca i bolscevichi) ti hanno spostato a Perm.. Il mio indirizzo è Ekaterinburg, Comitato Regionale Esecutivo, al Comandante. Un bacio ..”
Sul giornale  “Le Matin” a Parigi, del 20 luglio 1918, si parlava della fucilazione dello zar, che lo zarevic e sua moglie erano stati portati via, nessun accenno alle figlie, le voci di terza e quarta mano che raccolsero i bianchi, quando espugnarono Ekaterinburg furono che erano tutti morti, la famiglia e quattro servitori, la casa era vuota,  la cantina piena di sangue e buchi dei proiettili. Vennero condotte delle inchieste. Informazioni frammentarie li davano tutti deceduti, al Pozzo dei Quattro Fratelli gli investigatori rinvennero  resti bruciati di scarpe, vestiti, schegge di gioielli e altro ancora che vennero ricondotti alla famiglia imperiale.
E non solo loro, se possibile la fine della sorella della zarina e di chi con lei era stata ancora più terrificante.
 
 Nell’aprile del 1918, un gruppo di bolscevichi aveva portato Ella dal suo convento di Mosca a Perm. Vedova dal 1905, si era dedicata alle opere di fede e carità, prendendo i voti. La accompagnava una delle sue consorelle, Barbara. A Perm, oltre a loro due imprigionate vi erano anche il granduca Sergio Mihajlovic, Igor, Ivan Costantino, i figli del granduca Costantino, ed il principe Vladimir Palej, figlio del granduca Paolo, nato dalle sue seconde nozze morganatiche. Da Perm li trasferirono poi a Alapaevsk, una città che distava 60 chilometri da Ekaterinburg, il 18 luglio 1918 vennero prelevati e portati via, fino a un pozzo isolato nella foresta, scortati da una divisione armata fino ai denti di rossi.
E… Lei aveva cantato la sua aria preferita, “Il Cherubino
Li avevano gettati vivi nel pozzo, tutti, per sicurezza avevano buttato delle granate.
“… non sono morti subito, per alcuni giorni è sentito un canto che proveniva dalle viscere della terra, non li hanno soccorsi per tema che i rossi tornassero e ammazzassero pure loro”
 “E’ giunta l’armata bianca, hanno estratto i corpi e fatto l’autopsia. Ella Feodorovna ha usato un pezzo del suo velo  per bendare una ferita di Ivan Costantinovic, suo fratello Costantino  ha mangiato la terra..”raccontò uno dei soldati, incredulo.
Dopo ore o giorni erano scomparsi tutti, per l’ipotermia, le lesioni o la fame.



L’armata Bianca ne aveva condotto via i resti, oggi riposano a Gerusalemme, nella chiesa di Maria Maddalena, sul monte degli Ulivi.
Elisabeth fu canonizzata dalla Chiesa Ortodossa in Esilio nel 1981 a New York, nel 1992 il patriarcato di Mosca le tributò il titolo di Santa Martire Elizabeth Feodorovna.
La sua statua è una delle 20 dei martiri di tutto il mondo che sono rappresentate nella Great West Door dell’Abbazia di Westmister.
Una sua scultura è stata eretta nel giardino del suo convento a Mosca, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’iscrizione recita "To the Grand Duchess Elizabeth Feodorovna: With Repentance”.
 
   
 
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