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Autore: Pawa    15/04/2022    4 recensioni
CAPITOLO I:
“...chissà cosa direbbero di me se la mia vita fosse andata bene e fossi ancora a Flevance...”
CAPITOLO V:
“Law?” Avrebbe voluto dire “Captain”, ma non era sicura che lui si ricordasse di esserlo.
Il medico si era voltato e i cuori di Hearts e Mugiwara si erano stretti terribilmente, atrocemente. //...
Quello era il dottor Trafalgar, ma non quello che cercavano.
TRAMA:
Artigiano del destino o membro della D.
Colui che lascia un segno nella storia del mondo.
Ma nessuno ha mai riflettuto su quanto i detentori della D siano fondamentali, nel bene o nel male.
I Mugiwara e i Pirati Heart combinano un casino, esasperano Law, e lo portano a pronunciare parole di cui si pente subito, sebbene ignaro delle conseguenze.
Le due ciurme si ritrovano in un mondo che pare non aver mai conosciuto il Chirurgo della Morte.
Idolatra invece il dottor Trafalgar Law, di Flevance, che trovò la cura al famigerato Piombo Ambrato e da allora continua a compiere miracoli medici, lontano dal mare e dall'ombra di una bandiera nera.
NOTE:
Il titolo presenta una licenza poetica; latino corretto dovrebbe essere: “Fatum dominum”, ma preferivo “mastro” a “maestro”.
TRA I PERSONAGGI: ABITANTI DI FLEVANCE.
Genere: Introspettivo, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nico Robin, Pirati Heart, Trafalgar Lamy, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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°°Fatum Mastro°°

 
Capitolo III
- Controsenso -



 


 Non c'erano molte ipotesi che potessero giustificare sia quella giornata illogica sia,
soprattutto, le parole che Pirati Heart e Cappello di Paglia avevano appena udito, ma qualche droga pesante e andata a male, assunta su costrizione e in un momento di cui nessuno aveva memoria, poteva essere una tesi plausibile.
Perlomeno Penguin non sapeva in che altro modo spiegare tutto ciò a cui stava assistendo a fatica.

Lui amava il proprio capitano. Law era la sua famiglia, la sua vita, e sempre Penguin difendeva il suo nome e il suo onore, ma certo non si aspettava che a fare lo stesso potesse essere pure la Marina.
Insomma... perché avrebbe dovuto?
Loro erano nemici, e Law ne aveva combinati di disastri a discapito del corpo militare. Aveva rovesciato l'equilibrio mondiale a partire da quella sua bravata a Punk Hazard, culminando con la guerra di Wano, e solo perché quell'evento aveva fatto vendere più stampe dei giornali, non significava che fosse il casino peggiore scatenato dal dottore degli Hearts.
Certo, il Chirurgo della Morte era effettivamente stimato come medico perfino dal Governo, ma nessuno che lavorava sotto la bandiera bianca e blu osava ammetterlo ad alta voce, figuriamoci difenderlo in qualche modo.

Perciò, cosa minchia stava ringhiando quel viceammiraglio?

Penguin non sapeva se prenderlo a pugni perché probabilmente era tutta una grande presa per il culo, se spaccargli la faccia perché quel verme non aveva diritto a nominare Law, o se fargli mangiare i denti perché lo stava mandando fuori di testa.

Shachi aveva deciso per lui, e con un balzo aveva agguantato il soldato, afferrandolo per il colletto della camicia e costringendolo a piegarsi in avanti, data la differenza di altezza, facendolo quasi cadere.
“Cosa cazzo stai dicendo?!”

A un passante la reazione furiosa del rosso sarebbe sicuramente parsa insensata, d'altronde il marine non aveva certo insultato qualcuno, ma ogni singolo pirata lì presente era totalmente dalla parte del compagno. Se quella era una farsa, era tempo che finisse. Non era affatto divertente, non dopo la giornata appena trascorsa.

I sottoposti avevano prontamente impugnato i fucili, tolto la sicura, e li avevano puntati verso il corsaro di Swallow Island per soccorrere il proprio ufficiale. Shachi non si era fatto intimorire e aveva strattonato il militare.
“Ti ho chiesto cosa diavolo stai blaterando!”

Il viceammiraglio aveva balbettato più per la sorpresa che per vero spavento, ma certo lo sguardo furente e altresì disorientato del rosso non lo aiutava a tranquillizzarsi.
“S-sei pazzo?! A cosa ti riferisci?”

Il pirata Heart aveva serrato la presa sull'altro, portando il proprio viso a pochi centimetri da quello turbato del nemico.
“Che cazzate stai sparando su Trafalgar Law?”

Quel nome, per qualche motivo, pareva aver riscosso i soldati. L'ufficiale aveva spintonato via il pirata, raddrizzando la schiena immediatamente e dando l'ordine di fare fuoco ai propri subalterni. Questi non se l'erano fatto ripetere, ma non avevano calcolato la prontezza del resto dei corsari. Ikkaku e Masked Man avevano parato i proiettili indirizzati al compagno con l'haki dell'armatura, e quella nera corazza sembrava aver sconcertato i militari.
Uno dei soldati semplici aveva fatto un passo indietro, a denti stretti.
“Questi... non sono degli sprovveduti!”

Robin aveva osservato l'intera scena analizzando ogni azione e reazione. Non era sicura di cosa pensare, tuttavia le pareva di vedere sincera confusione sui volti degli avversari. Perché avrebbero dovuto essere perplessi se quanto stavano dicendo non fosse stato il vero? Per quanto assurdo. Forse erano solo ubriachi fradici, ma forse le loro stramberie erano collegate alla sparizione di Law. D'altro canto i due equipaggi non avevano altri indizi a cui aggrapparsi per cavarci un ragno dal buco.
L'archeologa aveva quindi incrociato le braccia con fare elegante e aveva fatto sbocciare dal terreno innumerevoli mani per immobilizzare i soldati e, allo stesso tempo, sperava pure di calmare gli alleati che erano sul punto di ammazzare i nemici.

Shachi aveva ammorbidito la presa sulla propria spada quando aveva visto i marines in pugno alla donna. Questa si era fatta avanti, ignorando le espressioni spaventate dei militari, che probabilmente non si erano aspettati l'uso dei poteri di un frutto del diavolo o forse chissà, forse non si erano aspettati quel frutto del diavolo.
“Abbiamo iniziato col piede sbagliato, dunque lasciate che lo chieda con modi gentili...” Nonostante le sue parole, aveva stretto la propria morsa, e qualche vertebra dei marines aveva scrocchiato. “cosa avete detto poco fa riguardo Trafalgar Law? E pure su Rufy Cappello di Paglia. Eravate seri?”

Il viceammiraglio aveva parlato con evidente fatica, la schiena arcuata all'indietro e tutte quelle mani sbucate dal nulla attorno al suo collo rendevano la sua voce graffiata.
“Dovrei chiedervi io se siete seri! Dove avete vissuto finora? La guerra di due anni fa ha fatto scalpore in tutto il mondo, come potete ignorarne gli eventi più cruciali?”

Nico Robin si era lasciata scappare un verso sorpreso. Anche sotto tortura quel soldato perseverava con quella storia di Rufy deceduto in battaglia? Per quanto insensato, c'era davvero il rischio che stesse dicendo sul serio.
Sì, insomma, era serio nella sua riflessa visione della realtà, indotta da stupefacenti sciolti nel rum.
“Senti, non siamo in vena di scherzi. Stai davvero affermando che Cappello di Paglia è morto?”
Per sottolineare la propria risoluzione l'ultima sopravvissuta di Ohara aveva rubato un pugnale con una mano sbocciata dal fianco del viceammiraglio, e aveva passato l'arma da una mano all'altra fino a portarla a minacciare l'occhio sbarrato del militare, la punta aguzza a pochi millimetri dall'organo colto da tremiti.

Il marine aveva preso a sudare freddo e nonostante la spavalderia che aveva dimostrato poco prima, ora stava visibilmente tremando e il suo tono squillante non poteva nascondere la sua agitazione.
“Dio santo, cosa diamine vuoi che ti dica! Leggiti un fottuto giornale, pazza furiosa!”

Uno dei soldati semplici aveva cercato di supportare il proprio superiore, anche se era perfino più spaventato, ma poteva vantare un poco di autocontrollo e furbizia in più.
“Se eravate suoi ammiratori noi non possiamo farci niente, se non ricordarvi che simpatizzare per i pirati è legalmente perseguibile! Lasciateci stare, cazzo, o dovrete vedervela con un ammiraglio. Se ci fate fuori noteranno subito la nostra sparizione.”Era riuscito ad avere la completa attenzione delle due ciurme, e deglutendo a vuoto aveva continuato quasi con sicurezza. “Se adesso ci lasciate andare ci metteremo una pietra sopra, okay? Non avrete problemi con la legge.”

L'archeologa non aveva cercato il consenso dei compagni, aveva semplicemente fatto cadere le proprie vere braccia e le altre erano scomparse di conseguenza. Come i tre militari erano stati liberati, si erano presto ricomposti e dopo un cenno del superiore, come a voler indicare che tra loro e i pirati a quel punto c'era un patto, si erano dileguati verso il molo e le numerose navi che vi erano attraccate.

“Non avrete problemi con la legge...” L'archeologa aveva mormorato quell'ultima frase quasi come un automa, immobile e apparentemente apatica, divenuta visibilmente pallida in quei pochi secondi, ma in realtà non era vuota dentro, bensì era stata svuotata.

Lei e Law erano inseguiti e perseguitati dal Governo Mondiale fin dalla tenera età. Molti dei loro amici si erano messi in seri guai già nella preadolescenza, gli altri erano divenuti criminali poco dopo.
Perfino Chopper veniva inseguito dalle forze dell'ordine e lui aveva una fama così misera e una taglia così bassa, che se fosse stato catturato la Marina non avrebbe dato un centesimo al cacciatore di taglie, ma si sarebbe fatta rimborsare.

“Robin, perché li hai lasciati andare?” Nami era riuscita a trovare la parola dopo troppi minuti di attonito silenzio, durante il quale aveva solo potuto sentire le assurdità di quei tre uomini. Aveva affiancato l'amica, toccandola sulla spalla per farla voltare. “Ci hai capito qualcosa?”

“Io...” Quello che la rossa aveva visto era stato il viso sconvolto della compagna. “Io devo riflettere. Non ne sono sicura, non voglio sbilanciarmi.”
L'insicurezza in Nico Robin era un'amara novità. Lei era il pilastro di verità e saggezza dei Mugiwara e scoprirla spaesata non preannunciava nessun lieto sviluppo per i due equipaggi.
 
***

 Si erano rifugiati nella locanda di quei due vecchi signori che Shachi e Nami
avevano già visitato. Durante la breve sosta i due rossi avevano scorto un angolo bar o ristorante. Poco importava cosa fosse nello specifico, contava solo che servisse alcolici.
Ne avevano tutti quanti bisogno.
Law era scomparso, dei marine parlavano di lui come di un bravo cittadino e Rufy era morto. Beh, Rufy era sicuramente vivo, e questo sottolineava l'insensatezza di tutta quella situazione, anche se per qualche istante l'aspirante re dei pirati aveva creduto alle parole dei marines. La sua navigatrice non gli aveva regalato un pugno per la sua idiozia solo perché era scossa tanto quanto lui.

“Robin, a cosa stai pensando?”

La donna aveva guardato Penguin da oltre il vapore della propria tisana, cortesemente corretta da qualcuno dei suoi compagni.
Aveva posato la tazza, sospirando e chiudendo gli occhi, godendosi distrattamente il calore della bevanda che si insinuava nelle sue dita. Si era presa un momento per scegliere al meglio le parole, per metterle insieme nella maniera più logica e fluida che trovasse. Era tutto così complicato che non riusciva a essere chiara neanche nella propria mente.
D'altronde stava ragionando per assurdo.

“Quello a cui stiamo assistendo mi pare un grandissimo controsenso.” Aveva fatto una pausa, decidendo che quella definizione era in assoluto la migliore. “Sentiamo frasi che sono l'esatto opposto della realtà, ma chi le pronuncia è così sicuro di quel che dice che... mi chiedo quale sia la realtà, a questo punto.”

“Cosa?” Il verso scioccato di Rufy l'aveva fatta voltare. “Stai dicendo che sono davvero morto?”

A quella stupidaggine Nami non ce l'aveva più fatta e aveva tirato un cazzotto al proprio comandante. Non era il momento per dire sciocchezze, avevano già troppi problemi.

“Ovviamente no,” Robin aveva ripreso la parola osservando intensamente la propria bevanda, come se questa avesse potuto darle le risposte che cercava. “ma per quanto surreale inizio a credere che su quest'isola la gente ne sia convinta.”

“L'intera isola?” Zoro l'aveva guardata dubbioso. Era anche più perso della compagna su quell'argomento, ma gli sembrava impossibile che un'intera isola ignorasse che Monkey D Rufy fosse ancora vivo. Era uno dei pirati più famosi e problematici di quell'epoca!

Lei si era stiracchiata sulla sedia, rivolgendosi poi a tutti i compagni per chiarire al meglio la propria congettura.
“Non solo i marines si sono comportati in modo strano. Guardate queste persone,” Aveva indicato gli altri ospiti della locanda e pure i membri dello staff. “non ci degnano di uno sguardo, non hanno fatto un singolo sussulto vedendoci arrivare. Non ci riconoscono come criminali, né noi né voi.” Aveva incrociato lo sguardo con Penguin, riferendosi perciò all'altra ciurma. “Quindi, qualunque cosa significassero quelle parole su Torao, su quest'isola sono sensate. Almeno così parrebbe.”

“Ma non ha senso!” Lo sfogo di Ikkaku era completamente condiviso dai compagni. “Quest'isola è forse stata in quarantena per due anni, o forse pure da sempre? Ma se anche fosse...” Aveva abbassato lo sguardo, completamente spaesata e pure leggermente intimorita. Voleva solo riavere il suo capitano, o quantomeno assicurarsi che stesse bene. “quei soldati non sono stanziati qui e comunque sono affiliati del Governo. Non possono ignorare certi fatti.”

“Sono d'accordo con te.” Robin era intervenuta nuovamente, la sua espressione così simile a quella della riccia. “Non trovo una vera spiegazione dietro questa...” Aveva esitato, scegliendo la parola più azzeccata. “ignoranza, passatemi il termine. Ma converrete con me che stanno accadendo cose davvero strane, e dubito che sia tutta una grande recita.”

“E se invece lo fosse?” Usopp si era intromesso con voce ferma. Di bugie lui era un esperto, e aveva riflettuto su come il Governo poteva starli prendendo per i fondelli. “Come una sorta di tranello psicologico messo in atto dalla Marina per catturarci, o qualcosa del genere. Potrebbe essersi messa d'accordo con gli abitanti di quest'isola, magari pagandoli. Forse qui fanno sempre così; tutti fingono di non conoscere i pirati che approdano, finendo per farli impazzire. E sinceramente ci stanno riuscendo.” Si era afferrato la testa, seppellendo le mani nei folti capelli.

Shachi aveva soppesato la sua idea, per poi scuotere la testa e mettere da parte il boccale di rum che lo aveva tenuto placido fino a quel momento.
“Non è del tutto impossibile, d'altronde Governo e Marina sanno essere davvero subdoli, ma... non credo sia davvero fattibile. Noi siamo pirati piuttosto pacifici. Se qui capitasse Eustass Kidd, cosa succederebbe?”

“Una strage, perché quel pazzo ci terrebbe a stabilire chi è e quanto è potente. Non si farebbe trattare da novellino o sconosciuto.” Sanji aveva risposto alla domanda retorica del rosso, prendendo una lunga boccata dalla propria sigaretta.

“Precisamente. Sarebbe inconcepibile un sacrificio del genere, quindi sarebbe più logico che nei paraggi siano nascosti ufficiali con tanto di plotoni al proprio seguito, pronti a intervenire in difesa dei civili, o sarebbe sensato pure che questi isolani siano in realtà combattenti estremamente forti, ma il mio haki dell'osservazione non percepisce nulla di tutto ciò, non so il vostro.” Aveva poi fatto un cenno col mento ai bambini che giocavano spensierati al tavolo esattamente accanto al loro, per nulla intimoriti. “E dubito che quei marmocchi siano in grado di difendersi da soli.”

“Concordo totalmente, anche se così siamo punto e a capo.” Nami si era morsa l'unghia del pollice, prendendo a riflettere. “Potrebbero aver inscenato questa farsa solo per noi, ma questo significherebbe che conoscevano le nostre coordinate, cosa di cui dubito, a meno che ci stessero pedinando da Wano. E comunque, approdare qui è stato un puro caso. L'abbiamo fatto solo per cercare Torao.”

“Allora forse ci potrebbe essere quest'isola dietro la sparizione del Captain?” Clione aveva guardato i compagni con paura ma determinazione negli occhi, stringendo i pugni. “Insomma, era incazzato e anche se è poco plausibile, potrebbe essersene andato di sua spontanea volontà dalla nave, ma non può essere scomparso senza lasciare traccia. Quindi forse è colpa degli isolani e dei marines, che poi, per disorientarci e mirare alle nostre teste, hanno inventato questa sceneggiata del Cappellaio morto e del dottor Trafalgar.”

“La dinamica funziona, è la pratica che mi lascia qualche dubbio.” Il mormorio di Bepo aveva attirato l'attenzione di tutti gli altri. “Chi è che potrebbe effettivamente rapire Trafalgar Law? Se fosse un sequestro violento, basato sulla forza fisica, intendo, credo ci siano al massimo una decina di persone al mondo in grado di attuarlo, e tra queste c'è pure Rufy. Ma non credo sia stato lui...” La sua amara ironia era stata colta da ognuno. Perfino Cappello di Paglia non l'aveva interrotto per assicurare che mai avrebbe rapito Torao, salvo che per trascinarlo da qualche parte a divertirsi. “Se invece fosse un rapimento con l'inganno, messo in atto contando sulla furbizia... beh, nominatemi una persona più intelligente del mio capitano, in grado di metterlo nel sacco, perché a me non viene in mente nessuno, mi dispiace.”

“Non ti scusare...” Aveva borbottato Penguin, col volto premuto su una mano e la voglia di vivere sottozero. “Hai ragione. Il rapimento non è probabile, così come la storia della recita. Se approdassimo su qualsiasi altra isola avremmo subito conferma che qui stanno inscenando una farsa, no? Non possono aver messo d'accordo tutto il mondo per sostenere questa balla.” Aveva assottigliato lo sguardo, corrugando le sopracciglia. “...Ma, se approdando altrove dovessimo incontrare altre persone che credono a questa storia, allora temo che dovremmo iniziare a chiederci dove siamo finiti, perché a me una realtà senza il mio Law e con Rufy morto pare un universo parallelo.”

Erano rimasti tutti in silenzio. Lo sfogo di Penguin aveva un'acida nota sarcastica, e ovviamente il mondo alternativo era irreale, ma pure la scomparsa del Chirurgo della Morte e la dipartita di Cappello di Paglia lo erano. Cosa diavolo potevano pensare, a quel punto, i due equipaggi?
Erano abituati a situazioni stravaganti e illogiche, ma c'era un limite a tutto, e qualunque stramberia affrontassero, di solito c'entravano i frutti del diavolo. Erano chiamati così proprio perché permettevano di stravolgere la realtà e la fisica, ma chi poteva aver usato un frutto del diavolo contro di loro? Per quali motivi? E come li aveva individuati in mezzo al mare? La Sunny poteva effettivamente essere stata avvistata, sebbene la sua ciurma non avesse percepito presenze in agguato, ma gli Hearts viaggiavano su un sottomarino. Anche se avevano navigato sulla superficie per un paio di giorni, solitamente erano introvabili.
Inoltre, che razza di frutto poteva permettere tutto ciò, qualunque cosa stesse succedendo? Forse era una sorta di frutto ipnotico e quella era tutta una grande illusione?

Robin avrebbe voluto rimuginarci su ancora per molto. Amava gli enigmi, ma quello la stava torturando e desiderava solo trovarvi una soluzione, tuttavia una cameriera aveva raggiunto il suo tavolo e aveva chiesto gentilmente se lei e i compagni desiderassero ordinare altro.
“Io sono a posto, grazie... ma forse potrei chiederle un giornale? Anzi, diversi giornali, se possibile.” Robin le aveva sorriso cercando di camuffare la bizzarria di quella richiesta. Un quotidiano era lecito, tanti era ambiguo.

La ragazza l'aveva infatti guardata con confusione per un breve momento, poi aveva ritrovato la propria cortesia. “Ho due diversi giornali di oggi, più quello internazionale.”

“Li gradirei tutti e tre, e una curiosità: conservate anche gli articoli di anni fa? Magari quelli relativi a fatti importanti.”

“Sembra una richiesta piuttosto specifica, la sua.”
Una voce roca eppure dolce aveva fatto voltare l'archeologa verso il bancone del bar. Il vecchio proprietario stava pulendo dei bicchieri e le sorrideva placido.
“A cosa mira, esattamente? Forse posso aiutarla. Mia moglie mi costringe a conservare la maggior parte dei quotidiani da almeno una decina d'anni. Dice che così forse mi ricordo qualcosa in più del mio nome, ma è lei quella dalla memoria corta! Stamattina mi ha fatto il caffè latte, sostenendo che è il mio preferito. Ma io bevo caffè nero da tutta la vita!”

Ai pirati era scappato un piccolo sorriso, mentre l'ultima sopravvissuta di Ohara aveva girato la sedia per poter guardare negli occhi il locandiere. “Salvo per la sua colazione di stamane, sua moglie potrebbe aver fatto la cosa giusta! Sarei interessata ai giornali di due anni fa.”

“Due anni fa, eh...” L'anziano si era massaggiato la grigia barba così in contrasto con la pelle scura, e aveva annuito con fare sapiente. “Vuole qualcosa di particolare, o vado sul sicuro con la Guerra dei Vertici?”

Robin aveva sorriso. Forse era troppo semplice, ma forse poteva avere le informazioni che cercava.
Aveva atteso dieci minuti scarsi prima che il proprietario del posto tornasse con una modesta pila di giornali sotto l'esile braccio. Era un uomo piccolino, ma sgambettava velocemente e l'archeologa quasi non aveva fatto in tempo a scorgerlo sulla soglia, che questi gli aveva porto i quotidiani sotto il naso. Li aveva presi ringraziando il locandiere e li aveva subito aperti.
Le notizie relative alla guerra prendevano tutte le prime pagine, cosa che non stupiva affatto la donna.
La foto in bianco e nero che ritraeva il corpo senza vita di Mokey D Rufy era ciò che non si era davvero aspettata. O meglio, lo aveva sospettato, a quel punto, ma era talmente insensata anche solo l'idea che non aveva potuto realmente crederci. Ora invece la realtà, qualunque realtà fosse, l'aveva sbattuta in faccia. Robin era passata da un'edizione a un'altra, ma anche se gli articoli erano scritti da diversi giornalisti e stampati da differenti case editrici, riportavano le stesse notizie. La sconfitta dei pirati, che hanno subito numerose perdite, tra cui l'esordiente supernovellino Mokey D Rufy detto Cappello di Paglia. L'archeologa aveva riesumato l'ipotesi che quella situazione fosse una recita solo per un istante, incapace di trovare altra spiegazione, ma poi aveva osservato le pagine spiegazzate, annerite laddove molteplici mani avevano trascinato l'inchiostro della stampa in giro per i fogli, e ingiallite altrove. Alcune macchie di umidità sbiadivano o scioglievano le parole.
Quei giornali erano vecchi. Vecchi di almeno due anni ed erano tipici quotidiani esposti alle intemperie del mare. Erano stati portati dai gabbiani postino e poi erano girati per innumerevoli mesi finché il locandiere non li aveva messi da parte. Non potevano essere delle stampe recenti, atte a dar credito alla messinscena ipotizzata da Usopp. Sicuramente non era plausibile che tale piano fosse stato ideato due anni prima e che quindi quei giornali contraffatti fossero stati stampati all'epoca, perché a quei tempi Rufy era famoso, ma solo un esordiente. Era il minore dei mali tra i criminali radunati a Marineford, perciò non avrebbe potuto essere preso di mira. Non c'era motivo. Inoltre non aveva legami con Torao, quindi nessuno avrebbe potuto progettare a lungo termine una trappola mentale contro le loro due ciurme.

In qualche modo quella situazione aveva ricordato a Robin le condizioni in cui versava la cabina di Law; mobilia vecchia e impolverata, come se fosse rimasta inutilizzata per anni. Doveva essere una montatura, perché fino al giorno prima quella era la camera da letto di Law, eppure era autentica. Concreta.
Era solo Nico Robin a vedere la similitudine? Aveva alzato lo sguardo sui Pirati Heart per cercare conferme, loro erano solitamente più in sintonia con lei rispetto la propria ciurma, ma con la coda dell'occhio aveva scorto i propri compagni guardare sconcertati le foto di Rufy morto. Il loro capitano aveva preso un giornale. Sarebbe stata una visione comica in circostanze normali, poiché lui si interessava ai quotidiani giusto quando gli aumentavano la taglia sulla testa, ma stavolta non c'erano schiamazzi né sorrisi. Rufy era serio e con fare causale ma quieto passava il dito su una di quelle sinistre immagini di se stesso.

Nami lo guardava intenerita. Gli faceva pena. L'amico doveva star ricordando delle vicende terribili di quel giorno e a quelle si aggiungevano, ora, quelle assurde foto del suo cadavere. L'aspirante re dei pirati, però, aveva sorpreso lei e il resto dei corsari, perché non era al suo amato fratello che pensava o a quello che era successo, e l'aveva presto rivelato.
“Questa...” Aveva delicatamente accarezzato l'enorme buco sanguinolento che squarciava il petto del Rufy nella foto. “è la ferita che mi ha procurato Akainu. Sarei morto se non fosse stato per Torao. E ora Torao non c'è, e io sono morto.”

Non aveva elaborato una frase eccezionale, ma c'era dietro un profondo ragionamento, e gli altri lo avevano colto. Era solo grazie a Law se Rufy era sopravvissuto alla guerra, e lo stesso valeva per Jimbee, le cui foto del corpo inanime erano giusto qualche pagina dopo quelle del suo capitano. Ora che Law era sparito e secondo la Marina, per qualche motivo, non era un pirata, Monkey D Rufy e l'uomo pesce erano deceduti.

Era a dir poco surreale, ma aveva senso. C'era logica nell'assurdità di tutta quella giornata.
Se si ostacola a monte la fonte, a valle non arriva l'acqua. Il Chirurgo della Morte era stato la fonte di salvezza di due dei Mugiwara, tutta la loro vita da allora era dipesa dal medico, perché era stato in conseguenza al suo intervento se avevano potuto vivere. Ma se Law non ci fosse stato, sarebbero morti.
La domanda, a quel punto, era una sola: com'era possibile che Law non c'era stato, se invece era proprio stato lui a trarre in salvo capitano e timoniere dei Capello di Paglia?

In qualche modo pareva che Law non fosse mai andato a Marineford, e da quell'unica decisione erano dipese a cascata un miriade di altre cose che avevano inciso sulla storia del mondo. Quantomeno, così sembrava quel giorno e su quell'isola.

L'aspirante re dei pirati aveva ripiegato il giornale, mettendolo da parte e distogliendo lo sguardo da altri che parlavano di come la sua ciurma, dopo Marineford, si fosse definitivamente disgregata. Rufy aveva un'aria perplessa, il che era strano per lui. Non era il tipo che si faceva troppe paturnie o che prendeva a riflettere, ma in quelle circostanze non poteva riderci su come faceva sempre. Era preoccupato sia per tutte quelle incongruenze con la realtà a cui era abituato sia, soprattutto, per Torao.
Perché era sparito e perché quei giornali, implicitamente, confermavano la sua sparizione?

Il ragazzo di gomma si era ridestato dai propri pensieri sentendo qualcuno che sfogliava altri giornali. Aveva rialzato lo sguardo per vedere la propria archeologa che scrutava attenta dei quotidiani molto più recenti. Dovevano essere quelli del giorno che le aveva portato la cameriera.
“Dicono qualcosa di utile?”

Robin aveva incrociato lo sguardo del proprio capitano, vagamente sorpresa che si stesse interessando alle sue ricerche, ma in fondo sapeva che Rufy poteva essere perspicace e profondo se di mezzo c'erano i suoi amici, e in quella situazione c'erano di mezzo tutti loro.
“Nessuna notizia che ci riguarda... non direttamente, perlomeno. Come sempre ci sono diversi articoli sui pirati contemporanei più famosi, ma direi che è questa pagina a interessarci.” Aveva voltato il giornale verso il resto del tavolo, permettendo agli altri di leggere un titolo che riportava due sinistri nomi di cui, ormai, nessuno doveva più sentir parlare. Doflamingo e Kaido. Robin aveva poi richiuso il quotidiano con un sonoro schiaffo, corrucciandosi e reggendosi la fronte con una mano. “Non serve che leggiate, parla solo di alcuni loschi affari che quei due portano avanti. Il punto non è questo. Il punto è che quei due sono vivi, vegeti e non sono mai caduti. Il che è coerente con quello che sta succedendo qui, ma è l'esatto opposto della nostra realtà!”

L'archeologa era stanca, disorientata e avvilita, e lei era la più calma e intelligente del gruppo in assenza di Law, quindi vederla in quelle condizioni era ancor più amareggiante.
Nami aveva girato le pagine di un altro paio di riviste, ma poi le aveva allontanate da sé. Leggerle era peggio, confondevano solo di più, quindi aveva preso un respiro profondo e aveva scelto di adottare la tecnica preferita del suo comandante: essere diretta, ma forse un po' meno ingenuamente di come avrebbe fatto Rufy.
Aveva fatto un cenno alla cameriera, che si era avvicinata.

“I giornali vi sono stati utili?”

La pirata si era sforzata di sorridere a quella domanda, annuendo distrattamente.
“Sicuramente ci hanno dato diverse informazioni, ma sa come funziona: i dettagli più succulenti girano di bocca in bocca.” Aveva visto la ragazza sorridere come in segno di consenso. “Ebbene, ho adocchiato una notizia che mi ha lasciata di stucco. Doflamingo non era stato sconfitto? Così avevo sentito dire, e ora invece lo vedo ricomparire in prima pagina...” Aveva lasciato volutamente la frase in sospeso, facendo la finta tonta sull'argomento. La realtà prevedeva la sconfitta dell'ex Drago Celeste per opera di quei pazzi supernovellini che si erano alleati, ma in quella illusione o recita o verità alternativa che fosse, pareva non essere andata così.

La cameriera aveva distolto lo sguardo, portandolo in alto, in un gesto istintivo che sempre compiva quando prendeva a riflettere.
“Se non sbaglio qualche tempo fa qualcuno tentò una rivolta sulla sua isola, ma è stata subito debellata. Ha fatto bene a parlarmene perché non so neanche se quell'attentato abbia fatto abbastanza scalpore da raggiungere la stampa, quindi non credo troverà molte notizie in giro. In effetti, credo che lo sappiamo solo noi abitanti del Nuovo Mondo più vicini a Dressrosa.”

L'interesse delle due ciurme si era subito aizzato.
Altri controsensi.
La faccenda s'intricava ancora di più.

“Chi erano i rivoltosi?” Nami aveva incitato la ragazza a proseguire.

“Si vocifera di un ritorno del re matto, o qualcosa del genere, ma fortunatamente l'hanno sconfitto!” Ovviamente la cameriera era all'oscuro del marciume dietro la reggenza di Doflamingo, quindi si compiaceva che il flottaro avesse mantenuto il potere.
Hearts e Mugiwara non erano sicuri di cosa fosse successo su quella Dressrosa alternativa, ma probabilmente Rebecca, suo padre e suo nonno erano morti. Certo, con Rufy deceduto a Marineford metà delle forze belliche che nella vera realtà avevano abbattuto Doflamingo erano mancate, ma l'altra metà era Trafalgar Law. Che fine aveva fatto lui?
Quella domanda pareva essere comune a tutti i pirati, che infatti si erano guardati complici, e ancora una volta Nami aveva parlato per tutti.
“Dunque... non era coinvolto il Chirurgo della Morte nella rivolta?”

“Chi?”

Se quella giornata non fosse iniziata con la scomparsa di Law e non fosse proseguita con i marines che nemmeno lo riconoscevano se non come “dottor Trafalgar”, quella singola, piccola e innocente domanda avrebbe traumatizzato i Pirati del Cuore. Anche dopo tutte quelle insensatezze non era un boccone facile da mandare giù, ma almeno, per quanto assurda, era coerente col resto dell'insensatezza.
La navigatrice dei Mugiwara provava sentimenti molto simili a quelli degli alleati, ma si era fatta forza e aveva insistito.
“Trafalgar Law, il capitano dei Pirati Heart.”

La cameriera non aveva risposto e non aveva fatto altro che fissarla stranita e vagamente sorpresa per diversi secondi, mentre nel resto della locanda era improvvisamente calato il silenzio, lasciando le due ciurme tese e irrequiete. C'era qualcosa di strano nell'aria.
Poi, un uomo seduto al tavolo accanto era scoppiato a ridere e presto era stato seguito dal resto del locale, staff compreso.
La cameriera dei corsari si era coperta il viso con le mani, tentando di mascherare le risa e non sembrare maleducata, ma si era ammutolita soltanto quando Ikkaku, scattata in piedi con un'espressione sconcertata e furiosa, aveva urlato parole che implicavano disperazione e tanta voglia di prendere a pugni ognuno dei presenti.
“Cosa diavolo avete da ridere?!”

I commensali si erano subito zittiti, spaventati. Forse non riconoscevano i Cappello di Paglia e i Pirati del Cuore, ma potevano riconoscere delle persone potenzialmente pericolose. Anche se quell'assortito gruppo era stato buono e tranquillo fino a quel momento, era composto da cyborg, visoni, scheletri, semigiganti, gente con maschere inquietanti, e il numero di armi non era dato saperlo.

Il padrone del locale si era avvicinato quieto, tenendo alte le mani.
“Perdonateci, credo che tutti noi pensassimo fosse una battuta. Forse ci siamo fraintesi?”

La riccia degli Hearts non era neanche sicura di come rispondere. A che battuta si riferiva il vecchio? Però sembrava così mortificato e sincero. Davvero non si erano intesi?
Ikkaku si era rimessa a sedere, lentamente, e aveva catturato lo sguardo del locandiere.
“Posso sapere cosa... cosa ci sarebbe di così comico in quello che ha detto la mia amica?”

L'uomo aveva atteso un attimo prima di rispondere, e in quel momento di esitazione si era sentito qualcuno sussurrare un: “Ma allora sono seri?” che non aveva fatto altro che far interrogare ulteriormente i pirati, poi l'anziano aveva preso la parola.
“Beh, sentire un nome tanto rispettabile venir associato alla pirateria è piuttosto scioccante, tanto da far ridere, a mio avviso, ma sono desolato se vi abbiamo offesi e lo dico a nome di tutti i miei dipendenti e, mi permetto, pure a nome dei miei ospiti.”

Quella volta era toccato ai pirati rimanere incapaci di ribattere.
Ancora con quella storia del nome rispettabile.
Cosa significava?

“Mi scusi...” Penguin non sapeva da dove stesse traendo le energie per parlare e pure con voce ferma. Il suo tono era debole, di un'insolita ottava, ma non tremava. “il nome rispettabile sarebbe quello di Trafalgar Law?”

“Ovviamente, ragazzo.” La risposta era stata repentina sebbene incredula. “Forse voi venite da un'isola remotissima del Nuovo Mondo? Anche se mi pare assurdo che la sua fama non sia giunta in ogni angolo del globo! Ma mi sembrate sinceramente confusi.”

Penguin aveva quasi l'affanno. Ogni parola che usciva da quelle sottili labbra scure lo mandava sempre più fuori di testa. Shachi gli aveva afferrato con fermezza una mano sotto al tavolo, e aveva parlato al suo posto, conscio che anche il fratello volesse dire quelle parole, ma a quel punto non n'era più in grado.
“In effetti... in effetti non abbiamo idea di cosa lei stia dicendo. Chi...” Aveva esitato, mordendosi il labbro e potendo contare solo sul sostegno di Penguin, che aveva a sua volta stretto la loro presa. Porre quella domanda faceva male in troppi modi. “...chi sarebbe Trafalgar Law?”

Il vecchio si era passato le dita nella riccia barba grigia, sorridendo gentile e decidendo di sorvolare su quanto strano fosse che quelle persone ignorassero qualcosa del genere.
Avrebbe invece dovuto preoccuparsi per loro, poiché, alle sue parole, i suoi ospiti sarebbero semplicemente rimasti devastati.
“Il dottor Trafalgar è il più grande medico che sia mai esistito! Aveva solo dieci anni quando trovò la cura per la più terribile delle malattie, il Piombo Ambrato, e da allora compie miracoli ogni giorno nell'ospedale di sua proprietà, a Flevance!”

 

°°FINE CAPITOLO°°
 
Alla fine ritornano! Sì, i miei aggiornamenti. La mia vita ha subito diversi cambiamenti ed ha accolto alcuni impegni che mi portano via tanta tempo. Senza contare che, finalmente, sto lavorando ai miei romanzi originali e non vedo l'ora di pubblicarli! Spero vogliate leggerli ♥

Ma passiamo a questa fanfiction, di cui ho già scritto dieci capitoli, ma ahimè, il tutto sta nel trovare il momento per pubblicare!
Dunque, siamo giunti, con la fine del capitolo, allo stravolgimento della realtà che noi conosciamo. Si da il via a ciò che da una vita volevo scrivere e che, ora, potete facilmente intuire: la vita di Law se tutto fosse andato bene, vista da chi sa quanto, in verità, lui ha sofferto. 
Non vedo l'ora di presentarvi tutte le scene bellissime e talvolta spacca cuore dei prossimi capitoli. 
Cosa vi aspettate che accada? Come sta vivendo Law in questo mondo? Sarà sconvolto o... chissà? 

Purtroppo devo scappare, ma spero in tante vostre congetture, riflessioni e nei vostri pareri! 
Baci a tutti,
Pawa

 
   
 
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