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Autore: ValeDowney    15/04/2022    1 recensioni
"Una strana sensazione mi pervase per tutto il corpo. La morte dovrebbe essermi vicina eppure è come se qualcosa, o qualcuno, mi trattenesse. Perchè non mi lasciate andare? Ormai non ho più nulla per la quale combattere"
Una storia di redenzione. La vita di un uomo che, nel mondo magico, ha dovuto portare una maschera per nascondere il suo vero intento. Una "morte" che gli ha donato una seconda possibilità, in una donna che nasconde un misterioso passato
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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REDEMPTION
 

Capitolo XX: Fare di necessità virtù

 

Miranda e Arthemius guardarono increduli il marchio nero sull’avambraccio della loro figlia che, d’altro canto, era priva di paura e con la determinazione negli occhi.
Dawlish guardò i Carter: “Ma bene, noto che abbiamo sempre avuto una talpa tra di noi. Proprio come il Signor Piton.”
“Dawlish, non è come credi. Nostra figlia non ci ha mai tradito” disse Arthemius.
“Chi può dire che non vi abbia stregato con una Maledizione Imperius solo per ottenere obbedienza e utili informazioni da consegnare al suo capo?” ribatté.
“O semplicemente li ha solo tenuti all’oscuro per proteggerli dal Ministero e da Voldemort” disse Althea. Dawlish la guardò e la ragazza continuò: “Non ho paura di pronunciare il suo nome, né tanto meno voi, soprattutto ora che è morto. Pensate che qualcuno possa riportarlo in vita?”
“Ci sono ancora molti suoi seguaci in giro che aspettano la giusta occasione, o anche solo una piccola debolezza, per resuscitare il loro capo. Non mi stupirebbe che voi due, durante il tempo di convivenza, vi siate messi d’accordo in merito” spiegò Dawlish.
“Sono stato costretto a passare giorni con questa ragazzina e ve ne uscite con l’assurda idea che io e lei possiamo aver pensato di resuscitare il Signore Oscuro. Sappiatelo, non c’è incantesimo che possa riportare in vita qualcuno” ribatté Severus.
“Questo implica che ci avete già provato in passato?” gli chiese Dawlish. Severus si limitò a incrociare le braccia. Dawlish sorrise: “Immaginavo” aggiunse semplicemente.
“Ma non per la persona a cui voi vi riferite” disse Severus.
Per un attimo gli sguardi dell’ex professore di Pozioni e di Althea si incrociarono, ma nessuno proferì parola. Riguardarono gli altri presenti, quando Arthemius disse: “Dawlish, cerca di ragionare. È chiaro che mia figlia non sta cercando un modo per riportare in vita Tu–Sai–Chi e che, molto probabilmente, è stato tutto causato dalla convivenza con il signor Piton.”
“A cosa sta alludendo?” replicò Severus.
“Al fatto che lei non ha mai adempiuto del tutto al compito che le avevamo prescritto io e mia moglie. Doveva proteggere nostra figlia, invece ha continuato ad accusare un innocente Babbano per fatti che non aveva commesso” spiegò.
“Papà, è chiaro che Ian stava cercando di farmi del male e Severus mi ha salvata. Ve l’ho detto: se volete delle prove, andate nel mio appartamento e lì troverete il suo corpo pietrificato. Perché faticate a credermi?” disse Althea.
Miranda e Artehmius si guardarono. Poi spostarono lo sguardo sulla figlia e la donna disse: “Tesoro, noi ti vorremmo credere, ma dopo che ci hai mostrato… be’… quella cosa… non ne siamo più tanto sicuri.”
“Sono sempre vostra figlia! Cosa dovrebbe cambiare ora?! Durante la seconda guerra magica sono sempre stata fedele a Silente, così come Severus” replicò Althea. I genitori non obiettarono.
“Signori, è chiaro che siamo tutti un po' scossi riguardo alle ultime rivelazioni. Facciamo così: rechiamoci all’appartamento della signorina Carter. Là decideremo il da farsi” disse Dawlish, allontanandosi dal gruppo.
Arthemius lo seguì: “E cosa facciamo con Althea? Non possiamo lasciarla da sola con lui” chiese.
Dawlish si voltò e, puntando la bacchetta contro Severus, gli fece un incantesimo: delle corde lo legarono, immobilizzandolo dalle braccia ai piedi.
Rimise via la bacchetta dirigendosi verso il camino, per poi scomparire tra le fiamme verdi. Arthemius guardò la figlia e, senza dire nulla, seguì il collega.
Miranda, invece, l’abbracciò forte, dicendole: “Mi raccomando tesoro, stai lontana da lui. Faremo presto, promesso.” Stava per baciarla sulla guancia, ma Althea spostò il viso. La madre abbassò tristemente il capo, per poi scomparire, anche lei, tra le fiamme verdi del camino.
Calò il silenzio. Althea camminò avanti e indietro per la stanza, con Severus che la seguiva con lo sguardo. I suoi passi facevano rumore sul pavimento in legno, finché l’ex professore di pozioni non parlò: “Potresti smetterla di andare avanti e indietro? Mi stai dando sui nervi”
“Mi aiuta a pensare” disse, continuando a camminare.
“Se non avessi le mani legate, avrei fatto la stessa cosa che tu hai fatto a quel Babbano” replicò.
“Non sei contento di come ho agito? Mi sono difesa” disse Althea, fermandosi di fronte a lui.
“Per un momento pensavo che avreste parlato del prossimo appuntamento” disse Severus. Althea lo guardò malamente, per poi riprendere a camminare. Severus alzò gli occhi al soffitto, per poi cercare di liberarsi almeno le mani.
La ragazza si fermò: “Ci sono! Potremmo scappare. Fuggire molto lontano da qua.”
“E con ciò cosa risolveresti? Saresti ancora più ricercata” disse Severus, continuando a liberarsi le mani.
“L’alternativa sarebbe la prigione e ho visto come ti hanno condannato al Ministero. Non credo sarebbero tanto clementi nemmeno nei miei confronti. E poi, guarda il lato positivo: dove andremo potremmo assumere nuove identità. Nessuno là ci riconoscerebbe e sarebbe come passare una bellissima vacanza senza problemi” spiegò Althea.
“E dove consiglieresti di andare?” le domandò.
“Ancora non lo so, ma il mondo è molto grande” rispose. Severus riuscì a liberarsi le mani. Althea lo guardò sorpresa ma, dopotutto, lui era un mago molto potente. Non erano certo un paio di corde a fermarlo.
“Tu hai viaggiato parecchio. Dove andresti?” chiese.
“Cosa ti fa pensare che abbia viaggiato parecchio?” domandò, mentre si toglieva le corde dai piedi.
“Sei un pozionista. Quindi, di conseguenza, per prendere varie piante per le pozioni avrai sicuramente viaggiato per il mondo” rispose.
“Come sempre la tua mente non è mai aperta del tutto. Non hai pensato che, magari, mi sono fatto portare direttamente ad Hogwarts quelle piante? Non siamo Babbani che devono, per forza, prendere l’aereo per viaggiare da un continente all’altro. Pietrificare il tuo corteggiatore non ti ha reso più intelligente, ma solamente più sciocca” spiegò, riuscendosi a liberare anche dalle corde che gli legavano i piedi.
“Quindi per te avrei dovuto farmi strangolare da Ian, invece di difendermi?” chiese.
“Da come me lo chiedi, è come se mi divertissi a vederti torturata da quel Babbano” rispose.
“È da come ti sei espresso che l’ho dedotto” ribatté Althea.
“Non mi hai voluto credere, quando ti ho detto di stare lontano da lui ma, a quanto pare, che male mai poteva fare una persona così innocente e stolta? Stupido io quella sera che vi ho seguiti, usando quel poco di Pozione Polisucco rimasta” spiegò.
“Avresti davvero permesso a Ian di farmi del male?” domandò. Severus si limitò a guardarla, scuotendo negativamente la testa. Althea fece un piccolo sorriso. Si avvicinò a lui e, mettendosi in punta di piedi, lo baciò.
Severus non l’allontanò da sé. Lo aveva già fatto in passato. Ma allora era stato un atto di codardia o, forse, solamente di protezione. Se non ci fosse stato di mezzo il Ministero, sarebbero già scappati lontano, ma non poteva permettere che lei finisse nuovamente nei guai. Gli aveva ridato una seconda possibilità di viver,e ma era come se il passato ritornasse sempre per tormentarlo.
Althea si staccò, ma appena vide il suo sguardo perplesso gli chiese: “Qualcosa non va? Mi dispiace, non avrei dovuto. Hai ragione: non ragiono mai, prima di agire. È sempre stato uno dei miei tanti difetti.”
“Non è per quello. È che, nuovamente per colpa mia, sei finita nei guai. Non posso permettere che ti sbattano ad Azkaban. Farò ciò che vogliono: mi costituirò, così non sarò più un problema” disse.
“Se lo faranno, verrò con te. Anche io facevo parte dei Mangiamorte e, quanto te, sono colpevole di ciò che il Signore Oscuro ha commesso” disse Althea.
“Ti rovinerai la vita, proprio ora che hai una carriera appena avviata. E poi tu qua hai una famiglia che ti vuole bene” disse Severus.
“Se i miei mi volessero bene, mi crederebbero. Invece hai visto i loro sguardi e mio padre ha seguito, senza obiettare, Dawlish. Sono troppo corrotti dal Ministero e hanno ancora la mente offuscata dai crimini di Voldemort. Se mi vuoi allontanare di nuovo, sappi che questa volta non me ne andrò” spiegò Althea.
Severus spostò di lato lo sguardo. Troppo orgoglioso per ammettere che non poteva più agire da solo ma, forse, anche troppo protettivo nei confronti di quella ragazzina che, per amore, gli aveva dimostrato coraggio, andando perfino contro ai propri genitori.
La riguardò: “Forse so chi ci può nascondere, ma non possiamo prendere il camino: è sotto sorveglianza, né tanto meno usare una qualsiasi passaporta. Dovremo smaterializzarci. Te la senti?”
“Certo, ma è meglio se ci sbrighiamo. I miei non devono trovarci” rispose.
Poco dopo, i due stavano camminando a passo veloce per i corridoi di Hogwarts, seguendo la Professoressa McGranitt.
“Lo so che le stiamo chiedendo tanto, ma è solamente per il tempo necessario finché non si saranno stancati di cercarci” disse Severus.
“Non so cosa pretendiate da me ma, come ben sapete, Hogwarts è una scuola di alto prestigio, non un luogo da utilizzare per nascondino” disse la McGranitt.
“Qua non si tratta di giocare, ma è in ballo il futuro di entrambi” replicò Severus.
“E poi, una volta, Silente disse che qua avremmo sempre trovato rifugio” aggiunse Althea.
La McGranitt si fermò e, guardandoli, disse: “La seconda guerra magica sarà anche finita da qualche mese, ma ci sono ancora persone che, se sapessero che sei vivo, ti vorrebbero morto. Solo pochi hanno sempre saputo del tuo doppio gioco e non so fin quanto potrò difenderti.”
“Non ce ne sarà bisogno. Non voglio che nessun altro ci rimetta per colpa mia” disse Severus.
Minerva guardò Althea: “A quanto pare la signorina Carter deve averti un po' messo la testa a posto ma, dopotutto, anche quando eravate studenti non ti mollava mai.” E la ragazza arrossì. Riguardarono avanti. Davanti a loro comparve un’enorme porta. L’aprirono e, mentre entravano, Minerva aggiunse: “La Stanza delle Necessità. Compare nel momento del bisogno. Chiunque qua ad Hogwarts può farne uso ma, ovviamente, mantenendo un certo riguardo.”
“Non si preoccupi: rimarrà come l’ha trovata” disse Severus.
“Grazie ancora, professoressa McGranitt. Sta rischiando così tanto per noi. Non dovremmo metterla in un tale pericolo” disse Althea.
“Nessuno saprà che siete qui ma, prima o poi, dovrete raccontare la verità” disse Minerva.
“Lei ha sempre saputo?” disse stupita Althea.
“Si è forse dimenticata che anche io facevo parte dell’Ordine? E poi Silente mi ha sempre tenuta al corrente di tutto” disse Minerva.
Ci fu silenzio. Poi la professoressa spiegò: “Bene, qui vi lascio. Spero vi ricordiate le regole di questa stanza. Non vorrei che, anche a una sola piccola distrazione, veniate scoperti. Mi raccomando, comportatevi bene. Anche se siete adulti, esigo educazione e rispetto.” E, voltandosi, uscì.
Althea e Severus rimasero, nel silenzio più totale, uno accanto all’altra mentre, davanti a loro e in tutta la sua maestosità, si mostrava la stanza delle necessità.
“E ora che si fa?” chiese Althea.
“Si aspetta” rispose Severus.








Note dell'autrice: Emmm...mi perdonate, vero? Scusatemi immensamente per questa lunghissima assenza ma...ecco...mi era venuto il cosidetto blocco dell'autore. Scusatemi ancora per tutto. Per avervi fatto aspettare così tanto. Spero che vogliate ancora continuare a leggere la storia e spero non abbiate perso le speranze. Sono già al lavoro con il prossimo capitolo
Grazie a tutti quelli che hanno avuto pazienza; a chi ha recensito o solamente è passato di qua
Grazie alla mia sempre presente super amica Lucia
Con ciò vi auguro anche una serena Pasqua, sperando stavolta di sentirci prima del previsto
Una buona notte a tutti/e
Valentina

 

 
  
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