Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Brume    19/04/2022    3 recensioni
Avevo abbozzato questo scritto poco dopo aver finito "un bicchiere ed un matrimonio di troppo". Non sapevo se proporlo o meno; tuttavia, dopo una breve rilettura...ho pensato potesse essere un divertente seguito. Pochi capitoletti davvero, senza pretese: vedremo Oscar ed Andrè alle prese con un piccoletto di pochi mesi ed una nonna molto, molto agguerrita!
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Oscar, ci siamo quasi        ! Tieniti forte, ora prenderò una scorciatoia” disse Alain, virando bruscamente per uscire dall’ unica strada tracciata“Per fortuna che la tua macchina è un fuoristrada, altrimenti ci toccherebbe spingerla….”

“Si, Alain, ma ti prego! Fai attenzione! Vorrei vivere ancora un po'!” rispose, ricordandosi poi il motivo per il quale aveva ben pensato di non salire più su di una macchina guidata da Alain….Ed, allo stesso tempo, pensò che doveva fidarsi ciecamente di lui come già altre volte aveva fatto in passato: tra mille difetti e altrettante assurdità, lui aveva in comune con lei una cosa preziosa…un sesto senso infallibile che – Oscar sperò – li avrebbe condotti anche questa volta fuori dai guai.
Aggrappandosi ai sostegni, dunque, si concentrò anch’ essa sulla strada nonché sulla macchina che, da pochi secondi, aveva imboccato il viale della proprietà, nell’ oasi. Dovevano arrivare prima di Nanny.
Ecco, il motivo di tanta fretta.

La nonnina, infatti, era pressochè giunta davanti la tenuta.
Per la precisione, aveva appena frenato di colpo – facendo fumare le gomme – proprio dinnanzi  a John, il finto emiro….ed ora, seduta in macchina, lo fissava con occhi di brace.
“Chi siete? Cosa volete? Come osate entrare nella mia proprietà in siffatta maniera?” domandò l’ uomo, palesando una dignità che in quel momento, ad essere onesti, si trovava circa un metro e mezzo sotto le suole dei sandali.
Nanny, per contro, rimase a fissarlo; poi, presa la borsetta, regolò lo specchietto e con un pettinino aggiustò la cotonatura. Solo dopo aver fatto questo, rivolse lui la parola.
“Screanzato! Si tratta così una donna anziana? Dovresti già essere qui ad aprirmi la portiera dell’ auto!” rispose, sicura, dopo alcuni secondi. Il finto emiro rimase a guardarla senza capire cosa stesse accadendo. Dopo alcuni attimi, un’ altra macchina sopraggiunse a grande velocità, dalla quale Oscar balzò fuori, praticamente, senza nemmeno aspettare che di fermasse.
Nanny! Non fare mai più una cosa del genere!” urlò, rialzandosi da terra e camminando di gran lena verso la macchina della vecchina “ ci hai fatto spaventare, diamine!
La donna, redarguita in tal modo dalla nipote, sembrò per un attimo quietarsi.
“Scusa, Oscar, ma dovevo…dovevo trovarlo! Dopo avervi ascoltato non ho resistito….” Rispose, quasi balbettando. Oscar si avvicinò e gli diede una carezza.
Alain, fermatosi poco distante, le raggiunse.
“Ehm…. Ehm!!!” fece, richiamando la loro attenzione; le donne, prese a scambiarsi scuse, si voltarono all’ unisono, fulminandolo. Alain arretrò di un passo, tale fu lo spavento; ma una volta riavuto, fece cenno con il capo di guardare alla loro destra. Colui che fino a poco tempo prima credevano fosse l’ emiro li fissava con occhi sgranati, incapace di parlare, evidentemente sorpreso di aver trovato qualcuno di ancor più matto di sé stesso.
Nanny si ravvide all’ istante.
Allungato il braccio e presa borsetta e mesto, scese dalla macchina sfuggendo alla presa di Oscar e si avventò su quell’ uomo così elegantemente vestito.
“…Ditemi subito dove sono i miei bambini! “ ordinò, di fatto, ritta davanti a lui e picchiettando il mestolo a mò di frusta sul palmo della mano, esattamente a ritmo con il piedino numero trentatrè che calzava piccoli anfibi borchiati.

“E voi chi…chi siete?” domandò l’altro, curioso.

“Io sono la moglie di Victor, mio caro…nonché la nonna di Monsieur Grandier. Liberali, o dovrai vedertela con me!” ordinò. Alain ed Oscar, dietro di lei pronti ad intervenire, avevano deciso di osservare la scena finchè fosse possibile.
La voce dell’ emiro proruppe in una grassa, grossa risata; nel frattempo, uno dei suoi uomini che pareva tanto essere un cameriere, arrivò…munito di scimitarra.
“Ahi” esclamò Alain, facendosi cupo; erano infatti disarmati, come si conviene a persone per bene.
Quella lama…proprio non ci voleva.

L’emiro afferrò la lama. Nanny, spaventata, arretrò finchè non sentì i corpi dei due ragazzi dietro di sé.
Ora vi farò vedere di cosa sono capace!” disse, fendendo l’ aria con la scimitarra finemente intarsiata; i suoi occhi si strinsero a fessura.
“Nanny, Sali in macchina” disse  allora Alain lasciando perdere le buone maniere a favore di un approccio più diretto. La vecchina si girò, lo guardò e tanto all’ uomo bastò come risposta.
 Oscar non ci provò nemmeno.
Decise che se fosse scoppiato uno scontro, avrebbe difeso lei la sua cara vecchia governante.

Con il cuore in gola, dunque, i tre attesero le prossime mosse di John O.; costui, tuttavia, si era perso ad osservare la lama lucente e, giusto per vantarsi un po', aveva preso a fare strane mosse ,  corredate da urla che parevano quelle di un lama a cui vengano strizzate le parti intime.

“Ora…ora… osservate la potenza di quest’ arma, la lucentezza, il filo…ora l’assaggerete, inginocchiatevi e pregate il vostro Dio!”  disse, poi; Alain, prontamente, si portò dunque davanti alle due donne, allargando le braccia perpendicolarmente al corpo.
Dovrai passare sul mio cadavere!” disse con voce sicura, forte.
 Oscar , che teneva strwetta a sé Nanny, fissò l’ emiro ferocemente.
Egli tuttavia non si fece scrupolo; brandendo l’ enorme spadone, iniziò a camminare allungando man mano il passo.
“Preparatevi a morireeeeeeeeee!” urlò, con la medesima voce di prima; e li, con un affondo, partì in direzione del gruppetto….ma una radice, una radice in pieno deserto – forse appartenente ad una delle palme poco lontano – mise fine alla sua corsa ed alla sua vendetta. Nel giro di pochi secondi, infatti, non solo ruzzolò per aria facendo sollevare la stoffa del kaftano e mettendo in bella mostra natiche scolpite all’ interno di una coulottes di raso e pizzo beige che Oscar riconobbe come la collezione passata di Victoria’s Secret, ma nel tentativo di prendere il controllo iniziò a muovere braccia e gambe in maniera talmente scoordinata da sembrare un burattino scardinato.
 
“La lama!” urlò ad certo punto Oscar, osservando la scimitarra ormai fuori controllo volteggiare verso di loro. Alain ebbe appena il tempo di reagire: allungando la mano e rischiando un bel taglio, la spinse via procurandosi solo alcuni graffi dopo di chè, ansimante, fu addosso all’ uomo.
“Ora …diteci un po' dove sono, dove li avete portati!” disse afferrandolo per il collo. Il giovane finto emiro, ormai allo stremo e scoperto, reclinò il capo lasciandosi andare in pianto.

“…. A quest’ ora il mio sottoposto li avrà già abbandonati in pieno deserto” rispose “ mi dispiace, io amavo tanto Victor… lo amavo davvero!”  

Nanny, a quel punto, si svincolò dalla presa di Oscar e, prima che potessero fermarla, si avvicinò all’ uomo.

Lui è mio” urlò , cominciando a colpirlo con il mestolo “ …è mio marito! Ma che maniere, qui usate rubare i mariti così? Questa, invece “ e giù un altro colpo “ è per mio nipote! Mi ha appena dato un bis- nipotino!”

John O non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che partì un’ altra serie di colpi; Alain si spostò, osservando la scena, divertito.
“Vi prego! Fermatela!” disse con un filo di voce, implorando Alain con lo sguardo
 “ ..io…io mi pento! Mi redimo! Diventerò etero! Ma fatela smettere, per Allah!  aggiunse.  Nanny, con una sforza sconosciuta perfino ad Oscar, tuttavia, non aveva affatto voglia di fermarsi; lo fece solo quando il capo completamente calvo dell’ uomo fu colmo di bernoccoli dalle svariate dimensioni. Una volta arrivata a compiere la sua vendetta, infilò il mestolo nella borsetta a tracolla e , posando un piede sulla schiena dell’ emiro riverso a terra, di girò verso Alain ed Oscar.
“Bene! Ora andiamo a recuperare i bambini! “ esclamò.
Alain e Oscar, ancora basiti, sorpresi, divertiti dalla scensa, non se lo fecero ripetere due volte; salirono sulla spider – guidata da Oscar, stavolta – e, portando con sé il cameriere legandolo sul cofano, si fecero condurre nel posto indicato dall’ emiro.
Tra sabbia ,  caldo e tensione non si accorsero della distanza che li separava; ma si resero conto di aver viaggiato per almeno un’ ora, non appena intravidero all’ orizzonte due masse scure azzuffarsi come cani randagi.

E ora? Che succede? Pensò Oscar, osservando la scena.

Alain e Nanny, sopresi quanto lei, cercarono di capirci qualcosa; nel frattempo, fermarono la macchina a debita distanza.

“Cretino!”

“Capellone!”

Queste le voci che sentirono provenire da un nugolo di polvere.
 I tre avanzarono, avvicinandosi sempre di più.

“Ti avevo detto di lasciarlo a me! Invece no, hai voluto fare il grand’ uomo, così quello è fuggito lasciandoci qui! Ero quasi riuscito a farlo ragionare!”

“…Ti eri perso a fare mille moine e non ci ho visto più! C’è di mezzo la mia pellaccia, caro il mio parrucchiere calvo…”

“Non ricordarmelo…Andrè, sei crudele, perché mi vuoi così male? Perché mi hai ricordato la mia splendida, cara, dolce chioma?”



Nanny rimase a sentirli senza battere ciglio per altri cinque minuti.
Poi, spazientita, partì  a passo spedito verso i due e con una sicurezza e mira infallibile prima prese Andrè per il collo della t-shirt, poi fu la volta di Girodelle.

Bambini! Ho ragione a chiamarvi così!... siete dei bambini…eh si che avete passato da un pezzo l’ adolescenza! Santo cielo “ disse, rivolgendosi dapprima al nipote “ è questo l’ esempio che vuoi dare a tuo figlio? E tu, Victor…quanta volgarità, mio caro…”
Girodelle fissò prima Alain ed Oscar, accorgendosi solo in quell’ istante della loro presenza. Poi fissò con occhi colmi di lacrime la moglie.
“…Mia cara, dolce Mary…ti prego… non è colpa mia, sono le circostanze…” disse; ma la donna, ora in piedi con gambe divaricate e mani sui fianchi, lo fissava.
“Niente scuse. Sali in macchina, torniamo a casa!” disse “ e tu, Andrè, te la vedrai con tua moglie!” concluse. Dopo di chè, tornò alla vettura, seguita da un Girodelle con le orecchie basse quanto quelle di un cocker.
Alain guardò Oscar, Oscar fissò Andrè che, inebetito e impaurito dalla reazione della nonna; poi si avvicinò a lui e lo aiutò a rialzarsi.
“…Stai bene? Mi hai fatto preoccupare” disse, abbracciandolo forte. Andrè la strinse a sé.
“Adesso si…ma ho avuto davvero tanta paura. La situazione sembrava quasi…quasi calma, quando quel pazzo si è messo in testa strane cose e ci ha ..ci ha portati qui….” rispose. Visibilmente agitato, appoggiò il capo alla spalla di Oscar e chiuse gli occhi.
“Tu stai bene, Oscar? Mi dispiace averti fatto preoccupare….Alexander come sta?” domandò. La donna accarezzò i capelli dell’ uomo.
“Stiamo tutti bene! Forza, ora andiamo a casa.. e mettiamoci in moto per fare si che quel pazzo non faccia più del male!” rispose. A quel punto, tuttavia, ad Andrè crebbe un dubbio.
“Lui dove è , ora?” domandò.
Oscar si stacco da lui e lo guardò negli occhi.
“Tua nonna lo ha riempito di botte con il mestolo” disse; Andrè sgranò gli occhi, poi scosse il capo ed una risata, pura e cristallina, ruppe il silenzio.

A quel punto, dopo essersi accertati che Nanny e Girodelle fossero saliti in macchina, si resero conto che era quasi impossibile tornarsene indietro tutti insieme; dunque, insieme ad Alain, pensarono al da farsi. Nel frattempo, tuttavia, videro all’ orizzonte alcuni lampeggianti e dei suv chiari raggiungerli: stavano arrivando i rinforzi.
 
 
 
Qualche tempo dopo….
 
“Dimmi, Oscar… ma ci possiamo fidare di Alain?” chiese Andrè.
I due stavano passeggiando sulla spiaggia intonsa e immacolata , davanti all’ oceano maldiviano.
Lei, scostandosi i capelli, lo guardò.
“Perché mai non dovremmo? Alexander è il suo figlioccio ed Alain in più di una occasione si è dimostrato un validissimo baby sitter” rispose lei sorridendo; Andrè sembrò tranquillizzarsi.
“Hai ragione ma …sono sempre in apprensione…sono un pessimo padre, vero?” rispose, mesto.Oscar si fermò, chiedendo all’ uomo di fare lo stesso. Si trovavano a poca distanza dal villaggio, ormai.
“Andrè, tu sei un padre magnifico. Perché dici così? E’ giusto preoccuparsi per i propri figli” disse. L’ altro parve tranquillizzarsi e sorrise; poi prese per mano la donna.
“… e tu sei una madre magnifica. Non solo badi a nostro figlio, ma lavori, mi sopporti… oh, Oscar, ci pensi? Sembra quasi di sognare!” disse. Il sole, all’ orizzonte, intanto iniziava a tramontare regalando sorprendenti sfumature di colori riflessi sull’ acqua turchese. I due restarono in silenzio. Andrè allora andò a sedersi e invitò la donna a fare lo stesso.

“…Sono passati solo un paio di mesi da quella faccenda…sai, per un attimo ho pensato davvero di perderti, di non vederti più…” disse; i capelli, mossi dal vento, finirono sul suo viso.

Oscar strinse forte la mano dell’ uomo.

“Anche Io, amore mio. Quello che era iniziato quasi come uno…uno scherzo poteva finire in tragedia…Ma ti ho mai detto di come tua nonna ha messo a tacere quel tale?”
“Almeno un centinaio di volte, ma non mi stancherò mai di sentirlo!” rispose Andrè ridacchiando. Infine, dopo un altro scambio di batture,  il silenzio tornò. E tornò la tenerezza, la felicità di essere ancora li, insieme. I due si abbracciarono, lasciandosi andare in effusioni; poi, d’ un tratto, l’ uomo di fermò, fissando la moglie.

“…perché non diamo un fratello o una sorella ad Alexander?” domandò, con aria malandrina.
Oscar lo fissò senza dire  nulla e si sciolse dalla presa, allontanandosi da lui di alcuni passi. Andrè, preoccupato, rimase a guardarla; poi si alzò, raggiungendola.
“Cosa ti prende, Oscar? Ho forse detto qualcosa che non dovevo?” domandò. La donna, di spalle, non disse nulla.
“Oscar…ti prego, rispondimi!” la esortò lui posando le mani sulle spalle scoperte.
Lei si voltò.
Un sorriso illuminò il viso tanto amato.
“…non si può fare, Andrè…” rispose con un filo di voce.
Lui non ci capì più nulla.
“…perché…perché dici ciò?” domandò quindi lui,  confuso.
Oscar gli prese il viso tra le mani. Questo gesto lo rassicurò.
“Non si può fare …perché qualcuno in viaggio c’è già!” rispose. Andrè rimase come inebetito; ma quando realizzò, appoggiò la sua fronte a quella di lei.
“Non è uno scherzo, vero? Avremo un altro figlio?” domandò con un filo di voce. Oscar annuì.
Andrè la prese delicatamente in braccio, entrando nell’ acqua fresca; li, lambiti, dalle onde, osservarono il sole svanire, suggellando la fine del giorno con un lungo, appassionato bacio che ben presto li portò altrove, lontani da tutto, da tutti.

Alain, osservandoli del tutto casualmente dalla finestra della casupola in riva all’ oceano, guardò Alexander.

“Credo avrai presto un fratellino “ disse, ignaro di quanto quelle parole dette quasi per scherzo fossero vere; poi, chiuse le tende leggere, prese il bimbo e decise che sarebbero andati a fare una passeggiata. Sistemano Alex nel passeggino, prese dunque a gironzolare; poi, trovato un piccolo parchetto, si fermo. Prese il piccolo, iniziò a giocarci;lo coccolò, parlando con lui emettendo buffe vocine che lo fecero sorride. Poi, una volta che che Aleander si addormentò, si mise comodo: Beati loro quanto mi piacerebbe …avere una famiglia come la loro! pensò Alain, prendendo la piccola manina tra le sue, seduto su di una panchina, osservando gli occhietti vispi del piccolo chiudersi piano piano.

Scusi…è suo? E’ un magnifico bambino!”

Una voce giovane , spigliata, giunse alle sue orecchie. Alain sollevò lo sguardò, dunque…e sentì le gambe farsi molli ed il cuore balzare in gola.
“…nnnn….no no” rispose, con un fare impacciato che non gli apparteneva.
Davanti a lui, una ragazza con occhi scuri e profondi lo stava fissando. Era…bellissima.
“Ah…dunque… sta facendo il baby sitter?” domandò la donna. Alain la squadrò da cima a fondo; gli parve, per un momento, una creatura angelica.
“…ssss- si si!” rispose, balbettando.

La giovane rise, coprendosi le labbra con il palmo della mano; Alain sembrò riaversi.

“Mi scusi… è così tenero!.... un uomo grande e grosso che…balbetta….”
Alain si alzò in piedi.
“Cosa vuole da me? Non ci conosciamo nemmeno…” disse, risentito.
Ma che succede?
pensò questa ragazza mi sta prendendo in giro ed io rimango qui, senza dire nulla, come un ebete?
La donna, quasi avesse letto nel pensiero, divenne seria.
 Allungò la mano sul braccio di Alain, lo fermò.
“Mi scusi, non sono stata molto educata. Cosa dice se ricominciamo da capo?” domandò; Alain, avvolto ormai dal fascino indiscusso e magico della ragazza, tornò a sedersi. Lei lo raggiunse.
“Mi chiavo Mako, sono qui in vacanza.  Mi perdoni, ma la osservavo da un po'…e non so perché ma appena l’ ho vista in quel parco ho pensato di avvicinarla…” disse. Alain annuì.
“Che dice se andiamo a prenderci un caffè? Crede potrebbe giudicarmi male se …sono io ad invitarla?” aggiunse.
La mente di Alain pensò di rifiutare, ancora offesa. Ma le sue labbra fecero il contrario.
“Niente affatto” rispose  l’ uomo “ forse…forse è davvero meglio ricominciare da capo…” disse. Quindi, presero a camminare facendo attenzione che il figlioccio non si svegliasse.

Si sentiva strano. Passo dopo passo, si rese conto di provare una forte ed inspiegabile attrazione verso quella esile figura avvolta in un pareo giallo pastello;  seppure quella donna lo avesse di fatto preso in giro, si rendeva conto che  non lo aveva fatto con cattiveria, anzi, forse era frutto della sua timidezza; in più… c’era qualcosa che sembrava legarlo, come se un filo trasparente, resistente, avesse fermato ogni sua fibra.

“…Mako…” disse, quasi senza accorgersene.
“Si?” rispose lei. I loro occhi si incontrarono.
“Io…senta, non mi prenda per pazzo ma….” Fece per dire. Tuttavia, esili dita si poggiarono sulle labbra piene della donna, chiedendogli di stare in silenzio.
“Ma che!...” borbottò; non fece in tempo a finire la frase, però, perché quelle labbra carnose e dolci si posarono sulle proprie.
 
E adesso? Ora…che succederà?disse fra sé l’ uomo tenendo ben saldo il passeggino di Alexander. La risposta fu presto chiara.

Accadrà quel dovrà accadere si rispose, sorridendo, mentre le rispettive labbra si allontanavano, aprendosi in un sorriso.
   
 
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