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Autore: Johnee    20/04/2022    1 recensioni
Una storia parallela alla trama principale di Inquisition che concerne: due nevrotici, i traumi™, gufi appollaiati su trespoli impossibili e la ricerca della reciprocità.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Hawke, Inquisitore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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1 - In Comune


I vertici dell'Inquisizione erano impegnati a leggere silenziosamente dei documenti, quando Lavellan indicò il Ferelden meridionale nella mappa tattica.

-Honnleath dovrebbe essere più o meno qui, o sbaglio?- domandò, senza rivolgersi a nessuno in particolare.

Le rispose Leliana, dopo aver riposto nelle mani di Cassandra il rapporto che stava studiando. -No, a dire il vero è molto più a nord delle Selve Korcari.- disse, facendo il giro del tavolo per affiancarsi a lei. Picchiettò l'indice un paio di volte sulla mappa. -Qui, poco distante dalla regione dei laghi.-

Cullen sollevò lo sguardo dal manifesto commerciale che Josephine gli stava illustrando, quindi prese a osservare con perplessità il punto indicato. -Guarda che ti sbagli.- intervenne, per poi raggiungerle. -Non si trova così a nord. Lì è piena campagna.-

Leliana aggrottò la fronte, mentre lui posizionava un segnalino di metallo in un'area molto distante da quella da lei individuata. -Ne sei sicuro?-
Cullen la sfiorò appena con lo sguardo. -Sono nato da quelle parti, direi che ne sono più che sicuro.-

Lavellan si prese i suoi tempi per calcolare mentalmente le distanze, poi si voltò interamente in direzione del collega. -Quanto disterà da qui? Sei, sette ore a cavallo?- gli chiese, alla ricerca di conferme.

-Anche meno.- rispose lui, fissandola con interesse. -Perché?-

-Perché vorrei andarci.-

-L'avevo intuito, ma perché?-

Lavellan tornò a guardare la mappa. -Il caporale Vale mi ha riferito che nessuno è riuscito a contattare la famiglia dei due ragazzini che abbiamo salvato la settimana scorsa. Pensavo di fare un tentativo io, dato che abbiamo un giorno di tregua, prima di ripartire.- elaborò.

Lo sguardo di Cullen indugiò a lungo sul suo viso, prima che lui le rispondesse, come se fosse alla ricerca di una maniera eloquente e sintetica per introdurle una situazione difficile da digerire. -Honnleath era nella traiettoria dell'orda di Prole Oscura, durante l'ultimo Flagello. È probabile che i suoi parenti non siano più lì, o perché si sono trasferiti, o perché sono morti.-

-Vorrei controllare comunque. Magari qualcuno del posto potrebbe avere delle informazioni al riguardo.-

-Eminenza, non c'è più nessuno "del posto". Solo un terzo del territorio delle colline occidentali è rimasto integro, dopo il Flagello.-

-Allora cercherò degli indizi e risalirò a loro in un'altra maniera.-

-Potrei inviare una squadra di esploratori.- suggerì Leliana.

-No, preferisco andarci personalmente.- disse Lavellan. -Sai come arrivarci?- domandò, rivolgendosi a Cullen.

Quest'ultimo strinse lo sguardo su un'espressione scettica, poi annuì.

-Posso disegnarti una mappa.-

-Potresti accompagnarmi.-

Il gruppo intero, anche chi non era intervenuto, fece convergere gli sguardi su di lui.

-Non è una buona idea.- affermò Cullen.

-Per me lo è, invece.- disse Lavellan, tranquillamente.

-Siamo in disaccordo.-

Cassandra, che stava consultando l'ordine del giorno, inarcò un sopracciglio. -Che sorpresa!- commentò.

Prima che Cullen potesse articolare una protesta più accorata, Lavellan gli appoggiò una mano sulla schiena e lo guidò fuori dalla sala del consiglio, accompagnando la loro uscita di scena con un: -Ci vediamo domani.-

 

*

 

Una volta raggiunte le pendici delle Montagne Nebbiose, il panorama da bianco si tinse della secchezza cinerea tipica dell'inverno umido e rigido del Ferelden meridionale.

Gli scheletri delle foglie secche che erano cadute durante l'autunno ricoprivano un sentiero fangoso e irto di ciottoli, incastonati nel terreno.

Una linea di profughi diretti a Haven osservò con invidia i due cavalieri che percorrevano la strada nella direzione opposta, dato che al contrario loro potevano evitare di inzaccherarsi di poltiglia fredda e fangosa fino al ginocchio.

-Oh, è finalmente del sano silenzio quello che sento?- scherzò Lavellan, con tutte le intenzioni di provocare Cullen, che cavalcava al suo fianco.

Quello le gettò addosso un'occhiata per niente divertita. -Hai idea di quanti impegni abbia dovuto delegare per questa scampagnata?- protestò, così come aveva fatto durante la stragrande maggioranza del percorso.

-Sì.- rispose lei, divertita.

-Avresti potuto chiedere a chiunque di accompagnarti.-

-Ma io non volevo farmi accompagnare da chiunque.- replicò lei, rivolgendogli un sorrisetto. -Suvvia, il tuo secondo se la caverà benissimo al posto tuo!-

-Il Capitano dovrebbe sostituirmi in via eccezionale, non certo per...-

-Una scampagnata, l'hai già detto.- lo interruppe lei. -Così come io ti ho già detto che non me ne importa un accidente. A quel ragazzino non è rimasto niente, solo tante responsabilità. Se ha ancora un parente in vita, è necessario che si ritrovino.-

Cullen deglutì una protesta sul nascere, per evitare che le sue lamentele diventassero una vera e propria litania. Si limitò ad emettere un lungo verso di disapprovazione, poi prese la testa della fila, mentre lei lo osservava con una punta di soddisfazione nello sguardo.

 

*

 

Trascorsero due ore prima che i cavalli mostrassero le prime avvisaglie di stanchezza.

Il panorama, da boschivo divenne campestre. Brevi macchie di faggi si alternavano ad appezzamenti di terra dedicati alla coltivazione del grano e del luppolo, arricchendo il grigiore invernale con una delicata tonalità di verde.

Era da poco passata l'ora di pranzo, ovvero il momento più caldo della giornata, ma il sole restava ben nascosto al di sopra di una fitta cortina di nuvole viola, indicando ai viandanti che presto avrebbe piovuto.

Si fermarono alle pendici di un colle ferroso, dove Lavellan aveva individuato un ruscello abbastanza pulito per permettere alle bestie di abbeverarsi e brucare un po' d'erba per recuperare le energie.

-Dovrebbe mancare poco alla regione dei laghi.- annunciò Cullen, osservando l'orizzonte con aria cupa.

Prima di raggiungerlo con una borraccia, Lavellan passò lo sguardo sui suoi vestiti da viaggio, soffermandosi poi sul suo viso, avendo individuato in esso un accenno di preoccupazione. -Non ci credo che sia tutto perduto.- disse, mentre lui beveva. -Può essere che i villaggi siano stati ricostruiti, dopo che il pericolo è passato.-

Cullen si pulì le labbra con un lembo del fazzoletto che portava al collo, poi esalò un sospiro di rassegnazione. -Il Flagello non si conclude solo con la morte dell'Arcidemone.- disse, restituendole la borraccia. Si sollevò il fazzoletto per coprirsi naso e bocca, poi indicò a lei di fare ugualmente. -Lo vedrai tu stessa.-

 

Quando Lavellan vide ciò che Cullen aveva premesso, si disse che le sue parole non erano riuscite per niente a rendere giustizia al cambiamento che era stato imposto a quei luoghi.

La terra della vecchia mulattiera che stavano percorrendo aveva il colore e la consistenza della cenere, mentre il terreno dei campi tutt'attorno era talmente arido che appariva ferito da una ragnatela di crepe profonde.

L'odore che si percepiva era stantio e stagnante, come quello prodotto dalle pagine di un libro che viene riaperto dopo secoli dalla sua creazione. Le poche pozze d'acqua presenti apparivano nere, dense e viscose e da esse fuoriusciva un pungente odore di putredine.

Ciò che turbò maggiormente Lavellan però fu il silenzio derivato dalla mancanza totale di qualsiasi forma di vita organica. Gli alberi erano scuri e avvizziti, come se fossero stati prosciugati dalla linfa. In più, il suo sguardo non riusciva a scorgere tracce di vegetazione parassitaria, come muschio e funghi, suggerendole che la natura si fosse arresa alla morte.

Lavellan scese da cavallo, guardandosi attorno con un'espressione attonita, incapace di dare un senso a ciò che stava vedendo. Per lei, che credeva nella trasformazione della materia, vedere il ciclo della natura interrompersi in quella maniera fu uno shock.

Cullen si voltò appena, notando che si era fermata, quindi frenò e portò il cavallo ad affiancarsi a lei, per raggiungere l'obiettivo del suo sguardo.
In mezzo a quello che un tempo avrebbe dovuto essere un campo di grano rigoglioso, c'era un idolo chasind fatto di paglia e ricoperto da ghirlande di rami secchi e fiori di stoffa bianchi. Il suo volto aveva le fattezze di un orso ed era circondato da una distesa di cadaveri in diversi stadi di decomposizione, dallo scheletro al manichino di carne, radunati lì affinché la divinità raffigurata dall'idolo potesse condurli al sicuro, nell'aldilà. Evidentemente, la terra era talmente malata da impedire qualsivoglia sepoltura, o l'erezione di una pira, quindi quei corpi erano costretti a riposare in quel modo, con il cielo come soffitto.

-La corruzione divora la terra dalle sue fondamenta.- disse Cullen, con la voce attutita dalla stoffa. Le sue parole però risuonarono come un applauso in una sala di teatro vuota. -È il prezzo che dobbiamo pagare per aver violato la Città Nera, tradendo la fiducia del Creatore.-

Lavellan si sistemò nervosamente il fazzoletto sul naso, mentre gli gettava un'occhiata stupita. -Credi davvero che sia una punizione divina?-

-Una punizione all'altezza del crimine commesso.-

-Nessun crimine vale una punizione del genere.-

Cullen si prese qualche istante per scorrere lo sguardo sulla desolazione che li circondava, poi incitò il cavallo a proseguire. -Andiamo, ti faccio vedere dove sono nato.- fece, con la più totale assenza di entusiasmo nel tono di voce.
Lavellan esitò, poi rimontò a cavallo, affrettandosi a raggiungerlo.

 

Il sentiero terminava in una biforcazione. Al centro di essa, c'erano i resti di quello che una volta avrebbe dovuto essere un cartello direzionale, ma che dopo il Flagello era diventato un inquietante spiedo di teschi di Hurlock.

A sormontarlo, c'era una scultura di palchi di halla, ornati con foglia d'oro, collane e ninnoli di legnoferro che oscillavano delicatamente al vento. In qualche modo, il tintinnio provocato da quelle decorazioni contribuì a dare all'intera costruzione un aspetto di bellezza surreale, costringendo i viaggiatori a fermarsi a guardarla.

-Vir Banal'ras.- disse Lavellan, accigliata.

Cullen inarcò un sopracciglio. -L'ha fatto un Elfo?- domandò.

-Non un Elfo qualsiasi. Un cacciatore.- replicò lei, suggerendogli con un cenno del capo di smettere di fissare quel macabro totem e proseguire.

-È lì per segnalare ai viandanti la buona riuscita della sua caccia. Evidentemente, quegli Hurlock l'hanno fatta grossa.-

-Non devo aspettarmi qualcosa del genere al nostro accampamento, vero?- domandò lui, aspettandosi un commento, o una battuta, per allentare la tensione.

Lavellan, che non aveva assolutamente voglia di scherzare su un argomento così delicato per la sua cultura, voltò un'occhiata intrisa di serietà nella sua direzione. -Io non credo nelle punizioni.- disse, semplicemente.

Cullen la guardò a lungo, mantenendo il contatto visivo alla ricerca di indizi, ma dovette rinunciarci perché a breve sarebbero arrivati dove lui voleva.

L'obiettivo era una conca insinuata tra colli originariamente dedicati all'agricoltura a terrazzamento, i quali cullavano lo scheletro di un piccolo villaggio di cui restava ben poco, se non le fondamenta delle case e, di tanto in tanto, l'armatura degli edifici più grandi.

Era l'impronta di uno stivale nel calcestruzzo.

Cullen scese da cavallo, quindi si incamminò attraverso il villaggio, osservando i resti della sua infanzia con una smorfia di fastidio che gli turbava i lineamenti del viso.

Lavellan lo imitò, mantenendosi abbastanza distante per garantirgli i suoi spazi, ma anche abbastanza vicina da permettergli di cercare conforto nella sua presenza.

Percorsero l'unica via che collegava il sentiero al centro abitato, finché non raggiunsero uno spiazzo delimitato da un perimetro di pietre e colonne di metallo, troppo solide per crollare, o venire estirpate. Lì, Cullen si fermò.

-Casa tua?- domandò Lavellan, osservando una pila di macerie annerite nell'estremità opposta al punto in cui sostavano.

Lui ci mise un po' a rispondere. -No, il santuario.- la corresse, con una punta di rassegnazione nel tono di voce. -Ti sembrerà bizzarro, ma non ho idea di dove sia casa mia.-

Istintivamente, Lavellan gli passò una mano sulla schiena, per confortarlo. -Eri piccolo quando te ne sei andato. È normale.-

Cullen voltò la testa nella sua direzione. -Potrei dirti che avevamo una magnolia nel giardino e un pollaio nel retro. I nostri vicini erano affabili e la dirimpettaia aveva un albicocco che io e mio fratello depredavamo ogni estate.- fece una pausa, abbassando il tono di voce. -Come se fosse un'impresa eroica, staccare della frutta dai rami più bassi di un albero alto quanto te se ti prendessi sulle spalle.- commentò.

Lavellan gli rivolse un sorriso composto, da sotto il fazzoletto.

-Il problema è che non è rimasto niente di tutto questo.- proseguì lui, per poi spostare lo sguardo su un cumulo di pietre che nel santuario avrebbe dovuto essere il supporto di un bel braciere dedicato ad Andraste.

-Questa desolazione rispecchia fedelmente la validità dei ricordi che posseggo di questo posto. Prima di tornarci fisicamente, nella mia testa c'erano solo macchie di colore, echi e un'urgenza adolescenziale di vedere cosa ci fosse al di là delle colline.-

Lavellan rimase in silenzio, per dargli il tempo di processare i sentimenti provocati dall'ambiente attorno a lui, poi recuperò due frecce dalla faretra e le spezzò, attirando l'attenzione su di sé. -Vieni con me.- l'invitò, scavalcando il perimetro di pietre per raggiungere i resti del braciere.

Cullen tentennò, poi mollò le redini del suo cavallo, per seguirla.

La vide spazzare con ampie manate la polvere che si era accumulata sul vertice del piedistallo, per poi spezzettare i resti delle frecce sopra di esso. Quando capì cosa stava cercando di fare, le rivolse un'occhiata madida di gratitudine.

-Qualcosa di vivo vorrei lasciarcelo, prima che ce ne andiamo.- mormorò lei, recuperando una fiala dalla cintura per versarne un paio di gocce sui resti delle frecce. Usò un acciarino e subito apparve un lieve fuocherello verde che iniziò a mangiare il legno con ingordigia. -Così resterà acceso anche se dovesse piovere.- spiegò, facendo un passo indietro.

Cullen le rivolse un sorriso triste, poi si soffermò a osservare le fiamme, giungendo le mani in grembo. -"Fa che sia il ricettacolo che regge la Luce della tua promessa al mondo in attesa".- recitò.

-"Che l'equilibrio venga restaurato e al mondo venga data vita eterna".- aggiunse lei, spostando lo sguardo verso il cielo.

 

Iniziò a piovere poco prima che abbandonassero il perimetro del villaggio.

Accompagnarono i cavalli in silenzio, osservando unicamente il percorso che dovevano intraprendere in direzione di Honnleath, senza arrischiarsi di guardare alle loro spalle. C'era tutto e niente da vedere e nessuno dei due avrebbe serbato un bel ricordo di quella visita, nemmeno la flebile speranza data da un po' di legno che brucia.

-Mi dispiace averti costretto a venire.- disse Lavellan, realmente desolata.

Cullen mantenne il silenzio per un po', prima di rivolgerle la parola. -Non avrei mai avuto il coraggio di farlo da solo.- ammise. -Grazie per avermi concesso di fare questa deviazione.-

Lavellan gli sfiorò il braccio con una carezza. -La prossima volta ti porto in spiaggia, promesso.-

Cullen diede una risata sommessa, poi entrambi montarono a cavallo, per dirigersi finalmente verso la destinazione primaria di quell'uscita.

 

Al contrario dei villaggi che popolavano la vallata, Honnleath era rimasto in piedi.

Si trattava di una città fantasma, con ancora i resti cristallizzati della quotidianità della gente che l'aveva abbandonato. Nel sentiero che lo anticipava, infatti, sopravvivevano i carri di vettovaglie abbandonati dai profughi e i resti delle pire che i missionari della Chiesa avevano innalzato per i funerali di chi era rimasto vittima dell'orda.

-Avrei dovuto ascoltarti.- ammise Lavellan, una volta che ebbero varcato i cancelli della città. -E questa sarà la prima e l'ultima volta che me lo sentirai dire.- si affrettò ad aggiungere, notando il principio di un'espressione eloquente formarsi sul viso del suo compagno di viaggio.

Honnleath non era un grande centro, come Denerim, o Gwaren, eppure era palese che in passato fosse stato il punto di riferimento di gran parte dei villaggi che costellavano i Colli Occidentali, vista la cura con cui erano state erette le botteghe e gestite le infrastrutture.

Lavellan notò con sollievo che, contrariamente a molti posti toccati dal Flagello, a Honnleath qualcosa ancora respirava. Le facciate di diversi edifici erano rivestiti da folti strati di edera e la vegetazione ricopriva il selciato a chiazze, dando l'idea che l'orda di Prole Oscura non si fosse accanita sul centro abitato, come invece era successo nelle campagne.

Di tanto in tanto, si poteva persino sentire il frullare delle ali di qualche uccello nella distanza.

Cullen guidò Lavellan fino alla piazza centrale, poi si fermò improvvisamente giusto di fronte al recinto che la caratterizzava, assumendo un'espressione confusa.

-Che strano.- disse, esplorando l'area con lo sguardo. -Avrei giurato che qui ci fosse la statua di un golem.-

Lavellan legò i cavalli allo steccato, per poi muoversi verso il suo interno.

Si accucciò davanti a un piedistallo basso, dov'era stato abbandonato un cesto di vimini ammuffito, circondato da scheletri di piccione. Le ossa erano tutte frantumate, come se qualcuno li avesse pestati per bene.

Cullen nel frattempo fece il giro del perimetro, senza sforzarsi di nascondere la propria perplessità su quella situazione in particolare.

-Devono averla spostata, o peggio, rubata.- affermò, indugiando con lo sguardo sul piedistallo. -Il che è molto stupido, considerato che non aveva altro valore se non quello di essere molto ingombrante.-

Lavellan si raddrizzò, portandosi di fronte a lui per scavalcare il recinto con un volteggio pigro. -Ti piaceva proprio quella statua.- commentò, divertita dall'atteggiamento del suo compagno di viaggio. Insieme si mossero verso quello che prima del Flagello avrebbe dovuto essere un emporio.

-Non piaceva a nessuno.- replicò Cullen, dando occhiate dubbiose alle sue spalle mentre l'affiancava. -Le tiravamo addosso la frutta secca per attirare i pappagallini.-

Lavellan si chinò di fronte a una porta chiusa, per forzare la serratura con un grimaldello. -Pappagallini?- chiese, mentre il meccanismo d'apertura dava uno schiocco secco, segnalandole che fosse possibile accedere al locale interno.

Cullen la seguì dentro al negozio, appiattendosi il fazzoletto sulle guance. -Erano verdi con il becco giallo paglierino e mia sorella li adorava. Una volta ho provato a catturarne uno per lei, con risultati disastrosi.- spiegò.

Lavellan ridacchiò. -Hai messo dei semini sotto a una gabbietta?-

-No, gli sono corso dietro con un retino.- rispose lui, spostando una cassa ingombrante con la punta dello stivale per poter camminare oltre. -Non ero un bambino molto astuto.- aggiunse, con una punta di divertimento nel tono di voce.

-Gli uccellini non sono difficili da catturare, ma guadagnarsi la loro fiducia è un processo lungo.- spiegò lei, aprendo uno a uno i cassetti della scrivania di un contabile. -Sono bestie sociali, non serve la scienza per attirarli in trappola. A meno che non siano molto territoriali, come le oche, i cigni e i tacchini.- fece finta di rabbrividire. -Quelli sono grossi e cattivi.-

-Non pensavo ti intendessi pure di uccelli.- disse lui, che stava sfogliando un registro alla ricerca di indizi.

Lavellan diede una risata isterica, attirando su di sé dapprima uno sguardo confuso che si trasformò immediatamente in una maschera di paura, mista a imbarazzo. -Mi riferivo alla cacciagione! Alla cacciagione!- gemette lui, agitando le mani di fronte a sé per annullare il fraintendimento. -Ti facevo una da prede di grossa taglia, ecco tutto.-
-Stai peggiorando la situazione.- lo punzecchiò lei, senza smettere di ridere.

Cullen era mortificato. Balbettò diverse consonanti, intervallate dal trascinarsi di vocali che insieme avrebbero potuto benissimo creare un discorso di senso compiuto, se non fosse stato che chi era dietro al leggio fosse un individuo socialmente inetto. Alla fine, ci rinunciò, dando uno sbuffo sonoro. -Lo sai cosa intendevo.- borbottò, tornando a consultare il registro.

Lavellan lo osservò rifugiarsi nella sua zona di conforto con aria interessata, poi scosse la testa, schioccando più volte la lingua sul palato. -Questa me la segno.-
Cullen le scoccò un'occhiataccia, facendola ridere di gusto.

 

Esplorarono ogni edificio con perizia, finché non ne rimase uno solo da controllare.

Si trattava di un'abitazione dall'aria antica, con una massiccia porta di legno e acciaio divelta.

Cullen indugiò di fronte a essa, con aria incerta. -Quando venivamo qui, nostra madre ci diceva di tenerci alla larga da questo posto.- disse, rispondendo a una domanda implicita di Lavellan, incuriosita dal suo atteggiamento. -Non ricordo bene il motivo, ma anche Mia manteneva le distanze, come se anche solo l'idea di avvicinarsi a questa porta le mettesse i brividi. E lei era una che non si faceva spaventare facilmente dalle superstizioni.-

-Probabilmente, ci viveva qualcuno di interessante.- intervenne Lavellan, scavalcando i resti dell'ingresso per intraprendere una rampa di scale che si affacciava su un corridoio immerso nell'oscurità.

Quando lo raggiunse, la sua mano sinistra prese a vibrare, sconvolta da un formicolio improvviso. Lavellan la sollevò di fronte a sé, poi si sfilò il guanto, esponendo l'Ancora, che aveva preso a brillare intensamente.

La mostrò a Cullen ed entrambi si scambiarono un'occhiata d'intesa, prima di imbracciare le armi.

Illuminati unicamente dall'azione dell'Ancora, i due percorsero una stanza madida di polvere, il cui pavimento era ricoperto di sangue rappreso e pagine di libri che aderivano perfettamente alle piastrelle.

L'odore che emanava quel connubio riportò entrambi nelle campagne che avevano dovuto attraversare per raggiungere Honnleath.

Raggiunsero un'altra scalinata che portava a un piano addirittura inferiore. Si trattava di un corridoio angusto e impregnato di umidità, nonché del classico fetore di uova marce che suggeriva la presenza di uno o più demoni.

Cullen anticipò Lavellan nella discesa, muovendosi piano per non attirare l'attenzione di qualsiasi presenza si nascondesse in quell'inquietante scantinato. Quest'ultimo in realtà era un vero e proprio labirinto di gallerie e biblioteche; anche se l'Ancora era un'ottima bussola, i due dovettero ritornare sui propri passi più volte.

-Credi ancora che sia una scampagnata?- mormorò Lavellan, quando si furono ritrovati di fronte all'ennesimo corridoio di scale in discesa.

Cullen si scostò il fazzoletto dal viso, per rivolgerle un sorriso. -Se ti dicessi che preferisco di gran lunga ritrovarmi in una situazione del genere, piuttosto che passare il pomeriggio sommerso dalla burocrazia ad Haven, come la prenderesti?-

Lavellan si liberò il viso a sua volta, ricambiando il sorriso, poi gli fece cenno di proseguire.

Il tacco dello stivale di Cullen non fece in tempo ad appoggiarsi sull'ultimo gradino che subito gli artigli di un Wraith della Polvere tentarono di chiudersi sulla sua caviglia.

Lui reagì velocemente, assestando al demone un colpo di scudo per evitare che lo ferisse.

Lavellan nel frattempo scoccò una freccia in direzione di un altro Wraith, dissuadendolo dall'avvicinarsi, poi ne lanciò una seconda, colpendolo con precisione laddove era localizzata la sua faccia.

Si ritrovarono ben presto accerchiati da sei di quelle creature, una identica all'altra, che cercavano in ogni modo di colpirli e graffiarli.

Lavellan si liberò da una presa con una capriola, atterrando sul pavimento di una stanza che, all'apparenza, sembrava un'enorme biblioteca.

Si prodigò per evitare che Cullen finisse sopraffatto dal numero di nemici, attirandone la metà verso di sé per disperderli lungo tutta la stanza. Per buona misura, la tempestò di triboli, in modo da rallentarli e gestire la situazione con calma.

-Questi non li avevo mai visti!- annunciò, dopo aver colpito un Wraith che rischiava di sorprendere Cullen alle spalle.

Lui, che in realtà non aveva davvero bisogno del suo aiuto, assestò un paio di fendenti precisi che misero fuori gioco un nemico e ne ferirono un altro. -Sono Wraith della Polvere, o della Cenere. Attenta alle fiammate!- l'avvisò, giusto in tempo per permetterle di individuare un attacco e schivarlo, evitando di finire abbrustolita. -Sono fatti così. Gli piace giocare con le fiamme vive.- aggiunse lui, con aria stranamente divertita.

-L'ho notato!- commentò lei, ridendo.

Fu un combattimento poco impegnativo ed entrambi non riportarono ferite, se non un paio di bruciature a testa sui vestiti.

-Lo squarcio dev'essere più in basso.- ipotizzò lei, dopo aver raccolto da terra le frecce ancora utilizzabili.

Cullen la osservò sistemarsi la faretra sulla schiena, con aria assorta. -Com'è che in combattimento abbiamo una buona sincronia, ma in sala di consiglio non facciamo che scannarci?- le domandò.

Lavellan fece un giro su se stessa, alla ricerca di una luce più stabile dell'Ancora su cui fare affidamento. -Le decisioni che prendiamo sono il risultato di un insieme di fattori e una somma non è altro che l'unione degli addendi. Magari ne abbiamo qualcuno in comune.- rispose, raggiungendo una fila di torce agganciate a una parete che dava su un corridoio in pendenza.

Cullen ci rifletté, ma quell'idea non riusciva a convincerlo. -Tu dici che abbiamo qualcosa in comune?-

-Più di qualcosa, o non ti avrei chiesto di accompagnarmi.- disse lei, procedendo ad accendere le torce. -Solo perché abbiamo un approccio diverso, non significa che non ritenga importante la tua opinione. Siamo una squadra, mi fido di te.-

-Per me vale lo stesso.-

-E allora cosa stiamo discutendo a fare?-
Cullen le rivolse un sorriso, poi si affrettò ad aiutarla. -Questione d'abitudine.- replicò.

Lavellan rise.

Finalmente, riuscirono a dare un'identità al posto in cui si trovavano. Si trattava di uno studio, carico di piani di lavoro e ampie librerie votate all'arcano, riempite di letteratura sulle arti magiche e oggetti di natura mistica. -Quando torniamo, ricordami di dire a Josephine di mandare qualcuno a recuperarli.- disse Lavellan, sfiorando le coste di libri più vecchi di lei, disposti ordinatamente in uno scaffale molto polveroso.

Cullen le si avvicinò, osservando con aria attenta i dintorni. -Ti interessano i libri sulla magia?-

-Alchimia.- lo corresse lei, recuperando un libello dall'apparenza molto fragile per infilarlo in un borsello che teneva legato alla cintura. -Lo studio delle reazioni, degli elementi, delle rocce, dei liquidi...-

-Cose che se mischiate insieme fanno "bum", insomma.-

-Non necessariamente. A volte fanno "fzz!" o "wham!". Lo sapevi che la maggior parte delle reazioni alchemiche presenti al mondo si trovano nelle ricette di cucina?-

Cullen la guardò con un pizzico di rassegnazione nello sguardo, quindi si mosse verso il corridoio in pendenza. -Coraggio, finiamo il lavoro, poi penseremo a fare esplodere le cucine.-

Lavellan alzò gli occhi al cielo, poi gli trotterellò dietro, con aria divertita.

 

Non incontrarono altri Wraith nel corridoio. In compenso, la temperatura scese drasticamente, così come accadeva di solito quando si era nelle vicinanze di uno squarcio nel Velo. Difatti, a confermare la sua presenza, c'era un alone di luce verde e pulsante che imbeveva il terminare della stanza.

-Come vi comportate voi quattro, in questi casi?- domandò Cullen, in un sussurro, diminuendo l'andatura di marcia.

Lavellan si sporse nella sua direzione. -Di solito faccio un giro di ricognizione e riferisco tutto a Cassandra. Molto spesso però andiamo a braccio.-

Cullen si voltò verso di lei. -Stai scherzando, spero.- disse, con una nota d'indisposizione nel tono di voce. Scorse lo sguardo sul suo viso, riconoscendo una traccia d'ilarità nei suoi lineamenti. -Non stai scherzando.- confermò, secco.

-Non preoccuparti, sono una che pensa velocemente.- sussurrò lei, aprendo un sorriso malizioso in direzione della luce. -Soprattutto quando sono sotto pressione.- aggiunse, muovendo qualche passo a ritroso, prima di prendere la testa della fila.

Cullen evitò di contestarla, nonostante fosse realmente insoddisfatto di quella risposta, e si limitò a seguirla, con aria preoccupata.

 

Varcarono la soglia di una stanza sotterranea circolare, ampia e sorretta da colonne di pietra leccate di umidità.

Al suo centro esatto c'era un tappeto di piastrelle, illuminato perfettamente da uno squarcio nel Velo di medie dimensioni, attorniato da fuochi fatui e da un circolo di Wraith che fluttuavano a un metro dal pavimento, senza seguire una direzione precisa.

Non appena Lavellan mise piede nella stanza, l'Ancora emise un rumore stropicciato in risposta all'attività spiritica. Come conseguenza, al di sotto dello squarcio si materializzarono immediatamente un demone dell'Ira e due demoni della Disperazione.

Lavellan eseguì un tiro lungo da manuale, trafiggendo due Wraith che si dissolsero all'istante. Cullen invece sollevò lo scudo, parando in tempo una mina di ghiaccio e deflettendone una seconda, per poi muoversi di corsa al fine di intercettare il demone dell'Ira, il quale strisciava in direzione di Lavellan.

-Vedi che non serve sempre avere un piano?- gridò lei, che eliminava i Wraith sistematicamente. -A volte è solo questione di logica. Io faccio fuori quelli noiosi mentre tu ti occupi del più grosso senza doverti preoccupare troppo di guardarti le spalle.-

Cullen, che si stava riparando dietro allo scudo da una fiammata improvvisa, le gettò un'occhiataccia. -Semmai ne usciremo vivi…- affondò la lama della spada nella materia viscosa e bollente di cui era composto il demone dell'Ira, poi usò le sue abilità per benedire la lama, in modo da danneggiare il nemico. -Ti farò una ramanzina talmente pesante che ti toccherà cavalcare curva!- concluse.

Lavellan nel frattempo faceva lo slalom tra le colonne per confondere i demoni della Disperazione, che volteggiavano da una parte all'altra della stanza con tutte le intenzioni di acchiapparla. -È una minaccia o una proposta ambigua?- domandò, fermandosi per prendere la mira sull'ultimo Wraith. Lo eliminò con un colpo esplosivo la cui detonazione ferì il demone dell'Ira abbastanza da distrarlo e permettere a Cullen di finirlo.

-Ti stai divertendo un po' troppo, per i miei gusti.- disse lui, cercando con lo sguardo un nuovo bersaglio.

-Tu no?- domandò lei, schivando una scheggia di ghiaccio. -Vuoi che ti racconti una barzelletta?-

Cullen trattenne a stento una risata.

Unirono le forze, concentrandosi finalmente sui demoni della Disperazione. Questi li fecero correre avanti e indietro lungo tutta la stanza per dieci minuti buoni, prima di ingaggiare un combattimento vero e proprio. Sconfiggerli fu una questione di pazienza.

-Preparati, di solito ne arrivano altri prima che possa usare l'Ancora.- avvisò Lavellan, una volta conclusa l'azione.

Cullen osservò con aria concentrata lo squarcio allungarsi e contrarsi a mezz'aria, mentre espelleva tre fili luminosi lungo il pavimento di piastrelle. Si mise in guardia di fronte a un nucleo di energia verde che andava via via prendendo la forma di un demone, quindi sollevò lo scudo di fronte a sé, per evitare di finire preda di un attacco improvviso.

Durante la seconda ondata, apparvero due Wraith della Polvere e un demone del Desiderio.

-Vieni verso di me!- gridò Lavellan, che per tutta la durata della materializzazione aveva riposto l'arco, prendendo a correre da una parte all'altra della stanza senza un motivo apparente.

-Sto bene dove sto, così posso permetterti di ripiegare, nel caso in...-

-Capo, vieni e basta!- gemette lei, incoccando e scoccando frecce a velocità sostenuta.

Cullen si prese i suoi tempi per esaurire un assalto, poi approfittò del fuoco di copertura per arretrare e affiancarsi a lei.

-Il fazzoletto.- gli suggerì, quindi lui seguì il suo esempio, coprendosi naso e bocca.

-Hai un piano?- le chiese.

-Ne ho trovato uno per strada.- rispose Lavellan, facendogli cenno di arretrare. Si ritrovarono in uno spazio angusto tra due colonne, in evidente svantaggio dato che alle loro spalle c'era un muro e la mobilità era limitata.

Cullen imprecò a denti stretti, mentre lei gli indicava di attendere.

I Wraith strisciarono fino a loro per primi, poi fu il turno del demone del Desiderio, la quale si insinuò nell'apertura tra le due colonne per raggiungerli.

Non appena furono a portata, Lavellan afferrò Cullen per un braccio e lo spinse ad appiattirsi alla parete. Allora, recuperò una fiala che teneva nascosta sotto al parabraccio e la scagliò a terra.

Subito, si alzò una colonna di fumo talmente spessa e odorosa che Cullen fu costretto a ripararsi il viso dietro allo scudo, per evitare che il fumo gli andasse negli occhi.

Si sentì trascinare lontano e, una volta che la visibilità fu tornata, brandì la spada di fronte a sé, finalmente certo che non avrebbe ferito Lavellan nel compiere quel gesto. Rilassò brevemente la postura di guardia, sorpreso che le posizioni fossero ribaltate.

Infatti, i demoni erano rimasti intrappolati nello spazio angusto, disorientati dal fumo e dall'azione imprevedibile di Lavellan. Nelle due colonne e nel muro, attorno a essi, erano apparsi dei sigilli rudimentali che brillavano di luce azzurra.

-Vedi che fare esplodere le cucine serve a qualcosa?- scherzò lei, dirigendosi verso lo squarcio speditamente.

-Li hai vincolati?- domandò Cullen, realmente impressionato.

Lavellan sbuffò una pernacchia. -Non essere idiota, li ho solo confusi temporaneamente. Non sono mica un Mago!- rispose. Gli lanciò una provetta, che lui prese al volo, poi impose la sinistra sullo squarcio. -Lanciagliela non appena ho finito!- gli ordinò, mentre l'Ancora agiva sulla ferita nel Velo, che in quel momento stava cercando di proteggersi per permettere ai demoni di restare sul piano reale. Difatti, aveva assunto la forma di un nucleo di cristalli di quarzo.

Cullen guardò quella formazione, poi il muro di fumo, infine si rivolse a Lavellan, con aria tesa. -Eminenza!- la chiamò, mentre i demoni iniziavano a capire la situazione, applicandosi per liberarsi dall'azione dei sigilli, ostacolati unicamente dalla viscosità della nebbia.

-Ci sono quasi!- lo rassicurò lei, a denti stretti, mentre lo squarcio emetteva una vibrazione sonora talmente distorta da infastidire l'udito di entrambi.

Il demone del Desiderio emise un urlo agghiacciante, raccogliendo le energie sui palmi delle mani per evocare un cono di ghiaccio.

Lavellan allora raccolse il filo di congiunzione tra l'Ancora e lo squarcio e lo strattonò con tutta la forza che aveva nel braccio sinistro. -Ora!- gridò.
Cullen lanciò la provetta. Rompendosi, quella reagì al contatto con la nebbia che, istantaneamente si tramutò in un ammasso di lingue di fuoco, coinvolgendo i tre demoni già storditi dalla scissione dello squarcio. I Wraith non ebbero scampo e le loro essenze vennero risucchiate nell'Oblio mentre il demone del Desiderio gridava di dolore, contorcendosi per liberarsi dalle fiamme.

Lavellan, che aveva già preso la mira, colpì il nemico restante al cuore con un tiro lungo da manuale. La freccia gli trafisse il cuore così violentemente da farla arretrare. -Tutta tua, capo!- esclamò, notando che a Cullen prudevano le mani dall'impazienza.

Lui non replicò nemmeno. Fece scontrare spada e scudo, producendo un suono limpido nell'evocare un'onda d'urto di energia purificatrice.

Dopo aver stordito il demone, mulinò la spada per garantirle più forza d'impatto, quindi calò un fendente obliquo, frantumando il corpo del nemico.

Ufficialmente disintegrato, il demone raggiunse placidamente i suoi compagni d'arme al di là dello squarcio, finalmente indebolito.

Lavellan rinfoderò l'arco e impose nuovamente la sinistra, permettendo all'Ancora di saldare la frattura con una linea di scintille che procedeva dal basso verso l'alto, inesorabile.

Cullen osservò quella manovra con tanto d'occhi. Anche se aveva già visto Lavellan all'opera, la chiusura degli squarci era uno spettacolo unico nel suo genere e colei che comandava quell'azione diventava sempre più abile nell'esecuzione mano a mano che faceva pratica.

-Tre, due, uno...- Lavellan trasse a sé la fune spirituale, rattoppando definitivamente il Velo.

La stanza piombò nell'oscurità, mentre Cullen esalava un lungo sospiro di sollievo, misto a soddisfazione.

Sobbalzò, sentendo la mano di Lavellan appoggiarsi sul suo petto. -Pensi ancora che sia sconclusionata?- domandò lei, mantenendo la sinistra tra loro, per garantire a entrambi una fonte di luce. Non era abbastanza per capire dove fossero situati nella stanza, ma delineava i contorni delle dita di Lavellan, riflettendosi sul tappeto lucido dei suoi occhi.

Cullen esalò una risata. -No, ma sei un'irresponsabile di prima categoria.- disse, guardandosi attorno alla ricerca di un ulteriore riferimento luminoso. -È andata meglio di quanto pensassi.- commentò.

Anche Lavellan rise, mentre lo guidava attraverso il pavimento di piastrelle, colpevole di vederci meglio al buio. -Sono sorpresa quanto te. Pensavo che a furia di appiattirti il culo dietro a una scrivania, ti fossi arrugginito.-

Rimasero un istante in contemplazione l'uno dell'altra, nella semioscurità, finché Lavellan non voltò lo sguardo in maniera inconsulta in direzione dell'uscita.

Entrambi puntarono le armi verso una luce che descriveva il punto d'accesso al corridoio che portava ai piani superiori e che si avvicinava inesorabilmente alla loro posizione.

Sorprendentemente, apparve una giovane donna, munita di torcia. La puntò verso di loro, osservandoli con un'espressione attonita.

-Benedetta Andraste, come avete fatto?- domandò, con un tono di voce acuto.

I due si scambiarono un'occhiata confusa. Solo allora Cullen si rese conto di quanto Lavellan si fosse fatta vicina e si affrettò a distanziarsi, con lo sguardo macchiato di disagio.

Lei non parve farci caso, perché era impegnata a squadrare la nuova arrivata da capo a piedi. Le si avvicinò con cautela, abbassando l'arco gradualmente. -Un po' di calce e tanta buona volontà.- scherzò.

Cullen seguì il suo esempio, facendo attenzione a non inciampare sui resti ossei di un gatto nel procedere.

La portatrice di luce era una ragazza sui venticinque anni, con dei profondi occhi scuri e imbevuti di sorpresa. Anche lei portava un fazzoletto sul viso e il suo corpo era protetto in maniera integrale, fatta eccezione per lo sguardo e un ciuffo di capelli chiari sfuggito al cappuccio, segno che fosse abituata a interagire con il Flagello.

-Non prendermi in giro, sono settimane che cerco di farlo sparire, senza successo.- disse, indicando con un cenno del capo il bastone da mago che teneva legato alla schiena. -Nemmeno la Custode che ho consultato ha saputo aiutarmi.-

-La tua Custode non aveva i mezzi per farlo, evidentemente.- replicò tranquillamente Lavellan, esponendo brevemente la mano sinistra.

La ragazza guardò lei, poi Cullen, infine sollevò le sopracciglia. -Siete dell'Inquisizione?- domandò, con una punta di eccitazione nel tono di voce.

-Dipende. Ti dobbiamo i soldi delle riparazioni?- scherzò Lavellan.
Cullen le scoccò un'occhiata truce.

-Non importa di che fazione siete.- si affrettò a dire la loro interlocutrice. -Mi chiamo Amalia e questa era casa mia, prima del Flagello. Oggi mi avete un gran favore. Cosa posso darvi in cambio?-

Lavellan guardò brevemente Cullen, prima di rispondere. -Informazioni e, possibilmente, un posto sicuro dove passare la notte.- fece una pausa. -Se c'è, ovviamente.-

Amalia fece loro cenno di seguirla all'esterno. -Allora vi conviene lasciare Honnleath il prima possibile. Quelli che hanno cercato di ristabilirsi qui, dopo il Flagello, hanno contratto la Corruzione entro una settimana di permanenza.- spiegò, aumentando il passo non appena ebbe la conferma che le stessero andando dietro.

Cullen inarcò un sopracciglio sopra un'espressione scettica. -Così tanto? Di solito basta qualche ora di esposizione.-

-Fortunatamente no, o voi due sareste già morti.- rispose lei, alludendo al fatto che entrambi non avessero la testa coperta, o un vestiario appropriato per quel genere di situazione. -Non è tanto l'esposizione diretta, ma il vento che porta con sé le polveri infette. Mio padre ne è caduto vittima per contatto indiretto, sei anni dopo il Flagello, perché è stato trattenuto nelle campagne a causa di un acquazzone improvviso.- proseguì, mentre i due rinfoderavano finalmente le armi. -Gli è bastato respirare la polvere per qualche giorno, poi ha iniziato a stare male.-

-Mi dispiace.- disse Cullen. -Mi assicurerò di accendere una candela in sua memoria, quando saremo tornati a Haven.-

Amalia si strinse nelle spalle. -Non basterebbe una cattedrale intera per commemorare ciò che è successo qui.- fece, con macabra rassegnazione.

Aspettò di essere all'esterno, prima di guardare in faccia i suoi benefattori, poi spense la torcia. -Oh, ma allora è vero che l'Inquisizione accetta gente di ogni tipo nelle sue fila. Sei Dalish, vero?- domandò, rivolgendosi a Lavellan.

-Con il sigillo di origine protetta.- rispose lei, guardandosi attorno con preoccupazione crescente. -Quindi, rischiamo di contrarre la corruzione?-

-Dipende da quanto tempo siete stati esposti. Vi converrà bruciare i vestiti e lavare bene l'equipaggiamento per buona misura.- replicò Amalia, soffermandosi a osservare Cullen con aria interessata.

Lavellan sbuffò. -Meno male che hai insistito che dovessimo indossare abiti diversi.-

Cullen aggrottò la fronte. -Era una misura precauzionale, ma non pensavo che l'influenza del Flagello fosse così volatile.- si giustificò.

Lavellan si soffermò a guardarlo, per niente convinta. -Ammettilo, non volevi rovinare l'armatura.-

-Decisamente.- confermò lui, senza accenni di rimorso.

-Seguitemi, vi porto al mio villaggio. È a una mezz'ora di cavallo da qui.- intervenne Amalia, muovendosi attraverso la piazza centale per raggiungere il recinto dov'erano stati legati i cavalli. A far loro compagnia c'era un baio pezzato e tutti insieme brucavano tranquillamente da un sacchetto di iuta riempito di fieno fino all'orlo.

-Mi sono permessa di dar loro da mangiare, per evitare che si abbuffassero di erba corrotta.-

Lavellan rifilò un'occhiata macchiata di rimprovero a Cullen, che aveva assunto un'espressione desolata. -Avevo sottovalutato la situazione.- ammise lui.

-Nessuno è preparato per una cosa del genere. Anche noi abbiamo dovuto andare a tentativi.- lo rassicurò Amalia, raccogliendo il sacco da terra per richiuderlo. -Una volta a Forte Elanor vi spiegheremo tutto a modo, nel caso in cui doveste tornare per chiudere un altro di quei portali luminosi. Il siniscalco dice che ce n'è uno gigantesco a Ostagar.-

-Uno squarcio a Ostagar? Dov'è iniziato il Flagello?- domandò Lavellan, con una scintilla d'eccitazione nello sguardo. -Quanto dista da qui?-
Fu la volta di Cullen di lanciarle un'occhiata di rimprovero. -Troppo.- affermò. -Ti ricordo che domani pomeriggio dovete ripartire per le Terre Centrali.-

Lavellan sbuffò. -Guastafeste!-

-Piuttosto, qui non c'era un golem?- domandò Cullen, impedendo a Lavellan di trovare ulteriori scuse per guardarlo male.

Amalia montò a cavallo, aspettando che lo facessero anche i suoi nuovi ospiti prima di rispondere. -Sì, si chiamava Shale.-

-Che fine ha fatto?-

-Se l'è portata via l'Eroe del Ferelden, dopo che ha salvato il villaggio.-

Cullen ritrasse il capo, spostando uno sguardo confuso tra la sua interlocutrice e lo spiazzo. -Come accidenti ha fatto? Quella cosa era enorme!- sbottò, con il tono di voce più alto di un'ottava.

-Così dicon tutte.- commentò Lavellan, assicurandosi un’occhiataccia davvero poco convincente.

-L'ha attivata e si è fatta seguire.- spiegò Amalia, precedendoli nell'intraprendere la strada che conduceva ai cancelli del villaggio.

Cullen rimase a fissarla, inebetito, e questa reazione fece sorridere Lavellan, che trovava quella situazione incredibilmente buffa. -Ovvio, no?-

Lui alzò gli occhi al cielo. -Come ho fatto a non pensarci?- borbottò, evitando di lesinare sul sarcasmo.

 

 

 

 

-Nota-

Ehilà!

Metto le mani avanti sull’uso dei poteri dell’uomo™, dato che è una cosa un po’ borderline.

Mi sono scervellata sulla timeline e non è specificato quanto tempo intercorra tra Cassandra che prende a picchi Varric e la fondazione dell’Inquisizione, ma in giro si parla di una manciata di mesi. Dato che gli effetti del lyrium perdono efficacia generalmente entro un anno dalla disintossicazione e non penso che dopo Kirkwall Cullen abbia abusato delle sue capacità, immagino che qualcosina gli sia rimasto.

A parte questo, ringrazio chi ha letto il prologo e chi è arrivato fin qui.

Avevo promesso il capitolo venerdì, ma viene fuori che ho il weekend invaso dagli impegni, quindi mi sembrava il caso di anticipare, anziché far venire fuori il capitolo a ridosso del successivo, dato che entrambi sono lunghetti.

Abbracci <3

   
 
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