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Autore: Lilium Noctis    22/04/2022    2 recensioni
Si narrava che i canti delle Masche risvegliavano le antiche leggende andare perdute.
Con la guerra di cinquant'anni prima, però, esse si sono dissolte e gli uomini ritengono che tutte le creature di Colle Salmastro siano solo delle storielle per i bambini. Tuttavia esistono città dove questi racconti sono ben radicati.
Il giovane Tommaso si stava abituando alle strane usanze di Borgovecchio, un paesino sperduto tra i monti della regione, quando il suo cuore decise di rincorre la bella Sofia.
Nel tentativo di raggiungere i loro desideri, Tommaso e Sofia si troveranno catapultati in un mondo che conoscevano solo tramite le fiabe.
Una storia ispirata in tutto e per tutto al folklore italiano!
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Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'eco di un gufo lontano susseguito da un clangore e da delle grasse risate lo fecero sussultare: per qualche istante aveva temuto che qualcuno l'avesse visto.

Rilassò le spalle e deglutì nervoso. Quel luogo non gli apparteneva, non era solito vagare per città abbandonate da una guerra che non aveva vissuto. Però non poteva di certo tirarsi indietro: aveva deciso di rischiare e, di certo, non poteva tornare senza aver ottenuto qualcosa. Abbassarsi per schivare i resti fatiscenti delle abitazioni e ignorare quelle inumane ossa a terra, che avvertiva spezzarsi sotto a ogni passo, non era poi così tremendo.

Si diresse silenzioso alla finestra per osservare i suoi compagni da uno spiraglio tra le assi bruciate: stavano parlando, ridendo e bevendo. Dopo quei faticosi giorni di viaggio per raggiungere le rovine dove stavano sostato, erano di certo troppo stanchi per badare a cosa lui stesse facendo.

Aveva detto loro di non disturbarlo ma il timore che uno di quei soldati avesse potuto cercarlo non lo lasciava del tutto tranquillo.

Fece un sospiro e si sistemò la leggera sciarpa sulle spalle prima di scavalcare delle travi ammuffite e dirigersi alla postazione lasciata da pochi minuti.

Si trattava di un semplice tavolo dai bordi in ferro, stranamente incolume nonostante i circa cinquant'anni di abbandono, con la fioca luce di una candela a illuminare il curioso tomo che aveva trovato poche ore prima girovagando nelle catapecchie accanto.

Sistemò con un dito le sottili lenti e aguzzò la vista per ricominciare a leggere per l'ennesima volta quelle pagine ingiallite: gli ci erano volute almeno un paio d'ore per riuscire a riconoscere e a rimembrare la grammatica di quell'antica lingua ma, nonostante ciò, era bloccato da tempo sul medesimo passaggio.

Aveva più volte appurato con degli appunti che le traduzioni fossero corrette ma c'era qualcosa che gli sfuggiva, come se non avesse interpretato nella giusta maniera quelle arcane parole.

Portò le mani al viso stanco per massaggiarselo, esausto. Stava per arrendersi ma doveva proseguire, voleva fare un ultimo tentativo prima di arrendersi.

Diede un'ultima occhiata sia al tomo che alle proprie annotazioni prima di rilassare le spalle con movimenti circolari per poi scrocchiare le dita e il collo.

Fece un profondo respiro, unì i palmi delle mani e chiuse le palpebre: non era mai stato un grande sostenitore del Sacro Ordine ma, in quell'istante, decise di affidare il destino dei suoi studi alle mani di Dio.

Pregò muovendo le mute labbra, implorando di poter attingere a una forza e a una conoscenza che avrebbe potuto rivoluzionare il mondo.

Ruotò le mani formando una conca d'aria fra le dita serrate, lasciando che il dorso sinistro fosse rivolto all'ammuffito soffitto che velava il cielo stellato.

Mantenne gli occhi chiusi e separò lentamente i palmi, rabbrividendo all'avvertire una flebile vampata di calore: sospesa nel vuoto, tra una mano e l'altra, una flebile fiamma lilla tremò.

Il suo volto si contorse in un sorriso raggiante e si trattenne dall'urlare entusiasta mentre l'incerta fiammella seguiva i movimenti della mano destra prima che si spegnesse. Tutto ciò era durato per pochi istanti ma questi gli bastarono per poter affermare che la magia era di tutti, che non erano solo le Coga, le streghe, a poterla padroneggiare.

Richiuse alla svelta il tomo e raccolse tutti gli appunti prima di soffiare sulla candela e dirigersi dai propri compagni. – Ne è valsa la pena...

 

 

   
 
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