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Autore: Altair13Sirio    22/04/2022    3 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Infine era giunto il momento in cui i ragazzi si sarebbero rimessi in gioco. Il tempo era volato da quando Suzuko e Yoshiki avevano presenziato al ricevimento dell'I.P.U. I loro compagni di squadra li avevano riempiti di domande al riguardo perché anche se avevano preferito evitarlo, la loro curiosità rimaneva, ma se Yoshiki sminuiva tutto dicendo che era stata una gran noia, Suzuko non sembrava avere voglia di parlarne del tutto.
Proprio la ragazza sembrò avere un cambio di umore radicale dopo quel giorno. Nessuno sapeva a cosa fosse dovuto, alcuni provarono a parlare con Yoshiki per sapere se fosse successo qualcosa che avrebbe potuto innescare questa reazione in lei, ma lui negò sempre tutto. Non solo il ragazzo non pensava di essere la causa dello stato umorale attuale della sua compagna, ma credeva anche che lei non avrebbe apprezzato intromissioni da parte degli altri in quella faccenda.
La giovane passava le giornate quasi completamente da sola, spesso rimanendo in camera ma più volte al giorno sembrava visitare il santuario della Squadra 13. Non si occupava dei fiori e non metteva in ordine, se ne restava in silenzio a osservare quelle foto antiche, a volte da seduta, altre volte passeggiava per la stanza incessantemente e se ne andava dopo poco.
Tetsuya aveva ovviamente notato tutto questo; grazie alla connessione aveva potuto avvertire parte dei sentimenti della ragazza dentro di sé, ma ancora non riusciva a capire cosa la tormentasse tanto e aveva provato a sfruttare i momenti di solitudine all'interno del Gaia per parlarle, ma senza successo. Solitamente Suzuko respingeva ogni suo tentativo di approccio dicendogli di concentrarsi sulle esercitazioni o di non preoccuparsi di simili sciocchezze, ma il ragazzo aveva notato un calo nel loro rendimento a bordo dello Stridiosauro e la cosa più sorprendente era il fatto che la sua partner non sembrasse assolutamente scalfita da quei dati; per lei che i risultati erano tutto, ritrovarsi a ignorare completamente il proprio partner e il lavoro a bordo del Gaia significava veramente che qualcosa non andava e non avrebbe potuto essere più ovvio di così.
Neanche provare a parlarne con Yoshiki sollevò alcun dubbio. Il ragazzo rimaneva criptico come sempre e disse di non poter parlare di ciò che era successo alla festa per "rispettare Sentakami" o qualcosa del genere, ma gli consigliò di essere paziente e forse Suzuko si sarebbe aperta a lui quando lo avrebbe ritenuto il momento giusto.
E così Tetsuya aspettò, per quanto fosse penoso dover vedere la sua partner in quello stato ogni giorno. Quando ricevettero la notizia che sarebbero tornati in battaglia, notò la reazione di Suzuko: era carica, pronta a mettersi di nuovo in gioco. A quel punto capì che le cose stessero tornando al proprio posto, ma dovette attendere la mattina della battaglia per vedere il quadro completo.
La squadra stava concludendo i preparativi per uscire: secondo le informazioni date dagli adulti, l'attacco VIRM sarebbe iniziato alle quindici, nel primo pomeriggio. I ragazzi si erano svegliati presto e avevano iniziato a fare le proprie faccende come al solito, volevano assicurarsi di essere pronti a partire appena finito di mangiare, possibilmente prima delle quattordici. In quei momenti concitati sarebbe stato importante rimanere da soli con i propri pensieri e non causare problemi a nessuno, o almeno quella era l'idea di Tetsuya, che però fu portato in disparte dalla sua partner proprio mentre riordinava le sue cose in camera.
«Posso parlarti un minuto?» Fu tutto quello che Suzuko gli disse prima di portarlo con sé nell'ala della tenuta meno frequentata. Lì la ragazza aprì la porta del santuario e si assicurò di chiudere per bene la porta dopo che furono dentro entrambi; Tetsuya non capì perché avesse bisogno di girare la chiave nella serratura, ma non disse niente ricordando il consiglio di Yoshiki e quindi attese che fosse lei a fare la prima mossa.
Suzuko si fermò a guardare alcune delle foto poste sul davanzale della finestra: ritraevano molti bambini con le loro madri, sembrava una riunione di amici, di quelle che avvenivano anni dopo essersi separati e ritrovati.
«Io conosco queste persone.» Disse seria senza voltarsi. Tetsuya non capì. «Conosco i loro nomi, so a memoria i loro volti e potrei dirti tutto quello che hanno fatto nelle loro vite. Conosco queste cose perché mi sono state insegnate, anzi… Inculcate sin da quando ero piccola.»
Suzuko si fermò come se avesse detto qualcosa di sbagliato e Tetsuya la vide sussurrare con riluttanza qualcosa per rimproverarsi; poi con un gesto di stizza si girò verso di lui e avanzò a passi rapidi.
«Ho un compito da portare a termine. Ho sempre pensato che bastasse la mia sola forza di volontà per andare bene e che se mi fossi impegnata al massimo sarebbe andato tutto sempre per il meglio, ma ora capisco che il nostro compito è qualcosa che va affrontato in due; non posso forzarti, anzi è di vitale importanza che proseguiamo al passo più confortevole per entrambi! Eppure non posso fare a meno di pensare che stiamo restando indietro… I nostri sforzi saranno vani se non riusciamo a trovare quell'equilibrio come…»
Suzuko si fermò. Tetsuya la stava fissando con dispiacere; immaginava che avesse a che fare con quello, ma avrebbe voluto credere che dopo tanto tempo la ragazza si fosse convinta a smettere di cercare la perfezione assoluta con quel fare ossessivo.
«Come Kya e Ryo, giusto?» Domandò mentre lei tratteneva il respiro. Sapeva già quello che pensava, sapeva già quanto quella storia lo avesse seccato, ma non poteva fare a meno di continuare a parlarne.
«Non si tratta solo di loro.» Ammise cercando di mantenere un tono sicuro di sé. Il suo sguardo divenne di ghiaccio, ma dentro di lei stava divampando un incendio; Suzuko aveva una forte ansia per quello che sarebbe successo dopo, ma era pronta a tutto pur di migliorare e rendere fieri loro.
Sii aggressiva, prendi il controllo!
Un primo passo incerto, il secondo diretto e poi una mezza rincorsa fino a scontrarsi contro il petto del ragazzo, che si piegò sorpreso e cercò di alzare le braccia per afferrarla e impedire che gli cadesse addosso. Suzuko non disse niente, allungò un braccio e passò la mano dietro la nuca di Tetsuya tirandolo con forza a sé e dandogli un bacio.
Ti prego, funziona!
Per un momento la ragazza non seppe cosa fare, chiuse gli occhi e sperò che bastasse. L'aveva visto fare raramente perché nella sua famiglia quel tipo di effusioni capitavano poche volte e i baci nei film non erano buoni esempi per imparare; lì le labbra degli attori a volte nemmeno si vedevano, coperte dai caldi abbracci che li avvinghiavano e lasciavano il tutto all'immaginazione dello spettatore. Ma l'immaginazione di una ragazzina come lei non bastava a farle sapere cosa venisse dopo aver unito le labbra a quel modo, né a farle capire se quello che stava facendo fosse corretto o meno.
Tetsuya provò a tirarsi indietro e tirò un respiro non appena le loro labbra si divisero. Provò a chiamare il suo nome, ma Suzuko si spinse fin sulle punte e lo baciò di nuovo, questa volta disperata.
Ti prego!
Alla fine Tetsuya riuscì a liberarsi dalla presa della compagna e le chiese che cosa le fosse saltato in testa. Per una volta lo vide adirato, anche se forse era maggiore la confusione della rabbia.
«Ti prego, Tetsuya… Fidati di me.» Disse lei stringendo la camicia del ragazzo e poggiandovi sopra la fronte. Fece una pausa, lo guardò di nuovo negli occhi e tentò di baciarlo una terza volta, ma a questo punto il ragazzo era troppo lontano per poter essere raggiunto e un attacco a sorpresa non avrebbe più funzionato.
«Perché fai così tutto a un tratto? Che cosa ti fa pensare che…»
«Funziona!» Esclamò lei stringendo con forza la camicia di lui. «Funziona veramente! Aiko e Matsumoto si sono baciati, si baciano ogni giorno! Nakamura e Sato si abbracciano e giocano come due bambini e sono fortissimi insieme! Funziona, dovrebbe funzionare… E allora perché ogni volta che provo a farlo io, ti vedo allontanare ancora di più?»
Tetsuya si coprì la bocca con una mano. «Ma non è… Non puoi baciare la gente e aspettarti che…!»
«Perché non posso?» Domandò la ragazza sentendo il corpo di Tetsuya allontanarsi. «Aiko ha baciato Kaoru e i loro livelli sono cresciuti!»
Esasperato, Tetsuya sarebbe scappato di corsa dalla stanza se non fosse stato che la porta alle sue spalle era chiusa a chiave. «Non è il gesto in sé che migliora i loro… E'-è il significato dietro al bacio che lo rende… E' una cosa che fanno solo le persone che si amano!»
«E' una cosa che fanno solo le persone che si amano, sì.» Disse Suzuko con gli occhi lucidi e un brutto presentimento addosso. «Ciò significa che se io ti bacio, noi due ci amiamo. Se ci amiamo, il nostro rendimento dovrà crescere!»
«Non funziona così!»
«E allora come funziona, Tetsuya?» Domandò esausta. «Ogni cosa che ho provato ha sempre avuto il risultato opposto a ciò che credevo, i miei calcoli non hanno alcun senso in tutto questo… Vuol dire semplicemente che siamo destinati a rimanere indietro per sempre?»
«Ascolta, Suzuko!» Lui smise di balbettare, riuscendo a prendere finalmente fiato. Aveva le mani davanti a sé come per assicurarsi che la sua partner restasse lontana, ma Suzuko sperò che non fosse quello il motivo di questa posizione. «Noi non possiamo semplicemente baciarci e vedere i nostri livelli di compatibilità salire; non puoi tenermi per mano senza nessun altro obiettivo se non ottenere un punteggio più alto e aspettarti che ciò accada. Sono i sentimenti a muovere i nostri legami! Le persone che si baciano lo fanno perché si amano, non è il contrario! Kaoru è il darling di Aiko perché lei lo ha riconosciuto come tale, e viceversa! E io…»
Tetsuya scosse la testa impercettibilmente. Ansimava, era spaventato, chissà perché poi. Di fronte a lui c'era solo una ragazzina disperata che aveva provato il tutto per tutto anche a costo di mettersi in ridicolo per raggiungere il suo scopo. Forse non aveva bisogno di concludere quella frase, forse non era necessario ferire il suo orgoglio ancora di più… Ma questa volta Suzuko aveva veramente passato il segno.
«E io non sono il tuo darling!» Concluse prima di voltarsi rapidamente e raggiungere la porta. La aprì dopo aver armeggiato un po' con la chiave e alla fine scappò di corsa prima che il suo senso di colpa lo spingesse a chiederle scusa per quella cosa orribile che aveva detto.
Suzuko però non aveva ascoltato; o per lo meno, pensava di non averlo fatto. Conosceva già l'esito di quella discussione, il suo cuore si era già protetto per quella pioggia di frecce che lo avrebbe travolto, e infatti rimase immobile senza neanche respirare, si costrinse a pensare a qualcosa per non restare bloccata in quel circolo di pensieri che le avrebbero fatto solo del male.
Alla fine lo sguardo le andò su una fotografia posta su un sostegno a spirale, circondata da decine di foto simili a quella; era un ritratto di famiglia, due adulti e un bambino che sorridevano felici, vite compiute che non dovevano preoccuparsi di dover compiacere nessuno.
Avrebbe avuto tante domande da fargli, così tante da non riuscire a finire nemmeno se fosse rimasta là tutto il pomeriggio, e ancora altre ne sarebbero arrivate perché i suoi pensieri non si arrestavano più in quel momento. Tuttavia Suzuko riuscì a pronunciare solo tre parole a quei volti che conosceva sin da quando era bambina.
«Io vi odio.»
Loro però continuavano a sorridere, prendendosi gioco della sua incapacità di essere perfetta come loro.
 
*
 
La corsa di Tetsuya si arrestò nella sua stanza. La porta era aperta e non si curò di guardare se ci fosse o meno qualcun altro dentro, semplicemente una volta entrato la chiuse con foga facendola sbattere violentemente e vi si accasciò contro.
I suoi compagni di stanza stavano sistemando dei vestiti nell'armadio quando lo videro entrare. Si preoccuparono non solo per il grande baccano causato, innaturale per un tipo silenzioso come lui, ma soprattutto a causa dello sguardo terrorizzato che aveva negli occhi.
«Ehi!» Esclamò sorpreso Hoshi scendendo dallo sgabello di fronte all'armadio. Nello stesso momento, Yoshiki fu subito da lui.
«Che succede?» Domandò il ragazzo inginocchiandosi al suo fianco e tastandogli la fronte. «Ti senti male? E' per via della battaglia?»
Tetsuya riuscì solo ad ansimare qualcosa di incomprensibile e scosse la testa. Nonostante ci fosse abituato, la breve corsa dal santuario alla propria stanza sembrava averlo stremato, o forse si trattava di ciò che aveva causato quella fuga a togliergli il respiro.
Hoshi arrivò alla porta porgendo a Tetsuya una bottiglietta d'acqua e questo la accettò volentieri, bevendo a volontà quasi fino a svuotarla completamente.
«Prendi fiato!» Gli disse Yoshiki dandogli un colpetto sulla spalla per evitare che si affogasse bevendo.
Tetsuya tossì. Forse affogare sarebbe stato un miglioramento in quelle circostanze. Ci volle un altro minuto perché potesse riprendere il controllo della parola e nel frattempo le immagini di quello che era successo nell'altra stanza gli scorrevano nella mente come diapositive di un film, incapace di fermarle, ricordando la sensazione gelida e spiacevole di quel contatto con la sua partner.
«Suzuko.» Disse alla fine voltandosi verso Yoshiki. Il ragazzo sembrò capire tutto, ma non disse niente ancora. Invece di lasciare che Tetsuya si spiegasse lì per terra, disse a Hoshi di aiutarlo a tirarlo su e insieme lo fecero sedere su un letto.
Tetsuya li ringraziò; le sue gambe avevano perso ogni sensibilità di colpo, non pensava di riuscire a camminare ancora per un po'.
I respiri del ragazzo si fecero un po' più regolari, ancora rauchi e affannosi, ma migliori rispetto a prima. Ripeté il nome della sua partner senza aggiungere niente e i suoi compagni di stanza si lanciarono degli sguardi perplessi.
«Che cosa ha fatto? Avete litigato?» Domandò Hoshi, pensando di poter aiutare essendo stato in quella stessa situazione. Tuttavia il piccoletto non aveva idea di quanto lontano fosse dalla verità.
Yoshiki rifletté un attimo. Tetsuya era la persona più buona e paziente che avesse mai conosciuto e credeva che nulla avrebbe potuto innescare un litigio tra lui e la Sentakami; tuttavia i ricordi di quello che si erano detti al ricevimento dell'I.P.U. gli suggerirono che la ragazza avesse provato ad avvicinarsi a lui in modo drastico, e se i risultati erano stati quelli doveva significare che non ci fosse riuscita.
«Tetsuya.» La sua voce severa arrestò di colpo i respiri affannosi del ragazzo seduto, che si voltò a guardarlo come se dovesse crollare da un momento all'altro.
«Calmati! Qualunque cosa sia successa, adesso sei al sicuro.» Disse restando immobile. La luce dalla finestra lo colpiva alle spalle e gli faceva proiettare un'ombra alquanto sinistra sul suo amico, eppure Tetsuya lo vide come una luce di salvezza. «Nulla è irreparabile; se ci spieghi per bene cosa è successo, possiamo trovare una soluzione.»
A questo punto Tetsuya si rilassò. Forse Yoshiki aveva ragione; aveva reagito di impulso e aveva lasciato che la mente corresse senza alcun freno, immaginando fantasmi dove non ce n'erano. Non ricordava nemmeno cosa avesse detto a Suzuko negli ultimi istanti, dopo che lei…
«Mi ha baciato.»
Hoshi quasi si mise a ridere. Se fu in grado di controllarsi, pur lasciando andare uno sbuffo per la sorpresa con cui quella notizia lo colpì, fu solo perché vedere Tetsuya in quello stato era stato uno shock.
Yoshiki, per quanto ciò che si fosse immaginato fosse molto peggio della realtà, si imbronciò capendo subito quanto la cosa avesse colpito il suo amico.
«Ti ha baciato? E basta?» Domandò tranquillo. «E poi ti ha confessato qualcosa? E' stata una dichiarazione?»
Lo sguardo di Tetsuya vagò qualche istante per la stanza, poi si fermò sul volto del suo amico e lo guardò come se non avesse capito. «No, no… Lei voleva provare una sua teoria, o qualcosa del genere… Mi ha… B-baciato solo perché pensava che avrebbe aumentato i nostri livelli di compatibilità.»
Yoshiki sospirò rassegnato, adesso capiva molte cose. Alzò lo sguardo verso Hoshi, che non ci stava capendo niente, ed esitò a parlare non sapendo bene come procedere.
«Capisco…» Mormorò. Ci mise un attimo, poi decise di continuare a chiedere a Tetsuya i dettagli. «E tu le hai detto qualcosa, o sei scappato via subito?»
«L-le ho detto… Le ho detto che non è così che funziona. Noi non dovremmo baciarci perché vogliamo aumentare il nostro rendimento, dovremmo farlo perché ci piacciamo, ma io… Lei non mi piace!»
Hoshi inspirò l'aria tra i denti e chiese:«Le hai detto esattamente queste parole?»
Yoshiki sembrò sul punto di ammonirlo per aver scelto un brutto momento per commentare, ma si fermò comprendendo il punto di vista dell'altro; lui aveva vissuto una situazione in cui aveva finito per dire delle cose di cui si era pentito, probabilmente voleva evitare che Tetsuya si sentisse come lui.
«Io… Più o meno, non ricordo…»
Probabilmente il danno era già fatto. Anche se, come aveva detto Tetsuya, quella non era stata una dichiarazione da parte della Sentakami, forse. Ma come le era venuto in mente, si domando Yoshiki.
«Ottimo tempismo, oserei dire…» Sussurrò il ragazzo più alto guardando Hoshi. Quello annuì costernato, pensando alla battaglia che li attendeva quel pomeriggio.
Tetsuya sembrò di nuovo andare nel panico. «Adesso che cosa faccio? Io non volevo tutto questo, non volevo essere trascinato così, non sono capace di reggere questa pressione…»
I due compagni di stanza del ragazzo si allontanarono un attimo. Fu Yoshiki a fare segno a Hoshi di seguirlo per consultarsi in disparte, per quanto non sapessero assolutamente cosa fare.
«Dovremmo parlarne con i coordinatori?» Domandò il piccoletto mettendosi le mani ai fianchi.
Yoshiki strinse le spalle. «Non lo so, con i preparativi e tutto il resto da affrontare rischieremmo di arrivare in ritardo alla battaglia…»
«Okay, ma non può pilotare in questo stato! Lo hai visto?» Ribatté il piccoletto sulla difensiva. E qui Yoshiki dovette concordare con lui: non c'era alcuna possibilità che Tetsuya riuscisse a salire sul Gaia assieme a Sentakami, dopo quello che era successo.
«Però non possiamo nemmeno rimanere con una coppia in meno.» Continuò voltandosi di nuovo verso Kondō.
«Quindi cosa suggerisci?»
Yoshiki abbassò lo sguardo pensieroso. Non avrebbe voluto farlo, ma doveva prendere una decisione per il suo amico e in quel momento Tetsuya non gli sembrava nelle condizioni di pilotare uno Stridiosauro; dovevano salvaguardare la riuscita della missione, ma ancora prima il benessere dei loro compagni.
«Vai a cercare Sentakami e fai in modo che rimanga lontana da Tetsuya per il momento! Io intanto vado da Hachi e gli spiego tutto. Spero che lui abbia qualche idea…» Decise in un paio di secondi. Non sapeva veramente cosa fare, ma non poteva restare a indugiare ancora a lungo in quella stanza.
«E lui?» Domandò Hoshi facendo un cenno verso Tetsuya, che si stava lentamente stendendo sul letto. «Non è meglio lasciare qualcuno con lui?»
«E chi?» Rispose Yoshiki. «Dubito che voglia ragazze vicino in questo momento, e se non riesce a parlare con noi non lo farà neanche con Sato e gli altri. Lasciamo che riprenda fiato e intanto corriamo a chiedere aiuto.»
«Capito.» Hoshi fece per uscire di lì, ma Yoshiki lo fermò un'altra volta. Con un'ampia falcata si riavvicinò a lui e gli sussurrò un ultimo ordine.
«Non sbandierare tutto quanto in giro, meno persone sanno di questo problema e meglio è!»
Hoshi non comprese pienamente le parole del suo compagno, ma pensò che fosse la cosa giusta da fare così non protestò e andò a cercare Suzuko. Yoshiki rimase un secondo con Tetsuya, giusto il tempo per passargli di nuovo una mano sulla fronte e controllare che non avesse la febbre, quindi gli sussurrò di riposare e che presto sarebbe tornato con i rinforzi.
 
*
 
«Ancora non ci credo che Tetsuya si è fatto venire la febbre in un momento simile!» Si lamentò Kya. Agitava i fianchi impazientemente, lo Stridiosauro si muoveva goffamente quando lo faceva e sarebbe stata una vista divertente se la loro situazione non fosse stata tanto preoccupante. Si ritrovavano con due membri in meno a pochi minuti dallo scontro con i VIRM e se le cose fossero andate come nella prima battaglia, avrebbero potuto non vincere questa volta.
«Guarda che non è colpa sua. Tu piuttosto pensa a concentrarti, che con questo atteggiamento rischiamo di disconnetterci!» La richiamò Ryo cercando di calmare la propria partner e di far stare fermo lo Iustitia allo stesso tempo. Kya però non sembrava avere intenzione di smettere, anzi iniziò a muoversi ancora di più.
«Guarda che io non ho alcun problema a mantenere la connessione pur distraendomi un po'! Non sono come tutti voi uomini che non riuscite a fare due cose contemporaneamente!» Lo Iustitia si agitò ancora di più mentre nella mente di Ryo si sovrapponevano pensieri e immagini scollegate dal discorso, evocate attraverso la connessione da Kya solo per farlo distrarre.
«Smettila!» Protestò lui reggendo con forza i comandi, nel tentativo di trattenere la foga della ragazza. I VIRM ancora non si vedevano e Kya cominciava a diventare impaziente, e in più la situazione creatasi con Tetsuya aveva spezzato la concentrazione dei Parasite proprio nel momento più importante.
«Piantatela tutti e due!» Li ammonì scontroso Ojizaki. L'Anthurium era posizionato poco lontano dallo Iustitia ma non era certo per quello che i suoi piloti erano riusciti a sentire l'intera conversazione; i canali di comunicazione restavano aperti prima e durante la battaglia, qualunque cosa potessero notare i ragazzi avrebbe potuto essere di vitale importanza e con l'assenza di una delle coppie di piloti dovevano essere pronti a reagire a tutto.
«E' un momento delicato, i VIRM potrebbero arrivare da un momento all'altro e noi dobbiamo essere pronti a rispondere al loro attacco senza alcuna esitazione!» La foga con cui Yoshiki richiamò i suoi due compagni di squadra sembrò un po' eccessiva, ma nessuno nella squadra a parte lui e Hoshi conoscevano la verità; non solo era preoccupato per Tetsuya, ma la situazione lo aveva fortemente deconcentrato e irritato. Naho lo sentiva, non che ci fosse bisogno di una forte connessione per accorgersene…
«Ma che problema c'è se scherzo un po'?» Domandò seccata Kya guardando in direzione del gigantesco serpente meccanico. «Tanto appena arriveranno i VIRM ci basterà farli tutti a pezzi come l'ultima volta, non potranno fermarci mai!»
«Con questa presunzione non andremo da nessuna parte. Non possiamo affidarci al caso come l'altra volta; ci serve una strategia!» Ribatté Yoshiki. Ma lei non sembrava della stessa idea, e infatti sbuffò voltandosi dall'altro lato.
Ci fu silenzio per un momento, interrotto dalla voce di Aiko che domandò timidamente:«Non potremmo discuterne senza litigare?» Ma non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che Yoshiki attaccò nuovamente.
«Seriamente, come hai fatto a essere nominata caposquadra se poi te ne freghi di tutto quello che diciamo? Dovresti dare l'esempio e prendere le redini della situazione, non lanciarti a capofitto nella battaglia senza interpellare nemmeno i tuoi compagni!»
Le critiche arrivarono dritte al bersaglio mentre dagli altri Stridiosauri si levavano dei versi di sorpresa. Che Yoshiki avesse la lingua abbastanza tagliente da poter dire quel genere di cose lo sapevano già, ma che decidesse di farlo in quella situazione gli sembrava impensabile; un comportamento simile se lo sarebbero aspettato tutti da Kya, che infatti non si trattenne nel rispondere.
«A me sembra che tu sia solo invidioso della carica che mi è stata riconosciuta, Yoshi!» Si mostrò non toccata dalle parole del compagno. Tuttavia sentirsi messa in discussione l'aveva infastidita e non fu solo Ryo, il ragazzo dentro la sua testa, a rendersene conto.
«Neanche un po', so quanto possa essere difficile un compito del genere.» Rispose Ojizaki ricomponendosi un po'. «Ma credevo che tu fossi più adatta a questo ruolo, o che comunque ti saresti responsabilizzata di più per poterci entrare dentro… Invece sembra che non te ne importi niente!»
«Ma che accidenti hai oggi? Mi sembra di essere sempre stata all'altezza delle aspettative, non credevo che sarei stata costantemente sotto esame!» Si lamentò Kya che non comprendeva il motivo di quell'attacco.
«Il fatto è che siamo in una situazione estremamente difficile: due dei nostri sono fuori gioco e in questo momento ci aspetteremmo delle parole di incoraggiamento da parte della nostra caposquadra, non delle lamentele annoiate!» Continuò il ragazzo dell'Anthurium, che chiaramente non voleva perdere di vista quell'argomento. A questo punto Kya rispose stizzita.
«Va bene, scusa Yoshi! Mi raccomando ragazzi, cercate di non farvi ammazzare e picchiate con tutte le vostre forze! Ti va bene così?»
«Spiritosa! Divertiti quando sarai accerchiata dai VIRM e nessuno verrà a salvarti…!»
«ADESSO BASTA!» L'urlo arrivò sempre dall'Anthurium, ma fu Naho a zittire entrambi i litiganti. «Non so che cosa vi sia saltato in mente proprio adesso, ma vedete di darvi una calmata tutti e due! Stiamo per andare in battaglia e l'ultima cosa che ci serve è avere i nervi tesi per questioni superficiali come queste!
«Kya, chiedi scusa a Yoshiki per esserti comportata con sufficienza!»
«Ma io…»
«Chiedi scusa e basta!» La fulminò lei, che non le diede nemmeno il tempo di protestare.
Kya sbuffò e lo sguardo dello Iustitia evitò l'Anthurium nonostante fosse completamente rivolto verso di lui.
«Scusa Yoshi, sono stata insensibile…» Borbottò chiaramente ferita nell'orgoglio, il riverbero della sua voce nel campo vuoto.
Yoshiki non disse nulla, fu Naho a rispondere per lui:«Adesso tu chiedile scusa per essere stato così aggressivo!»
All'interno dell'Anthurium la tensione sembrò salire alle stelle e tutti avrebbero pagato qualsiasi cosa per essere all'interno della cabina e vedere gli sguardi dei due piloti in quell'istante. Dopo un lungo silenzio, la voce di Yoshiki attraversò di nuovo il campo di battaglia, esponenzialmente ridimensionata.
«Mi dispiace… Sono stato troppo severo.» Mormorò. «E' la tensione. Questo imprevisto mi sta facendo perdere la testa!» Aggiunse cercando di giustificare il suo carattere.
«Bene.» Disse Naho soddisfatta, ma ancora irritata. Le comunicazioni si chiusero di colpo e nessuno disse più niente. Anche all'interno della sala di controllo gli adulti erano rimasti senza parole; Fukuda li aveva anticipati prima che potessero anche solo pensare di intervenire.
Nana rivolse ad Hachi un sorrisetto compiaciuto. «E tu volevi intervenire… Mi sembra che se la siano cavata da soli.»
I due coordinatori scherzavano, ma era chiaro che la situazione non fosse delle migliori; dovevano tuttavia mantenere un atteggiamento positivo per non far preoccupare Suzuko, che aveva chiesto di poter assistere alle operazioni assieme a loro e aveva cercato di farsi meno ingombrante possibile negli spazi ristretti della sala operativa mobile allestita per quella battaglia.
Gli adulti sapevano che quella di Tetsuya non fosse una semplice febbre. Non le avevano detto nulla per non farla sentire in colpa, ma Suzuko riusciva a riconoscere le loro bugie – anzi, omissioni di verità – e sapeva benissimo che Tetsuya non volesse andare in campo a causa sua.
Si strinse nelle braccia e piegò la testa in avanti più che poté, cercando di nascondersi agli altri. Aveva fallito su tutti i fronti, non era neanche degna di considerarsi una Parasite.
Avrebbe dovuto vedere il lato positivo in quella storia: poter osservare la battaglia dall'esterno e analizzare con attenzione quello che succedeva sul campo, studiare le azioni degli adulti mentre la squadra era in combattimento e cercare di trovare qualche dettaglio su cui lavorare con i propri compagni per farli migliorare… Ma onestamente la delusione per aver sprecato tutto le impediva di pensare ad altro: probabilmente non sarebbe più nemmeno salita sul Gaia, visto che Tetsuya non aveva alcuna intenzione di vederla.
Sarebbe tornata a casa con disonore e sarebbe stata per sempre un fallimento.
In quel momento Suzuko non riusciva nemmeno a concentrarsi su quello che stava succedendo al di fuori della sala di controllo mobile; la sua presunzione l'aveva portata a sbagliare approccio con Tetsuya e a credere di essere migliore degli altri suoi compagni e questo era stato il risultato… Aveva completamente travisato i consigli che aveva ricevuto, ferendo ancora e ancora il suo partner che era stato tanto paziente con lei.
Era una persona orribile.
«Nave aliena in avvicinamento avvistata.» La voce squillante di un tecnico la destò dai suoi pensieri. Suzuko alzò lo sguardo e vide negli schermi dei tecnici un ammasso scuro dall'aspetto meccanico farsi spazio tra le nuvole; visto da lì era molto meno imponente, ma questa nave sembrava più piccola di quella incontrata nella loro prima battaglia, anche se di poco. In proporzione, era comunque diverse volte più grande di uno Stridiosauro di classe Gutenberg.
«Ognuno ai propri posti, ragazzi!» Ordinò Hachi attivando il collegamento con gli Stridiosauri. «Nakamura, niente colpi di testa!»
«Nessun problema, capo.» Rispose la caposquadra con la solita spavalderia. Quanto era fastidiosa, pensava Suzuko; se non fosse stata in quella situazione, avrebbe fatto di tutto per contestare ogni sua decisione.
«Nervi saldi. Dimenticatevi delle questioni saltate fuori fino ad ora; se ci saranno problemi tra voi prometto che vi aiuteremo a risolverli, ma adesso concentratevi sulla battaglia!» Aggiunse Nana avvicinandosi al microfono delle comunicazioni. Era ovvio che non volessero che scoppiassero altre discussioni, ma quello che era successo prima avrebbe sicuramente avuto degli strascichi durante la battaglia, indipendentemente dalle rassicurazioni dei ragazzi…
Quella Kya… Si ritrovò a pensare. Così superficiale e menefreghista. Per lei c'erano solo il suo caro Ryo e sé stessa; aveva lottato così duramente per diventare caposquadra solo per una soddisfazione personale e si fregiava del suo talento naturale mettendo i piedi in testa a chi si dedicava in pieno al duro lavoro. Non riusciva a sopportare i suoi modi di fare ed era sicura che prima o poi avrebbe combinato qualche disastro… E sembrava che anche gli altri cominciassero a rendersene conto; avrebbe preferito cento volte perdere contro Ojizaki, ma con la Nakamura?
Non che quelle cose la dovessero interessare più; ormai non avrebbe più ottenuto nessuna carica in quella squadra…
La nave aliena si soffermò sopra al campo di battaglia scelto: diversamente dalla zona di montagna dell'ultimo scontro, questa era un'area fertile di campagna, tanto che non troppo lontano da lì erano visibili alcune fattorie e villette, evacuate per sicurezza. Il compito della squadra sarebbe stato anche quello di far subire meno danni possibile al paesaggio e alle proprietà circostanti. Suzuko non avrebbe voluto immaginare che sarebbe successo se quegli esseri fossero atterrati in mezzo a una città…
Dopo alcuni secondi in cui non successe niente, il gigantesco mezzo di trasporto VIRM iniziò a scendere verticalmente e produsse un lungo e fastidioso suono come di tromba, ripetitivo e profondo. Suzuko dovette coprirsi le orecchie per attutire il rumore; se era così doloroso a quella distanza, dentro alla sala di controllo, cosa sarebbe arrivato alle orecchie dei suoi compagni?
Neanche il tempo di farsi questa domanda, che i collegamenti con i Parasite sul campo furono interrotti. Ogni tipo di comunicazione era saltato, restavano attivi solo alcuni droni; persino i parametri vitali dei piloti sballarono di colpo.
Il caos si scatenò nella stanza. I tecnici informavano i coordinatori di quello che credevano fosse successo e stavano già lavorando intensamente per ristabilire i contatti con la squadra, mentre Hachi e Nana impartivano ordini a destra e a manca, invitando alla calma pur essendo a loro volta preoccupati per la situazione.
Cercando di non intralciare le operazioni, Suzuko saltò giù dalla sua sedia e si sporse alla finestra per cercare di avvistare gli Stridiosauri in lontananza; era possibile vedere solo i più grossi, l’Aros e l’Anthurium, che per qualche motivo sembravano immobili. La nave VIRM invece era perfettamente visibile e aveva quasi completato la sua discesa sul campo di battaglia; quando toccò terra, il suolo vibrò violentemente come se fosse stato scosso da un terremoto. Alcuni adulti finirono a terra, poi un rumore lontano iniziò a riempire le orecchie dei presenti nella sala controllo. I droni rimasti ancora in piedi smisero di trasmettere immagini all’improvviso e una strana nuvola marrone si sollevò all’orizzonte, partendo dal punto dove era atterrata la nave aliena.
Quella postazione era frustrante, non si vedeva niente! Senza pensarci due volte, Suzuko corse alla porta e uscì dalla sala di controllo mobile dell’I.P.U. per vedere meglio. L’unità di trasporto in cui era stata allestita la sala di controllo provvisoria era parcheggiata al limitare della zona di atterraggio prevista, leggermente più in alto degli Stridiosauri per poter osservare interamente la zona, ed era munita di una piccola rampa panoramica da dove si affacciò la ragazza.
«Suzuko!» Sentì l’urlo di Hachi mentre varcava oltre la soglia della sala e posava le mani sulla ringhiera protettiva, sporgendosi per vedere meglio in lontananza. Quella nuvola che in un primo momento sembrava così piccola, altro non era che un’enorme ondata di terra, polvere e detriti sollevati dalla nave aliena al suo atterraggio.
Pur avendo intuito il pericolo, la ragazza non si mosse. Le sue gambe rimasero ferme dov’erano, le mani incollate al freddo metallo della ringhiera, spaventata da quella visione terribile e mortale.
Pensava che sarebbe morta lì, sepolta da tonnellate di terra che le sarebbero piovute addosso in un istante, ma proprio mentre vedeva l’onda piegarsi su di sé per travolgerla, Suzuko sentì qualcosa afferrarla da un braccio e tirarla indietro. Senza neanche accorgersi di ciò che accadeva, la ragazza fu trascinata dentro e stretta con forza da Hachi, che si parò di fronte a lei per proteggerla con il proprio corpo.
Quello che successe dopo fu qualcosa di veloce, caotico e spaventoso. Suzuko sentì il corpo farsi incredibilmente leggero mentre attorno a sé tutto quanto iniziava a girare; i corpi dei tecnici furono sbalzati dalle loro postazioni, finestre e schermi andarono in frantumi e le schegge minacciarono di colpire in pieno i presenti mentre fuori di lì il paesaggio mutava, ora grigio come il cielo pieno di nuvole, ora marrone come la terra che li aveva travolti, ora verde, blu, grigio di nuovo, per poi cogliere uno spiraglio di giallo del sole in arrivo da sud.
Il rumore fu la cosa più caotica di tutte. Il cervello di Suzuko non ci provò nemmeno a registrarlo e catalogarlo come faceva con tutte le altre cose che sentiva; la ragazza aveva già abbastanza da affrontare con le braccia del suo insegnante che la stringevano fino a quasi soffocarla, le luci in continua evoluzione e quella sensazione di sprofondare nel vuoto che si era impossessata di lei, fin dentro il suo petto, senza doversi occupare dunque di capire cosa fosse quel rombo che le riempì le orecchie accompagnato dai rapidi e ripetitivi colpi simili a ferraglia che si presentavano assieme a forti scosse che interessavano l’intera sala controllo.
Quando tutto si fermò, Suzuko era con una guancia schiacciata a terra e sentiva un dolore insistente a una spalla, mentre il peso di Hachi sopra al proprio corpo quasi non la faceva respirare.
«Stai bene? Che cosa ti è saltato in mente?» Furono le prime parole che le rivolse l’adulto quando si rialzò, guardandola dritta negli occhi spaventato come mai lo aveva visto prima.
Suzuko non rispose. Le girava forte la testa, avrebbe voluto alzarsi e correre di nuovo fuori ma il suo corpo sembrava essere stato staccato dal suo cervello.
«Mi… Dispiace…» Mormorò volgendo lo sguardo da un lato ma finendo per poggiare la testa al pavimento, in attesa che il mondo la smettesse di girare. Braccia e gambe sembravano andare per i fatti propri quando cercava di muoverle, sentiva che avrebbe potuto vomitare da un momento all'altro se non si fosse concentrata bene.
«Hachi!» La voce di Nana sopraggiunse da un lato. «Sei ferito!»
«Non è niente.» Minimizzò lui rialzandosi. Aveva un taglio sopra all’occhio dove indossava la benda, che adesso si stava sporcando del suo sangue; Hachi la tolse tirando con forza e si guardò intorno per un momento prima di chiedere a Nana se lei si fosse fatta male.
«Hai rischiato di morire!» Gli rispose lei agitando freneticamente le mani, come se si stesse trattenendo dal colpirlo. Hachi però le disse di calmarsi e indicò Suzuko per farle capire che la persona che avesse bisogno di attenzioni in quel momento fosse lei.
Nana si voltò a guardare la ragazzina che adesso stava tentando di rimettersi a sedere; i suoi arti ancora non rispondevano come avrebbero dovuto e la schiena si rifiutava di restare dritta. Sarebbe caduta di nuovo per terra se la donna non si fosse inginocchiata di fronte a lei e l’avesse afferrata con un abbraccio, stringendola forte nonostante i tremori che la scuotevano.
«Sei impazzita?» Pianse posandole una mano dietro la testa. Per quanto fosse ancora confusa, Suzuko sentì quel contatto con tutta sé stessa; quell'abbraccio improvviso fu abbastanza per scuoterla e farla rinsavire. E ancora di più, l'aveva sorpresa: credeva che Nana fosse furiosa per quella sua fuga improvvisa dalla sala di controllo, ma quelle lacrime?
«M-mi dispiace…» Balbettò di nuovo cercando di fissare lo sguardo su un punto del soffitto, inespressiva.
Hachi si allontanò e raggiunse alcuni tecnici per aiutarli a rialzarsi. In un attimo sembrava aver ripreso il controllo della situazione e stava lavorando per rimettere in moto la macchina che teneva in piedi la loro squadra; Nana invece, sempre stata la più sensibile dei due, sembrava non riuscire a lasciar andare Suzuko per paura di perderla.
La donna sembrò tirare un sospiro di sollievo e scosse la testa. «Non ti scusare… Solo…» Allentò un po' la presa sul suo corpo e indietreggiò in modo da poterla guardare negli occhi. «Ricordati che adesso non sei sullo Stridiosauro. Non sappiamo mai quando potrebbe succedere qualcosa di veramente pericoloso, va bene?»
Nana le diede una carezza e Suzuko improvvisamente si sentì terribilmente; avrebbe voluto sprofondare sotto terra per non dover affrontare la vergogna di averla fatta spaventare così tanto. Non pensava di incontrare una simile gentilezza, specialmente in quella situazione, eppure eccola lì.
Non avrebbe potuto sentirsi peggio; dopo la situazione con Tetsuya, adesso aveva fatto piangere la sua insegnante e per di più, invece di venire sgridata aveva ricevuto una carezza. Dovette costringersi a trovare qualcosa con cui distrarre sé stessa e Nana da quella situazione difficile, e ci riuscì quando alzò lo sguardo verso le finestre della sala di controllo, ormai frantumate: fuori l'aria era piena di polvere, ma in lontananza adesso si poteva scorgere di nuovo il campo di battaglia; il paesaggio, tuttavia, era mutato radicalmente.
Al posto dei verdi campi di prima l'area sembrava essere stata rivoltata da sotto e trasformata in un paesaggio vuoto, morto, più consono a una battaglia come quella che si prospettava. In lontananza si potevano vedere i VIRM iniziare la loro offensiva sugli Stridiosauri, impossibilitati a comunicare con la sala controllo e disorganizzati.
«Hanno bisogno di aiuto!» Esclamò Suzuko. Nana al suo fianco osservava quello stesso spettacolo con occhi atterriti.
C'era una muraglia di unità gigantesche di VIRM che avanzava verso di loro e da quella posizione non avevano alcun modo di accertarsi delle condizioni dei ragazzi; avrebbero anche potuto essere feriti, incapaci di lottare, o addirittura…
«Signorina Nana!» La voce di Suzuko la destò nuovamente da quei pensieri e lei le fu grata di questo. Ma la ragazza stava per darle un altro cruccio.
«No!» Come se le avesse letto nella mente, Nana le mise le mani sulle spalle e le proibì di continuare.
«Ascolti: so di aver combinato un casino, è tutta colpa mia… Ma la squadra è in difficoltà e gli unici che potrebbero fare qualcosa si trovano qui. Per favore, mi lasci andare lì fuori e…»
«E cosa? Hai intenzione di mettere in pericolo te e il tuo partner, con il rischio che la vostra connessione salti da un momento all'altro?»
«Non succederà.» Questa volta la voce arrivò dall'ingresso della sala di controllo. La porta era aperta, Tetsuya si ergeva sulla soglia visibilmente scosso, ma estremamente determinato. Nana e Suzuko lo fissarono incredule, il ragazzo sembrò quasi seccato da quegli sguardi insistenti.
«Cosa ci fai qui?» Domandò Hachi, interrompendo quel silenzio. Il ragazzo abbassò lo sguardo per un momento, messo in soggezione da quella domanda.
«Ho… Sentito tutto quel rumore e la stanza ha cominciato a girare…» Spiegò allargando le braccia leggermente. «Sono uscito per vedere cosa fosse successo e… Non lo so, non riesco semplicemente a starmene qui mentre gli altri rischiano le loro vite là fuori! Voglio combattere!»
«Ma sei sicuro di essere nelle condizioni per farlo?» La domanda di Hachi arrivò dal nulla e lo colpì in pieno. Era la prima volta che veniva messa in discussione la sua capacità di pilotare; non era stato fatto neanche quando lui e Suzuko sembravano la coppia con meno potenziale della squadra, ma entrambi sapevano che il problema non risiedesse nelle sue abilità di Stamen, ma se fosse realmente in grado di pilotare come di norma.
Perché era vero che le azioni di Suzuko lo avevano portato all'esasperazione tante volte, ma non poteva certo darle tutta la colpa per quello che era successo; lui era quello che aveva reagito in quel modo, era lui che guardando Suzuko non riusciva a non tremare.
Le azioni che avevano portato a quella situazione erano di Suzuko indubbiamente e si trattava di una questione da affrontare il prima possibile, ma se adesso era stato messo in disparte e trattato come un peso lo doveva solo al suo carattere.
Doveva mostrare un po' di orgoglio, per le persone a cui teneva e per il suo stesso bene. Doveva prendere esempio dalla sua partner, per quanto avesse sbagliato tremendamente.
«Sì.» Disse Tetsuya stringendo i pugni e alzando lo sguardo. I suoi occhi si soffermarono per un momento sul viso di Hachi in modo che l'uomo potesse leggere tutta la sua determinazione, poi andarono proprio a cercare Suzuko. «Sì, ne sono sicuro!»
Forse alla fine era riuscita a influenzarlo un po'. La ragazza sarebbe stata anche orgogliosa del carattere mostrato dal suo partner, se non avesse dovuto scoprirlo in quel modo…
   
 
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