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Autore: Zorba_    25/04/2022    2 recensioni
Non ho mai scritto una fanfiction, ma mi sono sentita in dovere di farlo dopo che ho letto il finale della saga. Mi serviva qualcosa di diverso e immagino che possa servire anche ad altre persone. Questo è il finale che ho immaginato essere "scritto" da Vittoria, ovvero Vittoria prende in mano il proprio destino per porre una parola fine differente.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Archibald, Eulalia Diyoh, Ofelia, Thorn, Vittoria
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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IMPREVISTO
 
Quello che aveva davanti agli occhi non sembrava lo stesso mostro dalle mille ombre che aveva conosciuto, né quello che la perseguitava negli incubi. Era più che altro uno spettacolo pietoso.
Di fronte a lei si dimenava un esserino dallo sguardo vitreo e gli occhi disperati, imploranti come quelli di un bambino mezzo morto di fame. Sembrava perso. Rimpicciolito e perso. Guardava Eulalia, poi Vittoria e si agitava sempre di più. Come se non bastasse, era in balìa delle ombre che si scuotevano ai suoi piedi in direzioni contrastanti, tirandolo ora da una parte, ora dall’altra insieme a loro. Era molto piccolo, anche nella sua massima estensione non le sarebbe arrivato al ginocchio.Vittoria ne provò pietà, ma anche ribrezzo.
L’eco di Eulalia, l’Altro. Com’era possibile che quella creatura malvagia fosse stata in origine parte di sua nonna? Non si sarebbe fatta ingannare dalle sue dimensioni ridotte. 

Ad un tratto sentì uno strattone alla gamba sinistra e perse l’equilibrio. Cadde seduta sul pavimento chiedendosi perché la sua gamba si stesse muovendo da sola a scatti così violenti ed ebbe la risposta con uno sguardo. Il mostriciattolo, che continuava a essere importunato dalle ombre, le si era aggrappato. Cercò di strapparlo, ma quello non demordeva, sembrava attaccato con ventose da polpo.

"Apri il passaggio."

Archibald? Aveva capito cosa stava succedendo? Vittoria pensava che potesse percepire le entità mentali con cui lei entrava in contatto, ma forse per un eco non valeva lo stesso discorso. Ma allora perché dirle di aprire il passaggio proprio ora, se si era reso conto di non poter sapere quando e se sarebbe spuntato l’Altro? Forse non se ne era reso conto. Forse non sapeva. E lei non poteva dirglielo.
No, avrebbe dovuto aspettare. Ma come avrebbero fatto ad annientarlo? E quanto tempo avrebbero resistito?
 
"Aprilo ora, Vittoria."

Cercò di alzarsi, cadde di nuovo. L’ansia cominciava a impadronirsi di lei.

Thorn e Ofelia si avvicinarono, approfittando che fosse di nuovo seduta per afferrare l’esserino e tirare con tutte le loro forze. Ci riuscirono e, mentre cercavano di trattenerlo, Vittoria fu libera, ma avrebbe voluto urlare. E lo fece. Si rialzò di colpo, si voltò verso Archibald e piegandosi in avanti urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
«Non posso!»

Fu un boato come di tuono. Echeggiò in tutto il Rovescio. Quel mondo nebuloso e al contrario, in cui ogni spazio sembrava ovattato e privo di rumore, aveva appena scoperto la potenza del tuono che Vittoria si portava nel sangue e ne venne come riempito. Archibald spalancò gli occhi per un attimo, ma non si scompose.

"Lascia che passi."

“No…” Avrebbero dovuto fare il suo gioco? Vittoria non capiva.

Ofelia lasciò di colpo la presa tutta per Thorn, il quale cominciò a dimenarsi a tempo con le strattonate che le ombre davano all’Altro, e invece le prese una mano con un gesto maldestro. La guardò dritta negli occhi annuendo con la testa. Vittoria non capiva, ma forse c’era qualcosa che invece la sua madrina aveva intuito. Lo stesso valeva per lo zio, che sembrava d’accordo, pur molto scocciato da quella presenza importuna, o forse molto scocciato di essere d’accordo con Archibald.
Ma questa volta non avrebbero avuto nessuno a tirarlo dentro da questa parte.

Vittoria si sbagliava. Altre due presenze si palesarono in quel momento.
Un vecchio biancastro e pallido, dai lunghi capelli scuri e un giovane, altrettanto pallido e lucente, dalle ciglia lunghe e bianchissime. Per quanto fossero diversi, erano entrambi così sorridenti e allegri da sembrare fratelli. Forse più padre e figlio.
Il ragazzo guardò Ofelia e tirò su i pugni sollevando i pollici.
Ma chi erano? E avrebbero potuto fidarsi di loro? Forse anche loro volevano approfittare dell’apertura per tornare nel dritto. Non ci voleva.

Sentì la voce del suo padrino da lontano dire qualcosa, non percepì tutto, ma soltanto: «… visite.»
Fu con orrore che capì che non si riferiva ai due nuovi arrivati.
 
A qualche passo dalla porta, più bianca e rigida che mai, c’era sua madre.
 

Credo di avere un problema con i cliffhanger <3 Pardonnez-moi!
 
   
 
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