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Autore: ArielSixx    26/04/2022    0 recensioni
In una società post-moderna in cui guerre e carestie dilagano una società segreta porta avanti dei misteriosi esperimenti utilizzando dei ragazzi come cavie. Selena è una di loro e si ritroverà per necessità ad avere a che fare con un esperimento che cambierà per sempre le sorti della sua vita.
Genere: Fantasy, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio delle camerate è quasi surreale, sintomo della pace che si guadagna quando si spengono le luci. I rumori dall’esterno arrivano ovattati, qualche aereo ogni tanto e poche voci; quelli che restano fuori non hanno molto da dire e il loro unico pensiero è quello di riuscire – raramente – a sopravvivere. Qui dentro invece, se ti sei guadagnato un pasto con cui riempirti lo stomaco, non ti resta che godere di un meritato riposo. Al contrario, se sei stato meno fortunato i morsi della fame ti tengono sveglio fino a notte fonda. La mia pancia oggi è piena, ma i rimorsi hanno lo stesso effetto della fame. ‘Non si fanno certe cose signorina’, mi avrebbero sgridata i miei genitori in un’epoca che sembra non essere mai esistita. Anche i ricordi pian piano vanno affievolendosi sostituiti da quelli sempre più recenti, e non mi rimane che attaccarmici con la forza per non dimenticare da dove provengo. Come se ci fosse ancora speranza da qualche parte in questo posto. 

Gli aerei che passano sopra le nostre teste mi ricordano che è sempre il solito orario, circa le 04:30 del mattino. Ripenso da ore alle scelte discutibili che ho preso negli ultimi tre giorni, una di seguito all’altra in una scia che sembra non volersi arrestare. Potrebbero trovare il cadavere e ricollegarlo col mio errore di accesso di questa sera, ma ci vorranno giorni probabilmente prima che se ne rendano conto... per allora forse io e Kyle saremo già da un’altra parte. Potrei avere a disposizione dei documenti falsi se solo riuscissi a trasferire sul mio cip anche i dati di qualcuno attualmente in vita, non so ancora come ma potrebbe essere possibile. Per Kyle sarebbe diverso, ma procurarmi solo una copia di documenti al mercato nero è di certo meno dispendioso del previsto. Con le mosse giuste potremmo arrivare addirittura oltre le barriere. E se tornassimo a casa? Sono certa che ci sono ancora delle persone che ci stanno aspettando e si chiedono dove siamo finiti. Allora perché non riesco davvero a crederci, tormentata dall’idea che resteremo qui dentro per sempre.  

L’alba arriva in un batter d’occhio e con essa la prospettiva di un nuovo – instabile – giorno. Salto molto volentieri la colazione e so per certo che me ne pentirò nel giro di un paio d’ore, ma il mio stomaco è ancora troppo in subbuglio per accogliere roba non ben identificata. Così attendo lo scoccare delle campane fissando beatamente il vuoto. 

“Vuoi una caramella?” mi chiede una ragazzina dai capelli viola, con una minigonna e delle calze a rete che la fanno sembrare molto più grande dei suoi dodici anni. Di tutta risposta mi limito a scuotere la testa in segno negativo, non ho voglia di barattare quel che mi rimane per dei dolciumi. Stamattina non si vede in giro nemmeno Wynona, non dev’essere facile nemmeno per lei sopportare tutto quello che è successo ieri; sembra una tipa tosta, ma sono sicura nasconda molto più di quanto si possa pensare.  

Quando finalmente riesco ad arrivare in superficie il mio primo pensiero è quello di recarmi subito al mercato. I vicoli sono già affollati di gente che si reca velocemente a destinazione, non si perde tempo quando non se ne ha.  

“Vi serve manodopera?” chiedo, arrivata davanti a una bancarella che smercia frutta. 

“Non ci serve nessuno”, ribatte in modo scorbutico un uomo grassoccio.  

“Lavoro bene e non creo problemi”, dico di nuovo nel tentativo di convincerlo. 

“Ho detto di no!”, mi risponde in modo secco. 

Ingoio il rospo e mi dileguo, forse c’è ancora qualche speranza altrove. Il resto del giro non porta esiti positivi, il mercato è in pieno subbuglio eppure il lavoro non sembra essere più una cosa possibile. Gironzolare in giro in cerca di un passatempo è la migliore delle ipotesi in una giornata che sembra non aver destino. Superato il mercato i vicoli diventano sempre più scogniti e s’iniziato a intravedere le prime boutique pieni di oggetti di contrabbando venduti per un vero e proprio rene, insieme alle taverne che intrattengono gli ubriaconi in cerca di salvezza. Tra tutte quelle vetrine una colpisce particolarmente la mia attenzione: ‘Esoterismi e altri misteri’ vi è scritto su di un’insegna piuttosto sbiadita e impolverata. In bella mostra vi è una palla di cristallo dalle sfumature viola mentre una donna sulla trentina sta scalza sulla soglia dell’entrata, pronta per attirare qualche possibile cliente.  

“Tentare la fortuna è quel che ci vuole per una giovane con un bel futuro davanti” dice, con un tono molto pacato. I suoi occhi mi scrutano velocemente, soffermandosi sulla pelle ricoperta di fuliggine e i vestiti logori. 

“Non ho soldi da sprecare nei giochi d’azzardo” rispondo, mentre resto lì ad ammirare la vetrina cosparsa di brindoli luccicanti e stelline di cartone dorato. 

“Nessun gioco d’azzardo” ribatte lei, facendo tintinnare le monete che porta appese alle trecce dei capelli “la nostra dea fortuna legge solo la verità, e se questa non basta puoi sempre deliziarti con dell’ottimo idromele. Il primo bicchiere è gratis!” 

Sembra quasi leggere la curiosità lampante nei miei occhi e senza un cenno di assenzo mi avvolge le spalle con un braccio, il suo tocco delicato sembra indicare una carezza più che un invito forzato. “Vieni con me tesoro, ho qualcosa per te” mi sussurra a un orecchio, accompagnandomi oltre la soglia.  

L’odore di cannella e tabacco mi arriva all’improvviso, quasi più persistente del tanfo di morte, risalendomi su per le narici fino a farle bruciare. Credevo che il tabacco fosse una di quelle cose che non si trovano più neanche di contrabbando ormai da molto tempo... quando eravamo ancora a casa ricordo che in certe feste, di quelle importanti che capitavano raramente, gli adulti avevano il privilegio di fumare qualche sigaro discutendo di politica e affari; odiavo dover stare lì per molto tempo, ma ricordo tutto con una nostalgia che adesso mi è cara. 

“Ullallà chi abbiamo qui”, fischietta un ragazzo con un vistoso tatuaggio sul volto.  

“Non è roba per te” ribatte la donna, spingendomi poco più avanti per esortarmi a camminare. “Non ti ho neanche chiesto come ti chiami” continua poi, in modo più dolce. 

“Selena” rispondo, senza pensarci neanche un attimo.  

Mi duole la testa e sento il pavimento mancare sotto ai piedi. Il viso di quella donna, ora dall’aria preoccupata, mi guarda in modo confuso o forse è solo la mia percezione della realtà che va pian piano sgretolandosi. Tutto intorno il baccano mi avvolge e sembra assecondare la mia voglia di lasciarmi andare. Ho appena il tempo di sentirle pronunciare: “Io sono Roxy”, prima di afferrarmi a una delle maniche a sbuffo della sua camicetta e lasciarmi andare all’oblio.  


   
 
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