Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Brume    29/04/2022    4 recensioni
Una distanza separa Oscar e André.Si tratta di una distanza fisica ma soprattutto, emotiva, frutto di una vecchia lite, di gelosie....e tutto procede normalmente, finchè la donna non ha un incidente. A quel punto, ci saranno ritorni, incontri e scontri. Ed un lungo cammino da fare insieme, sfidando la famiglia di lei.
Attenzione: AU. La figura di Oscar potrebbe essere OOC.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’aereo atterrò in perfetto orario.
André, stanco dal lungo viaggio e visibilmente agitato,  non appena espletate le varie formalità burocratiche uscì di corsa dall’ aeroporto quasi avesse il diavolo alle calcagna , salendo sul primo taxi disponile; da li a Jossigny la vettura avrebbe impiegato non meno di un’ ora per arrivare quindi… si mise comodo.Non appena partito, prese il telefono chiamando Marie Grandier.
“Sono arrivato, nonna; ho appena preso un taxi e tra meno di un’ ora sarò a casa. Come sta Oscar, stamane? Ha riposato?” domandò non appenà ascoltò la voce di sua nonna.
“Sta bene, per quanto sia possibile. Ora con lei c’è Victor…Lo ricordi, vero, il giovane Girodelle? Le è stato molto vicino durante il ricovero ospedaliero…” disse.
Ad Andrè per poco non prese un colpo.
Come farei a non ricordarlo? Provò a portarmi via Oscar…per quello andai via di casa ed iniziai a lavorare intorno al mondo. Per quel motivo e per…pensò, senza finire la frase;  ma non disse nulla  di ciò. I suoi pensieri non trovarono mai forma.

“Ah, capisco…” si limitò a rispondere.
 Nanny fece finta di nulla o forse non capì e gli domandò, come se nulla fosse,  se aveva mangiato qualcosa, come se il cibo fosse la sua unica preoccupazione o degna argomentazione per sviare una conversazione già compromessa.  Andrè, rstavolta con gentilezza,  rispose che avrebbe assaggiato volentieri uno dei suoi manicaretti e chiuse la conversazione dopo un breve e veloce saluto…il suo pensiero, in quei momenti, era altrove.
Cosa ci fa sempre tra i piedi, quello? Non è bastato ciò che ha fatto, anche se indirettamente? Non gli è bastato averci diviso? disse fra sé; infine prese il telefono e lo infilò in tasca poi, appoggiato mollemente contro il sedile anteriore, lasciò che i suoi occhi vagarono fuori dal finestrino per osservare il panorama che da troppo tempo ai suoi occhi mancava finchè non tornò calmo.Nemmeno si accorse, del tempo che passò: si ridestò dal torpore di pensieri e stanchezza solo quando la voce del taxista gli disse che erano arrivati. Allora prese del denaro dal portafoglio, pagò e scese fermandosi per un attimo davanti al cancello  ad osservare la tenuta dove tanti anni aveva vissuto e che ora gli appariva  estranea, lontana.


***

“André, mio caro!” esclamò Nanny , correndo incontro al nipote non appena lo vide entrare in cucina “ sei…sei dimagrito…e anche un po' abbronzato!” . Mentre parlava, lo osservava, palpeggiandolo ovunque per assicurarsi che non fosse dimagrito troppo.  Lui sorrise, posò lo zaino sulla sedia accanto alla propria, nella grande e antica cucina e abbracciò l’ unica parente che aveva al mondo. Era felice di rivederla dopo tutto quel tempo.
“Oscar dov’è?” domandò poi. La nonna si girò, recuperò in men che non si dica un piatto di uova strapazzate preparate poc’ anzi con un tempismo perfetto e lo mise davanti all’ uomo che, all’ istante, ne addentò una gran quantità.
“E’ nella sua stanza; c’è il dottore: Madame e Monsieur stanno  valutando insieme a lui  se spostarla in una struttura riabilitativa o lasciarla qui, a casa. I medici sono stati chiari, avrà bisogno di assistenza….” rispose.
André posò la forchetta che aveva appena sollevato e guardò la vecchia governante con occhi sgranati.

“Sta così male? Cosa le è successo?”  chiese.

Nanny prese posto sulla sedia , di fronte a lui.
 Lo sguardo basso, iniziò a raccontare.
“… Alcune settimane fa  Oscar si è recata ad Arras per conto di Monsieur Jarjayes.Un viaggio come tanti ne ha fatti, insomma… ma poco prima di tornare a Parigim purtroppo, ha avuto un incidente. Una macchina ha spaventato il cavallo che montava ed è caduta, malamente; non ha riportato alcuna frattura ma ha sbattuto la testa. I medici che l’ hanno tenuta in osservazione pensavano fosse qualcosa di transitorio invece …la sua condizione permane ormai da settimane. Amnesia…Amnesia…non ricordo il termine esatto…” rispose, con molta fatica.
…si ricorderà di me? Dovrebbe aver perso i ricordi passati o parte di essi… oh, Oscar, che situazione!  Pensò André. . Più o meno nello stesso istante entrò in cucina Victoire, una delle sorelle, quella con cui forse l’ uomo aveva più confidenza (dopo Oscar, naturalmente).

“Cosa ha detto il dottore?” domandò Nanny non appena la vide.
L’ uomo trattenne il fiato.
Victoire si avvicinò al tavolo e si versò una tazza di caffè che trangugiò d’ un colpo.
“In questo momento ha finito la visita e si sta confrontando con Victor riguardo le parole dei medici che l’ hanno avuta in cura…oh, salve , André!” disse, poi come se si fosse accorta solo in quell’ istante della sua presenza. Lui si alzò e ricambiò il saluto.
“Sono arrivato solo ora…” disse, quasi scusandosi.
Victoire lo fissò, sospirò.
“ Sono contenta di vederti… se vuoi, appena scende Monsieur Durand potrai salire da lei. Ha chiesto di te più di una volta…anche prima, pochi minuti fa. ”
Andrè e Nanny si guardarono.
Il cuore di André cominciò a battere forte.
“Cosa ricorda, esattamente? Co-Come devo comportarmi? “domandò , allora,  con apprensione.
La sorella di Oscar prese a sua volta una sedia e posò la tazza ormai vuota sul tavolo poi, con infinita calma, iniziò a parlare.
“Mia sorella sta bene fisicamente; la troverai come sempre, André. Tuttavia i suoi ricordi…si sono fermati ad una decina di anni fa. Per riconoscerti lo farà senza  ma non aspettarti che si ricordi di cosa c’è stato tra voi, nel bene e nel male, perché questo lo ha completamente rimosso…”
André abbassò lo sguardo, colpito nel segno e rimase in silenzio.
“…e per quanto riguarda la sua degenza? Avete deciso qualcosa?” domandò Marie torturando con dita nervose
l’ orlo del grembiule chiaro.
“No, non ancora.” rispose la Victoire.
“Scusate, ma cosa c’è da decidere? Perché deve tornare in ospedale? Non sarebbe forse seguita ottimamente, qui?” intervenne André, forse con troppa foga, all’ improvviso.

Le due donne si fissarono.

“Si stava valutando, su indicazione medica, una struttura riabilitativa dove lei potrà essere seguita e-“ fece per rispondere pazientemente la donna più giovane.

“Non se ne parla nemmeno.”

 L’ uomo non lasciò nemmeno che l’altra finisse la frase. Victoire lo fissò con occhi pieni di astio.

“Non credo tu sia stato interpellato” rispose, malamente, memore del fatto che quell’ uomo avesse fatto soffrire Oscar – e non poco -  andandosene senza dare notizie a nessuno per molto, troppo tempo. Lui si rese conto dello sbaglio e si zittì maledicendo la sua istintività: Victorie a quel punto ricominciò a parlare.
“Dunque… dicevo che al momento mamma e papà stanno decidendo cosa sia meglio per lei;  collocarla presso una struttura di riabilitazione o, come consigliato sulla lettera di dimissioni, mettere accanto a lei una persona che possa prendersene cura…”
André , silenzioso, ascoltò  attentamente ciascuna di  quelle parole. Era impaziente di andare da lei e poterla vedere. Quei discorsi lo stavano stancando.
“ Spero che i vostri genitori decidano per la seconda scelta. E’ importante l’ambiente famigliare, in questi casi” disse Nanny.
“Lo penso anche io” rispose Victoire “però…non mi sento di dire nulla. Alla fine, toccherà a voi starle vicino, viverci accanto ventiquattro ore al giorno Voi…e Victor…”
Andrè si alzò, la sedia barcollò; ma non era intenzionato a sentire altro, soprattutto quel nome.
Si allontanò.
Raggiunse il corridoio che conduceva alla scalinata per i piani superiori, dove si fermò osservare quadri e fotografie…compresa una piccola foto di lui ed Oscar, da bambini, il primo giorno di scuola elementare. Gli fece provare una grande nostalgia.
“E’ bella quella foto” sentì dire alle proprie spalle pochi  minuti dopo .

 Si parla del diavolo, spuntano le corna pensò André.Eccoti, Victor….

“Salve, Victor, che piacere vederti …“ rispose senza nemmeno voltarsi.
“Credevo fossi ancora in Asia..beh,come è andata? Avete finito la campagna?”
“Più o meno. Io sono rientrato poche ore fa con il primo volto trovato. Tu come stai? Sempre al lavoro come modello, vedo” disse Andrè voltandosi e squadrando l’ uomo, impeccabile anche con un paio di jeans ed una camicia “ …lo sai che abbiamo una amicizia in comune: il direttore della fotografia della tua maison è un mio ex compagno di università. Si chiama Bernard….”
Victor si estraniò un attimo, fece mente locale.
“Veramente? Non me lo ha mai detto…è da un po' che non ci vediamo…sai, in questi due mesi ho spesso fatto avanti e indietro da Calais, da Oscar….”

Tutto intorno a loro parve gelarsi.

 André, mosso da una gelosia in effetti immotivata (non era forse stato lui a lasciare tutto e tutti, qualche tempo prima?) strinse i pugni e le labbra. Victor notò la reazione e si avvicinò ad André tanto da arrivare con le labbra a pochi centimetri dall’ orecchio sinistro.
“Lei ora sta riposando, ma ha chiesto di te parecchie volte. Vacci piano, André, lei non ricorda nulla degli ultimi dieci anni… Non ricorda nulla di ciò che è accaduto, delle vostre liti, di me. Non fare sciocchezze…” disse quasi in un sussurro, come fosse un segreto. André rimase a fissarlo senza essere capace di dire nulla e poco dopo, senza indugiare oltre, raggiunse la donna al piano di sopra. Sulle scale, tempismo perfetto, incrociò il medico che aveva da poco concluso la visita. Infine, finalmente, giunse da lei: tre colpi veloci sulla porta ed entrò nella stanza.
 
 
“Andrè! Sei qui! Ti ho cercato tanto, sai?” disse Oscar non appena lo vide; lei era sempre la stessa, un sorriso enigmatico, il suo piglio deciso. Ma gli occhi, i suoi occhi, erano come…persi, vuoti. Quando André se ne rese conto provò un tuffo al cuore e rimase impalato sulla porta, incapace di muovere un passo.
“Ehi… perché te ne stai li fermo? Forse non mi riconosci più? Eppure ci siamo visti meno di qualche mese fa…. Prima che io partissi per ….come si chiama quel paese, maman?” domandò riferendosi alla signora, seduta a poca distanza da lei. André non l’ aveva nemmeno notata.  Madame pronunciò sottovoce Arras, poi si alzò e andò verso il ragazzo.
“…Vi lascio soli. Non stancarla troppo…io ero contraria a farvi incontrare, ma il medico dice che potrebbe essere positivo. Mi raccomando, André” disse. Lui rispose con il  solo  cenno del capo.
“Beh? Non parli? Come mi trovi?” chiese ancora Oscar.

Andrè rimase a fissarla. Era ancora più bella del solito.

“A dire la verità non ti ho mai sentita parlare così tanto in una volta…” disse con un sorriso. Inaspettatamente, lei gli buttò le braccia al collo e lui la strinse forte a sé.
“Mi sei mancato, sai? …” disse con voce squillante  “ hai ancora quella ragazza…come si chiamava? Eloisa?”
Andrè si distaccò da Oscar per un secondo, per poterla osservare meglio. Le mani posate sui suoi fianchi gli fecero notare che era pure dimagrita.
“Come fai a sapere di Eloisa? Comunque… non è la mia ragazza, ma la fidanzata di Alain. Ti ricordi di lui?” domandò.
“Si. E’ quel tipo che ha l’ aria da burbero ma…buono come il pane. Una volta mi ha regalato una rosa…almeno credo. Perdonami ma…sono così confusa, ultimamente…dicono che sia a causa di una caduta da cavallo…della quale io non ricordo nulla…” rispose. Il viso della donna si fece subito triste.
André le prese la mano. Andarono a sedersi sul divanetto di fronte al grande camino ed una volta li la guardò a lungo negli occhi.
“Non fa nulla, Oscar. Non sforzarti. In ogni caso…anche tu mi sei mancata. Molto…” disse, dolcemente: i loro occhi brillavano, incapaci di staccarsi. Occhiate appena accennate e sguardi a volte sfuggenti si trasformarono in occhi alla ricerca di una risposta. Lui avrebbe voluto sapere di più , quasi ne andasse della sua vita, ma non osò domandare. Oscar dal canto suo si sforzava , pensava, cercava di inanellare avvenimenti e pensieri alternando questo ad attimi di vuoto. Lui non la perse di vista un solo istante e, proprio durante uno di questi momenti, notò che sembrava preoccupata.

“Oscar, qualcosa non va?” Domandò.
“No. Sono solo stanca, André. Ieri è stata una giornata stancante ed oggi pure…ma tu? Dove eri? Perché non ti ho mai visto in ospedale?” La domanda lasciò André con l’ amaro in bocca: non poteva dirgli la verità , ciò avrebbe comportato spiegazioni su spiegazioni quindi glissò.
“ Sono stato via per lavoro, Oscar. Ma ho sempre chiesto alla nonna informazioni sulle tue condizioni di salute” rispose.
La donna si alzò.
“Ora ti fermerai? Voglio dire: resterai qui a casa o tornerai in città?” domandò.
“Tornerò in città, non vivo più qui…ti ricordi casa mia, vero? ” chiese con un po' di timore.
Oscar annuì.
“Mi ci hai portato tu…ti ho aiutato a scegliere i mobili” rispose.
Andrè le sorrise.
“Già…Ascolta Oscar io… sono un po' stanco. Vorrei andare a casa, sistemarmi. Poi tornerò qui a vedere come stai. Ti va di fare una passeggiata, più tardi?” le chiese.
“Mi farebbe piacere, il medico non mi ha dato alcun divieto, quindi….”
“Va bene. Allora, a più tardi. Parleremo con calma, ti andrebbe un gelato?” disse l’ uomo. Lei annuì.
André la baciò sulle guance rosee e uscì; prima di prendere la via di casa, però, si fermò a salutare sua nonna e renderla partecipe dei suoi impegni. La donna stava dando indicazioni alla donna che due volte a settimana si recava a casa Jarjayes per darle una mano con le faccende domestiche. Quando lo vide, gli chiese di aspettare e poi lo raggiunse.
“Io vado, nonna. Tornerò più tardi. Oscar mi ha detto di voler fare una passeggiata…”
La vecchina annuì.
“Va bene, a più tardi, allora” rispose; infine, si salutarono e André tornò nel suo appartamento parigino.



Più tardi, arrivato a casa e dopo aver mangiato  direttamente dalla scatola  il cibo cinese che aveva acquistato strada facendo, André ricevette una telefonata di Alain. Si pulì le mani nel tovagliolo di carta e afferrò il telefono.
“Allora, come sta la tua Oscar?” chiese l’ altro, diretto come sempre, senza convenevoli.
André si alzò dal divano e camminò in direzione della finestra dalla quale di poteva osservare la Rive Gauche della Senna e l’ andirivieni dei battelli turistici.
“ Oscar….vedi, Alain… è molto complicato. In seguito ad un incidente ha perso la memoria di parte  del passato. Ha rimosso i ricordi di parecchi anni, non si ricorda di noi, di ciò che è accaduto. Credo che il suo ultimo ricordo risalga a quanto ho comprato l’ appartamento in cui vivo” rispose, il  tono di voce  stanco, triste.
“Mi dispiace tanto, amico mio…ora è a casa?” chiese allora l’ altro.
“Si. Ma stanno pensando di collocarla in una struttura riabilitativa, per un po' di tempo…” rispose Andrè. Le sue dita presero a giocare con la stoffa delle tende.
Dall’ altro capo del telefono Alain si zittì, per un attimo, come a soppesare le parole. Poi, prese coraggio e riferì all’ amico il proprio pensiero.
“Sai André… forse non sarebbe un male; in una struttura non solo sarebbe seguita ma, a mio parere, avrebbe anche meno pressioni. A casa sua sarebbe costantemente sotto , come dire…sorveglianza; io credo che sguardo dopo sguardo…impazzirei. Per risolvere queste cose c’è bisogno di tempo e di quiete….” disse.
Andrè pensò che non aveva tutti i torti però…pensarti sola, Oscar, in una stanza di quello che sarebbe a tutti gli effetti un ospedale…
Tornò a sedersi, curvo su se stesso.
Si passò una mano tra i capelli.
Respirò profondamente.
“ Forse hai ragione” disse; poi, la conversazione virò e. un po' per alleggerire i toni, iniziarono a parlare di lavoro e André si ricordò che doveva ancora dare una occhiata alle foto.
“Beh, allora ti lascio... Riposati e tienimi aggiornato, mi raccomando. Ci vediamo al mio rientro…non credo che ci raggiungerai ad Agadir, o sbaglio?”
“No, Alain. Mi fermerò qui per un po'…potremo aggiornarci con qualche video chiamata…vorrei comunque fornire materiale pubblicitario il prima possibile cosicché anche tu possa iniziare a fare qualcosa. ” rispose; quindi, fecero ancora due chiacchiere e  chiusero la conversazione.
L’ uomo fissò l’ orologio alla parete. Sarà ora che mi sbrighi, lei mi sta aspettando…pensò, quindi si rivestì in tutta fretta e scese nella rimessa comune sperando che la macchina ripartisse. Così fu, nonostante il fermo di parecchio tempo. Rallegrato, dunque, partì alla volta di Jossigny.
Quando arrivò tuttavia trovò una brutta sorpresa: Oscar era appena uscita di casa insieme alla sorella maggiore, Hortense.

“Torneranno presto?” domandò alla nonna.
Marie posò in grembo la rivista che stava leggendo e sollevò gli occhi verso il nipote.
“Non saprei. Hortense mi ha detto che la loro intenzione è di  fare una passeggiata al parco, tutto qui. Se vuoi aspettarla resta pure, mi fa sempre piacere la tua compagnia: non ti vedo mai!” rispose. Andrè sorrise.

“Sai se nel frattempo hanno deciso qualcosa?” domandò.

Gli occhi di Marie si fecero seri.
“André… io ti ho avvisato, so di aver fatto bene; so che lei desiderava vederti. Ma tante cose sono cambiate. Ora accanto a lei c’è Victor, anche se non vi è nulla di ufficiale…capisci? Non puoi più permetterti di comportarti in un determinato modo…”
L’ uomo sbiancò.
“Io pensavo che…che le fosse accanto , in amicizia….e poi… perché mi dici questo?” mormorò.
“Perché non devi illuderti. Vedi,  Madame Georgette ha un occhio di riguardo per quel ragazzo. In fondo le loro famiglie si conoscono da decenni e lei lo reputa la persona ideale per la figlia….”
Andrè si alzò in piedi.
“Ma come, ora gli sceglie anche chi avere accanto? Non li facevo così retrogradi” disse. Marie socchiuse gli occhi.
“Non lo sono, in effetti. Ma dopo che tu e lei litigaste…”
“Ancora con questa storia! Ma tu sai di chi fu la colpa? Di Victor!” disse l’ uomo.

“…e tu cosa facesti ad Oscar? Non volarono forse schiaffi, quel giorno? I suoi genitori sono stati fin troppo gentili, mi dispiace dirtelo…” ribattè pronta . e dispiaciuta, sua nonna.

André chinò il capo.

“…Sono…cose che accadono” rispose , mesto.

“ Lei si fidava di te. Tu prendesti a pugni Victor, anche…”
L’ uomo fissò la vecchia congiunta poi, senza dire nulla, si alzò.

“Va bene, basta così. Ho capito: non sono più gradito, qui…anzi…! Nonna…me ne vado. Torno a casa, in città; di a Oscar che rimarrò a sua disposizione, a qualsiasi ora del giorno e della notte…ma qui non metterò più piede” disse.
Era devastato, incredulo. Rabbioso.  Così come era arrivato, così uscì….e  Marie rimase immobile  a guardarlo andare via; non le era affatto piaciuto riferire quelle cose ad André, ma del resto, meglio metterlo subito al corrente. Due, tre giorni, forse la rabbia sarebbe sbollita e magari avrebbe ragionato e capito al situazione… Forse.  Dopo, la donna rientrò nei suoi ambienti.
Tornò a sedersi dove era prima, si appoggiò alla spalliera e chiuse gli occhi, sperando le lacrime che, comunque riuscirono a trovare un pertugio scendendo copiose sul viso
   
 
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